L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

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diario del Prof (scolastico e oltre)

 

7 settembre 2006

 

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L’intervista del ministro Fioroni a La Repubblica:

alcune cose buone e una madornale sciocchezza

 

Nell’intervista al quotidiano La Repubblica del 6 settembre, il buon Fioroni, ministro della (ri)Pubblica Istruzione dacché se n’è andata Letizia Moratti (a mai più rivederci, gentile signora!) ha detto alcune cose condivisibili.

 

Per esempio, che “si deve mettere al centro dell’autonomia scolastica la qualità dell’istituto e la valorizzazione del merito” e che perciò “occorre voltar pagina” individuando un buon “sistema di rilevazione” della qualità dell’insegnamento e affidandolo a “esperti” che vadano a controllarla e a valutarla nelle scuole stesse. Ha detto che per farlo ci vorrà tempo, “perché ora come ora ci mancano le risorse economiche e tecniche” e perché prima “bisogna creare degli standard di valutazione condivisi.” E che “l’importante è non usare la valutazione della qualità dell’insegnamento come una clava” poiché “la qualità di un istituto non si misura solo dal prodotto finale, ma anche dalla differenza tra le competenze che gli alunni avevano all’ingresso e quelle che hanno appreso quando finiscono il corso di studi.”

 

A una domanda sulle “voci che parlano di tagli al bilancio dell’istruzione” Fioroni ha poi risposto che “la Scuola ha già dato” ― sante parole! ― e che lui “non chiede un euro di più, ma di poter gestirli in maniera diversa.” Ha detto che “la messa a norma e la sicurezza degli edifici scolastici sono una priorità assoluta” e che un’altra richiesta che farà al Tesoro sarà il finanziamento della cosiddetta scuola aperta al territorio anche fuori dall’orario di lezione, “perché la Scuola dev’essere una comunità.” Ha aggiunto che combatterà il proliferare dei diplomificicioè (spieghiamo noi) delle “scuole” private dove ricchi asini acquistano titoli di studio da “imprenditori” mafiosi e da “insegnanti” venduti ― e ha concluso dichiarando sdegnato che le voci sul “taglio” degli insegnanti di sostegno ai diversamente abili sono “notizie false e allarmistiche che recano grave danno al sistema scolastico.”

 

Si vede, insomma, che il buon Fioroni, nel corso dell’estate, ha smesso di occuparsi solo di bioetica e di Chiesa e ha studiato e recuperato… Possiamo dire, anzi, che se questo colloquio con il giornalista Mario Reggio è una sorta di esame di riparazione a settembre, il Nostro (per ora) l’ha sfangata, tutto sommato! Benché non si sia trattenuto, purtroppo, dal tirar fuori anche questa volta una madornale sciocchezza…

 

È accaduto quando l’intervistatore gli ha ricordato che nella Scuola italiana “ci sono migliaia di docenti che non insegnano.”

 

Si tratta, ha risposto il ministro, non tanto di “distaccati” presso i sindacati (che son solo una minuscola parte dei 15 - 20.000 insegnanti che tutto fanno meno che insegnare) quanto piuttosto di “docenti giudicati non idonei, non ricollocati, oppure docenti di materie ormai cancellate, come dattilografia.” I quali, secondo Fioroni (visto che ora sono impiegati altrove) non devono più essere a carico del bilancio della Pubblica Istruzione: o tornano in cattedra, oppure passano in organico all’amministrazione pubblica in cui lavorano!

 

Tornare in cattedra? Che sciocchezza, onorevole signor ministro!

 

Intendiamoci bene: liberarsi di questi individui ― che per la gran parte non sono altro che dei furbi scansafatiche ― sbolognandoli alle amministrazioni per le quali fanno finta di lavorare, è assolutamente doveroso! Ma come può non rendersi conto, onorevole signor ministro ― lei o chi le parla all’orecchio ― che rimandarli in cattedra non sarebbe che l’ennesimo chiodo sulla bara (per altro già ben chiusa e in via d’interramento) della Scuola italiana?!

 

Quella è gente che di insegnare non ha alcuna voglia o non è capace! E che, per di più, vivrebbe il proprio ritorno a scuola come una condanna ai lavori forzati! Da far scontare a chi?… Lei che ne dice, onorevole signor ministro?… Ma naturalmente ai più deboli, com’è uso di tutti i vigliacchi! Cioè ai poveri bambini che se li troverebbero davanti come degli orribili babau usciti a un tratto dalle loro furbe scatolette ministeriali!

 

I suoi consiglieri potranno di certo rammentarle, caro e onorevole signor ministro, che questa sorta di piaga delle cavallette fu una delle più luminose “idee” di un’altra dimenticabile signora, Rosa Russo Jervolino. Funzionò solo per un anno (o anche meno) perché quegli ineffabili “insegnanti” ― come le viscide creature che si scoprono quando si volta una grossa pietra ― trovarono subito il modo d’inguattarsi di nuovo in chissà quali innominabili anfratti. Ma fu un anno spaventoso! Poiché costoro in cattedra non ci stavano mai, o arrivavano sempre in ritardo, o se ci stavano telefonavano per i loro affari, o se non erano al telefono dormivano, o se non dormivano dicevano castronerie o si abbandonavano al turpiloquio…

 

Nella Scuola ce ne sono già fin troppi, caro ministro Fioroni, di nullafacenti ignoranti e cattivi o di buone mammine che si fanno (a spese dei nostri figli) lo “spillatico” mensile che il furbo o avaro marito lesina loro! Sono gli stessi figuri che il suo “valido nuovo sistema di valutazione” vorrebbe giustamente stanare! Ma allora perché ce ne vuol mandare degli altri, scusi?

 

Li licenzi, li licenzi e basta! Li mandi a zappare, come si diceva una volta! Può esser certo che i danni che non fanno a Scuola li stanno senza dubbio facendo in quelle che lei (con generosità degna di miglior causa) chiama “le amministrazioni pubbliche per le quali lavorano”!

 

(Complimenti! Se siete arrivati fin qui, avete letto il Diario del Prof di giovedì 7 settembre! Spero che stiate ancora bene...)

Il buon Fioroni, caro e onorevole signor ministro della (ri)Pubblica Istruzione.

Il buon Fioroni, caro e onorevole signor ministro della (ri)Pubblica Istruzione, ritratto dai fotografi del quotidiano La Repubblica mentre tende l’orecchio e si sforza di ascoltare i lamenti dei bambini, dei ragazzi, delle famiglie, degli insegnanti e del personale amministrativo di tutte le scuole d’Italia. Ci riuscirà? O il grido è ancora troppo fioco?

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