Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
La Terra vista da Anticoli Corrado nell’aprile del 2017
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(Domenica 30 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Daniela sta leggendo Femmina e
Maschio. Mi fa:
“Professo’,
devo dirti una cosa: il tuo libro mi
piace!”
E poi mi racconta dov’è
arrivata (è circa a metà, ha superato le
pagine più difficili, è all'inizio della
discesa verso il mare, all’incontro
con la vecchierella), le sue
impressioni, quello che ha pensato... E
io scopro, grazie a lei, una cosa per me
importantissima: sono riuscito a
scrivere quel che sento e che penso in
modo che si senta, si capisca ed
emozioni! Grazie
infinite, cara Daniela!!! Leggete le pagine iniziali, in .pdf, cliccando qui. E/o guardate il video su YouTube cliccando qui. E poi, se vi piace e se purtroppo non potete venire a comprarlo ad Anticoli, ordinatene una copia su carta (192 pagine, 18,58 euro) cliccando qui. Oppure in e-book - a soli 13,15 euro! - cliccando qui. (Domenica 30 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Sabato 29 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Venerdì 28 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Battuta tratta dal web. Grafica di ScuolAnticoli. (Giovedì 27 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Gentili e generose come sempre, Antonia
e la sua splendida nipotina hanno
accettato di vendere Femmina e
Maschio nella loro edicola! Non è
fantastico? Così, non solo potete fare
una bellissima gita ad Anticoli (che da
sé vale mille viaggi) ma anche
acquistare il mio appassionante romanzo
(non dovrei dirlo io, però vi assicuro
che è davvero appassionante, anche
perché si svolge proprio ad Anticoli)
pagandolo quasi un euro meno che su
Amazon! Affrettatevi, però, perché
le copie disponibili sono solo trenta, e
una nuova ordinazione richiederà circa
due settimane! (Lunedì 24 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Clicca qui per il bellissimo video del Concerto del 22 aprile 2017! Purtroppo si sente anche il vento (ma in compenso non si sente il presentatore)! Un vento gelido, a raffiche, il cui frastuono la pur potente telecamera di ScuolAnticoli non è riuscita a neutralizzare... Eppure, malgrado ciò, il freddo che intirizziva le dita dei musicisti niente ha potuto contro il tepore dei loro cuori, e la performance di tutt’e due le Bande è stata eccezionale! Come potrai constatare cliccando qui! (E poi, se vuoi, vedi anche la pagina di ScuolAnticoli dedicata alle Bande di Anticoli Corrado e Roviano!) (Domenica 23 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Clicca qui per scaricare il testo in .pdf. O qui per scaricarlo in .doc
Non ho alcuna simpatia per Walter Siti né, tanto meno, alcuna intenzione di leggere il suo ultimo romanzo, imperniato sulla figura di un prete pedofilo. Quel che m’interessa, invece, è che Siti lo abbia dedicato all’ombra ferita e forte di don Milani. Sùbito i donmilanisti della finta sinistra, prima silenziosi sui brani più violenti del libro, hanno gridato allo scandalo e lo hanno accusato di lesa maestà. Non mi stupisce: la finta sinistra ― la quale, piddino-renzista o meno, è quasi per intero ultraclericale e papalina, nonché ispiratrice e sostenitrice di tutte le “riforme” contro la Scuola pubblica degli ultimi vent’anni ― da gran tempo ha fatto di “don” Milani uno dei suoi santini prediletti. No, la finta sinistra non mi stupisce, ripeto ― da essa, ormai, mi aspetto quasi tutto ― e perciò non voglio star qui a parlarne più di tanto. Anche perché mi ripugnerebbe passare per difensore del romanzo di cui sopra che, da quel che ho letto nelle recensioni, avvalora “tesi” assurde, per non dire ributtanti. Ma una cosa vorrei sapere e, a questo punto, mi pare proprio di averla finalmente saputa: Lorenzo Milani, il prete-fustigatore della Scuola pubblica, l’individuo che non si è peritato di imprimere un marchio d’infamia su una professoressa (che poteva anche essere la più arretrata d’Italia, ma che di sicuro non si trastullava giorno e notte col pensiero di portarsi a letto gli alunni) era un pedofilo o no? Walter Siti si difende (da sé) citando (tra virgolette) alcune “esternazioni” di Lorenzo Milani che non lasciano adito a dubbi: “Tutto nasce, mentre stavo covando il romanzo, dall’aver letto in un vecchio e quasi introvabile libro di Santoni Rugio [Il buio della libertà, De Donato-Lerici, 2002] alcune frasi dell’epistolario di don Milani che ora dovrebbero figurare nel Meridiano di prossima uscita: E so che se un rischio corro per l’anima mia non è certo di aver poco amato, piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!) - e poco più avanti, in una lettera a un giornalista poi suo biografo: E chi potrà amare i ragazzi fino all’osso senza finire di metterglielo anche in culo, se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno? E già anni prima, del resto, in una lettera a un amico aveva scritto: Vita spirituale? Ma sai in che consiste oggi per me? Nel tenere le mani a posto” (Walter Siti, intervista al sito de la Repubblica, 20 aprile 2017). Non so per voi, ma per me queste parole bastano e avanzano. Che il signor Lorenzo Milani le abbia poi tenute a posto o meno, le sue manacce, ciò che ha detto è che nessun maestro può amare davvero i bambini senza voler stuprarli, a meno che non abbia così paura di Dio e dell’Inferno da riuscire a trattenersi. In questo, nella sua assoluta incapacità di immaginare un “amore” che non sia al contempo un voler mettere le mani addosso, il signor Lorenzo Milani si rivela, con le sue stesse parole, un pedofilo fatto e finito. Punto. Chi ripagherà, adesso, la povera docente di Lettera a una professoressa, del marchio d’infamia impresso sulla sua vita e la sua professionalità da un pedofilo confesso fatto santo dall’orrenda finta sinistra di questo povero Paese? Finta sinistra che insiste, invece, anziché tacere e vergognarsi! Sentite cosa scrive (sul Corriere della sera del 21 aprile 2017) ben altra professoressa, e cioè Anna Carfora, docente di Storia della Chiesa a Napoli presso la Pontificia Facoltà di Teologia dell’Italia meridionale: “C’è una poesia di don Milani, intitolata Orfeo, in cui egli esprime quello che poteva essere l’atteggiamento dell’educatore. In essa don Milani parla di amore di carne. Ma non si tratta di amore sessuale. Piuttosto don Milani prende le distanze in maniera drastica da quell’amore spirituale, svuotato, non concreto, che allora faceva parte della formazione ecclesiastica”. Xe pèso el tacòn del buso, dice un proverbio padovano. Il quale, tradotto, significa: È peggio la toppa del buco. Cioè il rimedio è peggiore del danno. Secondo la professoressa Carfora, dunque (alla quale vorrei a questo punto scriverla io, una lettera a una professoressa), il solo amore non spirituale, non svuotato, non astratto, vale a dire il solo amore non fasullo, sarebbe proprio l’amore di carne di don Milani. Solo che, sempre secondo l’esimia professoressa Carfora, l’amore di carne... non sarebbe sessuale! E allora come sarebbe, esimia professoressa? Se non è né dell’anima (lo spirito) né della carne (il corpo), con che cosa lo faceva, sesso con i ragazzini (o quanto meno lo immaginava), il signor Lorenzo Milani? Con una sua personale terza dimensione né mentale né fisica? Col sesso degli angeli? Ma ci faccia il piacere!... Domanda finale: in un ipotetico censimento di un’altrettanto ipotetica Internazionale pedofila, quanti suoi membri risulterebbero di finta sinistra? Clicca qui per scaricare il testo in .pdf. O qui per scaricarlo in .doc (Venerdì 21 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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È passato un anno da... Anticolane, Anticolani Il 12 aprile dell’anno scorso, dopo quasi due settimane di tormentosa incertezza e una notte insonne, alle cinque del mattino mi alzai e registrai questo video (il primo della mia vita) intervenendo con tutta la passione e la forza di cui disponevo nella campagna elettorale anticolana. Ero così preoccupato ed emozionato, per quel che stava accadendo ad Anticoli e per il passo che mi ero deciso a compiere, che una giovane donna che mi è molto cara mi telefonò dopo averlo visto per domandarmi se stessi bene... Ancora oggi, rivedendolo, ritrovo intatto in me quel profondo turbamento: a distanza di un anno, i miei sentimenti e le mie idee non sono per niente cambiati. Al contrario: si sono rafforzati a tal punto, che se tornassi a quel giorno lo rifarei, ma con una sicurezza di gran lunga maggiore. Dieci giorni prima, il 3 aprile 2016, alcune persone che stimavo e amavo, e che consideravo i miei migliori amici in questo paese, avevano proposto alle due principali forze politiche anticolane, Anticoli al Centro e Uniti per Anticoli, di confederarsi con loro in una lista civica unitaria. Di tale proposta non mi era stato dato alcun preavviso: anch’io, come tutti, ne conobbi i termini nel corso dell’animata assemblea che Francesco Putignani e Andrea Pietropaoli convocarono per quel giorno nella Sala parrocchiale. Fin dal primo istante la giudicai quanto meno errata: se fosse stata accolta, pensai, alle Anticolane e agli Anticolani sarebbe stata offerta un’unica opzione elettorale, cioè sarebbe stato loro impedito di esercitare democraticamente il proprio diritto di voto, che non consiste soltanto nell’atto di infilare una scheda nell’urna, ma in quello ben più importante di effettuare una scelta, prima di votare. E non solo: gli Uniti per Anticoli, che a mio giudizio (e a giudizio, come poi si vide il giorno delle elezioni, della grande maggioranza dei cittadini) non avevano amministrato bene tra il 2011 e il 2016, sarebbero rimasti “nella stanza dei bottoni” per altri cinque anni. Mentre Anticoli al Centro, che a mio giudizio (e a giudizio, come poi si vide, della grande maggioranza dei cittadini) si era profondamente rinnovato, sarebbe stato costretto, per dimostrarlo, a un continuo, defatigante e quasi certamente paralizzante confronto con le altre due componenti. (Come ben si è visto, poche settimane or sono, quando si è trattato di decidere se aderire o meno al progetto Sprar). Ma per quasi dieci giorni, per timore di danneggiare la nostra amicizia, non riuscii a risolvermi a manifestare a Francesco Putignani, ad Andrea Pietropaoli e a Laura e Stefania Amicone il mio profondo dissenso. Anzi: tentai di convincermi che mi sbagliavo, che la loro idea era buona e io, invece, troppo pessimista o addirittura prevenuto. Ecco perché quei dieci giorni furono così penosi, per me: poiché cercavo di annullare, razionalmente, quel che invece sentivo con tutto me stesso, e al contempo, dato che non riuscivo a farlo, continuavo a tormentarmi e ad esprimere il mio disaccordo con accenti che ancora oggi non so se fossero troppo timidi perché loro potessero comprenderli o, viceversa, così comprensibili che preferirono non darsene per intesi. La notte insonne tra l’11 e il 12 aprile 2016 fu il culmine di quel tormento. Sùbito dopo, non appena ebbi registrato e pubblicato il video (che in pochi giorni ebbe ben più di mille visualizzazioni), mi resi conto che ne cominciava un altro ― il tormento di un doloroso dissidio che a tutt’oggi non si è ricomposto, anzi: per certi versi si è aggravato ― ma allo stesso tempo fui del tutto certo che non solo avevo fatto quel che sinceramente sentivo giusto, ma quel che con ogni probabilità era giusto. Ed è ciò che continuo a sentire, con profonda convinzione, a un anno di distanza. (Martedì 11 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Lunedì 10 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Clicca qui per scaricare il testo in .pdf. O qui per scaricarlo in .doc Che direste, care donne (o almeno pensereste) di un uomo che nega che la donna abbia un’anima, che le impone il silenzio quando non è interpellata, che al minimo cenno di resistenza la picchia, la tortura e la brucia viva, che non fa l’amore con lei e le impone di non farlo con alcun altro, che mai le parla ma comanda soltanto, che mai l’ascolta se non quando lei umilmente si confessa, che le impedisce di lavorare ma ne fa la propria serva, che pretende di esercitare un controllo assoluto sul suo comportamento e perfino sul suo corpo, e che non solo non le permette di divorziare ma le minaccia una punizione eterna se lei lo abbandona? Che direste, care donne, di un uomo così? Ebbene: un uomo così, almeno, prima o poi creperebbe, e sia pure in tarda età vi lascerebbe libere per una decina d’anni! La Chiesa, invece, non crepa mai, e da venti secoli vi odia, vi disprezza, vi tormenta, vi umilia e vi domina: tutte le mostruosità di quell’ipotetico uomo, è la Chiesa che le ha perpetrate contro di voi per duemila anni, e alcune di esse ― le più “raffinate” e scaltre ― séguita a perpetrarle ancora oggi con disumana determinazione. In attesa di ricominciare a commettere anche le altre, anche le più feroci, se mai torneranno tempi per essa “migliori”. Un uomo così, care donna, quale “cultura”, quali “idee”, quale mentalità coltiverebbe nei vostri figli? Non occorre certo che ve lo dica io: sapete meglio di me, per dolorosa esperienza, che cercherebbe di farne i “cloni” di sé stesso, di istillare anche in loro il proprio odio, il proprio disprezzo, e la medesima, più o meno consapevole, disposizione alla violenza contro di voi. Un uomo così potrebbe arrivare perfino a violentarli, i vostri figli, nel pazzo e criminale tentativo di distruggerne la naturale umanità, il naturale rispetto per voi. Ma, allo stesso tempo, li vorrebbe capaci di fingere amore (così abilmente da crederci essi stessi) per il tempo necessario a farvi innamorare e a sottomettervi. Ebbene, care donne: quell’uomo ― quella trista, grottesca imitazione d’uomo ― è la Chiesa cattolica. La sua religione. E forse tutte le religioni. Complici e istigatrici, da millenni, di una pazzia maschile che nei malati più gravi arriva fino all’omicidio. Come mai, allora, voi donne siete (mediamente) più religiose degli uomini? Come mai ubbidite più degli uomini ai preti, affollate più degli uomini le funzioni religiose, vi dedicate più degli uomini all’educazione religiosa dei figli e perfino delle figlie? Non vi sembra “strana”, care donne, una vittima che adora il proprio aguzzino molto più di coloro ― gli uomini ― che invece l’aguzzino privilegia? È un fatto. Così vanno le cose. Non solo: voi donne siete le prime e più devote seguaci dei “santoni”, degli “indovini”, dei “guaritori”, dei “guru”, dei mestatori politici, dei “duci” o aspiranti tali, di chiunque ― insomma ― approfitti della vostra sottomissione a Dio per sottomettervi anche a sé stesso. Perché? Forse perché voi donne siete più stupide di noi? Io non lo penso. Ma se non è vero, se non siete più stupide di noi, per l’apparente credulità di molte di voi dobbiamo cercare e trovare un’altra spiegazione. La vera spiegazione. Che potrebbe essere la seguente. Non poche di voi, penso, “respirando” fin dalla più tenera età un odio e un disprezzo che addirittura precede le vostre nascite (Auguri e figli maschi!) a poco a poco finite col convincervi di essere davvero inferiori, e quindi di dovervi sottomettere e lasciar guidare. Da chi? Dagli uomini, poiché le religioni e le Chiese li proclamano superiori a voi. Da uomini, padri, mariti, santificati e divinizzati in quanto maschi a immagine e somiglianza dell’Onnipotente, maschio anche Lui. Non solo. L’odio e il disprezzo sparsi a piene mani dalle religioni e dalle Chiese inducono molti uomini a odiare, disprezzare e distruggere, entro sé stessi, tutto ciò che è “femminile”: a rendersi disumani, freddi, duri, razionali e anaffettivi... per non assomigliare a voi. E, di conseguenza, a costruire un mondo relazionale, culturale, sociale, economico e politico altrettanto mostruoso, in cui essi si muovono “abilmente” poiché sono essi che lo hanno edificato. Mentre voi, che quel mondo lo subìte, vi ci muovete con difficoltà, con impaccio, con profondo disagio, quando non con orrore, annaspando e soffocando come pesci fuor d’acqua, e anche per questo siete giudicate inferiori, stupide, penosamente bisognose di guida e di protezione, e talvolta finite voi stesse col sentirvi tali. Come se il mondo maschile modellato dalla razionalità religiosa sia l’unico possibile, e voi ― non riuscendo a dominarlo, a servirvene, o almeno a barcamenarvi “bene” quanto gli uomini ― dobbiate riconoscervi un’umanità deficitaria e disabile. Come non ricordare, qui, la mia povera madre? Al cui padre, imponente patriarca della famiglia, per tutta la sua infanzia e adolescenza piacque spesso mostrarle le mani unite a mo’ di becco d’oca ― me lo raccontò lei stessa ― per significarle quanto era sciocca e credulona? Eppure lei lo adorò per tutta la vita, e più di lui adorò Dio e ubbidì ai suoi papi e vescovi e preti. (Chiaro che ciò danneggia e rovina anche noi! Però non tutti, ma solo quelli di noi che cercano di rimanere umani). Che dire, a questo punto, dei “mistici” “romantici” e “mansueti” alla Bergoglio? Che la loro funzione, lo sappiano o meno, è quella di far sembrare “buona”, cospargendola d’incenso, una istituzione che nascondendosi dietro di loro può anche, di tanto in tanto, “riformarsi” e “modernizzarsi”, ma serbando intatta nei secoli la fede in Dio. Cioè nell’idea delirante dell’inferiorità dell’essere umano dinanzi a un’entità superiore. E, di conseguenza, nell’idea ancora più mostruosa della vostra inferiorità dinanzi agli uomini, senza la quale gli uomini potrebbero amarvi davvero e, finalmente, amandovi dimenticare Dio e liberarsene insieme a tutti i suoi scaltri “rappresentanti”. E che dire, poi, del “vezzo” pretesco di vestirsi da donne ― e perfino di scimmiottarvi nei modi e nell’eloquio ― per convincervi di esservi più vicini degli altri uomini e più in grado di comprendervi? E, allo stesso tempo, per sottomettere più facilmente anche noi, anziché con la violenza, con la fasulla “umiltà” che ci disarma? So, care donne, che in quanto uomo non debbo elargirvi consigli, tanto più se non sollecitati... Infatti il mio non è un consiglio, né tanto meno una lezione, ma un’accorata richiesta d’aiuto: donne carissime, smettete di inginocchiarvi dinanzi a chi vi odia e vi disprezza! Avete più volte dimostrato, nel corso dei millenni, che soltanto voi siete capaci di cambiare il mondo davvero, e per di più senza ricorrere alla violenza: smettete, dunque, di inginocchiarvi dinanzi a Dio e ai suoi preti, e all’istante, come per un immane ma impercettibile terremoto, della Chiesa tutta non resterà pietra su pietra. Clicca qui per scaricare il testo in .pdf. O qui per scaricarlo in .doc (Sabato 8 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Giovedì 6 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Lunedì 3 aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Sabato 1° aprile 2017. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).
L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.
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