L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

ScuolAnticoli

Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

La Terra vista da Anticoli Corrado

 

diario del Prof (scolastico e oltre)

 

giugno 2012

 

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martedì 26 giugno

 

 

Anticoli Corrado è ancora un Paese per Bambini?

 

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Si può aggredire una Scuola? No. A un oggetto, un edificio, non si può far del male. E nemmeno si può aggredire la Scuola in quanto istituzione; poiché anch’essa è una cosa, benché gigantesca e parzialmente immateriale, e non un Essere umano. Solo gli Esseri umani possono essere aggrediti.

 

I cosiddetti “atti di vandalismo”, dunque, sono atti contro Esseri umani. E gli atti che passano per “aggressioni alla Scuola” (dai “tagli” dei governi neoliberisti all’attentato di Brindisi: atti di natura e gravità ben diversa, è ovvio, ma tutti ostili e tutti mirati) sono e vogliono essere, consapevolmente o meno, atti contro i Bambini e i Ragazzi. Per i quali la Scuola (oggettivamente, checché ne dicano e ne pensino) è parte essenziale e determinante della Vita per tutta l’infanzia e l’adolescenza.

 

Non la Scuola ma i Bambini e i Ragazzi di Anticoli Corrado, quindi, sono stati colpiti dai tre attacchi “alla Scuola”, diversi ma complementari, sferrati da “circoli” interni o vicini alle Amministrazioni anticolane, opposte solo in parte, succedutesi tra il 2001 e il 2012. (Gli stessi anni dei governi di cui sopra, e non è un caso: il potere di una piccola cerchia di paese è minuscolo dinanzi a quello delle vaste e ramificate “agenzie” religiose, “culturali” e mediatiche che influiscono negativamente su intere nazioni, ma entro il suo modestissimo raggio d’azione può essere altrettanto dispotico e non meno nocivo).

 

1°. Non la Scuola ma i Bambini e i Ragazzi anticolani sono stati attaccati attraendoli fuori dalle aule con l’esca delle cosiddette “settimane bianche”, rischiando così di insinuare in essi l’idea insana, autodistruttiva, che il loro impegno negli studi (cioè nella propria realizzazione) sia così insignificante da poter essere interrotto, quando che sia, da attività pur valide ma di infima rilevanza a paragone di quelle scolastiche. Ripeto: rischiando di insinuare in loro l’idea insana, autodistruttiva, che persino ciò ch’è infimo sia più importante di ciò a cui dedicano anni d’impegno mentale e affettivo. E così tanto più importante, da poter interromperlo in qualsiasi momento. E così tanto più importante, da interromperlo per undici anni di seguito, davanti a tutti, senza che contro questa operazione si levasse altra voce che la mia1.

 

2°. Non la Scuola ma i Bambini e i Ragazzi anticolani sono stati attaccati, con la prescrizione generalizzata di un “supporto psicologico” in orario scolastico, rischiando di istillare in loro l’idea insana, autodistruttiva, di non essere sani di mente. Idea di cui le religioni e la “cultura” dominante pervadono da secoli ogni settore della Società e quasi ogni mente (homo homini lupus, l’Uomo è per natura malvagio, l’Uomo è una bestia, e via istigando al crimine contro l’Umanità) ma che ad Anticoli è stata avvalorata oltre ogni limite arrivando a istillare nella Collettività il dubbio insensato che la sua intera Figliolanza sia mentalmente così “a disagio” da non poter andare avanti senza il sostegno di uno psicologo2.

 

3°. Non la Scuola ma i Bambini e i Ragazzi anticolani sono stati attaccati, con l’imposizione di orari diversificati d’ingresso a Scuola (per gli avvalentisi e i non avvalentisi dello Scuolabus) incrinando in loro il naturale sentimento di Uguaglianza e di Solidarietà: rischiando così di insinuare in loro l’idea insana, autodistruttiva, di essere disumanamente superiori ad altri poiché capaci di adattarsi, apparentemente senza problemi, a una situazione che altri, essendo stati discriminati, non possono accettare.

 

Tre attacchi collegati, poiché le persone da cui partono son le stesse e soprattutto perché identico ne è il bersaglio e identico è il rischio che consapevolmente o inconsapevolmente determinano: danneggiare (e al limite distruggere) l’identità dei Bambini e dei Ragazzi anticolani minando (e al limite facendo saltare) tre dei suoi pilastri: l’assoluta importanza della propria realizzazione; la certezza della propria validità (la validità, fin dal primo giorno di vita, del nuovo Essere umano impegnato nella propria realizzazione); il valore determinante, per la propria realizzazione, di rapporti umani sani.

 

A che scopo? Probabilmente, quello di ogni attacco: eternare un passato di non realizzazione, o di mediocre realizzazione, talora di autodistruzione, e di rapporti interumani più o meno falliti. Un passato di cui chi attacca, per crudele esperienza, conosce fin troppo bene l’infelicità, ma a cui vuol forse condannare anche le nuove generazioni per non essere da loro abbandonato. Come inevitabilmente accade quando i Giovani si separano dal passato e i Vecchi, invece, vi rimangono impantanati.

 

Tre attacchi di cui la Dirigenza scolastica, pur allertata, non ha dato segno di avvertire la serietà. Dinanzi ai quali, al contrario, è parsa schierarsi con chi li sferrava. Insieme, va detto, a non pochi dei Genitori interessati. Per connivenza? Per uno di quei “difetti di comprensione” dietro ai quali la connivenza cerca spesso di nascondersi? Sia come sia, tre attacchi la cui gravità, proprio perché talvolta misconosciuta da chi più d’ogni altro doveva difendere i Bambini e i Ragazzi, non ci si può esimere dal denunciare instancabilmente e con precisione: tre attacchi non episodici, collegati fra loro, portati avanti per anni con una determinazione che sembra implacabile, non paiono un caso, non paiono un incidente, non paiono un errore: sembrano l’attuazione di una strategia. Consapevole? Inconsapevole? Lo sanno solo loro.

 

Per dieci anni, fino al 2011, ho creduto responsabile dei primi due “colpi”3 l’intera Amministrazione di allora, espressa da una lista, l’Arcobaleno, che mi era stata descritta come “berlusconiana” da un esponente dell’opposizione, cioè del Pd locale. Ma gli eventi del 2011 ― la scissione de l’Arcobaleno e l’alleanza dell’estrema sua destra con la maggioranza del Pd, coalizione che col nome di Uniti per Anticoli ha vinto (per quattordici voti) le elezioni di un anno fa ― mi hanno permesso di ipotizzare:

 

1. Che negli attacchi ai Bambini e ai Ragazzi di Anticoli non fosse egualmente coinvolta tutta l’Amministrazione de l’Arcobaleno così come spero non sia coinvolta, oggi, tutta l’Amministrazione degli Uniti: che nell’Arcobaleno, cioè, vi fosse chi gli attacchi li ideava, li suggeriva e li conduceva, e chi invece li consentiva senza capirli, per un’“incomprensione” della gravità di essi analoga a quella, di cui sopra, della Dirigenza scolastica e di parte dei Genitori. E che negli Uniti, oggi, accada forse lo stesso.

 

2. Che gli attacchi partano in realtà da ben poche persone. Ma che costoro mantengano tanto più consenso, nelle successive Amministrazioni e fra i Cittadini, quanto più la gravità degli attacchi viene disconosciuta, o sottostimata, per l’“incomprensione” (o connivenza?) di cui sopra.

 

3. Che tali persone abbiano sfruttato la scissione de l’Arcobaleno e l’alleanza dell’estrema sua destra con la maggioranza del Pd per passare dall’Amministrazione precedente all’attuale, o da consiglieri dell’una a consiglieri dell’altra, o da Amministratori a consiglieri, o da consiglieri ad Amministratori.

 

4. Che tali persone, cioè, non diano molto peso, nell’avvicendarsi delle Amministrazioni, all’incremento o all’eventuale riduzione dell’importanza dei loro ruoli. Che il potere a cui davvero (consapevolmente o inconsapevolmente) tenevano e tengono, meno visibile di quello amministrativo ma ben più consistente, sia proprio quello di continuare a tenere sotto scacco le nuove generazioni anticolane.

 

5. Che tali persone siano le stesse che hanno ideato e suggerito (ma non necessariamente anche organizzato e guidato) l’alleanza fra estrema destra de l’Arcobaleno e maggioranza del Pd. Che sia pensabile, cioè, che il vero scopo di tale alleanza, la vera mission (benché forse non consapevole) degli Uniti per Anticoli, sia (all’insaputa di alcuni suoi Componenti e di quasi tutti gli Elettori) quella di impedire, per mezzo degli attacchi ai Bambini e ai Ragazzi anticolani, la trasformazione affettiva, morale e culturale del Paese Immaginario in una realtà umanamente più degna di quella attuale.

 

6. Che, pertanto, un’alleanza tanto eterogenea come gli Uniti non incontri grandi problemi nell’amministrare, e anzi riesca apparentemente ad andare d’accordo, solo perché alcuni suoi Componenti e molti suoi Elettori non capiscono (o non vogliono capire?) che sotto la “buona” o “normale” amministrazione, dentro le dolci “caramelle” delle attenzioni materiali che i Bambini e i Ragazzi anticolani ricevono dal Comune, altri nascondono un’attenzione non materiale e un “apprendistato” inconscio che ai Bambini e ai Ragazzi sono invece avversi, e che mirano a far loro ripetere un passato che non si vuole che passi.

 

7. Che l’attacco ai Bambini e ai Ragazzi di Anticoli avrà fine, e il Paese Immaginario ritroverà l’umana capacità d’immaginare e realizzare una realtà umanamente più degna, quando la maggioranza dei Cittadini e i migliori (soprattutto i più giovani, ma non solo) de l’Arcobaleno e del Partito democratico riusciranno a sentire con dolore l’intollerabilità di tale attacco. E quando essi, sfuggendo al controllo mentale e fisico delle poche persone che l’attacco hanno ideato e perpetrato, si uniranno a noi, l’attuale minoranza del Pd (ora emarginati ― per aver dimostrato che liberarsi da quel controllo è possibile e fa star bene ― al punto di vederci negare dalla maggioranza la tessera del partito) per dar vita, in tempo per le prossime elezioni amministrative e magari anche prima, a un’entità politica davvero nuova.

 

L’Arcobaleno

 

Qualche Amministratore de l’Arcobaleno, infatti, durante il secondo mandato ha cominciato ad accorgersi del danno che la “settimana bianca”, ripetuta anno dopo anno, poteva infliggere alla certezza dell’impegno dei Bambini e dei Ragazzi anticolani nella Scuola. Me ne son reso conto solo dopo, purtroppo, ripensando agli “aggiustamenti” con cui tali Amministratori, da un certo momento in poi, hanno cercato di attenuare quel primo attacco (chiedere al Collegio docenti di includere la “settimana” nella Programmazione, finanziare in pari misura l’annuale Viaggio d’istruzione organizzato dalla Scuola, ecc.), senza però trovare il coraggio ― forse per “salvar la faccia” davanti agli Elettori, dinanzi ai quali io continuavo a non distinguerli dai veri artefici di esso ― di farlo cessare del tutto.

 

Non voglio dire, con ciò, che tali Amministratori de l’Arcobaleno mi appaiano oggi del tutto estranei a quel primo attacco. Troppo a lungo, “aiutati” dal mio non discernere tra loro e chi li condizionava, non si son resi conto della gravità del colpo inferto ai Bambini e ai Ragazzi anticolani, e anche quando hanno iniziato a capirlo non hanno inteso (solo che “non intendere” non significa “mancare di perspicacia”, ma essere inconsapevolmente partecipi di ciò che non si capisce) che la “settimana bianca” non era “un errore”, l’estemporanea balordaggine di persone poco accorte, ma un’azione così convinta, così risoluta a perpetuarsi (benché forse inconsapevole), così strategica, che avrebbe dovuto metterli in guardia, contro chi l’aveva ideata e intrapresa, assai più di quanto allora supponevano.

 

In guardia, invece, non si misero né allora né dopo. E così, quando partì il secondo attacco, la prescrizione di un “supporto psicologico” a tutti gli Anticolani fra i 6 e gli 11 anni, gli stessi Amministratori che avevano iniziato a dubitare della validità della “settimana bianca” furono di nuovo come ciechi, insensibili: non videro, non sentirono, che quel secondo attacco ― ideato e sferrato da persone esterne a l’Arcobaleno e/o senz’altro ascrivibili all’opposizione ― era anche una tacita proposta di alleanza di una parte del Pd a chi aveva ideato e sferrato il primo: tanto che si può ben ipotizzare che gli Uniti per Anticoli siano “nati”, o almeno siano stati “concepiti”, consapevolmente o meno, nell’attimo stesso in cui del progetto Psicologo a scuola venne a conoscenza chi aveva architettato la “settimana bianca”.

 

In quel momento, quando gli ideatori contro i Bambini e i Ragazzi anticolani della “settimana bianca” si son visti venire incontro a braccia aperte gli ideatori contro i Bambini e i Ragazzi anticolani del “supporto psicologico”: in quel preciso momento si può supporre che siano stati “inseminati” gli Uniti per Anticoli. Che poi avran trovato anche altre ragioni per unirsi. Ma nessuna, forse, più determinante dell’idea infine condivisa di tentar di bloccare un’intera generazione a ripetere “modelli” infelici.

 

Il Partito democratico

 

Analogamente a quel che accadeva ne l’Arcobaleno, anche nel Partito democratico di Anticoli, all’opposizione dal 2001 al 2011, alcuni4 hanno cominciato a un certo punto ad accorgersi che certi Dirigenti, Iscritti e Simpatizzanti non davano alcun segno (anzi: si rifiutavano) di attribuire una qualche importanza a questi temi: al punto non solo di non protestare, neanche pro forma, per la “settimana bianca” e poi per lo “psicologo a scuola”, ma talvolta addirittura di appoggiare e partecipare a quegli attacchi.

 

Fu la prima incrinatura in un Partito che ad Anticoli sembrava un monolite: noi che sentivamo con dolore i colpi ai Bambini e ai Ragazzi anticolani iniziammo a domandarci se quegli altri li sentissero invece così poco, che la nostra richiesta di parlarne non aveva per loro alcun senso; e se così poco capissero noi, che insistevamo a porgliela, da vederci sempre più come meri ostacoli all’unica discussione, all’unico obiettivo, all’unica azione che premeva loro: il ripristino del loro dominio su Anticoli Corrado.

 

Oggi sappiamo che per alcuni di essi era così: non sentivano, non capivano. Per un “difetto di comprensione”? Per un’inconscia connivenza? Sappiamo che altri stavano recando in dono lo “psicologo a scuola” a chi, da dentro l’Arcobaleno, aveva donato loro la “settimana bianca”. Per un “difetto di comprensione”? Per un’inconscia connivenza? Rendendosi ben conto di quel che facevano? E sappiamo che altri infine si preparavano, più o meno in segreto, a condividere e sfruttare quell’alleanza tra “pedagoghi negativi” per tradurla nella piena alleanza politica che si sarebbe chiamata Uniti per Anticoli. Per un “difetto di comprensione”? Per un’inconscia connivenza? Rendendosi ben conto di quel che facevano?

 

Noi, la minoranza che da due anni e più ― quanto meno dalla sera del 20 agosto 2010, quando le reazioni di alcuni al bel comizio di Francesco Putignani a conclusione della Festa dell’Unità democratica furono così rabbiose da costringerci a cominciare ad aprire gli occhi ― noi, la minoranza del Partito democratico anticolano che da due anni e più viviamo con dolore la lenta comprensione che il Partito si è diviso su quel ch’era per noi inconcepibile che lo dividesse ― l’affetto, l’interesse e la cura per le nuove Generazioni ― noi, la minoranza che da due anni e più siamo in esilio dal Partito per aver troppo amato, non possiamo che sperare che questa divisione si allarghi: che quelli che non sentono e non capiscono, finalmente sentano e capiscano; che quelli che inconsciamente son conniventi, finalmente se ne accorgano e inorridiscano; e che quelli che han sempre saputo ciò che facevano, e vogliono continuare a farlo, lascino il Partito e lo liberino, finalmente, dal dover condividere azioni che lo rendono indegno della sua Storia.

 

L’idea è che la maggioranza del Paese Immaginario abbia la capacità di immaginare e realizzare una realtà umanamente più degna. Che la maggioranza dei Cittadini e i migliori (i più giovani, ma non solo) de l’Arcobaleno e del Partito democratico sentano con dolore l’intollerabilità degli attacchi ai Bambini e ai Ragazzi di Anticoli. Che sfuggano al controllo mentale e fisico dei pochi che quegli attacchi hanno ideato e perpetrato. E che si uniscano a noi, che del Partito democratico siamo oggi la minoranza, per dar vita a un’entità politica davvero nuova. Che abbia come sua unica stella polare la capacità della maggioranza degli Anticolani di immaginare e realizzare una realtà umanamente più degna.

 

(Pensato e scritto tra il 20 agosto 2010, dopo il discorso di Francesco Putignani

alla Festa dell’Unità democratica di Anticoli Corrado, e il 24 giugno 2012)


 

[1] Dando prova di ben poca considerazione anche nei confronti delle Istituzioni di cui fa parte ― la Comunità Montana dell’Aniene, la Provincia di Roma e la Regione Lazio ― nel 2012 l’attuale Amministrazione di Anticoli Corrado ha fatto “orecchio da mercante” perfino al suggerimento venutole dal progetto Impariamo a sciare 2012, con cui tali Enti hanno istituito “150 borse di studio per bambini dai 9 ai 13 anni al fine di organizzare un winter camp per l’avvicinamento allo Sci” nei giorni 3, 4, 17 e 18 marzo 2012: cioè, per non intralciare le attività scolastiche, solo di sabato e domenica. Neppure questa manifestazione di sensibilità umana e istituzionale da parte di Amministrazioni più alte (e governate, come si sa, da schieramenti politici opposti, ma evidentemente concordi almeno nel rispetto per i Bambini e i Ragazzi) è riuscita a indurre gli Amministratori anticolani a più miti consigli. (Sulla cosiddetta “settimana bianca” sono intervenuto più volte sul mio blog, in particolare nel 2005 e nel 2007. Chi volesse, può documentarsi in proposito cliccando qui.

 

[2] Anche contro questo attacco sono intervenuto su ScuolAnticoli con uno scritto, Perché non ci piacciono gli psicologi (e le psicologhe) a Scuola (2 gennaio 2008).

 

[3] Il terzo “colpo” essendo partito solo all’inizio dell’anno scolastico 2011-2012, quando l’Amministrazione è passata nelle mani degli Uniti per Anticoli.

 

[4] Fra i quali Francesco Putignani, candidato sindaco per il Partito democratico nel 2006, e chi scrive queste righe, iscritto per la prima volta nel 2009 e membro del Direttivo dal 2010 al 2011.

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sabato 9 giugno

 

 

Preti che si portano via i Bambini... da Scuola

 

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C’è un’omertà fra la Chiesa e certi settori della Società: un’omertà che è una alleanza per la distruzione dei Bambini.

(Annelore Homberg, psichiatra e psicoterapeuta)

 

In attesa che, aggravandosi la crisi economica, ai moderni caporali legalizzati venga in mente di estorcere ai Genitori i giorni di Scuola dei Figli per sfruttarli nei campi o nelle fabbriche, ci sono individui che in quanto preti, cioè dipendenti della multinazionale privata detta Chiesa cattolica, ingiungono e ottengono dalle Famiglie di portarsi via i Bambini da Scuola per giorni e giorni per impegnarli in attività note agli addetti ai lavori come ritiri spirituali, preparazioni alla cresima o alla comunione, ecc.

 

E ci sono Dirigenti e Insegnanti che non solo non censurano queste pesanti interferenze (per non dire aggressioni) contro le Attività scolastiche, ma se ne fanno solerti propagandisti e zelanti coadiutori.

 

Forse perché così fanaticamente religiosi da voler indebolire il fondamentale principio costituzionale (che invece dovrebbero insegnare con convinzione) che Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani?

 

Forse perché così superficiali e ignoranti da non sapere né capire quanto la consapevolezza del valore della Scuola sia importante e delicata per la realizzazione dei Bambini e dei Ragazzi?

 

Forse perché così fannulloni da essere disposti a tutto, anche a fare a pezzi la propria identità di docenti ed educatori, pur di lavorare meno per qualche giorno?

 

Forse perché così pieni d’odio contro i Bambini e i Ragazzi da voler fattivamente cooperare al tentativo di distruggerli che è la vera intenzione, consapevole o meno, di ogni iniziativa antiscolastica?

 

Qualcosa deve pur essere accaduto, qualcosa deve pur stare accadendo, nelle menti di chi fa di tutto e tutto da solo (ancor prima, cioè, delle aggressioni dall’esterno, che pur ci sono e son tremende) per svilire e annientare l’importanza, per la Società, del proprio essere Insegnante...

 

Quel che dev’esser certo, per gli Insegnanti che non vogliono ridursi così, è che organizzare assenze collettive, cioè portar via (e lasciar portar via) i Bambini e i Ragazzi da Scuola, quali che ne siano le motivazioni coscienti e razionali più o meno fittizie, è sempre violenza contro di Essi (non fisica, certo, ma la violenza mentale può danneggiare anche più di quella fisica) perché mira (inconsapevolmente?) a istillare in loro l’idea autodistruttiva che ciò che fanno per realizzare sé stessi sia meno importante di ciò che “fanno” per ubbidire, servire e compiacere... una divinità infinitamente superiore a loro stessi.

 

Come Abramo, che uccide mentalmente il figlio Isacco conficcando per sempre in lui la certezza di esser niente dinanzi a Dio, così chi porta via i Bambini e i Ragazzi da Scuola, anche se poi benevolmente li restituisce alla loro vera vita, ai loro veri affetti e ai loro veri impegni verso sé stessi e gli altri, intanto però cerca di persuaderli che quel ch’è più importante è andarsene, ritirarsi da sé e dai propri affetti, far niente di quel che è tutto e far tutto di quel che è niente.

 

Quasi tutti i Bambini e i Ragazzi resistono all’aggressione e continuano a realizzarsi con successo, è vero o almeno vogliamo pensare che lo sia. Ma quanti “Schettino” pronti ad abbandonare ogni sorta di navi (e quanti insegnanti pronti a lasciare il timone della classe a non insegnanti che “insegnano” il nulla) sono tali anche perché ricevettero colpi decisivi, nell’infanzia e nella prima adolescenza, da chi fece di tutto per riempirli del disperato disprezzo di sé che convince a credere che la verità, l’amore, la bellezza, l’intelligenza siano altrove da sé stessi, lontano dai propri affetti, in ritiro dalla vita reale?

 

Un’interessante sentenza sullo svolgimento di attività religiose in orario scolastico

 

17 giugno 1993 ― Presidente ed Estensore il giudice Sinagra. Chiesa evangelica metodista di Bologna ed altri (avv. Virgilio) contro il Circolo di Vergato ed altri (avv. St. Zito) e Nicosia ed altri (avv.ti Chirco, Dani, Fanzini, Mazzone, Solazzi, Valgimigli e Virgilio). Pubblica Istruzione ― Insegnamento della religione ― Svolgimento attività religiose non attinenti alla vita della scuola ― In normale orario scolastico ― Provvedimento Consiglio di circolo ― Illegittimità. È illegittima la delibera del Consiglio di circolo che dispone lo svolgimento di attività religiose, quali la celebrazione di liturgie o riti religiosi o il compimento di atti di culto, non attinenti alla vita della scuola, in orario scolastico e al posto delle normali ore di lezione. DIRITTO ― La fattispecie, nella sua apparente complessità poiché per qualche ambito riguardante i rapporti fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, si risolve tuttavia rapidamente con la lettura e la corretta applicazione dell’art. 6 secondo comma lett. d) ed f) del D.P.R. 31 maggio 1974 n. 416 sulla istituzione di organi collegiali nelle scuole statali. Questa norma della legge delegata affida alla competenza dei consigli di circolo o di istituto di deliberare sulla programmazione e sulla attuazione di attività extrascolastiche, facendo specifico e sostanzialmente escludente riferimento ai corsi di recupero e di sostegno, alle libere attività complementari, alle visite guidate ed ai viaggi di istruzione. Nonché alle attività culturali, sportive e ricreative, riconosciute di particolare interesse educativo. Deve riuscire evidente, se non si vogliano fare forzature al dettato della legge, che in nessuna delle indicate attività potrebbero mai rientrare, concettualmente, la celebrazione di liturgie o riti religiosi o il compimento di atti di culto o comunque le pratiche religiose

Non è necessario alcun altro commento, tanto sono chiari la significazione lessicale delle attività menzionate dalla legge e il concetto di atto di culto o di pratica religiosa.

 

Lo Stato italiano, pur se non indifferente rispetto al fenomeno religioso, riafferma la propria laicità nell’art. 7 della Costituzione laddove “lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.

 

I loro rapporti sono regolati dai Patti lateranensi, cioè da accordi internazionali che, come tali, entrano a far parte dell’ordinamento interno italiano solo in virtù di leggi di esecuzione. Leggi quindi ordinarie che come tali non possono porsi in contrasto con i principi ed i precetti della Costituzione dello Stato.

 

La legge ordinaria (che ratifica e dà esecuzione alle modifiche al Concordato lateranense dell’11 febbraio 1929, concordate il 18 febbraio 1984) è la L. 25 marzo 1985 n. 121 che, all’art. 9, riafferma il principio fondamentale della libertà della scuola e l’esigenza del rispetto delle previsioni costituzionali.

 

Assicura poi l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali, muovendo dal riconoscimento del valore della cultura religiosa e dalla considerazione che i principi della religione cattolica fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano.

 

Questa disposizione di legge giova sicuramente alla comprensione delle relazioni fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica e perciò delle loro reciproche posizioni.

 

Intanto, se certamente l’insegnamento della religione è cultura religiosa (e soltanto esso lo è), altrettanto certamente gli atti di culto, le celebrazioni di riti e le pratiche religiose non sono “cultura religiosa”, ma essi sono esattamente il colloquio rituale che il credente ha con la propria divinità, un fatto di fede individuale quindi e non un fatto culturale.

 

Ed infatti lo Stato italiano assicura l’insegnamento scolastico della religione cattolica, proprio perché riconosce il valore della cultura religiosa ed insieme che i principi in particolare della regione cattolica sono parte del patrimonio storico del popolo italiano.

 

Al di là, però, dell’insegnamento della religione cattolica, nelle scuole dello Stato non è consentito andare: pertanto, ogni altra attività squisitamente religiosa (atti di culto, celebrazioni) non è prevista e non è consentita nelle aule scolastiche e meno ancora in orario di lezione e in luogo dello insegnamento delle materie di programma.

 

Immaginare che il compimento di atti di culto possa rientrare nella categoria e nel quadro delle attività extrascolastiche, oltre a configurare una evidente violazione della legge, significa voler fare entrare dalla finestra ciò che non si può fare entrare dalla porta.

 

Del resto, la norma concordataria sull’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali, divenuta norma del diritto nazionale in virtù della legge di esecuzione, deve ritenersi norma di carattere eccezionale rispetto al principio della laicità dello Stato italiano enunciato dal primo comma dell’art. 7 della Costituzione. E perciò deve ritenersi norma di stretta interpretazione.

 

Così da non consentire, per una pretesa analogia, di ricomprendervi attività assolutamente ad esso non attinenti, quali il compimento di atti di culto o la celebrazione di riti religiosi.

 

Gli atti di culto e le celebrazioni religiose si compiono unicamente nei luoghi ad essi naturalmente destinati, che sono le chiese e i templi e non nelle sedi scolastiche, in sedi cioè improprie e destinate alle attività didattiche e culturali, finalità appunto della scuola (art. 9 della legge n. 12 1), ed alla attività educativa di essa.

 

Diversamente ragionando, assisteremmo ad una vera interferenza della Chiesa nell’attività dell’istituzione statale, esclusa e non consentita dalla Costituzione.

 

Una interferenza che addirittura elimina l’insegnamento della materia curriculare e la normale ora di lezione, ad essa sostituendo un atto di culto o la celebrazione di un rito religioso o una visita pastorale, che nulla hanno a che fare con la formazione scolastica dello studente e con la didattica scolastica e che nulla hanno a che fare neanche con l’insegnamento della religione.

 

La Chiesa è libera di svolgere queste attività nelle scuole che essa stessa istituisce, non può però svolgerle nelle scuole dello Stato e nell’ambito di esse, e gli organi pubblici che questo consentano commettono senza dubbio una illegittimità.

 

Ma il fatto più notevole e più antigiuridico è che le pratiche religiose e gli atti di culto, a torto ritenuti attività extrascolastiche (ma la erronea qualificazione è chiaramente strumentale) abbiano luogo e svolgimento in orario scolastico, cioè negli orari destinati alle normali lezioni, all’insegnamento cioè delle materie oggetto dei programmi della scuola statale. E vengano perciò previsti in luogo ed in sostituzione delle normali ore di lezione.

 

Questo soprattutto è l’aspetto di illegittimità per violazione e falsa interpretazione ed applicazione della legge (art. 6, secondo comma, lett. d ed f del D.P.R. 31 maggio 1974 n. 416) delle impugnate deliberazioni dei consigli di circolo di Vergato e di Bologna.

 

Il Tribunale così perviene alla decisione di merito, negando validità alle eccezioni pregiudiziali sollevate dalla Avvocatura dello Stato, per riconoscere nei ricorrenti l’interesse all’impugnazione basterà considerare che in una situazione di adesione, anche di un solo studente o anche di un solo docente alla celebrazione dei rito religioso o al compimento dell’atto di culto o alla visita pastorale, durante le normali ore di lezione, avverrebbe che lo studente aderente rinuncerebbe all’insegnamento di una materia curriculare (e non potrebbe neanche farlo) oppure, nel caso di allontanamento dalla classe del docente, si avrebbe lo stesso effetto per tutti gli studenti della classe, i quali verrebbero così privati dell’insegnamento della materia per quell’orario prevista nel calendario scolastico.

 

E quand’anche il docente venga da altro docente non aderente sostituito, ne deriverebbe la lezione di una diversa disciplina e in ogni caso un fatto interruttivo del metodo normale di insegnamento o non in armonia con lo stato di svolgimento del programma quale tenuto dal docente della classe.

 

In ogni caso un turbamento e un disordinamento, un intralcio ed un pregiudizio all’ordinato e normale andamento dell’attività scolastica, formativa ed educativa, con ovvio, evidente danno per la formazione culturale degli studenti, che è la primaria finalità della scuola.

 

E non può certo dubitarsi che i genitori degli studenti abbiano interesse a che i giovani, per questo fine appunto mandati a scuola, ricevano dagli insegnanti, cioè dalle loro fonti istituzionali di istruzione, quella istruzione e quel bagaglio culturale che servirà loro nella vita e nelle realizzazioni future. E non ne siano invece distratti da attività e pratiche in nessun modo attinenti alla vita e alle attività della scuola, anzi ad esse del tutto estranee.

 

Certamente anche il Comitato bolognese Scuola e Costituzione, le cui finalità si colgono immediatamente dalla stessa sua denominazione, ha, come associazione al fine specifico diretta, effettivo ed innegabile interesse alla impugnazione, per motivi sostanzialmente coincidenti con quelli dei genitori degli studenti.

 

Qui non si tratta di garantire agli studenti o ai professori la facoltà di non partecipare al compimento degli atti di culto e alle pratiche religiose (facoltà dalle impugnate delibere assicurata), il problema è a monte ed è un altro: la illegittimità delle deliberazioni dei consigli di circolo sta, esattamente e fondamentalmente, nell’avere consentito l’inserimento, al posto delle normali ore di lezione, di attività del tutto estranee alla scuola ed alle sue finalità istituzionali. Un fatto oggettivo, che resta ovviamente tale nella sua antigiuridicità anche se si prevede la facoltà di studenti e docenti dì non partecipazione.

 

L’assicurazione di questa facoltà non elimina, come è evidente, il fatto obiettivo del turbamento e dello sconvolgimento del normale e ordinato andamento della vita e dell’attività scolastica conseguente e consistente nella soppressione, non importa se anche limitata ad una sola unità, dell’ora di ordinario insegnamento e nella previsione, in luogo di essa, della effettuazione di una attività affatto estranea alle finalità e alla vita della scuola statale. Di un atto di fede che si compie nei templi a ciò destinati e nel foro interno della propria coscienza e non certo nelle sedi e negli ambiti scolastici.

 

Un’alterazione ed un sovvertimento del normale e previsto andamento scolastico e del funzionamento della scuola con reale nocumento per lo studio e la formazione deglì studenti, nel che appunto sta la illegittimità delle impugnate deliberazioni.

 

I ricorsi, infine, non andavano notificati alla Chiesa cattolica la quale nella fattispecie processuale non è presente quale istituzione, bensì quale Entità spirituale, come tale priva di una sua soggettività giuridica e di un non riconoscibile controinteresse.

 

Per quanto detto, le deliberazioni dei consigli di circolo impugnate coi ricorsi giurisdizionali, sono illegittime per violazione della legge e vanno per conseguenza annullate.

 

Dall’annullamento va esclusa la impugnata circolare ministeriale la quale, presentandosi come un atto dal contenuto e dalla finalità soltanto interpretativi, non ha attitudine lesiva delle posizioni soggettive dei ricorrenti.

 

I ricorsi giurisdizionali vanno dunque accolti, con l’annullamento delle impugnate deliberazioni dei consigli di circolo di Vergato e di Bologna, siccome affette da illegittimità per violazione e falsa interpretazione ed applicazione della legge, precisamente dell’art. 6 secondo comma lett. d ed f del D.P.R. 31 maggio 1974 n. 416.

 

Stima il Collegio che le spese di giudizio vadano compensate fra le parti.

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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).

L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

 

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