Stagione bella (disegno di Prima elementare).
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I miei tre anni nella Scuola media:
momenti belli e brutti, gioie e dolori, persone simpatiche e altre meno!
Mi sembra strano decidere di parlare del primo giorno di scuola proprio ora che sono in Terza media e quindi nell’ultimo anno. Dovrei pensare a quale scuola superiore prendere, a quale mestiere voglio fare da grande... Qui cominciano a parlare tutti del “futuro”. E invece voglio tornare indietro, a circa tre anni fa...
Quella mattina tutto era in ordine e pronto. Avevo già preparato il mio zaino nuovo la sera precedente, con quaderni nuovi dalla copertina liscia e luccicante, con l’astuccio nuovo che sembrava stesse scoppiando per quante penne, matite, righelli, evidenziatori avevo fatto entrare in quello spazietto, e con il diario nuovo perfettamente intonato ai quaderni e all’astuccio. Avevo scelto accuratamente i vestiti da indossare in questo nuovo giorno, per essere carina e semplice allo stesso tempo e per non essere troppo visibile dai professori.
I professori: nuova parola da aggiungere al vocabolario. Li vedevo come persone colte e seriose, me li immaginavo sempre con il musone, sempre dritti e corretti; e, sinceramente, avevo paura di loro.
Gli adulti mi dicevano, come se nei loro cervelli fosse in riproduzione lo stesso cd, che non era più come alle elementari, che ero cresciuta, e che quindi i professori mi avrebbero trattato come tale (cosa che non mi dispiaceva affatto) e, cosa fondamentale, che avrei dovuto studiare tanto.
Non vedevo affatto la Scuola media come una scuola serena, anche se i ragazzi più grandi dicevano così.
Il primo giorno è arrivato. Avevo messo la sveglia un’ora prima, per essere sicura di prepararmi in tempo. Nonostante ciò, sono arrivata davanti a scuola tre minuti prima che suonasse la campanella. Ho salutato tutti i miei compagni... sembrava che non li vedessi da una vita; e ci siamo fatti fare anche una foto, come ricordo di questo giorno. Ancora la conservo. E ogni volta che la guardo penso: “Quanto eravamo piccoli!”
Entrati a scuola, c’era il professore di Italiano seduto alla cattedra. Ci sedemmo dove volevamo: allora avevamo i banchi separati. Il prof cominciò a fare l’appello. Ero io la prima. Mi alzai. Il professore mi squadrò bene attraverso gli occhiali. Mi fece alcune domande: con che voto d’Italiano ero uscita dalle elementari, quali materie preferivo, ecc. Se ritornassi a quel momento, sono sicura che mi rivedrei rossa in viso e molto agitata. Ma il dialogo finì presto, e io potei finalmente rilassarmi, seduta dietro il banco.
La mattinata proseguì e potemmo conoscere gli altri professori.
Non mi erano sembrati molto “cattivi”, erano simpatici.
Andando avanti con i giorni, ho capito che non c’era motivo per preoccuparmi... voglio dire, mi facevo troppi complessi!
Ricordo ancora la mia prima interrogazione, la temevo e speravo che non arrivasse mai, che potessi passare direttamente alla seconda. Era di storia e, ricordo come se fosse ora, riguardava San Benedetto e i monaci benedettini...
È andato tutto bene e come speravo, ma le mie mani erano fredde e sudate... Ma è passata anche questa. È passato tutto, e mi dispiace. Tra un po’ bisognerà ricominciare in un ambiente totalmente nuovo, ma passerà anche quello.
Con i miei compagni sono cresciuta, ho imparato a rispettare i diversi caratteri di ognuno e ho litigato per questo. Sono contenta di tutto ciò che abbiamo passato insieme, comprese lezioni lunghe e noiose e compiti a casa, credo che tutto sia servito a farmi crescere.
Compagni più litigiosi, quelli più antipatici, quelli più nervosi, quelli più scherzosi, quelli più sensibili o meno, hanno formato la mia classe e la mia infanzia-inizio adolescenza e mi hanno insegnato a convivere e a condividere.
La Scuola media mi è piaciuta, perché mi ha dato la possibilità di assumermi varie responsabilità e di iniziare a essere grande. Questo piccolo posto lascerà un bel ricordo dentro di me. Sono contenta per questo.
(7 febbraio 2013)
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La Valle dal Vado vista da Federica, in Prima media, mercoledì 30 marzo 2011
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