ScuolAnticoli

Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

La Terra vista da Anticoli Corrado

nel febbraio del 2017

 

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“Michele è partito da questo strano mondo, un poco prima di me. Questo non significa niente. Le persone come noi, che credono nella fisica, sanno che la distinzione fra passato, presente e futuro non è altro che una persistente, cocciuta illusione”.

Albert Einstein

[da una lettera alla sorella dell’amico Michele Besso dopo la morte di quest’ultimo, citata da Carlo Rovelli ― fisico teorico, membro dell’Institut universitaire de France e dell’Académie internationale de philosophie des sciences, responsabile dell’Équipe de gravité quantique del Centre de physique théorique dell’Università di Aix-Marseille ― in Sette brevi lezioni di fisica, Milano, Adelphi, 2014, p. 65].

“La speranza produce lo spazio e il tempo?”

John A. Wheeler

[(1911-2008) ― fisico, dal 1938 al 1976 docente alla Princeton University e poi alla University of Texas ad Austin, insignito del premio Enrico Fermi nel 1968 e del premio Wolf per la fisica nel 1997 ― dal suo Diario inedito, citato da Amanda Gefter, giornalista scientifica, in Due intrusi nel mondo di Einstein, Milano, Raffaello Cortina, 2015, p. 351].

(Mercoledì 22 febbraio 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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left 7, 2017.

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(Sabato 18 febbraio 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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(Venerdì 17 febbraio 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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(Lunedì 13 febbraio 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Richiedenti asilo, benvenuti ad Anticoli Corrado!

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge (Costituzione della Repubblica Italiana, Princìpi fondamentali, articolo 10, comma 3).

Clicca qui per scaricare il testo in .pdf. O qui per scaricarlo in .doc

 

Sabato 11 febbraio 2017. Assemblea pubblica, indetta dall’Amministrazione comunale di Anticoli Corrado, sul Piano nazionale di ripartizione dei Migranti richiedenti asilo. Sottolineo: richiedenti asilo.

 

I fatti.

 

Il 2 febbraio il sindaco di Anticoli Corrado, Vittorio Meddi, e l’assessore Alessio Espositi, convocati in Prefettura insieme ad altri amministratori comunali del Lazio, sono stati informati che in base al suddetto Piano nazionale, elaborato dal ministero degli Interni, ogni Comune d’Italia deve, in proporzione al numero dei Cittadini residenti, accogliere un certo numero di Richiedenti asilo.

Sono stati informati, in altre parole, che l’accoglienza ai Richiedenti asilo ― cioè a donne, uomini e bambini in fuga da situazioni (attentamente verificate) di gravissimo pericolo per le loro vite ― non è una proposta, che si possa vagliare a tempo indeterminato e/o respingere: è un obbligo, al quale ogni Comune deve ottemperare quanto prima possibile.

Un obbligo, naturalmente, che chi non si è disumanizzato sente da sé, senza alcuna necessità che gli venga imposto. Ma che la legge, a chi non è più in grado di sentirlo, adesso impone.

I Comuni, tuttavia ― ha detto il prefetto ai nostri amministratori ― possono scegliere tra due modalità di ottemperare a tale obbligo:

1. Lavarsene le mani e lasciare che a decidere sia la Prefettura. Che in tal caso deciderà da sola, insindacabilmente, chi mandare ad Anticoli Corrado e a quali condizioni.

2. Elaborare un proprio progetto di accoglienza scegliendo, autonomamente e di concerto coi Cittadini, chi accogliere e come.

L’Amministrazione comunale di Anticoli Corrado, dunque ― hanno detto Vittorio Meddi e Alessio Espositi, coadiuvati da tutti i consiglieri di maggioranza ― propone ai Cittadini di scegliere la seconda modalità: realizzare un progetto di accoglienza per due-tre famiglie con bambini, cioè per dieci persone in tutto, dettagliato secondo le linee-guida previste dal Piano nazionale (alloggi, fornitura di gas, luce e acqua, occupazione, ecc.) e... sperare che venga accolto! Poiché, se il ministero degli Interni lo giudicasse inadeguato, Anticoli Corrado ricadrebbe nella modalità uno.

Il progetto ― della durata di tre anni, eventualmente rinnovabili ― sarebbe per il 95% a carico dello Stato e per il rimanente 5% a carico del Comune, ma con la possibilità, per quest’ultimo, di pagarlo non in denaro, ma offrendo ai Richiedenti asilo ― o, per meglio dire, alla Cooperativa che, sulla base del progetto, si prenderà cura di loro ― dei servizi che li aiutino a integrarsi nella nostra comunità: dunque, in definitiva, a costo zero per i contribuenti anticolani.

La gestione del progetto, infatti, verrebbe affidata a una Cooperativa (con almeno due anni di esperienza nel settore) che sarebbe però il Comune a individuare (ovviamente, con le dovute cautele riguardo all’affidabilità della medesima).

Per l’elaborazione del progetto, infine, l’Amministrazione comunale chiede la partecipazione e la collaborazione di tutti i Cittadini di umano sentire e di buona volontà.

I vantaggi di questa proposta mi paiono evidenti:

1. Ci dà modo di compiere un’azione umanitaria di cui essere fieri per il presente e per il futuro, e che avrebbe una più che positiva ricaduta sull’autostima e sull’immagine pubblica dell’intera Cittadinanza del nostro Paese. In altre parole: per averlo fatto, ci sentiremo tutti meglio.

2. Ci permette di decidere chi accogliere e come accoglierlo, anziché dover passivamente subire le imposizioni del ministero degli Interni e della prefettura.

3. Ci offre l’opportunità di accrescere la popolazione (anche scolastica) del nostro piccolo Paese accogliendo famiglie che non chiedono di meglio che integrarsi in un contesto civile, amichevole, affettuoso, dimenticando così, un po’ alla volta, gli orrori ai quali sono scampate per un soffio grazie a noi.

 

La “discussione”

 

Purtroppo, anziché un civile, costruttivo confronto, quello a cui ho assistito sabato 11 nell’Aula consiliare del Comune mi è sembrato, e non solo a me, un cieco attacco contro la Maggioranza da parte di un’Opposizione il cui primo obiettivo, più che quello di rispondere al dramma dei Richiedenti asilo e alle apprensioni di una parte dei Cittadini, è apparso quello di servirsene per sottrarre consensi all’Amministrazione e, probabilmente, per tentare di dividerne l’elettorato.

Discutere, infatti, sia pure in modo acceso, significa contrapporre alle idee e alle proposte dell’interlocutore altre idee e altre proposte. Ma gli “argomenti” dell’Opposizione, (addotti, da chi di fatto la dirige, il più delle volte urlando, e interrompendo chi per parlare aveva atteso il proprio turno) sono stati, invece, del seguente tenore:

A. “Tre anni fa, quando la Maggioranza eravamo noi, avete respinto una proposta identica!” Il che non risponde al vero, e per due motivi: 1. La proposta del 2014 non era affatto identica ma era, anzi, l’opposto dell’attuale, poiché non conteneva alcun progetto dell’Amministrazione, rimetteva ogni decisione alla prefettura, prevedeva l’arrivo di ben quaranta Richiedenti asilo ― un numero, cioè, sproporzionato alla popolazione di Anticoli ― e, quel ch’è peggio, si basava su un calcolo solo economico: accoglienza in cambio di denaro. 2. Quella proposta, presentata dall’allora sindaco Roberto Falconi, fu criticata, sì, per le sue inaccettabili caratteristiche, dai consiglieri dell’allora minoranza, ma non respinta, per il semplice motivo che essi, in quanto minoranza, non potevano respingere alcunché: chi la respinse, dunque, furono proprio gli Uniti per Anticoli, che si schierarono contro il loro stesso sindaco.

B. Idee? Nel corso dell’Assemblea, dall’attuale Opposizione non ne è venuta nessuna. Poiché beceri slogan come “Ci toglieranno il lavoro!”, “Bivaccheranno in piazza!” (o, addirittura, “Parlate di due famiglie, ma se si mettono a fare figli?!” e “Se poi qualcuno muore dove lo mettiamo, ché al Cimitero non c’è posto?!”) non sono idee, ma invettive rabbiose e insensate. Alle quali si sono aggiunti “discorsi” grotteschi come questa dichiarazione del “direttore” dell’offensiva: “Io non sono razzista, tant’è vero che il 14% dei miei dipendenti sono extracomunitari!” e, sùbito dopo: “Ma intanto i giovani di Anticoli sono disoccupati!”. Dichiarazione alla quale si sarebbe potuto ribattere domandandandogli come mai non li abbia assunti lui, i giovani di Anticoli, al posto di quel 14%...

C. Proposte? Solo questa: “Tutti gli 8.000 Comuni d’Italia devono respingere il Piano nazionale, e Anticoli Corrado dev’essere il primo!”. Dopo di che, mancava solo l’invito a tramutare il Comune in un fortilizio, circondarlo di sacchetti di sabbia e stiparlo di forconi!

Vittorio Meddi, Alessio Espositi e gli altri consiglieri di Maggioranza non sono caduti in queste provocazioni: hanno mantenuto la calma tentando, ogni volta, di ricondurre pacatamente gli avversari ai modi di una vera, corretta discussione, facendo appello all’umanità e alla civiltà degli Anticolani e chiedendo la collaborazione di tutti, anche degli oppositori, purché umana e costruttiva.

Ma potrà mai essere costruttiva un’Opposizione che urla oggi l’opposto di quel che ha solennemente approvato sette mesi fa? Come ha opportunamente ricordato il vice-sindaco Francesco De Angelis, infatti, il 29 giugno 2016 il Programma di governo dell’attuale Amministrazione, intitolato “Linee programmatiche del Gruppo consiliare Anticoli al Centro”, venne approvato all’unanimità, cioè anche dai consiglieri degli Uniti per Anticoli. Compresa ovviamente la parte, dedicata al Centro storico, in cui la nuova Amministrazione dichiarava: “[Nostro] obiettivo è la [sua] rivalutazione, che passa attraverso la ricognizione degli immobili sfitti, assegnabili tramite progetti mirati a nuovi nuclei familiari di immigrati che esprimano il desiderio di vivere il proprio futuro ad Anticoli Corrado”.

Come mai l’Opposizione, oggi, rinnega quel che solennemente sottoscrisse il 29 giugno scorso? È questo il valore che essa attribuisce alle proprie firme?

Così, poco dopo che il vice-sindaco Francesco De Angelis le aveva, come si suol dire, “rinfrescato la memoria”, l’Opposizione ha abbandonato l’Aula al séguito di chi la dirige. Dopo aver ottenuto un solo risultato: mettere in difficoltà non la Maggioranza, ma quei Cittadini, per la maggior parte donne, che erano intervenuti non per attaccare l’Amministrazione ma per esprimere le proprie comprensibili ansie e i propri legittimi dubbi, e che invece non hanno potuto farlo poiché le loro voci, tra le urla e i commenti sarcastici degli “oppositori a prescindere”, quasi non si son potute udire.

Ma la stragrande maggioranza delle Anticolane e degli Anticolani non si faranno intimidire: al contrario, e a dispetto di chi tenta di impaurirli, sono certo che saranno all’altezza dell’umanità e della civiltà che l’Amministrazione comunale, con questa proposta, ha dimostrato di riconoscere in tutti noi.

Clicca qui per scaricare il testo in .pdf. O qui per scaricarlo in .doc

(Lunedì 13 febbraio 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Il Comune di Anticoli Corrado, come le Anticolane e gli Anticolani sanno, è povero anche perché, negli ultimi anni, centinaia di migliaia di euro di tributi e bollette non sono stati pagati. Giustamente, quindi ― ma con la dovuta cautela nei confronti della privacy e soprattutto della dignità umana dei debitori ― la nuova Amministrazione sta procedendo, se necessario anche con mezzi coattivi, all’esazione di tali somme.

Stiamo parlando di decine di famiglie. Eppure, inspiegabilmente o forse no, la “minoranza” del Consiglio comunale (termine, in questo caso, quant’altri mai adeguato in tutti i suoi significati) continua a scagliarsi contro una sola di queste famiglie in difficoltà. Peggio: la segna pubblicamente a dito, con nome e cognome (poiché fare il nome della ditta da essa gestita, in un piccolo paese, equivale a fare il nome e il cognome di chi la gestisce) davanti all’intera Cittadinanza.

Come qualificare un simile comportamento? Non ci provo nemmeno, poiché per farlo dovrei usare dei termini che di cui non mi piace servirmi.

Mi limito a dire che ho sofferto anch’io, in un passato non certo lontano, per consimili “attenzioni” ad personam, e so per esperienza, quindi, che in situazioni come questa si soffre così tanto, che perfino la salute può esserne danneggiata.

Mi domando, però:

È ammissibile che una famiglia in difficoltà economiche (ed essa sola, fra le tante che versano in analoghe difficoltà) debba vedersi pubblicamente additata e, per così dire, “messa alla gogna” davanti a tutti?

È ammissibile, per di più, che ad agire così siano persone che con ogni probabilità hanno avuto accesso ai dati riguardanti la morosità di quella famiglia mentre ricoprivano una pubblica funzione, ovvero per esserne state informate da chi la ricopriva?

Immaginate cosa accadrebbe se l’Enel o la Telecom, fra decine di migliaia di utenti che non hanno potuto pagare una o più bollette, affiggessero manifesti che denuncino uno solo di essi, e in modo che tutti possano capire di chi si tratta!!!

Ci sono o non ci sono delle leggi che vietano e sanzionano un simile comportamento?

Io, Luigi Scialanca, penso che tali leggi ci siano e come.

E aggiungo: non sopportando che solo una famiglia, fra le tante in difficoltà, sia trattata in questo modo, io, Luigi Scialanca, prossimamente mi asterrò dal pagare i tributi da me dovuti per poter farle compagnia autodenunciandomi pubblicamente come moroso.

(Giovedì 9 febbraio 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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La mente, il linguaggio e il tempo secondo Arrival

 

Arrival (2016), di Denis Villeneuve (con Amy Adams, Jeremy Renner e Forest Whitaker, dal racconto Storia della tua vita, di Ted Chiang) pone domande interessanti, offre risposte che non sono da meno, ed è bello e appassionante da vedere e... da sentire. Ecco (senza raccontarvi il film!) alcune riflessioni che mi ha suggerito.

1. L’ipotesi di Sapir-Whorf (o Sapir-Whorf Hypothesis, in sigla SWH), che il film cita e alla quale si ispira, afferma che il linguaggio non solo influisce sul pensiero, ma lo determina. Che il linguaggio, cioè, plasma la mente. O addirittura la crea.

È una teoria che non condivido. Penso che la mente umana sia un prodotto dell’evoluzione, cioè della natura, e che tra la mente e il linguaggio (come tra essa e tutti i nostri prodotti più o meno “riusciti”, cioè più o meno all’altezza della nostra umanità) si stabilisca e si svolga un rapporto dialettico dalle alterne vicende. Se così non fosse, noi non saremmo umani finché linguaggio, educazione e istruzione non ci rendono tali, e non potremmo (a meno di incontrare sovraumani Maestri venuti dallo Spazio o... dal Cielo) realizzare la nostra umanità meglio di come il linguaggio appreso e l’educazione e l’istruzione ricevute ci permettono di fare. Il che, prima ancora che moralmente inaccettabile, è scientificamente assurdo.

Ma nemmeno Arrival condivide a pieno l’ipotesi di Sapir-Whorf (che in realtà è una riproposizione in termini “moderni” di teorie vecchie di secoli) poiché, dall’inizio alla fine, oscilla tra il presentare la superiorità degli Alieni (raffigurata non solo come superiorità tecnologica, ma soprattutto come capacità di stabilire rapporti umanamente più validi della maggior parte dei nostri) da un lato, appunto, come se essa sia dovuta esclusivamente all’azione del loro linguaggio sulle loro menti, e dall’altro, invece, come un effetto della libertà delle loro menti dalla razionalità (essa sì appresa, e imposta dall’educazione e dall’istruzione) che opprime e soffoca le nostre rendendole anaffettive e calcolatrici. Inutile dire che la spiegazione che preferisco è la seconda.

2. Il linguaggio degli Alieni non è un linguaggio verbale, ma una silenziosa “emanazione” di immagini (logogrammi). Immagini che sono, allo stesso tempo, semplici e complesse: semplici perché circolari, complesse perché ognuna differisce da ogni altra per un numero molto elevato di dettagli significativi (clicca qui per un esempio). Questo linguaggio, ideato e realizzato per Arrival da un gruppo di esperti, mi è sembrato molto bello. In ogni scrittura della Terra, infatti, per quel che ne so, la bellezza del cerchio e delle linee curve è evocata e, tuttavia, tanto più “tradita” quanto più la scrittura si fa razionale e meccanica: nei logogrammi degli Alieni di Arrival, invece, fisicamente emanati dai loro corpi, essa domina incontrastata. Il che mi ha affascinato.

3. Le menti degli Alieni (grazie alla loro irrazionalità o, secondo Sapir e Whorf, al loro specialissimo linguaggio) non sono prigioniere di una concezione lineare del tempo e, pertanto, vivono un rapporto con gli eventi molto più valido del nostro. Ma anche su questo punto Arrival oscilla tra due ipotesi diverse: quella che il tempo non sia lineare poiché è circolare (idea antica almeno quanto l’ipotesi Sapir-Whorf), e quella ― che io trovo molto più convincente ― che esso non sia lineare poiché è... ubiquo. Poiché gli eventi, cioè, sono nel tempo come gli oggetti sono nello spazio: più o meno lontani tra loro e da noi, certo, ma ― a determinate condizioni, non tanto tecnologiche quanto soprattutto mentali ― mai irraggiungibili.

Vi ho fatto venir voglia di vedere Arrival? Ne sono lieto! Andateci! E poi, se vi va, riparliamone.

(Domenica 5 febbraio 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Cosa accadrebbe se gli orologi rallentassero o accelerassero? Voglio dire: se ciò accadesse non al mio orologio, o al tuo, o al suo ― cosa che avviene di continuo ― ma a tutti gli orologi assieme, e a tutti nell’identica misura?

Non è possibile, direte voi.

D’accordo, può darsi che non lo sia. Ma se accadesse... ce ne accorgeremmo?

Be’, penso che se tutti gli orologi rallentassero o accelerassero (per un po’ o per sempre) nell’identica misura, noi continueremmo ad arrivare in orario agli appuntamenti ― e pian pianino, o svelti svelti, continueremmo ad arrivare, un brutto giorno, all’ultimo appuntamento della vita ― senza mai neanche sospettare che essi abbiano rallentato o accelerato.

E penso, dunque, di non poter dichiarare impossibile un fenomeno del quale, se si verificasse, non sarei consapevole.

Consapevole?, direte voi. Ma il nostro rapporto con la realtà non vive mica solo di consapevolezza! Se tutti gli orologi del mondo rallentassero o accelerassero insieme, nello stesso momento e nell’identica misura, noi non ne saremmo consapevoli, d’accordo, ma inconsciamente sentiremmo che qualcosa è cambiato, ne saremmo turbati e confusi come da una sorta di jet lag, cominceremmo a domandarci cosa ci stia accadendo e, prima o poi, troveremmo la risposta!

Può darsi. Ma ― dico io ― se gli orologi rallentassero o accelerassero non per un inconcepibile malfunzionamento simultaneo, ma perché il tempo nel suo insieme ha rallentato o accelerato, allora l’intera realtà rallenterebbe o accelererebbe con loro: il moto della Terra intorno al Sole e a sé stessa, la fioritura delle piante, il nostro metabolismo, le nostre percezioni, il nostro pensiero... Tutto, insomma! E in tal caso come faremmo a sentirlo, sia pure inconsciamente?

Dopo un simile evento, un oggetto ― un pallone, per esempio ― lanciato in aria con la medesima forza di ieri e in condizioni del tutto identiche, oggi ricadrebbe al suolo più lentamente ― o più velocemente ― ma i nostri strumenti di misurazione e i nostri sensi (compreso “il sesto”) non potrebbero attestarlo, poiché anch’essi sarebbero più lenti (o più veloci) in pari misura. I giorni durerebbero pur sempre ventiquattr’ore, le ore sessanta minuti, i minuti sessanta secondi, ma sarebbero giorni, ore, minuti e secondi più lenti (o più rapidi) di prima. E così la durata di qualsiasi oggetto o evento. E così le nostre vite.

Come forse sapete, proprio questo accadrebbe a un astronauta che si allontani dalla Terra, esca dal Sistema solare e viaggi verso la stella più vicina: in lui, nella sua astronave, e in ogni oggetto in essa contenuto, il tempo scorrerebbe più rapidamente che qui, ma senza che egli possa accorgersene o i suoi strumenti attestarlo. Se ne renderebbe conto solo al ritorno, quando troverebbe ad accoglierlo i suoi pronipoti!

Lo scorrere del tempo sulla Terra, infatti, a quanto pare, è determinato dalla locale curvatura dello spazio (tant’è che non si parla più del tempo e dello spazio come di due realtà distinte, né tanto meno come di due “categorie” percettive, ma come di un tutt’uno: lo spaziotempo). E la curvatura dello spaziotempo, a sua volta, è determinata dalla massa della Terra: ragion per cui, allontanandosi dalla Terra e dal Sistema solare, l’astronauta di cui sopra verrebbe a trovarsi in uno spaziotempo meno curvo e, di conseguenza, in un tempo più rapido.

Sembra, tuttavia, che in certe zone del nostro pianeta ― in corrispondenza delle quali, al di sotto della crosta terrestre, il mantello e il nucleo della Terra hanno una composizione diversa ― la gravità (cioè la curvatura dello spaziotempo) sia lievemente maggiore che in altre. Il tempo, in tali zone, scorre dunque più lentamente? E gli orologi, quindi, risultano colà lievemente rallentati? E le nostre vite, pertanto, a parità di ogni altra condizione, se ci trasferissimo in quei luoghi durerebbero più che altrove?

Pare che sia proprio così. Pare, addirittura, che chi va a vivere in montagna (da Roma ad Anticoli Corrado, per esempio) camperà qualche frazione di secondo di più che se fosse rimasto in città. E che, se dalla montagna precipitasse di nuovo in pianura piombando giù da un dirupo, il tempo, per lui o per lei, scorrerebbe sempre più lentamente a mano a mano che si approssimasse al (catastrofico) impatto col suolo.

Si tratterebbe, però, di differenze che definire minime sarebbe un eufemismo.

Una differenza quasi incommensurabile, invece, è quella tra la rapidità (o, per meglio dire, la relativa lentezza) di ogni nostro movimento fisico (compresi quelli interni, come la circolazione del sangue, il battito cardiaco, ecc.) e la ipervelocità dei nostri “movimenti” mentali: tra neurone e neurone, infatti, nei nostri cervelli e in ogni ramificazione dei nostri sistemi nervosi, gli impulsi elettrici “scoccano” alla velocità della luce: cioè, come forse sapete, a circa trecentomila chilometri al secondo (quanto basterebbe, per intenderci, per coprire la distanza fra la Terra e la Luna in poco più di un secondo, e quella fra la Terra e il Sole in otto minuti). Il che significa, se non vado errato, che il nostro tempo mentale, diversamente da quello fisico, è del tutto indipendente dalla locale (terrestre) curvatura dello spaziotempo: i nostri corpi si muovono alla velocità consentita loro dalla gravità della Terra, le nostre menti a una velocità che quasi niente, nell’intero Universo, può condizionare.

Attenzione: non è questo (ma ben altro) ciò che distingue noi umani dagli altri animali: perfino in un verme, gli impulsi nervosi sono altrettanto veloci!

No, qui la distinzione da fare è ― mi sembra ― un’altra.

L’evoluzione di tutte le specie della Terra, compresa la nostra, è stata locale: si è svolta, cioè, sotto la pressione congiunta di innumerevoli mutamenti genetici casuali, da un lato, e dell’ambiente terrestre dall’altro. Ragion per cui, i nostri corpi non possono sopravvivere fuori dal nostro pianeta senza portarsi appresso l’ambiente che glielo permette. Ma la velocità degli impulsi nervosi, in tutti gli esseri viventi, non è condizionata dall’ambiente locale e nemmeno, addirittura, dalla locale curvatura dello spaziotempo: infatti, poiché viaggiano alla velocità della luce, essi potrebbero farlo in qualsiasi punto dell’Universo (tranne, a quanto pare, in prossimità dell’orizzonte degli eventi di un buco nero).

Attenzione: NON penso e NON voglio dire, con ciò, che vi sia negli esseri viventi un che di acorporeo, né tanto meno di divino. Ma “solo” che la vita mi sembra essersi evoluta per “toccare” la realtà, o almeno per sfiorarla, anche dove essa non può fisicamente giungere. Anche a miliardi di anni luce da qui.

Come se gli esseri viventi non si siano evoluti e si evolvano solo localmente, ma anche universalmente. Per effetto di una pressione ambientale, infinitamente più vasta di quella terrestre, che dobbiamo ancora scoprire.

Ma che solo noi, i viventi umani (che però non saremmo mai comparsi se non ci fossero anche i viventi non umani) possiamo scoprire.

Clicca qui per scaricare il testo in .pdf. O qui per scaricarlo in .doc

L’immagine che illustra questo articolo è un particolare de La persistenza della memoria (1931, olio su tela), di Salvador Dalí (1904-1989).

(Mercoledì 1° febbraio 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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