Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Esiste davvero il Bambino iperattivo?
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Esiste davvero il bambino iperattivo? O se lo sono inventato per imbottirlo di psicofarmaci? Ecco alcune testimonianze in proposito: 1. Una lettera pubblicata dal quotidiano La Repubblica il 31 dicembre 2005 2. Un articolo apparso sul supplemento Affari & Finanza de La Repubblica il 16 gennaio 2006 3. Un testo (che sostiene l’esistenza della sindrome ADHD e la necessità di curarla anche con mezzi farmacologici) tratto dal sito http://web4health.info/it/ 4. Un testo (che non nega l’esistenza della sindrome ma è contrario alla somministrazione di psicofarmaci ai bambini e agli adolescenti) tratto dal sito www.giulemanidaibambini.org 5. Un testo tratto dal sito dell’A.I.F.A., Associazione Italiana delle Famiglie con A.D.H.D. 6. Un articolo apparso sul Venerdì di Repubblica del 23 giugno 2006
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Il 31 dicembre 2005 il quotidiano La Repubblica ha pubblicato questa lettera. Vostro figlio non riesce a stare fermo e seduto? Attenzione! La psichiatria potrebbe etichettarlo come malato di Adhd (disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività). Da un po’ di tempo, nelle scuole italiane, stanno distribuendo test di nessuna validità scientifica, e tra i genitori è subito allarme. Soprattutto quando vengono violati i diritti civili e quando il pericolo è che, in seguito a tali test, ai bambini siano diagnosticati dei disturbi mentali per i quali sarà consigliata la somministrazione di psicofarmaci, intorno ai quali ruotano enormi interessi economici. L’Adhd venne inventato nel 1987 dall’Apa (Associazione Psichiatrica Americana) per votazione. E nel giro di un anno questa malattia venne diagnosticata a cinquecentomila bambini degli Stati Uniti che prima erano considerati normali. Tuttora non esistono prove oggettive. Stiamo assistendo a un grandissimo abuso, e perpetrato per di più contro i bambini, che sono il futuro della nostra società. |
Il 16 gennaio 2006 il supplemento Affari & Finanza (!) del quotidiano La Repubblica ha pubblicato questo articolo, a firma, di Silvia Maria Busetti, intitolato L’ipercinetismo è una sindrome. O forse no Il pericolo di somministrare psicofarmaci a bambini che sono semplicemente un po’ troppo vivaci Ma la sindrome da iperattività esiste o no? Non sarà un’invenzione delle case farmaceutiche, concepita solo per crearsi un mercato a danno di bambini che non hanno altro torto che di essere un po’ vivaci? L’allarmante questione rimbalza da qualche tempo sulla stampa scientifica americana con un risalto almeno pari alla scoperta di questo deficit di attenzione noto come Adhd,: un disturbo neuropsichiatrico che esordisce in età pediatrica e causa iperattività, impulsività e ridotta capacità di concentrazione. La patologia interferirebbe con la capacità del bambino di svolgere le normali attività quotidiane, fino a comprometterne la vita di relazione e scolastica. Ma l’adozione di terapie farmacologiche ha causato il sorgere di una diatriba internazionale e di accuse al personale medico di prescrivere con eccessiva facilità degli psicofarmaci ai bambini troppo vivaci. Chi viene diagnosticato come affetto da Adhd viene curato, si sostiene, con psicofarmaci che arrivano a essere della stessa classe degli stupefacenti! Ed è scoppiata un’aspra controversia, che divide il mondo scientifico, medico, pediatrico. Dov’è la verità? Gli studiosi sottolineano che è fondamentale la diagnosi: prima di prescrivere farmaci dalle inquietanti controindicazioni, dev’essere il più accurato possibile l’esame del soggetto e del contesto sociale in cui vive: la famiglia e l’ambiente scolastico. Il nostro Istituto Superiore di Sanità, che ha promosso il Progetto Prisma (che parte dalla distribuzione di questionari negli asili e nelle scuole elementari e medie per individuare eventuali disturbi mentali) rassicura che non c’è alcun tentativo obliquo di assecondare le strategie di marketing delle case farmaceutiche, e che la maggior parte dei bambini risponde correttamente a domande come: "Da seduto giocherelli con le mani o con i piedi? Non riesci a stare seduto? Hai difficoltà ad aspettare il tuo turno?" Sembra dunque che sia stato fatto il tentativo di seguire metodi scientifici per identificare chi abbia bisogno di cure preventive a base di psicofarmaci, ma i dubbi restano. Ora l’United Nations Committee on the Right of the Child, organismo di controllo dell’Onu sui diritti dei bambini, ha preso posizione contro gli abusi di ipermedicalizzazione dell’infanzia, con specifico riferimento ai farmaci per l’Adhd: "La sindrome è spesso mal diagnosticata e gli psicostimolanti per la sua cura sono prescritti in eccesso, nonostante la crescente evidenza circa la pericolosità dei loro effetti". In America, infatti, ben 1,2 milioni di bambini assumono farmaci stimolanti. Si è mossa anche la Food and Drug administration, che ha pubblicato dei warning specifici e imposto l’introduzione, su certe classi di psicofarmaci per l’infanzia, di black box, cioè di riquadri neri sulle confezioni che mettono in guardia contro i più gravi effetti collaterali, inclusi comportamenti violenti e idee suicidarie. E la Commissione Europea, attraverso la sua agenzia di controllo sanitario, nell’agosto 2005 ha emanato un avvertimento, ripreso dall’agenzia del farmaco italiana, circa l’uso in età pediatrica di antidepressivi considerati sicuri e che invece ― è stato provato da test di laboratorio e trial clinici ― inducono pensieri suicidari. Il discorso è dunque chiaro: prima di ricorrere a soluzioni farmacologiche, bisogna diffondere una corretta informazione ai genitori, adottare sistemi diagnostici scientifici e certi e lottare contro la tendenza a fare diventare patologico qualunque comportamento di un bambino che viene considerato non normale solo perché particolarmente vivace. |
Il testo che segue è tratto dal sito (Scusandoci per gli eventuali errori di traduzione!)
Il testo risponde alle seguenti domande:
1. Qual’è la differenza fra ADHD e DAMP? Quali sono i sintomi fondamentali del DAMP? 2. A quale età si manifestano i primi sintomi di ADHD? 3. Brevi periodi di distraibilità o di iperattività sono già sufficienti per effettuare una diagnosi di ADHD? 4. Quali sono i "vantaggi" di soffrire di ADHD? Quali sono gli aspetti positivi dell’ADHD? 5. Perché i bambini con ADHD sono così impulsivi? 6. Quali sono i più tipici sintomi dell’ADHD nell’infanzia? Il pianto eccessivo è anch’esso un sintomo? 7. Si può "venir fuori" dall’ADHD semplicemente crescendo? 8. Lo zucchero causa iperattività? Lo zucchero causa ADHD? Bisogna limitare lo zucchero per trattare i problemi di comportamento dei bambini? 9. L’ADHD è un vero disturbo o un’invenzione? 10. È vero che il Ritalin è soltanto un tentativo di drogare dei bambini problematici? Dovremmo ascoltare i reclami di organizzazioni come "Parents Against Ritalin"? È vero che i genitori stanno drogando i loro bambini?
1.
Quale è la differenza fra ADHD e DAMP? Quali sono i sintomi fondamentali del DAMP?
DAMP, acronimo inglese che significa Deficit di Attenzione, Controllo Motorio e Apprendimento, è una diagnosi descrittiva che è usata comunemente in molti paesi scandinavi. È stata introdotta dal professore svedese Gillberg negli anni ‘80. Per quanto riguarda le differenze tra le due sindromi, i sintomi centrali dei deficit di attenzione ed i sintomi impulsivi sono comuni ad entrambe (ADHD e DAMP). La differenza principale è che il DAMP include in più i deficit nel controllo motorio e i deficit della percezione. Un medico può trovare i seguenti segni caratteristici di DAMP: 1. Deficit di coordinazione 2. Deficit nella scrittura a mano e in altre funzioni motorie precise 3. Deficit nella percezione sensitiva e sensoriale A volte inoltre sono presenti dei cosiddetti segni minori. Questi sono dei cambiamenti neurologici secondari che non possono essere spiegati da un altro tipo di disordine neurologico. Ciò può includere ad esempio le differenze della percezione sensitiva in zone distinte del corpo (o fra la parte destra e la parte di sinistra del corpo). Secondo Thomas Brown, i principali sintomi del bambino affetto da ADHD (Sindrome da Iperattività e Deficit di Attenzione) in cui prevalgono i disturbi dell’attenzione sono i seguenti: 1. Si distrae molto facilmente a causa di stimoli estranei. 2. Dà prova di grande difficoltà nel seguire le istruzioni altrui. 3. Ha difficoltà a prestare attenzione. 4. Dà spesso l’impressione di non ascoltare quello che gli si dice. 5. Tende a perdere gli oggetti che gli occorrono per le sue attività. 6. Ha difficoltà ad organizzarsi in vista di un obiettivo da raggiungere. 7. Passa spesso da un’attività all’altra senza portare a termine quello che stava facendo. Alcune ricerche indicano che i bambini con ADHD del tipo "impulsivo" tendono più ad avere dei problemi di comportamento, mentre i bambini con ADHD del tipo "disattentivo" presentano un maggiore rischio di depressione o di disturbi ansiosi Ai bambini che presentano più sintomi di entrambi i tipi viene diagnosticata un’ADHD del tipo "combinato".
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2.
A quale età si manifestano i primi sintomi di ADHD?
I criteri diagnostici dell’ADHD secondo i sistemi di classificazione internazionali (ICD 10 o DSM IV) definiscono l’età massima dell’inizio di alcuni sintomi di ADHD prima dei sette anni di età. Questi sintomi devono essere severi e generare problemi di funzionamento scolastico o sociale. Se un bambino ha soltanto problemi secondari (valutati mediante confronto con un qualunque altro bambino della stessa età, nella stessa fase di sviluppo) il criterio diagnostico riferito all’età non può essere soddisfatto. L’ADHD è un disordine geneticamente trasmesso. Alcune madri potranno descrivere i sintomi di ADHD dei loro bambini durante la gravidanza o durante i primi anni di età. Ma solitamente questi sintomi non possono essere distinti facilmente dallo sviluppo normale dei bambini in età prescolare. Solitamente i primi sintomi caratteristici dell’ADHD si rendono evidenti solo al momento dell’iscrizione all’asilo o nei primi anni della scuola, allorché questi bambini manifestano una scarsa adattabilità alle regole sociali nei confronti degli altri bambini o degli insegnanti unitamente ad un basso livello di attenzione, distraibilità e scarso controllo degli impulsi. Tuttavia, i bambini (particolarmente le femmine) con il tipo-disattentivo di ADHD potrebbero essere in grado di compensare questi problemi per un periodo di tempo più lungo. Così ci sono anche alcuni bambini che non manifestano deficit severi a scuola e riescono ad ottenere dei risultati eccellenti. Mano a mano che crescono, però, con il verificarsi di più alte o di differenti richieste delle funzioni prassiche ed esecutive e di auto-organizzazione possono svilupparsi i sintomi tipici della malattia. Alcune donne presentano i sintomi tipici di ADHD al verificarsi dei primi cambiamenti ormonali all’età di 13 o di 14 anni. Non vi è accordo generale fra gli esperti sul come classificare questo tipo di sintomi ADHD-simili se nessun sintomo severo di tipo ADHD è stato descritto prima dell’età di 7 anni. Purtuttavia la maggior parte dei medici suggerirebbero per questi pazienti - in questi casi - un trattamento di prova per l’ADHD, quanto meno nel caso questi rispondessero agli altri criteri diagnostici per l’ADHD e qualora altre possibili malattie possono essere escluse.
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3.
Per diagnosticare l’ADHD bisogna che i sintomi persistano per almeno sei mesi. Inoltre, perché la diagnosi sia corretta, bisogna prima escludere la presenza di altre cause di iperattività o di deficit dell’attenzione, come per esempio dei problemi organici di qualche tipo, dei gravi problemi famigliari o sociali o l’aver di recente subito un trauma di qualsiasi genere Se i problemi del bambino sono soltanto scolastici ma cessano durante le vacanze, bisogna essere molto prudenti prima di diagnosticare l’ADHD. A volte i genitori o gli insegnanti azzardano una diagnosi di ADHD dopo aver letto qualche libro in proposito o anche solo qualche lista dei principali sintomi della sindrome. Questo non è corretto, anche perché qualche singola situazione problematica scolastica o anche comportamentale del bambino non è di per sé sufficiente a giustificare una diagnosi del genere.
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4.
Quali sono i "vantaggi" di soffrire di ADHD? Quali sono gli aspetti positivi dell’ADHD?
Mentre i criteri diagnostici ed i programmi di trattamento proposti dai manuali psichiatrici si focalizzano di solito sulle funzioni negative dell’iperattività, dei problemi impulsivi o dei deficit di attenzione, ci sono anche molte funzioni positive nei bambini, negli adolescenti o negli adulti che soffrono di ADHD. Non tutta la gente che soffre di ADHD avrà ovviamente tutte queste caratteristiche o qualità positive, ma certo, se vi fate caso, troverete senza dubbio una varietà di punti di forza. Tra le altre cose, questa è una delle ragioni per le quali molti genitori non desiderano che il carattere dei loro bambini possa essere cambiato dal trattamento farmacologico o dalla terapia comportamentale. Alcune funzioni positive dell’ADHD possono essere le seguenti: 1. Creatività. 2. Personalità affascinante, affettuosità. 3. L’essere un buon giudice del carattere altrui. 4. Senso dell’humor. 5. Capacità di comprendere rapidamente i concetti. 6. Flessibilità. 7. Intuitività. 8. Sensibilità all’ambiente circostante. 9. Capacità di provare entusiasmo e di appassionarsi. 10. Capacità di perdonare gli errori. 11. Capace di tentare di rifare meglio ciò che non è riuscito bene. 12. Capacità di assumersi delle responsabilità. Uno dei più comuni problemi dei bambini, degli adolescenti e degli adulti con ADHD è quello di adattarsi ai cambiamemti, alle situazioni nuove. Perfino degli abiti nuovi o dei cambiamenti nei cibi abituali possono suscitare in loro dei problemi emotivi o causargli delle frustrazioni. Questa particolare rigidità può anche dar luogo a forme di pensiero e/o di comportamento ossessivo-compulsivo.
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5.
Perché i bambini con ADHD sono così impulsivi?
Le persone che soffrono di ADHD tendono a parlare, muoversi o agire senza pensare. I più tipici sintomi di questa impulsività sono i seguenti: 1. Decisioni troppo rapide, prese senza riflettere sulle conseguenze. 2. Acquisti improvvisi. 3. Agire senza pensare. 4. Dire cose del tutto inappropriate alla situazione in cui ci si trova. 5. Interrompere improvvisamente le conversazioni.
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6.
Quali sono i più tipici sintomi dell’ADHD nell’infanzia? Il pianto eccessivo è anch’esso un sintomo?
Una diagnosi affidabile su bambini molto piccoli è difficilissima. Tuttavia sarà bene prestare particolare attenzione alla contemporanea presenza dei seguenti sintomi: 1. Pianto eccessivo. 2. Difficoltà a farsi tranquillizzare. 3. Ipersensibilità all’essere toccati o al contatto con certi tipi di tessuto. 4. Problemi dell’alimentazione. 5. Disturbi del sonno. 6. Coliche. Questi sintomi possono causare gravi difficoltà alle madri, stressandole e inducendole a una scarsa autostima. Specialmente il pianto eccessive e i disturbi del sonno possono causare alle madri problemi psicologici. Esse tentano allora ogni sorta di soluzioni suggerite loro da amici o conoscenti, che però non funzionano. E le madri, di conseguenza, tendono a pensare che i sintomi dei loro bambini siano causate dal fatto che loro stesse e i loro mariti sono dei cattivi genitori. Ma l’ADHD è un disturbo a base genetica. Perciò anche la madre o il padre (o entrambi) possono esserne affetti. E questo rende ancora più difficile la loro situazione e rende loro ancora più difficile reagire al problema in maniera razionale ed efficace. La cosa migliore da farsi è rivolgersi a un medico o a uno psicoterapeuta. E in ogni caso, è bene rammentare che gli psicofarmaci non sono indicati per bambini molto piccoli o comunque in età pre-scolare.
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7.
Si può "venir fuori" dall’ADHD semplicemente crescendo?
No. L’ADHD è un disturbo a base neurobiologica. Almeno il 60 % dei bambini con una grave sindrome da ADHD continueranno ad avere gravi sintomi anche da adulti. I sintomi possono mutare: l’iperattività e il comportamento impulsivo possono ridursi. Ma di solito questi bambini continuano anche da grandi ad avere problemi di attenzione e di auto-organizzazione, e questo potrà danneggiarli sul lavoro e nei rapporti di coppia o rendere più probabili, da parte loro, dei comportamenti impulsivi e l’abuso di sostanze.
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8.
No! Malgrado i risultati della ricerca clinica evidenzino il contrario, molti genitori e perfino alcuni medici credono che la assunzione di zucchero sia collegata all’iperattività o alle oscillazioni di umore nei bambini. Molto tempo fa, diete speciali (Feingold) sono state usate per ridurre i sintomi di questi bambini. Altri genitori hanno pensato che i fosfati o altri additivi alimentari potessero causare sintomi tipo-ADHD. Questi potrebbero certo avere qualche effetto, magari per un tempo molto breve, ma non possono influenzare l’esito di un ADHD. A questo punto, peraltro le sostanze zuccherine sono diventate difficili da proporre nelle diete di questi bambini in quanto potrebbero causare problemi psicologici supplementari e anche perché a questo punto il bambino non li gradirà affatto. Potrebbe in effetti esserci un piccolo sottogruppo di bambini con ADHD con una sensibilità speciale per un certo alimento. Le prove di limitazione dello zucchero o le diete in genere dovrebbero pertanto limitarsi a non più di 3 o 4 settimane. Un sottogruppo di bambini (1-3 %) potrebbe mostrare un beneficio limitato, e questo fatto da solo vale una prova. Ma le diete ed i modelli restrittivi di alimentazione sono a loro volta una delle cause principali dello sviluppo dei disordini dell’alimentazione. Poiché non abbiamo alcuna seria base scientifica per un tal tentativo è consigliabile seguire comunque nell’ADHD un modello multimodale di trattamento.
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9.
L’ADHD è un vero disturbo o un’invenzione?
Tutte le organizzazioni pediatriche, psicologiche, o psichiatriche del mondo accettano l’ADHD come un reale disturbo. Anzi, è il disturbo mentale più comune nei bambini e negli adolescenti. Qualcuno dice che l’ADHD non è un disordine reale perché gli scienziati non riescono a identificare una causa dell’ADHD. Il comportamento iperattivo dei bambini dovrebbe essere più o meno "normale" o, quanto meno, il segno di un difetto di accudimento parentale o della mancanza, da parte di questi bambini, di motivazione alla scuola. Secondo questa teoria, questi bambini potrebbero essere semplicemente influenzati da stimoli dovuti a cambiamenti ambientali, come troppa TV o una mancanza di attenzione da parte dei loro genitori. Uno di questi avversari è Thomas Armstrong. Dice: "L’ADHD è un disordine che non può essere identificato nello stesso modo della poliomelite, delle malattie di cuore o di tante altre malattie." Ma la diagnosi delle malattie psichiatriche o psicologiche, come la depressione, i disturbi di ansia o la demenza, non è basata solo sulle prove di laboratorio. Il Dott. Russel Barkley, un noto esperto di ADHD, spiega che non abbiamo tali prove nemmeno per le emicranie, la sclerosi a placche o l’Alzheimer. Se diagnosticassimo o trattassimo soltanto "le malattie" a seguito di una singola prova di laboratorio per la diagnosi, elimineremmo quasi tutti i disturbi mentali. Tuttavia, vi è una evidenza sufficiente, a favore di una vulnerabilità biologica per l’ADHD. Le evidenze epidemiologiche indicano che l’ADHD ha una potente componente genetica. Ricercatori dell’Università del Colorado hanno scoperto che un bambino il cui gemello monovulare soffre di ADHD è fra undici e 18 volte più a rischio di averlo anche lui di un bambino che ha semplicemente un fratello che soffre di ADHD. La genetica è un’area speciale di interesse nella ricerca sull’ADHD. Gli scienziati hanno identificato parecchi geni che probabilmente influenzano i sintomi e la severità del disturbo. Studi di anatomia funzionale supplementare con diagnostica PET e SPECT sono stati in grado di mostrare i cambiamenti distinti nel flusso di sangue degli adulti portatori di ADHD ed i cambiamenti del sistema dopaminergico (cioè del trasportatore DAT della dopamina) che sono tipici dell’ADHD. Ma questo naturalmente non è certo un metodo per diagnosticare l’ADHD in contesti clinici dovuto gli alti costi ed ai possibili effetti contrari per i bambini di questi strumenti diagnostici (radiazioni assorbite).
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10.
È vero che il Ritalin è soltanto un tentativo di drogare dei bambini problematici? Dovremmo ascoltare i reclami di organizzazioni come "Parents Against Ritalin"? È vero che i genitori stanno drogando i loro bambini?
Alcune persone sostengono che che trattare farmacologicamente i bambini con ADHD è soltanto un tentativo frustrato di spiegare gli errori genitoriali e di spiegare la disattenzione, l’incompetenza e l’incapacità degli adulti (o degli insegnanti) preposti a controllare questi bambini. Queste persone sostengono che i genitori provano così a mascherare i loro fallimenti ed usano una medicina per calmare i bambini. Ciò è molto ingiusto perché la maggior parte delle persone che sostengono questa tesi non hanno mai avuto contatti prolungati con bambini affetti da ADHD o i loro genitori. Chiunque non sia un genitore di uno di questi bambini non ha idea di che cosa è o come sia vivere con l’ADHD. Le persone che sostengono tali tesi si basano molto spesso sulle informazioni errate che sono state trasmesse da autori come Breggin o persino dalle informazioni sbagliate diffuse dalla chiesa di Scientology. Vi sono grandi interessi dietro tali informazioni errate e discussioni impressionanti riguardo all’ADHD e alle medicine psico-stimolanti usate per curarlo. Non stanno parlando, in questi casi, serie organizzazioni di auto-aiuto o genitori, ma soltanto autori di pamphlet, senza alcuna esperienza nel campo dell’ADHD, che provano ad ottenere pubblicità e vendite per i loro libri o istituti. Studi randomizzati e controllati eseguiti sia in USA che in Svezia hanno provato ad associare il farmaco con interventi di terapia del comportamento dimostrando a coloro che provano a trattare l’ADHD senza medicine che gli interventi sul comportamento non hanno nessuna efficacia da soli. Soltanto la combinazione di farmacoterapia con intervento psicosociale ed interventi sul comportamento può raggiungere i risultati migliori nella terapia dell’ADHD. La terapia del comportamento poi, è di speciale importanza se sono presenti in associazione all’ADHD dei disordini del comportamento o sintomi di depressione o di ansia secondaria.
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Il testo che segue è tratto dal sito
e contiene i seguenti articoli:
1. Numeri e statistiche relativi all’ADHD negli Stati Uniti e in Italia.
2. La missione dell’Associazione Giùlemanidaibambini.
3. Le 20 più frequenti domande sull’ADHD.
Negli Stati Uniti ad oltre undici milioni di bambini vengono somministrati quotidianamente anfetamine o psicofarmaci allo scopo di tentare di risolverne i disagi. Nelle scuole italiane, sono stati recentemente avviati programmi di screening di massa per individuare i bambini sofferenti di problemi di carattere psicologico. Se tuo figlio perde le cose, è disattento a scuola, interrompe spesso gli insegnanti o è aggressivo coi compagni di classe, non è detto che sia malato. Prima di sottoporlo ad una cura dagli esiti incerti e dagli effetti collaterali potenzialmente distruttivi, raccogli informazioni complete sul nostro sito, oppure contatta il nostro comitato per ricevere a casa una pubblicazione gratuita. Spesso un bambino ha solo necessità di essere ascoltato con attenzione. Non etichettare tuo figlio. Parlagli!
1.
73.043.500, il numero di bambini ed adolescenti (0- 18 anni) negli Stati Uniti (fonte: U.S. Census Bureau). 11.000.000, i minori che ogni anno utilizzano psicofarmaci (per tutte le patologie) nei soli Stati Uniti (fonte: NIMH, Nexus, Los Angeles Times). 20.000.000, il numero di ricette compilate in USA ogni anno per la somministrazione dei soli psicofarmaci di tipo stimolante ai bambini (fonte: British Medical Journal, Nexus). 10%, la percentuale della popolazione infantile USA che soffrirebbe dell’ADHD, Sindrome da Iperattività e Deficit di Attenzione (fonte: International Narcotics Control Board, OMS). 27% - 6%, la differente incidenza percentuale dei disturbi del comportamento in USA rispettivamente nei minori delle classi sociali a basso reddito e nei minori delle classi sociali agiate (fonte: NIMH, USA). 2 miliardi (di dollari), il giro d’affari per la vendita di un’unica molecola (metilfenidato, nome commerciale Ritalin ®) nei soli Stati Uniti (fonte: DEA USA), mentre non sono resi noti dati consolidati su scala planetaria per tutti i paesi e per tutte le molecole. 3, il numero di mesi dopo i quali sono state rilevate alterazioni genetiche (triplicate le anormalità cromosomiche) nei bambini sottoposti a terapia a base di farmaci stimolanti per l’ADHD (fonte: Università del Texas). 12%, la percentuale di bambini che ricevevano già psicofarmaci all’inizio delle scuole elementari nella vicina Francia (fonte: Ministere de la Santè, ricerca pubblicata su Canadian Journal of Psichiatric vol. 43. 8.103.000, i minori in età pediatrica in Italia, tra 0 e 14 anni (fonte: ISTAT). 9% (pari a 730.000 unità), la percentuale di minori italiani che soffrirebbero di disagi o turbe mentali (tutte le patologie) secondo i risultati del progetto di screening PRISMA 2004 (fonte: Ministero per la Salute). 2% (pari a 170.000 unità), la percentuale di minori italiani che soffrirebbero della Sindrome da Iperattività e Deficit di Attenzione secondo i risultati del progetto di screening PRISMA 2004 (fonte: Ministero per la Salute). 4% (pari a 340.000 unità), la percentuale di minori italiani che soffrirebbero della Sindrome da Iperattività e Deficit di Attenzione secondo le associazioni scientifiche di impostazione organicista (fonte: Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile, Kataweb). 11, le molecole antidepressive in uso in età pediatrica la cui somministrazione è stata recentemente interdetta in quanto ispiravano idee suicidarie (induzione al suicidio) nei bambini (fonte: EMEA, Agenzia Europea per il Farmaco). 30.000, i bambini Italiani che ogni giorno assumono antidepressivi che inducono potenzialmente al suicidio, la cui somministrazione è stata interdetta dall’Agenzia Europea del Farmaco (fonte: Istituto Mario Negri di Milano). 1 anno, il ritardo del Ministero della Salute italiano nel dare riscontro ai primi warning (avvisi) sulla somministrazione di molecole antidepressive ai minori (fonte: Campagna GiùleManidaiBambini). 25%, il numero di giovani pazienti che hanno dimostrato dipendenza (difficoltà ad interrompere l’assunzione) di molecole antidepressive (fonte: Ufficio studi Glaxo). 173, il numero di autorevoli ricerche scientifiche universitarie già tradotte in italiano a cura di GiuleManidaiBambini, che mettono in allarme circa i rischi della somministrazione di psicofarmaci ai minori e che sono ignorate dalle autorità nazionali di controllo (fonte: portale www.giulemanidaibambini.org, sezione Ricerca Scientifica). 20, minimo uno per ogni regione, il numero dei Centri regionali per la somministrazione di psicofarmaci ai minori che il Ministero della Salute ha in progetto di attivare sul territorio italiano (fonte: Istituto Superiore di Sanità, Ministero per la Salute). 12, il numero di Centri Regionali per la somministrazione di psicofarmaci ai minori attivati nella sola Regione Veneto (fonte: delibera di Giunta Regione Veneto, pubblicata su questo nostro portale, sezione Ricerca Scientifica, area Centri ADHD. 1, il registro nazionale dove verranno "schedati" i bimbi in terapia a base di psicofarmaci (fonte: Istituto Superiore di sanità, Ministero per la Salute). 300, in quotidiano aumento, il numero di specialisti che hanno già sottoscritto l’appello alla prudenza lanciato a febbraio 2005 dalla nostra Campagna (fonte: portale www.giulemanidaibambini.org, sezione Consensus ADHD, lista sottoscrittori). 85, il numero di specialisti che hanno sottoscritto un precedente appello (anno 2003) di orientamento opposto al nostro, ovvero a favore della somministrazione di psicofarmaci ai minori (fonte: Istituto Superiore di Sanità, AIFA). 18, i membri del nostro Comitato Scientifico permanente, tutti autorevoli accademici e specialisti che prestano gratuitamente la propria opera (fonte: portale www.giulemanidaibambini.org, sezione La Campagna, area Comitato Scientifico). 6.000.000, il numero di italiani di cui la Campagna GiuleManidaiBambini rappresenta la voce, e che si oppongono con fermezza a questa strategia di ipermedicalizzazione dell’infanzia (fonte: Comitato Promotore GiuleManidaiBambini). 155.000,il numero delle pubblicazioni informative marchiate GiuleManidaiBambini distribuite gratuitamente in tutta Italia (fonte: portavoce GiuleManidaiBambini). 265, il numero dei collaboratori che con il proprio impegno supportano attivamente ed operativamente alla Campagna (fonte: Portavoce GiuleManidaiBambini). 800%, la percentuale di incremento statistico negli accessi quotidiani al portale www.giulemanidaibambini.org dal primo giorno ad oggi:il portale è il più visitato in Italia su queste tematiche (fonte: eRing.IT, web technical support). 32, il numero delle personalità che hanno accettato di "mettersi in gioco" come "testimonial" di questa battaglia, dal compianto Ray Charles,che aderì poco prima di mancare, a Beppe Grillo, da Linus di Radio DJ a Marco Berry delle Iene, e molti altri fonte: portavoce GiuleManidaiBambini, portale www.giulemanidaibambini sezione Testimonial).
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2.
La tendenza a sottoporre i bambini a terapie prolungate a base di psicofarmaci - al fine di risolvere problemi che andrebbero invece probabilmente affrontati con metodologie pedagogiche ed educative - è ormai sempre più diffusa, e riguarda ormai molti milioni di bambini in età scolare e pre-scolare in tutto il mondo occidentale. Questo fenomeno è ormai giunto all’attenzione dell’opinione pubblica e dei media, ed impegna in un appassionato dibattito buona parte della comunità scientifica internazionale. Il caso più eclatante è quello della cosiddetta "sindrome da deficit di attenzione e iperattività", meglio conosciuta con l’acronimo inglese ADHD, "malattia" che viene ormai diagnosticata fin dal primo anno di età e la cui "cura" prevede la prescrizione di psicofarmaci, le cui linee guida sono contestate da associazioni di genitori, insegnanti, medici e giornalisti per la loro eccessiva genericità, che porrebbe a facile rischio di abuso nella somministrazione a bambini ed adolescenti. È una vera e propria tendenza, quella di "schedare" bambini irrequieti e indisciplinati come "malati mentali": sono ribelli, "creano problemi", ed il farmaco diventa apparentemente il modo migliore per tenerli a bada. Secondo alcune autorevoli fonti mediche, delle quali troverete riferimenti in questo stesso sito, questa situazione è anche il risultato del preponderante modello medico-biologico della psichiatria odierna, che riconduce ogni problema psicologico o comportamentale a disfunzioni di carattere strettamente fisiologico, tralasciando invece altre possibili cause quali quelle sociali o ambientali. Ecco quindi che chiunque, inclusi i bambini, potenzialmente può diventare un soggetto interessato da cure psichiatriche invasive. La campagna "Giulemanidaibambini" é promossa dall’omonimo Comitato ONLUS, composto da realtà del volontariato e da grandi centrali associative nazionali, e si avvale dell’attivo contributo di numerosi sostenitori e di collaboratori impegnati part-time e con spirito volontaristico a garantire il buon fine delle iniziative sul territorio. Non è una campagna contro uno specifico farmaco e contro gli interessi delle multinazionali farmaceutiche: lo scopo e di stimolare il dibattito tra i cittadini, per dare risposta ai numerosi interrogativi sollevati da studenti, genitori ed insegnanti sui pro e contro delle soluzioni psico-farmacologiche in tenera eta.
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3.
1) "TUTTINSIEME", iniziale promotore di questa campagna di sensibilizzazione, è un’associazione? "TuttInsieme" non è un associazione, ma bensì una Federazione, ovvero un organismo di secondo livello rappresentativo degli interessi delle 24 più grandi associazioni di volontariato ospedaliero, con attualmente oltre novantatremila iscritti attivi in corsia. 2) Oltre alla Federazione hanno aderito altri soggetti alla Campagna? Alla campagna denominata "Giù le mani dai bambini" ONLUS - inizialmente promossa dalla Federazione TuttInsieme - hanno già aderito enti, associazioni e gruppi informali, rappresentativi della volontà di oltre cinque milioni di cittadini italiani, quali il Movimento Studenti Cattolici, la CISL, le ACLI, AGESCI e molti altri. Questo successo è ancor più significativo se consideriamo che lo start-up vero e proprio dell’iniziativa è avvenuto solo nell’aprile del 2004. 3) La campagna Giù Le Mani dai Bambini sostiene dichiaratamente il disconoscimento scientifico del "Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività"? La campagna - contrariamente a quanto affermato da alcuni medici, non sostiene dichiaratamente ed aprioristicamente il disconoscimento scientifico del disturbo denominato "ADHD", o perlomeno non è mai stato questo il suo scopo precipuo. Si desidera invece - evidenziando pro e contro delle terapie farmacologiche attualmente in uso - sollecitare l’attenzione della pubblica opinione sulla discussa prassi della somministrazione di psicofarmaci a bambini e adolescenti e sulle procedure di screening sistematico avviate nelle scuole italiane, allo scopo di stimolare la coscienza critica di genitori, insegnanti e dei ragazzi stessi su questo delicato problema. Il fine ultimo della campagna è quindi anche quello di esercitare una corretta azione di farmacovigilanza, allo scopo di prevenire abusi (in più occasioni documentati in altri paesi) nella somministrazione degli psicofarmaci in questione. Stupisce quindi una posizione di rigetto così netta da parte di alcuni psichiatri, a meno che non si voglia dare a intendere di essere "a favore" di detti abusi. La nostra campagna si ispira ai più elementari principi per la difesa dei diritti del fanciullo e dell’adolescente, che sono certamente il ricevere una cura adeguata, ma altresì il non essere sottoposti ad alcuna cura farmacologica se non realmente necessaria. 4) Chi si oppone più prepotentemente a questa campagna di sensibilizzazione? I promotori ad oltranza della soluzione psicofarmacologica, che sono quasi sempre riconducibili ad alcune precise associazioni di settore, incluse alcune associazioni di genitori di bambini apparentemente affetti da "Disturbo di Deficit di Attenzione". Queste associazioni non rappresentano - contrariamente a quanto essi stessi cercano autoreferenzialmente di far intendere - l’opinione della maggioranza della comunità scientifica nazionale ed internazionale. 5) La campagna Giù le Mani dai Bambini, è un’iniziativa contro uno specifico farmaco o contro gli interessi di qualche società farmaceutica? Questa è una campagna di sensibilizzazione nata allo scopo di sollecitare il dibattito tra i cittadini su un tema delicatissimo, quale quello del crescente fenomeno della somministrazione di potenti psicofarmaci a bambini ed adolescenti. L’iniziativa non riguarda in alcun modo uno specifico prodotto farmacologico o l’attività di una o dell’altra multiunazionale del farmaco. Oggi il prodotto farmaceutico in discussione potrebbe essere uno, domani un altro, prodotto da una differente azienda. Ciò su cui si desidera porre l’attenzione è in primis l’opportunità stessa di sottoporre a cure psicofarmacologiche bambini in tenerissima età, e su questo punto la discussione è molto accesa sia nelle comunità religiose che nella comunità scientifica. Uno per tutti, vale l’esempio della paroxetina, principio attivo di un noto psicofarmaco somministrato ai minori: è stato ritenuto praticamente privo di effetti collaterali per anni e regolarmente somministrato ai bambini, fino a quando la casa farmaceutica produttrice è stata citata in giudizio per aver occultato quattro importanti studi scientifici che provavano che induceva al suicidio i bimbi che lo assumevano, anche se per anni gli addetti ai lavori ed i medici favorevoli al suo uso hanno spergiurato circa il fatto che fosse assolutamente innocuo. Il Ritalin è un altro esempio: si è ritenuto per lungo tempo che i suoi effetti fossero a zero rischi o quasi, fino a che la letteratura scientifica internazionale non ha più potuto tacere l’elevato numero di effetti collaterali ed i numerosi casi provati di disagi gravi direttamente riconducibili alla sua somministrazione, anche se ancora mentre scriviamo alcuni medici negano ferocemente quest’evidenza. Ora è stata messo in commercio un nuovo farmaco, il cui principio attivo è l’atomoxetina: non è un derivato anfetaminico, quindi non è provato che dia dipendenza, e gli effetti collaterali sono relativamente pochi come dimostrano le 97 ricerche condotte (molte di esse però in collaborazione con la casa farmaceutica produttrice). Dichiara il nostro portavoce: "A quando le evidenze che anche questo potente psicofarmaco presenta effetti collaterali tali da indurre ad una estrema prudenza? Se questo accadrà, quante giovani vite sarà necessario porre a rischio? Quando arriverà quel giorno, probabilmente anche questo farmaco sarà "bruciato", ma in ossequio a una precisa strategia di marketing ne verrà immesso sul mercato uno nuovo, nuova illusione di cura. E il circolo vizioso continuerà senza fine..." 6) Ma la maggioranza della comunità scientifica, cosa pensa riguardo a questo "disturbo"? Numerosissime sono le posizioni critiche espresse da medici, pediatri, psicologi e psichiatri sul "fenomeno ADHD", che pare aver colpito in misura esponenziale l’1%, poi il 3%, poi il 5% ed ora potenzialmente fino al 20% della popolazione scolastica (vedi circolari 2002 delle ASL, a seguito delle quali sono stati avviati i progetti pilota di screening sistematico in oltre cinquanta scuole italiane), come numerosa è la letteratura scientifica anche internazionale che prende le distanze da questa "epidemia". Tra gli stessi addetti ai lavori favorevoli alla soluzione farmacologica non esiste alcuna uniformità statistica: il dott. Maurizio Bonati dell’Istituto Mario Negri di Milano - ad esempio - afferma che gli psicofarmaci "andrebbero somministrati solo nei casi più gravi, dai sette anni in su", mentre la letteratura scientifica negli Stati Uniti raccomanda l’avvio delle terapie già dopo i due anni di età; sempre il prof. Bonati ricorda come "negli USA questi farmaci siano prescritti al 5% della popolazione scolastica" (percentuale in aumento esponenziale) mentre "le forme gravi non supererebbero in realtà il sette per mille" (!). 7) Come è stata scoperta la ADHD (cosiddetta "sindrome da iperattività") ? L’introduzione di una nuova malattia nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il testo di riferimento per tutto il mondo psichiatrico occidentale) non richiede prove scientifiche, ma si basa sul parere degli esperti, che esprimono il proprio parere e votano in occasione dei periodici congressi internazionali di psichiatria: un sistema certamente democratico, ma che nulla ha a che vedere con l’approccio scientifico. La cosiddetta sindrome da iperattività è stata identificata e codificata proprio con questo metodo, in un certo senso "riscoperta" negli anni ‘80, data a partire dalla quale, pur senza che venisse scoperto alcun nuovo test per la diagnosi del "disturbo", i giovani soggetti "malati" hanno iniziato a moltiplicarsi esponenzialmente. 8) Come viene perfezionata la diagnosi di ADHD? Non esiste alcuno strumento psicodiagnostico indipendente per perfezionare la diagnosi: nel DSM ci sono due liste di comportamenti o atteggiamenti, ed è sufficiente che chiunque - compilando le apposite liste mentre osserva il bambino - dia almeno sei risposte affermative su nove. Ecco alcune domande (riferite anche a bambini nella fascia due -otto anni): "Muove spesso le mani o i piedi o si agita sul sedile?" "È distratto facilmente da stimoli esterni?" "Ha difficoltà a giocare quietamente?" "Spesso chiacchiera troppo?" "Spesso dà le risposte prima che abbiate finito di fare la domanda?" "Spesso sembra non ascoltare quanto gli viene detto?" "Spesso interrompe o si comporta in modo invadente verso gli altri; per es. irrompe nei giochi degli altri bambini?" Si noti l’assenza di scientificità di criteri come "spesso" e "frequentemente". Negli Stati Uniti la diagnosi viene perfezionata in 15 minuti circa, a volte senza neppure visitare il bambino; in Italia la diagnosi "viene perfezionata in circa 4 ore, raccogliendo informazioni dai genitori e dagli insegnanti", afferma il dott. Alessandro Zuddas dell’Università di Cagliari, che sta sperimentando uno psicofarmaco a base di anfetamina su 150 bambini. 9) Ma l’ADHD è una vera malattia biologica? Alcuni hanno affermato che l’ADHD è "un vero e proprio disturbo di natura neurobiologica", ma non vi è alcuna prova scientifica di tale natura neurobiologica. Le prove biologiche consistono di test oggettivi e ripetibili che associano reciprocamente una qualche alterazione comportamentale a precise alterazioni organiche rilevabili attraverso esami (sul sangue, urine, TAC, etc.). Nulla di ciò esiste in relazione all’ADHD. Alcune presunte prove si sono poi mostrate falsificate in partenza da errori (inconsapevoli?) nella conduzione della sperimentazione. Gli enormi interessi finanziari che stanno dietro l’ADHD e la sua "diffusione", possono indurre ricercatori e altri individui verso atteggiamenti ben poco scientifici. Per dimostrare che l’ADHD è un vero disturbo biologico, dovrebbero esserci rilievi anatomo-patologici inequivocabili, correlati alla sintomatologia, ma se ciò fosse realmente provato non sarebbe più necessario fare domande ed osservare il comportamento del soggetto per perfezionare la diagnosi: ci sarebbe un preciso test di carattere biologico, che invece non esiste. Nella scienza prima si prova qualcosa e poi lo si afferma, non il contrario; altrimenti restiamo nel campo delle opinioni. 10) E’stato detto che vi sarebbe un’origine genetica per questa "sindrome"... E’stato detto che l’ADHD "è un disturbo eterogeneo e complesso, multifattoriale - nell’80% dei casi di natura genetica -, associato con altri disturbi nel 70% dei casi". Queste sono pure affermazioni di fede. Attendiamo di esaminare le prove delle alterazioni genetiche o qualsiasi altra prova biologica reale. La scienza, da Galileo in poi, procede in altro modo. E poi - al di là d’ogni opinione - è una malattia di carattere biologico? Allora perché non esistono test biologici per perfezionare la diagnosi? Una nota associazione americana, la CHAD, che è significativamente finanziata dalla casa farmaceutica Ciba/Novartis (produttrice del Ritalin, il più venduto farmaco attualmente in commercio per queste "terapie"), definisce l’ADHD una "malattia cerebrale di origine biologica". I ricercatori del National Institute of Mental Heart (NIMH, il centro studi USA per queste patologie), incluso in prof. Castellanos (sostenitore dell’origine biologica al 100% della sindrome), dominano il "Comitato Consultivo Professionale Nazionale" (coordinamento di medici ed esperti) ed approvano il pronunciamento di "malattia" promosso dalla CHAD. Il prof. Nasrallah fece però lo scanning su maschi adulti trattati per iperattività infantile e concluse: "…L’atrofia corticale può essere un effetto avverso a lungo termine di questo trattamento farmacologico.". Ecco quindi che il "deficit" potrebbe essere causato dal farmaco utilizzato per le cure, e non dalla supposta "malattia" (!). Nonostante il fatto che a tutti i gruppi-soggetto trattati da Castellanos furono somministrati stimolanti, i ricercatori - per lo più del NIMH - seguitarono a dichiarare l’atrofia cerebrale quale prova che l’ADHD fosse una malattia, evitando lo studio di gruppi di bambini droga-esenti. Nel 1996 Castellanos dichiarò: "Uno studio replica con ragazzi stimolanti-esente con l’ADHD è in cantiere." Un simile studio non è mai apparso, e quindi a tutt’oggi è impossibile sapere con esattezza se le disfunzioni segnalate sono causate da qualche patologia oppure dallo stesso farmaco utilizzato per la "cura". Alla Conferenza di Consenso del 1998, sempre citata come "fonte indiscutibile" dai promotori della soluzione farmacologia, il dr. Swanson (presentatore) e Castellanos riassunsero: "…Ricerche recenti forniscono prove che un fenotipo raffinato di ADHD/HKD (disordine ipercinetico) è caratterizzato da riduzione in grandezza in regioni neuroanatomiche specifiche..." Il prof. Baughman (notissimo esperto internazionale in materia) chiese: "Dr. Swanson, perché non menziona che virtualmente tutti i soggetti con ADHD negli studi di neuroimmagine sono stati sottoposti a terapia stimolante cronica, e che questa stessa terapia è la probabile causa della loro atrofia cerebrale…?". Swanson rispose: "... Questa è una questione critica... Sto progettando uno studio per investigare ciò", studio anche in questo caso mai effettuato. La stessa dichiarazione finale della Commissione della Conferenza di Consenso, recita: "...Non abbiamo un test indipendente e valido per l’ADHD, e non vi sono dati indicanti che l’ADHD sia dovuto ad un mal funzionamento cerebrale…" 11) E’stato anche detto che "se non trattato, l’ADHD rischia di compromettere numerosi ambiti dello sviluppo e delle capacità di socializzazione del bambino...". Poiché il trattamento di questa "sindrome" consiste principalmente nella somministrazione di uno specifico psicofarmaco, il metilfenidato, (un anfetaminico in voga tra alcune comunità di tossicodipendenti negli USA occidentali negli anni 70’- ma vi sono altri farmaci specifici che stanno venendo introdotti sul mercato), sotto il profilo educativo il bambino viene "addestrato" a risolvere i problemi della sua vita con una pastiglia. Tralasciando la circostanza che la FDA (Food and Drug Administration, l’organismo sanitario di vigilanza in USA) ha registrato negli ultimi dieci anni 2.993 diverse reazioni avverse a questo farmaco, il numero di bambini diagnosticati come affetti da ADHD, trattati con metilfenidato e divenuti tossicodipendenti da adulti è significativamente superiore a quello dei bambini che - pur avendo ricevuto diagnosi di ADHD - non sono stati trattati poiché le loro famiglie non credevano nell’opportunità di una cura psico-farmacologica per i propri figli. Inoltre occorrerebbe ricordare il numero di bambini morti durante la somministrazione del metilfenidato, o di altri psicofarmaci - oltre 160 casi documentati nei soli Stati Uniti - come illustrato in diverse pubblicazioni, anche su questo stesso sito internet. 12) Ma diversi esperti possono sbagliarsi? Ci sono numerosi illustri colleghi medici che sull’ADHD hanno espresso pareri di grande perplessità e critica, ma comunque non è dall’elenco dei sapienti che si trae la verità, soprattutto quella scientifica, bensì dalle prove di laboratorio. La teoria della "sindrome da iperattività" in questo caso è fortemente carente di controprove di carattere scientifico tali da rassicurare circa l’opportunità e l’efficacia delle terapie attualmente proposte. 13) Ma ci sono bambini che hanno veramente problemi comportamentali e di iperattività... Da sempre nella storia dell’uomo abbiamo avuto casi di bambini molto vivaci, distratti, a volte confusi e depressi specie nella fase adolescenziale, inclusi molti soggetti diventati poi uomini e donne di successo: Albert Einstein incomincio a leggere all’età di sette anni, il suo insegnate lo definì "un ritardato mentale, asociale ed in balia di folli sogni", tanto che fu rifiutato dallo Zurich Polytech Institute; più recentemente il famoso attore Tom Cruise ha dichiarato "soffrivo di dislessia (disturbo della parola, ndr) ed ero perennemente distratto, sarei stato certamente etichettato come malato di ADHD", e in effetti l’elenco delle celebrità che sarebbero rientrate nei parametri propri delle "diagnosi" di questa sindrome è lunghissimo. Anzitutto i casi di bimbi realmente sofferenti di disturbi di questo genere non sono poi così frequenti in rapporto alla popolazione infantile nel suo complesso, e poi vi sono moltissimi problemi infantili che possono apparire come sintomi della "ADHD" ma che di fatto sono riconducibili ad altre cause. Quelli che seguono sono solo alcuni esempi, esemplificativi e non esaustivi: Alti livelli di piombo nell’ambiente possono esporre i bambini al rischio sia di fallimenti scolastici che di un comportamento aggressivo; alti livelli di mercurio nel corpo possono causare nervosismo ed agitazione; diversi pesticidi possono creare scarsa concentrazione, irritabilità, problemi di memoria e depressione; troppo zucchero può rendere una persona "eccessivamente" o "iper"attiva. Anche il cibo stile "fast food" - se alla base di una dieta costante - può causare carenze nutrizionali tali da generare alterazioni comportamentali - lievi ma rilevabili - in un bambino od adolescente; se un bambino ha difficoltà a scuola, ciò potrebbe anche essere dovuto al fatto che è molto creativo o molto intelligente o ha bisogno di maggiori o differenti stimoli; i bambini etichettati come affetti da "ADHD" spesso hanno semplicemente necessità di particolari attenzioni di carattere didattico o pedagogico. Il bambino potrebbe sentirsi svuotato, sfinito, senza nessun desiderio di andare a scuola, aver confusioni sul materiale di studio oppure in classe potrebbe essere annoiato o esasperato. Un insegnamento di buona qualità può risolvere i problemi che stanno alla base del suo disagio, ed evitargli una cura farmacologica a volte inutile e potenzialmente pericolosa (si esaminino con attenzione i pesanti effetti collaterali di certi farmaci correntemente utilizzati per la "cura" dei sintomi di questi disagi). 14) Ci sono iniziative di carattere legislativo contro la somministrazione di psicofarmaci ai bambini ed agli adolescenti? Negli USA, dove la polemica letteralmente infuria, ben ventuno assemblee legislative hanno sentito la necessità di promulgare ventisei diversi provvedimenti di legge a tutela dei bambini, in linea con lo spirito della nostra campagna (vedi bibliografia), fino ad un recente provvedimento Federale, votato con 425 voti a favore ed 1 solo contrario, che garantisce ai genitori la libertà di non sottoporre i propri figli a trattamenti psicofarmacologici in caso di diagnosi di "Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività". In Italia invece non esistono ancora iniziative legislative a tutela del diritto alla salute di bambini ed adolescenti, ovvero atte a tutelate questi soggetti - giuridicamente incapaci di esprimere la propria volontà - dalle somministrazioni arbitrarie ed incontrollate di psicofarmaci. 15) Quanto è grande l’interesse che si celerebbe dietro l’ADHD? È facile rispondere a questa domanda, con quasi otto milioni di consumatori convinti o forzati ad assumere i farmaci nei soli USA: stiamo parlando di un mercato annuo che supera i sei miliardi di euro e in continua crescita, e di qui l’interesse a convincere la cittadinanza ed i politici attraverso campagne di marketing ben perfezionate. Come ricorda l’Osservatorio Italiano sulla Salute Mentale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che "nel 2020 circa la metà dei bambini nel mondo sarà affetto da malattie mentali". Traducendo questo dato in miliardi di euro di fatturato, ben si comprende come sia difficile promuovere una politica per la salute mentale senza fare i conti con la somministrazione di psicofarmaci. Sconcerta piuttosto osservare come nessuno sia apparentemente in grado di fermare la medicalizzazione di massa, e che si debba creare un movimento d’opinione popolare per contringere le istituzioni a fare ciò che sarebbe in loro dovere fare spontaneamente. 16) La campagna Giù le Mani dai Bambini è ispirata dalla Chiesa di Scientology, dalla Federazione di Damanhur, dall’Associazione Soka Gakkai o da altre confessioni religiose minori? È del tutto inconsistente l’affermazione secondo la quale i contenuti della nostra campagna risultino "molto affini alla campagne di propaganda anti-psichiatrica della Chiesa di Scientology", come erroneamente affermato da alcuni psichiatri che si sono pronunciati a favore della somministrazione di psicofarmaci a bambini ed adolescenti. La campagna "Giù le mani dai bambini" è infatti laica, apartitica, non confessionale, non ispirata da alcuno se non dalla volontà di un nutrito gruppo di volontari ospedalieri. Il problema è d’attualità, ed è molto sentito dalla cittadinanza (come accadde qualche anno addietro per la polemica circa l’opportunità di rendere obbligatori gli esami del sangue tra la cittadinanza al fine di schedare i casi di infezione da HIV/AIDS), tanto che numerosi organi di stampa di livello nazionale hanno ritenuto di dover prendere posizioni critiche al riguardo. A meno che ancora non si voglia pretendere di affermare che riviste come "L’Espresso", "Focus", "Panorama", siano anch’esse "segretamente" ispirate da queste confessioni religiose... La campagna ha per contro riscosso grande simpatia in ambienti vicini alla religione cristiana, e per estensione in chiunque ha veramente a cuore il principio di unità della famiglia e di tutela dei minori. 17) Perché i consumatori di psicofarmaci sarebbero "forzati"? Una volta che sia approvato per legge e per cultura medica un certo tipo di intervento sanitario pesantemente invasivo come quello a base di psicofarmaci, chi rifiuta di "far curare" i propri figli può essere accusato di carenza di assistenza medica e i figli possono essergli sottratti, al fine di venir sottoposti a trattamenti sanitari obbligatori. Negli USA sono documentati moltissimi casi legali di questo tipo, uno ha riguardato anche il fratello del Presidente degli Stati Uniti G.W. Bush, che si è rifiutato di drogare suo figlio sottoponendolo a questo tipo di "cure", partendo dal presupposto che nascondere i sintomi di un disagio tramite l’assunzione di un farmaco, non significa affatto curare una malattia. 18) "Drogare" non è un termine eccessivo? Immaginiamo che un gruppo specifico di persone, cui sia stata data una certa attendibilità scientifica e molto potere, decida che da oggi in poi alcuni problemi della vita - anche complessi -atteggiamenti o persino scelte, vengono definiti come malattie: lamentarsi perché si è senza lavoro, innamorarsi, leggere troppi libri... l’elenco possibile è infinito. Poi si prescrivono gli opportuni farmaci per risolvere questi "problemi"... Questo somiglia molto a quanto descritto da Orwell nel suo romanzo "1984". La verità comunque è che colpendo i bambini si prepara a questo scenario la società del futuro. 19) Oltre agli aspetti scientifici, esistono anche aspetti etici e morali su questa delicata questione? Su argomenti e prese di posizione in grado di causare ricadute importanti su vasti strati di popolazione (ed il 3%-5% della popolazione infantile è certamente da ritenersi un "vasto strato") si rende necessario quindi un approccio certamente scientifico, ma anche etico, al problema. A meno che non si voglia assumere come verità assoluta l’affermazione di alcuni, i quali sostengono un primato della scienza ad oltranza anche al di là dei possibili riscontri, quasi che il cittadino non abbia alcun diritto ad una completa informazione e ad esprimere un consenso informato. Una polemica similare venne sollevata da una parte di alcuni membri della comunità psichiatrica a seguito dell’approvazione (avvenuta all’unanimità) della Legge Regionale del Piemonte 14/00, tuttora in vigore, la quale prevede l’adozione del consenso informato per la somministrazione di sedute di terapia elettroconvulsivante (comunemente conosciuta come "elettroshock", pratica a tutt’oggi praticata in Italia). Secondo alcuni infatti, in quanto "terapia clinica" - peraltro molto discussa anche in letteratura - essa doveva esulare dalle attenzioni del legislatore. Fortunatamente sono secoli che il legislatore accorto si affianca al medico, poiché non tutte le procedure sono da considerarsi legittime o opportune solo in quanto etichettate come "terapie". Il bene ultimo da preservare è sempre infatti l’integrità del paziente, e non esistono ancora ad oggi a nostro avviso garanzie sufficenti affinché detta integrità venga preservata al meglio nei "trattamenti" promossi curare l’ADHD. 20) La campagna Giù le Mani dai Bambini prevede una raccolta fondi o qualche azione a scopo di lucro? Attualmente l’iniziativa è sostenuta con i fondi di alcune delle associazioni proponenti, e grazie al lavoro di molti volontari ospedalieri. Chiunque può effettuare una donazione per sostenere la campagna, ma il ricavato non potrà venire utilizzato a copertura di generiche voci di spesa, ma potrà solo ed esclusivamente essere utilizzato per il pagamento di spese vive documentate quali affitto delle sale per le conferenze, stampa di materiale promozionale, etc. I giustificativi e le ricevute rimangjono in archivio, a disposizione di qualunque cittadino ne faccia richiesta per iscritto al Comitato Promotore. Il portavoce, il coordinatore, ed i comitati scientifico ed etico, prestano la propria opera volontariamente ed a titolo di gratuità. È quindi evidentemente esclusa ogni forma di lucro.
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Associazione Italiana Famiglie ADHD
Il loro sorriso di domani dipenderà anche da noi! L’AIFA è un’associazione onlus di genitori dedicata a chi come noi ha un bambino ADHD e nella solitudine e nella sofferenza che li avvolge possa trovare qui un motivo di sostegno e di speranza Circa il 4% della popolazione pediatrica è affetta dalla "Sindrome da deficit di attenzione e iperattività" Sono alcuni di quei bambini che troviamo alle feste dei nostri figli, nei bus o sul treno, nelle scuole o per la strada e che si mostrano continuamente agitati, in continuo movimento, che non riescono a stare mai fermi, che si dimenano continuamente e che i genitori trovano grande difficoltà a tenere "buoni". Quando, poi, iniziano a frequentare la scuola sono quei bambini che le insegnanti non vorrebbero mai tenere: si alzano continuamente dal loro posto, danno fastidio ai compagni, non riescono a svolgere i compiti assegnati e finiscono spesso per cambiare banco, classe e talvolta... scuola. Il loro profitto scolastico proprio per la ridotta capacità di concentrazione è spesso scarso o comunque sufficiente e difficile è il loro rapporto con i coetanei, ma anche con gli adulti per la grande impulsività. La loro difficoltà viene percepita dai genitori e dagli insegnanti ma spesso, nel nostro paese, la diagnosi viene completamente misconosciuta. In realtà questi bambini non hanno nessuna colpa, né tanto meno i loro genitori che invece vengono spesso additati come incapaci a svolgere bene il proprio ruolo di educatori. Se il bambino risponde ad una serie di criteri clinici ben definiti dal mondo scientifico la loro è una vera patologia organica e come tale meritevole di una precisa terapia. Solo con l’ausilio di una giusta terapia i bambini cambieranno radicalmente il loro modo di vivere e tutti, genitori, insegnati, compagni ma soprattutto il bambino, potranno finalmente cogliere la bellezza di una vita "normale". |
Articolo apparso sul Venerdì di Repubblica del 23 giugno 2006:
Piccoli iperattivi, no ai farmaci
C’è chi ha a cuore i bambini iperattivi con deficit di attenzione, che negli Stati Uniti chiamano Adhd (Attention deficit hyperactivitry desorder), un disturbo che in Italia riguarderebbe meno del 2 per cento degli adolescenti. A farsene carico sono quattro Onlus - Asvi, Ccdu, Cesvi e Wda Europe - che hanno dato vita al comitato Perché non accada anche in Italia. Il pericolo da scongiurare è ciò che avviene già da trent’anni negli Stati Uniti, dove, nelle scuole, i bambini ipercinetici vengono individuati attraverso test a domande e poi sottoposti a farmaci - come ad esempio il Ritalin - che agiscono su di loro modificandone il comportamento e le percezioni. Il comitato non disconosce i problemi dei singoli bambini, ma sottolinea l’errore di fondo: cioè la creazione di categorie diagnostiche che accorpano problemi di natura diversa. Ogni bambino dovrebbe infatti aver diritto a soluzioni appropriate, alla tutela della sua crescita e alla propria espressione creativa. Al contrario, le diagnosi fatte con i test e la conseguente "etichetta" affibbiata al piccolo "discolo" come persona da curare, è quanto di meno scientifico e di più dannoso si possa immaginare, sostengono le Onlus del comitato. Un dato da considerare è anche il fatturato della Novartis, la multinazionale che produce il Ritalin, che è aumentato quest’anno del 15 per cento. A sostenerne l’uso c’è l’associazione degli psichiatri degli Stati Uniti e un’associazione di genitori di bambini ai quali è stato diagnosticato l’Adhd.
Per ulteriori informazioni sul comitato: www.perchenonaccada.org |
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