Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Il kit anti-ballismo della Rete degli Studenti Medi
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Kit anti-ballismo
Dieci consigli su come difendersi dalle balle che si dicono sulla Scuola.
Dieci balle sulla Scuola:
1. Meno ore di Scuola = più qualità
2. Voto in condotta = rigore
3. Grembiule = uguaglianza sociale
4. Tagli = efficienza
5. Scuola = futuro
6. Meno anni di Scuola = più lavoro
7. Libertà di scelta = diritto allo studio
8. Meno democrazia = più ordine
9. Bullismo = emergenza numero uno
10. Meno insegnanti = più qualità
...che hanno le gambe corte.
1. Meno ore di Scuola = più qualità Ci dicono che taglieranno le ore superflue e che in questo modo saremo più preparati. Non è male pensare che con meno ore rinchiusi a Scuola si possa imparare di più … ma naturalmente non è proprio così. Tutto dipende da cosa e come si taglia: tagliare le ore di laboratorio nei tecnici e professionali, ad esempio, non aiuta di certo gli studenti a imparare meglio le materie pratiche! A fare le spese di questa scelta sono le ore che riguardano gli interessi degli studenti, il motivo per cui hanno scelto un tipo di Scuola anziché un altro. In questo modo viene meno la funzione di orientamento che dovrebbe svolgere la Scuola, cioè farci scoprire che cosa ci piace studiare, quali argomenti e campi ci appassionano, ecc. Inoltre, tutte le scuole diventeranno un po’ più uguali tra loro, così come le classi: si indeboliscono le sperimentazioni e l’autonomia didattica dei singoli corsi, rendendo la didattica più piatta e meno flessibile nei confronti delle esigenze dei singoli studenti. |
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“Per risolvere il problema del bullismo è necessario dare alle scuole strumenti efficaci per intervenire, per questo con il 5 in condotta si può tornare a bocciare” dice la Gelmini. Ma gli strumenti le scuole li hanno già, si chiamano Statuto degli studenti e Regolamento d’istituto. Lo Statuto prevede sanzioni disciplinari per tutte le infrazioni delle norme di convivenza civile, che possono anche portare alla bocciatura nei casi più gravi. Per combattere il bullismo basta applicare lo Statuto e scrivere regolamenti condivisi da studenti e docenti, affinché tutti si possano impegnare per garantirne il rispetto. Il voto in condotta è soltanto uno strumento di ricatto, applicabile in modo discrezionale dai professori, che punisce senza educare né responsabilizzare tutti gli studenti che si comportano bene, ma che troppo spesso non intervengono per difendere i propri compagni. Combattere il bullismo è responsabilità anche nostra! |
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3. Grembiule = uguaglianza sociale Abbiamo dovuto sentire pure questa: metterci il grembiule per annullare le differenze tra ricchi e poveri… ma quando mai! Per renderci uguali a Scuola serve prima di tutto una legge nazionale sul diritto allo studio, perché chi è svantaggiato possa permettersi di raggiungere la Scuola, comprarsi i libri, continuare a studiare senza dovere, per provvedere al reddito della sua famiglia, entrare anzitempo nel mondo del lavoro, magari in nero. Solo con provvedimenti di questo genere saremmo davvero uguali, al Nord come al Sud, nei licei del centro città e nelle scuole di periferia, studenti ricchi e studenti poveri. Il grembiule è solo una spesa in più che divide ancora una volta chi può permetterselo firmato e chi lo deve comprare al supermercato! |
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L’idea che per la Scuola si spende troppo è una balla gigantesca. Il nostro Paese spende molto meno del resto d’Europa per garantire un’istruzione di qualità a tutti. Certamente ci sono anche degli sprechi, ma non riguardano né il numero troppo alto di docenti, né gli investimenti sulla didattica, l’edilizia e il diritto allo studio. Negli ultimi 10 anni non si è fatto altro che tagliare sulla Scuola per finanziare altre priorità dei governi in carica. Meno fondi significa meno corsi di recupero, meno laboratori, meno gite, meno progetti studenteschi, meno sperimentazioni, meno borse di studio, meno sostegno per il costo dei libri di testo, scuole più brutte e meno sicure. Questa è maggiore efficienza? |
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Il governo dice che vuole riformare la Scuola per garantirci un futuro, ma è solo un’altra ipocrisia. Questo governo ha scelto di risparmiare sulla Scuola, di dare “meno Scuola per tutti”. Quelli che continueranno a studiare saranno i ricchi, mentre ai poveri rimarrà poca Scuola e di pessima qualità. Tutti loro, cioè la maggioranza, verranno spediti nel mercato del lavoro troppo presto, senza un’educazione che gli consenta ciò che oggi è fondamentale per sopravvivere alla giungla del precariato: la capacità di aggiornare per tutta la vita le proprie competenze, di aggiornarsi, di studiare sempre. In queste condizioni il mercato del lavoro ci risputerà fuori dopo pochi anni, senza alcun futuro garantito. Eppure questa è la scelta di questo governo: possibilità di assolvere l’obbligo scolastico anche in formazione professionale, quindi di andare a lavorare a 16 anni. |
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6. Meno anni di Scuola = più lavoro La Gelmini lo ha detto: forse gli anni di Scuola superiore passeranno da 5 a 4, con un anno aggiuntivo solo per chi vuole andare all’università. La Gelmini dice che nel nostro Paese i laureati restano disoccupati, mentre c’è richiesta di tecnici e professioni pratiche. La verità è un’altra: perché l’economia italiana possa essere competitiva c’è bisogno di più ricerca, cultura e innovazione. Oggi l’economia globale funziona sulla velocità con cui le imprese riescono a produrre elementi di innovazione. L’Italia deve stare al passo con gli altri Paesi europei, se vuole competere con i veri colossi, come la Cina e l’India, che per numero di scienziati e di mano d’opera ci batteranno sempre. I laureati in Italia non restano disoccupati perché sono troppi, ma perché si crede che la nostra economia possa competere con le altre abbassando il costo del lavoro e puntando sulla manodopera dequalificata, senza preparazione né mansioni specifiche. Infatti il nostro paese, rispetto agli altri dell’Unione Europea, ha molti meno diplomati e laureati; eppure in Germania o in Scandinavia non solo i laureati tedeschi e scandinavi trovano lavoro, ma vengono assunti pure i ricercatori italiani che fuggono da qui per non finire in un call center! Allora, ministro Gelmini, l’Italia ha troppi laureati, oppure non ne ha capito la funzione nella società contemporanea? |
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7. Libertà di scelta = diritto allo studio Per questo Governo la cosa più importante è garantire la libertà di scelta educativa alle famiglie. Noi parliamo di diritto allo studio, la Gelmini traduce con libertà di scelta. Il diritto allo studio è il diritto costituzionale inalienabile di poter accedere ai più alti gradi di istruzione indipendentemente dalle proprie condizioni economiche. Anche un povero, cioè, può provare a prendere il diploma o la laurea, e lo Stato deve aiutarlo a sostenere le spese dello studio. La libertà di scelta dovrebbe essere il diritto che viene dato alle famiglie di scegliere per i figli la Scuola considerata migliore. Troppo spesso, però, il concetto di libertà di scelta è stato tradotto in una priorità per i finanziamenti verso la copertura delle spese delle famiglie che più spendono: è il principio del buono scuola, un finanziamento per chi manda il figlio nelle scuole private, in cui si paga la retta annuale, togliendo la borsa allo studente della Scuola pubblica che non può comprarsi i libri. La Gelmini dice una bugia: la sua libertà di scelta è contro il nostro diritto allo studio. Lo Stato deve finanziare il diritto allo studio per tutti. Poi viene anche la libertà di scelta. |
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8. Meno democrazia = più ordine Questa ricetta del tutto fasulla proprio non la vogliamo nemmeno ascoltare! Chi ha mai detto che il problema della Scuola sia la troppa democrazia? Mussolini? No! La Gelmini, nel suo discorso di insediamento, ha parlato di relazioni eccessivamente sindacali tra studenti e professori, che devono essere sostituite da un sano clima di amicizia e collaborazione. Noi crediamo che il disordine che regna spesso nelle scuole sia dovuto non di certo a chi vuole sostenere discussioni democratiche con gli insegnanti, ma piuttosto ai diritti negati, alle persone trattate come vasi da riempire, alla mancanza di una condivisione di regole e obiettivi della Scuola. Ampliare gli spazi di democrazia, le regole chiare e uguali per tutti, è la prima ricetta contro il bullismo! |
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9. Bullismo = emergenza numero uno Ma questo bullismo, di cui si parla tanto, è davvero la prima emergenza che la Scuola deve affrontare? Con il termine bullismo si indica una serie di atteggiamenti, azioni, comportamenti aggressivi tra adolescenti, che contemplano atteggiamenti di scherno, offese verbali e fisiche, fatti non particolarmente gravi ma connotati dalla creazione di paura e soggezione negli individui che li subiscono. Il bullismo è un fenomeno sgradevole, che incide sul pessimo clima che si respira in molte scuole, spesso all’insaputa di prof e dirigenti scolastici. È qualcosa che quasi tutti noi incontriamo nel corso della nostra vita, rapportandoci, fuori e dentro la Scuola, con i nostri coetanei, che si sconfigge con esperienze educative, con regole chiare, con l’attenzione dovuta di tutti per farle rispettare. Anche con la normale crescita interiore dei ragazzi. Purtroppo in questi mesi hanno fatto passare come bullismo anche fatti di estrema gravità che sfociano nella delinquenza minorile (stupri, pestaggi, sequestri di persona, ricatti, ecc.) Ma non siamo certo di fronte a una generazione incredibilmente peggiore di quella precedente: si dice, anzi, che il tasso di violenza insito nella società, sia in realtà diminuito. Il bullismo è un fatto sociale da combattere, nelle scuole come nei quartieri, nei centri sportivi, negli spazi giovanili di ogni genere. Le emergenze della Scuola a cui la politica deve porre rimedio, però, sono altre e non bisogna confondere la causa dall’effetto. Il bullismo a Scuola è anche effetto della perdita di valore educativo e di autorità della Scuola stessa. Le emergenze vere sono l’edilizia scolastica, che rende molte scuole pericolose e sgradevoli da vivere, la valorizzazione dei docenti, l’assenza di un sistema di formazione per tutti i professori, la mancanza di fondi per laboratori, sperimentazioni, ecc. |
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10. Meno insegnanti = più qualità Ecco la ricetta della finanziaria 2008-2009 del Governo Berlusconi-Gelmini: meno soldi, meno docenti, più qualità. Si comincia a tagliare dalla più che funzionante Scuola elementare italiana: via tutti questi maestri superflui, che creano confusioni nel bambino, meglio un unico e solido punto di riferimento, il maestro unico. Un modo sciocco per giustificare che così i bambini faranno meno ore di Scuola, imparando meno (la pedagogia moderna è materia complessa da gestire con un solo maestro) e mettendo in difficoltà le famiglie che lavorano. Ma i tagli non si limiteranno alle elementari e alle medie, riguarderanno anche le superiori. In particolare verrà ulteriormente ridotto il numero di ore dei tecnici e dei professionali a scapito di laboratori e attività pratiche, che sono quelle maggiormente qualificanti in questo tipo di scuole. Verrà penalizzata anche la terza area dei professionali, cioè gli stage formativi e l’alternanza Scuola-lavoro. Una ricetta sbagliata che porterà a dequalificare ulteriormente la Scuola e a penalizzare i soggetti più deboli, come gli studenti diversamente abili, che rimarranno senza insegnanti di sostegno, e gli studenti migranti, le cui ore aggiuntive di lingua italiana rischiano di essere tagliate. |
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“Questo kit è realizzato, insieme ad altri materiali per la sopravvivenza della scuola pubblica,
con i genitori del CGD-Coordinamento Genitori Democratici e con la CGIL”
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Lo sfondo di questa pagina di ScuolAnticoli è una copertina della rivista Left
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