ScuolAnticoli

Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

La Terra vista da Anticoli Corrado

nel gennaio del 2013

 

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Sarebbe nazismo preparare lo sterminio di tutte le donne e gli uomini al di sopra di una certa età? Sì, vero? E se le tirannie finanziarie, distruggendo lo Stato sociale e rapinando il 99% dell'Umanità, stessero accorciando la vita delle prossime generazioni e già da ora stessero procurando loro una morte prima del tempo? Sarebbe nazismo o che cosa? Sarebbe sterminio o no? Io penso che gli storici del futuro (se e quando saranno di nuovo mentalmente liberi di dare un nome alla dittatura globale che sta rendendo la democrazia una finzione e i diritti umani una menzogna) non potranno giudicarla altrimenti che la prosecuzione del nazismo e dello sterminio con altri mezzi e contro tutta l'Umanità. Temo che per allora sarete già morti da un pezzo, voi, nazisti e sterminatori "sobri" ed "eleganti" ma forse perfino peggiori, sotto la gelida calma che riuscite a mantenere, di quelli che vi hanno preceduto. Temo che non ci sarà una Norimberga, per voi, a meno di non voler considerare complici i vostri figli che già da ora si guardano bene dal rifiutare le mostruose eredità che state preparando loro. Perciò, padroni della finanza globale, io vi accuso oggi, Giorno della Memoria del 2013: vi accuso oggi, a futura Memoria, dello sterminio futuro dei nostri figli che state progettando e compiendo sotto i nostri occhi.

Sarebbe nazismo preparare lo sterminio di tutte le donne e gli uomini al di sopra di una certa età? Sì, vero? E se le tirannie finanziarie, distruggendo lo Stato sociale e rapinando il 99% dell’Umanità, stessero accorciando la vita delle prossime generazioni e già da ora stessero procurando loro una morte prima del tempo? Sarebbe nazismo o che cosa? Sarebbe sterminio o no? Io penso che gli storici del futuro (se e quando saranno di nuovo mentalmente liberi di dare un nome alla dittatura globale che sta rendendo la democrazia una finzione e i diritti umani una menzogna) non potranno giudicarla altrimenti che la prosecuzione del nazismo e dello sterminio con altri mezzi e contro tutta l’Umanità. Temo che per allora sarete già morti da un pezzo, voi, nazisti e sterminatori sobri ed eleganti ma forse perfino peggiori, sotto la gelida calma che riuscite a mantenere, di quelli che vi hanno preceduto. Temo che non ci sarà una Norimberga, per voi, a meno di non voler considerare complici i vostri figli che già da ora si guardano bene dal rifiutare le mostruose eredità che state preparando loro. Perciò, padroni della finanza globale, io vi accuso oggi, Giorno della Memoria del 2013: vi accuso oggi, a futura Memoria, dello sterminio futuro dei nostri figli che state progettando e compiendo sotto i nostri occhi. (Domenica 27 gennaio 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: Il mago di Oz, di Victor Fleming.

"Il mago di Oz", di Victor Fleming (1939).

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

Un tema fondamentale de Il mago di Oz è il rapporto con sé stessi: Come siamo, davvero? Come pensiamo (o temiamo) di essere? Come desidereremmo essere? Come vorremmo diventare? Ogni lettore o spettatore de Il mago di Oz nota infatti che lo Spaventapasseri, che sostiene di essere uno scervellato, è invece molto intelligente; che l’Uomo di Latta, che dice di non avere un cuore, è buono e generoso; che il Leone, che si dichiara un pauroso, ha un grande coraggio; mentre il Mago, che si presenta come un possente e temibile semidio, è invece un omino spaurito e incapace. Ciascuno dei tre amici di Dorothy, cioè, ha creduto vera un’immagine di sé molto inferiore alla realtà, che gli rende assai difficile scoprire quanto invece sia in gamba; mentre il Mago è riuscito a farsi credere un individuo superiore costruendo e pubblicizzando una falsa immagine di sé, che rende molto arduo, per Dorothy e i suoi amici, realizzare che non è da lui che potranno ricevere ciò che desiderano. Neanche Dorothy, a ben guardare, è quella che crede di essere. Né è quella che tutti, nel Kansas, credono che sia. Solo che nel suo caso ci è un po’ più difficile vedere e capire la verità, perché fin dalle prime pagine del romanzo (e dalla prima scena del film) abbiamo la sensazione che essa sia dolorosa. È bello accorgersi che lo Spaventapasseri è dotato di una mente finissima, che il Boscaiolo di Stagno ha un cuore d’oro, che il Leone ha un coraggio... da leone. È piacevole, perché ci fa ridere, perfino scoprire che il Mago è un buono a nulla (benché sia spiacevole, al contempo, riflettere su quanto è difficile trovare qualcuno che possieda davvero la potenza, la saggezza e la volontà di aiutare, e che le abbia tutte e tre assieme). Ma la verità di Dorothy fa male al cuore, perché non riusciamo a liberarci dal sospetto che coincida con la realtà: che quel che la bambina crede di essere, cioè, sia quel che in effetti ella è... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Domenica 27 gennaio 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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La Frana di Anticoli

Le impressionanti immagini della frana di Anticoli di mercoledì 23 gennaio 2013: cliccando qui.

Le impressionanti immagini della frana di Anticoli di mercoledì 23 gennaio 2013: cliccando qui.

 

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Monti: "Il denaro al di sopra dell'uomo". Ratzinger: "Cioè io: sono sia Chiesa che banca".

Vaticano, il tesoro segreto coi soldi del Duce. Il Guardian: a Londra e Parigi un impero immobiliare grazie ai fondi del regime fascista. A chi appartiene il locale che ospita la gioielleria Bulgari in Bond street, la più esclusiva via dello shopping nella capitale britannica? E di chi è l’edificio della Altium Capital, una delle più ricche banche di investimenti di Londra, all’angolo super chic tra St.James Square e Pall Mall, la strada dei club per gentiluomini? La risposta alle due domande è la stessa: il proprietario è il Vaticano. Ma nessuno lo sa, o almeno non si sapeva finora, perché i due investimenti e centinaia di altri in Inghilterra, a Parigi, in Svizzera, fanno parte di un segretissimo impero immobiliare costruito nel corso del tempo dalla Santa Sede, e attualmente nascosto dietro un’anonima società off-shore che rifiuta di identificarne il vero possessore. E come è nata questo impero? Con i soldi che Benito Mussolini diede in contanti al papato, in cambio del riconoscimento del regime fascista, nel 1929, con i Patti lateranensi. A rivelare questa storia è il Guardian, quotidiano londinese, che ha messo tre reporter sulle tracce del tesoro del Vaticano ed è rimasto sorpreso, nel corso dell’inchiesta, dallo sforzo fatto dalla Santa Sede per mantenere l’assoluta segretezza sui suoi legami con la British Grolux Investment Ltd, la società formalmente titolare del cospicuo investimento. Controllata, a sua volta, da un’altra società, la Profima, fondata in Svizzera e ora con sede presso la banca JP Morgan a New York. I documenti d’archivio rivelano che la Profima appartiene al Vaticano fin dalla Seconda guerra mondiale, quando i servizi segreti britannici la accusarono di attività contrarie agli interessi degli Alleati. (La Repubblica, mercoledì 23 gennaio 2013). Cioè di attività filo-fasciste e filo-naziste. Vero è che oggi il fascismo e il nazismo hanno cambiato ideologia e (quanto meno in pubblico) anche sistemi: sono contro l’Umanità, come allora e come sempre, ma in nome del Dio Denaro e delle sue Chiese, le tirannie finanziarie globali. Una delle quali è la tirannia finanziario-religiosa vaticana, alias Chiesa cattolica: che si serve del nome di Dio per far servi noi, mentre a nome proprio, in gran segreto, serve il Dio Denaro e basta... Ma è proprio vero che fascismo e nazismo hanno cambiato sistemi? O la cosiddetta sobrietà di Monti Mario (e di altri individui perfino peggiori, come il gesuita della finanza Draghi Mario) è solo una maschera? Quanto è lontano dai metodi fascisti e nazisti storici chi è capace di violare in un sol colpo ben 17 articoli della Costituzione, cioè della Legge fondamentale che il nostro Paese si è dato risorgendo appunto dal nazifascismo e giurando a Sé stesso di mai più ricadervi? Il gip di Taranto ha avviato un nuovo scontro con il governo impugnando la legge “salva Ilva” davanti alla Corte Costituzionale. Violerebbe, sostiene, ben 17 articoli della Costituzione. “Usurpando le funzioni costituzionalmente riservate al potere giudiziario” scrive, spiegando che il diritto alla salute è stato calpestato, “il legislatore si è di fatto atteggiato quale giudice di istanza superiore rispetto ai provvedimenti cautelari legittimamente adottati”. (La Repubblica, mercoledì 23 gennaio 2013). Quanto è lontano dal fascismo e dal nazismo delle camere a gas un “liberismo” che tradisce la Costituzione perché un’intera città rimanga una camera a gas? Quanto è lontana dal fascismo e dal nazismo una Chiesa che con i soldi del fascismo è in realtà una tirannia finanziaria e alle altre tirannie finanziarie offre, tramite Monti Mario, i propri servizi ideologici per tener buone le masse che la credono invece al servizio di Dio? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com, 23 gennaio 2013).

 

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La reverenza è amore? No: è odio e disprezzo.

La reverenza ha qualcosa a che vedere col rispetto? Certo: la reverenza è l’opposto del rispetto. Chi è riverito, infatti, è trattato come se non fosse umano: dinanzi ai Riveriti ci si può solo inchinare, cioè negare loro (e a sé nei loro confronti) qualsiasi rapporto, qualsiasi affetto. I Riveriti sono inviolabili: non si può far loro del male, e questo è ottimo, ma non li si può neanche toccare, né sfiorare, né approvarne o disapprovarne le idee e le azioni. La libertà di espressione e prim’ancora la libertà di pensiero sono sospese, quando ci si rivolge ai Riveriti o se ne parla o anche solo si pensa a essi, perché ogni critica loro rivolta è vista come un’aggressione: i Riveriti sono idoli, collocati su un piedistallo ed emarginati, esclusi dal consorzio umano. Sia che li si consideri tutti insieme, in blocco (come se si avesse il potere di far di essi un’etnia!), sia che ci si rivolga al singolo, la reverenza che si crede loro dovuta prevale sulla realtà e sul presente e annulla il rapporto, mettendo in scena una pantomima stereotipata che crede (si illude) di essere rispettosa, magari perfino affettuosa, e invece è piena di inconsapevole odio. E ciò è particolarmente doloroso (e pericoloso, per loro e per la Società) quando i Riveriti sono donne e uomini che sono stati (e sono) perseguitati: poiché riverirli significa, lo ripeto, continuare ad additarli come non umani, e così facendo esporli al rischio di ulteriori persecuzioni. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com, 20 gennaio 2013).

 

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È gay la soluzione ai grandi problemi dell’Umanità?

E' gay la soluzione ai grandi problemi dell'Umanità?

Scrive Paolo Rigliano, psichiatra e psicoterapeuta, dirigente di un centro psicosociale a Milano e autore di numerosi testi sulla questione gay, tra cui Curare i gay?”: “Il punto importante è il seguente: l’omosessualità mette in discussione un assetto antropologico. Dietro la levata di scudi contro le famiglie gay c’è la paura che l’assetto antropologico in cui siamo stati allevati da millenni si esponga a un’incertezza piena di pericoli e di possibili danni. (...) Tutta la struttura sociale è interrogata, tutto l’ordine «naturale» è chiamato in causa dall’omosessualità. (...) È compito dei diversi farsi carico della vulnerabilità che c’è dietro i cosiddetti normali. La questione gay rimette in discussione il maschile e il femminile, cosa è il paterno e cosa il materno. Per affrontare i dibattiti occorre elaborare un pensiero altissimo capace di smontare gli assetti millenari e ricostruirne altri. Non si può eludere la dimensione antropologica annidata nel cuore del problema. Ai militanti gay dico di impegnarsi in uno strenuo lavoro culturale” (L’Unità, mercoledì 16 gennaio 2013). Se le parole hanno un senso, mi sembra che queste propongano l’omosessualità come soluzione trasformativa (cura?) dei maggiori e più gravi problemi dell’Umanità, e dunque come una doverosa missione di salvezza di tutti noi dall’infelicità in cui siamo tenuti da una millenaria incomprensione della nostra vera natura. Una buona novella (forse) laica? Una filosofia? Un’ideologia? Tutt’e tre, mi pare. Convertendoci all’omosessualità, si sostiene, avremo finalmente chiaro chi siamo, come siamo, dove andiamo e cosa dobbiamo fare. E gli omosessuali militanti, pertanto, hanno il compito e il preciso dovere di spingerci tutti verso tale palingenesi. Il problema dei (difficili, com’è noto) rapporti tra i gay e le Chiese, dunque (la buddista esclusa), se la chiave di lettura proposta da Rigliano è valida, è un problema di concorrenza: le Chiese fin dalle loro origini considerano l’assetto antropologico dell’Umanità cosa loro, mentre l’omosessualità militante, secondo Rigliano, milita per togliergliela, quella cosa, e per farla propria. Con quante probabilità di successo? Molte, sembrano dire i crescenti timori degli ecclesiastici. Poiché, in effetti, le risposte religiose a chi domanda quale sia la natura umana, e quale assetto antropologico le sia più confacente, e come il maschile e il femminile possano arrivare a sentirsi più a proprio agio con sé stessi e con gli altri, appaiono ormai da decenni sempre meno credibili, soprattutto ai giovani (essendo, invero, del tutto insoddisfacenti) mentre le risposte dell’omosessualità militante appaiono (soprattutto ai giovani, e indipendentemente dalle loro tendenze sessuali) sempre più attraenti. Perché sono davvero più valide? O solo”, come io penso, perché sembrano toccare molto più in profondità delle risposte religiose (e, opponendosi a ogni soluzione repressiva, in modo ben più rispettoso) il vissuto di ogni essere umano? I ragazzi, le ragazze e tutti noi vogliamo “abbracciare la vita in modo totale, saper “danzare” con essa ogni singolo istante, quale che sia la “musica”, nel modo più umanamente realizzato che sia possibile... e c’è chi è molto più bravo di qualsiasi prete, oggi, a sembrar capace dinsegnarlo col solo proporlo e mostrarlo, senza bisogno di scuole e di apparati ideologici: hic Rhodus, hic salta. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Due interessanti articoli su Le Scienze di gennaio 2013:

Può un conflitto avere soluzione e fine?

Sofonisba Anguissola (1535-1625), "La partita a scacchi" (1555). (Cliccala, se la vuoi più grande).

Sofonisba Anguissola (1535-1625), La partita a scacchi (1555). (Cliccala, se la vuoi più grande). Clicca qui per scaricare il testo che segue in formato Word. Qui per scaricarlo in formato pdf).

 

La risposta a questa domanda, forse, è: dipende. Da che cosa? Dalla razionalità dei contendenti, risponde George Musser in “Un nuovo illuminismo” (Le Scienze 533, gennaio 2013, pp 62-77). Nel senso del vetusto (e insopportabile) luogo comune secondo il quale per uscire da un conflitto gli antagonisti dovrebbero astrarsi da sentimenti e passioni e ragionare a mente fredda? No. Anzi: nel senso opposto. Poiché la razionalità, a quanto pare, è il maggiore ostacolo alla soluzione delle controversie. Al punto che un conflitto in cui le parti si contrappongano l’una all’altra in modo solo razionale, rispettando rigorosamente le regole (di calcolo) e perseguendo con lucidità il proprio esclusivo interesse, non può terminare che con la disfatta e/o la morte di una delle due, di entrambe o, se le parti (com’è sperabile) non son capaci di arrivare a tanto, con uno stallo (parità e immobilità) interminabile. Lo dimostrano gli scacchi: un gioco (cioè una finzione di conflitto) così razionale (così basato, cioè, solo sulla potenza di calcolo e sulla capacità di concentrarsi sul calcolo stesso e sul fine che si persegue, astraendosi da tutto il resto fuori e dentro di sé) che nel 1997 un computer di nome Deep Blue ha sconfitto il campione del mondo Garry Kasparov senza alcun bisogno, per farlo, di essere umano. Bene: una partita a scacchi, proprio perché è un conflitto solo razionale, non ha né può avere vie d’uscita che risultino almeno in parte soddisfacenti per entrambi gli avversari. Gli scacchi, cioè, sono un conflitto da cui non si esce che con la morte di uno dei contendenti. O con lo stallo, che è uno stato di parità e immobilità che nella finzione termina sùbito (la partita, si dice, è patta) ma che nel mondo reale avrebbe termine, anch’esso, solo quando un contendente si decidesse a morire di malattia o di vecchiaia prima dell’altro. E senza lasciare eredi. Per fortuna, a scacchi si fa per finta (quasi sempre). Ma, nonostante ciò, la tensione che una partita genera è tale (proprio perché simula un combattimento spietato, lucido e all’ultimo sangue per un obiettivo materiale indivisibile, del tipo “tutto o niente”: il controllo assoluto del territorio) che molte persone non la sopportano e rinunciano a giocare a scacchi per il resto delle loro vite. Mentre i bambini, a volte (a tutti sarà capitato di vederlo) come ne escono? Prendono il re sconfitto e, anziché deporlo a faccia in giù (cioè morto!) sulla scacchiera, lo fanno uscire dalla medesima e andarsene libero per valli e per monti dove gli pare e piace. Ecco, è così che l’irrazionale interviene nei conflitti (quelli veri, causa di sofferenze e di lutti) e non di rado li avvia a soluzione: facendo (o almeno proponendo) qualcosa che pare assurdo (poiché non si basa su alcun calcolo e anzi li contraddice tutti, e non rispetta le “regole” che invece ingiungono di calcolare sempre), qualcosa che spesso sorprende anche chi lo fa (i bambini ridono, deliziati, mentre scappano insieme ai re sconfitti e li mettono in salvo), ma che, se accettato (non meno irrazionalmente) dall’avversario, può dar luogo a scenari da cui entrambi i contendenti traggono vantaggi, o almeno riducono i danni. (Naturalmente ― ma questo non è Musser che lo dice ― se l’irrazionale non è malato). Concludo con un balzo un po’ azzardato: non sarà che il conflitto tra destra e sinistra, in tutto il mondo, sta diventando tanto meno risolvibile quanto più si continua a pretendere di tramutarlo in un confronto solo razionale, spassionato, “tecnico”, in cui le cifre contano più delle passioni e la bilancia dei pagamenti più dell’equilibrio psicofisico umano? Non sarà per questo, dico, che il confronto politico, come quello scacchistico, tende sempre più a orientarsi o verso lo stallo (equivalenza degli schieramenti, maggioranze di pochi voti) o verso la violenza (guerra civile)? Non sarebbe ora di uscirne con qualche irrazionale e appassionato e imprevedibile colpo di genio? Tipo: Un essere umano, ogni essere umano, è più importante del bilancio di un intero continente. Dopo di che il tuo avversario (che non è un imbecille) può sentire se sei sincero o meno, capire che (se lo sei) anche lui è l’essere umano che tu proponi di mettere al di sopra di tutto, e scappare insieme a te con entrambi i re. (Post scriptum. Ho detto che sono due, su Le Scienze di gennaio, gli articoli a mio parere più interessanti, ma questo post è già troppo lungo. Al secondo, perciò, mi limito ad accennare. È di Simon Baron-Cohen, docente di psicopatologia dello sviluppo e direttore del centro di ricerca sull’autismo dell’Università di Cambridge, s’intitola L’autismo e la mente tecnologica e la rivista lo sintetizza così: Nella Silicon Valley e in altre comunità tecnico-scientifiche simili si registrano percentuali eccezionali di autismo. Il fenomeno potrebbe forse riflettere un legame tra i geni che contribuiscono all’insorgere dell’autismo e i geni responsabili dell’attitudine a sistematizzare. Quando due individui con una mentalità tecnico-scientifica si accoppiano, i loro figli potrebbero ereditare, insieme a geni che predispongono a utili abilità cognitive, anche una dose doppia di geni dell’autismo... Non dico che il discorso mi piace: dico che è interessante. Si lega, mi pare, alle scoperte che di recente hanno indotto a rivalutare l’influenza della nostra condizione nel corso della vita sul patrimonio genetico che trasmettiamo ai nostri diretti discendenti). (Lunedì 7 gennaio 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Titolo de La Repubblica di domenica 13 gennaio 2013. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Titolo de La Repubblica di domenica 13 gennaio 2013. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: Harvey, di Henry Koster.

"Harvey", di Henry Koster (1950)

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

Elwood P. Dowd è un uomo che tutti considerano molto simpatico, affabile, generoso e intelligente. Un uomo, la cui compagnia è un piacere e una gioia. Un uomo, insomma, conoscere il quale è una fortuna e un privilegio: chiunque lo incontri, anche solo per qualche istante, arriva sùbito a pensarla così. Ho detto chiunque?... Be’, in realtà un paio di persone non ne possono più, di lui: sua sorella Veta (la premurosa mamma di Myrtle Mae), un’anziana signora molto come si deve che Elwood mantiene, con tutte le comodità, in una bella casa; e sua nipote Myrtle Mae (la capricciosa e pudicissima figlia di Veta), una fanciulla non più in fiore che Elwood mantiene, con tutte le comodità, in quella stessa casa. E volete sapere perché ce l’hanno con lui, quelle due campionesse di riconoscenza e gratitudine? Per una sciocchezza: pensano che Elwood P. Dowd, loro zio e fratello, sia matto. E sono stanche, le poverine, di vergognarsi di lui davanti alle loro sussiegose invitate e ai maturi giovanotti che, se non ci fosse Elwood, già da un pezzo avrebbero chiesto la ben conservata mano di Myrtle Mae. E perché sarebbe matto, il povero Elwood P. Dowd, secondo loro? Solo perché ha un carissimo amico, Harvey, che non abbandona mai e presenta a tutti quelli che conosce. Solo perché Harvey è invisibile. Insomma: solo perché Harvey è un puka: un enorme coniglio bianco, invisibile, alto due metri. E per una bagatella del genere (ma anche perché da qualche tempo hanno talvolta la sconcertante impressione di vedere Harvey anche loro) le due brave donne hanno deciso di rinchiudere il povero Elwood in manicomio... Vi pare giusto?... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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(Mercoledì 9 gennaio 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Rischiamo un "catto-civismo" destro-sinistro montista di massa? O è solo un incubo di menti pericolose che gli Italiani deluderanno una volta per sempre?

I Russi, a quanto pare, diventano (o piuttosto si riscoprono) sempre più religiosi: un boom impressionante, senza paragoni neanche nei Paesi dovè più forte il fondamentalismo islamico. E la Chiesa ortodossa, alleata di Putin, diventa ogni giorno più potente e invasiva. Il comunismo non è morto, dunque: tolta la maschera “marxista”, indossata una maschera “democratica” perfino meno credibile della precedente, è rimasto Chiesa ed è rimasto regime: un clerico-autoritarismo più ottuso che mai. Ma “astuto”, apparentemente, nel suo allearsi con le tirannie finanziarie globali: dal partito unico dei soviet al partito unico dei media asserviti, dall’industria di Stato allo Stato delle banche, dal lavaggio del cervello comunista a quello religioso. E il cattocomunismo italiano come sta? C’entra qualcosa, la sua orripilante eredità, col fatto che la parte più clericale e autoritaria del Partito democratico e quella neoliberista sono entrambe montiste, e che il clerico-tecnico Mario Monti, stando ai sondaggi, è più gradito agli elettori di centrosinistra che a tutti gli altri (ben il 40%, contro un dato medio del 20)? La divisione del Partito democratico (così drammatica, e più dura che mai in queste ore, mentre si moltiplicano i segni che sulle liste elettorali, a dispetto delle primarie, è in corso una furiosa battaglia) è tra ex-comunisti ed ex-democristiani, o piuttosto fra il cattocomunismo, avvinghiato al suo potere sulle menti, e un nuovo che nelle menti sta nascendo ed è sempre più forte nonostante esso? E se il cattocomunismo (forse più nella fornace delle migliaia di comuni italiani medi e piccoli che nelle liquide” città sempre più laiche) si stesse tramutando in una sorta di catto-civismo dio-patria-famiglia ancora poco cosciente di sé, ancora incerto fra le tante “sirene” politiche che lo chiamano, ma potenzialmente in grado di dar forza di massa agli incubi di chi vorrebbe rinchiuderci in una democrazia autoritaria tanto religiosa e “sentimentale” quanto anaffettiva, tanto razionale e “tecnica” quanto stupida e conformista, tanto controllata e autcontrollata quanto sempre sull’orlo della pazzia? Quel ch’è certo è che Monti sta coi vescovi e gli affaristi “uniti per l’Italia”, vuol “superare” la destra e la sinistra, accoglie esuli da entrambi gli schieramenti, guarda con interesse al fenomeno sempre più diffuso delle liste civiche e chiama il suo partito Scelta civica. Ce la farà? Sarà suo, in Italia e magari in Europa, il mostruoso compromesso storico riuscito così bene a Putin in Russia? Speriamo di no. Speriamo che gli Italiani infliggano a lui e a tutti i catto-civici, ovunque siano e qualunque casacca indossino al momento, una delusione da cui non si risollevino mai più. Impartendo così una salutare lezione a quell’Europa che crede di darne a noi, e invece non sembra in grado di capire nemmeno dove la stanno portando. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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13 mesi fa, il 4 dicembre 2011, ScuolAnticoli salutò Monti come identico e peggiore di Berlusconi (clicca su questa foto, se vuoi andare a controllare!). 13 mesi dopo, mentre Monti ordina di SILENZIARE le voci a lui sgradite, ScuolAnticoli saluta (con molto affetto) gli "appena alzati" che finalmente vedono Monti com'è. :-)

(Venerdì 4 gennaio 2013). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Siamo sotto elezioni, forse decisive. Siamo in Italia. L'acqua si fa torbida. ScuolAnticoli alza di un grado il suo livello di allarme (personale e privato).

(Titolo de La Repubblica di venerdì 4 gennaio 2013). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: Hollywood party, di Blake Edwards.

"Hollywood party", di Blake Edwards (1968)

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

Un Indiano (dell’India, non d’America), timido e mite, amante della musica ma soprattutto del mestiere dell’attore, giunge a Hollywood, la Capitale del Cinema, coltivando chissà quali sogni, non tanto di gloria e di ricchezza, quanto piuttosto di grandi e commoventi interpretazioni che gli permettano di esprimere l’arte e la passione che vivono in lui. E un bel giorno, finalmente, il mite e timido Indiano, che risponde al nome di Hrundi V. Bakshi, ottiene una particina di trombettiere in un epico film di guerra. In pratica deve solo far squillare la tromba nel corso di un drammatico agguato e poi morire crivellato di proiettili, ma Hrundi vuol suonarla bene, la tromba, e vuole anche morire bene, mettendoci, come si suol dire, tutti i sentimenti, poiché nulla è più lontano (dal suo modo di vedere la vita, il mondo, la professione dell’attore) dell’idea di far qualcosa, sia pur la più piccola cosa, in maniera trascurata. Egli commette in tal modo il suo primo, grave errore (cui altri seguiranno), poiché ignora che a questo mondo (o meglio: al mondo così com’è stato messo sù da tipi molto diversi da lui) perfino il far le cose bene è un privilegio concesso a pochi e che bisogna guadagnarsi con immensa fatica e un pizzico di fortuna. Mentre gli altri, quelli come Hrundi, le cose devono farle come viene loro ordinato, e basta. Comincia così l’avventura del piccolo Indiano timido e mite che avrebbe potuto intitolarsi Alla scoperta del Mondo: un’avventura che lo porterà (attraverso i mille guai a cui andrà incontro durante una festa a cui sarà invitato per sbaglio) da un lato a scoprire di essere (per motivi che niente hanno a che vedere con la nazionalità e con il colore della pelle) molto diverso da quasi tutti quelli con cui vorrebbe vivere, lavorare e ai quali vorrebbe piacere; e, dall’altro, a incontrare (forse) la sua anima gemella. L’aspetto più appariscente di Hrundi è che egli è un adulto, ma si comporta come un bambino. Osservatelo, e noterete che combina guai per gli stessi motivi che mettono nei pasticci i bambini... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Come riconoscere i nemici del futuro dei tuoi figli, del tuo lavoro, della tua pensione, della tua scuola, del tuo ospedale, della tua piccola impresa? Dicono tutti la stessa cosa: "Destra e Sinistra sono idee superate..." E perché la dicono? Perché sanno che la Sinistra, quella vera, invece li difende e ti difende. Diamo alla Sinistra tutta la nostra forza: sosteniamo Bersani e Vendola.Giovedì 3 gennaio 2013. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Giovedì 3 gennaio 2013. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).

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