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mercoledì 15 giugno
Il berluscismo mentre s’arrampica sui vetri credendosi Spiderman...
Il Blob demenziale dei commenti al voto
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Ridere o piangere, leggendo certi commenti – non tutti dalle fila del centrodestra, ahimé – ai risultati dei referendum sull’Acqua, sul Nucleare e sull’(Il)legittimo impedimento? Abbiamo scelto di ridere. Non solo perché ridere ci piace, ma nell’ingenua speranza, anche e soprattutto, di indurre al pianto col nostro riso le facce di bronzo dei loro impagabili (o pagabili?) autori.
Il più ovvio, il più banale, il più ordinario? Il berluscìsta in capo, per gli amici Menomale Silvio: “L’alta affluenza nei referendum dimostra una volontà di partecipazione dei Cittadini (ma va’!, e noi che credevamo che ne dimostrasse l’indifferenza) alle decisioni sul nostro futuro (ma va’!, e noi che le credevamo decisioni sul passato di qualcun altro) che non può essere ignorata (ma va’!). Anche a quanti ritengono che il referendum non sia lo strumento più idoneo per affrontare questioni complesse (perché i Padri Costituenti erano stupidi, vero, Menomale Silvio, secondo te?) appare chiaro che la volontà degli Italiani è netta (ma va’!) su tutti (ma va’!) i temi della consultazione”.
Dedicato anche troppo spazio alla trite ovvietà del berluscìsta in capo, ecco le altre “perle”.
Il più (politicamente) “schizofrenico”? Senza dubbio Umberto Veronesi: “M’inchino di fronte al no dei Cittadini, ma non si rinunci al nucleare”. Lui s’inchina ai Cittadini, cioè, alla maniera dei caproni: per incornarli meglio subìto dopo, o comunque appena possibile.
I più (politicamente) vili, da quei professionisti del ribaltone che son sempre stati? I portatori di moccichino verde. Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione: “Alle amministrative abbiamo preso la prima sberla, ora con il referendum è arrivata la seconda. Non vorrei che quella di prenderle diventi un’abitudine. Per questo domenica andremo a Pontida: per dire quello che Berlusconi dovrà portare in aula il 22, visto che vorremmo evitare che quanto a sberle si concretizzi il proverbio per cui non c’è due senza tre”. Che è come dire che le “sberle” è inutile dargliele, ai portatori di moccichino verde, perché gli rimbalzano dritte dritte su Menomale Silvio. Il quale, se non le gradisce, può sempre seguire il “buon” esempio del Calderoli e rifilarle a qualcun altro. Ancora più esplicito Flavio Tosi, portatore di moccichino verde fatto sindaco dalla stessa città che indusse al suicidio Romeo e Giulietta: “Una parte dell’elettorato, anche di centrodestra, è andata a votare per dare un segnale al premier”. Traduzione: al governo ci siamo anche noi leghìni, e starci ci piace pure e ci conviene, ma i “segnali” (= i calci in c.) son solo per Menomale Silvio; se no, che maramaldi saremmo?...
Il più sgangherato? Osvaldo Napoli, pidiellìno emerito, che non osando, da fido “servo libero”, insultare Menomale Silvio, preferisce offendere gli Elettori: “È stato un voto populista”.
Il più (politicamente) bugiardo, da vero ministro della Giustizia del Cavaliere (cioè, secondo lui, probabilmente da suo avvocato in capo)? Angelino Alfano: “Abbiamo lasciato libertà di voto, per cui non si possono trarre le conseguenze improprie di cui parla Bersani (= le dimissioni, n.d.r.). Anche milioni di elettori del centrodestra si sono espressi sui referendum, ma di certo non per danneggiare il governo”. Come definire la sfacciataggine alfana? Immensa o – che fa anche rima – lillipuziana? Sostiene che chi vota contro il governo non lo fa per danneggiarlo! E che dovrebbe fare, un ex elettore di centrodestra, per mandare a casa Menomale Silvio, se non votargli contro? Sparargli nelle chiappe?
I più (politicamente) finti e untuosamente ipocriti? Ovviamente i preti: “I risultati del referendum sono un messaggio degli elettori, al di là degli schieramenti, direttamente al governo,” proclama l’agenzia stampa della Cei, la Conferenza episcopale italiana. “I cittadini, come dimostrano le vicende anche elettorali di questa primavera, sono assai più vigili e consapevoli di tante rappresentazioni. Sanno dare messaggi chiari, diretti e trasversali. Per questo è il momento della creatività e, nello stesso tempo, della responsabilità”. Così, papale papale (è il caso di dirlo), come se Tarcisio Bertone e il suo vice, Joseph Ratzinger, non avessero sostenuto il berluscìsmo con tutte le loro forze (e perfino, talvolta, la sera a cena). E come se non avessero sostenuto a spada tratta, a proposito di trasversalità, anche i piddìni chierichetti alla Fioroni, che sui referendum si sono impegnati meno dei finiani.
Il più (politicamente) insensato? “Beppe” Grillo: “Siamo ancora un popolo, sul nucleare è la seconda volta che i cittadini mandano i partiti affanc…” Tutti i partiti, vero, “Beppe”? Compresi quelli che per il referendum si sono impegnati fino in fondo, vero? Compresi i partiti, come il Pd, che impegnandosi hanno sfidato i criptoberluscìsti (a pagamento o per diletto) annidati nelle loro stesse file, vero? E compreso, vero, il “partito” degli Sfiduciati nella politica che tu, “Beppe”, hai tanto contribuito a creare, e che questa volta, invece, ha ritrovato un po’ di fiducia nella medesima ed è andato a votare?
Il più (politicamente) ladro? Francesco Storace: “Una tragedia, abbiamo consegnato la vittoria al centrosinistra, quando è chiaro che su 26 milioni di elettori, almeno dieci erano nostri. Questo si chiama autogol. La verità è che qualcuno non ha più il polso della situazione: troppi cortigiani attorno al premier. Pare di sentirli: tranquillo, Silvio, non raggiungeranno mai il quorum. Gli stessi che dicevano che a Napoli e a Milano si sarebbe vinto”. Mentre lo Storace, che il polso della situazione ce l’ha, si pappa dieci milioni di voti e li iscrive d’ufficio a La Destra senza nemmeno chieder loro il permesso.
La più (politicamente) dissociata? Com’era prevedibile, Daniela Santanchè, quella che in pubblico dava della metastasi alla Boccassini lo stesso giorno che al telefono col Briatore dava del malato a Menomale Silvio: “Sono andati al voto sotto la spinta dell’emozione,” esorcizza, “dopo la tragedia del Giappone: è stato il referendum della paura che ha trascinato gli altri”. E tre righe dopo: “C’era libertà di voto, quindi dalle urne non è uscita una maggioranza politica diversa”. Dando così del “pauroso” ed “emotivamente coatto” anche all’elettorato di centrodestra. Mettiti d’accordo con te stessa, Daniela. E già che ci sei, prova a immaginare che le “emozioni” non siano la schifezza che credi tu: una scoperta che potrebbe farti bene e rendere più soddisfacenti anche gli ambiti più intimi della tua vita privata.
Il più (politicamente) faccia di bronzo? Paolo Romani, neoministro per lo Sviluppo: “Alla fine, il risultato conferma la linea che il governo aveva già fatto propria. I cittadini hanno confermato le scelte che il governo aveva fatto dopo Fukushima. Vorrei ricordare la moratoria varata in Consiglio dei ministri, l’abrogazione definitiva della legge che consentiva la realizzazione di nuove centrali”. Mannaggia, abbiamo perduto i referendum, hanno vinto Berlusconi e Bossi, e non ce ne siamo neanche accorti: meno male che quel genio del Romani è anche un uomo generoso e ce l’ha fatto sùbito sapere.
Tutti del centrodestra, i protagonisti di questo demenziale Blob? Al contrario: ci piace concluderlo con Emma Ce-l’ho-solo-io-(la-verità) Bonino e con Bartolo Mancuso, di Action.
Bonino: “Il voto degli italiani è stato la migliore risposta a chi aveva dato l’istituto referendario per clinicamente morto in questo Paese, e uno schiaffo a chi ha invitato gli italiani a boicottare le urne”. Da metterci la firma, vero? Peccato che dieci giorni fa la pensava molto diversamente: “Dite che non mi si vede in giro come una volta? Ma a fare che? Una campagna referendaria che non ci sarà? Purtroppo finirà anche questa volta a tarallucci e vino. Faranno secco il referendum sul nucleare e come al solito diranno alla gente di andare al mare... Il referendum è defunto? Diciamo che sta maluccio”. Per la serie Appropriamoci della vittoria, ché tanto gli Italiani il cervello per ricordarsi cosa ho detto la settimana scorsa mica ce l’hanno.
E Mancuso, rivolto a Menomale Silvio: “Sei vecchio, vai a vedere le videocassette”. Carino, vero? I milioni di “vecchi”, ben diversi dal presidente del Consiglio, che hanno contribuito alla vittoria dei Sì sanno adesso cosa possono aspettarsi dal (non sia mai) futuro governo di individui per i quali l’aggettivo vecchio, riferito a un essere umano, è il peggiore degli insulti.
Ma il più ridicolo, quello che davvero fa sbellicare dalle risate, è Massimo Calearo, ex piddìno veltroniano passato ai Responsabili e diventato consigliere del Berlusconi per il commercio estero: “È finito il ciclo” dice, alludendo forse alla propria andropausa “ed è entrato in crisi il fattore B: fine di Berlusconi, di Bossi e di Bersani”. Povero Calearo, l’unica speranza che gli rimane è il fattore V: che Veltroni diventi segretario del Partito democratico su Marte e se lo riprenda come buffone di corte.
E comunque. Per la serie I politici sono lo specchio del Paese, su Facebook c’è di molto peggio: metà della Sinistra, invece di gioire della vittoria, è occupata a insultare l’altra metà e a negarne il determinante apporto. Per la serie, tutta di (finta) “sinistra”, Una parte dei berluscìsti devono ancora essere scoperti, e dove meno ce li aspettiamo.
(I brani tra virgolette sono da La Repubblica di martedì 14 giugno 2011, tranne il Calearo di bronzo che è da L’Unità di mercoledì 15. La Bonino “antireferendaria” è da Il Venerdì di Repubblica del 3 giugno. La Bonino “fermi tutti, il referendum è mio” da Notizie radicali del 14 giugno).
(Da L’Unità di mercoledì 15 giugno 2011) |
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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).
L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.
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