Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
La Solidarietà di ScuolAnticoli alla professoressa Anna D’Incalci Home Altri messaggi di solidarietà alla professoressa La professoressa Anna D'Incalci |
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Lettera a una Signora
di
Luigi Scialanca
Ti
scrivo, carissima Anna, per dirti innanzi tutto che ieri
― quando per la
prima volta ho saputo da Anna Rita Tola,
la cui lettera a ScuolAnticoli accludo a questa mia, delle
vili aggressioni che da più di un anno ti offendono
― mi son sentito a
te vicino non più soltanto come un amico, ma come un figlio alla madre.
E che come di un figlio, d’ora
in poi, ti prego di disporre
anche di me come vorrai e riterrai necessario per difenderti ed esserti
vicino insieme a tutte gli
uomini, le donne, i bambini, di Anticoli e di molti altri luoghi, che
nel tempo hanno avuto il privilegio di conoscerti e volerti bene e la
fortuna d’aver cuore e mente quanto basta a comprendere quale
prilvilegio esso sia.
Ma
ti scrivo, carissima Anna, anche per confessarti che ieri, quando ho
saputo di questi attentati e ne ho sentito anche su di me la violenza e
la stupidità, la mia immagine di Anticoli Corrado ha ricevuto un
durissimo colpo. Il peggiore, dall’indimenticabile giorno del 1986 in
cui per la prima volta fui qui.
In
questo paese, mi son detto
― in questo paese
che amo e nel quale per amore sto cercando una casa in cui trascorrere
il resto della mia vita
― ci son dunque
uomini e donne, nascosti
fra gli altri, che per
anni e anni hanno
in segreto mostruosamente torturato i propri figli fino a renderli così
abietti, così deformi nella mente e nel cuore, da poter compiere azioni
come queste?
Ciò
non vuol dire ch’io sia persuaso che questi terroristi
― terroristi, sì: non c’è altro termine per definirli
― siano ragazzi.
Credo, invece, che si tratti di persone adulte. Non per un ingenuo
sentimentalismo, ma perché ritengo che le persecuzioni come quella che
tu stai subendo abbiano sempre dei mandanti, ancor più vili dei
sicari, che per la loro viltà da limacce si guardano bene
dall’esporsi. E quale mandante sarebbe così stupido dal commissionare
un delitto a chi per la giovane età facilmente può essere indotto a
tradirlo? Però, chiunque siano i mandanti e gli esecutori e quale che
ne sia l’età, quel ch’è certo è che tutti furono bambini
incapaci di far male, un tempo. E se oggi, ragazzi o adulti che
siano, possono invece ingiuriare e aggredire, senza il
minimo dubbio vi fu qualcuno che a partir da quel tempo fece loro
di
tutto e infine è riuscito a ridurli così.
È
proprio vero, dunque? La nostra immagine di Anticoli non può più
essere e non sarà più la stessa? In questo paese che amiamo, e nel
quale per amore desideriamo vivere e lavorare,
vi sono stati e vi sono
uomini e donne, nascosti
fra gli altri, che per
anni hanno
in segreto mostruosamente torturato i figlioli fino a renderli così
abietti, così deformi nella mente e nel cuore?
Vi
sono stati e vi sono, sì. Aggressioni
come queste ci
costringono a riconoscere che vi è ad Anticoli anche gente brutta,
ch’è umana ― non dimentichiamolo mai! ― come la gente
bella che amiamo e ci ama, ma che ha fatto e fa scempio dei propri
bambini fin dal giorno in cui li ha messi al mondo (così come altri
fecero scempio di essa quando anch’essa fu figlia) e che al momento in
cui suo malgrado è costretta a mandarli a scuola ce li consegna
talvolta già così distrutti che tutti i nostri sforzi non valgono
― anche per nostre carenze che con dolore vediamo e sentiamo
― a render loro quel che loro fu tolto.
Ma
non son certo quei poveri ragazzi i vigliacchi che ti hanno offeso, carissima
Anna, e che con te hanno offeso anche me e tutti quelli che ti vogliono
bene perché vogliono il bene. Non
sono essi, io credo, neanche se invece sono proprio essi. Poiché
i poveri ragazzi che a scuola talvolta abbiamo avuto, e cui non sempre
siamo riusciti a restituire quel che a loro dai loro fu tolto, per il
momento non sono che le creature (i figli, i nipoti,
i pronipoti, e in qualche caso, ahimé, anche gli allievi)
della gentaglia che disonora Anticoli e ogni altro paese delirando e
agendo come se non appartenesse al genere umano. Poiché quei ragazzi
sono in realtà gli squallidi personaggi immaginari, a cui essi
non seppero ribellarsi, che adulti dalla fantasia malata hanno imposto
loro a forza d’indifferenza, disprezzo e violenza.
E
questo,
carissima Anna ― per quanto vero e orribile sia ― non deve
indurci ad alterare la nostra immagine di Anticoli come io stesso stavo
per fare. Poiché Anticoli sei tu, e con te gli uomini e donne e
bambini che ti vogliono bene, e non la gente che prim’ancora di
offendere te ha deturpato i suoi stessi figli, e l’immagine che
abbiamo di Anticoli è l’immagine che abbiamo di te e di noi stessi.
Io, anche questa volta, ho salvato così il mio amore per questo paese.
E spero che anche tu, malgrado tutto, vorrai salvarlo. Anche e soprattutto
tu, carissima Anna. Poiché Anticoli (e noi che Anticoli amiamo) abbiamo
bisogno che tu continui ad amarci, per continuare a resistere. Per
non abbandonarla, questa Anticoli ch’è assai più tua (e nostra) che
loro, e con Anticoli per non abbandonare la nostra immaginazione,
e con la nostra immaginazione il mondo intero, all’arbìtrio perverso
e insensato di chi odia fin le proprie creature.
Ad
Anna D’Incalci, con tutto l’affetto, la stima e la riconoscenza di
Luigi
Scialanca
P.s.: ed ecco la lettera di Anna Rita...
“Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare. In casi del genere non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri. Se un individuo ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento, troverà la strada aperta.” (Alexis de Tocqueville). Questo pensiero è stato portato alla nostra conoscenza dall’amata professoressa Anna D’Incalci, a cui noi tutti, e in particolare il paese di Anticoli, dobbiamo esser grati per tutto ciò che disinteressatamente ci ha donato in termini di cultura, di tolleranza, di affetto. Qualità che invece irritano quelli che di fronte a ciò che non comprendono, o che li obbliga a pensare, reagiscono rabbiosamente soprattutto nei confronti di chi è inerme. E Anna, nella sua infinità bontà, è inerme. Per questo, da più di un anno, la sua automobile è oggetto di continui atti vandalici: danni alla carrozzeria, specchietti rubati, fanalini rotti... Fino all’ultimo spregevole atto, compiuto martedi notte: lo squarcio delle gomme e altri danni alla carrozzeria. Che cosa c’è nella mente dei beoti che durante la notte credono di “esistere” compiendo simili azioni? Per questo, oltre a essere indignata e solidale con Anna, penso che ci sia bisogno nella scuola di Anticoli di una riflessione tra i ragazzi, e anche di una presa di posizione. Così come credo ineludibile che il Sindaco, Vittorio Meddi, che ben sa quanto la professoressa D’Incalci ha dato ad Anticoli, prenda una posizione pubblica di riprovazione e solidarietà per quanto sta accadendo nel bel paese degli artisti e delle modelle. Con affetto e tristezza, Anna Rita Tola. |
Lettera a un topo di fogna
di Luigi Scialanca
Ti
scrivo, topo di fogna, per dirti innanzi tutto che tu non sei
un topo di fogna.
Hai
creduto e immagini di esserlo, e fantastichi e pensi e agisci come se lo
fossi. Ma non lo sei. Un essere umano non può trasformarsi in un
topo di fogna. È una legge di natura. Hai mai veduto un topo di fogna
trasformarsi in un essere umano? Allo stesso modo, non vedrai
mai un essere umano trasformarsi in un topo di fogna. Neanche uno come te.
Lo
so, tu
esci di casa di notte come se la tua non fosse una casa, ma la tana di un
topo di fogna. Tu strisci fino alla bella casa di un essere umano come te
― che però tutti
quanti hanno amato e amano mentre tu fosti sempre odiato e disprezzato e
violentato ― e
strisci fin là come se quella non fosse la bella casa di un essere umano
bellissimo e buono, ma un’altra tana come la tua. Tu lo aggredisci,
quell’essere umano, gli fai del male, avveleni coi tuoi morsi
qualche istante della sua esistenza così tanto più bella della tua e per
te incomprensibile, e torni alla tua casa come se fosse una tana, non
una casa. Stramazzi sul letto come se fosse letame, anziché materasso e
lenzuola, e
sogni i miserabili orrori che sogni ogni notte e che invano dimentichi
sempre. Per
poi destarti a vivere un altro giorno da topo di fogna che brama il buio,
senza mai un vero risveglio finché il buio non viene e ti svegli davvero
ed esci di casa per entrare in esso come se non uscissi da una casa, ma
dalla tana di un topo di fogna.
Tu
fantastichi, pensi ed agisci come un topo di fogna, in effetti. Al punto
che in questo momento, mentre leggi queste righe con occhietti e
cervelluzzo ormai somiglianti a quelli di un topo di fogna, tu quasi ti
offendi per questa mia pretesa che invece no, tu non sia un topo di fogna.
E allora cosa sono? ti domanderesti, se chissà da quanto non avessi
perduto il pensiero come se fossi davvero un essere che pensiero non ha. Cosa
sono mai, se un topo di fogna non sono? Son forse niente, allora? O devo
forse pensare
― con indicibile orrore ― di essere un essere umano che ha
speso la sua umanità per far di sé stesso immagine e somiglianza di un
topo di fogna?
Questo ti domanderesti, se non avessi speso fantasia e pensiero per far di
te stesso immagine e somiglianza di un essere senza fantasia né pensiero.
Ma
domandartelo non sai, come se un topo di fogna davvero tu fossi. E allora
son io che per te domando e rispondo.
Tu
fosti un bimbo come tutti gli altri, un tempo, e non un minuscolo ratto nel nero
d’una tana senza colori. Fosti un bimbo come
tutti, un piccolo umano bellissimo e buono come ogni altro che nasca da
donna. Ma fin dal primo giorno fosti odiato da quelli che di sé
stessi avevan fatto immagini e somiglianze di topi di fogna. Fin dal primo
giorno, proprio così
― per quanto possa sembrarti incredibile, me ne rendo conto, oggi
che anche tu assomigli così tanto a un topo di fogna che quelli che tali
si fecero prima di te non ti disconoscono e non ti odiano più ― e
non solo fosti odiato, ma anche disprezzato e maltrattato ogni giorno, fin
dal primo giorno. Perché? Ma
perché tu eri un piccolo umano bellissimo e buono fra esseri umani che
immaginavano e agivano come topi di fogna. Così come oggi vi son esseri
umani che tu odi perché non sai più di essere umano e ti credi un topo
di fogna che gli esseri umani non può non odiare.
Odiato e disprezzato e
maltrattato, e la tua umana dolcezza ferita da
urla e sberleffi, e il tuo desiderio d’amorevole
fantasia
respinto a ceffoni sulle labbra, e la
tua bellezza sbertucciata con gesti da scimmie, e il tuo sentire
cauterizzato a forza di menzogne, e la tua intelligenza lasciata languire
e morire senza ascolto né risposta finché non ne rimase che una larva
d’astuzia dal muso di topo. E tu cercasti di resistere ―
anche se non volevi resistere perché volevi solo che ti
accettassero come topo di fogna tra i topi di fogna affinchè la tortura
finisse ― cercasti di resistere perché è la Natura che
vuole così, perché un essere umano è un essere umano e non gli è
facile, o meschino, far di sé stesso in qualche anno immagine e somiglianza
di un topo di fogna. Cercasti di resistere e restare umano benché non
volessi, ma cercando al contempo di non resistere per di far di te
stesso ciò che loro volevano. E alla fine essi vinsero e anche tu
vincesti, contro di te che essi volevano perdere umano e ritrovare topo, e un orribile
giorno ti ritrovasti a immaginare e pensare ed agire come un topo di
fogna benché non lo fossi. E orribilmente ne fosti contento, o piuttosto
ne traesti il sollievo del torturato al perdere i sensi, perché come topo
di fogna finalmente esistevi ed eri qualcosa, per loro, invece che il
nulla che prima eri stato come essere umano.
Solo
che
i topi di fogna azzannano gli altri topi di fogna, quando essi si
comportano come tali anche con loro. E così anche tu fosti
azzannato, quando agivi come un topo di fogna con quelli che come tali
avevano agito con te fino a renderti come loro. E tuttavia fu diverso da
prima, non fu più una tortura, tanto che nel buio tu scopristi d’esser
contento ― o piuttosto sollevato ― ogni volta che ti
azzannavano per aver agito come un topo di fogna anche con loro, anziché
solo con gli esseri umani. Fosti contento, sì ― o piuttosto
sollevato ― perché non c’era più disprezzo né disconoscimento,
nel loro azzannarti, ma al contrario un riconoscerti come simile
tra i simili che ti faceva sentire sempre di più il topo di fogna che
ormai volevi essere per poter essere qualcosa almeno così, se non potevi
esserlo come essere umano.
Ecco, topo di fogna, perché io ti scrivo: per dirti e ripeterti che tu non sei un topo di fogna, anche se fantastichi e pensi ed agisci come se lo fossi. E che perciò, per il tuo stesso bene ― per quel tanto o poco di umana felicità che ancora puoi ottenere a dispetto di chi fece di tutto per farti non umano ― tu devi smettere di fantasticare e pensare e agire come un topo di fogna, smettere di aggredire e mordere e avvelenare gli esseri umani come fanno i topi di fogna. Sei ancora un essere umano, tu ― sì, perfino tu! ― e lo sei sempre stato. Perché fosti concepito da esseri umani, anche se persuasi di essere topi di fogna, e perché gli esseri umani non possono smettere di esserlo più di quanto i topi di fogna veri possano cessare d’esser tali. Ma gli esseri umani non aggrediscono gli esseri umani. ― solo chi si crede un topo di fogna lo fa ― e perciò neanche tu potrai più aggredirli, quando avrai rammentato e ricostruito quel che sei davvero, o essere umano. Sarà doloroso, lo so, sarà terribile scoprire che i tuoi veri nemici son quelli che ora credi di amare perché ti paiono simili a te come un topo di fogna assomiglia a un altro. Perché non ricordi più di averli odiati fin dal primo giorno per averti fin dal primo giorno disprezzato e maltrattato come se umano non fossi. Sentirai l’impulso di aggredire loro, in quel momento ― di aggredire quelli che di sé stessi fecero immagini e somiglianze di topi di fogna e come tale accolsero e allevarono te ― quando capirai ciò che ti hanno fatto. Ma non lo farai, non potrai farlo: perché in quel momento, riconoscendo come umano te stesso, anche e perfino loro riconoscerai come umani simili a te. |
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Messaggi di solidarietà alla professoressa Anna D’Incalci indirizzati a ScuolAnticoli:
Laura Amicone:
La solidarietà che esprimo ad Anna per le aggressioni abiette che sta subendo da parte di chi ha la mente offuscata da rabbia e odio (per noi, che conosciamo bene e amiamo Anna, veramente al di là di ogni comprensione) è forse scontata; colgo però l’occasione per far sapere all’esecutore e al mandante (sì, sono quasi certa che ci sia un mandante) che Anna è superprotetta, che il gruppo di persone che da anni ormai rappresenta la sua famiglia anticolana e che ritiene una fortuna incommensurabile averla conosciuta, frequentare la sua casa, godere del suo sapere e del suo affetto, non ha alcuna intenzione di lasciarla sola, non permetterà ad alcuno di offenderla o farle del male. Anna da decenni offre saggezza, cultura e amicizia sincera a chiunque abbia sete di sapere e conoscenza, a tutti gli Anticolani veri, nessuno escluso. A chi può dar fastidio tutto questo? Forse a chi considera pericolosa qualsiasi crescita culturale e umana di questo paese, a chi pensa che uomini e donne incolti, senza fantasia e senza curiosità, siano più gestibili dall’orribile potere che sta prendendo cupamente piede. Un abbraccio ad Anna e un saluto affettuoso a ScuolAnticoli.
Marco Meloni e Luisella Capponi:
Siamo due residenti di Anticoli Corrado da qualche anno e in questo tempo abbiamo avuto modo di conoscere e apprezzare la Professoressa Anna D’Incalci e il suo prezioso lavoro in quel di Anticoli ed è percio che le esprimiamo sincera solidarietà.
Francesco Putignani:
Voglio esprimere la mia personale solidarietà ad Anna per gli atti vandalici di cui, da qualche tempo, è vittima.La professoressa Anna è donna di cultura e opera nella nostra comunità con profonda passione e generosità, un lavoro che svolge da molti anni con grande dedizione e che suscita interesse e partecipazione anche fuori dal nostro Comune. Affinchè i sentimenti di gratitudine che il popolo di Anticoli Corrado nutre nei confronti di Anna, trovino la giusta attenzione che questo particolare momento richiede, mi farò promotore, in qualità di consigliere comunale, di una mozione consiliare di stima e solidarietà nei confronti di Anna.
Mozione di solidarietà alla professoressa Anna D’Incalci presentata al Consiglio comunale di Anticoli Corrado dal consigliere Francesco Putignani:
La professoressa Anna D’Incalci è vittima, da parecchi mesi, di episodi di vandalismo con ingenti danni alla sua autovettura. Le ragioni di tali comportamenti delinquenziali sono incomprensibili, considerando quanto la vittima abbia dato e continui a dare in termini di cultura e amicizia alla comunità di Anticoli Corrado. La generosità della professoressa è testimoniata dalla sua permanente collaborazione con le amministrazioni comunali e le associazioni culturali che si sono succedute nel tempo in Anticoli. Al contrario di quanto non abbiano fatto intellettuali apparsi come meteore sulla scena culturale del nostro paese, la professoressa D’Incalci lavora con prodiga costanza da decenni mettendo a disposizione il suo tempo e il suo prezioso sapere per la divulgazione della cultura in tutte le sue forme. Esprimiamo quindi alla professoressa Anna D’Incalci massima riconoscenza, rinnovata stima e l’impegno a tutelare la sua persona da ogni forma di intimidazione.
Visitando il sito ho avuto modo di sapere ciò che è successo e succede da tempo alla professoressa Anna D’Incalci. Intendo esprimerle la mia solidarietà come abitante di Anticoli, il paese dove sono cresciuta e dove vivo, che è apprezzato da molti ed è sempre stato abbastanza aperto agli altri, specialmente se hanno a che fare con l’arte e la cultura e quindi contribuiscono, come appunto la professoressa, ad accrescerne il valore. Ma voglio tralasciare questo punto, e condannare tali gesti semplicemente perchè compiuti verso una persona in quanto tale, poichè non è ammissibile che in un ambiente piccolo come il nostro ci sia chi, giovane o meno giovane, prova gusto ad accanirsi contro altri con stupidi dispetti che poi colpiscono non solo materialmente. Credo che questo sia uno dei momenti in cui ci si deve vergognare di far parte di una società che si esprime in modo tanto incivile, mettendo da parte l’orgoglio con il quale spesso ci capita di parlare di Anticoli, per fare un esame di coscienza, allargare i nostri orizzonti e imparare a rispettarci reciprocamente.
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