Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Ricordi Immaginari - Spiegare un Film a un Bambino
Matilda, 6 Mitica
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Un bimbo che si trova nella stessa situazione familiare ma non avendo quel carattere e i super-poteri,
cosa deve fare per salvarsi? (Beatrice, a.s. 2000-2001)
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Titolo: Matilda, 6 Mitica! Titolo originale: Matilda Regista: Danny De Vito (1944, vivente) Autore del romanzo: Roald Dahl (1916-1990) Paese di produzione: U.S.A. Anno di produzione: 1996 Attori principali: Mara Wilson (Matilda Wormwood), Danny De Vito (Harry Wormwood), Rhea Perlman (Zinnia Wormwood), Brian Levinson (Michael ‘Mikey’ Wormwood), Pam Ferris (Agata Trinciabue), Embeth Davidtz (Miss Jennifer Honey) Durata: 1h 38’
Il film
Matilda ha la sventura di essere nata nella famiglia Wormwood, che divide equamente i propri interessi fra il guadagnare il più possibile e disonestamente (compito del papà di Matilda, Harry), lo spender denaro nei modi più insensati (compito della mamma di Matilda, Zinnia) e il “divertirsi” con programmi televisivi in cui gente che non è capace, come i Wormwood, di imbrogliare il prossimo, accetta di farsi fare di tutto in cambio di qualche soldo (compito di Harry, di Zinnia e del loro figlio maggiore Mikey, che è un concentrato delle “qualità” dei genitori). Matilda, invece, è una bambina meravigliosa, geniale, straordinaria e dotata di incredibili poteri. Eppure, nonostante queste qualità, la sua terribile famiglia non la stima affatto e la tratta malissimo. Anzi: i genitori e il fratello si accorgono di lei solo per gridarle di non stare davanti al televisore e per cercare in tutti i modi di farla diventare come loro. Matilda, però, non si perde d’animo e, fin da piccolissima, si mette a cercare da sola, fuori di casa, ciò che la sua famiglia si è resa incapace di darle: cose belle e interessanti che soddisfino la sua immensa immaginazione e il suo immenso desiderio di sapere. E le trova sia in biblioteca, nei libri che legge avidamente sfidando l’ostilità paterna, sia (guarda caso) a scuola, dove, benché la medesima sfortuna che l’ha fatta nascere Wormwood la faccia capitare nell’Istituto diretto dall’orrenda signora Trinciabue, orco in abiti (non esattamente) femminili, Matilda incontra per la prima volta un adulto in grado di capirla e di aiutarla: la dolce (di nome e di fatto) miss Jennifer Honey. Riuscirà Matilda a rimanere diversa e migliore della ragazzina stupida, invidiosa, prepotente e disonesta che la sua famiglia vorrebbe che diventasse? E a ristabilire un po’ di giustizia nel facsimile di campo di concentramento per infanti creato dalla mostruosa Trinciabue? Dal romanzo del grande Roald Dahl, un film che descrive i bambini come realmente sono, finché riescono a rimanere sé stessi.
Lo scrittore
Il regista
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Il commento di Luigi Scialanca
I genitori di Matilda sono comici e fanno ridere, sì, ma solo se immaginiamo che Matilda riuscirà a tener loro testa e tutto finirà bene: altrimenti, il vuoto interiore, l’anaffettività, la cattiveria e l’insensatezza che Harry e Zinnia Wormwood coltivano con cura in sé stessi, e che han già trasmesso al maggiore dei loro due figli, ci parrebbero più adatti a una fiaba dell’orrore come Hänsel e Gretel.
Ci farebbe ridere sapere che Matilda, da grande, sarà come la madre? Ci fa ridere sapere che Mikey, da grande, sarà probabilmente come il padre? Proprio no.
Fuori dalle belle storie e dai bei film, il destino che attende gli sventurati figli dei tanti Wormwood di questo mondo (che esistono davvero, e che sono, al contempo, meno simpatici di loro ma più abili a sembrare, anche a sé stessi, brave e oneste persone) è spesso più simile a quello di Mikey che a quello di Matilda. E talora è anche peggiore, poiché è quello di diventare cattivi come Agata Trinciabue: che, a differenza dei Wormwood, non è simpatica nemmeno nella finzione, dato che si capisce benissimo che è uno dei tanti orchi che un po’ dovunque sfruttano, rovinano o mandano a morire in guerra i figli migliori dei tanti Wormwood: quei figli, come Matilda, che i tanti Wormwood semplicemente abbandonano.
Ecco perché a Roald Dahl non bastò che Matilda, grazie alla propria resistenza e al felice incontro con miss Honey, riuscisse a rimanere sé stessa, ma volle anche dotarla di superpoteri: perché potesse non solo vincere ma stravincere, assicurando alla giustizia i Wormwood e la Trinciabue, liberando (pacificamente) il mondo dalla loro presenza e risarcendo così lo scrittore e i lettori, almeno nella fantasia, della dolorosa consapevolezza di quale grosso guaio sia in realtà l’esser piccoli e inermi, e molto spesso indifesi, in un mondo in cui le Trinciabue e i Wormwood spadroneggiano.
I superpoteri di Matilda, in apparenza così irreali, segnano al contrario l’irruzione del mondo reale in una vicenda che altrimenti mentirebbe ai suoi giovanissimi lettori e spettatori proprio come i contachilometri truccati di Harry Wormwood ingannano i suoi clienti: se volete resistere agli stuoli di Wormwood e di Trinciabue che incontrerete nella vita, cari bambini ― dicono senza mezzi termini quei super-poteri ― se, soprattutto, non volete diventare stupidi e cattivi come loro, essere abbastanza in gamba non vi basterà: dovrete essere straordinariamente, quasi disumanamente in gamba, o non ce la farete.
Non solo: neanche essere immensamente in gamba servirà un granché, se non oserete avventurarvi voi stessi nella foresta, trovare la casetta di una “strega” (come le chiamano i Wormwood e le Trinciabue), scoprire che invece è una “fata buona” ed entrare, coraggiosamente, a chiederle di aiutarvi: senza “superpoteri” e senza “fatine” ― avvisa onestamente Roald Dahl i suoi piccoli lettori e spettatori ― non nel mondo delle fiabe ma proprio nel mondo reale è impossibile cavarsela. Ma prima, naturalmente, bisogna aver letto moltissime storie bellissime. Anzi: averle lette praticamente tutte. I superpoteri di Matilda vengono da lì, e anche miss Honey viene da lì: lì, nelle grandi storie, è la forza che non è violenza e sulla violenza trionfa, lì è l’esperienza che permette a Matilda di riconoscere miss Honey quando la incontra, lì è la bellezza che miss Honey vede e riconosce in Matilda fin dal primo giorno di scuola. Come la televisione riunisce i Wormwood e le Trinciabue mentre li gonfia di una vuota quanto grottesca presunzione d’aver visto e saputo e capito per aver troppo ripetuto e rimasticato piatte, offensive, umanamente miserabili riproduzioni della realtà, così le bellissime storie raccontate e lette fanno incontrare le Matilde e le miss Honey, le uniscono e le rendono invincibili per avere tanto sognato e immaginato e desiderato umanamente meravigliose reinvenzioni della realtà. |
(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media.
Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto... semplicistiche.
Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e non dimenticare di citarne l’autore!)
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