Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Forse io sono dove mai sono stato...
Estoy quizás en donde nunca estuve...
Rafael Alberti a dieci anni dalla morte
Anticoli Corrado, mercoledì 28 e giovedì 29 ottobre 2009
Home Agua redonda, inmóvil Due articoli di Artemio Tacchia su Rafael Alberti |
Rafael Alberti (1902 - 1999)
Comune di Anticoli Corrado - assessorato alla Cultura
Celebrazioni per il decimo anniversario della morte di Rafael Alberti
mercoledì 28 ottobre, ore 11:00
Apposizione di una targa commemorativa all’ingresso della casa in cui il grande Poeta spagnolo
soggiornò nei mesi estivi dal 1967 al 1975. Saranno presenti, insieme alle autorità comunali,
i rappresentanti della municipalità di Arcos de la Frontera, città gemellata con Anticoli Corrado.
mercoledì 28 ottobre, ore 18:00, sala parrocchiale
a cura della prof.ssa Anna D’Incalci
e dell’associazione culturale Donne di Anticoli Corrado:
Lettura di brani dell’autobiografia di Rafael Alberti, L’albereto perduto,
e dizione di poesie tratte dalle più significative raccolte del Poeta.
giovedì 29 ottobre, ore 18:00, sala parrocchiale
a cura della prof.ssa Anna D’Incalci
e della Biblioteca comunalde di Anticoli Corrado:
Lettura teatrale di alcuni tra i Poemas escénicos di Rafael Alberti.
giovedì 29 ottobre, ore 19:00, sala parrocchiale
Concerto di chitarra classica
Acqua rotonda, immobile
Agua redonda, inmóvil
Acqua rotonda, immobile,
Agua redonda, inmóvil,
con dentro alberi
con los árboles dentro
che stillano il cielo della notte
derramando el cielo de la noche
irretita fra i rami.
enredada en sus ramas.
Forse io sono dove mai sono stato,
Estoy quizás en donde nunca estuve,
ombre bianche,
sombras blancas,
lievi, tenui suoni,
leves, tenues sonidos,
sussurrate parole da lontano,
susurradas palabras de muy lejos,
gole defunte,
gargantas fallecidas,
labbra secche di torride arene,
secos labios de arenas calurosas,
gelide nell’oscurità.
heladas en lo oscuro.
Sono sospeso, portato dai venti
Suspenso estoy, llevado por los aires
in un tempo o giardino che non potei abitare
a un momento o jardín que no pude habitar
e che ora mi inventi
y ahora me creas
e mi fai vivere in lui, acqua rotonda, immobile,
y haces vivir en él, agua redonda, inmóvil,
ormai cielo stellato,
cielo estrellado ya,
tuo riflesso,
reflejo tujo,
muti, notturni rami sommersi.
mudas, nocturnas ramas sumergidas.
(da Rafael Alberti, Canciones del Alto Valle del Aniene, 1967 - 1972,
in Rafael Alberti, Disprezzo e Meraviglia, traduzione di Ignazio Delogu, Roma, Editori Riuniti, 1972, p. 169)
Due articoli di Artemio Tacchia
Rafael Alberti, Ritorno ad Anticoli
Dopo dieci anni è tornato il poeta en la calle nella sua Anticoli, ed ha già promesso che tornerà per vedere ancora questi amici. L’ha promesso a tutti durante il breve saluto nella cerimonia di presentazione del libro Un paese immaginario: Anticoli Corrado, sabato 30 marzo, nella grigia piazzetta di S. Vittoria, sotto un abete maestoso ed un sole dilagante sui monti circostanti. A Rafael Alberti non si può non voler bene. E non solo perché è una tra le più alte voci della poesia del nostro secolo! Quando, al mattino, è spuntato solitario e avvolto in un enorme scialle nero chiazzato di fiori viola nella piazza, un applauso spontaneo, fragoroso, l’ha sommerso e, forse, sorpreso.
“Como va?” ha detto, stringendo la mano a tutti con un enorme sorriso. “Veramente io sono molto commosso di ritornare a questo bellissimo paese dove sono stato dipingendo e scrivendo quasi dieci anni,” ha esordito, avvertendo tutti dell’italiano diventato un po’ incerto. “Per me sono dei ricordi anche tristi, perché hanno disparito in questo tempo, l’ultimo è stato il sindaco e Parricchi, un pittore come Inlander, un pittore come Mariano Laguereula, e ha disparito Sergio Selva”. Qualcuno, però, ha ritrovato vivo in Anticoli: il pittore Enrico Gaudenzi, “grande amico mio”.
Rafael Alberti era arrivato ad Anticoli e nella valle dell’Aniene negli anni ‘60, proveniente dal lungo esilio in Argentina iniziato nel 1939 con la fine della Repubblica spagnola e l’avvento del franchismo. Ed anche lui rimase irretito dai luoghi. Lo ha ricordato nel suo intervento, dove ha abbozzato anche un giudizio quasi “sconsolato” sull’arte moderna. “Questo paese ha una tradizione culturale veramente meravigliosa... di conoscenza dell’arte figurativa. Oggi l’arte è così tutta mezza astratta, mezza non figurativa... E questo è accaduto anche un po’ nella mia breve storia, ma è stato un momento differente”.
Ad Anticoli nascerà anche la poesia “più matura” di Alberti: una poesia alimentata dal suo “sguardo da pittore” che, come scrive Otello Lottini, “vive tra il passato - immaginato e il presente sognato - irrealizzato”. Un giudizio che, come si vedrà dall’intervista, non trova d’accordo lo stesso poeta.
Comunque la Valle dell’Aniene, con il suo fiume, con il suo ambiente, la sua gente, segnerà un momento “alto” del suo impegno politico e creativo. Anni indimenticabili. Basta scorrere le Canciones del alto Valle del Aniene. Tanto affascinante era la piazza ricolma di gente, tanto si prestava lo scenario fatto di “veri” monumenti, che Rafael ha preferito variare il programma ufficiale (come possono i poeti!) e, invece di recitare nell’umido e tetro teatrino parrocchiale, scegliere di restare “all’aria”.
Il vento leggero che s’era alzato nel pomeriggio muoveva i bianchi e lunghi capelli del poeta, malgrado il basco nero. Ma la voce, quella sì calda e ferma, dura e alta, irriverente e sferzante, non tremava, malgrado gli 83 anni. Il recital è stato un vero successo. Alberti ha iniziato con poche notizie autobiografiche: “La prima vocazione è stata la pittura... quasi mai andavo a scuola… mi mancava la parola... allora cominciai a scrivere poesie”. Poi, insieme alla sua segretaria Beatrice, nera e spagnola, ha iniziato a recitare, una dietro l’altra, “canzoni azzurre e chiare” dal libro Marinaio a terra. Quindi (non poteva mancare) l’omaggio al suo caro amico Federico Garcia Lorca, ucciso nell’agosto del 1936 dai fascisti: poesie dell’impegno civile, con la toccante ballata del partigiano, della moglie e del figlioletto massacrati dai franchisti.
A Roma Rafael Alberti è rimasto undici anni. Ha una casa in Trastevere, e qui “ho imparato a torear il traffico”, ha detto. Per questa città ha scritto un libro, Roma, pericolo per i viandanti, dal quale ha letto alcune spassosissime poesie: È proibito pisciare, Basilica di San Pietro, la delicata Notturno. In un crescendo, il recital è andato avanti con Alberti e Beatrice che si alternavano nello spagnolo e nell’italiano, toccando gli altri temi cari al poeta: l’amicizia con Picasso e Gaudenzi, “il pericolo d’una possibile guerra nucleare, dopo la quale l’unico generale superstite non potrà morire neppure più come un cane”, l’esilio e, naturalmente, la Valle dell’Aniene. Con orgoglioso silenzio, i presenti hanno ascoltato e lungamente applaudito due canzoni: Questa valle... e Roviano mi guarda sempre... Così si concludeva un grande recital, con il sole che spirava dietro la chiesa di Santa Vittoria.
(La manifestazione culturale si è tenuta in Anticoli Corrado il 30 marzo 1985. Gli articoli con la cronaca della giornata e l’intervista a Rafael Alberti sono stati pubblicati su Tendenze n. 7 del 13 aprile 1985.)
Intervista
Concluso il recital, ho avvicinato Rafael Alberti che, con la consueta cortesia, ha risposto ad alcune domande.
Che significa, per lei, questo ritorno ad Anticoli?
Io ho sempre pensato di tornare ad Anticoli tante volte, perché io abito in Ispagna da dopo la morte di Franco. In questo giorno m’ha invitato Anticoli Corrado e dicevano che mi volevano dare la cittadinanza d’onore. Però è morto Bertoletti e... Questo è uguale per me. È un onore fantastico essere qui. Per questa ragione io sono qui molto contento. Abbiamo fatto un recital qui all’aria con grande successo.
Come ha trovato la Valle? Come dieci anni fa?
La Valle è una meraviglia, por que m’avevano detto che avevano fatto un’autostrada, non so che cosa, in mezzo alla Valle e non l’ho visto!
Devono fare un nuovo ponte sull’Aniene...
Questo io non lo so... Bisogna difenderlo perché questo paese è molto sacro.
Otello Lottini ha scritto nel libro su Anticoli che la sua è “una poesia dell’inquietudine esistenziale sospesa tra la realtà e il sogno, tra il desiderio e il fantasma”. Perché?
C’è troppa gente... Perché non so che cosa dice. Io sono un poeta molto svegliato, che fa delle cose per la strada. Io sono un poeta rivoluzionario, guarda. Questa è la parola!
Perché «tra il fantasma e il desiderio?»
Fantasma? Io non ho fatto tra il fantasma. Guarda che il mio libro da Anticoli è molto diretto, tutto di canzoni che si possono palpare, che non sono misteriose. È la realtà di Anticoli.
Non concorda, allora?
Non si concorda in certa cosa che parla di altra poesia mia, non di quella di Anticoli.
La folla ci sommerge. Tutti stendono un libro al poeta per una dedica. Alberti, che non sembra stanco, è costretto ad interrompere la conversazione. Resterà ancora molto a tracciare delicati segni e colombe sul libro di Anticoli.
Le Sculture nel Cielo di Rafael Alberti (1)
L’orgoglio di aver conosciuto Rafael Alberti, di avegli stretto la mano, di avergli prestato, nel 1973, il braccio per passeggiare divertito nel dedalo grigio e scorticato di viuzze di Roviano. Di aver tremato parlandogli tra le malve e gli ulivi del giardino della sua casa, “lirica e universale”, di Anticoli Corrado; di averlo avuto in casa mia nell’agosto del 1974, insieme alla sua indimenticabile Maria Teresa Leòn, per un recital delle sue poesie organizzato dall’Arci. Oggi Alberti compie 90 anni. E tanti anni dopo è ancora in attesa che Anticoli, Cervara di Roma, quel pugno di calce e pietra come “scultura nel cielo”, e perché non metterci anche l’ingrato Roviano?, gli consegnino le promesse cittadinanze onorarie.
Certo che questa Valle lui, esule, ma mai solitario, deve averla amata molto: “Questa Valle - in cui scorre nascosto - l’Aniene - dove salici e pioppi - col mormorio dell’acqua - dàn suoni d’arie tristi - e di lontane pastorali...” (2).
Lo aiutava a superare la malinconia che spesso lo vinceva, anche se, un giorno, tenne a precisare che la sua era “malinconia costruttiva, come superamento e non sensazione distruttiva di una visione di vita. Io sono malinconico e triste,” aggiunse, “perché lontano dalla Spagna, ma ottimista. Se no che ne sarebbe dell’uomo?” (3).
Quando chiacchierava con gli amici - ma lo stesso con noi, giovani ammiratori - seduto al bar di Ciccu ad Anticoli o di Giggetto Mì a Roviano, sorseggiando sempre vino rosso, si abbandonava a lunghi discorsi, volando su mille argomenti, svelando piccoli segreti e leggere amarezze o paure. Dopo vent’anni si può raccontare la sua rabbia per quanto l’Unità scrisse in occasione dei suoi 70 anni e, in particolare, sulla sua presunta appartenenza al Comitato centrale del partito comunista spagnolo. “Così non si deve fare,” disse il 1° luglio del 1973, “mi è dispiaciuto. Non è vero che io faccio parte del Comitato centrale. Dire questo non è buono. Oggi, al di là di ogni intenzione di partito, c’è l’unità antifranchista che bisogna portare avanti”.
Era preoccupato, Alberti, che queste notizie venissero strumentalizzate dal regime fascista per minare una unità che in Spagna andava rafforzandosi. E lui, in Italia, faceva salti mortali per trovare “amicizie” che contavano, come Fanfani, ad esempio, che scrisse, in qualità di presidente del Senato, sollecitato da Alberti, una missiva al governo spagnolo a favore di un critico d’arte condannato a 5 anni di carcere per un articolo sulla pittura di Picasso.
A 90 anni Alberti è ancora un vigoroso poeta en la calle, proprio uguale al titolo di un suo libro che raccomandava di leggere perché “molto importante” e sul quale mi disegnò sopra una bandiera con falce e martello e una colomba di pace (4).
Perché è anche pittore, Alberti, e persona generosa, trasparente come il suo mare, sempre disponibile a disegnare qualcosa (un animale, un abbozzo di paesaggio, una barca stilizzata) a chi gliene faceva richiesta. Al Museo civico d’arte modema di Anticoli Corrado, prima di tornare in Spagna, ha lasciato un suo quadro, Composizione, dipinto nel 1967. È un intreccio di fili di ferro con terminali sferici luminosi sui quali campeggia una falce di luna bianca e tutt’intorno un’esplosione inquietante.
Il suo sguardo di pittore non si posava, però, solo su Anticoli, dove l’estate “si riempiva d’aria i polmoni e la vita”: spaziava su tutta la Valle, ora fissando un elemento inconsueto ora divertente, come il treno sfrecciante di luci a mezza costa delle montagne nere di Roviano, di fronte alla sua casa, sempre, comunque, alla ricerca di uno scorcio, di un angolo che trasportasse alla sua Andalusia.
Così ogni paesino, oggi, fa a gara nel vantarsi dell’attenzione ricevuta da parte del grande poeta spagnolo, e spuntano poesie scritte sulle pareti delle case, come a Cervara “la visionaria”, o sui pieghevoli turistici di ogni genere, dove Saracinesco è “aria, altare perduto” e Roccagiovine una “divinità nascosta”.
Più di tutti però ha amato la Valle nella sua globalità, con quel “piccolo fiume che va felice, pieno di trote / e di granchi, animando nei suoi cristalli / un finissimo paesaggio di snelli pioppi / sul punto di cantare illuminati di foglie” (5).
A novant’anni lo rivedo ancora, Alberti, con i suoi lunghi capelli bianchi e il fazzoletto chiazzato di policromi fiori sulle spalle, accarezzare il legno “duro e buono”, diceva, dei portoni massicci delle vecchie case di Roviano, e mi piace pensare che lui resiste ancora come gli ulivi del suo giardino e il legno di quei portoni: “duro e buono”, appunto.
Note.
1. Articolo pubblicato su l’Unità del 16 dicembre 1992.
2. R. Alberti, Canciones del Alto Valle del Aniene, inserite nel volume Disprezzo e Meraviglia, Poesie civili, 1972, Ed. Riuniti.
3. Dal colloquio con Alberti del 1° luglio 1973, nella sua casa in Anticoli Corrado.
4. R. Alberti, ll poeta nella strada, 1969, A. Mondadori.
5. R. Alberti, Canciones...
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Nell’immagine che fa da sfondo a questa pagina: Rafael Alberti con Nuria Espert nel 1991
(Fotografia di Miguel Gener tratta da El Pais di sabato 30 ottobre 1999)
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