Il mio limerick
C’era un vecchio, a Grasse con la testa non più grande di un bottone. Quindi, per farla sembrare più grande, comprò una parrucca gigante e corse su e giù per Grasse
Il mio raccontino (composto a partire dalle parole gatto e bastone)
C’era una volta una famiglia che abitava nel bosco e quindi poteva tenere molti animali. Avevano un gatto che prendeva tantissimi topi, era così utile alla famiglia! Mangiava tutti i giorni, e ingrassò. Allora il padrone lo cacciò via. Dopo due settimane che non mangiava e non beveva latte, voleva tornare. Ma c’era un bastone, con il quale lo minacciavano sempre. Allora una notte il gatto è entrato in casa, ha rubato il bastone e l’ha fatto sparire. E la famiglia fu piena di topi. |
Sono gentile con le persone anziane. Sono una persona calma, ma quando sono arrabbiato dico tutto quello che esce dalla mia bocca: tutte le cose possibili e mai immaginate. Sono un po’ fantasioso, ma per qualche persona la mia fantasia è brutta. Non sono tanto affettuoso, non sono tanto attento. Se qualche persona mi rimprovera, tranne i professori, in parole povere non m’importa. Mi piace che sono calmo, e qualche volta pure affettuoso, che sono un ragazzetto un po’ duro, che sono pronto a tutto, e che sono attento quando spiega il professore, così a casa mi basta una lettura. Io conosco i miei limiti. Mi piacciono i film di guerra e quelli di paura. Vorrei migliorare che non mi scordo più i quaderni, e essere un po’ più affettuoso. Eppure dall’anno scorso il mio comportamento è già un po’ migliorato. Qualche volta sono insopportabile, qualche volta noioso. Mi piacciono il francese, la matematica, l’italiano, ma non l’inglese. Ma spero che in futuro mi piaceranno anche la storia, la geografia, ecc. (Prima media). |
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I miei tre anni nella Scuola media:
momenti belli e momenti brutti, gioie e dolori, persone simpatiche e altre meno!
Durante la Quinta elementare, vedevo i ragazzi più grossi di me e in un certo senso avevo paura di loro, e li rispettavo, ma ora i ragazzi più grossi sono presi in giro dai bambini.
Durante la Prima media ero alunno del professor Scialanca. I ragazzi che volevano metterci paura dicevano che il prof aveva solo idee fisse, ad altre persone sembrava un comunista.
L’anno successivo sono arrivati alle Medie i ragazzi più piccoli, e c’era e c’è una ragazza simpatica, sicura di sé, divertente, studiosa (cosa che a me manca): ha dei capelli bellissimi, è come una stella: da lontano è piccolissima ma da vicino è enorme, e quando vuole scomparire o apparire è una scelta sua.
Durante quell’anno siamo stati in gita scolastica all’Elba e in camera eravamo in quattro persone. All’inizio era tutto normale. Fino a quando dovevamo fare la doccia. Nella borsa avevo un mini-lucchetto con tre chiavi: ho preso l’orologio di un compagno e l’ho attaccato al comodino, poi gli ho levato la sim e la batteria dal telefono, poi ho preso una chiave e l’ho buttata dalla finestra. Il compagno si è messo paura e gli mancava poco a svenire. Dopo due ore gli ho ridato l’orologio, la batteria e la sim del telefono. Nella stessa notte, mentre dormiva, gli abbiamo riempito la testa di gelatina.
Finalmente eravamo in Terza media, l’ultimo anno delle Medie, e ci aspettava una nuova gita scolastica e dei prof nuovi. È stato l’anno dei litigi ogni giorno: dovevamo litigare, se no la giornata andava storta. Eravamo io, in compagno e una compagna.
La cosa più brutta è stata che sono stato bocciato. Sinceramente ancora non sono sicuro se è stata una delusione oppure non è successo niente di grave.
(7 febbraio 2013)
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