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Perché noi Docenti non dovremmo

eleggere i nostri rappresentanti

nel comitato di valutazione

 

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Perché noi Docenti non dovremmo eleggere i nostri rappresentanti nel comitato di valutazione?

 

1. Eleggerli significa proclamare ufficialmente che tutti i Docenti devono essere valutati. Che tutti i Docenti, cioè, sono sospetti di inaffidabilità e di scarsa competenza. E che tutti i Docenti, pertanto, devono essere costantemente controllati. Lasciamo che sia il Governo a delegittimarci e sfiduciarci a priori davanti alle Famiglie e agli Alunni, non fiancheggiamolo contro noi stessi!

 

2. Il comitato di valutazione avrà un solo potere: servire il potere contro i docenti. Non potrà, quindi, essere “mite” (come alcuni di noi, propensi a candidarsi, credono ingenuamente di poter essere). Il comitato, infatti, stabilirà solo i criteri della valutazione. Ma sarà il Dirigente a interpretarli a proprio arbitrio.

 

(Nota. I criteri dovranno essere declinati sulla base di 3 vettori. Il primo è la qualità dell’insegnamento e del contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica. Il secondo, i risultati ottenuti dal Docente o dal gruppo di Docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli Alunni e dell’innovazione didattica e metodologica. Il terzo si baserà sulla natura e l’entità delle responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale. In buona sostanza, dunque, l’unico criterio oggettivo è il terzo. Mentre sul primo e sul secondo peseranno, inevitabilmente, considerazioni legate al mero gradimento dell’utenza.

Il parere del comitato non sarà vincolante per il Dirigente scolastico. L’articolo 9, comma 3, della legge prevede infatti che il Dirigente valuti il Docente interessato “sentito il comitato di valutazione”. Ciò vuol dire che il Preside, se lo riterrà, potrà motivatamente discostarsene (tra le più recenti si veda la sentenza 474/2015 del Tar della Campania). In caso di valutazione negativa, il Dirigente scolastico provvederà alla dispensa dal servizio con effetto immediato, senza obbligo di preavviso. Se il Docente verrà da un altro ruolo scolastico o della pubblica amministrazione, il Dirigente provvederà a restituirlo al ruolo di provenienza. La nuova disciplina non prevede più la possibilità di ripetere l’anno di prova in caso di valutazione negativa. Dunque, l’Insegnante messo alla porta non potrà che ricorrere al Giudice.

Chi di noi vuol condividere la responsabilità di un licenziamento che il Dirigente potrà comminare anche in caso di parere negativo del comitato? Chi se la sente? Spero nessuno!)

 

La possibilità che ci è stata “generosamente concessa” di eleggere i nostri rappresentanti nel comitato, dunque, ha in realtà un solo scopo: renderci corresponsabili, ma senza alcun potere di contrasto, della nostra delegittimazione in massa dinanzi all’opinione pubblica nazionale e locale. Dimostrare che anche noi chiediamo di essere valutati. Che noi per primi, cioè, non ci fidiamo di noi stessi.

 

3. Per i motivi appena esposti, dunque, chiedo a tutti i Docenti

A. Di non candidarsi, per non consegnarsi a un ruolo di “caporali”, umanamente e professionalmente indegno, e perché la candidatura stessa equivale già a una dichiarazione di preconcetta sfiducia nei propri colleghi.

B. Di non votare gli eventuali candidati, poiché votarli ― al di là del giudizio positivo che si può avere su di essi come Docenti e come colleghi ― significa riconoscersi, dinanzi alla Comunità scolastica, “bisognosi” di essere valutati e costantemente controllati.

E, in via subordinata, chiedo agli eventuali candidati eletti

C. Di dimettersi immediatamente, qualora ottengano un numero di voti inferiore alla metà più uno dei votanti.

 

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(Lunedì 16 novembre 2015. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

 

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