Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
La Classe 2001 - 2004
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Andrea... e le sue poesie! |
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Era
uno spagnolo
che
beveva litri di barolo.
Ma
lo scoprì la fidanzata
e
gli tirò una scopettata.
La
voglia di bere a litri gli passò,
ma
tre-quattro bicchierini, di nascosto,
se
li sbafò.
Mi
sento annoiata
come
una bimba appena nata,
che
piange e si dispera
immaginando
una nuova era
piena
di cose nuove e di dire:
“Ma
il vecchio mondo com’era?”
Il
mio futuro deve ancora arrivare
e
un nuovo arrivo ancora sbocciare.
Era
un bel fantoccio
E
tutti lo interpretavano come un mammoccio.
Era
fatto di lucente paglia
E
la cornacchia diceva invidiosa:
“Ma
questo non se la squaglia!
Lui
sta lì, e si mangia tutto,
ed io, qui, sto a becco asciutto.”
* |
Sono
a scuola, nell’ora di antologia,
e
la noia mi porta via.
Mi
sento un gatto spelacchiato
in
un manicomio di cani,
e
i miei sforzi telepatici sono stati vani.
Mi
sento soffocare dall’aria immensa,
per
fortuna che dopo si va a mensa:
pancia
mia fatti capanna,
ci
son le fragole con la panna!
Che
gioia, anche questa è finita:
via
dalla scuola, ché inizia la partita!
il
coniglio bricconcello:
si
chiama Polpetta
e
rosicchia pure la gabbietta.
A
volte è isterico, pauroso,
ma
è anche molto affettuoso.
Mangia
come un matto
e
un giorno l’altro mena pure un gatto.
e
per quanto è intelligente
può
fare il presidente!
Una
mattina mi sono svegliata
e
la strada era tutta innevata.
Bianca,
candida, cadeva velata
e
Brigida si è quasi congelata.
Sono
andata a giocare in giardino
e
il ghiaccio ci ha messo lo zampino:
una
sederata per terra, ho dato,
e
una valanga ho quasi provocato.
Una
giornata piena di neve
non
poteva finire tanto bene!
* |
Mi
sento come se fossi
in
una vasca piena di schiuma
che
mi sta affogando,
come
se qualcuno mi tirasse giù
per
uccidermi.
A
volte, però, mi sento
come
se qualcuno mi tirasse sù
per
farmi felice.
A
volte vorrei essere in un giardino
con
i miei amici a divertirmi
talmente
tanto da non sentirmi
male
mai più, per la noia
e
la malinconia.
Vorrei
fortemente essere travolta
da
una forte gioia,
non
più dalla malinconia.
* |
11
settembre 2001
Quando
eri in piedi, com’eri bella,
torre
gemella!
Un
attacco talebano
ti
ha distrutto piano, piano,
e
di te non è rimasto
niente
di sano!
Quando
eri in piedi, com’eri snella,
torre
gemella!
Adesso
a terra sei caduta
e
sei rimasta muta
e
ogni talebano che passa
ti
sputa.
Oh,
torre gemella,
ora
non sei più
nostra
sorella.
Quando
esco da scuola
mi
sento una vecchia suola,
ma
son contento
perché
inizia il divertimento!
Con
gli amici vado a giocare
a
far quello che mi pare,
senza
avere alcun timore
che
mi controlli un professore!
* |
L’emozione
che provo, quando vedo lui...
Non
mi sento molto felice,
affogo
in un mare di urli,
l’aria
che respiro è afosa,
la
terra dove cammino arde sotto i miei piedi,
e
non sono felice,
lo
vedi!
* |
Ero
spensierato;
sognavo
di
quando giocavo,
sognavo.
Spiegava
mentre
paravo;
feci
un bel tiro
e
dormivo come un ghiro!
Mi
svegliai
e
dissi: “Goal!”
Ero
lì, non a parare,
ma...
a studiare!
Al
mare
si
può sudare;
la
passeggiata puoi fare.
Andiamo
al mare!
Tirare
l’esca
una
mattina fresca
mentre
mangio una pesca...
Ma
guarda, non ho più tasca!
Correre!
Correre!
Mi
chiama il dovere.
Ma
non disturbare
la
gente che vuol nuotare!
Non
credevo a squali giganti,
e
quel mattino ne vidi uno!
Via,
me ne andai!
E
da quel giorno mai più pescai!
Il
pelato giocherellone,
la
testa a fiascone,
fa
le corna al congressone!
Mai
sarà uno di noi,
dice
sempre voi,
mi
consenta, si contenga...
Offeso
lui è
e
la tinta la fa,
ma
nel fango finirà!
Se
non ci fosse il
se...!
Se
potessi mangiare dei Sargassi il mare,
se
cercassi la gente di Frasassi,
se
mangiassi la minestra
e
mamma mi facesse saltare la finestra?...
Se
trovassi la conclusione,
ti
manderei a Tubione!
Non
vorrei studiare,
non
vorrei neanche guerreggiare,
non
vorrei rompere il bicchiere,
non
vorrei dal muro cadere!
Amo
la roba che mi pare,
amo
lottare,
amo
anche facilitare.
Amo
fare... quello che mi pare!
Quando
avevo 12 anni...
Quando
avevo 12 anni,
quando
avevo tanti malanni,
quando
non avevo codesti panni!
Quando
avevo da pagar tutti quei danni!
Entra
in piazza il cavaliere errante,
il
dente calante,
a
cavallo del suo Ronzinante.
Una
bella casina
per
lui è un castellino
e
ci entra con il suo scudierino.
“Al
chiostro,” lui dice.
C’è
un silenzio che mette paura;
va
verso il pozzo, ma l’acqua non c’è!
Tra
sé e sé fa lo scudierino:
“Avrei
un certo languore...”
A
un tratto si sente un crc, crc, crc...!
E
con vergogna il grassoccio scudierino:
“Scusi,”
dice, “è il mio pancino!”
* |
Una
mattina mi son svegliato
E
un uccello è volato.
Nel
suo nido si è rifugiato
Perché
l’inverno era arrivato,
Cominciava
a nevicare,
E
le rondini ormai partite
Per
le calde Filippine.
Ma
una cosa mi è piaciuta:
La
scuola è rimasta chiusa!
Un
giorno di sole
giocavo
a pallone
e
con l’aquilone
gli
amici e mio cugino
giocavamo
in giardino
tutti
quanti a nascondino.
Ma
è arrivata, ahimé!,
l’ora
di studiare
e
il giardino un deserto
e
il silenzio si è aperto.
I
bambini domani a scuola
devono
studiare la storia.
Il
sale mi ricorda tanto il male
perché
per non far crescere nulla in un territorio
si
gettava questo patrimonio.
Ma
a volte mi ricorda il bene
perché
è il contrario del miele
e
forse mi ricorda anche le mele.
Le
mie professoresse
son
tutte diverse:
ce
n’è una molto alta,
ma
quasi sempre arrabbiata,
e
una un po’ bassina,
ma
al contempo carina.
Nella
mia scuola sono molte, le professoresse,
e
proprio tutte diverse.
La
Natura è fatta da un fiore
che
emana un buon odore.
La
Natura può essere un albero
rivestito
di fiori, profumi,
e
illuminato da molti lumi.
Perché
rovinare tutto questo
con
il disboscamento
e
l’inquinamento?
In
un paesino lontano
si
sentiva un gran baccano;
la
gente era tutta in piazza:
spazzini
con la ramazza,
pasticceri,
dottori
e
alcuni lavoratori
che
lo sciopero han dovuto fare
pur
di sentir parlare
il
nuovo sindaco appena arrivato
in
quel paesino scombussolato.
C’erano
molte decorazioni:
bandierine
con cannoni,
palloncini
colorati
e
bambini appena nati.
Il
discorso durò molto,
si
vedeva già il tramonto.
Ma
l’allegria era piena,
perché
il sindaco ha pagato
a
tutti la cena!
Un
po’ sono emozionato
e
un po’ sono annoiato,
l’aria
è insopportabile
e
la terra impermeabile.
Sono
anche triste
e
leggo molte riviste.
* |
Una gita al mare
Andiamo al mare
a giocare, e un gabbiano
nel cielo sereno aspetta
invano, silenzioso e noioso.
Noi ragazzi, che andiamo
a pesca, mangiamo una pesca.
Dei bambini birichini nuotano
come girini sui fondi marini.
Un pescatore, figlio di un narratore,
legge per molte ore, e noi ci avviciniamo
alla barca col pescatore e piano piano
peschiamo con Damiano.
Questo è il suo nome:
Damianone, il pescatore.
Poi viene un prete
che prende molte prede,
pesci, pesciolini e pescioloni
piuttosto grassoni;
poi due gemelloni, grassi, ciccioni,
inseguiti da squaloni
che appunto hanno fame
di grassi ciccioni.
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