ScuolAnticoli
Libera Scuola di Umanità diretta da
Luigi Scialanca
La Terra vista
da Anticoli Corrado
nel marzo
del 2017
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(Sabato 1° aprile 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
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(Mercoledì 29 marzo 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
*
La
Chiesa di Einstein
- prima puntata
(Avvertenza: La Chiesa
di Einstein è un racconto immaginario, senza alcuna relazione con
persone, aziende o chiese realmente esistite o con eventi realmente
accaduti).
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Nessun
cultore o appassionato di fisica, o più in generale di scienza, mancò
mai alla pubblica lettura di un nuovo articolo del Genio che trasformò
radicalmente la nostra concezione dell’Universo. Presenziare a tali
eventi era un “obbligo”, ma che scaturiva dall’amore, dalla
riconoscenza, e dalla speranza e dal desiderio che il Maestro, benché
provato dagli anni, intervenisse e parlasse.
Non tutti,
però, erano spinti a intervenire a quelle conferenze dai sentimenti di
cui sopra: alcuni, per incredibile che possa sembrare, vi erano invece
costretti da una sorta di venerazione che rasentava il terrore.
Lo si vide
dopo la morte del Genio
― avvenuta nel 1955 ―
quando per circa un anno imperversò negli Stati Uniti la cosiddetta
Chiesa di Einstein, una setta che non solo lo divinizzò, cosa che
avrebbe mandato Einstein su tutte le furie, ma che addirittura
pretendeva di detenere il monopolio della sua memoria e delle sue
scoperte. Nonché di scomunicare chi a suo giudizio si rendeva colpevole
di blasfemia, criticava i dogmi della Chiesa o contravveniva ai suoi
decreti.
Ebbene: il
primo dovere di ogni adepto era presenziare alle
“funzioni religiose”, cioè alle pubbliche letture dei testi “sacri” del
Genio ― ivi compresi, com’è ovvio, gli oscuri e farraginosi
documenti prodotti dai sommi sacerdoti. Il che, è appena il caso di
dirlo, garantiva alla setta abbondanti introiti ogni volta che sentiva
il bisogno di rimpinguare la propria “sacra” cassaforte.
La Chiesa, tuttavia, entrò in crisi già nell’estate del 1956, quando
uno dei suoi due fondatori perì nel naufragio dell’Andrea Doria,
e naufragò come lui dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti giudicò
temeraria la causa che l’altro fondatore aveva intentato contro un
fisico “colpevole” secondo lui di sacrilegio per aver sostenuto che le
scoperte di Einstein dimostrano, sia pure indirettamente, l’inesistenza
e l’impossibilità di qualsivoglia dio.
Le
“sacre” conferenze si protrassero ancora per un anno, ma i fedeli che vi
assistevano non fecero che scemare. Inutilmente i sommi sacerdoti si
accanirono sui reprobi a colpi di reprimende e scomuniche.
Vana fu perfino la minaccia del rogo, fors’anche
perché colui che la proferì fu ricoverato d’autorità
in un
reparto psichiatrico non appena tentò di metterla in atto. Ben presto la
Chiesa di Einstein fu dimenticata ―
tanto che quasi nessuno, oggi, ricorda più che esistette ―
e le scoperte del grandissimo scienziato rimasero per tutti e per sempre
quel che per lui e i suoi allievi erano state fin dall’inizio: un
patrimonio dell’Umanità.
L’ultima
delle “sacre” funzioni ― come gli interessati potranno
constatare abbonandosi al sito della prestigiosa rivista Scientific
Revue e consultandone l’archivio alla data del febbraio 1957 ―
fu celebrata al cospetto di un solo fedele, un vecchietto non del tutto
sobrio che aveva scambiato il “tempio” per un pub, ed ebbe una
conclusione grottesca e al contempo penosa quando, sul
marciapiede prospiciente il “tempio”, il sommo sacerdote in
persona fu visto tendere ai passanti le ultime copie del cosiddetto
Catechismo di Einstein ― oggi introvabile ― rimettendosi alla loro
carità.
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(Lunedì 27 marzo 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
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Beato chi va al gabinetto
“come una persona normale”...
Fare il
“papa”
è il mestiere più furbo (e più confortevole) che sia mai stato
inventato: pontifica su tutto senza aver studiato altro che religione,
“risolve”
tutto a colpi di
“volemose bene”
(cioè dando prova evidente di non essere capace di risolvere neanche uno
scarico intasato) e nessuno si permette di dirgli che le chiacchiere
stanno a zero. Un mestiere, insomma, che tutti i furbi della Terra gli
invidiano: non deve far niente davvero per aiutare nessuno, solo
parlare e tornarsene a casetta (dove nessun problema di nessuno può
raggiungerlo) e per mandare in estasi le sue
“pecorelle”
gli basta andare al gabinetto
“come una persona
normale”.
Chissà, forse il prossimo papa sarà ancora più furbo: non si
“affaticherà”
nemmeno a far chiacchiere, si affaccerà, annuncerà di aver appena fatto
la pipì e la cacca e tutti cadranno in ginocchio e lo adoreranno.
(Lunedì 27 marzo 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
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Quattro anni fa, quando la scienza
“scoprì” l’intuizione creativa...
Mi pare che abbia un senso, a qualche settimana dal
“cortese” “invito”
che mi ha indotto a rimuovere da ScuolAnticoli un’immaginaria
copertina futura de Le Scienze,
riproporre questo mio post del
maggio 2013
sull’immaginazione...
A più di mezzo secolo dalla prima edizione di Istinto
di morte e conoscenza, di Massimo Fagioli, la scienza
mainstream “scopre” qualcosa di (vagamente)
analogo al concetto di immaginazione come capacità che distingue
l’animale
umano da tutti gli altri.
Nel numero di maggio de
Le Scienze,
in un articolo dedicato a Le origini della creatività, di Heather
Pringle (una giornalista scientifica canadese che collabora con la
rivista Archeology) leggo:
Gli scimpanzè
adoperano con grande abilità un’ampia gamma di strumenti: pietre per
aprire noci, foglie per raccogliere l’acqua da cavità degli alberi, e
stecchi per scavare nutrienti radici vegetali. Ma non sembrano capaci di
far progredire tali conoscenze o di perfezionare le loro tecniche:
“Gli
scimpanzè possono far vedere ad altri scimpanzè come acchiappare le
termiti” dice Christopher Henshilwood,
dell’Università del Witwatersrand a Johannesburg,
“ma
non migliorano la loro tecnica, non dicono:
«facciamolo con un altro
tipo di bastoncino». Si limitano a fare ogni volta la stessa cosa”. Gli
esseri umani, invece, non hanno questo tipo di limiti. [...] Nessun
singolo individuo, per esempio, ha tirato fuori da solo tutta l’intricata
tecnologia incorporata in un computer portatile: questi risultati
nascono dalle intuizioni creative di intere generazioni di
inventori
(Le Scienze n°537, maggio 2013,
p. 41; grassetto di
ScuolAnticoli).
Siamo ancora ben lontani, naturalmente, dalla
maggior parte (o anche solo da alcune) delle fondamentali implicazioni
del concetto di immaginazione nelle scoperte e nell’elaborazione
teorica di Massimo Fagioli.
Ma è, finalmente, qualcosa nella giusta direzione.
E io, nel mio
piccolissimo, ne sono contento anche perché
da più di
trent’anni insegno agli alunni anticolani (riferendomi alle scoperte di
Massimo Fagioli, ma senza poter darne
alcuna conferma da parte della scienza mainstream) che è
l’immaginazione quel
che ci distingue dagli altri animali attualmente viventi. Come
ricorderanno, per esempio, le ragazze e i ragazzi che nel 1994-95 scrissero con me la sceneggiatura e collaborarono
alla realizzazione del film
Arriva l’Ispettore.
In cui, a un certo punto, alcuni alunni della Scuola media di
Anticoli Corrado trovavano non solo le tracce di un preistorico Homo
Anticolensis, ma addirittura... lui in persona.
Che,
su
loro invito, veniva a scuola a parlare di sé. E a un certo punto si
esprimeva (quasi) come vent’anni dopo si sarebbe espresso il professor
Henshilwood:
HOMO
ANTICOLENSIS: Anche gli animali usano semplici strumenti: certe scimmie,
per difendersi, usano pietre e bastoni; certi uccellini, i pavimenti
delle terrazze per rompere i pinoli... Anche gli animali fabbricano nidi
e dighe, scavano tane e formicai... Anche gli animali possono “dirsi” se
hanno fame o paura, cercarsi o respingersi... Anche gli animali
ricordano, hanno esperienza, sanno e ragionano: tendono agguati,
sfuggono alle trappole, insegnano ai piccoli dov’è la vita e dov’è la
morte... Eppure non sono umani. Poiché gli animali ripetono
sempre. Nessun animale, mai, ha potuto cambiare qualcosa in meglio.
Farà piacere, forse, a quei ragazzi oggi più che trentenni, sapere di
avere ricevuto un insegnamento dal futuro, in anticipo di (almeno) vent’anni
sulla scienza “ufficiale”? Spero di sì. E chissà, forse nessun egregio
avvocato di un ancor più egregio avente diritto mi scriverà per
censurare anche questo post.
(Venerdì 3 maggio 2013-mercoledì 23 marzo 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
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Un anno fa...
È trascorso un anno da quell'incontro indimenticabile. E oggi so, con certezza, che esso ha cambiato profondamente (in meglio, anche se in maniera tuttora imprevedibile) il mio rapporto con Anticoli Corrado e con gli Anticolani. Grazie a quasi tutti coloro che intervennero (così tanti che la sala non bastò a contenerli) e in particolar modo, naturalmente, a Daniele Misnoli, Valentina Saldaneri e Carmine Toppi.
Clicca qui per vedere il
progetto e le immagini
nei dettagli!
Clicca su questi link per il video
della presentazione:
Prima
Parte
-
Seconda Parte
-
Terza
Parte,
girato da
Carmine Toppi, con gli
interventi del prof.
Scialanca,
degli architetti Misnoli
e Saldaneri, e del
pubblico in sala!
(Sabato 18 marzo 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
*
La sera di mercoledì 15 marzo un furibondo
incendio è stato appiccato in più punti sul Monte Sant’Elia tra i
paesi di Cineto, Roviano, Arsoli e Riofreddo. Le difficili operazioni di
spegnimento si sono protratte per buona parte della notte. Non è la
prima volta che accade: sono decenni, ormai, che in questa zona, e
solo in questa zona, scoppiano incendi, talora di vasta portata e
quasi tutti di origine dolosa. Mai, però, i responsabili sono stati
individuati e perseguiti.
Domande:
Si
aspetta forse, per porre fine a tali atti criminali, che le fiamme, una
volta o l’altra,
giungano fino alle case e alle persone?
Cosa
ne pensano gli
“adoratori”
della marzella (= asparago), così numerosi
nella Valle dell’Aniene
(in particolare a Roviano) e così esperti conoscitori e frequentatori
dei nostri monti? Possibile che non si siano mai imbattuti in individui,
diciamo, sospetti? E in caso affermativo, essi o i loro amici e
parenti ne hanno mai informato le autorità competenti?
Ma,
come si suol dire, se Roviano piange, Anticoli non ride: qui,
infatti, benché (per ora) non si appicchino incendi, da decenni qualche
demenzial-delinquente sfoga le sue frustrazioni avvelenando poveri
animali indifesi,
“colpevoli”
solo di non avere un padrone.
Ultimo, in ordine di tempo, un povero cagnolino abbandonato e sofferente
che da tempo viveva in piazza delle Ville, e che alcuni Anticolani e
Anticolane di buon cuore avevano
“adottato”:
ieri è stato trovato morto (con gran dolore di chi gli voleva bene) e mi
dicono che i segni di avvelenamento erano evidentissimi.
Anche in questo caso, possibile che nessuno abbia visto? Possibile che
nessuno sappia o almeno sospetti, tra i parenti e gli amici del
delinquente? Si aspetta forse, per porre fine alle sue violenze, che le
polpette avvelenate finiscano nelle mani di un bambino?
È ora che
anche nella Valle dell’Aniene
la connivenza coi criminali riceva il nome che le spetta: omertà.
È
ora, soprattutto, che chi sa parli. ScuolAnticoli, e io
personalmente, siamo a disposizione di chiunque voglia farci pervenire
notizie in proposito.
(P.s.: l’immagine
d’incendio che correda questo scritto è, purtroppo, di repertorio. Di un
decennale repertorio).
(Giovedì 16 marzo 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
*
(Martedì 14 marzo 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
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Testo di Luigi Scialanca. Immagine tratta dalla Green 'N' Growing
Collection (The History of Home
Demonstration
and 4-H Youth Development in North
Carolina), Special Collections, North
Carolina
State University Libraries - 1951, North
Carolina, il cui originale è nel
North Carolina State University
Libraries Special Collections Research
Center.
Il libro sul banco è il testo scolastico
Sharing Adventures,
Macmillan Reader, 1951).
(Sabato 11 marzo 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
*
Quel
giorno, Luigi tornò da Stella
dopo pochi minuti e si sedette
accanto a lei.
“Che ti è
successo?” si stupì la ragazza.
“Hai litigato?”
Il bambino
scosse il capo.
“Vuoi
giocare con me?”
“No,
grazie.”
“Ma sei
triste? Ti senti poco bene?”
“No, sto
bene!” disse Luigi, e le sorrise
per farle vedere che era vero.
“Vuoi che
ti legga?”
“No,
grazie.”
Allora
Stella sprofondò di nuovo nel
suo libro e Luigi, di sottecchi,
spiò la bambina la cui
apparizione lo aveva indotto a
lasciare il pratone per poter
guardarla da un luogo sicuro...
Clicca qui per continuare a
leggere La Regina delle
Bambine su ScuolAnticoli!
Oppure qui per scaricarlo in
.pdf!
(Mercoledì 8 marzo 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
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(Mercoledì 8 marzo 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
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Il Gruppo di
lavoro del Comune di Anticoli Corrado sull’accoglienza ai Richiedenti
asilo invita i proprietari di appartamenti sfitti a manifestare la
propria disponibilità ad affittarli (a un canone, da concordarsi, che
sarà stabilito sulla base degli attuali prezzi di mercato) alle tre
famiglie con bambini, in fuga dalla guerra, che chiedono il nostro
aiuto, e che per tre anni saranno nostre ospiti.
Fatevi avanti,
concittadine e concittadini! Non solo ricaverete un giusto reddito
dalle vostre case, ma soprattutto darete modo a voi stessi e a tutti gli
Anticolani di sentirvi e di sentirci all’altezza
della nostra umanità. Di essere ancora più fieri del nostro amato Paese.
Di reagire, finalmente, alla sottile
“depressione”
che talvolta ci fa temere che sia ormai destinato a estinguersi. Poiché
un Paese la cui umanità è più forte di ogni timore è un Paese vivo, e
che mai morirà.
(Domenica 5 marzo 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
*
Perché ScuolAnticoli
ha rimosso un’immagine?...
Qualcuno forse ricorda
che una decina di giorni fa ho pubblicato su ScuolAnticoli e su
Facebook
un fotomontaggio, di mia creazione, immaginando che fra
dieci anni, nel 2027, l’autorevole rivista le Scienze dedichi un
numero speciale a Massimo Fagioli, il grande, geniale psichiatra morto
il 13 febbraio scorso,
e che la
sua copertina mi fosse giunta “dal futuro”.
Quell’immagine
ora non c’è più, come se non sia (o non sarà) mai esistita (ma non del
tutto: la sua memoria sopravvive nel mio pc e, presumo,
nell’archivio di uno studio legale) poiché un signore mi ha fatto
scrivere da un avvocato per chiedermi di rimuoverla. E io ho eseguito.
(In dieci anni, solo
un’altra volta mi è pervenuta un’analoga richiesta ―
per altro, in quell’occasione,
direttamente dalla persona interessata:
una signora di Poli che avevo fotografato, con il suo consenso, mentre
spolverava un altar maggiore stando in piedi su di esso con tutte le
scarpe).
Per ovvi motivi mi
astengo dal fare il nome di questo signore. Dirò soltanto che non ha
niente a che fare con la rivista le Scienze. E che io gli ho
scritto ―
a mio nome, senza avvalermi dei servigi di un legale ― la lettera che
qui di seguito vi trascrivo. Alla quale, a tutt’oggi,
non ho ricevuto risposta alcuna, come se non sia (o non sarà) mai
esistita...
Ho ottemperato,
signor ***, alla richiesta che mi ha fatto pervenire tramite il suo
avvocato. Ma potrei sapere che cosa le è dispiaciuto, in quell’immagine?
Essa non esprimeva che amore, incommensurabile stima e la certezza che
le geniali scoperte di Massimo Fagioli saranno riconosciute. E questo su
un sito, ScuolAnticoli, che da dieci anni dà prova di tali
sentimenti a decine di migliaia di visitatori.
E poi, signor ***,
anziché farmi scrivere da un legale, non sarebbe stato più
“da
compagni” ―
o, se
preferisce, più affettivo ―
inviarmi un
messaggio personale? Forse, in un momento così doloroso, non se l’è
sentita? Però, mi scusi, in un momento così doloroso se l’è pur sentita
di occuparsi di me, di pensarmi come un offensore e di dare disposizioni
per colpirmi ―
in un momento
che è doloroso anche per me, quantunque infinitamente meno ―
nei miei
affetti e nella mia intelligenza, poiché quell’immagine non è scaturita
che da essi.
No, signor ***, lei
probabilmente mi ha fatto scrivere da un legale poiché supponeva che
altrimenti non mi sarei
“piegato”.
Ma perché dover
“piegarmi”?
Al contrario: una comunicazione più affettiva, da parte sua, mi avrebbe
spinto ad aderire altrettanto affettivamente al suo desiderio, e forse
perfino a comprenderlo positivamente. Così, invece, non posso che
attribuirlo a una sorta di
“gelosia”
ben poco affettuosa: a una gelosia, per così dire,
“proprietaria”.
Non me l’aspettavo.
Mai l’avrei creduto possibile. Ha accresciuto il mio dolore (che,
ripeto, non paragono neanche minimamente al suo, ma è pur sempre un
dolore umano). E mi ha fatto anche pena.
Sia chiaro: il
dispiacere passerà, e ancora prima passerà il risentimento. Anche
perché, in questi giorni, la splendida rivista Left mi ha dato
una grande gioia (n° 8, pag. 47) pubblicando un brano dello psichiatra
Giovanni Del Missier (dal volume Ricerca sulla verità della nascita
umana - 40 anni di Analisi collettiva, L’Asino d’oro edizioni, Roma,
2016) nel quale ho letto le righe che seguono:
Comunque sia, tutto
per me iniziò nell’estate del 1975 in un campeggio libero improvvisato,
rigorosamente sessantottino cioè scomodo, ma sotto i 24 anni la
scomodità non si avverte!
Lì, la notte, tra il
fumo del fuoco e quello degli zampironi, un compagno che era in analisi
ci leggeva brani tratti da tre libri difficilissimi... indovinate
quali?, e poi dopo andavamo a prendere sonno in anguste canadesi
discutendo discutendo.
Quel compagno ero io.
Grazie, caro Giovanni!
Sono felice, oggi come nel passato, di aver fatto parte, nel mio
piccolo, di questa grandissima storia straordinaria. E felice di esserci
ancora, nel presente e perfino su Left, anche se la mia
fantasiosa immagine
“dal
futuro”, invece, per il momento non c’è
più. O forse... non c’è ancora?
(Mercoledì 1° marzo 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
*
“Michele è partito da questo strano mondo, un poco prima
di me. Questo non significa niente. Le persone come noi, che credono
nella fisica, sanno che la distinzione fra passato, presente e futuro
non è altro che una persistente, cocciuta illusione”.
Albert Einstein
[da una
lettera alla sorella dell’amico Michele Besso dopo la morte di
quest’ultimo, citata da Carlo Rovelli ― fisico teorico, membro
dell’Institut universitaire de France e dell’Académie internationale de
philosophie des sciences, responsabile dell’Équipe de gravité quantique
del Centre de physique théorique dell’Università di Aix-Marseille ― in
Sette brevi lezioni di fisica, Milano, Adelphi, 2014, p. 65].
“La speranza produce lo spazio e il tempo?”
John A. Wheeler
[(1911-2008) ― fisico, dal 1938 al 1976 docente alla Princeton
University e poi alla University of Texas ad Austin, insignito del
premio Enrico Fermi nel 1968 e del premio Wolf per la fisica nel 1997 ―
dal suo Diario inedito, citato da Amanda Gefter, giornalista
scientifica, in Due intrusi nel mondo di Einstein, Milano,
Raffaello Cortina, 2015, p. 351].
(Mercoledì 22 febbraio 2017. Luigi Scialanca,
scuolanticoli@katamail.com).
*
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