L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

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diario del Prof (scolastico e oltre)

 

gennaio 2011

 

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domenica 16 gennaio

 

Lei si salvò: viveva nel Paese delle Fiabe - fortunata lei! - non nel Paese delle Bambine sparite...

 

Il Paese delle Bambine Scomparse

 

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Almeno Cappuccetto Rosso, sarà vero che tutto finì bene e visse per sempre felice e contenta?

 

Forse sì. Poiché Cappuccetto Rosso ebbe la fortuna di nascere nel Paese delle Fiabe, non nel Paese delle Bambine scomparse. Dove (il nome lo dice) le Bambine spariscono e spariscono, da chissà quanto tempo, certo da almeno trent’anni, forse da secoli, e nessuna mai torna, nessuna viene mai ritrovata.

 

Ritrovano, ma cadaveri, le Bambine rapite dai mentecatti che l’esempio del Principe ha fatto impazzire ancor più di quelli da cui si è fatto “solo” adorare, e che tentano di emularlo senza disporre né del suo potere, né dei suoi servi, pronti a tutto, né delle sue ricchezze. Ma le altre, le Bambine che gli sgherri del Principe rapiscono per lui e per sé stessi... no, di quelle non si trovano più neanche le fragili ossa.

 

Sono almeno trent’anni che va così, nel Paese che aveva un nome come tanti altri ma che oggi il mondo chiama il Paese delle Bambine scomparse; sono almeno trent’anni (o forse di più, molto di più, perché il Principe ha avuto un padre che non era migliore di lui, e il padre un padre, e il nonno un nonno, e il bisnonno un bisnonno: si perde nella notte dei tempi la turpe genealogia che la Storia non ha mai interrotto perché non l’alimenta l’amore della Donna e dell’Uomo, ma l’orrore di solitarie adozioni maschili che si ripetono all’infinito) eppure quasi nessuno osa ancora pensare l’impensabile: quasi nessuno osa immaginare, intuire, capire che solo il Principe, nel tristo Paese delle Bambine scomparse, ha il potere, i servi, il fanatismo di chi lo adora e ricchezze bastanti per far sparire nel nulla decine, centinaia, migliaia di Bambine senza lasciar tracce, senza che ai suoi sgherri sfugga un solo indizio che possa perderlo.

 

Così le Bambine continuano a sparire, nel Paese delle Bambine scomparse, e di quelle che non spariscono milioni sono ugualmente rapite dalle visioni con cui gli stregoni del Principe le raggiungono nelle loro stesse case: visioni che se fossero reali le disgusterebbero e sconvolgerebbero fino a farle ammalare, ma che nel Paese (e nel tempo) delle Bambine scomparse (dove milioni non hanno chi le difenda perché quasi nessuno osa immaginare ciò che il Principe e i suoi stregoni e i suoi sgherri, tutti vestiti da clown come in un romanzo di Stephen King, ovunque van combinando e insultando e insozzando) invece le affascinano, le ipnotizzano, le riducono a simulacri di sé stesse che poi, un brutto giorno, l’alito impercettibile che viene da Palazzo soffia via come polvere e disperde tra le rovine delle loro esistenze.

 

Ma d’intuirlo hanno paura, di dirlo non ne parliamo: l’abietta religione del Paese delle Bambine scomparse chiama peccato mortale la libera immaginazione umana che da tempo immemorabile (in una millenaria discendenza di Sommi Sacerdoti che non l’amore alimenta, ma l’orrore di solitarie adozioni maschili che si ripetono all’infinito) i suoi preti feriscono e insozzano in ogni mente di cui s’impadroniscono; e allora come immaginare, come intuire, come pensare? Il Principe continua a stregare, rapire e far sparire le Bambine delle Donne e degli Uomini che lo adorano, ed essi, infelici e folli, volgono gli occhi altrove per non vedere, perché nei loro cuori di madri e di padri non entri la luce della comprensione.

 

Fino a quando?

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martedì 11 gennaio

 

 

Non stai con Berlusconi? Allora non sei Italiano

 

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 Dicono che il Berlusconi cerchi un nuovo nome per il berluscìsmo. Dicono che non si chiamerà più Pidièlle. Dicono che si chiamerà Italia. Senza Forza, solo Italia e basta. Ci auguriamo, per il bene del Paese e di tutti gli Italiani, che non sia vero. Ci auguriamo che non sia, come purtroppo sembra, un preciso annuncio di guerra civile.

 

Vogliamo sperare che sia solo l’ennesimo sberleffo di un individuo che in trent’anni, con le tv e con ogni mezzo, ridendo e sghignazzando di tutto ciò ch’è importante, di tutto ciò ch’è umano, ha fatto di metà del Paese il suo circo personale (per non dire una latrina) e ha condotto l’altra metà fin sull’orlo della disperazione.

 

Ma se non fosse “solo” una battuta, se davvero il Berlusconi avesse in mente di chiamare Italia il berluscìsmo ― così, lui forse pensa, le tv e i quotidiani chiameranno Italiani i berluscìsti, e invece di dire o scrivere Il Pidièlle ha proposto questo o quellaltro, Il Pidièlle ha deciso questo o quell’altro, saranno costretti a dire e a scrivere L’Italia ha proposto, L’Italia ha deciso ― allora sappia, il Berlusconi, che questo sarebbe davvero troppo. Sappia che più di metà degli Italiani non sono berluscìsti, e che le decine di milioni di Italiani che non sono berluscìsti non accetteranno, non sopporteranno di sentir chiamare Italiani solo i berluscìsti e Italia solo il partito berluscìsta.

 

Sappia, il Berlusconi, che la goccia che fa traboccare il vaso non è solo un luogo comune. Sappia che i vasi traboccano davvero, quando troppe vesciche, troppo piene, per troppo tempo ci si svuotano dentro.

 

La misura è quasi colma, il Berlusconi lo sappia.

 

E due (e tre) giorni dopo... se ne accorge anche La Repubblica!

Ci ha messo 48 ore più di noi, ma meglio tardi che mai: giovedì 13 gennaio 2010, grazie a Sebastiano Messina, anche "La Repubblica" si è accorta (clicca sull'immagine per ingrandirla) che d'ora in poi solo i berluscìsti, se il Pidièlle sarà ribattezzato "Italia", potranno chiamarsi Italiani. ScuolAnticoli precede il maggior quotidiano del Paese, e ne siamo fieri!

Ci ha messo 48 ore più di noi, ma meglio tardi che mai: giovedì 13 gennaio 2010, grazie a Sebastiano Messina, anche La Repubblica si è accorta (clicca sull’immagine per ingrandirla) che d’ora in poi solo i berluscìsti, se il Pidièlle sarà ribattezzato Italia, potranno chiamarsi Italiani. ScuolAnticoli precede il maggior quotidiano del Paese, e ne siamo fieri!

Ci ha messo 72 ore più di noi, ma meglio tardi che mai: venerdì 14 gennaio 2010, grazie a Giuseppe D’Avanzo, anche "La Repubblica" si è accorta (clicca sull'immagine per ingrandirla) che l'idea di far sì che solo i berluscìsti possano chiamarsi Italiani è un preciso annuncio di guerra civile. ScuolAnticoli precede il maggior quotidiano del Paese, e ne siamo fieri!

Ci ha messo 72 ore più di noi, ma meglio tardi che mai: venerdì 14 gennaio 2010, grazie a Giuseppe D’Avanzo, anche La Repubblica si è accorta (clicca sull’immagine per ingrandirla) che l’idea di far sì che solo i berluscìsti possano chiamarsi Italiani è un preciso annuncio di guerra civile. ScuolAnticoli precede il maggior quotidiano del Paese, e ne siamo fieri!

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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).

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