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domenica 14 agosto
Fidarsi di Crosetto e Stracquadanio?
...Ed è con Tremonti infatti che soprattutto ce l’hanno, non con Berlusconi, perché sanno che il berluscista-capo odia il ministro dell’Economia quanto e più di loro, e per lo stesso motivo: non perché sia troppo di destra (come in effetti è) ma perché, secondo loro, il Tremonti è troppo di sinistra! Sono furibondi perché il ministro si permette di imporre un contributo di solidarietà ai redditi al di sopra dei 90.000 euro (che, per altro, le tasse le pagano, non sono mica loro i criminali fiscali che strangolano il Paese dando a bere al fisco di vender gioielli per 18.000 euro l’anno o di cavar denti sanissimi per 25.000), e perché alza al 20% la tassazione delle rendite finanziarie, e perché mette fuori legge i pagamenti in contanti di più di 2.500 euro, e perché minaccia di chiusura i farabutti che non rilasciano lo scontrino fiscale... Sono furibondi perché, secondo questi “ribelli”, la manovra non fa abbastanza contro lo Stato, cioè a favore dell’antiStato, e contro i Lavoratori pubblici e privati, contro le Donne, contro i Bambini, contro gli Anziani, contro i Malati: ecco perché “criticano” la manovra economica questi nemici degli Esseri umani.
Né è diversa la Marcegaglia, che chiede di prendersela piuttosto con i pensionati. Ultrà berluscisti della peggiore specie, ecco cosa sono tutti costoro, o maronisti di quel Maroni che è peggio di Bossi: sanno che Berlusconi è dalla loro parte, anche se il terrore dei cosiddetti mercati gli impedisce di attaccare Tremonti a viso aperto (Stracquadanio: ho avuto la sensazione che non fosse rassegnato il grido di dolore del Cavaliere quando ha detto che il suo cuore gronda sangue...), son convinti (forse a ragione) che, se non fosse stato per Berlusconi, Tremonti avrebbe fatto cose ben più “comuniste”, e si preparano perciò a dar battaglia in Parlamento per rendere la manovra ancora più feroce contro gli Italiani onesti.
Stiamo assistendo, cioè, al formarsi di una sorta di Tea party nostrano disposto a tutto, come quello americano, pur di arrivare alla definitiva distruzione dello Stato e alla riduzione in totale schiavitù dei Lavoratori. Un Tea party che il Berlusconi e il Maroni son pronti a cavalcare per infognare l’Italia ancora più a destra, e al quale le decine e decine di fondamentalisti cristiani trasversali di cui il Parlamento pullula non tarderanno ad aggregarsi. Niente più complimenti con individui simili, o diverranno legione: li si deve chiamare con il loro nome, son poco meno che dei Breivik (il Borghezio non lo ha forse difeso?) e vanno contrastati con la massima energia, se non vogliamo che spingano il Paese alla guerra civile.
(P.s.: intanto il Partito democratico ha presentato il suo contropiano: lo leggano, i duri e puri secondo i quali Berlusconi e Bersani sono la stessa cosa, e ci dicano quale delle due manovre preferiscono...) |
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Come sono antipatici e cattivi i rivoltosi inglesi!
Farebbe tenerezza se non fosse disgustoso, lo “stupore” dei media per il comportamento dei rivoltosi inglesi senza idee politiche né altra passione che quella per lo shopping brutale, capaci solo di razziare (ma non i libri, brutti ignoranti!), devastare tutto quello che gli capita a tiro e perfino derubarsi a vicenda: “Che gentaglia!” s’indignano giornalisti e scrittori (per non parlare dei politici di destra e di finta “sinistra”, che razziano e devastano molto di più e sistematicamente, ma lo fanno con classe), tanto che a leggerli sembra quasi di vederli arricciare i nasoni...
Idioti! Credevate forse che la distruzione dei rapporti interumani, specie quelli tra genitori e figli ― padri e madri ridotti a schiavi, abbrutiti dal ricatto della disoccupazione, sfiancati dagli straordinari obbligatori, umiliati dalla “cultura d’impresa” della sopraffazione reciproca ― la distruzione della scuola ― ai figli dei ricchi insegnamento “di qualità” (cioè “cultura” da sopraffattori d’impresa), gli altri nei ghetti del pubblico abbandono a prepararsi a un futuro da schiavi, o da prostitute più o meno di lusso, o da manovalanza per i Narcos ― e la cosiddetta distruzione delle ideologie ― che invece è l’ideologia peggiore: l’accanimento, soprattutto mediatico, contro il desiderio di conoscere il mondo e la speranza di trasformarlo a misura umana ― avrebbero prodotto rivoltosi saggi e generosi?
Avete voluto e teorizzato la fine di ogni rispetto per gli Esseri umani ― l’avete voluta per fare degli Esseri umani quel che vi pare, no? ― e questo è il risultato: la fine di ogni rispetto per gli Esseri umani trasforma quelli che non riescono a resisterle in Esseri umani come questi. Li avete voluti voi, e adesso vi tocca tenerveli perché non sapete come tornare indietro.
Buona notte a voi e a noi tutti, dunque, nel vostro “nuovo” mondo dei ragazzi distrutti. E buona fortuna. |
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Francisco Goya, No quieren. Cliccala per vederla meglio!
Il nazismo finanziario mondiale e il berluscismo suo alleato
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Scrive Federico Rampini su La Repubblica di sabato 6 agosto 2011: “La Banca Centrale Europea commissaria l’Italia, Trichet governa a Roma su mandato della Germania e della Francia. Sono le 13 a Wall Street, manca un’ora e mezza alla conferenza stampa di Silvio Berlusconi in Italia, e i mercati sanno già tutto. Un gabinetto di crisi sovranazionale ha dato mandato alla Bce per scrivere l’agenda del governo italiano. Anticipo dei tagli al Welfare (= Salute, Pensioni, Servizi pubblici, ecc., n.d.r.); pareggio di bilancio nella Costituzione (= interdizione economica dello Stato, n.d.r.); liberalizzazioni dei mercati (= Mano libera ai padroni contro i Lavoratori, n.d.r.): in tre diktat, è l’anticipazione che la Borsa americana apprende molto prima dei Cittadini italiani. La fonte che firma lo scoop è l’agenzia Dow Jones, le gole profonde stanno al Tesoro di Washington e alla Federal Reserve ― il segretario al Tesoro Tim Geithner era al lavoro dietro le quinte fin da giovedì sera ― e sùbito gli indici di Borsa recuperano”1.
Come il suo predecessore e ispiratore Mussolini nel 1940, il fascismo buffone (ma non per questo meno stupido, malvagio e pericoloso) che l’Italia chiama “berlusconismo” e ScuolAnticoli “berluscismo”, nel 2011 porta dunque l’Italia in guerra. Una guerra che forse non sarà guerreggiata ― speriamo almeno questo ― ma che sarà comunque mostruosa. Anzi: che ha già iniziato a esserlo. Quale guerra? La guerra del supercapitalismo iperliberista mondiale contro il nostro Paese. La guerra dichiarata dai potentati finanziari, dai cosiddetti “padroni dell’Universo”, molti dei quali cocainomani, altri pervertiti, tutti malati di mente ― si sa, per esempio, quanto rispetti gli Esseri umani il presunto violentatore Strauss-Kahn, fino a poco fa presidente di quel Fondo monetario internazionale (Fmi) che è la principale agenzia del nazismo finanziario mondiale ― per fare dell’Italia un’altra sub-nazione di schiavi e un altro narcostato per l’Europa, quel che il Messico è per gli Usa.
Abbiamo scritto guerra all’Italia? Abbiamo sbagliato. Dovevamo scrivere: guerra alla maggior parte dell’Italia. Guerra ai Bambini, alle Donne, ai Lavoratori e ai Soggetti meno forti ― i Malati, gli Anziani, i Senza lavoro. Poiché il berluscismo-leghismo, in questa guerra, si è messo dalla parte degli invasori, degli occupanti (come, a suo tempo, Mussolini si asservì al nazismo tedesco, di cui il nazismo finanziario alla Strauss-Kahn, mentre si finge “democratico” e perfino “socialista”, è l’erede diretto e il continuatore con altri mezzi) e spera così di salvare sé stesso e chi lo sostiene devastando “soltanto” le vite e il futuro degli Altri, degli Italiani sani di mente ― Noi ― che hanno sempre saputo (fin da prima che “scendesse in campo”, fin dal primo sguardo alle sue tv) chi è Silvio Berlusconi e dove ci avrebbe portato.
Il governo dei “duri”, dei “forti”, dei “tutti d’un pezzo” ― tanto duri e forti, davvero, contro i Migranti indifesi ― si cala le brache davanti al nazismo finanziario mondiale (quel nazismo di cui anche Barack Obama, per quanto sia doloroso riconoscerlo dopo tante speranze, si è rivelato agente, forse inconsapevole, né più né meno dei Reagan, dei Bush e dei Clinton che l’hanno preceduto e accompagnato) e ai suoi ordini dà inizio alla soluzione finale contro lo Stato sociale che degli Italiani onesti è ― era ― l’unica difesa, conquistata col sangue in un secolo e mezzo di lotte e sofferenze spaventose. Non contro la Criminalità organizzata, dunque ― che domani, distrutto lo Stato, sarà padrona incontrastata del Paese per conto del nazismo finanziario mondiale ―; non contro la Criminalità religiosa parassita e pervertita e le sue immense ricchezze immobiliari e finanziarie; non contro la Criminalità degli evasori fiscali ― non organizzata, certo, ma ladra ogni anno di centinaia di miliardi nostri ―; non contro la Criminalità politica, cioè contro gli intollerabili privilegi di quella parte dei politici ― una parte, ahinoi, oggi largamente maggioritaria ― che, dai paesini sù sù fino alla Nazione intera, “scendono” in politica come in una scialuppa di salvataggio con cui lasciare Noi a morire sulla nave da loro affondata: no, il berluscismo e il leghismo si fanno alleati-servi del nazismo finanziario mondiale contro di Noi.
Può difenderci la Sinistra? Potrebbe, forse, se il Partito democratico ― che con Bersani sembra aver intrapreso un difficile cammino di correzione della rotta dei suoi predecessori ― non fosse ancora pesantemente condizionato dalla sua ala iperliberista, fondamentalista e filoberluscìsta.
Ecco, per esempio, come si esprime oggi il Veltroni ― il piddìno più amato non solo dal Berlusconi, ma anche dal Casini, dal Di Pietro, dal Vendola, da tutti quelli che sperano di costruire le loro private fortune politiche sulla distruzione, a opera di chi lo rode dall’interno, del maggior partito della Sinistra italiana ― su quella Repubblica, organo della finta “sinistra” italiana, che continua a fornirgli una tribuna gratuita quasi una volta alla settimana: “Io credo che sarebbe un segnale forte e importante se il Parlamento entro agosto approvasse in prima lettura, modificando la Costituzione, l’introduzione del vincolo di bilancio strutturale nella Carta”. Tradotto: lui crede (il Veltroni, si sa, è più un credente che un pensatore) che si debba ubbidire al nazismo finanziario mondiale, senza tante storie e sùbito, alterando e deformando la Costituzione come gli occupanti ci impongono. Forse perché il Veltroni, poverino, non si è reso conto che la libertà dell’Italia è sotto attacco? Al contrario: se n’è reso conto benissimo, i tipi come lui sono estremamente lucidi: dice, infatti, che “siamo in guerra”, dunque lo sa; dice che “è sotto attacco l’Euro, e con esso l’Europa”, dunque sa che, al di là dell’Italia, nel mirino del nazismo finanziario mondiale ― come sull’isola norvegese di Utoya, ma su scala incomparabilmente più vasta ― c’è l’Europa dei Diritti e della Solidarietà sociale. Lo sa, il Veltroni, lo sa bene, ma per lui, momenti come questi (“della storia,” li definisce, “non della cronaca”) sono momenti da cogliere nell’interesse suo e di tutti i finti “sinistri” come lui, che sperano di salvare sé stessi alleandosi coi berluscìsti e col nazismo finanziario mondiale contro di Noi. Ecco perché dichiara che per l’Italia ci vuole “una guida che possa essere riconosciuta in Europa come guida autorevole e che possa godere del più ampio sostegno delle forze parlamentari”, cioè “niente elezioni” ma bensì un governo tecnico guidato da “una personalità”: perché il Veltroni sa che dalle elezioni i finti “sinistri” come lui uscirebbero falcidiati; sa che un governo “tecnico” sarebbe ancor più asservito dell’attuale al nazismo finanziario mondiale; e sa ― oh, come lo sa ― che in un governo “tecnico” la finta “sinistra” avrebbe la sua robusta parte di ministri e potrebbe finalmente liquidare la Sinistra vera schiacciandola contro i moti di piazza che la “politica” di un simile governo ― prima i ricchi, soprattutto se graditi al Vaticano, e gli altri si arrangino ― non mancherebbe di suscitare.
Un Partito democratico libero da individui come questo potrebbe difenderci, forse; un Partito democratico da loro condizionato, assolutamente no. Anzi: aggraverebbe la nostra situazione.
E se così fosse? In tal caso non resterebbe che una via: una nuova Resistenza, questa volta contro il nazismo finanziario globalizzato, questa volta da soli o quasi, certo con ben pochi Alleati nel mondo.
Una nuova Resistenza? E che altro, se uno “Strauss-Kahn” ti entra in casa, spalleggiato dal governo del tuo Paese, per far quel che vuole di tua moglie, di tua madre, di tua figlia, come già fa in decine di Nazioni-schiave in tutto il pianeta? E se non ora, quando?
P.s.: siamo troppo pessimisti? Ecco cosa scriveva ieri, 7 agosto, Luciano Gallino, l’autore de Il Lavoro non è una merce: “Gli otto punti del piano anti-crisi indicati dal presidente del Consiglio sembrano ripresi tal quali dalle vecchie ricette del Fondo monetario internazionale. Bisogna ridurre a ogni costo la spesa pubblica. Avviare un grande piano di privatizzazioni dei servizi pubblici. Modernizzare il sistema di welfare e le relazioni sindacali (cioè tagliare le prestazioni del primo e ridurre al minimo il potere dei lavoratori). Sono ricette di destra, che la crisi iniziata nel 2007 ha contraddetto in ogni possibile modo, ma che il governo italiano e la maggior parte dei governi Ue, combinando ottusità, incompetenza e un tot di malafede, hanno ora ripreso come rimedi alla crisi trasmessa dalle banche ai bilanci pubblici. (...) Non si può fare a meno di notare, con qualche preoccupazione, che le proposte avanzate dalle parti sociali contengono ricette del tutto analoghe. Il loro drastico programma per rilanciare la crescita chiede a sua volta di tagliare la spesa pubblica, lanciare un piano di privatizzazioni, modernizzare (rieccolo, il più minaccioso dei termini quando si parla di riforme) le relazioni sindacali e il mercato del lavoro. Che un tale piano sia stato redatto e sottoscritto dalla Confindustria è comprensibile. Che sia stato sottoscritto anche dalle confederazioni sindacali, tra cui nientemeno che la Cgil (anche se la segretaria, Susanna Camusso, ha detto di non essere del tutto d’accordo in tema di privatizzazioni), sta forse a indicare che la situazione è percepita di tale gravità da costringere tutti a non badare più all’identità del vicino nella scialuppa di salvataggio. Ma forse anche ― e questo vale per tutta la Ue ― che gli dei fanno uscire di testa coloro che vogliono condurre a perdizione. E ancora, ecco cosa scriveva Luciano Gallino (invero profeticamente) già il 14 luglio, sempre su La Repubblica: “Le drastiche misure di austerità che i governi europei, incluso il nostro, stanno infliggendo ai loro cittadini non riguardano soltanto l’economia. Pongono questioni cruciali per il futuro della democrazia nella Ue. Prima questione: le organizzazioni cui i governi mostrano di aver ceduto la sovranità economica, quali il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea (Bce), la Commissione europea e le agenzie di valutazione, non godono di alcuna legittimazione politica. Inoltre si sono mostrate incapaci sia di capire le cause reali della crisi, sia di predisporre interventi efficaci per rimediarvi. Come si spiega allora l’atteggiamento di supina deferenza che verso di loro mostrano i governi? Dopodiché occorre chiedersi quale sbocco politico le misure di austerità potrebbero avere nel medio periodo. Sia la storia del Novecento che molti segni recenti attestano che lo sbocco più probabile potrebbero essere regimi autoritari di destra. (...) Giorni fa il capo dell’eurogruppo Jean-Claude Juncker ha tranquillamente affermato che a causa delle misure di austerità «la sovranità dei Greci verrà massicciamente limitata». Poiché l’austerità ha ovunque la stessa faccia, ne segue che dopo verrà limitata anche la sovranità dei Portoghesi, degli Spagnoli, degli Italiani. Chissà se Juncker ha un’idea di dove possa condurre tale strada. Nel 1920 il giovane Keynes un’idea ce l’aveva. In merito alle riparazioni follemente punitive imposte alla Germania con il trattato di Versailles del 1919, scriveva ne Le conseguenze economiche della pace: «La politica di ridurre la Germania alla servitù per una generazione, di degradare la vita di milioni di esseri umani, e di privare della felicità un’intera nazione dovrebbe essere considerata ripugnante e detestabile... anche se non fosse il seme dello sfacelo dell’intera vita civile dell’Europa (enfasi di chi scrive)». Keynes era rimasto colpito durante le trattative, cui aveva partecipato, dall’ottusa incapacità dei governanti delle potenze vincitrici di ragionare sulle conseguenze di misure che strappavano la sovranità economica a intere nazioni. I governanti di oggi non sembrano mostrare una maggiore lungimiranza di quelli di ieri, permettendo alle destre di guadagnare un crescente favore popolare al grido di «l’austerità uccide l’economia» (lanciato tra gli altri da Antonis Samara, leader della destra greca). Un grido destinato a far presa, perché coglie il nocciolo della questione, sebbene provenga paradossalmente dalla parte politica che reca le maggiori responsabilità della crisi.”
P.p.s.: la Francia e l’Inghilterra vincitrici della Prima guerra mondiale erano fieramente antitedesche in ogni strato della popolazione. L’odio di oggi, invece, è odio di classe portato fino al fanatismo nazista, ed esteso all’intero pianeta, di poche decine di migliaia di ricchi estremi (e dei milioni di poveri idioti che li seguono, ipnotizzati dalle tv) contro tutti gli altri. Contro miliardi di Esseri umani.
P.p.p.s.: il disegno in alto, di Francisco Goya, si chiama No quieren. Che c’entra? C’entra. E come se c’entra. |
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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).
L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.
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