Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Prepararsi alla Resistenza
Pagine della Prima Resistenza Italiana
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Parlare di ciò che non si sa, e che non si riesce neanche a immaginare, è sempre stupido e violento. Ma quando si parla della Resistenza è francamente intollerabile. Quasi come il negazionismo, forse.
Non mi riferisco ai neofascisti e ai neonazisti, dichiarati o camuffati, da cui sarebbe assurdo attendersi altro che un’insensatezza micidiale, ma proprio a noi compagni. E, tra noi, ai fragili quanto ignoranti “entusiasti”. E, tra gli entusiasti, a quelli che montano in cattedra, addirittura, pretendendo di insegnare ai partigiani come debba essere... il perfetto partigiano. Come si spegne facilmente, il vostro entusiasmo, non appena scoprite che i partigiani non erano perfetti! Cioè che non erano... come voi!
Queste pagine, scritte da militanti della Resistenza negli anni 1944-1945, sono, a mio parere, un documento straordinariamente importante di come fu, davvero, esser partigiani allora. A condizione, però, che in esse tentiamo di sentire quanto sia vasto il nostro non sapere: il nostro non poter neanche immaginare, quasi, l’immensa complessità umana di un’esperienza in cui non possiamo più entrare, poiché il mondo in cui si svolse non esiste più.
Sono pagine della rivista Mercurio, che uscì in quegli anni diretta da Alba de Céspedes e che, nel dicembre ’44 e ’45, pubblicò due numeri monografici dedicati alla Resistenza nel Sud e nel Nord Italia.
Scrisse de Céspedes in quei giorni all’editore Arnoldo Mondadori: “Non si può prescindere, ormai, mi sembra dal tempo presente, dalla tremenda avventura che abbiamo vissuto. Io sono molto cambiata. La mia esperienza del passaggio delle linee, la vita dura, i disagi, tutto quello che ho visto nel Sud, il nostro paese distrutto, la nostra gente senza tetto, affamata mi ha profondamente mutato. Non sono più quella ragazza alla quale piacevano tanto le tuberose. Lavoro e sopravvivo, ormai, lottando aspramente. E tuttavia ho ancora tante cose da dire e da scrivere” (da Alba de Céspedes, Romanzi, a cura di Marina Zancan, Milano, Mondadori, 2011, p. lxxxviii). E ai primi di gennaio del ’46, a proposito di Anche l’Italia ha vinto, il volume della rivista, appena uscito, dedicato alla Resistenza nel Nord: “Da questo volume non si potrà prescindere, un giorno, per la storia d’Italia” (ibid.)
Penso anch’io che sia così, e per questo trascriverò su ScuolAnticoli molte altre di queste pagine, nei prossimi mesi. Non “solo” per la Storia d’Italia, tuttavia. Non “solo”, voglio dire, per la storia della “Prima” Resistenza Italiana. Ma anche per prepararci a quella “Seconda” Resistenza che dovrà pur iniziare, spero tra non molto, prima che la schiavitù in cui l’Italia e il mondo stanno precipitando diventi irreversibile e, a quel punto, non meno disumana dell’oppressione nazifascista.
Certo, la “Seconda” sarà una Resistenza nuova, rispetto all’altra, o non sarà affatto. Sarà, mi auguro, non violenta, e tuttavia così possente, pur nella sua necessaria spontaneità, da travolgere ogni tentativo di reazione. Ma dalla memoria della “Prima” non potrà prescindere. Anche se quella memoria dovrà essere del tutto immaginaria? No: io direi soprattutto perché dovrà essere immaginaria.
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Indice dei testi
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Non ho rimpianti, non ho rammarichi. Faccio questo per un alto e strano senso del dovere.
(Da “Filippo Beltrami”, di Piero Gadda Conti).
Nel clima segreto della loro lotta, nell’ardore che portavano nelle loro azioni, nei disagi, nella fame, nella paura,
nel vento che soffiava, nella neve che cadeva e, più ancora, nella forza che bisognava avere per resistere a tutto ciò,
era ― incredibile a dirsi ― la loro ricompensa. Poiché essa dava loro la certezza che sotto le umiliazioni, i silenzi,
il sonno di venti anni, gli Italiani che essi volevano essere erano rimasti intatti.
(Alba de Céspedes)
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A queste Pagine della Prima Resistenza Italiana se ne aggiungeranno altre: torna a trovarci!
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