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Il Segreto di Santa Vittoria

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Anna Magnani ad Anticoli Corrado, in piazza delle Ville, dinanzi alla fontana di Arturo Martini.

 

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Manifesti e Locandine

 

Clicca sulle miniature per ingrandirle!

Anthony Quinn e Anna Magnani in piazza delle Ville durante una pausa delle riprese

La copertina di una videocassetta in lingua inglese

Una pagina di una specie di "fotoromanzo" tratto dal film

Locandina originale americana del film

La copertina del 33 giri d'epoca con la colonna sonora del film

 

Un'altra locandina originale

Il vino di Santa Vittoria

Anthony Quinn

La copertina del romanzo di Robert Crichton da cui è stato tratto il film

 

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Lo Scrittore

 

Purtroppo, dello scrittore Robert Crichton - padre del famoso scrittore e regista Michael Crichton - non siamo riusciti a trovare né una fotografia né qualche notizia biografica. Per favore, se ne sai qualcosa, scrivici!

 

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Il Regista

 

Stanley Kramer

Dall’enciclopedia Microsoft Encarta:

 

Kramer, Stanley (New York 1913), produttore e regista cinematografico statunitense. Diventato famoso come produttore di Mezzogiorno di fuoco (1952) di Fred Zinnemann, Kramer si consacrò alla regia nel 1955. Il suo nome è legato a pellicole impegnate che trattano di delicati problemi morali e sociali: conquistò il pubblico con il pamphlet antirazzista La parete di fango (1958), con Tony Curtis e Sidney Poitier, con L’ultima spiaggia (1959, con Gregory Peck e Ava Gardner) descrizione di un desolato mondo postatomico, e con Vincitori e vinti (1961, con Marlene Dietrich), sui processi contro i nazisti. Realizzò inoltre un film comico molto godibile, Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo (1963) e altri film alquanto originali come La nave dei folli (1965) e Oklahoma anno 10 (1973). Nel 1967 Kramer attaccò ancora i pregiudizi della società americana con Indovina chi viene a cena, che riunì nel cast Sidney Poitier, Spencer Tracy e Katharine Hepburn.

 

Dalla Grande Storia Illustrata del Cinema dell’Istituto Geografico De Agostini:

 

Kramer è stato accusato sia di essere troppo anarchico e di sinistra, sia di essere troppo commerciale. È vero che qualche volta i suoi attacchi contro il pregiudizio e il fanatismo (...E l’uomo creò Satana, La parete di fango, Indovina chi viene a cena?) sono condotti con mano pesante e con l’occhio più attento al botteghino che al buon gusto: ma va anche detto che Kramer ha sempre dimostrato con i suoi film, se non altro, il coraggio delle sue convinzioni. L’opera migliore da lui prodotta resta Mezzogiorno di fuoco, diretto da Fred Zinnemann, un thriller western impareggiabile che è anche una felice allegoria del maccarthismo; mentre, come regista, Vincitori e vinti e L’ultima spiaggia - a parte l’imbarazzante concentrazione di tanti divi - sono disgraziatamente dei mal calibrati saggi sull’Apocalisse. Dopo aver frequentato la New York University, Kramer aveva scritto sceneggiature per la 20th Century-Fox (e più tardi per la Columbia) e lavorato nell’ufficio studi della Metro Goldwyn Mayer; ma non approdò praticamente a nulla. Fece però un po’ di esperienza nel campo della produzione presso la MGM e dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (durante la quale servì in Marina nei Signal Corps) fondò una propria casa di distribuzione e s’imbarcò nella realizzazione di una serie di drammi realistici a basso costo, che restano forse i suoi film migliori. Verso la metà degli anni ’50 emerse come regista di quei film cosiddetti impegnati su cui piovvero tante critiche, ma dieci anni dopo aveva ormai completamente esaurito la sua carica.

 

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Ernest Gold

 

Ernest Gold

Nato in Austria nel 1921 e morto negli Stati Uniti nel 1999,
Ernest Gold fu un musicista di scuola classica.
Nipote d’arte, emigrò negli USA all’indomani dell’invasione tedesca. Dopo il periodo Universal non si vincolò con nessuna casa di produzione e lavorò prevalentemente su richiesta di registi e produttori, in special modo per Stanley Kramer.Nelle sue composizioni si notano molti ricorsi al jazz e
all’elettronica; amava musicare i temi per sequenze,
in modalità squadrata e di corposo temperamento drammatico.
 

(Notizie fornite dal professor Guido Ruggeri)

 

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Giuseppe Rotunno

 

Giuseppe Rotunno

Dalla Grande Storia Illustrata del Cinema dell’Istituto Geografico De Agostini:

 

Nato a Roma nel 1923, nel 1940 Giuseppe Rotunno andò a lavorare negli studi di Cinecittà come fotografo. Durante l’occupazione tedesca, a causa del suo antifascismo, cercò di fuggire in Grecia, fu catturato e finì in un campo di prigionia. Dopo la guerra fece rapidamente strada, fino a diventare, nel 1955, direttore della fotografia. Ha girato con eccellenti risultati in bianco e nero, come ne Le notti bianche e in Rocco e i suoi fratelli, di Luchino Visconti; e con il colore, come ne Il Gattopardo, ancora di Visconti, e in Fellini Satyricon. Quest’ultimo film, con le sue luci stregate e d’atmosfera, resta probabilmente il suo capolavoro. Ha collaborato anche a film americani, come Conoscenza carnale e All that jazz.

 

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Anna Magnani

 

Anna Magnani

Dall’enciclopedia Microsoft Encarta:

 

Magnani, Anna (Roma 1908-1973), attrice italiana. Studiò recitazione presso l’Accademia di Santa Cecilia a Roma e nel 1926 esordì in teatro e come cantante di night-club, recitando poi in spettacoli di rivista a fianco dei fratelli De Rege e a Totò, con cui formò per alcuni anni un duetto di grande successo. All’inizio degli anni Trenta sposò il regista Goffredo Alessandrini e nello stesso periodo interpretò il suo primo film, La cieca di Sorrento (1934) di Nunzio Malasomma. Dopo aver recitato con discreto successo in Teresa Venerdì (1941) di Vittorio De Sica e a fianco di Aldo Fabrizi in Campo de’ Fiori di Mario Bonnard e ne L’ultima carrozzella di Mario Mattoli (entrambi del 1943), la Magnani si legò artisticamente e sentimentalmente a Roberto Rossellini. Dal loro sodalizio nacque Roma città aperta (1945), capolavoro che fece dell’attrice la protagonista e il simbolo del nascente neorealismo, conferendole inoltre notorietà internazionale. Rossellini la diresse poi ne L’amore (1948), un film in due episodi, ne La voce umana, ispirato all’omonimo monologo di Jean Cocteau, e ne Il miracolo, interpretato in coppia con Federico Fellini nell’insolita veste di attore. Negli anni successivi lavorò con altri grandi registi che seppero valorizzare l’accorata veemenza e la popolana schiettezza di una delle attrici più amate dal pubblico internazionale; Luigi Zampa la diresse ne L’onorevole Angelina (1947), Luchino Visconti in Bellissima (1951), Jean Renoir ne La carrozza d’oro (1953) e Pier Paolo Pasolini in Mamma Roma (1962). Attrice di straordinario temperamento, profondamente passionale e dotata di una naturale vena drammatica, la Magnani vinse un Oscar per il ruolo di Serafina accanto a Burt Lancaster ne La rosa tatuata (1955), basato su un testo drammatico di Tennessee Williams. Il suo ultimo lavoro cinematografico fu Roma (1972) di Fellini, in cui apparve brevemente nella parte di sé stessa.

 

Dalla Grande Storia Illustrata del Cinema dell’Istituto Geografico De Agostini:

 

La vita e la personalità della Magnani - nata ad Alessandria d’Egitto nel 1908 - la rendevano meravigliosamente adatta per il personaggio che più spesso fu chiamata a interpretare: un archetipo di donna mediterranea, legata alla terra, non bella ma sfrontata, appassionata e sensuale. Nata in povertà e allevata dai nonni, studiò in un convento e successivamente si pagò le lezioni di recitazione cantando in un night-club. Entrò nel mondo del cinema al seguito del marito, il regista Goffredo Alessandrini, ma ottenne il successo internazionale con Roma, città aperta, di Roberto Rossellini. Lavorò con molti fra i più importanti registi italiani, compresi Vittorio De Sica e Luchino Visconti; e collezionò molti premi, fra cui un Oscar per La rosa tatuata, il primo dei pochi film che girò a Hollywood. In seguito lavorò soprattutto per la televisione, ma la folla imponente che seguì i suoi funerali a Roma provò quanto fosse ancora amata dal suo pubblico.

 

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Anthony Quinn

 

Anthony Quinn

Dalla Grande Storia Illustrata del Cinema dell’Istituto Geografico De Agostini:

 

Anthony Quinn entrò nel mondo del cinema nel 1936, a ventun’anni, ma sebbene avesse sposato Katherine De Mille, figlia adottiva del grande regista Cecil B. De Mille, rimase a lungo confinato in particine. Alcune delle quali sono però degne di ricordo - soprattutto quella di Crazy Horse (Cavallo Pazzo) ne La storia del generale Custer e quella del messicano in Alba fatale - per cui la sua successiva promozione a parti di protagonista non costituì una sorpresa. Vinse due Oscar come miglior attore non protagonista, per Viva Zapata e per Brama di vivere - nel quale interpretava la parte di Gauguin accanto a Kirk Douglas in quella di Van Gogh - e diede la sua migliore interpretazione in Italia per Fellini impersonando il forzuto e prepotente Zampanò ne La strada. Tornato negli Stati Uniti, Quinn divenne un nome negli anni ’60; ma i personaggi rozzi e fanfaroni interpretati in film come Zorba il Greco non gli giovarono, imprigionandolo in un cliché di elementare forza vitale e di gusto della lotta per la lotta. Ma a volte, come nell’avvincente e sottovalutato Flep, indiano ribelle - in cui impersonava un indiano ubriacone, ma eroico - Quinn seppe ancora dimostrare che le sue risorse di attore non erano esaurite.

 

Dall’enciclopedia Microsoft Encarta:

 

Quinn, Anthony (Chihuahua, Messico 1915), attore statunitense di origine messicana. Figlio di un cameraman irlandese e di una rivoluzionaria messicana, dopo aver fatto diversi mestieri si dedicò alla carriera di attore. Esordì nel 1936 apparendo in due film di Cecil B. De Mille. Il successo arrivò negli anni Cinquanta grazie a Viva Zapata! (1952), film con il quale vinse l’Oscar come attore non protagonista. Attore molto istintivo, nelle sue prove migliori fu anche capace di recitare in modo attento e misurato. Interpretò oltre cento film, tra i quali si ricordano La strada di Federico Fellini (1954), dove recitava la parte di Zampanò, oppressore della dolce Gelsomina (Giulietta Masina), Ultima notte a Warlock (1959) e Zorba il Greco (1964). Anthony Quinn ha recitato anche in teatro (Becket e il suo re, 1960, accanto a Laurence Olivier) e in televisione. Tra le sue interpretazioni più recenti si ricordano Jungle fever (1991), diretto da Spike Lee e Il sindaco (1997).

 

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Virna Lisi

 

Virna Lisi

Dalla Grande Storia Illustrata del Cinema dell’Istituto Geografico De Agostini:

 

Pseudonimo di Virna Lisi Pieralisi, nata ad Ancona nel 1937, Virna Lisi per un lungo periodo è stata conosciuta soprattutto dal pubblico inglese e americano per le sue interpretazioni di personaggi vaporosamente sexy, come quello della bionda irresistibilmente affezionata a Jack Lemmon che appare in coppia con lui in Come uccidere vostra moglie. Le sue indubbie capacità sono state spesso offuscate dalla sua appariscente bellezza. In Europa ha interpretato una grande quantità di ruoli, incominciando da piccole parti secondarie, fino a diventare una stella negli anni ’60. La sua carriera ebbe inizio quando, a sedici anni, ancora studentessa, un produttore amico di famiglia le offrì una parte in un film. Dal 1953 in poi è apparsa in molti film italiani, in ruoli più spesso decorativi che drammatici, ma ciò nonostante si è dimostrata una brava attrice. Recentemente è tornata ad apparire spesso in fiction televisive.

 

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Hardy Krüger

 

Hardy Krüger

Dalla Grande Storia Illustrata del Cinema dell’Istituto Geografico De Agostini:

 

Pseudonimo di Eberhard Krüger, nato a Berlino nel 1928, membro della Gioventù hitleriana a 16 anni, Krüger fu fatto prigioniero dagli Americani a 17, nel 1945. Quando fu liberato, andò in tournée con la Compagnia di Stato in Amburgo e lavorò per la radio. La sua apparizione nel film Liana, la figlia della foresta rappresentò una svolta nella sua carriera e lo fece rapidamente diventare un attore popolare di livello internazionale. La Rank lo invitò in Gran Bretagna per girare Sfida agli Inglesi, in cui recitava la parte di un tedesco evaso da un campo di prigionia inglese, con risultati inaspettati. Interessanti, benché di contorno, anche le sue interpretazioni ne La tenda rossa e in Barry Lindon, di Stanley Kubrick. Grazie alla varietà dei suoi ruoli, riuscì a evitare di finire nel prevedibile cliché dell’ariano biondo, ingannevolmente dolce e privo di emozioni.

 

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Renato Rascel

 

Renato Rascel

Dalla Grande Storia Illustrata del Cinema dell’Istituto Geografico De Agostini:

 

Pseudonimo di Renato Ranucci, nato a Torino nel 1912. Figlio d’arte, comico di misurato estro, ottimo ballerino e cantante, Renato Rascel prese parte a spettacoli di varietà, anche televisivi, e a numerose commedie musicali di successo (Attanasio cavallo vanesio, Un paio d’ali, Alleluja, brava gente, ecc.) Fu anche un apprezzato compositore di canzoni (Arrivederci Roma, Romantica, Vogliamoci tanto bene.) Sul grande schermo dal 1942 (Pazzo d’amore) dopo il genere comico interpretò con successo anche personaggi drammatici ne Il cappotto, di Antonio Lattuada (1952) per il quale ricevette il Nastro d’argento della critica italiana, ne La passeggiata, del 1954, anch’esso tratto da Gogol e diretto dallo stesso Rascel, e in Policarpo, ufficiale di scrittura, di Mario Soldati.

 

Dall’enciclopedia Microsoft Encarta:

Rascel, Renato (Torino 1912 - Roma 1991), attore italiano. Iniziò la sua lunga carriera nell’avanspettacolo, esibendosi con svariate compagnie nelle quali poté esercitare la sua poliedricità di attore, ballerino, cantante, musicista e clown. Dal 1941 Renato Ranucci (questo il suo vero nome) formò con la moglie, Tina De Mola, una propria compagnia, ma i successi più pieni giunsero solo nel dopoguerra, quando trovò in Garinei e Giovannini gli autori ideali per i suoi spettacoli. A partire dal debutto di Attanasio cavallo vanesio (1952), la prima commedia musicale scritta per lui dai due autori, fu un susseguirsi di trionfi: Alvaro piuttosto corsaro (1953), Tobia la candida spia (1954), Un paio d’ali (1957), Enrico ’61 (1961) e Alleluja, brava gente (1970). Con il suo personaggio di sognatore mite e indifeso, dotato di una comicità assurda e stralunata, partecipò a numerosi varietà televisivi. I suoi film comici spesso riproposero senza molta originalità gli sketch teatrali. Per contro, si rivelò attore di efficaci capacità drammatiche, in grado di oscillare dai toni patetici e malinconici a quelli grotteschi, ne Il cappotto, per la regia di Alberto Lattuada (1952), ne La passeggiata (1953), diretto in prima persona, e in Policarpo, ufficiale di scrittura, di Mario Soldati (1959). Tra le sue ultime prove teatrali ci fu un’inusuale edizione di Finale di partita di Samuel Beckett (1986), nel quale tornava a calcare le scene insieme a Walter Chiari, nei ruoli rispettivamente di Clov e Hamm, con il quale aveva condiviso una prima e celebre esperienza nel 1966 in La strana coppia di Neil Simon. Fu anche autore di canzoni, tra cui la celeberrima Arrivederci Roma.

 

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Giancarlo Giannini

 

Giancarlo Giannini

Dall’enciclopedia Microsoft Encarta:

Giannini, Giancarlo (La Spezia 1942), attore e regista italiano. Diplomatosi all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, negli anni Sessanta lavorò in teatro con Beppe Menegatti (Sogno di una notte di mezza estate, di William Shakespeare), con Franco Zeffirelli (La lupa di Verga, 1965) e con Valerio Zurlini (L’avventura di un povero cristiano, da Silone), e in televisione (David Copperfield, 1965, da Dickens, di Anton Giulio Majano). Al cinema le prime affermazioni giunsero con Dramma della gelosia, tutti i particolari in cronaca (1969) di Ettore Scola, e con Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), Film d’amore e d’anarchia (1973), Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) e Pasqualino settebellezze (1976), nei quali mise il proprio talento istrionico al servizio del cinema spesso grottesco di Lina Wertmüller. Si rivelò inoltre attore sensibile e completo nel mélo de La prima notte di quiete (1972) di Zurlini, e nei ruoli di disperato macho in Paolo il caldo (1973) di Marco Vicario, e di superuomo dannunziano e criminale ne L’innocente (1976) di Luchino Visconti. Tra gli altri suoi film si ricordano Viaggio con Anita (1978) e Il male oscuro (1989) di Mario Monicelli, Mi manda Picone (1984) di Nanni Loy, Lo zio indegno (1989) di Franco Brusati, Giovanni Falcone (1993) di Giuseppe Ferrara, Come due coccodrilli (1994) di Giacomo Campiotti, Palermo-Milano solo andata (1995) di Claudio Fragasso, La cena (1998) di Scola, Milonga (1999) di Emidio Greco. Giannini è anche eccellente doppiatore di Gérard Depardieu (Danton, 1982 di Andrzej Wajda) e Al Pacino (Heat – La sfida, 1995 di Michael Mann), e nel 1986 ha diretto il film Ternosecco.

 

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Leopoldo Trieste

 

Leopoldo Trieste

Dalla Grande Storia Illustrata del Cinema dell’Istituto Geografico De Agostini:

 

Nato a Reggio Calabria nel 1917 e diplomatosi in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, si dedicò all’attività di autore teatrale scrivendo numerosi drammi e commedie, che ottennero un buon successo di critica e di pubblico, e collaborando come sceneggiatore con Germi, Vergano e Rossi. L’incontro con Fellini - che lo lanciò come attore nella parte del timido sposino protagonista de Lo sceicco bianco e in quella del fallito commediografo di provincia de I vitelloni - diede un’impronta decisiva alla sua carriera. Da allora si dedicò in prevalenza alla recitazione, disegnando personaggi sia drammatici che umoristici dotati, tutti, di un grande senso dell’ironia e del grottesco. Piccolo di statura, con capelli e baffetti neri, Leopoldo Trieste ha interpretato, come co-protagonista o in ruoli secondari, oltre cento film, e conferendo a tutti - nei limiti della sua parte, risvolti bizzarri ma con puntuali riferimenti realistici. Ha diretto, con poca fortuna di pubblico, anche due film, Città di notte e Il peccato degli anni verdi, e ha ottenuto il Nastro d’argento della critica italiana per la sua straordinaria interpretazione del modesto pittore "simpatizzante" (e non "esperto") di pastasciutte in Sedotta e abbandonata, di Pietro Germi.

 

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Luigi Vannucchi

 

Luigi Vannucchi

Dalla Grande Storia Illustrata del Cinema dell’Istituto Geografico De Agostini:

Nato a Caltanissetta nel 1930 e diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica nel 1952, esordì lo stesso anno in teatro con compagnie e spettacoli importanti. Intensa la sua attività televisiva, nelle commedie (Freud in Un mondo sconosciuto) e negli sceneggiati (un potente Don Rodrigo negli indimenticabili Promessi sposi diretti da Sandro Bolchi. Nel cinema dall’inizio degli anni ’60, apparve in film in costume (L’arcidiavolo, del 1966) e in produzioni internazionali come La tenda rossa (1969) di Kalatozov, e L’assassinio di Trotzkij (1972) di Joseph Losey. Tra le sue ultime prove, la notevole interpretazione di Cesare Pavese ne Il vizio assurdo e quella cinematografica di Alcide De Gasperi in Anno uno (1974) di Roberto Rossellini. Si suicidò nel 1978.

 

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Francesco Mulè

 

Francesco Mulè

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