Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
La Terra vista da Anticoli Corrado
diario del Prof (scolastico e oltre)
7 settembre 2006
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L’intervista
del ministro
Fioroni a La Repubblica:
alcune
cose buone e una madornale sciocchezza
Nell’intervista al quotidiano La Repubblica del 6 settembre, il buon Fioroni, ministro della (ri)Pubblica Istruzione dacché se n’è andata Letizia Moratti (a mai più rivederci, gentile signora!) ha detto alcune cose condivisibili.
Per esempio, che “si deve mettere al centro dell’autonomia scolastica la qualità dell’istituto e la valorizzazione del merito” e che perciò “occorre voltar pagina” individuando un buon “sistema di rilevazione” della qualità dell’insegnamento e affidandolo a “esperti” che vadano a controllarla e a valutarla nelle scuole stesse. Ha detto che per farlo ci vorrà tempo, “perché ora come ora ci mancano le risorse economiche e tecniche” e perché prima “bisogna creare degli standard di valutazione condivisi.” E che “l’importante è non usare la valutazione della qualità dell’insegnamento come una clava” poiché “la qualità di un istituto non si misura solo dal prodotto finale, ma anche dalla differenza tra le competenze che gli alunni avevano all’ingresso e quelle che hanno appreso quando finiscono il corso di studi.”
Si
vede, insomma, che il buon Fioroni, nel corso dell’estate, ha smesso
di occuparsi solo di bioetica e di Chiesa e ha studiato e recuperato…
Possiamo dire, anzi, che se questo colloquio con il giornalista Mario
Reggio è una sorta di esame di riparazione a settembre, il
Nostro (per ora) l’ha sfangata, tutto sommato! Benché non si sia
trattenuto, purtroppo, dal tirar fuori anche questa volta una madornale
sciocchezza…
È accaduto quando l’intervistatore gli ha ricordato che nella Scuola italiana “ci sono migliaia di docenti che non insegnano.”
Si tratta, ha risposto il ministro, non tanto di “distaccati” presso i sindacati (che son solo una minuscola parte dei 15 - 20.000 insegnanti che tutto fanno meno che insegnare) quanto piuttosto di “docenti giudicati non idonei, non ricollocati, oppure docenti di materie ormai cancellate, come dattilografia.” I quali, secondo Fioroni (visto che ora sono impiegati altrove) non devono più essere a carico del bilancio della Pubblica Istruzione: o tornano in cattedra, oppure passano in organico all’amministrazione pubblica in cui lavorano!
Tornare in cattedra? Che sciocchezza, onorevole signor ministro!
Intendiamoci bene: liberarsi di questi individui ― che per la gran parte non sono altro che dei furbi scansafatiche ― sbolognandoli alle amministrazioni per le quali fanno finta di lavorare, è assolutamente doveroso! Ma come può non rendersi conto, onorevole signor ministro ― lei o chi le parla all’orecchio ― che rimandarli in cattedra non sarebbe che l’ennesimo chiodo sulla bara (per altro già ben chiusa e in via d’interramento) della Scuola italiana?!
Quella è gente che di insegnare non ha alcuna voglia o non è capace! E che, per di più, vivrebbe il proprio ritorno a scuola come una condanna ai lavori forzati! Da far scontare a chi?… Lei che ne dice, onorevole signor ministro?… Ma naturalmente ai più deboli, com’è uso di tutti i vigliacchi! Cioè ai poveri bambini che se li troverebbero davanti come degli orribili babau usciti a un tratto dalle loro furbe scatolette ministeriali!
I
suoi consiglieri potranno di certo rammentarle, caro e onorevole
signor ministro, che questa sorta di piaga delle cavallette fu una delle più luminose “idee” di un’altra dimenticabile signora,
Rosa Russo Jervolino. Funzionò solo per un anno (o anche meno)
perché quegli ineffabili “insegnanti” ― come le viscide creature che si scoprono quando si volta una
grossa pietra ― trovarono subito il modo d’inguattarsi di nuovo
in chissà quali innominabili anfratti. Ma fu un anno spaventoso! Poiché
costoro in cattedra non ci stavano mai, o arrivavano sempre in ritardo,
o se ci stavano telefonavano per i loro affari, o se non erano al
telefono dormivano, o se non dormivano dicevano castronerie o si
abbandonavano al turpiloquio…
Nella
Scuola ce ne sono già fin troppi, caro ministro Fioroni, di nullafacenti
ignoranti e cattivi o di buone mammine che si fanno (a spese dei nostri
figli) lo “spillatico” mensile che il furbo o avaro marito lesina
loro! Sono gli stessi figuri che il suo “valido nuovo sistema di
valutazione” vorrebbe giustamente stanare! Ma allora perché ce ne
vuol mandare degli altri, scusi?
Li licenzi, li licenzi e basta! Li mandi a zappare, come si diceva una volta! Può esser certo che i danni che non fanno a Scuola li stanno senza dubbio facendo in quelle che lei (con generosità degna di miglior causa) chiama “le amministrazioni pubbliche per le quali lavorano”!
(Complimenti! Se siete arrivati fin qui, avete letto il Diario del Prof di giovedì 7 settembre! Spero che stiate ancora bene...) |
Il buon Fioroni, caro e onorevole signor ministro della (ri)Pubblica Istruzione, ritratto dai fotografi del quotidiano La Repubblica mentre tende l’orecchio e si sforza di ascoltare i lamenti dei bambini, dei ragazzi, delle famiglie, degli insegnanti e del personale amministrativo di tutte le scuole d’Italia. Ci riuscirà? O il grido è ancora troppo fioco? |
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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).
L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.
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