Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Speciale - n. 2 - anno III - marzo 2007 - Classe Quinta Primaria a tempo pieno di Roviano
Alunni: Alessandra, Alessandra, Anuscka, Aurora, Claudia, Daniele, Emilio, Gian Marco, Giulia, Michelle, Paolo, Sara, Vittoria
Insegnanti: Artemio Tacchia, Clara Tilia, Giuseppina Di Rocco ed Elisabetta Salinetti
Home Indice La Quinta alle Medie Artemio, il Museo, il Tempo Scine 2009 Roviano
GLI
ODONIMI DI ROVIANO
La strada dove abito |
Il
toponimo (da tòpos, luogo, e ònoma, nome) è il nome di
un luogo geografico e il suo studio (la toponomastica) rientra nella
categoria più vasta dell’onomastica,
cioè lo studio del significato e dell’origine di un nome proprio, sia
esso di un luogo o di una persona (in questo caso, antroponomastica).
I
toponimi, a loro volta, possono classificarsi in categorie particolari,
a seconda del tipo di luogo interessato. Infatti, i nomi dei corsi d’acqua
si chiamano idronimi, quelli di mari e laghi limnonimi,
quelli di rilievi montuosi oronimi, quelli di regioni e aree geografiche
coronimi e quelli di strade odonimi. I toponimi propriamente detti, cioè i nomi di paesi e città, hanno generalmente origine o da una caratteristica geografica locale o da un nome di persona (il fondatore, il proprietario di un antico fondo).
Da
Wikipedia, l’enciclopedia
libera
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Diario della Ricerca, della Classe Quinta |
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L’attuale onomastica stradale risale quasi tutta al 1961, del maestro Artemio |
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Via Castello, di Alessandra Q. |
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Piazza della Repubblica, di Sara |
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Via Sant’Antonio, di Aurora |
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Viale Ungheria, di Vittoria e Gian Marco |
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Via Aniene, via Aniene “1” e via Aniene “2”, di Paolo, Emilio e Giulia |
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Viale Europa, di Claudia e Alessandra B. |
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Via Monte Rosa, di Daniele |
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Via di Fonte Maggiore, di Michelle |
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Via della Spiaggia, di Anuscka |
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VIA:
dal latino via, strada per lo più di città. In senso esteso,
sentiero.
VIALE:
strada diritta, larga, fiancheggiata da alberi.
VICOLO:
dal latino vicu (m) e poi viculu (m),
piccola strada stretta di un centro storico.
VIOTTOLO:
piccola strada fra il verde.
STRADA:
dal latino tardo strata, spazio di terreno destinato al transito
di veicoli o persone.
SENTIERO:
dall’antico francese sentier, dal latino tardo semitarium, piccola
strada fra i campi o sui monti.
PIAZZA:
dal latino platea, area libera e larga tra le case e
all’incrocio di più strade.
LARGO:
dal latino largus che sostituì latus, punto in cui una
strada diventa più ampia.
SCALINATA:
scala di notevole ampiezza, con gradini larghi, per accedere a edifici
pubblici o luoghi pubblici. |
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DIARIO
DELLA RICERCA
A
Febbraio, in classe abbiamo parlato della toponomastica e degli odonimi
di Roviano.
Il
maestro ci ha chiesto di fare una ricerca sulla strada dove abitiamo;
l’ha deciso perché noi siamo di Roviano e non sapevamo il perché la
nostra via si chiamasse così.
Con
una scheda abbiamo fatto un’intervista ai nostri genitori, ai nonni e
alle altre persone del nostro paese per avere qualche notizia.
Poi
a casa abbiamo fatto una ricerca sull’enciclopedia o su Internet
per trovare le notizie sul toponimo. Così abbiamo approfondito di più
il primo lavoro che avevamo fatto.
Nei
giorni di sabato o dopo la scuola, in gruppi, abbiamo cominciato la
misurazione delle strade e le abbiamo descritte.
Poi
il testo lo abbiamo battuto noi al computer a scuola e lo abbiamo
stampato nella sala di Informatica.
Con
il maestro abbiamo rimisurato le strade per verificare se la lunghezza
che avevamo preso noi era giusta, e pure le osservazioni. Siamo usciti
dopo il pranzo, uno misurava e gli altri prendevano appunti e
descrivevano i particolari più importanti. Il maestro ha scattato anche
le foto alle tabelle delle strade e alle vie.
Per
misurare le strade abbiamo usato uno strumento inglese che si chiama trundle
wheel, “far rotolare la ruota”. Infatti lo strumento è una
“ruota metrica” ed a ogni metro scatta.
A
Marzo, il maestro ha chiesto al Dirigente e all’Assessore del Comune
se potevamo andare a fare la ricerca nell’Archivio. L’Archivio
comunale non era molto ordinato, ma siamo riusciti a trovare quello che
ci serviva. Ci siamo andati due volte e abbiamo trovato dei fogli con i
nomi delle strade nuove e vecchie. La prima volta era una delibera del
1961 e la seconda una delibera del 1991.
Questa
ricerca sugli odonimi è stata molto appassionante e ci ha fatto capire
molte cose. Abbiamo scoperto molti particolari sulle nostre strade,
soprattutto quelli che abitano nelle strade più vecchie.
È
stata una bella esperienza.
Con
tutte le informazioni raccolte e le nostre descrizioni ci abbiamo fatto
questo Scìne speciale. Se troveremo qualcuno che ci finanzia,
stamperemo anche un libretto da regalare a tutti i Rovianesi, perché
pensiamo di aver fatto una cosa utile anche al nostro paese.
☻
Noterelle e suggerimenti.
La
classe Quinta
RINGRAZIAMENTI
Grazie ai genitori, ai nonni e alle persone di Roviano che hanno risposto alle nostre domande. Grazie all’Assessore, il signor Luciano Innocenzi, e al Dirigente dell’Ufficio di Stato Civile, il signor Franco Innocenzi, che ci hanno autorizzato e consigliato nella ricerca presso l’Archivio Comunale. Grazie ai geometri dello studio tecnico Azimut per le carte topografiche.
Carta topografica del territorio di Roviano (studio tecnico Azimut) |
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L’ATTUALE ONOMASTICA STRADALE RISALE QUASI TUTTA AL 1961
Nel 1956 il Comune, vista la protesta della popolazione che chiedeva una migliore distribuzione delle targhe delle strade (il paese cresceva a vista d’occhio!), decise di intervenire sistemando alla meglio la toponomastica. Ma, in occasione del censimento, il 28 maggio del 1961 il Consiglio Comunale di Roviano, all’unanimità, deliberò di rifare l’onomastica stradale e, quindi, di istituire nuove aree di circolazione e di sostituire le denominazioni di molte strade con altrettante nuove. Fu una vera e propria rivoluzione toponomastica! Sparirono per sempre i nomi di vecchie strade come: via della Fonte (chiamata ora via Monte Grappa), via Pesce Strinaro (oggi via Monte Rosa), via Ospedale (oggi via Dante Alighieri), via della Canale (chiamata via Cesare Battisti), via del Forno (chiamata via dei Rubri), via dei Merli e via del Cornone (oggi via Piave), via di Costapendente (viale Trieste). L’antica via Sant’Antonio fu spezzettata in tre parti: viale Italia, largo Principessa Brancaccio e via Sant’Antonio (eliminando via Antonio Gramsci). Sparirono anche le piazze, come piazza Campana. Furono istituite: via Garibaldi, viale Europa (al posto di via Valli), via Maria Montessori (prima via del Popolo), viale Ungheria e via Eugenio De Mazenod (prima via del Cimitero), largo Gioacchino Rossini (vicino alla Fonte), via Giuseppe Verdi e via Alessandro Manzoni (prima era tutta una strada: via Principessa E. Brancaccio), via Mazzini (prima si chiamava via Monte Grappa), via degli Equi e altre ancora. Anche il Centro Storico subì un profondo cambiamento nei nomi delle strade: via del Borgo, insieme a Porta Cancello, che praticamente abbracciava un quartiere intero, oltre ad assumere il nuovo nome di via Trento, venne anche spezzettata in tanti “tronchi” chiamati con nomi di monti: Nevoso, San Michele, Adamello, Santo. In realtà, come risulta da molti documenti presenti in Archivio, già negli anni 1957-58 alcune strade venivano chiamate via Ungheria e via Europa, anche se non erano state ancora ufficialmente deliberate. Nello stesso Consiglio Comunale fu deciso l’acquisto di numeri civici e targhe capovia, perché il centro abitato di Roviano ne era sprovvisto. Furono ordinati alla ditta Velox Italiana di Padova e fu chiesto ai privati il rimborso della spesa.
Senza dubbio, Roviano fu “modernizzata” e i portalettere poterono operare in maniera molto più soddisfacente per la popolazione, anche se non avevano problemi perché il paese era piccolo e si conoscevano tutti. Però, ci chiediamo: perché furono aboliti tutti o quasi gli antichi nomi? Nelle delibere non ci sono le motivazioni. Peccato, perché anche gli odonimi aiutano a capire meglio la storia del nostro piccolo paese. Ma l’uomo non riesce sempre a distruggere tutto, e una targa antica si è salvata: Via del Forno. È un ottagono, realizzato con calce dipinta di bianco e incorniciato di nero. La scritta è stata realizzata con degli stampi e vernice nera. Non copritela, per favore, ora che l’abbiamo disvelata! Sta sopra una parete di una vecchia abitazione a Ju Buciu della Caronara, dove operava un forno a legna.
Il 4 luglio 1991, invece, dalla Giunta Comunale furono deliberati tutti i nomi alle nuove strade, tra le quali via Aniene e via di Fonte Maggiore.
Il
maestro Artemio |
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VIA CASTELLO
Io mi chiamo Alessandra Q.. La mia casa si trova in via Castello, il numero civico è 69 e abito al primo piano. Ci risiedo dal 2004, e anche i miei genitori dal 2004. Prima di noi ci abitavano i nonni.
Il quartiere si chiama Castéjjo perché si trova vicino al castello ed è la parte più antica del paese.
L’odonimo. Si parla del castello già nel 997. Esso nel corso dei secoli ha subito ampliamenti e notevoli rifacimenti per opera dei Colonna e delle varie famiglie patrizie di Roma che lo possedettero, in particolare Maffeo Barberini Colonna di Sciarra, Camillo Massimo e Marcantonio Brancaccio. Il castello ha un ingresso con un portale gotico e sopra c’è uno stemma in terracotta dei Massimo; il nucleo più antico è a pianta pentagonale con ampia corte selciata, pozzo marmoreo, mastio merlato nel 1880, finestre bifore, giardino pensile e camere illustrate con paesaggi agresti a tempera. Il castello ospita il Museo della Civiltà Contadina della Valle dell’Aniene, molto grande e ricco di strumenti di lavoro.
La strada. Via Castello si chiama così da sempre. Inizia da piazza San Giovanni, da lì comincia ju ggiru de Castéjjo. La strada è stretta e buia, con gli scalini, è pavimentata con sampietrini bianchi, ma fino allo scorso anno erano grigi. Sui lati della strada ci sono molte case di pietra, una attaccata all’altra, anche se sono poche quelle abitate perché la maggior parte delle persone ci viene nel periodo estivo. Oltre alle case ci sono alcune cantine con porte vecchie che danno il senso di antico. Via Castello dovrebbe iniziare più avanti, invece un pezzo è della Piazza. Appena iniziata, via Castello è larga m 1,75. Dopo 9 m c’è la sagoma di una finestra antica. Al n. 1 c’è una porta nuova, però con un arco intorno e sopra la chiave c’è una stella con la coda. Al numero civico 6 c’è un portone antico e rovinato e le finestre sono sbarrate con grandi inferriate. A 16 m c’è un bivio: qui via Castello continua sia a destra che a sinistra! A sinistra c’è una piazzetta, che prima era piazza Campana. A 22 m, c’è un’edicola sacra con la Madonna e, dove abita Antonietta, c’è un crocefisso fuori dalla finestra. Vicino, al n. 7, c’è un’entrata del castello dove hanno fatto le case popolari; c’è un portone con sopra due feritoie che servivano per sparare. A 35 m ci sono cantine con porte basse e rovinate. Dopo 44 m si incontra largo Francesco Parisi e sotto la targa c’è un pezzo di scritta vecchia sulla calce: dottore e letterato 1710-1794. Dopo 49 m c’è un’altra piccola edicola, sempre con la Madonna e piccole piante di cactus. Di fronte c’è un portone con un arco e sopra la chiave ci sono gli attrezzi dello scalpellino: una mazzetta, uno scalpello e una squadra, perché la parete di quella casa è stata tutta scalpellata. Al n. 21 c’è una casa con il gallo sopra la campanella per suonare, piastrelle con il sole, la luna e con la scritta Attenti al gatto. Dopo 56 m c’è un vicolo buio. A 63 m inizia la parte di via Castello antichissima, sopra al n. civico 12 ci sono tre finestre ad arco e ficcata nella parete una palla di cannone di pietra. I muri sono tutti scuri, come bruciati. Sulla sinistra, a 70 m, ci sono delle scale, un arco e una stradina chiusa che portava alla Fascina. A 71 m c’è un pezzo di tubo di coccio per l’acqua. Dopo 84 m noi avremmo dovuto girare a destra, invece via Castello continua stranamente scendendo dentro un vicolo a sinistra. Al n. 43 c’è un’edicola sacra ad arco con la Madonna e sulla scala della casa si vede inciso sulla pietra dove i bambini giocavano a Filetto. C’è anche un archetto di pietra. Risaliti, al n. 12 B c’è un’altra piccola edicola con Maria. A 114 m c’è un altro vicolo, che dovrebbe avere un altro nome. Si passa sotto una galleria con un vecchio portalampade. La luce in questo vicolo entra solo dal cielo perché intorno è tutto chiuso. A 128 m c’è una casa fatta a torre circolare e di fronte inizia via dei Rubri. [Qui, il maestro, ci ha portato a vedere Ju buciu ‘ella Caronara, dove ancora c’è la targa in calce di via del Forno. È un punto molto stretto e caratteristico.] A 134 m, di fronte al numero civico 55, nella casa a torre c’è infilata una palla di pietra. Più su hanno ricostruito una casa e a 157 m c’è ancora un’edicoletta con una Madonna. Accanto c’è una finestra antica murata. Dopo 167 m si incontra un’altra entrata della chiesa S. Giovanni e il campanile. Sulla porta ci sono delle finestre strette e rettangolari. Al numero civico 69 c’è un’edicola con San Francesco e vicino c’è una mattonella con la testa di cavallo e intorno un ferro di cavallo. Via Castello finisce al numero civico 71 e misura (compresi tutti i vicoli e piazzette) 174 metri. È stato difficile misurarla, perché ci sono tanti vicoli dove poi devi tornare indietro.
Alessandra
Q.
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Via Castello
Via Castello 69, davanti alla casa di Alessandra
Due tratti di via Castello nel 1972
Via Castello 21, un ingresso molto originale!
Antichi portoni e finestre murate in via Castello |
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Piazza della Repubblica
Piazza Umberto I nel 1930 circa |
PIAZZA DELLA REPUBBLICA
Mi chiamo Sara, la mia casa si trova in Piazza della Repubblica, il numero civico è 13, piano 1. Ci risiedo dal 1996. I miei genitori ci abitano dal 1995. Prima di loro ci abitava la famiglia M.
Il quartiere si chiama Orzero. I miei genitori dicono che J’Orzero era un quadrato di campagna e ci battevano l’orzo, il grano e il granturco. Il maestro, però, ha trovato un documento del 1774 dove si legge che la zona era chiamata Gorziere, che significa piccola gola.
L’odonimo. Piazza della Repubblica prima si chiamava piazza Umberto I ed era dedicata al re d’Italia perché c’era la monarchia. La monarchia finì e la intitolarono alla nostra Repubblica, che è nata nel giugno 1946, quando gli Italiani la votarono nel Referendum.
La piazza. Parte dal numero civico 1, dove c’è la macelleria e dove vendono le bombole. Subito si incontra l’incrocio con via Mazzini, dove c’è il Montano, e poi la fontana Pischèra con uno stemma dei Colonna e incise le lettere M - B - C - S, che significano Maffeo Barberini Colonna di Sciarra, un principe di Roviano. Vicino alla fontana c’è un cartello turistico. Appresso c’è il Parco Montano con il campo di bocce. Dove c’è oggi la chiesa della Madonna del Rosario, prima c’era il monumento ai Caduti; sul sagrato, che fa parte della piazza, ci sono aiuole, panchine, lampioni, cestini e alberi di leccio. Più avanti c’è l’inizio di viale Italia. La piazza è irregolare e strana, non gira ma continua dentro un’altra strada, via Dante Alighieri, con i numeri 2 e 3. Le case hanno i portali di pietra scolpiti con la chiave a forma di capitello e su una c’è un fiore. Davanti c’è un antico pavimento di pietre larghe e lisce. Al n. 4 c’è il Municipio, con le bandiere e lo stemma del comune: uno scudo con una colonna e sopra una corona. Al n. 5 c’è un ristorante su una scalinata che dovrebbe avere un altro nome. Si salgono le scale, che non c’entrano nulla con la piazza, e dopo poco inizia via Marconi. Dall’altra parte si ridiscendono altre scale e si incontra via di Porta Scaramuccia. Sotto le scale c’è la fontana, ma al suo posto prima c’era una grande scalinata a semicerchio. Al n. 7 c’è un altro vicolo (che dovrebbe avere un suo nome) e al 12 lo studio del dottore. Vicino c’è la cassetta rossa per imbucare le lettere. Al n. 13 c’è un palazzetto con un portale e una chiave con la scritta 1889 e due lettere: A. M. Sul portone ci sono due battenti a forma di mano con l’anello. Al n. 14 c’è la frutteria. Dopo viene un belvedere, il Pincetto. Prima non c’era, al suo posto c’era un orto con una pianta grande di acacia detta Fainèlla. Ora c’è il Monumento ai Caduti sul lavoro, fatto ad arco, con otto formelle di terracotta che rappresentano uomini che lavorano e i nomi dei morti. Ci sono panchine, aiuole, lampioni, alberi e un cartello turistico. Al numero civico 16 c’è il tabaccaio, e appresso c’è un super-mercato alimentari. Dopo c’è l’incrocio con via Verdi e finisce questa strana piazza. Abbiamo preso anche noi delle misure strane: la lunghezza dall’inizio di via Verdi al Comune, la larghezza dalla frutteria al portone della chiesa. La prima misura 56 m e la seconda 40 m. Al centro della piazza (o quasi) a 21 m c’è un cerchio di ferro con lo stemma del Comune e la scritta 1989, quando hanno rifatto J’Orzéro con i sampietrini.
Sara
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VIA SANT’ANTONIO
Mi chiamo Aurora, la mia casa si trova in via Sant’Antonio, il numero civico è 21 F. Ci risiedo dal 1999. Prima ci abitavano altre persone. In realtà, la mia strada è una traversa della via principale; però il Comune l’ha chiamata lo stesso via Sant’Antonio.
Il quartiere si chiamava Cerqui de Giggiotto e adesso si chiama Sant’Antonio perché lì vicino c’era una chiesetta antica dedicata a Sant’Antonio Abate, distrutta dal bombardamento del 24 maggio 1944. Anche la via, nel 1961, ha preso il nome da quella chiesetta. Prima si chiamava via Antonio Gramsci.
L’odonimo. Sant’Antonio Abate era un eremita: seguendo il consiglio evangelico, a vent’anni si spogliò dei suoi beni e si diede alla vita ascetica in Egitto, rinchiudendosi più tardi in un’antica tomba scavata nella montagna. A 35 anni si rifugiò in un castello abbandonato nel deserto, dove, fattosi murare, rimase per un ventennio senza più uscire, vivendo solo di pane e acqua. Organizzò nel 305 il primo nucleo di una comunità anacoretica. Successivamente si trasferì verso il mar Rosso. Il santo trascorse il resto della sua lunga vita pregando e combattendo tenacemente l’eresia ariana. Morì a 105 anni circa. È il protettore degli animali domestici e invocato contro il “fuoco sacro” (herpes zoster).
La strada. All’inizio ci sono i secchioni per la raccolta differenziata della N.U. e poi c’è l’ex-scuola elementare: è di colore azzurro e un po’ rovinata. Dopo 39 m c’è una piccola edicola sacra dedicata a Sant’Anna e con Maria da piccola, ai piedi dell’edicola ci sono dei bellissimi fiori con un contornato di sassi. Sta vicino al numero civico 1. A me sembra un fiore in mezzo alla terra. Al nunero civico 12 sono 100 m. Poco dopo c’è una casa, al numero civico 13, che è molto strana e curiosa e se la rigiri ha la forma di uno stivale: ha le mattonelle color rosso ed una striscia bianca che divide la gamba dalla “scarpa”, alla sua destra c’è un muretto con un vaso di ortensie sopra. Andando un po’ più in là, a destra, c’è una bella casa al numero civico 16: ha delle palme che di solito non si trovano in paesi collinari, ma quelle palme sono molto belle ed hanno un colore acceso. Quella casa è stupenda perché ha le pareti bianche con un contornato di legno alle finestre. L’entrata ha un cancello di legno e come mura ci sono tutte pietre di forme diverse. Al n. 19 c’è una casa con molti vasi di viole e pansè. A 125 m c’è un vicolo che dovrebbe avere un nome proprio, sono molti nuneri civici: 21, 21A, 21B, ecc. Infine al n. 31 c’è un giardino grande con una piccola fontana al centro e con tutte rose secche, è circondata da una rete arrugginita e sopra alla rete c’è pure il filo spinato. A 170 m c’è l’incrocio con via degli Equi. La strada finisce subito dopo, in uno slargo dove iniziano via Dante Alighieri e via Cesare Battisti. Via Sant’Antonio è lunga 176 metri.
Aurora
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Via Sant’Antonio
Via Sant’Antonio alla fine degli anni ’70 |
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Viale Ungheria
Viale Ungheria nel 1970 circa, con la scuola appena costruita
Viale Ungheria com’è oggi |
VIALE UNGHERIA
Io mi chiamo Vittoria, la mia casa si trova in viale Ungheria, al numero civico 8, piano 1. Ci risiedo dal 12 ottobre 1996 e pure i miei genitori ci abitano da questa data. Prima di loro non ci abitava nessuno perché il piano non c’era. C’era la casa più bassa dove abitavano i nonni.
Io mi chiamo Gian Marco, anche la mia casa si trova in viale Ungheria, il numero civico è 59, piano 2. Ci risiedo dal 1996. I miei genitori ci abitano dal 1991. Prima di loro ci abitavano i miei nonni e dopo hanno fatto gli altri piani di sopra.
Il quartiere si chiama Campu Santu, perché si trova vicino al cimitero. La zona di viale Ungheria si chiama anche Peschieta. Il maestro ci ha detto che si chiama così perché era una zona sassosa e con molti alberi di quercia.
L’odonimo. Prima si chiamava metà via del Boschetto e metà via del Cimitero. Si chiama così dal 1961, a ricordo della rivoluzione del 1956 che c’è stata in Ungheria e che è stata soffocata dopo tredici giorni dai carri armati sovietici entrati a Budapest, che è la capitale. L’Ungheria, situata nel cuore dell’Europa, confina con la Romania a est, con l’Ucraina e la Slovacchia a nord, a sud con la Serbia e la Croazia e a ovest con l’Austria e la Slovenia. La capitale è Budapest e lo Stato è una repubblica. La vegetazione originaria formata da steppe e praterie è stata sostituita dai campi coltivati. Nell’ Ungheria ci sono degli alberi molto particolari come il wrup, un albero che ha dei frutti molto buoni. Il suo fiume è il Danubio. La regione di Hortobàgy è famosa per l’allevamento dei cavalli. La bandiera ungherese è un tricolore come quella italiana, però ha le bande orizzontali. Il rosso proviene dall’antica bandiera di arpad, il bianco dalla croce che il papa consegnò a S. Stefano, e il verde rappresenta le colline. L’Ungheria è uno dei dieci paesi che nel 2004 è entrato nella Comunità Europea.
La strada. Viale Ungheria inizia da largo Principessa Brancaccio ed è asfaltata. Inizia dal numero civico 1, poi viene il n. 3 che è quello della farmacia, vicino alla quale c’è la pasticceria e di fronte la scuola materna con un grande murales sulla parete che rappresenta il popolo che si libera dalla schiavitù. Il maestro ci ha detto che l’hanno fatto nel 1976. La casa con il numero 17 su un lato è ricoperta da una pianta rampicante che arriva fino al tetto ed è verde. Vicino alla casa con il numero civico 21, c’è una strada, via Lazio, che porta al campo sportivo ed è fatta di cemento. Subito dopo c’è l’ingresso a piazza della Libertà, con la nostra scuola, il monumento alla Resistenza e il Parco Gianni Rodari, che tutti chiamavano il Boschetto e, anticamente, Colle della brucia. Vicino al numero 23 c’è una scalinata, che porta alle villette e alle case popolari, dedicata al medico Virgilio Grassi, che è stato a Roviano dal 1939 al 1981. Subito dopo c’è un orto con una piccola grotta con dentro una Madonnina. Fin qua il viale è lungo 100 metri. Ci sono molti alberi di gelso e i lampioni nuovi che hanno messo lo scorso anno. Di fronte alla casa con il numero 57 c’è una via fatta di cemento che si chiama via Fonte Ciconi e porta in un bosco. Di fronte al numero civico 59 c’è il campo da tennis e stanno costruendo la pista di pattinaggio. Accanto al numero 67 c’è via Aniene. Il tratto di via che passa davanti a casa mia (Vittoria), su un lato, ha una lunga siepe di alloro. Di fronte al numero civico 14 c’è un oliveto. Percorrendo viale Ungheria, vicino al numero 20, dopo 374 m a sinistra inizia via Eugenio De Mazenod, che porta al cimitero e all’ex convento OMI. Nell’ultimo tratto, a 420 m, c’è un oliveto grande e qui ci troviamo proprio in campagna. Viale Ungheria finisce al numero civico 73 ed è lungo 440 metri. Però la strada prosegue, non asfaltata, ma fatta di sassi e terra battuta e arriva ad Arsoli.
Vittoria e Gian Marco
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VIA ANIENE
Mi chiamo Paolo, la mia casa si trova in via Aniene, il numero civico è 24, piano 1. Ci risiedo dal 1998, anche i miei genitori ci abitano dal 1998, prima di loro non ci abitava nessuno perché la casa è nuova. Il Comune ha deciso di chiamare così questa strada nel 1991.
Il quartiere si chiama Le Leveta perché c’era l’oliveto della principessa Brancaccio. Via Aniene si chiama così perché il fiume che scorre alle pendici del nostro paese ha lo stesso nome. Prima non aveva nome perché era una strada che conduceva in montagna.
L’odonimo. Prima il fiume Aniene si chiamava Parensio. C’è una leggenda, scritta da Plutarco, che narra di un re degli Etruschi di nome Anio che aveva una figlia, Salea, a cui era molto legato. La fanciulla fu rapita da uno spasimante, Cateto, capitano della guardia regia. Quando re Anio lo seppe, andò a caccia del rapitore di sua figlia. Re Anio giunse alla riva del fiume, c’era un forte temporale, ma lui non preoccupato del pericolo spronò il cavallo ad entrare nel fiume. Ben presto il fiume lo travolse e in suo onore il fiume Parensio cambiò nome in Aniene. Il fiume Aniene è lungo 99 Km, l’altezza della sorgente è a 1075 m sopra il livello del mare, il bacino idrografico misura 1414 Kmq. L’Aniene nasce a Filettino (Fr), al confine tra il Lazio e Abruzzo, nei Monti Simbruini, e sfocia nel Tevere (Roma, Ponte Salario). I paesi che attraversa sono Trevi in provincia di Frosinone, Subiaco, Roviano, Tivoli più altri 30 comuni in provincia di Roma. Il fiume Aniene (detto anticamente Teverone, termine che era relativo soprattutto alla parte del fiume sotto Tivoli ) è il principale affluente di sinistra del Tevere, dopo il fiume Nera.
La strada è lunga 474 m ed inizia da viale Ungheria, con un cartello turistico che indica le Mura poligonali. A 18 m c’è la targa della via. Dopo un percorso abbastanza ripido, a 35 m ci sono le case. È un quartiere nuovo. Gli abitanti del paese chiamano questo quartiere Le villette, quindi stanno creando un nuovo toponimo. Sul lato destro della strada ci sono le villette delimitate dai marciapiedi e sui quali ci sono i cancelli e le aiuole, poco vicino ci sono i lampioni della luce. Sul lato sinistro della strada c’è un secchione dei rifiuti che rimane di fronte alle case che hanno il numero civico 14-16; dietro il secchione c’è un piccolo terreno adibito alla coltivazione degli ulivi. Più giù c’è il percorso di ginnastica, che serve per allenarsi e divertirsi. Davanti alla casa che ha il numero civico 12 ci sono due grandi pini. Via Aniene è una zona panoramica, si vedono molti paesi, i Monti Ruffi e i Monti Simbruini. A 110 m c’è una lunga scalinata che porta alle Mura Poligonali, che sono antiche pietre incastrate senza calce e hanno delle forme diverse a poligoni. La via sale ripida e dritta; a 135 m si incrocia via Altafulla e a 175 m via Aniene “1”. A 225 m si incontra Via Aniene “2”, poi si arriva sotto l’Autostrada A 24. A 380 m la via si allarga formando un parcheggio con alcuni mezzi abbandonati e pezzi di carri di Carnevale. Poi continua fino alle mura poligonali. Qui stiamo già in montagna.
VIA ANIENE “1”...
Mi chiamo Emilio, la mia casa si trova in Via Aniene “1”, il numero civico è 2. Ci risiedo dal 2001. I miei genitori ci risiedono dal 2001; prima di loro non ci abitava nessuno, perché le case non erano ancora costruite.
Il quartiere. Lo chiamano anche Case popolari.
La strada. Inizia da via Aniene e finisce giù al piazzale ed è lunga 132 m. Ci sono case carine ed una lunga siepe di alloro. Ci sono anche degli alberi come piccoli pini e scalinate. Dopo 51 m ci sono molti giardini davanti alle case.
…E “2”
Mi chiamo Giulia, la mia casa si trova in via Aniene “Due”, il numero civico è 3, piano terra. Ci risiedo dal 2001. Prima non ci abitava nessuno perché sono case nuove.
Il quartiere si chiama Le Leveta perché era una collina coltivata ad olivi.
L’odonimo. Via Aniene si chiama così perché l’Aniene è un fiume che passa sotto Roviano. L’Aniene è un fiume che nasce nell’Italia centrale, lungo 99 km. Nasce dai monti Simbruini e, dopo aver formato le cascate di Tivoli, confluisce nel Tevere presso Roma. Nell’Aniene ci sono le trote e i capitoni.
La strada. Via Aniene “2” si incrocia con via Aniene e misura 89 m. È molto bella e ricca di orti e quasi tutte le case sono colorate con un giallo ocra. Dopo 22 m c’è un cipresso che è caduto ed è rimasto solo un pezzo del tronco. la zona è molto rocciosa, sono rocce calcaree. Finisce in un bosco.
Paolo, Emilio e Giulia
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Via Aniene
Le Leveta nel 1990, prima della costruzione delle villette
Alcuni tipi di numeri civici usati a Roviano dal 1991
Alcuni tipi di numeri civici usati a Roviano dal 1991
Un tratto di via Aniene “2” |
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VIALE EUROPA
Mi chiamo Claudia, la mia casa si trova in viale Europa, il numero civico è 2 A, piano 2. Ci risiedo dal 2000, anche i miei genitori ci abitano dal 2000; prima di loro non ci abitava nessuno perché la casa è stata appena costruita.
Il quartiere. La zona dove si trova casa si chiama San Rocco perché vicino, alcuni secoli fa, c’era una chiesolina dedicata a San Rocco. Oggi non c’è più.
Mi chiamo Alessandra B., la mia casa si trova in viale Europa, il numero civico è 34, il piano è il primo del grande palazzo. Ci risiedo dal 1996. I miei genitori ci risiedono dal 26 maggio 1991. Prima di loro ci abitava Assunta de Sugavitu con la nipote Sira.
Il quartiere. Si chiama Le Vajji perché anticamente c’erano tante valli. Il palazzo, dove abito io, sorge sopra un ex uliveto.
L’odonimo. Viale Europa si chiama così perché l’Amministrazione comunale nel 1961 ha deciso di dedicare questo viale all’Europa dopo che nel 1957 era nata la Comunità Economica Europea. Prima si chiamava via le Valli perché prima della strada c’era un sentiero campestre e tante piccole valli.
Il nome deriva probabilmente da Europa, che nella mitologia greca era la figlia del re fenicio di Tiro, o da Ereb, parola fenicia che significa “tramonto”.
L’Europa ha un territorio esternamente frammentato, formato da pianure, altipiani e catene montuose, e articolato in numerose penisole. Ha una superficie di 10.355.000 Km². Il fiume più lungo d’Europa è il Volga; altri sono: il Danubio, il Rodano, il Po, il Reno, l’Elba, la Senna. L’uomo comparve in Europa già nel Paleolitico; la popolazione è composta da numerosi gruppi etnici. Le principali capitali europee sono: Atene, Berlino, Budapest, Lisbona, Londra, Madrid, Mosca, Parigi, Praga, Roma, Stoccolma, Vienna. Gli Europei parlano diverse varietà di lingue: slave, germaniche, romanze. La maggior parte degli Europei è di religione cristiana (cattolici, protestanti, ortodossi), ma numerosi sono anche gli ebrei e i musulmani. Ricche sono la flora e la fauna. L’Europa è un continente composto da una cinquantina di nazioni e della quale facciamo parte anche noi. È compresa tra il Portogallo e i monti Urali della Russia. Dopo la seconda guerra mondiale, alcuni capi europei si convinsero che l’unico modo per fare la pace era unirsi economicamente e politicamente. Da questa proposta scaturì nel 1951 la CECA (Comunità Europea Carbone Acciaio). Nel 1957, visti i risultati positivi dell’accordo, nacque la Comunità Economica Europea (CEE) in cui tutte le merci potevano circolare liberamente. Nel 1979 prime elezioni generali per il Parlamento Europeo. A mano a mano alla CEE si unirono altri stati europei e nel 1992-93 è nata l’Unione Europea (UE) senza più frontiere. Nel 1999 è entrato in vigore l’EURO, la moneta unica, che ha cominciato a circolare il 1° gennaio 2002. Nel 2004 è stata firmata a Roma la Costituzione Europea. La bandiera europea ha un cerchio di 12 stelle su sfondo blu. Il cerchio rappresenta l’unione dei popoli, le 12 stelle sono simbolo di perfezione e completezza. L’inno è L’inno alla gioia di Beethoven. L’Unione Europea dal 1° gennaio 2007 comprende 27 paesi europei.
La
strada. Viale Europa inizia dal garage di Gabriele, al n. 2. Sul lato
sinistro c’è una ringhiera nera che arriva al numero civico 1. Al 2
A si incrocia il vicolo senza nome dove abita Claudia. Arrivati a 20 m
c’è un grande bar – ristorante - pizzeria di Ciccozzo con
appresso dei garage. Nella casa al n. 2 C c’è una porta murata e
arrivati a m 56 si incrocia, sulla destra, via Monte Rosa. Il viale
continua a salire, e si incontra una casa bianca, dopo 114 m, con
piante di cactus e siepi di rose molto belle. Dopo 131 m, sulla
sinistra, al n. 19 c’è la grande villa dei Castrucci, che ha più
di cento anni.
È
grigia, con tante finestre, ha tre piani e una piccola soffitta a
forma di torre. Ha un grande giardino intorno con alberi di pino molto
alti, un forno, un pozzo, tavoli e sedie, una fontanina con un angelo.
Di fronte c’è via Gnora Colomba. Il viale qui comincia la
discesa e il giardino della villa Castrucci continua con piccole palme
e un grandissimo albero di mimosa fiorita. A 182 m sulla strada c’è
un dosso. Ci sono anche delle piante di bambù secche, delle piante
con i vasi colorati e dei pini piccoli dal n. 31 al n. 31 A. A
sinistra c’è un terreno con gli ulivi. Invece, a destra, a 190 m ci
sono i garage degli abitanti del grande palazzo. Questo è alto cinque
piani e contiene 20 appartamenti. Sta sulla tonalità del rosso, ci
sono su tutti i lati tanti balconi e ha un piazzale con il giardino e
le cantine. Sotto c’è il bar di Emilia e altri garage. Lungo il viale
prima c’erano anche tanti
alberi, ma ora il Comune li ha tagliati. Dopo il palazzo c’è un
altro vicolo senza nome che sale con delle scalette verso alcune case.
A 243 m ci sono i cassonetti per la raccolta differenziata della N. U.
Proseguendo, sulla sinistra si incrocia via Berlino, con
tante case nuove. Dopo, a 284 m , sempre sulla sinistra c’è un
altro vicolo senza nome che porta a tante case. Più avanti, c’è
una abitazione con tanti vasi decorati con le rose. A 351 m, sulla
destra, c’è l’incrocio con via Londra, che è una
scalinata. Subito appresso, a
sinistra, c’è un bellissimo giardino con alberi di mimosa. Tra i
numeri 70 e 72 c’è una casa con tanti fiori colorati. A sinistra
c’è una scalinata lunga e stretta, in discesa, che porta in
campagna ma anche alla stazione ferroviaria. Qui il Viale è tornato
pianeggiante e a 432 m stanno costruendo una casa che hanno tinto di
rosa. A 471 m c’è una piccola edicola sacra con una Madonnina, tra
i numeri civici 47 e 49. Più giù, a 482 m, a sinistra c’è
l’incrocio con via La Pezza. Poi il viale comincia a
risalire, a destra ci sono tante rocce. Finisce a largo Monsignor
Sargenti ed è lungo 577 m. Lungo Viale Europa ci sono tante
macchine parcheggiate e ci sono i nuovi
pali della luce.
Claudia e Alessandra B.
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Viale Europa
Le Vajji (1959) e il quartiere di Pescestrearu (1956 circa)
Alcuni tipi di numeri civici usati a Roviano dal 1991
Alcuni tipi di numeri civici usati a Roviano dal 1991
Per misurare le strade abbiamo usato uno strumento inglese che si chiama trundle wheel, “far rotolare la ruota”. Infatti lo strumento è una “ruota metrica” ed a ogni metro scatta.
L’inizio di viale Europa nel 1997 |
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Via Monte Rosa
Via Monte Rosa (2007) |
VIA MONTE ROSA
Mi chiamo Daniele, la mia casa si trova in via Monte Rosa, il mio numero civico è 5, piano 2. Ci risiedo dal 1996. I miei genitori ci abitano dal 1986. Prima di loro non ci abitava nessuno perché la casa è nuova.
Il quartiere. Si chiama Pesce Strinaro. Anche la strada prima si chiamava così. Il Comune le ha cambiato nome nel 1961.
L’odonimo. Il Monte Rosa è un massiccio montuoso delle Alpi Pennine, situato ai confini tra l’Italia (Valle d’Aosta e Piemonte) e la Svizzera. È costituito da una massa di rocce cristalline e gneiss dai poderosi contrafforti. Il Monte Rosa comprende molte cime, la più alta è la punta Dufour (4634 m), seconda vetta del sistema alpino. Ci sono molti ghiacciai, tra cui il Gorner, il secondo delle Alpi. Il nome Rosa deriva da un termine locale che significa “superficie ghiacciata”. Molte sono le località turistiche, la più importante è Macugnaga, ma ci sono anche Alagna Valsesia e Gressoney-la-Trinité. Il Rifugio Margherita, sulla punta Gnifetti, è il più alto d’Europa (4559 m). La punta Dufour fu scalata per la prima volta nel 1851.
La strada. La mia strada si distacca da viale Europa e sale verso la montagna. Misura 74 metri. Inizia dal numero civico 2 e termina al 38. È una strada molto ripida e con le scale. È stata ricostruita nel 2001 con il selciato e i lampioni nuovi. Ai lati ci sono molti fiori che coltivano le signore. Fioriscono in particolare quelli di Marsilia, che si trovano tra il numero civico 2 e il numero 4; le rose di zia Adriana si trovano tra i numeri civici 1 e 5; bello è il giardino di Franca, con gli arancini e in particolare con le piante tropicali e le piantine di melograni nani. La strada finisce con l’aiuola di Giannina al numero civico 38, con tante piantine colorate.
Daniele |
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VIA DI FONTE MAGGIORE Mi chiamo Michelle, la mia casa si trova in via di Fonte Maggiore, il numero civico è 3, piano 2; i miei genitori ci abitano: papà dal 1982 e mamma dal 1996. Prima di loro ci abitavano i miei nonni.
Il quartiere. Si chiama Le Vajji perché ci sono molte valli. Prima non esisteva, non c’erano le case; era solo tutto terreno coltivato. Si usava la via sotto casa mia, era un sentiero che ora si chiama via della Pezza.
L’odonimo. Si chiama Fonte Maggiore per distinguerla dalle altre fonti da dove sgorga l’acqua, e Maggiore perché è la più grande di tutte. Infatti, porta l’acqua anche alle abitazioni di Roviano. A Fonte Maggiore c’è anche il lavatoio pubblico: è una struttura di cemento, anticamente in pietra, ma è stata ristrutturata. Ci sono due vasche lunghe 3 m l’una e larghe m 2,55. L’acqua è profonda cm 75,5 nella prima vasca e cm 71 nella seconda. L’acqua viene da un canale che esce da un portone di ferro che non si può aprire: dentro penso ci sia una galleria, una vasca di raccolta e la sorgente. L’acqua in questo periodo è fresca, anche perché non ci viene quasi nessuno a lavare i panni.
La strada . Via di Fonte Maggiore si chiama così da sempre, ma ufficialmente il Comune ce l’ha chiamata nel 1991. Su entrambi i lati ci sono terreni abbandonati, ma anche coltivati con olivi e vigne. Lungo la strada ci sono i cespugli, gli alberi e i lampioni con la lampadina piccola. Quattro case dove abitano otto famiglie: tre a destra e due a sinistra. Nei campi ci sono molte baracche. La strada è asfaltata, prima era piena di buche. È una strada molto bella, anche piacevole per fare le passeggiate senza incontrare il via vai di automobili. I numeri civici arrivano fino a 7. Nella parte destra ci sono quelli pari e nella parte sinistra quelli dispari, come in tutte le strade. Al numero civico 1 c’è un viale in discesa e poi una porta grande. Al numero 7 c’è una casa con molte piante grasse e vasi con fiori che in primavera sono bellissimi! Al numero 4 c’è la casa di Maria con un giardino e tante vigne. Via di Fonte Maggiore è lunga 535 m.
Alla fine c’è un pezzo di strada campestre che conduce al lavatoio pubblico e alla sorgente di Fonte Maggiore.
Michelle
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Via di Fonte Maggiore (2007) |
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Via della Spiaggia
Via della Spiaggia (a sinistra) nel 1994 |
VIA DELLA SPIAGGIA
Mi chiamo Anuscka, la mia casa si trova in via della Spiaggia, il numero civico è 1, piano terra. Ci risiedo dal 2005. I miei genitori ci risiedono dal 2003. Prima di loro ci abitavano altre persone.
La zona di campagna si chiama Valle Ferrata, ai confini con Cineto Romano.
L’odonimo. Una spiaggia è una zona aperta e pianeggiante, non solo vicino al mare, ma anche nei pressi di un fiume.
La strada. Via della Spiaggia si chiama così perché la strada scendeva dalla montagna e qui spianava, cioè trovava la pianura vicino al fiume Aniene. Proprio qui i pastori si riposavano, mangiavano e bevevano alle osterie di Ferrata e della Spiaggia e poi andavano o verso le montagne dell’Abruzzo o verso le pianure intorno a Roma a pascolare le loro greggi. Anticamente, al tempo dei Romani, questa strada si chiamava Valeria. La mia strada parte dalla moderna Tiburtina-Valeria, dove ci sono le casette dell’ACEA e gli acquedotti per portare l’acqua a Roma. La via è in salita e sulla collina c’è un’altra famiglia. Di particolare c’è una grande pietra bianca bellissima con intorno tutte le spine, l’erba e un albero con tutti i rami in giù. La mia via misura 600 metri. La strada va a finire a Riofreddo e quando si sale si incontra la ferrovia. Intorno ci sono tanti uliveti.
Anuscka
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Grazie, Artemio, per aver condiviso con ScuolAnticoli questo splendido lavoro!
Complimenti ai tuoi alunni, a te e ai tuoi colleghi!
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Ma questo chi è? Al maestro Artemio non assomiglia!
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