Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
La Terra vista da Anticoli Corrado
diario del Prof (scolastico e oltre)
febbraio 2008
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Com’è bello star bene!
Pare che in Italia, per ogni 100 abitanti, si consumino ogni anno la bellezza di 20 confezioni di antipsicotici, 50 di antidepressivi, 126 di ansiolitici e tranquillanti. In un piccolo paese di 1.000 abitanti, farebbero 1.960 confezioni di psicofarmaci all’anno. Com’è bello, fra tante brutte notizie (e con l’incubo di un’Italia prossima ventura nella padella del Pdl o nella brace del Pidì) poter almeno gioire per non aver mai dovuto mandar giù una sola pillola per la mente in tutta la vita!
Che cosa fu, davvero, il ’68?
Che cosa fu, davvero, il ’68?
Fu una rivolta di ventenni contro i vecchi Dei: Religione, che riduceva a creatura il vero Creatore e ad ubbidienza la sua creatività; Ragione, che soffocava emozioni e affetti nella morsa dei dogmi e dei doveri; Sapere mummificato, che esigeva sacrifici umani d’immaginazione e di ricerca; Denaro e Profitto, pieni d’odio contro ogni vera realizzazione umana; Famiglia, Scuola, Azienda, che pretendevano amore, studio, lavoro e non offrivano che sottomissione. Una rivolta di ragazzi contro gli Dei pagani che usurpavano, disprezzavano e sfruttavano l’essere umano, e contro i vecchi che in loro nome esercitavano un potere stupido, disperato, violento: l’autoritarismo senza autorità di chi è l’autore di niente, perché per tutta la vita non ha fatto che ubbidire, servire e ripetere.
La prima e (finora) l’ultima rivoluzione in nome non di una classe, non di una parte, ma dell’Umanità ch’è in ogni figlio di donna: questo fu il ’68.
I nemici d’allora, poverini, adesso non ci sono più, o si son fatti decrepiti. Gli Dei, invece, purtroppo ci sono ancora. Ma il colpo che ricevettero fu così potente, che non sono ancora tornati al primitivo “splendore”.
Quel che nei rapporti interumani c’è oggi che non c’era prima del ’68 ― tra uomo e donna, tra genitori e figli, tra maestri e allievi ― tutto quel che di libero, di creativo, d’appassionato c’è oggi, fra noi umani, malgrado quel che ancora c’è da fare per un meglio sempre possibile, c’è per il ’68. Per i ventenni che lo trassero dalla poesia, dall’arte, dalla musica (dove da sempre era relegato) e pretesero (non solo contro i vecchi, ma perfino contro sé stessi) che d’allora in poi fosse realtà e vita.
E i nemici di oggi? I Ferrara, i Sarkozy, i Veltroni, e i mille altri che giorno per giorno, passo dopo passo, menzogna dopo menzogna, affaticano le schiene per raddrizzare gli Dei sugli altari?
Sono i falsi compagni di allora, l’orda di piccoli Giuda che quando videro vacillare i loro padri di pietra mostruosi, tremando vennero a raccomandarsi a noi perché ne prendessimo il posto. Quelli che alcuni di noi non seppero smascherare, permettendogli così di avvelenare le nostre sorgenti con la razionalità astratta, l’odio, la violenza o semplicemente la stupidità che portavano con sé da chissà quali orribili anni d’infanzia...
Del ’68 vero, costoro furono l’infelicità, la miseria, talvolta la morte. A ricordarseli bene, a ritrovare l’orrore e la mortale stanchezza che incutevano, basta rileggersi I Demoni di Dostoevskij. Pieni d’odio, si fingevano però devoti, entusiasti, pronti per la rivoluzione a ogni rinuncia. E invece infognavano ogni impulso sincero, ogni vera generosità, ogni lampo d’immaginazione nei maleodoranti vicoli ciechi dei loro sproloqui senza fine, dei loro sguardi senza vita, delle loro cieche corse alla distruzione... degli altri.
Poi hanno fatto carriera, a destra o nella sinistra finta. Proprio perché non erano loro a morire o a finire in galera. Perché loro facevano morire e finire in galera gli altri, gli sventurati che non li riconoscevano per ciò che erano. Hanno fatto carriera quando hanno trovato chi ne apprezza la razionalità astratta, l’odio, la violenza, la stupidità: chi sa bene come servirsi di servi di tal fatta. E oggi, servi sciocchi e violenti di nuovi padroni, scagliano contro il ’68 un odio ancor più atroce di quello che dissimularono allora: l’odio abietto dei servi contro chi, invece, non li volle neanche come servi, li respinse, riuscì a non farsi ammazzare o infognare in quei loro vicoli maleodoranti, e proprio per averli rifiutati è giunto sano e salvo, puro, fino a oggi, e ancora oggi può pensare e parlare del ’68 con l’amore di chi nel cuore e nella mente lo ha salvato insieme a sé, e salvo lo ha portato a chi è venuto dopo.
I nemici che il ’68 ha oggi? Li riconosciamo dai loro figli o dai loro allievi. Anzi: li riconosciamo anche senza aver mai visto i loro figli o gli allievi. Li riconosciamo già solo per il fatto che non ce li fanno vedere e non ne parlano, perché dei figli o degli allievi si vergognano dinanzi a noi.
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Chi odia le donne?
La domanda è retorica. Chi odi le donne, infatti, lo sappiamo da sempre. Sono quelli che nei secoli bui (chiamati bui proprio perché al potere c’erano loro, e con loro il buio dell’odio e dell’invidia) dissero che le donne non hanno anima e inducono gli uomini a peccare. Quelli che misero al rogo le ribelli chiamandole streghe. Quelli che delle donne mai tollerarono la libertà, e ancora oggi le relegano in ruoli subordinati. Quelli che le odiano perché prim’ancora delle donne odiano l’Umanità di cui non capiscono alcunché, di cui non immaginano che gli orrori, di cui non vogliono (non si può usare, per questo, la parola desiderano) che la più ottusa sottomissione. |
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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).
L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.
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