ScuolAnticoli

Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

La Terra vista da Anticoli Corrado

nell’agosto del 2016

 

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(Venerdì 2 settembre 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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“L’icosaedro! Uno dei solidi più ammirati dagli antichi Greci!... E dai virus, vedo!” esclama il matematico Marcus du Sautoy nel documentario Geometrie invisibili (supplemento del Corriere della sera di sabato 27 agosto 2016) constatando che anche il microrganismo ha venti facce.

“La matematica è il codice dell’Universo” soggiunge. “Del quale, grazie a essa, realizziamo descrizioni che sono forse le migliori possibili”.

Senza dubbio ha ragione. Ma è anche vero (sebbene non lo dica) che la matematica, da sola, pur illuminando nei minimi dettagli l’efficienza della Natura e fornendoci i mezzi per essere almeno altrettanto efficienti in tutto ciò che facciamo ― non distingue l’inorganico dall’organico. Né, tanto meno, il particolarissimo organico umano.

I matematici ammettono che la regolarità che trovano ovunque non ha un potere assoluto: “forze contrastanti”, dicono, fanno sì che niente, nell’Universo, si sottometta totalmente a essa. Le bolle di sapone, come i mondi, non sono mai sfere perfette. Le cellette di un alveare, benché il loro disegno esagonale consenta la massima economia di cera, non sono mai esagoni perfetti, così come non lo sono le rocce del Cammino del Gigante. La struttura di un albero è frattale, sì, ma non del tutto. Perfino gli effetti della gravità si complicano a tal punto, a mano a mano che si fanno più numerosi i corpi che insieme ne risentono, che non si è ancora riusciti a calcolarli con precisione.

Però, si affrettano a dire i matematici, ogni forza che contrasta la regolarità e l’efficienza della Natura ― per esempio quella del vento, che rende meno geometriche le chiome degli alberi ― è a sua volta descrivibile matematicamente. E dunque, via via che i computer saranno più potenti, verrà il giorno in cui perfino il processo per il quale il battito delle ali di una farfalla a New York provoca un uragano in Cina sarà calcolabile fino all’ultimo decimale.

Ma... e la forza contrastante umana?

Senza scomodare Jackson Pollock ― come fa Marcus de Sautoy nel documentario citato intervistando linventore di un dispositivo meccanico che “dipinge” come lui ― l’epocale crisi finanziaria in corso ha dimostrato perfino agli economisti che il comportamento umano non è prevedibile.

La forza contrastante della mente umana, cioè, mina la regolarità dell’Universo senza sottostare ad alcuna legge matematica. Se non, forse, alla “legge” per cui noi siamo irregolari per natura. Perfino quando proprio non vorremmo esserlo.

Non solo: poiché Dio non esiste ― poiché, appunto, siamo irregolari per natura ― lo è, per prima, la Natura stessa.

Malgrado ciò si continua ― proni al mito dell’efficienza, dell’ordine, e forse, anche se i matematici si guardano bene dall’esplicitarlo, soprattutto dal mito della volontà divina, che guarda caso ci viene descritta sempre più spesso da teologi e papi come assolutamente razionale ― a tentare di spiegare anche l’essere umano soltanto in termini matematici, e a rinchiuderlo di conseguenza, fin da bambino, in gabbie efficientistiche matematicamente calcolate per essere ancora più rigorose delle cellette di un alveare.

Si continua, cioè, a tentar di domare e neutralizzare l’unica forza davvero contrastante la disumanità dell’Universo: la mente umana.

Con quali esiti, se il tentativo, per assurdo, riuscisse?

È presto detto: sotto la tirannia assoluta della matematica indubbiamente sovrana della Natura, il mondo diverrebbe (per noi) inabitabile e l’Umanità si estinguerebbe. In un modo o nell’altro.

Sia chiaro: anche senza la matematica noi non potremmo sopravvivere né comprendere alcunché, questo è certo. Ma è un po’ come per l’aria che respiriamo: senza si muore, ma solo d’aria non si vive.

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(Giovedì 25 agosto 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Non è più con noi un grande uomo, buonissimo, saggio, affettuoso, simpatico, disponibile, che ha onorato Anticoli con la sua attività culturale e ha sempre diffuso intorno a sé un’aura di straordinaria umanità: Marco Occhigrossi.

 

Marco Occhigrossi: Alla ricerca del Tassobarbasso.

Marco Occhigrossi: Anticoli Corrado: personalità famose, famiglie, stemmi e curiosità storiche.

 

(Giovedì 25 agosto 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Omaggio alla Modella Anticolana

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Sinfonia fatale ― benché il titolo lo renda minaccioso fin dall’inizio ― è un film bellissimo, che consiglio a tutti gli Anticolani di vedere e perfino di rivedere. Non “solo” per i volti, gli scorci e i paesaggi del nostro paese qual era settant’anni fa, ma per i profondi significati, molto interessanti ancora oggi, che esso ci lascia intuire, e dei quali tra poco vi parlerò. E per la meravigliosa bellezza e la straordinaria bravura di Marina Berti, allora ventitreenne: una delle più grandi, ma purtroppo misconosciute, attrici italiane, la cui intensa interpretazione è la principale se non l’unica chiave per comprendere tali significati.

Quel che spiace, infatti, in questo film ― pur bellissimo, ripeto, e magnificamente diretto e interpretato, ragion per cui va dato atto alle case produttrici, la Cristaldi film e la Cecchi Gori home video, dell’ottima decisione di rieditarlo in dvd ― è proprio la caratterizzazione e la sorte del personaggio di Mirella, la bellissima, appassionata, intelligente modella anticolana interpretata appunto da Marina Berti.

Come mai la chiamo modella, anche se nel film non la si vede posare? Poiché, come le eccezionali ragazze anticolane che dalla metà dell’800 alla metà del ’900 furono le muse degli artisti che fecero del nostro piccolo paese un grande atelier di pittura e scultura, Mirella è la vera ispiratrice della sinfonia (fatale, sì, ma solo a lei) che rende famoso e ricco il giovane compositore americano, John, di cui sventuratamente si innamora fin dal loro primo incontro in Piazza delle Ville. E poiché anche Mirella, come le modelle di Anticoli, viene per questo punita con una condanna che per esse fu l’infamia e l’oblio, e per lei è la morte.

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Oppure:

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(Giovedì 25 agosto 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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1. L’Assemblea pubblica indetta dall’Amministrazione comunale per il 12 agosto 2016.

Venerdì 12 agosto 2016 la nuova Amministrazione comunale di Anticoli Corrado ha convocato un’Assemblea pubblica, la seconda (se non erro) in poco più di due mesi: un’iniziativa encomiabile, che corrisponde agli impegni presi, che soddisfa le richieste di partecipazione e trasparenza avanzate da gran parte della Cittadinanza, e che spero continui per tutto il quinquennio. Molto positivo, del resto, mi sembra anche lo stile di queste assemblee: non propagandistiche conferenze a senso unico degli amministratori, ma dibattiti alla pari tra essi e il pubblico.

Tanto più mi è dispiaciuto, quindi, constatare che il pubblico... non c’era: eravamo sì e no una decina, a far domande, ad ascoltare le risposte e a replicare. Come mai? Eppure gli argomenti in discussione, dei quali vi parlerò tra poco, non solo erano molto importanti di per sé, ma di grandissimo interesse anche per valutare l’effettivo orientamento dell’Amministrazione Meddi e la sua reale volontà e capacità di incidere positivamente sulla difficile (benché appassionante) realtà anticolana.

Ripeto, dunque: come mai non c’era (quasi) nessuno?

Io un’idea ce l’avrei: le Anticolane e gli Anticolani (non tutti, certo) non sono venuti perché temono (o alcuni, forse, sperano) che l’Amministrazione di Anticoli al Centro si “sbracherà” più o meno presto, non farà niente più delle precedenti, e ad Anticoli tutto resterà come prima. Alcuni perché un po’ disperati (il che sarebbe comprensibile, viste le pregresse delusioni). Altri perché disperanti, cioè per farci disperare tutti.

Spero che entrambi ― sia gli sfiduciati, sia quelli che tentano di spargere sfiducia ― saranno smentiti dai fatti. E, a giudicare da quel che ho sentito e udito ieri, penso che possano essere smentiti dai fatti.

Purché, però, gli amministratori non si lascino scoraggiare dalle difficoltà, dalle resistenze, da talune vere e proprie stupidità e da taluni veri e propri veleni, e non cadano nelle trappole che vengono loro tese più o meno astutamente, più o meno ignobilmente.

Un appunto va dunque rivolto, mi sembra, non solo alle cittadine e ai cittadini che ieri ― cadendo in trappola loro per primi ― non c’erano, ma anche alle amministratrici e agli amministratori che brillavano... per la loro assenza. Presenti, infatti, oltre al Sindaco, Vittorio Meddi, erano solo Francesco De Angelis, Daniele Misnoli e Barbara Speranza. E, per l’opposizione, Mara Falconi. E gli altri?

Attenti! La disaffezione (che è l’anticamera del fallimento) comincia sempre, come la puzza del pesce, dalla testa! Alcuni (spero non molti) dei cittadini che hanno disertato l’assemblea l’hanno fatto apposta per spingervi alla disaffezione: non cadeteci!

Sarebbe dunque opportuno, a mio parere, che le prossime volte, aprendo l’Assemblea, gli amministratori presenti ragguaglino sinteticamente il pubblico sulle “giustificazioni” (sicuramente valide) fornite dagli assenti.

 

2. La non abitabilità dei pianterreni in certe zone di Anticoli.

In certe parti di Anticoli ― soprattutto, se ho ben capito, in zona “Colli” ― da più di trent’anni il Piano regolatore non consente l’abitabilità dei pianterreni. Nonostante ciò, a quanto pare, essi sono (quasi) tutti abitatissimi (anche se i più “pudichi” dei contravventori li chiamano magazzini).

A questi signori l’Amministrazione, se volesse, potrebbe far passare grossi guai: non solo economici, anche penali! Ma essa, giustamente, non vuole: significherebbe, ha detto il Sindaco, volerli “ammazzare”. Sarebbe disumano, traduco io, e concordo. A questi signori, perciò, sarà dato tempo fino al 31 gennaio 2017 (come stabilisce e consente la legge sulla casa, che ha validità annuale e scade appunto in quella data) per modificare la destinazione delle loro proprietà. Soltanto se non lo facessero, potrebbero scattare le sanzioni. Che, ripeto, sarebbero molto pesanti.

Trovo molto condivisibile questa decisione: non “solo” perché porterà denaro alle esauste casse comunali (per altro con un vantaggio anche per i cittadini interessati, che vedrebbero incrementato il valore dei propri immobili, attualmente invendibili), ma soprattutto poiché mira a metter fine, una buona volta, all’oscena quanto annosa divisione degli Anticolani in “figli” e “figliastri”: “figli” per i quali le regole non valgono, o sono rese molto più elastiche, e “figliastri” per i quali invece sono severe, e senza sconti.

 

3. Loculi e tombe: “figli” e “figliastri” perfino davanti alla morte.

Ma dove la divisione tra le “Cenerentole”, “figliastre”, e le “sorellastre”, “figlie” rasenta l’incredibile è... davanti alla morte! Sì, avete letto bene, ad Anticoli Corrado la famosa “livella” di Totò non funziona: non siamo uguali nemmeno al Cimitero!

I “figli”, infatti, per la concessione della quota di terreno demaniale su cui (o in cui) giacciono le spoglie dei loro cari ― siano loculi o tombe ― non pagano. I “figliastri”, invece, pagano.

Anche su questo punto, l’Amministrazione Meddi ha deciso di riportare Anticoli Corrado in Italia, ristabilendo anche qui l’eguaglianza tra i cittadini sancita dalla Costituzione della Repubblica. Anche su questo punto, dunque, se alle buone intenzioni seguiranno i fatti, l’intollerabile divisione delle Anticolane e degli Anticolani in “figli” e “figliastri” finalmente avrà termine.

Lasciatemi dire che trovo questa divisione mostruosamente ingiusta. E chissà a quanti altri campi si estende, oltre ai due citati! Se l’Amministrazione di Anticoli al Centro riuscirà a ristabilire, in ogni campo, l’eguaglianza fra i cittadini, meriterà, io dico, di essere considerata molto più di sinistra di altre, sedicenti tali.

 

4. Il divieto di sosta in Piazza delle Ville e, più in generale, il rispetto delle regole.

Arriviamo, così, alla fondamentale questione del rispetto delle regole.

E anche qui, purtroppo, troviamo “figli” e “figliastri”.

L’Amministrazione Meddi, meritoriamente, ha deciso di pedonalizzare per tutto il mese di agosto gran parte di Piazza delle Ville. Non solo: come abbiamo appreso ieri, garantisce che in tempi relativamente brevi sarà reso agibile (e quindi “obbligabile”) il piano superiore del nuovo parcheggio, e che, a quel punto, sarà imposto un doveroso divieto di sosta anche in via Roma e accanto alla chiesa di San Pietro. Inoltre, valorosi giovani stanno gratuitamente impegnandosi come vigili ausiliari: non possono elevare contravvenzioni, è vero, ma segnalano le infrazioni a chi può farlo. E anche questo, oltre (e soprattutto) a valorizzare la bellezza incomparabile (e la potenziale ricchezza) di Piazza delle Ville, darà ossigeno alle casse comunali.

Ma, anche qui, purtroppo ci sono quelli che (credendosi più “figli” dei “figliastri”, o semplicemente per dispetto) nun ce vonno sta’.

Trascorrendo molte ore in piazza, posso infatti testimoniare che: 1. Le infrazioni sono continue, e talvolta smaccate; 2. Vengono commesse, purtroppo, anche da alcuni (sedicenti) “sostenitori” dell’attuale Amministrazione. Dimostrando, così, che lo “schieramento” di chi si crede più “figlio” dei “figliastri” è, purtroppo, trasversale.

Basta un’auto che varchi abusivamente la barriera, e si disponga a mo’ di “cacca” dove non deve, anche per pochi minuti, perché sùbito, a mo’ di “mosche” dalla “cacca” attratte, ne arrivino nugoli di altre. E così via, a non finire. Non solo: anche nei tratti in cui la sosta è consentita per mezzora, i “figli” credono che l’obbligo di mettere il disco orario riguardi solo i “figliastri”. E non solo: alcuni di quelli che varcano la barriera, spinti probabilmente dal senso di colpa che si legge sui loro volti imbarazzati o protervi, lo fanno correndo! E creando, così, addirittura un maggior pericolo rispetto a prima!

“Signori” “figli”, sappiate che noi “figliastri” ci siamo stufati! E siamo pronti, se continuate così, a tempestare di telefonate (e di numeri di targa) il Comune e i Carabinieri. Io, almeno, sono pronto.

Ma ritengo non meno doveroso ricordare all’Amministrazione Meddi (nel caso che non ne sia già consapevole) che l’ordinanza su Piazza delle Ville è stata il suo primo atto. E che su Piazza delle Ville, pertanto, essa si gioca la credibilità e la faccia. Poiché, se fallirà su questo punto ― che essa stessa ha reso cruciale, ripeto, facendone il proprio primo provvedimento ― molti penseranno che, a maggior ragione, fallirà anche su questioni ben più ardue.

Su Piazza delle Ville, l’Amministrazione Meddi si gioca tutto. Non perché Piazza delle Ville sia tutto, ma perché, ripeto, la sua fermezza su questo punto sarà la pietra di paragone della sua fermezza su tutto il resto. Si gioca tutto e se lo gioca adesso, in queste ore, in questi pochi giorni.

Su Piazza delle Ville, dunque, l’intransigenza (che in altri casi può essere contemperata dall’umanità) dev’essere assoluta. O è la fine, benché sia solo l’inizio. O l’antipasto sarà anche la frutta.

Detto ciò, tuttavia, va anche detto che, fuori da Piazza delle Ville, l’Amministrazione di Anticoli al Centro si sta giustamente muovendo con delicatezza, a piccoli passi.

Purché i passi continuino, va bene così.

Ma gli oppositori dell’Amministrazione (sia gli esterni ad Anticoli al Centro, dimenticando che essi o i loro sodali non hanno fatto un tubo quando potevano farlo, sia gli interni, anche se con la buona intenzione di “pungolare”) sulla questione delle regole fanno la voce grossa: “Il rispetto delle regole dev’essere totale, assoluto, dovunque, e da sùbito!!!” urlano.

A mio parere, almeno da parte dei critici esterni ad Anticoli al Centro, queste critiche “dure e pure” nascondono un tentativo più o meno consapevole di causare il fallimento dell’Amministrazione Meddi. Sembrano voler spingerla a essere più rigorosa e conseguente, ma in realtà cercano di spingerla verso un precipizio.

Mi spiego meglio con un esempio.

Immaginate di dover avvitare una vite. Quale attrezzo usereste? Ovviamente un giravite. Una vite, infatti, va girata. E, a ogni giro, entra di più e diventa più salda. Cosa pretenderebbero, invece, i “duri e puri”? “No!” gridano. “La vite deve entrare in un colpo solo! Ci vuole il martello! Una botta e via!”

Ma cosa accadrebbe se davvero prendessimo la vite a martellate? Fracasseremmo tutto. Forse ci faremmo male. Certamente falliremmo.

No, l’Amministrazione Meddi fa benissimo (esclusa, ripeto, Piazza delle Ville) a “girare la vite” (dell’educazione di certi Anticolani al rispetto delle regole) col giravite, anziché prenderla a martellate. Purché, però, continui a girarla, questa vite, ogni settimana, ogni mese, ogni anno. E sempre dalla parte giusta.

 

5. Quante facce ha l’Opposizione?

Come si sta comportando, a mio parere, l’Opposizione?

L’Opposizione, mi sembra, sta mostrando non due, ma addirittura tre facce!

A. Una faccia quando è a tu per tu con la Maggioranza: collaborativa, disponibilissima, gentilissima, vota addirittura a favore. A che scopo? Secondo me, per influire. Se è così, spero che non ci riescano.

B. Una seconda faccia quando, insieme a esponenti della Maggioranza, si trova davanti ai Cittadini: allora, come ho scritto al punto 4, l’Opposizione fa la “dura e pura”. A che scopo? Mostrare ai Cittadini presenti che essa sarebbe molto più rigorosa e conseguente della Maggioranza. (Anche se, chissà perché, non lo è stata affatto ― tranne nei confronti di alcuni ― nel quinquennio che grazie alle elettrici e agli elettori ci siamo lasciati alle spalle).

C. Una terza faccia quando, in assenza di esponenti della Maggioranza, si trova a tu per tu coi Cittadini in piazza o sui social: allora tutto e il contrario di tutto vanno bene, pur di dirne male.

Ognuna di queste facce, se fosse autentica, sarebbe ― anche se non condivisibile ― almeno degna di rispetto come ogni volto umano. Ma come fanno a essere autentiche, se sono tre?.

Ripeto: si tratta di mie opinioni e impressioni. E spero, per amore di Anticoli, che siano errate.

 

6. Dov’è LiberAnticoli?

Già, dov’è? Qualcuno l’ha vista?

Sulla questione del Cimitero, per esempio, prima delle elezioni, levarono giustamente alti lai. Ma ieri, all’Assemblea pubblica che discuteva fra l’altro proprio di ciò, nessun esponente della “terza lista” era presente.

Si tratta forse di una precisa “strategia”? Ma che strategia può essere, in tal caso, se non una di quelle che ho tratteggiato nelle righe precedenti?

O forse LiberAnticoli è già stanca? Già demotivata?

Se così fosse (e spero che non lo sia, perché sto parlando di donne e uomini che stimo) si rendono conto che ci si potrebbe domandare quanto sarebbe durato il loro impegno, se avessero vinto le elezioni, dinanzi all’enorme difficoltà di amministrare sul serio? E a parte tutto, anche se hanno avuto pochi voti, non pensano che dinanzi ai loro elettori (e, per certi versi, dinanzi all’intera Cittadinanza, che non può facilmente fare a meno della loro passione e intelligenza) si sono addossati una responsabilità che non potranno considerare esaurita prima del 2021?

Sono certo che lo pensino e se ne rendano conto. E che questa, perciò, sia solo una “pausa estiva”.

 

7. Due rispettose domande alle Forze dell’ordine.

Come tutti sanno, è legale, è giusto ― ed è anche ovvio ― che le Forze dell’ordine godano di un’ampia discrezionalità nel decidere quanto, quando e come agire. Sarebbe assurdo, oltre che offensivo, pretendere per esempio che stiano sempre in piazza a elevare contravvenzioni mentre, magari, da qualche altra parte si commettono crimini. Loro sanno cose che noi non sappiamo, e perciò fanno sicuramente bene a fare come fanno.

Tuttavia, poiché da Piazza delle Ville debbono comunque passare più volte al giorno, non ritengono che se una o due volte alla settimana sanzionassero chi la tratta come una piazza del Far West, l’educazione degli Anticolani alla legalità ― dinanzi ai bambini che in piazza vedono spesso contraddetto quel che viene loro insegnato a Scuola ― ne sarebbe non poco incoraggiata?

E non ritengono che, se così facessero, la malevola e disonesta voce di chi, sussurrando, li chiama, diciamo così, un po’ troppo “selettivi” nella scelta delle regole da imporre, sarebbe messa a tacere una volta per sempre?

Sono domande rispettose, ripeto, che rivolgo ― con intenzione collaborativa, com’è dovere prim’ancora che diritto di ogni cittadino ― a chi svolge quotidianamente un’opera così meritoria e ardua in difesa della nostra sicurezza.

 

Post scriptum

Qualcuno, ad Anticoli, negli ultimi tempi è “sbroccato” fino a ricorrere alla violenza per far valere il proprio punto di vista. Non entro nel merito delle ragioni e dei torti, poiché non li conosco bene: dico soltanto che la violenza non è mai giustificabile. Neanche in chi, magari, dopo il 6 giugno, è diventato molto nervoso. Concludo questo mio intervento, dunque, invitando costoro alla massima calma. E magari a curarsi.

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(Sabato 13 agosto 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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(Venerdì 5 agosto 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Confesso: sono un mostro! Ed ecco cosa ho fatto!

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Dacché ho ricordi di me e degli altri, ho sempre avuto una gran voglia di farli fuori. Specialmente in certi luoghi e situazioni. Ma non mi sono mai concesso questo piacere, e così, in un certo senso, per tutta la vita ho fatto fuori me stesso. Anche perché, vivendo solo, non potevo sfogarmi sui miei famigliari come fanno, in Italia, quasi tutti quelli come me.

Una voglia insoddisfatta è una lenta tortura che diventa sempre più dolorosa. E quanto più la tortura è dolorosa, tanto più la voglia cresce. Finché non si capisce che non si ha più scelta: o la si soddisfa, o si crepa. Io l’ho capito ieri, e così, per non crepare, ieri finalmente me la sono tolta: ho fatto fuori quattro persone! Quattro sconosciuti che non mi avevano fatto niente di male, mai visti prima di quel momento ― a proposito: erano le 18 in punto, e ieri era il 31 luglio 2016 ― ma che, nei pochi attimi in cui ho potuto studiarli prima di colpire, mi si sono rivelati come le migliori vittime che potessero capitarmi.

Le vittime ideali!

Adesso vi racconterò come li ho fatti fuori. Come, una buona volta, da aspirante mostro lo sono diventato a tutti gli effetti. Ma pazientate ancora un istante e concedetemi una breve premessa...

Questa è una confessione, sì, ma allo stesso tempo non lo è. Chi potrà mai dimostrare, infatti, che io non mi sia semplicemente ispirato al delitto (anzi: ai quattro delitti!) per trarne un racconto fantastico? Testimoni? Ho avuto fortuna: non ce ne sono stati. Telecamere? Nossignori: un’accurata perlustrazione preliminare mi ha reso certo che non ce n’erano, e a ogni buon conto ho corretto alcuni numeri e lettere della targa della mia auto.

Ma veniamo al fatto.

Per il mio crimine ho scelto un piccolo parcheggio pubblico nelle vicinanze di una spiaggia affollatissima: il luogo ideale, mi son detto, con vetture che vanno e vengono alla vana ricerca di un posto. Che io ho trovato, invece: ero già lì alle sei del mattino!

L'attesa è stata dura, come potete immaginare. Sudavo freddo, e non per il caldo torrido! Ma non me ne importava, e ho aspettato, immobile come un ragno al centro della tela (con la differenza, credo, che i ragni non sudano freddo) che le mie vittime, inconsapevoli desser tali, venissero a cacciarsi in trappola da sole.

Alle otto, il parcheggio era pieno. E da quel momento ― placatasi improvvisamente in me la frenesia di tutta la mia vita, freddo e lucido come il più disumano dei serial killer ― ho osservato con spietata attenzione gli sventurati ritardatari che a uno a uno facevano inutilmente il giro del parcheggio: avrei fatto fuori uno di loro, forse più di uno! E sarebbe stato, non avevo dubbi, un delitto perfetto.

La fortuna dei principianti esiste: ben quattro, uno dopo laltro, e nelle condizioni ideali perché li facessi fuori impunemente! Come se lo volessero anche loro, e addirittura si fossero dati appuntamento! Soli in macchina ― forse, prima di cercare parcheggio, avevano lasciato le rispettive famiglie ai cancelli dello stabilimento ― cosicché, come vi dicevo, non ho dovuto nemmeno preoccuparmi d’esser visto.

Con poche, magistrali pennellate vi darò un’idea delle mie quattro vittime. Un ciccione di neanche quarant’anni su un enorme suv nero simile a un carro funebre (hahaha!!!), occhi porcini, ciuffi di pelo fuori dal colletto, orologione d’oro, e un’intera galleria di contrassegni falsi sul parabrezza: il tipo capace di rubare il posto a un invalido, o impedire il transito a un’ambulanza. Un prete semi-calvo, segaligno, intabarrato nero a dispetto dell’afa, sguardo sfuggente, crocifisso a penzoloni dallo specchietto retrovisore e pisello sudicio a penzoloni sotto la tonaca: il vero tipo del pedofilo. Un giovinastro iperpalestrato coperto di grotteschi tatuaggi fin dal collo (figuriamoci il resto!), occhi vuoti come loculi sgombri e zampacce dalle nocche sbucciate: il vero tipo del picchiatore di donne. Un bolso sessantenne dai capelli improbabilmente castani, gozzo da iperbevitore di birra, camicia verde e adesivo LItalia agli Italiani sul vetro posteriore: il vero tipo del razzista fanatico.

Potevo augurarmi di meglio? Non che se fossero stati meno ripugnanti mi sarei sentito in colpa: un mostro non sa nemmeno cosa significhi. Ma facendo fuori individui di quella risma mi son sentito addirittura un eroe, un benefattore dell’Umanità!

Il piacere più sopraffino, però, non è venuto dall’atto in sé, come mi aspettavo, ma dal senso di onnipotenza che ho provato prima di commetterlo, pensando, per ognuno di essi, che avrei anche potuto graziarlo. Nei pochi secondi in cui potevo ancora decidere se colpire o no, be’, ero come Dio: detenevo un potere assoluto! Anzi: a Dio ero perfino superiore. Poiché Dio (nel quale non credo, intendiamoci), se come dicono è infinitamente buono, ogni volta che condanna ne soffre. Mentre io godevo!

Vi domanderete come mai, alla fine, benché la situazione fosse così favorevole, le mie vittime siano state solo quattro. Come mai non abbia continuato a colpire, a colpire, a colpire. Ma vi ho già risposto: da buon onnipotente, il quinto l'ho graziato!

La quinta, in realtà: una bellissima, dolce ragazza che guidava con grande perizia e, allo stesso tempo, con elegante timidezza. Così bella e brava, in effetti, che anche la sua auto aveva un che di femminile (potete crederci o no, non me ne può fregare di meno) nel suo modo di muoversi attraverso il parcheggio. Come potevo far fuori anche lei?! Ho sentito, a un tratto, che meritava la grazia. E così me ne sono andato senza colpirla: pochi secondi prima che oltrepassasse la mia fatale postazione, ho ingranato la retromarcia e le ho lasciato il posto.

Con quale riconoscenza mi ha guardato! Ah, se sapesse di aver sorriso al mostro che aveva appena fatto fuori da quel posto, per donarlo a lei, ben quattro persone!

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(Lunedì 1° agosto 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

 

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