Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Proverbi Anticolani di Vittoria Desanctis
a cura di Marco Occhigrossi
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Camilla,
i
proverbi di nonna Margherita.
Quando la signora Vittoria mi parlò dei proverbi dialettali di nonna Margherita e me ne enunciò con grande enfasi alcuni tra i piú significativi, l’idea di raccoglierli in un libercolo mi parve la cosa piú logica da fare e ciò per due ragioni. La prima perché mi permetteva di pubblicare, finalmente, uno scritto in vernacolo anticolano, la seconda perché mi dava la possibilità di conoscere e di far conoscere agli altri una pagina importante della cultura contadina del paese. Detto, fatto! E, cosi, nell’arco di un breve periodo di tempo l’idea è diventata realtà. I proverbi pubblicati sono cento e sono quelli che rispecchiano piú da vicino il modo di vivere dell’antica società contadina di Anticoli, di quella società forse un po’ rozza e un po’ analfabeta ma piena di saggezza interiore, capace di vivere la propria vita, sia pure tra innumerevoli difficoltà, con grandissima serenità e straordinaria dignità. In una società come la nostra, certamente piú acculturata e priva di molti tabù e pregiudizi, l’uso di molti dei nostri proverbi risulterebbe del tutto inadeguato e persino privo di logica, pur tuttavia rimane di essi lo stile di comportamento per una società legata alle condizioni socio-economiche di un epoca in cui l’agricoltura e la pastorizia erano le uniche risorse di vita.
Marco Occhigrossi
1) ‘A robba ‘egliu munnu , agliu munnu remane. Gli uomini passano, le cose rimangono...
2) Catena nn’ha fattu mmaj bon cane. Con i metodi cattivi non si ottiene mai nulla.
3) Agli cani cattij se gli jetta ‘o pa. Lepersone cattive vanno prese con le buone.
4) Alle ocche jotte gli provede Dio. Alle bocche ghiotte provvede Dio; Dio accontenta tutti.
5) Gli’omo agli saccu e la femmena agli spagu. L’uomo deve portare a casa il sacco di farina e la donna la deve amministrare con parsimonia.
6) ‘A limosena n’arruvina mmaj ‘a casa. Fare elemosina non rovina la casa.
7) Se a ‘gni picculu sassu nciampi, quann’è la sera té ‘e vinocchia rotte. Lascia correre, sorvola.
8) ‘A virità, partorisce l’odio. Quando si dice la verità si viene odiati.
9) Chi è natu pe’ te n se gliu piglia chielle. Chi è destinato a sposare te non diventerà marito di altre.
10) ‘A bellezza sinu alla porta, ‘a bontà sinu alla morte. La bellezza dura poco, la bontà dura fino alla morte.
11) Appei alla ficora ce nasce ‘a ficorella. Tale madre, tale figlia.
12) Caglina che n’ picca signu c’ha piccatu. Chi non mangia segno che ha mangiato.
13) Monte Rofo fa i bbovi e Roma fa gli ommini. Sui monti si formano gli animali, nella città gli uomini.
14) Chi robba non tè, vita non perde. Chi non possiede nulla non ha nulla da perdere.
15) Pe’ gliu giorno doppo te cci’ha da ripusà ‘o pà, no ‘a ficcenna. Non devi rimandare mai a domani gli impegni di oggi.
16) Gni sta mmaj bbé un palu ‘n curu. Vi sono persone alle quali non va bene mai nulla.
17) Curu che non vedde mai lenzola, j cannavacciu gli parea tela. Per chi non ha mai posseduto nulla, possedere qualcosa gli appare straordinario.
18) Fu fatta prima ‘a regola eppo’ Roma. I regolamenti, le leggi vengono prima di tutto.
19) J cannarozzo è ‘nu buscittu che s’agliotte ‘a casa co’ tuttu i tittu. II gargarozzo, ossia il gozzo, la gola, è un piccolo buco capace di inghiottire immense ricchezze.
20) Strigni ‘a gola che passa l’ora. Sappi rinunciare agli stimoli della gola.
21) Stongo a fa a cecalavatta. Sto sacrificandomi a stare al buio, come una gatta cieca, per evitare che entrino le mosche o anche per risparmiare la luce elettrica.
22) Sfuggi l’accasione che sfuggi i peccatu. Se fuggi l’occasione sfuggi anche di cadere nel peccato.
23) Gli agneglio manzu azzinna a du pecora. L’agnello mansueto prende il latte da due o piú pecore. Chi è buono ottiene migliori risultati.
24) Chi arrobba, peccati unu, chi penza peccati cento. Chi ruba commette un solo peccato; chi è derubato, pensando a piú persone quali possibili autori del furto, commette cento peccati.
25) A occa chiusa non c’entranu mosche. Chi non parla non si compromette.
26) Va co’ quigli meglio ‘e té e fagli ‘e spese. Vai con coloro che sono migliori di te ed impara da loro.
27) A chi troppo s’abbassa se gli scopre i curu. Mantieni sempre la tua dignità.
28) Chi pecora fa i gli upu si gliu magna. Chi è debole e non sa reagire si fa sottomettere facilmente.
29) ’A vita ‘ella cavalla alla carretta, ‘a vita ‘ella puttanna alla bussuletta. La vita del cavallo nel carretto, la vita della donna di strada si riduce alla fine all’elemosina.
30) Co’ gliu pizzucu la nzifo, co’ la paletta la rabbelo. Con ilferro la infilzo, con la paletta la ricopro di terra. Detto di cosa brutta da non doversi nemmeno toccare con le mani, cosa da sotterrare, da dimenticare.
31) ‘N se sa se è i puzzu ch’è cupu o ‘a corda che n’arrija. Non si sa di chi è la colpa.
32) Ugnunu agliu mestiere sejo e gliu lupu alle pecora. Ognuno devefare le cose su cui è competente.
33) Chi da serpe è moccecatu ‘e ricetta tè paura. Chi è stato morso da serpe teme anche la vista di una lucertola.
34) Quanno ‘o meo è vecchio, ‘o teo è novo. Quello che tu stai soffrendo oggi, io l’ho già sofferto.
35) Ha trovatu l’ammugliu e ci ha ficcatu i pizzucu. Ha trovato il morbido e ha infilato ilpaletto; detto per colui che approfitta della debolezza altrui.
36) Chi ‘e reto me parla, ’e reto gliu tengo. Chi mi parla dietro le spalle, lo tengo a distanza, lo ignoro.
37) Chi va a ddo’ nn’è chiamatu o è mattu o è mbriacu. Chi va dove non è desiderato o è pazzo o è ubriaco.
38) 0pera pagata n’ zappa ‘a vigna. Se paghi in anticipo corri il rischio che l’opera non si realizzi.
39) I boi pe’ le corna e gli ommini pe’ la parola. I buoi si stimano per le loro corna e gli uomini per la parola data.
40) ‘Na faja ‘n mmocca e ‘n’ara ‘n curu, n’ sa vella che s’ha da levà. Di persona imbarazzata che non sa cosa fare.
41) Ha fattu i cuntu a tre castagne pe’ ricciu e n’ ci ha trovatu mancu i cucchiareglio. Ha calcolato di trovare tre castagne a cardo e invece non ha trovato nulla o quasi.
42) Chi fila più de me nn’attorce tantu. Chi fa le cose troppo in fretta non le fa bene.
43) Quanno i miccu parla, i rosso ha già parlatu. Quando i bambini parlano e dicono certe cose, vuol dire che le han già dette i grandi in famiglia.
44) Chi alla fine n’ penza, all’urdimu suspira. Chi non pensa per tempo all’ultimo sta male.
45) ‘A lengua n’ tè osso ma osso rompe. La parola offensiva non è materia ma procura ugualmente dolore fisico.
46) I’ tempo è ‘a migliore midicina. II tempo sana ogni ferita.
47) Vello che ha da vinì nugliu vecchio lo racconta. Nessuno, nemmeno il vecchio, può raccontare il futuro.
48) Robba fatta, quatrini aspetta. L’opera realizzata aspetta di essere pagata.
49) Poca robba e pochi penzeri. Chi possiede poco pensa poco perché non ha preoccupazioni.
50) A chi poco sa fà, poco ce nne tocca. Chi ha poche capacità di fare, ha anche poche prospettive.
51) Fra tante capora emo raccapezzatu un corno. Di tante cose che avevamo abbiamo salvato una piccola parte solamente.
52) Chi tantu vò gnente stregne. Chi vuole abbracciare troppo finisce per prendere poco...
53) ‘A fame fa rescì i gli upu dalla tana. II bisogno spinge a fare qualsiasi cosa.
54) Gli omo propone e Dio dispone. L’uomo fa i programmi ma poi è Dio che ne dispone il realizzo.
55) Appizza ‘e recchie. Ascolta ciò che si dice intorno a te.
56) Mettemo ‘a pecora ‘n mocca agli upu. Non bisogna esporre le persone indifese al pericolo.
57) Da ‘na parte ha da penne j mmastu. Non si può pretendere che tutto sia perfetto.
58) Ladrizzia e puttanizzia ‘a terra lo rivela. Le persone poco per bene prima o dopo vengono scoperte.
59) Gliu dumu co gliu bastone ‘e bammacia. Lo domo, lo piego con il bastone di bambagia, senza violenza.
60) Quanno ‘a corte dorme tu sta’ all’erta. Quando c’è silenzio sospetto intorno a te, stai attento.
61) Chi quatrinu n’ prezza, quatrinu n’ vale. Chi non apprezza il valore dei quattrini, vale poco.
62)
È
meglio un triste accordo che ‘na causa vinta.
È
meglio un accordo preventivo, anche se sfavorevole, che vincere una causa.
63)
È
meglio zappà co chi n’ te paga che parlà co chi n’ te capisce.
È
meglio andare a lavorare con chi non ti paga che parlàre con chi non ti sa
capire.
64) Chi vo’ vejé i paradisu, doppo magnatu un’ora di riposo. Chi vuole vivere bene, dopo pranzo deve riposare.
65) A cavagliu biastimatu gli riluce ‘o pilu. Le persone alle quali si augura male sono invece molto fortunate.
66) Tuttu finisce agliu munnu e gli scocciacugliuni mmai. Tutti finiscono al mondo eccetto i rompiscatole.
67) A ddo’ n’entra gli agu, rrentra j capu. Se non si provvede subito a ripararlo, il danno diventa irreparabile.
68) Chi pietà non ha, pietà n’ trova. Chi non ha pietà per gli altri non s’aspetti pietà dagli altri.
69) Chi perde un puntu ne perde cento. Chi perde l’ occasione favorevole, può perdere tutte le altre.
70) Chi lassa ‘a via vecchia pe’ ghj’ a quella nova, sa vella che lassa e n’sa vella che trova. Chi lascia il vecchio per il nuovo, sa ciò che lascia mentre non sa ciò che trova.
71)
È
meglio ‘na vota arde che cento fumicate.
È
meglio agire energicamente subito che tornare sulle questioni con piccoli
approcci.
72) ‘N boccone n’ satolla ma raffiata. Un solo boccone non ti sazia ma ti dà respiro.
73) N’ se mogne latte se ‘a terra n’ tè ‘a parte. In tutte le operazioni c’è sempre un piccolo spreco.
74) I giuvani co’ le carni e gli vecchi co’ gli panni. La gioventú è bella anche se vestita male, i vecchi figurano meglio se ben vestiti.
75) Gli arbere co’ ‘na botta mmaj se taglia e mancu j primu amore mmaj se piglia. L’albero non si recide con un solo colpo di scure così come il primo amore non si prende con il primo incontro.
76) Chinca me battizza m’è compare. Rispetto colui che mi fa del bene. Sto con chi mi aiuta.
77) T’ha da moccecà a ddo’ n’ t’arrivi. Ti pentirai tanto da tentare di mordere dove non puoi.
78) ‘A casa nn’arrobba ma nasconne. Una cosa persa in casa prima o poi si trova.
79) I tempo macera tuttu. Il tempo lenisce tutte le pene.
80) Gli omo senza barba è comme ‘na minestra senza sale. L’uomo imberbe è come una minestra sciapa, non è buono, è immaturo, inesperto.
81) Un po’ ‘e mamma, un po’ ‘e tata, facemo ‘na bella frittata. Ricevendo un po’ da mamma e un po’ da papà, sto bene.
82) N’ voglio male a chi male me ice, ma voglio male a chi me lo rijce. Fa certamente peggio chi riporta i pettegolezzi che colui che li fa.
83) Chi te vò piú bbé ‘e mamma o te finge o té nganna. L’affetto della mamma è il piú vero e il piú sincero.
84) ‘O pa degli ari tè sette croste e se non sa fa ne tè quattordici. Mangiare il pane degli altri è molto faticoso perché è duro, ha sette croste e ne può avere anche quattordici per chi non safare.
85) N’ fa bbé agli micchi che se nne scordanu, n’ fa bbé agli vecchi che se morenu. Praticamente non bisognerebbe fare del bene a nessuno.
86) Tante capora tante cervella. Tante teste, tanti cervelli, tanti ragionamenti diversi.
87) O male rentra a libbre e resce a once. Il male viene improvvisamente grave e guarisce lentamente.
88) Chi n’ sa fa, n’ sa mancu commannà. Chi non ha capacità di fare non ha nemmeno capacità di comandare, di dirigere.
89) O se stufa i padrone o se stufa i garzone. Qualcuno dovrà cedere.
90) Agli figli n gn’ha da lassà a robba ma gli ha da lassà cento scudi ‘n capu che n’ ci gli pò arrobbà chielle. L’avvenire dei figli sta nello studio, nella cultura e non nella roba.
91) Emo fatta ‘a barba agli asinu, emo sprecatu sapone e tempo. A fare la barba all’asino si perde tempo e sapone.
92) Preti, porci e pugli n’se viddiru mai satugli. I preti, i porci e i polli hanno fama di mangiare molto.
93) I capu ‘ella gente è comme ‘o vinu agliu fiascu, la sera è bbono e la matina è guastu. La testa della gente è come il vino, cambia improvvisamente.
94) Quanno so tanti valli a cantà n’ se fa mmai giorno. Quando si parla in tanti non si capisce nulla.
95) Alloggia quanno alloggia la caglina e quanno canta i valle tu cammina. Segui l’esempio delle galline le quali vanno a letto presto e si svegliano al cantar delgallo.
96) N’ se move foglia che Dio non voglia. Tutto dipende dalla volontà di Dio.
97) ‘E nuci ‘e Bacuccu erano 360 ranara, a una a una scurtiru tutte quante. Le noci di Bacucco erano tantissime, 360 grosse casse, eppure una alla volta finirono tutte. II detto, ancora molto in uso tra gli anziani, si riferisce a coloro che con troppa prodigalità e poca avvedutezza, permettono ad altri, ai furbi, di servirsi dei loro beni. Si dice anche, piú semplicemente: so scorte ‘e nuci ‘e Bacuccu! Per dire: é finito il tempo dei fresconi.
98) A chi n’ sa fa poco ce nne tocca. Chi non sa fare rimedia poco.
99) Vello che ‘n terra n’ venne ‘n celo n’ ce remase. Se non è piovuto pioverà, perché il cielo non trattiene quello che deve venire in terra.
100) Chi de rustica progenia nacque sempre villanu fobbe. Chi proviene da strati sociali modesti conserva le caratteristiche della propria famiglia.
(Il disegno di copertina è di Rosario Naimoli) |
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