ScuolAnticoli

Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

La Solidarietà di ScuolAnticoli

alla professoressa Anna D’Incalci

La professoressa Anna D’Incalci introduce il concerto del maestro Alessandro Panatteri (alle sue spalle)

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Lettera a una Signora

 

di Luigi Scialanca

 

 

Ti scrivo, carissima Anna, per dirti innanzi tutto che ieriquando per la prima volta ho saputo da Anna Rita Tola, la cui lettera a ScuolAnticoli accludo a questa mia, delle vili aggressioni che da più di un anno ti offendonomi son sentito a te vicino non più soltanto come un amico, ma come un figlio alla madre. E che come di un figlio, d’ora in poi, ti prego di disporre anche di me come vorrai e riterrai necessario per difenderti ed esserti vicino insieme a tutte gli uomini, le donne, i bambini, di Anticoli e di molti altri luoghi, che nel tempo hanno avuto il privilegio di conoscerti e volerti bene e la fortuna d’aver cuore e mente quanto basta a comprendere quale prilvilegio esso sia.

 

Ma ti scrivo, carissima Anna, anche per confessarti che ieri, quando ho saputo di questi attentati e ne ho sentito anche su di me la violenza e la stupidità, la mia immagine di Anticoli Corrado ha ricevuto un durissimo colpo. Il peggiore, dall’indimenticabile giorno del 1986 in cui per la prima volta fui qui.

 

In questo paese, mi son dettoin questo paese che amo e nel quale per amore sto cercando una casa in cui trascorrere il resto della mia vitaci son dunque uomini e donne, nascosti fra gli altri, che per anni e anni hanno in segreto mostruosamente torturato i propri figli fino a renderli così abietti, così deformi nella mente e nel cuore, da poter compiere azioni come queste?

 

Ciò non vuol dire ch’io sia persuaso che questi terroristiterroristi, sì: non c’è altro termine per definirli ― siano ragazzi. Credo, invece, che si tratti di persone adulte. Non per un ingenuo sentimentalismo, ma perché ritengo che le persecuzioni come quella che tu stai subendo abbiano sempre dei mandanti, ancor più vili dei sicari, che per la loro viltà da limacce si guardano bene dall’esporsi. E quale mandante sarebbe così stupido dal commissionare un delitto a chi per la giovane età facilmente può essere indotto a tradirlo? Però, chiunque siano i mandanti e gli esecutori e quale che ne sia l’età, quel ch’è certo è che tutti furono bambini incapaci di far male, un tempo. E se oggi, ragazzi o adulti che siano, possono invece ingiuriare e aggredire, senza il minimo dubbio vi fu qualcuno che a partir da quel tempo fece loro di tutto e infine è riuscito a ridurli così.

 

È proprio vero, dunque? La nostra immagine di Anticoli non può più essere e non sarà più la stessa? In questo paese che amiamo, e nel quale per amore desideriamo vivere e lavorare, vi sono stati e vi sono uomini e donne, nascosti fra gli altri, che per anni hanno in segreto mostruosamente torturato i figlioli fino a renderli così abietti, così deformi nella mente e nel cuore?

 

Vi sono stati e vi sono, sì. Aggressioni come queste ci costringono a riconoscere che vi è ad Anticoli anche gente brutta, ch’è umana ― non dimentichiamolo mai! ― come la gente bella che amiamo e ci ama, ma che ha fatto e fa scempio dei propri bambini fin dal giorno in cui li ha messi al mondo (così come altri fecero scempio di essa quando anch’essa fu figlia) e che al momento in cui suo malgrado è costretta a mandarli a scuola ce li consegna talvolta già così distrutti che tutti i nostri sforzi non valgono ― anche per nostre carenze che con dolore vediamo e sentiamo ― a render loro quel che loro fu tolto.

 

Ma non son certo quei poveri ragazzi i vigliacchi che ti hanno offeso, carissima Anna, e che con te hanno offeso anche me e tutti quelli che ti vogliono bene perché vogliono il bene. Non sono essi, io credo, neanche se invece sono proprio essi. Poiché i poveri ragazzi che a scuola talvolta abbiamo avuto, e cui non sempre siamo riusciti a restituire quel che a loro dai loro fu tolto, per il momento non sono che le creature (i figli, i nipoti, i pronipoti, e in qualche caso, ahimé, anche gli allievi) della gentaglia che disonora Anticoli e ogni altro paese delirando e agendo come se non appartenesse al genere umano. Poiché quei ragazzi sono in realtà gli squallidi personaggi immaginari, a cui essi non seppero ribellarsi, che adulti dalla fantasia malata hanno imposto loro a forza d’indifferenza, disprezzo e violenza.

 

E questo, carissima Anna ― per quanto vero e orribile sia ― non deve indurci ad alterare la nostra immagine di Anticoli come io stesso stavo per fare. Poiché Anticoli sei tu, e con te gli uomini e donne e bambini che ti vogliono bene, e non la gente che prim’ancora di offendere te ha deturpato i suoi stessi figli, e l’immagine che abbiamo di Anticoli è l’immagine che abbiamo di te e di noi stessi. Io, anche questa volta, ho salvato così il mio amore per questo paese. E spero che anche tu, malgrado tutto, vorrai salvarlo. Anche e soprattutto tu, carissima Anna. Poiché Anticoli (e noi che Anticoli amiamo) abbiamo bisogno che tu continui ad amarci, per continuare a resistere. Per non abbandonarla, questa Anticoli ch’è assai più tua (e nostra) che loro, e con Anticoli per non abbandonare la nostra immaginazione, e con la nostra immaginazione il mondo intero, all’arbìtrio perverso e insensato di chi odia fin le proprie creature.

 

Ad Anna D’Incalci, con tutto l’affetto, la stima e la riconoscenza di

 

Luigi Scialanca

 

 

P.s.: ed ecco la lettera di Anna Rita...

 

“Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare. In casi del genere non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri. Se un individuo ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento, troverà la strada aperta.” (Alexis de Tocqueville). Questo pensiero è stato portato alla nostra conoscenza dall’amata professoressa Anna D’Incalci, a cui noi tutti, e in particolare il paese di Anticoli, dobbiamo esser grati per tutto ciò che disinteressatamente ci ha donato in termini di cultura, di tolleranza, di affetto. Qualità che invece irritano quelli che di fronte a ciò che non comprendono, o che li obbliga a pensare, reagiscono rabbiosamente soprattutto nei confronti di chi è inerme. E Anna, nella sua infinità bontà, è inerme. Per questo, da più di un anno, la sua automobile è oggetto di continui atti vandalici: danni alla carrozzeria, specchietti rubati, fanalini rotti... Fino all’ultimo spregevole atto, compiuto martedi notte: lo squarcio delle gomme e altri danni alla carrozzeria. Che cosa c’è nella mente dei beoti che durante la notte credono di “esistere” compiendo simili azioni? Per questo, oltre a essere indignata e solidale con Anna, penso che ci sia bisogno nella scuola di Anticoli di una riflessione tra i ragazzi, e anche di una presa di posizione. Così come credo ineludibile che il Sindaco, Vittorio Meddi, che ben sa quanto la professoressa D’Incalci ha dato ad Anticoli, prenda una posizione pubblica di riprovazione e solidarietà per quanto sta accadendo nel bel paese degli artisti e delle modelle. Con affetto e tristezza, Anna Rita Tola.

Lettera a un topo di fogna

 

di Luigi Scialanca

 

 

Ti scrivo, topo di fogna, per dirti innanzi tutto che tu non sei un topo di fogna.

 

Hai creduto e immagini di esserlo, e fantastichi e pensi e agisci come se lo fossi. Ma non lo sei. Un essere umano non può trasformarsi in un topo di fogna. È una legge di natura. Hai mai veduto un topo di fogna trasformarsi in un essere umano? Allo stesso modo, non vedrai mai un essere umano trasformarsi in un topo di fogna. Neanche uno come te.

 

Lo so, tu esci di casa di notte come se la tua non fosse una casa, ma la tana di un topo di fogna. Tu strisci fino alla bella casa di un essere umano come teche però tutti quanti hanno amato e amano mentre tu fosti sempre odiato e disprezzato e violentatoe strisci fin là come se quella non fosse la bella casa di un essere umano bellissimo e buono, ma un’altra tana come la tua. Tu lo aggredisci, quell’essere umano, gli fai del male, avveleni coi tuoi morsi qualche istante della sua esistenza così tanto più bella della tua e per te incomprensibile, e torni alla tua casa come se fosse una tana, non una casa. Stramazzi sul letto come se fosse letame, anziché materasso e lenzuola, e sogni i miserabili orrori che sogni ogni notte e che invano dimentichi sempre. Per poi destarti a vivere un altro giorno da topo di fogna che brama il buio, senza mai un vero risveglio finché il buio non viene e ti svegli davvero ed esci di casa per entrare in esso come se non uscissi da una casa, ma dalla tana di un topo di fogna.

 

Tu fantastichi, pensi ed agisci come un topo di fogna, in effetti. Al punto che in questo momento, mentre leggi queste righe con occhietti e cervelluzzo ormai somiglianti a quelli di un topo di fogna, tu quasi ti offendi per questa mia pretesa che invece no, tu non sia un topo di fogna. E allora cosa sono? ti domanderesti, se chissà da quanto non avessi perduto il pensiero come se fossi davvero un essere che pensiero non ha. Cosa sono mai, se un topo di fogna non sono? Son forse niente, allora? O devo forse pensare ― con indicibile orrore ― di essere un essere umano che ha speso la sua umanità per far di sé stesso immagine e somiglianza di un topo di fogna? Questo ti domanderesti, se non avessi speso fantasia e pensiero per far di te stesso immagine e somiglianza di un essere senza fantasia né pensiero. Ma domandartelo non sai, come se un topo di fogna davvero tu fossi. E allora son io che per te domando e rispondo.

 

Tu fosti un bimbo come tutti gli altri, un tempo, e non un minuscolo ratto nel nero duna tana senza colori. Fosti un bimbo come tutti, un piccolo umano bellissimo e buono come ogni altro che nasca da donna. Ma fin dal primo giorno fosti odiato da quelli che di sé stessi avevan fatto immagini e somiglianze di topi di fogna. Fin dal primo giorno, proprio così ― per quanto possa sembrarti incredibile, me ne rendo conto, oggi che anche tu assomigli così tanto a un topo di fogna che quelli che tali si fecero prima di te non ti disconoscono e non ti odiano più ― e non solo fosti odiato, ma anche disprezzato e maltrattato ogni giorno, fin dal primo giorno. Perché? Ma perché tu eri un piccolo umano bellissimo e buono fra esseri umani che immaginavano e agivano come topi di fogna. Così come oggi vi son esseri umani che tu odi perché non sai più di essere umano e ti credi un topo di fogna che gli esseri umani non può non odiare.

 

Odiato e disprezzato e maltrattato, e la tua umana dolcezza ferita da urla e sberleffi, e il tuo desiderio d’amorevole fantasia respinto a ceffoni sulle labbra, e la tua bellezza sbertucciata con gesti da scimmie, e il tuo sentire cauterizzato a forza di menzogne, e la tua intelligenza lasciata languire e morire senza ascolto né risposta finché non ne rimase che una larva d’astuzia dal muso di topo. E tu cercasti di resistere ― anche se non volevi resistere perché volevi solo che ti accettassero come topo di fogna tra i topi di fogna affinchè la tortura finisse ― cercasti di resistere perché è la Natura che vuole così, perché un essere umano è un essere umano e non gli è facile, o meschino, far di sé stesso in qualche anno immagine e somiglianza di un topo di fogna. Cercasti di resistere e restare umano benché non volessi, ma cercando al contempo di non resistere per di far di te stesso ciò che loro volevano. E alla fine essi vinsero e anche tu vincesti, contro di te che essi volevano perdere umano e ritrovare topo, e un orribile giorno ti ritrovasti a immaginare e pensare ed agire come un topo di fogna benché non lo fossi. E orribilmente ne fosti contento, o piuttosto ne traesti il sollievo del torturato al perdere i sensi, perché come topo di fogna finalmente esistevi ed eri qualcosa, per loro, invece che il nulla che prima eri stato come essere umano.

 

Solo che i topi di fogna azzannano gli altri topi di fogna, quando essi si comportano come tali anche con loro. E così anche tu fosti azzannato, quando agivi come un topo di fogna con quelli che come tali avevano agito con te fino a renderti come loro. E tuttavia fu diverso da prima, non fu più una tortura, tanto che nel buio tu scopristi d’esser contento ― o piuttosto sollevato ― ogni volta che ti azzannavano per aver agito come un topo di fogna anche con loro, anziché solo con gli esseri umani. Fosti contento, sì ― o piuttosto sollevato ― perché non c’era più disprezzo né disconoscimento, nel loro azzannarti, ma al contrario un riconoscerti come simile tra i simili che ti faceva sentire sempre di più il topo di fogna che ormai volevi essere per poter essere qualcosa almeno così, se non potevi esserlo come essere umano.

 

Ecco, topo di fogna, perché io ti scrivo: per dirti e ripeterti che tu non sei un topo di fogna, anche se fantastichi e pensi ed agisci come se lo fossi. E che perciò, per il tuo stesso bene ― per quel tanto o poco di umana felicità che ancora puoi ottenere a dispetto di chi fece di tutto per farti non umano ― tu devi smettere di fantasticare e pensare e agire come un topo di fogna, smettere di aggredire e mordere e avvelenare gli esseri umani come fanno i topi di fogna. Sei ancora un essere umano, tu ― sì, perfino tu! ― e lo sei sempre stato. Perché fosti concepito da esseri umani, anche se persuasi di essere topi di fogna, e perché gli esseri umani non possono smettere di esserlo più di quanto i topi di fogna veri possano cessare d’esser tali. Ma gli esseri umani non aggrediscono gli esseri umani. ― solo chi si crede un topo di fogna lo fa ― e perciò neanche tu potrai più aggredirli, quando avrai rammentato e ricostruito quel che sei davvero, o essere umano. Sarà doloroso, lo so, sarà terribile scoprire che i tuoi veri nemici son quelli che ora credi di amare perché ti paiono simili a te come un topo di fogna assomiglia a un altro. Perché non ricordi più di averli odiati fin dal primo giorno per averti fin dal primo giorno disprezzato e maltrattato come se umano non fossi. Sentirai l’impulso di aggredire loro, in quel momento ― di aggredire quelli che di sé stessi fecero immagini e somiglianze di topi di fogna e come tale accolsero e allevarono te ― quando capirai ciò che ti hanno fatto. Ma non lo farai, non potrai farlo: perché in quel momento, riconoscendo come umano te stesso, anche e perfino loro riconoscerai come umani simili a te.

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Messaggi di solidarietà alla professoressa Anna D’Incalci indirizzati a ScuolAnticoli:

 

Laura Amicone:

 

La solidarietà che esprimo ad Anna per le aggressioni abiette che sta subendo da parte di chi ha la mente offuscata da rabbia e odio (per noi, che conosciamo bene e amiamo Anna, veramente al di là di ogni comprensione) è forse scontata; colgo però loccasione per far sapere allesecutore e al mandante (sì, sono quasi certa che ci sia un mandante) che Anna è superprotetta, che il gruppo di persone che da anni ormai rappresenta la sua famiglia anticolana e che ritiene una fortuna incommensurabile averla conosciuta, frequentare la sua casa, godere del suo sapere e del suo affetto, non ha alcuna intenzione di lasciarla sola, non permetterà ad alcuno di offenderla o farle del male. Anna da decenni offre saggezza, cultura e amicizia sincera a chiunque abbia sete di sapere e conoscenza, a tutti gli Anticolani veri, nessuno escluso. A chi può dar fastidio tutto questo? Forse a chi considera pericolosa qualsiasi crescita culturale e umana di questo paese, a chi pensa che uomini e donne incolti, senza fantasia e senza curiosità, siano più gestibili dallorribile potere che sta prendendo cupamente piede. Un abbraccio ad Anna e un saluto affettuoso a ScuolAnticoli.

 

 

Marco Meloni e Luisella Capponi:

 

Siamo due residenti di Anticoli Corrado da qualche anno e in questo tempo abbiamo avuto modo di conoscere e apprezzare la Professoressa Anna DIncalci e il suo prezioso lavoro in quel di Anticoli ed è percio che le esprimiamo sincera solidarietà.

 

 

Francesco Putignani:

 

Voglio esprimere la mia personale solidarietà ad Anna per gli atti vandalici di cui, da qualche tempo, è vittima.La professoressa Anna è donna di cultura e opera nella nostra comunità con profonda passione e generosità, un lavoro che svolge da molti anni con grande dedizione e che suscita interesse e partecipazione anche fuori dal nostro Comune. Affinchè i sentimenti di gratitudine che il popolo di Anticoli Corrado nutre nei confronti di Anna, trovino la giusta attenzione che questo particolare momento richiede, mi farò promotore, in qualità di consigliere comunale, di una mozione consiliare di stima e solidarietà nei confronti di Anna.

 

 

Mozione di solidarietà alla professoressa Anna D’Incalci

presentata al Consiglio comunale di Anticoli Corrado dal consigliere Francesco Putignani:

 

La professoressa Anna D’Incalci è vittima, da parecchi mesi, di episodi di vandalismo con ingenti danni alla sua autovettura. Le ragioni di tali comportamenti delinquenziali sono incomprensibili, considerando quanto la vittima abbia dato e continui a dare in termini di cultura e amicizia alla comunità di Anticoli Corrado. La generosità della professoressa è testimoniata dalla sua permanente collaborazione con le amministrazioni comunali e le associazioni culturali che si sono succedute nel tempo in Anticoli. Al contrario di quanto non abbiano fatto intellettuali apparsi come meteore sulla scena culturale del nostro paese, la professoressa D’Incalci lavora con prodiga costanza da decenni mettendo a disposizione il suo tempo e il suo prezioso sapere per la divulgazione della cultura in tutte le sue forme. Esprimiamo quindi alla professoressa Anna D’Incalci massima riconoscenza, rinnovata stima e l’impegno a tutelare la sua persona da ogni forma di intimidazione.

 

 

Antonietta De Angelis:

 

Visitando il sito ho avuto modo di sapere ciò che è successo e succede da tempo alla professoressa Anna DIncalci. Intendo esprimerle la mia solidarietà come abitante di Anticoli, il paese dove sono cresciuta e dove vivo, che è apprezzato da molti ed è sempre stato abbastanza aperto agli altri, specialmente se hanno a che fare con larte e la cultura e quindi contribuiscono, come appunto la professoressa, ad accrescerne il valore. Ma voglio tralasciare questo punto, e condannare tali gesti semplicemente perchè compiuti verso una persona in quanto tale, poichè non è ammissibile che in un ambiente piccolo come il nostro ci sia chi, giovane o meno giovane, prova gusto ad accanirsi contro altri con stupidi dispetti che poi colpiscono non solo materialmente. Credo che questo sia uno dei momenti in cui ci si deve vergognare di far parte di una società che si esprime in modo tanto incivile, mettendo da parte lorgoglio con il quale spesso ci capita di parlare di Anticoli, per fare un esame di coscienza, allargare i nostri orizzonti e imparare a rispettarci reciprocamente.

 

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