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Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

In Acqua!

 

di Elisa Cara e Federica Splendori

 

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Elisa e Federica in una scena del film Arriva l'Ispettore!, realizzato anch’esso durante l’anno scolastico 1994 - 1995.

 

La nostra Scuola nel sito di Green Cross Italia

Un caro amico ci ha segnalato che nel sito di Green Cross Italia la nostra gloriosa scuola*, e in particolare la sede staccata di Anticoli Corrado, è tuttora menzionata per il premio di tre milioni di lire da essa vinto nell’anno scolastico 1994 - 1995 col racconto “In acqua”.

Premio che l’amministrazione comunale di allora (a cui esso fu destinato) utilizzò per la realizzazione di un “sentiero-natura” sui monti Ruffi. Ebbene: quel racconto, scritto da due nostre carissime alunne, Elisa Cara e Federica Splendori, della Classe 1993 - 1996,

che in quell’anno frequentavano con ottimi risultati la seconda media, è ancora in nostro possesso, e siamo lieti (e grati al nostro amico che ce lo ha rammentato) di riproporlo a distanza di quasi 15 anni ai visitatori di ScuolAnticoli: a nostro parere è ancora valido, oltre che spassoso, anche se le aggressioni all’ambiente dei nemici dell’Umanità si sono nel frattempo così aggravate e intensificate da far probabilmente apparire fin troppo “buonista” il suo rassicurante finale. A riscriverlo oggi (e se lo riscrivessimo noi, non due gentili fanciulle) non ci lasceremmo certo sfuggire l’occasione di infliggere al bieco

“signor” Osvaldo Spaccalacqua qualche meritatissimo annetto di galera...

 

* Col suo vero nome di Celestino Rosatelli, non con l’epiteto spersonalizzante e beffardo

di Istituto Comprensivo, appioppatole dai “riformatori” di Destra e di finta “sinistra”,

che nessuno dei nostri presidi ha ancora avuto il coraggio di cancellare.

 

In Acqua!

 

"In Acqua"

 

di Elisa Cara e Federica Splendori

 

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Nella città di Pesciolandia, gli uomini e i pesci, che vivevano in grande quantità nelle sue acque, erano molto amici. E i bambini, di cui Pesciolandia era ricca quasi quanto di pesci, dopo la scuola passavano la maggior parte del loro tempo libero a divertirsi con loro organizzando meravigliosi giochi acquatici.

 

Questa città era molto affollata anche di signore e signorine, che però amavano avere come amico, piuttosto che un pesce, un grazioso e petulante cagnolino dai denti puliti. Dai denti molto puliti...anzi: brillanti! Il maggior cruccio di queste signore ― le mamme e le sorelle dei bambini di cui sopra, giovani donne peraltro simpaticissime ― era dunque quello di non riuscire a procurarsi degli affidabili spazzolini da denti per cani. A parte questo piccolo problema, tutto era tranquillo a Pesciolandia, e le vite dei ragazzi scorrevano felicemente. Il mare pullulava di pesci, il fiume pullulava di pesci, i laghetti artificiali che adornavano parchi e giardini pullulavano di pesci, le fontane pubbliche pullulavano di pesci! E tutti questi pesci, aggraziati e multicolori, flessuosi e scintillanti, gentilmente nuotavano a fior d’acqua per permettere ai ragazzini di accarezzarli sul dorso e ai vecchietti di svuotare su di loro buste e bustine di succulente briciole. Non solo: si esibivano in acrobatici balzi per liberare l’atmosfera cittadina da mosche petulanti e tormentose zanzare, si lasciavano agganciare a eleganti barchette di petali caduti (spontaneamente) dai fiori, gareggiavano tra loro per divertire i bambini e suscitare nei loro papà il brivido di qualche piccola, innocente scommessa. Addirittura, i più grossi e intraprendenti si prestavano a recuperare dal fondo degli specchi d’acqua piccoli oggetti che vi fossero incidentalmente caduti. L’unica cosa che non potevano fare era conversare, ma si sarebbe detto ― a guardarli bene ― che ne provassero un certo dispiacere e si sforzassero continuamente di riuscirvi!

 

Un triste giorno, però, i primi che uscirono di casa per andare al lavoro scorsero sulla superficie del mare una bruttissima macchia nera. Ben presto, tutti ne furono informati e, abbandonate le loro consuete occupazioni, si riversarono sgomenti sulla spiaggia a contemplare e commentare quello sconcertante fenomeno. Le autorità cittadine, prese dal panico, non riuscivano né a capire quel che stava succedendo né ad escogitare una qualsiasi soluzione. Furono allora interpellati i più grandi ittiologi e i più celebri idrologi della città; e costoro, dopo lunghe e appassionate discussioni, giunsero alla conclusione che nei paraggi doveva essere stata impiantata una fabbrica di spazzolini da denti per cani, che scaricava abusivamente tutti i suoi rifiuti nelle acque del mare.

 

Fu l’inizio della catastrofe. I pesci più smaliziati si allontanavano in cerca di acque più limpide; mentre altri, più ingenui o forse più affezionati a quella gente, cercavano scampo nel fiume, ne risalivano faticosamente la corrente, ma ben presto, nauseati dal sapore dolciastro di quell’acqua, stremati dalla fatica e raggiunti dai liquami, cominciavano a soffrire e, purtroppo, a morire. Perfino nei laghetti artificiali e nelle fontane ornamentali, i cui abitatori, benché al riparo da ogni pericolo, dovevano esser venuti in qualche modo a sapere quel che stava accadendo ai loro cugini più sfortunati, si stava diffondendo una malinconica apatia. I bambini ne soffrivano più di tutti, e ai loro genitori dispiaceva moltissimo vederli in quello stato. Perfino le signore e signorine, che avevano sempre preferito ai pesci i propri scodinzolanti cagnolini, erano ora in angustie e si sentivano un po’ in colpa, al pensiero che in un certo qual modo erano state loro ad attrarre sulla sventurata città di Pesciolandia quella catastrofe. Ma, d’altra parte, avrebbero forse potuto abbandonare all’avanzata della carie le splendenti dentature dei loro pelosi protetti? Non se ne parlava neppure! E continuarono ad acquistare spazzolini da denti per cani!

 

Pesciolandia venne colpita da un’immensa tristezza. Non c’era più neppure un pizzico di allegria; e alla fine alcuni Pesciolandiesi, tra i più sensibili e coraggiosi, presero l’iniziativa di andare a parlare con il proprietario della fabbrica: il signor Osvaldo Spaccalacqua. Ma questi era una persona molto testarda. Rispose:

 

Io ho dato lavoro a tante persone, e in tal modo faccio il bene, oltre che mio personale, della città e della Patria. E voi mi venite a dire che dovrei chiudere la fabbrica, o rovinarmi acquistando costosissime apparecchiature per la depurazione e il riciclaggio? O che cosa, eh? O che cosa?

 

Cercarono di spiegargli che, continuando a gettare rifiuti in mare, avrebbe distrutto completamente la fauna e la flora acquatiche, e che un simile danno sarebbe stato infinitamente superiore a qualsiasi vantaggio. Lo minacciarono di rivolgersi a tutte le Autorità possibili e immaginabili. Alcuni, addirittura, fecero il gesto di rimboccarsi le maniche. Non ci fu nulla da fare. Il signor Osvaldo Spaccalacqua era molto muscoloso, molto testardo, molto sicuro di aver sempre ragione e molto ricco. E aveva molti amici in alto loco. Perciò, non volle dar loro ascolto.

 

Ma, dopo qualche settimana, non furono più soltanto i pesci ad avere gravi problemi: la vegetazione cominciò a rinsecchire e ad accartocciarsi, gli alberi presero a ripiegarsi su sé stessi, si videro in giro cagnolini verdi, che perdevano i denti ogni volta che aprivano bocca per guaire o uggiolare, i cavalli smisero di nitrire e cominciarono a miagolare, i neonati minacciarono (per posta) di venire al mondo a forma di disperate bottiglie vuote... e molte altre strane e brutte cose accaddero, che adesso non stiamo qui ad elencarvi per carità di patria. Ed ecco che, come per magia, da un giorno all’altro i prodotti della fabbrica del signor Spaccalacqua si trovarono a non avere quasi più mercato, poiché i cagnolini non avevano quasi più denti e le gentili signore e signorine di Pesciolandia non avevano quasi più voglia di occuparsene. L’industriale rischiava la bancarotta, la sua fabbrica la chiusura, i suoi operai il licenziamento e la disoccupazione. E tutto per un po’ d’acqua sporca!

 

Allora fu proprio lui, il duro Spaccalacqua, a dover presentarsi, il capo cosparso di cenere, dinanzi ai cittadini di Pesciolandia riuniti in assemblea nella piazza principale della città. Dovette chieder loro perdono, e supplicarli di dirgli che cosa doveva fare, per rimediare a tutti i danni che aveva provocato. Affermò di essere disposto a qualunque sacrificio, perfino a quello di riconvertire la sua industria in una fabbrica di spazzolini per scaglie (di pesce). Ma non dovette arrivare a tanto. I Pesciolandiesi pretesero solo che installasse un depuratore; che usasse da quel momento in poi solo materiali biodegradabili; che riciclasse tutto il riciclabile e affidasse i rifiuti non riutilizzabili, perché fossero smaltiti, a ditte di provata affidabilità; che pagasse tutti i danni e asciugasse con appositi fazzoletti tutti gli occhi umidi di pianto dei Pesciolandiesi sensibili, rattristati da ciò che era avvenuto; che ripristinasse, a proprie spese, tutto il ripristinabile; e infine che la smettesse di tentare di nascondere la propria calvizie con ridicoli riporti.

 

Spaccalacqua non si fece pregare. E così, dopo qualche tempo, la città di Pesciolandia fu di nuovo bella, serena e felice come un tempo. Le sue acque - dolci o salate che fossero - furono di nuovo limpide e ricche di pesci. Anzi: poiché i resoconti di quel che era accaduto apparvero sulle prime pagine di tutti i quotidiani del mondo, Pesciolandia divenne un centro turistico famosissimo. E il signor Spaccalacqua, trasformatosi in un ambientalista convinto e severo, aprì alberghi, ristoranti e ogni sorta di attrazioni turistiche (tutte rispettose della natura), diede lavoro a moltitudini di persone e si arricchì come non mai.

 

E i cagnolini?

 

Alimentati in modo più naturale, ebbero denti puliti e splendidi senza bisogno di spazzolino!

 

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