Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
La Stanza Rosa di Birgitt Shola Starp
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L’Arte randagia di Birgitt Shola Starp Sette Percorsi in Bianco e Nero, agosto-settembre 2014
Birgitt Shola Starp nella sua Stanza Rosa ad Anticoli Corrado
Clicca sulle miniature per ingrandirle!
1. Una “scalinatella” si inerpica fino a una delle due sale de La Stanza Rosa |
2. Ego maschile, di Birgitt Shola Starp (da calpestare all’ingresso) |
3. Matrimonio, di Birgitt Shola Starp |
4. (Due de) le spose politiche, di Birgitt Shola Starp |
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5. Unio mistica, di Birgitt Shola Starp |
5. Unio mistica, di Birgitt Shola Starp (particolare). |
6. Nascita, di Urban Belina (particolare); Coppia anziana, di Tommaso Splendori |
7. Ercole, di Birgitt Shola Starp |
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8. Madre cosmica, di Birgitt Shola Starp |
9. Eggwoman, di Birgitt Shola Starp |
10. Piccola arpia, di Birgitt Shola Starp |
11. Venere, di Birgitt Shola Starp |
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12. Birgitt Shola Starp (foto di Nereo Benussi). |
13. Donna mimosa, di Birgitt Shola Starp |
13. Donna mimosa, di Birgitt Shola Starp (particolare) |
14. Birgitt Shola Starp. |
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15. La Stanza Rosa |
16. Femminile, di Andrea Starp; Nascita, di Urban Belina |
17. La Stanza Rosa |
18. Baubo, da la Porta della Sposa della Sposa Persefone, di Birgitt Shola Starp |
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19 (foto di Nereo Benussi). |
20. Birgitt Shola Starp. |
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21. La Stanza Rosa.
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La presentazione de La Stanza Rosa, scritta dalla dottoressa Simona Flammini
Come in una specie di esperienza dadaista, la Stanza Rosa appare essa stessa una scultura entro la quale è possibile non solo girare attorno, bensì entrare dentro...
Un collage ambientale dove alla profondità e pregnanza dei significati aderisce il significante del luogo. Così il linguaggio universale dell’arte va naturalmente a districare le tante strumentalizzazioni a cui è soggetto il vivere contemporaneo, ponendo in auge puri rimandi interiori.
Qui pulsa il tentativo dell’artista di riconciliare la dicotomia Uomo-Donna
in una soluzione ove non primeggino i luoghi comuni.
Il minimalismo dell’allestimento è dunque funzionale ad accogliere, come in un VENTRE MATERNO, la natura dell’essere in quanto creatura, con tutta la drammaticità e la potenzialità spirituale che questo comporta.
L’esposizione di Birgitt si coglie partendo, è il caso di dirlo, con il piede giusto...
Calpestare all’ingresso “l’ego maschile”, come gesto purificatore, porta con sé non una rivendicazione, non una sorda rivincita, quanto piuttosto l’emergenza di un “vedere altro”, in cui operazione artistica ed opera non avanzano pretesa di supremazia l’una sull’altra, ma si pongono in comunione per tracciare a ritroso la strada che conduce agli archetipi, appesantiti da secoli di sovrastrutture occidentali.
Tentativo che si traduce nella ricerca formale che coniuga e confonde astrattismo organico da un lato
e vitalismo trascendente dall’altro.
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