Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Gita a Rosciolo
martedì 4 agosto 2009 con la professoressa Bruna Santini
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Il monte Velino
1. Il monte Velino visto da dietro un cancello di Rosciolo.
“La Marsica è tutta frastagliata da contrafforti e ramificazioni degli Appennini.
Il monte Velino, che pel declive sud-ovest la signoreggia, dapertutto mostra le sue tre vette,
cioè Sevice, alta 2353, Cafornia, 2424, e Velino, 2487. Nudo di alberi, presenta solo rocce sterminate
ed avvallamenti pietrosi fra i quali spuntano erbe salutifere e medicinali di specie diverse,
delle quali gli specialisti ne compongono rimedi, e ne fanno elixir stomatico e febbrifugo.
2. Il monte Velino visto dalla porta orientale di Rosciolo.
Non difetta di erbaggi da pascolo da alimentare migliaia di pecore, che sono ivi condotte
da Foggia e da Roma nella estiva stagione. Non si conosce perché siaglisi dato il nome Velino,
ma i più suppongono dall’essere le sue vette per lo più velate da nebbia. L’esperienza,
maestra de’fatti, fa ritenere dal volgo che, se le prime nevi della fine di ottobre, o principi di novembre,
biancheggiano le sole cime, sarà pessima la futura stagione invernale; che se poi scendessero oltre la metà,
presagisce un inverno dolce e benigno. All’uopo si serve del seguente ditterio triviale,
a cui sta molto attaccato chi fa industria di bestie da stalla:
Quando il Velino si mette il cappello
Vendi le capre e acquista il mantello.
Quando il Velino le brache si mette
Vendi il mantello e compra le caprette.”
(Giuseppe Gattinara, Storia di Tagliacozzo dalla origine ai giorni nostri, Città di Castello, 1894;
ristampa anastatica Libreria Vincenzo Grossi, Tagliacozzo, 1999, p. 16)
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Rosciolo
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3. Il Velino, sullo sfondo, dalla chiesa di s. Maria del Soccorso a Tagliacozzo. |
4. Avvicinandosi a Rosciolo. |
5. Rosciolo: La chiesa di s. Maria delle Grazie. |
6. Rosciolo: La chiesa di s. Maria delle Grazie. Un particolare del portale destro, di stile romanico, risalente alla prima metà del secolo XIII. |
7. Rosciolo: ancora un particolare del portale destro della chiesa di s. Maria delle Grazie. |
8. Rosciolo: draghi e girali vegetali nel portale destro della chiesa di s. Maria delle Grazie. |
9. Rosciolo: una delle porte orientali. |
10. Rosciolo: altra porta sul lato orientale del paese, prospicente il monte Velino. |
11. Ancora il Velino visto da una delle porte di Rosciolo. |
12. La Conca del Fùcino vista da Rosciolo. |
13. Rosciolo: una via. |
14. Il Velino visto da dietro un cancello di Rosciolo. |
15. Un angolo caratteristico di Rosciolo. Sullo sfondo, l’onnipresente monte Velino.
“Rosciolo (Rosculo nei documenti più antichi), è citato come castello già esistente nell’alto Medioevo.
Il suo nome è di origine incerta. Alcuni lo deriverebbero da Roseulum, per indicare la forma dell’agglomerato urbano
o perché ricco di piante rosacee selvatiche. Per altri deriverebbe da Rossiulum, per indicare la natura del terreno
o di certe rocce o erbe rosse... Altra ipotesi farebbe derivare il nome dal latino rus... L’origine più probabile, tuttavia,
che farebbe risalire l’esistenza di Rosciolo al tempo dei Romani, è senza dubbio Rosculum, per indicare
il possedimento di terreno e la villa concessi a un certo Roscio dopo la vittoria di Roma nella guerra italica (91 a.C.)...
La prima volta che il nome di Rosciolo appare all’orizzonte storico è per notizia del cassinese Pietro Diacono,
il quale riferisce che Berardo, conte dei Marsi, per redenzione sua e dei suoi congiunti, dona il castello di Rosciolo
con le sue pertinenze al monastero di Santa Maria, Madre di Dio, che è stato costituito nel luogo, che è chiamato Valle Porclaneta.
L’atto di donazione, consegnato all’abate Giovanni, porta la data del 1084. Dopo qualche anno, il conte Berardo dona all’ordine Benedettino il monastero di Santa Maria in Valle Porclaneta e il castello di Rosciolo con tutte le sue pertinenze;
l’atto di donazione consegnato a Desiderio, abate di Montecassino, porta la data del 1084.”
(Vincenzo Angeloni, Santa Maria in Valle Porclaneta. Storia, arte, leggende e tradizioni, Avezzano, Sogeas, 2000, pp 19 - 21).
16. Rosciolo: via del Campanaro. |
17. Rosciolo: case diroccate. |
18. Rosciolo: una delle numerose cordonate. |
19. Rosciolo: una porta. |
20. Rosciolo: il Fucino visto dalla porta della foto 19. |
21. Rosciolo: un’abitazione in legno e in muratura ricavata all’interno della porta. |
22. Rosciolo: un edificio. |
23. Rosciolo: via Arco Cupidio. |
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24. Rosciolo: la chiesa di santa Maria in valle Porclaneta. Il profilo del Velino, alle sue spalle, sembra ripetersi nel disegno del tetto.
“Del monastero, solo i piedritti e l’architrave della porta d’ingresso del chiostro, ad ovest del piazzale, hanno resistito alle
devastazioni e all’incuria. Fino a pochi anni fa, infatti, questo prezioso monumento era usato persino come rimessa di fieno
e rifugio per le pecore.” (Artemio Tacchia, S. Maria in Valle Porclaneta, pregevole monumento del sec. XI a Rosciolo de’Marsi,
su Aequa, rivista di studi e ricerche sul territorio degli Equi, n. 14, luglio 2003, pp 16 - 19).
“Da lontano, mancando il campanile, si ha qualche difficoltà ad individuare S. Maria in Valle Porclaneta, a 1.000 metri s. l. m.,
confusa tra le stalle e i casolari sparsi sui fianchi dei monti che la circondano. Ma una volta arrivati,
l’insolito spettacolo offerto dal piazzale pavimentato antistante la chiesa, pieno d’escrementi di ovini e bovini
che vi transitano numerosi per abbeverarsi al sottostante fontanile, oltre a suscitare nel visitatore reazioni contrastanti,
lo fa precipitare d’un colpo indietro di secoli. L’antico monumento appare, nella sua dichiarata semplicità architettonica,
davvero notevole e pieno di suggestioni incorniciato com’è, a seconda della stagione,
dalla neve brillante o dal verde intenso del gruppo montuoso del Velino. Ci si arriva passando per Rosciolo de’ Marsi,
un antico castello fabbricato dagli abitanti di due villaggi: Carce e Villa di S. Barnaba
menzionato già nel 1048, e risalendo agevolmente la valle per 3 Km.”
(Artemio Tacchia, S. Maria in Valle Porclaneta, pregevole monumento del sec. XI a Rosciolo de’Marsi,
su Aequa, rivista di studi e ricerche sul territorio degli Equi, n. 14, luglio 2003, pp 16 - 19).
Santa Maria in valle Porclaneta
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25. La prof.sa Bruna Santini, carissima amica e collega, cui dobbiamo la scoperta di Rosciolo, di s. Maria in valle Porclaneta e dei testi che abbiamo utilizzato per le didascalie di questa pagina. |
26. S. Maria in valle Porclaneta: “Per primo è l’abside a catturare l’attenzione del visitatore. Si presenta a forma poligonale di cinque facce separate da ordini di colonnine con capitelli bizantineggianti e sculture zooformi.” (A.Tacchia, Aequa, cit.) |
27. S. Maria in valle Porclaneta. “La chiesa è lunga circa 23 m. e larga una decina. La facciata presenta un grande arco a tutto sesto chiuso da una robusta inferriata... Sopra la sommità dell’arco è collocata una formella con una croce greca decorata con trecce.” (A.Tacchia, Aequa, cit.) |
28. S. Maria in valle Porclaneta. “Murate sui piedritti si leggono due epigrafi che rivelano i nomi del probo benefattore Berardo figlio di Berardo, signore del luogo, e del costruttore del monumento, l’illustre Nicolò, forse un monaco.” (A.Tacchia, Aequa, cit.) |
29. S. Maria in valle Porclaneta: particolare dell’epigrafe sul pilastro a destra dell’entrata. |
30. S. Maria in valle Porclaneta. “L’eccellente affresco della seconda metà del Quattrocento situato sul timpano del portale protogotico dell’ingresso e raffigurante la Vergine con il Bambino tra angeli.” (A.Tacchia, Aequa, cit.) |
31. S. Maria in valle Porclaneta: particolare dell’affresco sul portale. |
32. S. Maria in valle Porclaneta: “La figurina di s. Lucia, quasi graffito colorato, posta a lato della porta... di mano maldestra, piuttosto rozza che ingenua, è da attribuire al periodo tra XVI e XVIII secolo.” (Angeloni, Santa Maria in valle Porclaneta, cit.). |
33. S. Maria in valle Porclaneta: particolare dell’immagine precedente. |
34. S. Maria in valle Porclaneta: sant’Antonio Abate con il libro delle Regole e il bastone da eremita a forma di tau (la t greca). |
35. S. Maria in valle Porclaneta: sant’Antonio Abate (particolare). |
36. S. Maria in valle Porclaneta: l’interno (Angeloni, Santa Maria in valle Porclaneta, cit.). |
37. S. Maria in valle Porclaneta: l’iconostasi (Angeloni, Santa Maria in valle Porclaneta, cit.).
“Senza dubbio, ciò che colpisce di più l’osservatore (non è vero che per apprezzare il valore di questi tesori d’arte
e di artigianato conservati nelle chiese e nei monasteri si debba per forza essere credenti) è la vista di quella sorta di balaustra,
molto scura nella parte aerea rispetto all’insieme, che divide la navata centrale, l’iconostasi: una struttura in muratura
riccamente decorata e sormontata da colonne sulle quali è posta una trabeazione lignea adorna di immagini sacre,
che anticamente serviva a separare il clero dai fedeli; un’opera terminata tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo e definita
dall’Angeloni espressione singolare, per non dire unica, del fenomeno iconostatico. In essa si leggono chiaramente
i motivi artistici bizantini e islamici integrati da un particolare stile marsicano.” (A.Tacchia, Aequa, cit.)
38. S. Maria in valle Porclaneta: l’ambone. |
39. S. Maria in valle Porclaneta: bassorilievi dell’ambone. Scena di danza davanti a un re in trono (in alto) e uomo che combatte contro una belva (in basso). |
40. S. Maria in valle Porclaneta: bassorilievi dell’ambone. Giona ingoiato dalla balena. |
41. S. Maria in valle Porclaneta: bassorilievi dell’ambone. Giona ingoiato dalla balena (particolare). |
42. S. Maria in valle Porclaneta: bassorilievi dell’ambone. Giona ingoiato dalla balena (particolare: la mano, incisa sul corpo della balena, rappresenta forse la provvidenza). |
43. S. Maria in valle Porclaneta: bassorilievi dell’ambone. Giona, vomitato dalla balena, riposa (e medita) in un giardino. |
44. S. Maria in valle Porclaneta: bassorilievi dell’ambone. Giona, vomitato dalla balena, riposa (e medita) in un giardino (particolare). |
45. S. Maria in valle Porclaneta: un capitello dell’ambone. |
46. S. Maria in valle Porclaneta: sant’Antonio abate. |
47. S. Maria in valle Porclaneta: san Michele Arcangelo (con la bilancia per pesare le anime) trafigge il Maligno, la Vergine con il Bambino in piedi, e san Leonardo di Noblat (con una catena) liberatore dei prigionieri. |
48. S. Maria in valle Porclaneta: un particolare dell’immagine precedente. |
49. S. Maria in valle Porclaneta: affreschi. |
50. S. Maria in valle Porclaneta: l’architrave del ciborio (composizione di tre immagini).
51. S. Maria in valle Porclaneta: un affresco. Il Bambino ha in capo una specie di turbante. |
52. S. Maria in valle Porclaneta: bassorilievi sul capitello di una colonnina del ciborio. |
53. S. Maria in valle Porclaneta: bassorilievi sul capitello di una colonnina del ciborio. |
54. S. Maria in valle Porclaneta: bassorilievi sul capitello di una colonnina del ciborio. |
55. S. Maria in valle Porclaneta: bassorilievi sul capitello di una colonna. |
56. S. Maria in valle Porclaneta: bassorilievo della Natività sul capitello di una colonna. |
57. S. Maria in valle Porclaneta: bassorilievo sul capitello di una colonna. |
58. S. Maria in valle Porclaneta: la signora Costanza, ottima e gentilissima custode e guida della chiesa. |
59. S. Maria in valle Porclaneta: un bassorilievo dell’ambone raffigurante una giovane donna azzannata dai cani
(tanto per non dimenticare, benché suggestionati dalla bellezza del luogo e dalle opere d’arte, che sempre in una chiesa siamo...)
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Rosciolo e Santa Maria in valle Porclaneta: dove stanno?
(Clicca sulle mappe per ingrandirle!)