Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Hortus Conclusus - Pois(s)on d’Avril
Silvia Gambini, Paula Caccavale (e molti altri artisti) a Subiaco dal 1° al 25 aprile 2015
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Hortus Conclusus
di Eclario Barone
Silvia Gambini è una costumista teatrale di Siena che da anni vive nella Valle dell’Aniene approfondendo le tecniche del disegno, dell’intreccio e della ceramica al tornio. La si può incontrare nelle campagne e nelle vie di Subiaco mentre porta a spasso, con ogni tempo, due grossi cani in interminabili camminate. Per il solstizio di primavera, il 21 marzo appunto, festa di san Benedetto, ha aperto al pubblico una sua mostra di ceramiche, dal titolo Hortus Conclusus - Ceramiche vive, nello Scriptorium Sublacense, sede di Subiaco dell’associazione l’Arca di Corrado.
Il titolo vuole sùbito svelare gli intenti dell’artista, che con le sue opere si propone innanzi tutto di predisporre dei contenitori per accogliere delle piante vive da tenere fuori o dentro casa: insomma, un orto rinchiuso di piante utili nobilitate dalla ceramica dipinta che, nella semplicità dell’operazione, riacquista la sua funzione di oggetto.
Le piante che Silvia Gambini ha scelto sono delle comuni erbe aromatiche: il timo, l’origano, la maggiorana, la melissa, la menta, il rosmarino, che nel contesto espositivo assurgono a puri simboli di una Natura prodiga, da millenni addomesticata dall’uomo (ma forse è meglio dire dalla donna), raccoglitore prima e poi contadino, e poi compilatore di erbari, estrattore di succhi e di essenze, e poi speziale e medico, in un percorso di ricerca mai concluso.
Silvia Gambini tiene a precisare che, per lei, la costruzione del vaso è da una parte una ricerca empirica di spessori adatti a proteggere al meglio le radici delle piante, per tenerle umide e riparate dagli sbalzi termici; mentre, dall’altra, la decorazione del manufatto si confronta con gli spazi della casa, e i colori tenui dai toni digradanti partecipano con le piante stesse a inserirsi senza forzature negli ambienti contribuendo a dare una sensazione di benessere.
La decorazione minuta delle ceramiche, poi, fatta di segni ritmici e modulari, quasi ipnotici, rammenta i grafismi dei tessuti popolari realizzati al telaio e, in questa epoca di villaggio globale, le spettacolari pitture murali delle donne del sud del Burkina Faso, che dipingono le loro case di fango utilizzando una tintura naturale ottenuta dalla bollitura dei baccelli dell’albero del carrubo, e così, impermeabilizzandole, le proteggono dalle piogge e al contempo le caratterizzano. Per loro, come per Silvia Gambini, l’arte non è fine a sé stessa ma è direttamente collegata alla funzionalità.
Sono presenti in mostra, con un particolare allestimento scenografico, oltre alle ceramiche vive di Silvia Gambini, degli omaggi d’artista da parte degli amici artisti: Carla Aprilini, Eclario Barone e Paula Caccavale, con disegni, stampe e libriccini originali sui temi dell’Erbario (naturalistico e fantastico) e della Primavera entrante.
Eclario Barone
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29. Silvia Gambini, di Birgitt Shola Starp |
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Dalla rivista Quid, numero 10 - 2015, p. 9
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