Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
La Terra vista da Anticoli Corrado
diario del Prof (scolastico e oltre)
15 novembre 2006
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Ma che cosa c’è nella testa del ministro Fioroni?
Il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, in un intervento sul cosiddetto bullismo nelle scuole (apparso qualche giorno fa sul quotidiano La Repubblica) ha detto una serie di cosette abbastanza condivisibili, carine, giuste: per esempio, che l’educazione è un processo che ha bisogno di tanti attori e (...) che l’azione educativa della scuola, per quanto appassionata e incisiva, rischia di essere insufficiente; che la scuola ha bisogno della famiglia, dell’apporto dei genitori alla vita scolastica, e che per questo si è dato il via in finanziaria alla formazione permanente degli adulti, per rafforzare la partecipazione attiva e consapevole di tutti; che la scuola ha dalla sua parte la forza dirompente della cultura, della letteratura, della poesia, dello stupore e della meraviglia delle scienze, e ha come armi la parola e la testimonianza, la prima per trasmettere patrimoni comuni e la seconda per i valori... Non c’è che dire: belle parole!
Ma poi, a un tratto, ecco una frase che fa gelare il sangue:
Non si può confinare l'umanizzazione delle nuove generazioni e la trasmissione dei valori, del rispetto delle leggi e del prossimo ― cioè i fondamenti che tengono unita una Nazione ― solo in un’ora di educazione civica o in cinque di scuola, se poi basta un’ora di videogioco sul bullismo o sulla camorra per vanificare mesi di lavoro.
Avete letto bene: il ministro pensa che le nuove generazioni debbano essere umanizzate!
Il Prof, naturalmente, si augura che si tratti di una svista, di un lapsus calami. Il Prof, in altre parole, si rifiuta di credere ai propri occhi. Ma se, per una dannata ipotesi, avessero torto il Prof e ragione i suoi occhi, se l’onorevole Fioroni ritenesse davvero che certi bambini e ragazzi debbano essere umanizzati, resi umani, fatti diventare umani... be’, in tal caso l’onorevole signor ministro avrebbe proprio bisogno di tornare a scuola! Non per essere umanizzato, per carità! Perfino un ministro (e perfino un ministro che pensi e scriva corbellerie del genere) è infatti già umano di per sé: non ha bisogno di aggiunte o interventi quali che siano, è umano e basta. Deve solo imparare a comprendere e a misurare meglio il significato e le conseguenze di quel che dice, tutto qui!
È vero, d’altra parte, che il ministro è in buona compagnia. Un dizionario da noi consultato, infatti ― il dizionario Sandron della lingua italiana ― sostiene che umanizzare significhi rendere più umano, più civile, meno rozzo! Fa, addirittura, questo incredibile esempio: umanizzare una tribù di selvaggi! Intendendo, si spera, una tribù di selvaggi scimpanzè, o di selvaggi alieni, o chissà... Ma non sarà un vocabolario a intimidirci: se non abbiamo paura di contraddire un Fioroni che è anche il nostro datore di lavoro, volete che ci lasciamo spaventare da un Sandron qualsiasi? Non sia mai!
Umanizzare, caro signor ministro, è un’operazione che su un essere umano non si può effettuare. Un essere, o è umano o non lo è, punto e basta. Tertium non datur, come si diceva quando ancora si conosceva il latino. Non si può essere più o meno umani, umani al 20, al 50 o al 75 per cento. Umani si nasce. E per nascere umani è sufficiente essere concepiti da un uomo e da una donna.
E non è possibile neanche diventare più o meno umani. L’umanità, insomma, non è soggetta a incrementi o a decurtazioni: è quella che è, e tale rimane.
Ma allora un assassino seriale, un nazista, un Hitler?... Un Hitler, ecco: almeno lui non era forse diventato meno umano, con l’andar del tempo? Nossignore. L’ultimo giorno della sua vita, nel famoso bunker di Berlino, non era meno umano del primo. Si comportava come se non lo fosse, questo sì. Metteva in atto le folli e mostruose convinzioni con le quali aveva costruito la propria inenarrabile follia, questo sì. Ma proprio per questo non possiamo non riconoscerlo umano, perché solo gli esseri umani sono capaci di simili efferatezze. Poiché gli esseri umani sono tali proprio perché sono i soli fra i viventi che possono essere tutto ciò che vogliono: sublimi o efferati, appunto. Beethoven o Hitler. Ha mai visto, signor ministro, un leone o un paguro fare quello che ha fatto Beethoven? No, vero? Be’, le giuro che neanche vedere un leone o un paguro comportarsi come Hitler sarà mai possibile.
Dunque siamo tutti umani, d’accordo? Qualunque cosa facciamo e comunque ci comportiamo. Umani, umani, umani. Sempre. Dalla nascita fino alla morte. Ed è per questo che nelle nazioni civili non si macellano né si torturano i criminali: perché non sono bestie né bestiacce, qualunque cosa abbiano fatto. Perché non si può regredire dalla condizione umana, neanche di uno 0,000001%: si può farle onore, o viceversa farla apparire orrenda, ma uscirne, di punto e in bianco o a poco a poco, non è nelle nostre facoltà. E perciò non c’è né c’è mai stato né mai ci sarà, sulla Terra, un essere umano che abbia bisogno di essere umanizzato.
Perché poi, se l’umanità potesse accrescersi o scemare come il dentrificio in un tubetto, chi determinerebbe quanto è umano Tizio o quanto non è umano Caio? Chi deciderebbe chi può ancora essere umanizzato e chi invece è incurabile? Chi stabilirebbe che cosa fare di chi non dà più speranze di poter essere ancora umanizzato? Lei, onorevole Fioroni? Rutelli? Benedetto XVI? Padre Georg?
I nostri bambini e i nostri ragazzi non hanno e non avranno mai alcun bisogno di essere umanizzati, signor ministro. Non è questo il compito della scuola. E neanche della famiglia. Una famiglia o una scuola che si assegnassero un obiettivo del genere sarebbero né più né meno deliranti. Genitori e insegnanti, e gli adulti in genere, hanno nei confronti delle nuove generazioni il dovere di fare esattamente l’opposto: riconoscere in loro dei perfetti esemplari umani (niente di spirituale, intendiamoci: i piccoli scimpanzè dei perfetti esemplari di scimpanzè, i piccoli delfini dei perfetti esemplari di delfini e i piccoli umani dei perfetti esemplari di umanità, tutto qui: è l’evoluzione, bellezza!) e aiutarli a vivere questa stupenda condizione nel miglior modo possibile: non ostacolarli, ma incoraggiarli a immaginare e a creare ciò che di bello e di meraviglioso e di sublime ogni essere umano può realizzare per il solo suo esser nato da donna. Mentre troppi di noi, invece, i piccoli umani li tradiscono, li deludono, li lasciano soli. E poi, quando se li ritrovano davanti incattiviti dall’abbandono, farneticano di aver di fronte degli esseri non umani. Degli esseri da umanizzare.
Ci fa un po’ specie, caro onorevole ― come si diceva quando eravamo bambini, ricorda? ― che un ministro della Pubblica Istruzione si debba far spiegare delle ovvietà come queste dall’ultimo dei suoi dipendenti. Verrebbe quasi da pensare che, come nel celebre romanzo di Mark Twain, Il Principe e il Povero, il ministro avrebbe qualcosa da imparare dal ritrovarsi per un po’ a esercitare le mansioni di un modesto insegnante di scuola media; e che il Prof, a sua volta, potrebbe far bene se per qualche settimana si ritrovasse a fare il ministro al suo posto...
Ma no, non è possibile! Il ministro si è espresso male! Non voleva dire quel che ha detto, né tanto meno scrivere quel che ha scritto. Lo smentirà domani. Poiché domani, si sa, è un altro giorno.
(15 novembre 2006)
Post scriptum: quanto sopra non significa in alcun modo, naturalmente, che il Prof rimpianga Letizia Moratti. Se il Prof coltivasse rimpianti così insani, perfino lui sarebbe disposto ad ammettere di aver bisogno di essere un po’ umanizzato...
Post post scriptum: devo la segnalazione della perla del ministro Fioroni al professor Nereo Benussi, ottimo collega e carissimo amico. Visita il suo sito!) |
Tentiamo di capire cosa c’è nella testa del ministro della Pubblica Istruzione, onorevole Fioroni... Ma non è facile! (fotomontaggio realizzato dal Prof) |
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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).
L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.
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