Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
La Terra vista da Anticoli Corrado nel maggio del 2016
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(Martedì 31 maggio 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
L’Universo è là fuori è un banalissimo luogo comune... Davvero? Per verificarlo (o, come ad alcuni piace dire, per falsificarlo), l’ottima Terza media di Anticoli Corrado, con l’aiuto della professoressa Teresa Cipriani e del professor Luigi Scialanca (e aiutandoli a propria volta non poco) ha dedicato una parte dell’anno 2015-2016 allo studio dell’Astronomia, dal Sistema solare ai buchi neri, alla lettura e al commento delle Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli, alla visione di documentari sull’argomento e infine, giovedì 26 maggio 2016, a una visita al bellissimo, grandioso Osservatorio astronomico voluto, progettato e gestito dall’Associazione Astris sulla montagna di Cervara di Roma: un’istallazione che è uno dei migliori vanti (anche se, per ora, non dei più conosciuti) della Valle dell’Aniene e del Lazio, attentamente e validamente sostenuta dall’attuale Amministrazione di Cervara. All’Osservatorio, Caterina, Denisa, Eleonora, Marco, Martina e Nicola sono stati accolti con straordinaria disponibilità, gentilezza e competenza dagli astronomi dell’Astris, e in particolare dal dottor Luciano Quaglietti e dall’architetto Giancarlo Battisti, che orientando opportunamente il grande telescopio dell’Associazione hanno offerto loro spettacolari immagini di Giove, di Saturno, di Marte, della Nebulosa Anello e dell’ammasso globulare M3, una gigantesca concentrazione di circa 500.000 stelle distante 33.900 anni-luce dalla Terra. Affascinati da questi grandiosi spettacoli, i ragazzi hanno però notato con una punta di dispiacere, in essi, la mancanza dei meravigliosi colori che si erano abituati ad ammirare nelle immagini fotografiche studiate durante l’anno. Ma è stato un disappunto momentaneo, e quanto mai opportuno, poiché la spiegazione che gli astronomi hanno loro offerto dello “strano” fenomeno ha reso invece ancora più impressionante ciò che stavano vedendo. In pratica (e in parole povere) gli occhi umani, al buio, tendono fisiologicamente a “rinunciare” alla visione dei colori a favore di una maggiore acutezza visiva... Ma allora, si son detti i ragazzi e il professor Scialanca, ciò che di volta in volta appariva nell’oculare del telescopio non era un’immagine, una riproduzione della realtà, ma proprio la realtà? Guardando, per esempio, le 500.000 fittissime stelle dell’ammasso M3, le stavano davvero vedendo com’erano 33.900 anni or sono, quando la loro luce si è messa in viaggio verso la Terra mentre, sulla Terra, gli antenati di tutti gli alunni e gli insegnanti del mondo (o, più verosimilmente, le antenate) dipingevano mirabili affreschi sulle pareti delle grotte alla ben più fioca luce delle torce?! Sì, guardare per mezzo del telescopio è come guardare attraverso gli occhiali, o le finestre di casa: è guardare e vedere davvero, e i nostri occhi, le nostre menti, in un certo senso, lo sapevano e lo sentivano già, quantunque senza capirlo finché gli ottimi Quaglietti e Battisti non ce l’hanno spiegato... Non vi sembra che questo renda la frase l’Universo è là fuori assai meno banale di quanto si potrebbe pensare? (Venerdì 27 maggio 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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CHI chiede il tuo voto? Forse non lo sai...
“Eppure dovrebbe essere ovvio. Così ovvio, che lo slogan conosci il tuo cliente l’abbiamo usato con le banche per combattere il riciclaggio del denaro sporco. Possibile che l’elettore non possa conoscere a chi dà il voto e chi amministra un ente pubblico?” Lo ha detto Giovanni Maria Flick, ex presidente della Corte Costituzionale, riferendosi all’assordante silenzio che ha accolto le sollecitazioni avanzate da una decina di associazioni (clicca qui per leggere l’articolo completo) in vista delle Elezioni amministrative del 5 giugno. Quali sollecitazioni? Soprattutto tre. 1. Stabilire per legge l’obbligo di pubblicare su Internet il curriculum di ogni candidato con le competenze professionali, lo status penale e i possibili conflitti d’interesse. 2. Impegnarsi a garantire la medesima trasparenza preventiva anche in occasione di tutte le nomine ai vertici di società, enti, autorità e altri organismi pubblici. 3. Rispettare, almeno, la legge già esistente (dal 1982) che prescrive la pubblicazione dello stato patrimoniale degli eletti nelle amministrazioni locali entro 90 giorni dalla proclamazione. Che ne dicono i candidati delle tre liste di Anticoli Corrado? Sono disposti a recepire le richieste di cui ai punti 1 e 2? Sono disposti, almeno, a rispettare la legge di cui al punto 3? E (riguardo ancora al punto 3), se i vincitori non rispetteranno tale legge, si troverà qualcuno che li denunci e, se del caso, li persegua? Anticolane, Anticolani, non accontentiamoci di promesse, per quanto seducenti: pretendiamo che chi chiede il nostro voto ci dica, per intero, chi è!!! Anche a costo di spogliarsi (metaforicamente) nudo. (Mercoledì 25 maggio 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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“Compagnia dell’anello”? Meglio di no!
Per motivi di assoluta necessità e urgenza politica, con indicibile noia mi son sorbito le nove ore della riduzione (!) cinematografica del (mai letto) Signore degli anelli. Che dirvi? A parte le stupide, virginali e madonnesche apparizioni quale quella che vi allego, su quel pianeta di mostri non esistono donne. Al punto che non si comprende da chi siano nati, i milioni di grotteschi maschi che lo infestano. Neanche un’orchessa, niente: solo qualche hobbit femmina e qualche poveretta urlante (e velata) che scappa di qua e di là durante gli assedi. L’unica donna, l’unica della cui vista non si può che gioire, è la bellissima Eowyn. Che perciò viene “naturalmente” punita: l’uomo che ama le preferisce la madonna di cui sopra, e solo di lei il piagnucoloso, interminabile finale tace: cosa le accadrà, se sarà felice o no, e soprattutto se riuscirà a lasciare quelle tetre lande disumane non ci viene detto. Un mondo fascista, insomma, che se in qualche remoto angolo dell’Universo fosse mai davvero esistito sarebbe stato certamente e giustamente distrutto ed estinto, poiché fondandosi sull’odio e il disprezzo per la donna non vi è civiltà che possa sopravvivere. Permettetemi, anche se non sono Gandalf, di darvi un consiglio: non chiamatevi, neanche per gioco, la Compagnia dell’anello: non gioverebbe alla vostra salute mentale e direbbe, di voi, molto più di quel che volete sapere e far sapere. O, come pur sempre spero, molto meno di quel che siete in realtà. (Domenica 15 maggio 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com)
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ScuolAnticoli sta compiendo dieci anni. Rivediamoli insieme...
Si può “dimenticare” un bambino? di Luigi Scialanca su ScuolAnticoli cliccando qui - direttamente in pdf cliccando qui
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(Venerdì 6 maggio 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Leggendo, su le Scienze di maggio, un articolo sul cosiddetto “Uomo” di Naledi (Misterioso e umano, di Kate Wong, senior editor di Scientific American), non ho potuto non pensare a una celebre pagina de Il Circolo Pickwick (1836-1837), capolavoro umoristico di Charles Dickens (1812-1870). E ora vi spiegherò perché. Sulle numerosissime ossa di “Homo” Naledi trovate in una grotta sotterranea poco lontana da Johannesburg, in Sudafrica, Kate Wong ci rivela che la loro età è sconosciuta, potrebbero esser vecchie di oltre 4 milioni di anni o averne meno di 100.000. E questo perché, nella grotta, in prossimità dei reperti “umani”, non vi sono resti di animali che sappiamo essere vissuti in un intervallo di tempo certo e, per colmo di sfortuna, le concrezioni calcaree circostanti sono contaminate da argilla, che ne rende difficile la datazione. Apprendiamo, poi, che il modo in cui i fossili sono stati dissotterrati, studiati e annunciati al mondo ha infastidito alcuni studiosi di punta del campo, che accusano i colleghi di aver lavorato in modo troppo affrettato e di aver dato più importanza alla pubblicità che alla scienza. Non solo: Lee Berger, lo scopritore di “Homo” Naledi, a quanto pare non è nuovo a essere guardato di traverso dagli altri accademici. Telegenico e buon oratore, è in contatto con National Geographic fin dagli inizi della carriera. Questa relazione gli ha assicurato fondi di ricerca, pubblicazioni e apparizioni televisive. Di fossili, però, (fino a “Homo” Naledi) ne trovava pochi, e i suoi articoli, sia quelli scientifici sia quelli rivolti al grande pubblico, sono stati accusati di mania di protagonismo e superficialità rispetto agli standard accademici da alcune delle figure più rispettate della paleoantropologia, come Tim White, dell’Università della California a Berkeley, e Bernard Wood, della George Washington University [...]: “Stiamo assistendo al collasso di certe parti della scienza verso l’industria dello spettacolo” ha scritto Tim White. Ma ciò che più sconcerta sono i motivi per i quali il professor Berger si è detto propenso a ritenere umano il cosiddetto “Homo” Naledi: la camera sotterranea in cui sono stati trovati i resti è così difficile da raggiungere (gli addetti allo scavo hanno dovuto strisciare per decine di metri dentro pozzi quasi verticali larghi 20 centimetri e irti di spuntoni, ragion per cui nell’impresa si son potute impegnare solo ricercatrici dalla corporatura particolarmente esile) che la spiegazione più probabile di come sono arrivati laggiù, ha concluso il gruppo di Berger, è che “Homo” Naledi abbia lasciato intenzionalmente scivolare i corpi dei defunti nella camera. E che, pertanto, visto e considerato che per farlo deve aver avuto bisogno di un qualche tipo di illuminazione artificiale, “Homo” Naledi, col suo piccolo cervello, aveva un rituale per i morti e padroneggiava anche il fuoco! A questo punto, come non vedere qualche analogia tra la scoperta di Lee Berger e quella di Samuel Pickwick? Sì, racconta Charles Dickens, un bel giorno Mr Pickwick fece un'immortale scoperta, che è stata orgoglio e vanto dei suoi amici e ha costituito l’invidia di ogni archeologo di questo e di ogni altro paese. Erano già passati davanti alla porta della locanda ed erano andati un po’ più avanti, nell’interno del villaggio, non ricordandosi più della sua ubicazione precisa. Quando se ne accorsero e si voltarono, lo sguardo di Mr Pickwick cadde sopra una piccola pietra sbreccata, semisepolta nel terreno, davanti alla porta di una casetta. [...] È facile immaginare la sorpresa del villaggio, quando Mr Pickwick (dopo che la piccola pietra fu dissotterrata con un sol colpo di vanga) a prezzo di grandi sforzi personali la portò con le proprie mani alla locanda, ed avendola accuratamente lavata la posò sulla tavola. L’esultanza e la gioia dei Pickwickiani non ebbero più freno quando la loro pazienza e assiduità e tutto quel lavare e grattare furono coronati di successo. La pietra era scabra e scheggiata, e le lettere disordinate e irregolari, ma era possibile decifrare bene il seguente frammento di una scritta:
[...] Risulta, dunque, dagli Atti del Circolo Pickwick che Mr Pickwick fece la relazione della sua scoperta a un’Assemblea Generale del Circolo, convocata la sera dopo il suo ritorno, e si diffuse in una quantità di imgegnose ed erudite ipotesi sul significato dell’iscrizione. Risulta inoltre che un abile artista eseguì un fedele disegno del pezzo, che fu inciso su pietra e presentato alla Reale Società Archeologica e ad altre Assemblee di eruditi; che rivalità e gelosie innumerevoli nacquero dalle violente controversie sorte sull’argomento; e che lo stesso Mr Pickwick scrisse un opuscolo di novantasei pagine, stampate in minutissimi caratteri, che conteneva ventisette interpretazioni diverse dell’iscrizione. Che tre vecchi signori diseredarono i loro primogeniti perché avevano osato dubitare dell’antichità del frammento; e vi fu chi, per eccesso di passione, diseredò sé stesso della vita, disperato di non riuscire a capirne il significato. Risulta ancora che Mr Pickwick fu eletto membro onorario di diciassette Società nazionali e straniere, per aver fatto la scoperta; che nessuna di tutte e diciassette riuscì a capirne qualcosa; ma che tutte e diciassette concordarono nel definirla una scoperta straordinaria. [...] Ma Mr Blotton, spinto dalla meschina ambizione di offuscare il lustro del nome immortale di Pickwick, partì subito per il luogo del ritrovamento, e al suo ritorno, in un discorso al Circolo, osservò sarcasticamente che aveva visto l’uomo da cui la pietra era stata comprata; e che questi, benché ritenesse che la pietra fosse antica, negava formalmente l’antichità dell’iscrizione poiché dichiarava di averla incisa rozzamente lui stesso nei momenti di noia, e che le lettere non volevano avere altro senso o costruzione che questo: Bill Stumps, his mark (Bill Stumps, sua firma) [...] Ma questo basso tentativo di calunniare Mr Pickwick ricadde sulla testa dell’offensore. Le diciassette società erudite definirono con voto unanime il presuntuso Blotton un intrigante, e immediatamente si misero a scrivere più opuscoli di prima. E a tutt’oggi la pietra è rimasta monumento indecifrabile della grandezza di Mr Pickwick, e perenne ricordo della meschinità dei suoi nemici. (Charles Dickens, Il Circolo Picwick, Milano, Arnoldo Mondadori editore, 1971, pp 183 - 199). Pensiero conclusivo. Quanto più la Scienza, sotto la dittatura delle tirannie finanziarie, dipenderà da finanziamenti privati, tanto più i ricercatori, come gli artisti dell’Età feudale, tenderanno a dividersi in due categorie: quelli veri, e i buffoni di corte. Clicca qui per leggerlo in .pdf o qui per leggerlo in .doc. (Mercoledì 4 maggio 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Lunedì 2 maggio 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Sabato 30 aprile 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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ScuolAnticoli sta compiendo dieci anni. Rivediamoli insieme... Zitelle a Vallepietra, Modelle ad Anticoli Corrado di Luigi Scialanca su ScuolAnticoli cliccando qui - direttamente in pdf cliccando qui (Sabato 30 aprile 2016. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).
L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.
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