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Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

Più Niente da Ridere

 

In questa pagina raccoglievamo le parole di chi vuol farci piangere e cercavamo, invece, di riderne. Ma presto ci fu più niente da ridere, e la pagina cambiò. Le immagini divennero quelle de "Il settimo sigillo" (1957), di Ingmar Bergman, e sullo sfondo apparve l’attore Bengt Ekerot nei panni della Morte...

la Pagina di Chi andò dietro alla Morte e portò lItalia con sé nel mese di novembre del 2011

 

“Libertà, giustizia sociale, amor di patria. Noi siamo decisi a difendere la Resistenza.

Lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei morti e per l’avvenire dei vivi,

lo compiremo fino in fondo. Costi quel che costi.” (Sandro Pertini, Genova, 28 giugno 1960).

 

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Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Rigore tedesco, eleganza inglese ed esibizionismo nostrano da intossicati di televisione": anche il Monti firmerà un contratto con gli Italiani?

Per la serie Rigore tedesco, eleganza inglese ed esibizionismo nostrano da intossicati di televisione: anche il Monti firmerà un contratto con gli Italiani?

 

(su) Mario Monti (presidente del Consiglio), Corrado Passera (ministro per lo Sviluppo economico) ed Elsa Fornero (ministro del Welfare): Mario Monti presenterà la manovra choc nello studio di Porta a porta martedì sera. Un bel colpo: per la Rai, per Rai1 e per Bruno Vespa. Il governo meno loquace della storia repubblicana questa volta avrà addirittura tre voci in televisione. (La Repubblica, sabato 3 dicembre 2011). Siete contenti, innamorati a prima vista del Monti dallo stile anglo-tedesco? E voi, spacciatori di santini della finta sinistra? E voi, neominzoliniani de La Repubblica, in brodo di giuggiole per il Monti che prende l’aereo come un cittadino qualunque e si porta il trolley da solo? Non c’è che dire: siete stati serviti a tempo di record. Più simili alle terze e quarte file del berluscismo che al Berlusconi (che in tv ci andava da padrone, non col cappello in mano), anzi, simili invero ai comico-patetici figuri che nelle dirette da Palazzo vediamo sgomitare intorno all’inviato, torcere il collo come pupazzi per entrare nell’inquadratura e far teneramente ciao con le stesse manacce con cui si son fatti largo a spintoni tra la folla, il Monti e i suoi ministri, si scopre, non vedevano l’ora (magari da anni, poveretti) di accalcarsi scodinzolanti sull’uscio a uscio di Bruno Vespa (battuti sul tempo dal collega Clini, che appena nominato è corso a Un giorno da pecora a far propaganda al nucleare). Chiamarlo governo Paolini sarebbe un’offesa al Paolini, che nelle dirette s’intrufolava per smadonnare, non per disgustarci con le facce da madonne e i modi compunti, falsamente umili, dell’eterno santocchio italico che ti ammaestra con voce ispirata e intanto ti si rigira come vuole. E tuttavia il Monti, il Passera e la Fornero son da ringraziare: niente più di questa ridicola corsa a esibirsi in tv (e dal Vespa! A questo punto ci manca solo il servizio fotografico su Chi...) può far capire, ai poveri Italiani che ancora una volta si stavano facendo prendere in giro, con quali individui abbiano davvero a che fare. Il Berlusconi ce li tirava in faccia, la sua protervia, l’arroganza, l’odio e il disprezzo contro di noi. Questi, invece, prima di accanirsi ancora una volta contro gli Italiani onesti, andranno dal Vespa per darci a bere quanto son buoni e pii. Come quei pretacci che prima di far del male a un bambino pretendono che baci la croce e preghi con loro.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Ha questa faccia l'Europa che vogliamo?": Angela Merkel e Mario Draghi.Per la serie "Ha questa faccia l'Europa che vogliamo?": Angela Merkel e Mario Draghi.

Per la serie Ha questa faccia l’Europa che vogliamo?: Angela Merkel e Mario Draghi.

 

(su) l’Europa delle tirannie finanziarie, delle banche, dei tecnocrati, del Draghi, della Merkel, del Sarkozy e del Monti: Il punto non è solo che la crisi dell’euro lacera l’Europa. Questo è senz’altro vero. Il punto è, soprattutto, che in questo contesto le regole fondamentali dell’Europa democratica vengono sospese o addirittura capovolte, aggirando i parlamenti, i governi e le istituzioni dell’Unione europea. Il multilateralismo si sta trasformando in unilateralismo, l’uguaglianza in egemonia, la sovranità in sottrazione di sovranità, il riconoscimento in misconoscimento della dignità democratica di altre nazioni. Anche la Francia, che ha dominato a lungo l’Unione europea, ora che teme per la sua solvibilità internazionale, deve seguire le direttive di Berlino. In effetti, questo futuro che sta prendendo forma nel laboratorio del salvataggio dell’euro, per così dire come effetto collaterale intenzionale, assomiglia (quasi non oso dirlo) a una variante tardo-europea dell’Unione sovietica. In questo caso l’economia di piano centralizzata non si esplica più nella predisposizione di piani quinquennali per la produzione di beni e servizi, ma nella elaborazione di piani quinquennali per la riduzione del debito. (Ulrich Beck su La Repubblica di sabato 3 dicembre 2011). Perfino La Repubblica, che era diventata lOsservatore romano del governo delle tirannie finanziarie globali, europee e vaticana (nonché, abbiamo scoperto, di Bruno Vespa) torna ora a lasciar filtrare qualche voce dissonante: che il gran bluff Napolitano-Bagnasco-Casini-Monti stia per crollare come un castello di carte? Non osiamo sperarlo...

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "No, dai, Monti, non mi far fare per l'ennesima volta la figura di quello che ha creduto agli asini che volano": Massimo Giannini.

Per la serie No, dai, Monti, non mi far fare per l’ennesima volta la figura di quello che ha creduto agli asini che volano: Massimo Giannini.

 

(su) Mario Monti e il suo governo vatican-tecnocratico-vespiano: Durante i governi Berlusconi, cui si deve un aumento del debito pubblico di 546 miliardi, il senso delle manovre è stato unidirezionale: colpire le constituency socio-politiche del campo avverso. Quindi stangate su lavoro dipendente, pubblico impiego, scuola. Oggi, per essere davvero “equa”, una manovra deve dunque pretendere molto da chi in questi anni ha dato nulla, e nulla da chi in questi anni ha dato molto. Questo principio, nelle 48 ore che mancano alla riunione del Consiglio dei ministri, dovrebbe guidare le scelte di Monti. Se partiamo da qui, si può già ragionare (e in qualche caso dubitare) delle ipotesi di intervento che circolano. (Massimo Giannini su La Repubblica di sabato 3 dicembre 2011). Tu quoque, o Giannini, cominci a dubitare? Ma allora c’è davvero speranza che il gran bluff Bagnasco-Napolitano-Casini-Monti duri (infinitamente) meno di quello berluscista... A farsi prendere in giro proprio tutte le volte, perfino un Giannini si ribella.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Quinte colonne della Città del Vaticano nel governo della Repubblica italiana": Renato Balduzzi.

Per la serie Quinte colonne della Città del Vaticano nel governo della Repubblica italiana: Renato Balduzzi.

 

(su) Renato Balduzzi (costituzionalista, già presidente del Movimento dei laureati dell’Azione cattolica, vicino a Rosy Bindi e suo strettissimo collaboratore ai dicasteri della Sanità e della Famiglia, attualmente ministro della Salute): La Rai apre un’inchiesta interna sull’indicazione data ai giornalisti di Radio 1 di non usare, nella Giornata contro l’Aids, il termine profilattico. Il Comitato di redazione conferma che la mail, dell’assistente del direttore, diceva: “Il ministro ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il termine profilattico”. Replica il ministro della Salute Balduzzi: “Non mi permetterei mai di dare quest’indicazione”. (La Repubblica, sabato 3 dicembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Pier Luigi Bersani secondo Staino sul "Venerdì di Repubblica" del 2 dicembre 2011.

Pier Luigi Bersani secondo Staino sul Venerdì di Repubblica del 2 dicembre 2011.

 

(su) Pier Luigi Bersani, il Partito democratico e il governo Monti: Io sto dalla parte di Bersani, che non pone veti ma chiede ascolto. Poiché questo non è il nostro governo, bensì l’esecutivo di responsabilità nazionale che sosteniamo, non pretendiamo che Monti faccia quello che faremmo noi al governo. Ma non mancherà il nostro appoggio nell’interesse dell’Italia. E non ci saranno due linee nel Pd, ma una sola... Se avessimo fatto calcoli sul consenso, saremmo andati a votare. Le nostre idee non sono dettate da un tornaconto elettorale, né l’equità è un buon sentimento ma una regola di macroeconomia: la disuguaglianza e l’impoverimento della popolazione bloccano anche la crescita. (Rosy Bindi su La Repubblica di venerdì 2 dicembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Che il non portare giacca e cravatta sia segno di disprezzo per gli interlocutori?": Sergio Marchionne. (Caricatura tratta da "Segnalazioni").

Per la serie Che il non portare giacca e cravatta sia segno di disprezzo per gli interlocutori?: Sergio Marchionne. (Caricatura tratta da Segnalazioni).

 

Sergio Marchionne (alla domanda: Lei ha detto che la Fiom guarda indietro e che c’è un prevalere della minoranza, e quindi lei ha detto anche che se questa tirannia continua, la Fiat ha altre opzioni e può lasciare l’Italia?): Gestiamo attività in tutte le parti del mondo. Noi dobbiamo andare avanti. Se non ci sta più l’Italia, cosa vuole che faccia? La cosa importante è che la sopravvivenza della Fiat non può essere messa in discussione. (La Repubblica, venerdì 2 dicembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Questa o quella per me pari sono": il Verzé col Vendola (a "sinistra") e col Berlusconi (a destra).Per la serie "Questa o quella per me pari sono": il Verzé col Vendola (a "sinistra") e col Berlusconi (a destra).

Per la serie Questa o quella per me pari sono: il Verzé col Vendola (a sinistra) e col Berlusconi (a destra).

 

(su) Luigi Verzé: Ordina: “Bruciate!” e il picciotto va e appica il fuoco. Don Luigi Verzé è il primo prete capomafia della storia d’Italia e il silenzio del Vaticano o è rassegnato o è omertoso, decidete voi... Attenzione: non un prete mafioso, non un prete al servizio della mafia, che ce ne sono stati tanti, ma un boss che amministra i sacramenti, un don Calogero Vizzini con il crocifisso portato (fateci caso) all’occhiello, lì dove si mettono gli stemmi dei Lyons e del Rotary, e i massoni vi appuntano il ramo d’acacia e i gagà la mitica pansé... Don Verzé aveva deciso di comprare i terreni confinanti con il suo ospedale, ma il proprietario non voleva vendere perché vi aveva costruito campi da tennis, da calcio e da calcetto, spogliatoi e bar... Ebbene: nel 2005 e nel 2006 quegli impianti subirono due incendi dolosi. Poi don Verzé convocò Pollari, capo del Sismi, e gli disse: “Mandaci la Finanza”. In quel periodo il prete fondatore dell’ospedale San Raffaele pubblicava con Bompiani “Io e Cristo” per spiegare “come la fede si fa opera”. E infatti la Finanza andò, controllò e multò. Ma il proprietario resisteva. E allora “sabotare”, ordinò letteralmente don Verzé prendendosi una pausa dalla pia esegesi neotestamentaria (pagg 123 sgg) del famoso “verbum caro factum est”, il verbo si è fatto carne. E specificò: “Sabotate, ma state attenti all’asilo e ai cavalli che sono nostri”. Il picciotto, che stavolta è un ingegnere, lo rassicura: “Sarà sabotato il quadro elettrico, quindi i campi non potranno essere illuminati e quando gli amici andranno a fargli la proposta di acquisto, lui sarà in ginocchio”. “Gli amici”, “in ginocchio”: il linguaggio cristologico qui diventa cosco-massonico. Qualche giorno dopo “l’ingegnere”, che sembra il personaggio misterioso dei romanzi di Le Carrè, titolo nobile e funzione ignobile: “Quando lei sarà in Brasile ci sarà del fuoco”. Come si vede, è un dialogo in argot, allusivo al crimine e alla mafia. E infatti don Verzé indossa i gessati dei mafiosi di una volta, ha la faccia anonima dei veri malacarne, con il cappello che richiama la coppola ma la nega... (Francesco Merlo su La Repubblica di venerdì 2 dicembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Mario Monti e il suo governo: La Camera ha approvato ieri in prima lettura la modifica costituzionale che prevede l’inserimento nella Carta del principio del pareggio di bilancio. Hanno votato a favore 464 deputati, mentre 11 si sono astenuti. Una larga maggioranza per introdurre il principio che “lo Stato assicura l’equilibrio fra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico”. Il governo può procedere anche a spese eccezionali, ma solo in presenza di “eventi eccezionali” e dopo l’autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta. Adesso il testo passa al Senato. (La Repubblica, giovedì 1° dicembre 2011). La democrazia suicidata dai rappresentanti del Popolo: ogni emergenza, e tanto più gravemente quanto più seria essa sarà, conferirà a un’opposizione impazzita ma ben organizzata un potere di ricatto assoluto.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "I bei tempi quando alla Fiat la politica era bandita": Vincere la Fiom. E vinceremo.Per la serie "I bei tempi quando alla Fiat la politica era bandita": Vincere la Fiom. E vinceremo.

Per la serie I bei tempi quando alla Fiat la politica era bandita: Vincere la Fiom. E vinceremo.

 

Sergio Marchionne: Mi si attacca perché non accetto che un singolo sindacato minoritario alla Fiat, la Fiom, pratichi l’antagonismo per motivi politici. Un sindacato che non ha rispetto per la libera volontà della maggioranza dei lavoratori... La Fiom aggredisce la Fiat e i suoi prodotti. Difende regole contrattuali dell’era fascista. C’era un’epoca in cui la Fiat si accomodava a questi comportamenti, ora come tutti i sopravvissuti noi siamo diversi. Sappiamo trovare la forza per rifiutare quelle pratiche del passato che metterebbero a rischio la sopravvivenza dell’azienda... Questa è l’Italia che il resto del mondo vuole vedere. (La Repubblica, giovedì 1° dicembre 2011). Traduzione: In azienda la politica non deve entrare. L’unica politica ammessa è la mia politica che la politica deve restare fuori da dove dico io. Altrimenti vi cancello, se ci riesco: vi faccio sparire dalla faccia della Terra, così il resto del mondo non vi vedrà più.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Quelli che non si rendono conto di non poter vincere giocando con la morte": un lontano antenato della Marcegaglia.

Per la serie Quelli che non si rendono conto di non poter vincere giocando con la morte: un lontano antenato della Marcegaglia.

 

Emma Marcegaglia (commentando Susanna Camusso, secondo la quale 40 è numero magico e intoccabile): Ormai di intoccabile non c’è più niente. Certamente vanno toccate le pensioni: 40 non è un numero invalicabile. (La Repubblica, giovedì 1° dicembre 2011). Ancora una volta, come si verifica ormai da più di un secolo, le ideologie deliranti che scaturiscono dall’anaffettività totale producono idee la cui piena realizzazione condurrebbe a rovina e a morte quegli stessi che le secernono e le diffondono.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Fobie e ossessioni": lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori e l'Ichino Pietro.Per la serie "Fobie e ossessioni": lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori e l'Ichino Pietro.

Per la serie Fobie e ossessioni: lo Statuto dei Lavoratori e l’Ichino Pietro.

 

Pietro Ichino (finto sinistro ammirato e imitato dal Brunetta per essere stato il primo a chiamare fannulloni i Lavoratori del Pubblico impiego): In Germania e negli altri maggiori Paesi europei la possibilità di pensionamento senza requisiti di età anagrafica non è data a nessuno, eccetto lavori pesanti o usuranti. Non possiamo chiedere ai tedeschi di farsi carico della garanzia per il nostro debito pubblico finché non abbiamo allineato i criteri del nostro welfare al loro. (La Repubblica, giovedì 1° dicembre 2011). E meno male che non è andato in porto il tentativo di far intervenire in aiuto dell’euro i Cinesi, altrimenti l’Ichino, per allineare i nostri criteri ai loro, come minimo avrebbe preteso l’abolizione del diritto di sciopero, lo scioglimento dei sindacati e il partito unico.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Silvio Berlusconi: Se si può pagare in contanti fino a 2-300 euro e tutto il resto è verificabile, si tratta di una norma che ha insito il pericolo di uno Stato di polizia tributaria: il contrario di quello in cui vogliamo vivere. (La Repubblica, mercoledì 30 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Gruppo Bilderberg" (secondo alcune fonti): Mario Monti, Bernhard van Lippe Biesterfeld (olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del Gruppo negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale) e Barbara Spinelli.Per la serie "Gruppo Bilderberg" (secondo alcune fonti): Mario Monti, Bernhard van Lippe Biesterfeld (olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del Gruppo negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale) e Barbara Spinelli.Per la serie "Gruppo Bilderberg" (secondo alcune fonti): Mario Monti, Bernhard van Lippe Biesterfeld (olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del Gruppo negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale) e Barbara Spinelli.

Per la serie Gruppo Bilderberg (secondo alcune fonti): Mario Monti, Bernhard van Lippe Biesterfeld

(olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del Gruppo negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale) e Barbara Spinelli.

 

Barbara Spinelli (finta sinistra, sulla quale vedi anche qui, qui e qui, che secondo alcuni è nel Gruppo Bilderberg insieme a Mario Monti, Romano Prodi, Emma Bonino e Walter Veltroni): La professione di fede democratica è divenuta per i populismi di destra e sinistra un sotterfugio per svilire l’Unione europea. (La Repubblica, mercoledì 30 novembre 2011). Come riconosceremo i cancellatori? Dal dire loro ― stuprando orwellianamente il linguaggio per toglierci la capacità di esprimere sentimenti e pensieri ― che tentare di difendere la democrazia significa essere populisti, mentre tentare di indebolirla e distruggerla significa essere democratici.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Il regime che vanta innumerevoli <sinistri> tentativi di imitazione": Giuseppe "Beppe" Fioroni.

Per la serie Il regime che vanta innumerevoli sinistri tentativi di imitazione: Giuseppe “Beppe” Fioroni.

 

Giuseppe “Beppe” Fioroni: Altro che congresso, sarà il governo Monti a chiarire le posizioni nel Partito democratico. Il congresso non serve, ora bisogna sostenere il nuovo governo: si vedrà ogni giorno chi pensa al bene dell’Italia e chi agli affari propri. (L’Unità, mercoledì 30 novembre 2011). Non c’è che dire, il Fioroni è sempre il più astuto e questo slogan lo dimostra una volta di più. L’avesse escogitato Mussolini, ne avrebbe riempito i muri di tutto il Paese: L’Unico Italiano Vero è l’Italiano che Ubbidisce al Governo.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Ipnosi": il Ratzinger e il Napolitano durante una somministrazione della medesima.

Per la serie Ipnosi: il Ratzinger e il Napolitano durante una somministrazione della medesima.

 

(su) Giorgio Napolitano: I vescovi d’ora in poi potranno recarsi in visita pastorale nelle scuole pubbliche senza avere il timore di essere denunciati da qualche genitore anticlericale. Come è successo alcuni anni fa al vescovo di Grosseto, monsignor Franco Agostinelli, che dopo aver salutato i bambini e le maestre della scuola elementare statale del terzo circolo didattico della sua città, si è visto al centro di un caso giudiziario nazionale destinato a fare giurisprudenza. A stabilire che le visite pastorali negli istituti pubblici sono legittime è stato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che attraverso un decreto ha rigettato il ricorso straordinario presentato dal padre di un alunno. Esulta l’avvocato della diocesi, Gianfranco Amato, che commenta: Nel novero delle stravaganti iniziative dell’Unione Atei Agnostici Razionalisti, cui appartiene il genitore che ha dato il via al ricorso, tra improbabili richieste di sbattezzo, eliminazioni dei cappellani, abbattimento delle edicole religiose, cancellazione dei santi nella toponomastica, silenziamento delle campane, cacciata delle suore dagli ospedali e sradicamento delle croci dalle cime delle montagne, stavolta c’è stata anche quella di intentare azioni legali contro le visite pastorali dei vescovi nelle scuole. Ma fortunatamente Napolitano ha bocciato i laicisti. Il decreto del Capo dello Stato si rifà al parere n.335/2009 emesso dalla Seconda Sezione del Consiglio di Stato nell’Adunanza del 21 aprile 2010. I giudici amministrativi hanno riconosciuto che la questione, obiettivamente delicata e complessa in linea generale, coinvolge profili che attengono alla libertà di culto e di coscienza e alla funzione di servizio pubblico degli istituiti scolastici, statali e comunque integrati nella rete della scuola dell’obbligo. Hanno però ritenuto di poterla agevolmente risolvere sulla base delle norme che disciplinano l’autonomia delle istituzioni scolastiche. La visita pastorale, si legge nel dispositivo del Consiglio di Stato, è avvenuta nelle ore di lezione; ma essa non si è svolta attraverso il compimento di atti di culto (eucarestia, benedizione, eccetera), ma attraverso una testimonianza sui valori, religiosi e culturali, che sono alla radice della catechesi cattolica, visti in connessione con l’esperienza religiosa e sociale della comunità territoriale. Una analoga iniziativa poteva tranquillamente essere svolta dai ministri di altre confessioni religiose presenti nella comunità territoriale in cui agisce la scuola, a condizione che essi siano portatori di valori coerenti con i principi di tolleranza e rispetto delle leggi e della Carta Costituzionale. (Il Messaggero di Roma, mercoledì 30 novembre 2011). Ringraziamo il Napolitano per questa ulteriore prova della sua togliattiana sudditanza al Vaticano. Non che ne avessimo bisogno, per altro...
 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Pier Luigi Bersani e Lucetta Scaraffia (editorialista de "L'Osservatore romano") su "L'Unità" di mercoledì 30 novembre 2011. Commento di ScuolAnticoli: no comment, in attesa che l'eccelsa strategia bersaniana e l'eccelsa sua tattica ci siano un giorno rivelate.

Pier Luigi Bersani e Lucetta Scaraffia (editorialista de L’Osservatore romano) su L’Unità di mercoledì 30 novembre 2011. Commento di ScuolAnticoli: no comment, in attesa che l’eccelsa strategia bersaniana e l’eccelsa sua tattica ci siano un giorno rivelate.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Nouriel Roubini (economista che, secondo La Repubblica, “ha sempre indovinato ogni sviluppo della crisi”): Monti è bravissimo e infinitamente più credibile del suo predecessore, e ha con sé una squadra di tecnici competenti e stimati. Purtroppo il governo è fatalmente debole per la fragilità del sostegno politico. E poi Berlusconi è sempre in agguato: se vedrà una convenienza economica, giudiziaria o elettorale, lo farà cadere. (La Repubblica, mercoledì 30 novembre 2011). Situazione che non si sarebbe verificata se si fosse votato e la Sinistra, come da sondaggi, fosse andata al governo con una schiacciante maggioranza.

 

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Per la serie "Epiche sfide a chi arriva ultimo e chi penultimo": la Marcegaglia e il De Benedetti presi in giro dal Berlusconi.Per la serie "Epiche sfide a chi arriva ultimo e chi penultimo": la Marcegaglia e il De Benedetti presi in giro dal Berlusconi.

Per la serie Epiche sfide a chi arriva ultimo e chi penultimo: la Marcegaglia e il De Benedetti presi in giro dal Berlusconi.

 

(su) Emma Marcegaglia: Sono da sempre un oppositore di Berlusconi, al contrario di altri imprenditori che lo sono da poco perché hanno fatto affari con il suo governo. Come la Marcegaglia, che ha affittato a un prezzo risibile le attrezzature per il vertice della Maddalena che poi non si è fatto. (Carlo De Benedetti, La Repubblica, mercoledì 30 novembre 2011).

 

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Per la serie "Espressioni straordinariamente intelligenti ulteriormente migliorate per mezzo di occhiali": Olli Rehn.Per la serie "Espressioni straordinariamente intelligenti ulteriormente migliorate per mezzo di occhiali": Olli Rehn.

Per la serie Espressioni straordinariamente intelligenti ulteriormente migliorate per mezzo di occhiali: Olli Rehn.

 

(di e su) Olli Guareschi Rehn, commissario dell’Unione europea agli Affari economici e monetari: Rehn in molti punti la pensa come Monti... Sulle pensioni, fra le altre cose, chiede “la sospensione dell’indicizzazione automatica degli assegni all’indice dei prezzi, tranne che per gli assegni più bassi, in caso di crescita negativa”. In generale, sulla previdenza (così come su lavoro e concorrenza) giudica l’agenda Monti “più ambiziosa” di quella di Berlusconi. Ma sul lavoro, senza citarlo, entra nel dibattito sull’articolo 18: bisogna “eliminare le rigidità”, dice, “per esempio sostituendo l’attuale sistema di protezione attraverso il reintegro obbligatorio con il pagamento di un’indennità di liquidazione legata allo stipendio percepito”. Sulla pubblica amministrazione, invece, promuove il governo Berlusconi: “La riforma Brunetta va applicata integralmente”. (La Repubblica, martedì 29 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Faustino e Mefistofele": il Monti e il Ratzinger.Per la serie "Faustino e Mefistofele": il Monti e il Ratzinger.

Per la serie Faustino e Mefistofele: il Monti e il Ratzinger. (Caricatura del Raztinger tratta da Segnalazioni).

 

(su) Mario Monti e Joseph Ratzinger: Che i rapporti tra il Vaticano e Silvio Berlusconi si fossero ormai incrinati nell’ultimo anno, lo si era capito da tempo. Ma nessuno sospettava l’attenzione con cui il mondo cattolico e anche il pontefice seguivano il tentativo di Mario Monti. Subito dopo aver ricevuto l’incarico e ancora prima di sciogliere la riserva, infatti, il Professore ha ricevuto una telefonata che lo ha sorpreso non poco. Sul cellulare personale del premier in pectore si è prima annunciata la segreteria del papa e subito dopo c’è stato il colloquio diretto con Benedetto XVI. Una conversazione durata diversi minuti in cui Ratzinger ha chiesto informazioni precise su come stesse evolvendo la situazione politica e sulle differenze rispetto al precedente esecutivo tecnico guidato nel 1995 da Lamberto Dini. Alla fine il papa ha incoraggiato in maniera decisa il presidente del Consiglio incaricato ad andare avanti per formare il nuovo governo. E per voltare pagina rispetto alla stagione berlusconiana. (La Repubblica-sito, martedì 29 novembre 2011).

 

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Pietro Ichino (primo a usare il termine fannulloni per designare i Lavoratori statali, sta al Brunetta come Mussolini stette a Hitler) sulle dichiarazioni di Stefano Fassina del 24 novembre: Il due per cento del Pd di cui parla Stefano Fassina sarà anche piccolo, ma è potensittimo... È riuscito a prendersi la maggioranza dellintero gruppo dei senatori democratici, tra i quali due vicepresidenti del Senato, poi i leader delle due grandi minoranze del partito, Walter Veltroni e Ignazio Marino, il vicepresidente del partito Ivan Scalfarotto, lintera associazione Liberal Pd presieduta da Enzo Bianco... Riesce persino a infiltrarsi tra le file della maggioranza contagiandone esponenti di primo piano come Enrico Letta, Massimo DAlema e Giuliano Amato... Negli ultimi tre anni ha organizzato 450 incontri pubblici in ogni parte dItalia, si è tirato dietro lintera Uil e persino il neo-presidente del Consiglio se ne è lasciato suggestionare; e ha indotto i giornali, le radio e le tv a parlare tutti i giorni del progetto flexsecurity... Non sarà che parlano solo di quello perché nessuno ha capito che cosa proponga Fassina per voltar pagina rispetto al regime di apartheid fra protetti e non protetti?. (La Repubblica-sito, martedì 29 novembre 2011). Sono stati i finti sinistri come l’Ichino a creare il mostruoso apartheid fra protetti e non protetti, cioè fra Lavoratori che conservano alcuni Diritti e Lavoratori che ne sono stati espropriati. E proprio gli Ichino adesso vorrebbero darci a bere che per “superare” tale apartheid, i Diritti dei Lavoratori devono essere cancellati del tutto e per tutti. Sarebbe come se nel Sud Africa razzista di un tempo, dove la stragrande maggioranza, Nera, era quasi del tutto priva di Diritti, qualcuno avesse proposto di eliminare l’ingiustizia cancellando anche i Diritti della minoranza Bianca. Ma discutere con individui simili è perfettamente inutile: superior stabat lupus, e con l’arroganza dei prepotenti lo dichiara l’Ichino stesso: noi siamo potentissimi...
 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Che le avrà fatto perché ce l’abbia così tanto con lui?": Pier Luigi Bersani e Concita "MataHari" De Gregorio.Per la serie "Che le avrà fatto perché ce l’abbia così tanto con lui?": Pier Luigi Bersani e Concita "MataHari" De Gregorio.

Per la serie Che le avrà fatto perché ce l’abbia così tanto con lui?: Pier Luigi Bersani e Concita MataHari De Gregorio.

 

(di e su) Concita De Gregorio, Emma Bonino, Giuseppe “Beppe” Fioroni e altre simili tristezze di questo povero Paese: De Gregorio ha raccontato a un’assemblea dell’associazione Tilt che un “altissimo” dirigente del Pd le spiegò che al partito “conveniva la sconfitta della Bonino”. Per quale motivo? Perché la vittoria della Polverini avrebbe rafforzato Gianfranco Fini e lo avrebbe indotto a rompere con Berlusconi creando il Terzo polo con Casini. E con questa nuova formazione il Pd si sarebbe alleato per andare al governo. Durissima la reazione di Mario Staderini, segretario dei Radicali: “Al di là del dirigente citato dalla De Gregorio, e che dall’audio sembrerebbe essere individuabile in Fioroni, credo che Pier Luigi Bersani debba dire la verità e chiedere scusa agli elettori”. “Quelle affermazioni non hanno alcun fondamento, non è mai mancato il sostegno alla Bonino”: lo dichiara Nico Stumpo, responsabile per l’Organizzazione nella segreteria del Pd. E Fioroni smentisce sùbito di essere lui l’alto dirigente democratico: “Si tratta di illazioni prive di ogni fondamento: non ho mai parlato con Concita De Gregorio di ipotetici scenari futuribili dalle elezioni del Lazio. Inoltre ho sostenuto la Bonino come presidente. Punto e basta”. (La Repubblica, martedì 29 novembre 2011). La De Gregorio assomiglia sempre più a una di quelle dame fatali, ma mezze calzette (dame fatali all’italiana, insomma) che di tanto in tanto, aiutate dalla bella presenza, riescono a far parlare di sé esibendosi in rivelazioni astutamente congegnate in modo da inguaiare le persone per bene e salvare il sederino ai veri lestofanti. Cosa non si farebbe per danneggiare Pier Luigi Bersani, vero, Concita Veltr... ops!, volevamo dire De Gregorio? Peccato che certe dame fatali, difettando perfino dell’astuzia, falliscano talvolta miseramente. In che modo? Be’, per esempio indirizzando maldestramente i sospetti su un Fioroni (che dellaltissimo dirigente”, poveretto, non è capace di darsi neanche la prosopopea) quando invece li si voleva attirare, per dire, su quel Franceschini, oggi alleato di Bersani, che nel febbraio del 2010 dichiarò: Emma Bonino candidata per il Pd? Io avrei fatto una scelta diversa, cercato un’altra persona e fatto le primarie... Noi, però, tendiamo ad assolvere anche il Franceschini. Poiché la Bonino, a parer nostro, alle elezioni regionali del Lazio del 2010 si “trombò” da sola non rispondendo alle mail dei Cittadini (troppo gran signora Bilderberg, lei), non degnandosi di far campagna fuori Roma (troppo gran signora Bilderberg, lei) e non rinnegando uno iota dei suoi trascorsi appelli a favore delle tirannie finanziarie globali, contro i Diritti dei Lavoratori e, in particolare, contro l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Troppo gran signora Bilderberg, lei, per essere davvero di Sinistra, e fu per questo che perse un sacco di voti: senza alcun bisogno che i cristianucci infiltrati nel Pd le remassero contro.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Stefano Fassina su "L'Unità" di domenica 27 novembre 2011. Commento di ScuolAnticoli: Stefano Fassina è il primo politico italiano che lascia ScuolAnticoli senza parole. Ma non si preoccupi il Fassina: le parole ci verranno...

Stefano Fassina su L’Unità di domenica 27 novembre 2011. Commento di ScuolAnticoli: Stefano Fassina è il primo politico italiano che lascia ScuolAnticoli senza parole. Ma non si preoccupi il Fassina: le parole ci verranno...

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Il governo Monti secondo Staino ("L'Unità", domenica 27 novembre 2011).

Il governo Monti secondo Staino (L’Unità, domenica 27 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Facce, molto significative, di quelli che dicono che certe parole non significano più alcunché": gli uddiccìni Casini e Marcazzan.

Per la serie Facce, molto significative, di quelli che dicono che certe parole non significano più alcunché: gli uddiccìni Casini e Marcazzan.

 

Pierferdinando Casini: Le alleanze future? Le valuteremo sulla base del sostegno al governo Monti e al suo programma economico e sociale... Bersani con l’appoggio a Monti ha evitato che l’alleanza di Vasto tra Pd, Idv e Sel vincesse le elezioni ed evitato una campagna elettorale che non avrebbe risolto i problemi... Destra, sinistra e centro sono parole che non significano più nulla, che non hanno più alcuna rilevanza rispetto ai problemi veri della gente... Noi guardiamo a quello che succede, senza pregiudiziali ideologiche... Monti non ha la bacchetta magica, i nodi sono al pettine in tutt’Europa. Berlusconi sarebbe uscito ancora peggio da una campagna elettorale. (La Repubblica, domenica 27 novembre 2011). Come riconosceremo i cancellatori di almeno due terzi del Popolo italiano? Dal dire loro ― orwellianamente stuprando il linguaggio per annientare nei Cittadini la possibilità di esprimere i sentimenti e i pensieri ― che Sinistra e Destra sono parole che significano nulla.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Il governo Mario-Camillo-Peppone.

Il governo Mario-Camillo-Peppone.

 

Olli Rehn (commissario dell’Unione europea agli Affari economici e monetari): Ho sempre ammirato la cultura italiana. Da ragazzo ho letto i bei libri di Guareschi, straordinariamente popolare nel Paese che conosco meglio. Mi piacerebbe scommettere che sia Don Camillo sia Peppone avrebbero sostenuto il governo Monti. (La Repubblica, sabato 26 novembre 2011). È questo il livello culturale dei commissari economici dell’Unione europea? Allora stiamo molto più freschi di quanto già temevamo... Però la sua descrizione del governo Monti è la migliore che abbiamo udito finora: il governo di don Camillo e Peppone. Bravo Olli Rehn, dunque, anche se i tuoi gusti letterari sono da qualunquista italiano degli anni ’60 lettore de Il Borghese.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Gli scampati pericoli di Stefano Fassina": "lettiano" Boccia (nella foto) non è un suo fan.

Per la serie Gli scampati pericoli di Stefano Fassina: lettiano Boccia (nella foto) non è un suo fan.

 

Francesco Boccia (lettiano, ammesso e non concesso che l’identità di un essere umano possa essere descritta con il nome di un altro) e Pietro Ichino (primo a usare il termine fannulloni per designare i Lavoratori statali, nel suo piccolo sta al Brunetta, che lo stima, come Mussolini stette a Hitler) sulle dichiarazioni di Stefano Fassina del 24 novembre: Fassina fraintende il sostegno che gran parte del partito gli ha accordato 48 ore fa, rispondendo a un’intempestiva richiesta di sue dimissioni, con la condivisione delle sue posizioni. Mi auguro si tratti di una scivolata involontaria e presto smentita, in caso contrario dovrebbe rivedere i suoi conti (Francesco il lettiano). Fassina è stato offensivo. Dire che la mia proposta è condivisa soltanto dal 2% del partito è una forzatura. La mia posizione è condivisa da diversi esponenti di primo piano del Pd, da Letta a D’Alema, e in più il mio ddl porta la firma della maggior parte del gruppo al Senato, che non posso immaginare che rappresenti il 2% del partito. Fassina è stato in questo caso un po’ offensivo. (Pietro). (La Repubblica, sabato 26 novembre 2011). Cofirmatario della vergognosa lettera aperta contro la Cgil pubblicata nell’agosto scorso da un manipolo di finti sinistri infiltratisi nel Partito democratico, fidanzatosi con la pidiellìna Nunzia De Girolamo dopo che il Berlusconi aveva smesso di inviarle roventi bigliettini durante le sedute della Camera, il Boccia è quel desso che, trombato dal Vendola alle primarie pugliesi del 2010, mestamente si eclissò fino alla grande manifestazione della Fiom del 16 ottobre: Quando vedo politici che sgambettano dietro un corteo sindacale, dichiarò quel giorno, mi viene un’infinita tristezza. Opportunismo che dura mezza giornata. E il giorno dopo: Sono nauseato dalle finzioni, il corteo è pieno di intellettuali milionari, ex deputati con vitalizio e politici che, dopo la passerella davanti alle tv, tornano a casa in auto blu. Poi sparì di nuovo, ma niente paura: riapparve il 31 dicembre per augurare a Sergio Marchionne un felice 2011 dalle colonne de L’Unità: Altro che padroni, gli imprenditori sono gli eroi moderni! Quindi si prodigò, tra portatori di moccichino verde e berluscìsti (che sul federalismo stavano per litigare) per rasserenare il clima: si “confrontò” con i leghisti, li addolcì e finalmente salvò il governo, chapeau... Ora si agita contro Stefano Fassina. Col quale, naturalmente, ci congratuliamo per lo scampato pericolo: l’approvazione del Boccia, quella sì che non deporrebbe a suo favore.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Le Autosospensioni improbabili": Mario Monti.

Per la serie Le Autosospensioni improbabili: Mario Monti.

 

(su) Mario Monti: Monti non bada alle polemiche: ieri intanto si è autosospeso da presidente dell’università Bocconi, ha lasciato anche la presidenza della Trilateral commission, non è più advisor internazionale di Goldman Sachs e non è più in Bilderberg. (La Repubblica, venerdì 25 novembre 2011). Autosospeso? Un termine davvero curioso. Chissà cosa vuol dire... Non, speriamo, che il Monti, dopo aver scritto sul pavimento Goldman Sachs, Trilateral e Bilderberg, abbia fatto passare una corda intorno a una trave del soffitto e si sia sospeso per aria da solo: ci dispiacerebbe molto... Ma allora che significa autosospeso? Che quelli là, se lo incontrano per strada, non lo riconoscono più? Che lui ha completamente dimenticato perfino le loro facce? Vorrebbe essere così gentile, il Monti, da spiegarci quale differenza ci sia, esattamente, tra come si è autosospeso lui e come si autosospese dalle proprie aziende il Berlusconi?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Questi poveri mariti": Pier Luigi Bersani.

Per la serie Questi poveri mariti: Pier Luigi Bersani.

 

(su) Mario Monti e Pier Luigi Bersani: La natura “incoerente e frazionata” del centrosinistra, scrive il Financial Times, è uno dei motivi che rende “incredibilmente attraente”, per i leader dell’Unione europea, il governo tecnico di Mario Monti. (La Repubblica, venerdì 25 novembre 2011). Ma allora lo sanno proprio tutti! Tutti, come al solito, tranne il marito...

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Riflessioni sul tema del lavoro": il Bianco quando lavorava come ministro degli Interni.

Per la serie Riflessioni sul tema del lavoro: il Bianco quando lavorava come ministro degli Interni.

 

(su) Enzo Bianco e Giorgio Napolitano: Enzo Bianco chiede a Bersani “un confronto” per fare chiarezza sulle diverse posizioni presenti nel partito sul tema del lavoro. Bisogna sostenere Monti “senza mugugni né mormorii” (espressione, questa, che fu messa in voga da Benito Mussolini; ma con ciò, naturalmente, non si vuol qui avanzare alcuna pretesa che un Bianco debba essere così colto da saperlo, n.d.r.), dice (riferimento a Fassina, le cui uscite, secondo quel che lascia intendere la Velina Rossa, non sarebbero gradite al Colle). E Bianco non è il solo a chiedere al segretario di convocare una Direzione ad hoc per discutere della linea economica. Dopo il “chiarimento” chiesto da Ignazio Marino, che da tempo si è detto favorevole al modello di flexsecurity sostenuto da Ichino, anche Giorgio Tonini ha definito “utile e necessaria una discussione aperta”. E anche Walter Veltroni, insieme a molti altri Modem, è d’accordo con le proposte del giuslavoriasta e senatore del Pd. (L’Unità, venerdì 25 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Walter Veltroni: Invito a non inseguire lucciole, visto che sarebbe una follia andare alle urne con la tempesta che c’è sui mercati: la gente cercherebbe coi forconi chi si assumesse questa responsabilità. (La Repubblica, venerdì 25 novembre 2011). La “gente”, Walter (come tu non ti vergogni di chiamare i Cittadini italiani) sta capendo sempre meglio chi inseguire, al caso, non “con i forconi” (i Cittadini sono mediamente assai migliori di come tu non ti vergogni di immaginarli, Walter) ma semplicemente per assicurarsi che abbandonino la politica una volta per sempre. Tra i dirigenti (nazionali e locali) e i parlamentari del Pd, per esempio, i Cittadini ormai sanno che quelli da inseguire sono il 2% d’infiltrati mercatisti e fondamentalisti cristiani che tu, Walter, rappresenti così bene.

 

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Per la serie "Ci metterei la mano sul cuoco": il Berlusconi e il Dell’Utri.

Per la serie Ci metterei la mano sul cuoco: il Berlusconi e il Dell’Utri.

 

(su) Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi: Si allunga la lista degli indagati che secondo i pm della Procura di Palermo avrebbero avuto il ruolo di “intermediari” tra Stato e mafia per avviare e concludere la cosiddetta “trattativa” con Cosa nostra che cercava un accordo per ottenere benefici minacciando (dopo le stragi di Falcone e Borsellino e delle loro scorte nel maggio e nel luglio del ’92) altri attentati in tutta Italia. E uno dei principali intermediari sarebbe stato il senatore del Pidièlle Marcello Dell’Utri (già condannato per favoreggiamento a Cosa nostra), che è stato iscritto nel registro degli indagati dai pm Lia Sava, Antonino Ingroia e Nino Di Matteo. L’ipotesi di reato è quella di “violenza o minaccia a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario”. Dell’Utri, considerato il fatto che è stato il braccio destro di Silvio Berlusconi sin dalla fondazione di Forza Italia, avrebbe fatto “pressioni” sul futuro presidente del Consiglio per favorire la mafia. (La Repubblica, venerdì 25 novembre 2011). Due spunti di ricerca. Da un lato, il fatto che la magistratura (nel caso del Dell’Utri come nel caso Tarantini-La Vitola) sembra aver individuato un’ottima strategia per incastrare il Berlusconi: beccarlo, più che nel ruolo del cattivo, in quello della vittima. Dall’altro, la possibilità che del Berlusconi, via via che se ne saprà di più, si scopra che è stato davvero la vittima di una congrega di astuti quanto pericolosi individui che, manovrando a proprio vantaggio le sue (chiamiamole così) problematiche, sono riusciti a impadronirsi di quasi tutte le leve del potere.

 

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Per la serie "Residui non ancora smaltiti di passati regimi": Mauro Moretti e Silvio Berlusconi.

Per la serie Residui non ancora smaltiti di passati regimi: Mauro Moretti e Silvio Berlusconi.

 

(su) Mauro Moretti (amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato): La terza classe dei treni, che segnava cinicamente il confine tra due Italie, una benestante e l’altra uscita impoverita dalla guerra e costretta a sedersi su panche di legno in vagoni fatiscenti, fu abolita 55 anni fa. Era il 1956 e il boom economico bussava alla porta di molte famiglie. Le Ferrovie dello Stato (ma La Repubblica, per evitare l’odiata parola Stato, scrive pudicamente Fs, n.d.r.) capirono che i tempi stavano cambiando, l’Italia si stava evolvendo. Allo stesso modo da oggi (e progressivamente nei prossimi 18 mesi) sui Frecciarossa spariranno anche la prima e seconda classe, per fare spazio a quattro nuovi livelli di servizio. (Lucio Cillis su La Repubblica di venerdì 25 novembre 2011). Peggio che negli anni ’50, dunque, e peggio che in ogni altro periodo della storia delle ferrovie. Poiché non ci si limita”, come allora, a dividere i Viaggiatori umani in tre classi, superiore, media e inferiore, ma si va ancora più indietro e di classi se ne fanno quattro, in modo che la superiorissima, rispetto all’“inferiore”, si creda addirittura in cielo. Per non parlare della quinta classe: i treni regionali, sorta di carri bestiame, già pronti per eventuali future deportazioni di massa. E in superiorissima, tra gli specialissimi gadget, anche delle lampade dalla luce azzurrina, in modo che i privilegiati, guardandosi allo specchio, si credano di sangue blu?... Chapeau al giornalista: ci vuole una faccia tosta davvero fenomenale per riuscire a tramutare in un progresso un regresso sociale e umano di questa portata.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Capolavori cinematografici della ditta Napolitano-Ratzinger-Monti-Casini": Mario Monti in (Precostituirsi) un alibi perfetto:

Per la serie Capolavori cinematografici della ditta Napolitano-Ratzinger-Monti-Casini: Mario Monti in (Precostituirsi) un alibi perfetto:

 

(di e su) Mario Monti, Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi: “Voglio vederci chiaro, voglio capire qual è la reale situazione dei conti” ha spiegato Monti a ministri e segretari di partito. Sembra infatti che il quadro finanziario lasciato da chi lo ha preceduto in via XX Settembre e a Palazzo Chigi non sia del tutto nitido. Ed è proprio per questo che ha deciso di dar vita a una due diligence sui conti dello Stato, alla quale lavorerà in prima persona con i ministri Giarda (Rapporti con il Parlamento) e Barca (Coesione territoriale), e con loro Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, e il capo di gabinetto Vincenzo Fortunato. (La Repubblica, giovedì 24 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Gli angeli custodi": badi, il Monti, ché lo sbirro che sa leggere e quello che sa scrivere lo marcano stretto. (E anche il terzo, lo sbirro che sorveglia quei due sporchi intellettuali degli altri due).Per la serie "Gli angeli custodi": badi, il Monti, ché lo sbirro che sa leggere e quello che sa scrivere lo marcano stretto. (E anche il terzo, lo sbirro che sorveglia quei due sporchi intellettuali degli altri due).Per la serie "Gli angeli custodi": badi, il Monti, ché lo sbirro che sa leggere e quello che sa scrivere lo marcano stretto. (E anche il terzo, lo sbirro che sorveglia quei due sporchi intellettuali degli altri due).Per la serie "Gli angeli custodi": badi, il Monti, ché lo sbirro che sa leggere e quello che sa scrivere lo marcano stretto. (E anche il terzo, lo sbirro che sorveglia quei due sporchi intellettuali degli altri due).

Per la serie Gli angeli custodi: badi, il Monti, ché lo sbirro che sa leggere e quello che sa scrivere lo marcano stretto.

(E anche il terzo, lo sbirro che sorveglia quei due sporchi intellettuali degli altri due).

 

(su) Mario Monti: Per la prima volta dall’introduzione dell’euro, il rendimento del Btp con scadenza due anni vola al record del 7,2%, lo spread sfiora i 700 punti e Calderoli e Matteoli, proprio sugli spread, vogliono che Monti riferisca in Parlamento e chieda “scusa” a Berlusconi. Ma anche Gasparri alza la voce: “I campioni dei mercati vengono bocciati dallo spread record, gli economisti da quattro soldi che annunciavano miracoli con le dimissioni di Berlusconi sono patetici”. (La Repubblica, giovedì 24 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Ognuno ha le invidie che la sua levatura merita": Pierferdinando Casini e Giulio Andreotti.Per la serie "Ognuno ha le invidie che la sua levatura merita": Pierferdinando Casini e Giulio Andreotti.

Per la serie Ognuno ha le invidie che la sua levatura merita: Pierferdinando Casini e Giulio Andreotti.

 

Pierferdinando Casini: Monti presidente della Repubblica? Mi auguro che tiri fuori l’Italia dalla crisi e poi sicuramente non rimarrà disoccupato... Si sta dimostrando più politico di tanti politici, è furbo e raffinato, non ha nulla da invidiare a Giulio Andreotti... Spero che nasca una grande coalizione sul modello della Germania, e che le ali estreme, e cioè coloro che sono palesemente incapaci di partorire una politica non figlia della demagogia e del populismo, vengano emarginate. Anche di questo hanno parlato in un pranzo alla Camera lo stesso Casini, il democratico Giuseppe “Beppe” Fioroni e il ministro dell’Integrazione Andrea Riccardi. Un vertice tra credenti di diversa estrazione con un rappresentante della pattuglia di cattolici militanti scelti da Monti. E in questo appuntamento si è parlato della nuova politica, “di due poli che ora non hanno più alibi, non hanno più lo schermo di Berlusconi e dell’antiberlusconismo”. È il momento di diventare maturi, di “diventare adulti”. Già l’altro ieri Casini aveva immaginato un nuovo clima sui temi bioetici, sapendo che oggi l’emergenza è quella economica. Si possono trovare “convergenze inedite”, aveva detto. Che è esattamente ciò che chiede la Chiesa: un clima diverso. Anche sul fine vita e sull’immigrazione. Significa, per esempio, che la legge sul testamento biologico, dopo tre letture, potrebbe arenarsi in attesa di un testo nuovo. (La Repubblica, giovedì 24 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Miserie delle persone serie": il trenino dei fanatico-mercatisti del Pd guidato dal Bianco, che di trenini (se non altro in Turchia) se ne intende. Da sinistra a destra (si fa per dire, son tutti di destra): il Bianco, il Marcucci, il De Sena, la Barzini, l'Ichino, il Letta, il Fioroni e il Veltroni.Per la serie "Miserie delle persone serie": il trenino dei fanatico-mercatisti del Pd guidato dal Bianco, che di trenini (se non altro in Turchia) se ne intende. Da sinistra a destra (si fa per dire, son tutti di destra): il Bianco, il Marcucci, il De Sena, la Barzini, l'Ichino, il Letta, il Fioroni e il Veltroni.Per la serie "Miserie delle persone serie": il trenino dei fanatico-mercatisti del Pd guidato dal Bianco, che di trenini (se non altro in Turchia) se ne intende. Da sinistra a destra (si fa per dire, son tutti di destra): il Bianco, il Marcucci, il De Sena, la Barzini, l'Ichino, il Letta, il Fioroni e il Veltroni.Per la serie "Miserie delle persone serie": il trenino dei fanatico-mercatisti del Pd guidato dal Bianco, che di trenini (se non altro in Turchia) se ne intende. Da sinistra a destra (si fa per dire, son tutti di destra): il Bianco, il Marcucci, il De Sena, la Barzini, l'Ichino, il Letta, il Fioroni e il Veltroni.Per la serie "Miserie delle persone serie": il trenino dei fanatico-mercatisti del Pd guidato dal Bianco, che di trenini (se non altro in Turchia) se ne intende. Da sinistra a destra (si fa per dire, son tutti di destra): il Bianco, il Marcucci, il De Sena, la Barzini, l'Ichino, il Letta, il Fioroni e il Veltroni.Per la serie "Miserie delle persone serie": il trenino dei fanatico-mercatisti del Pd guidato dal Bianco, che di trenini (se non altro in Turchia) se ne intende. Da sinistra a destra (si fa per dire, son tutti di destra): il Bianco, il Marcucci, il De Sena, la Barzini, l'Ichino, il Letta, il Fioroni e il Veltroni.Per la serie "Miserie delle persone serie": il trenino dei fanatico-mercatisti del Pd guidato dal Bianco, che di trenini (se non altro in Turchia) se ne intende. Da sinistra a destra (si fa per dire, son tutti di destra): il Bianco, il Marcucci, il De Sena, la Barzini, l'Ichino, il Letta, il Fioroni e il Veltroni.

Per la serie Miserie delle persone serie: il trenino dei fanatico-mercatisti del Pd guidato dal Bianco, che di trenini (se non altro in Turchia) se ne intende.

Da sinistra a destra (si fa per dire, son tutti di destra): il Bianco, il Marcucci, il De Sena, la Barzini, l’Ichino, il Letta, il Fioroni e il Veltroni.

 

(su) Enzo Bianco, Andrea Marcucci, Luigi De Sena, Ludina Barzini, Pietro Ichino, Enrico Letta, Walter Veltroni e Giuseppe “Beppe” Fioroni (finti sinistri infiltrati nel Partito democratico): I liberal del Pd capitanati da Enzo Bianco vanno all’attacco del responsabile per l’Economia, Stefano Fassina: “Deve dimettersi”. Lo scrivono in un documento del loro ufficio di presidenza, in calce ci sono le firme dei senatori Andrea Marcucci, Luigi De Sena e Ludina Barzini. Questo il dispositivo della “sentenza”: “Criticare aspramente la linea di rigore e sviluppo assunta prima dalla Banca d’Italia e poi dalla Bce, bollare come liberiste posizioni liberal come quelle del senatore Ichino, prospettare soluzioni ispirate alle vecchie culture politiche del secolo passato, non è compatibile con il dovere di rappresentare il complesso delle posizioni assunte dal Pd”. E ancora: “Le sue posizioni appaiono in netta dissonanza rispetto alla linea responsabile di Bersani”. “Nulla di personale,” precisa Bianco, “le posizioni di Fassina sono legittime, ma non può rappresentare tutto il partito, soprattutto in una fase come questa, in cui lavoro e pensioni sono al centro dell’azione di un governo che il Pd sostiene”. Pietro Ichino, che non ha firmato il documento, fa sapere di condividerlo. Fin qui quelli che hanno tirato il sasso, mezze calzette (compreso il Bianco) vilmente mandate avanti dalle calzette intere. Le quali fingono di prendere le distanze, ma in realtà confermano l’anatema come segue. Enrico Letta: “Dimissioni? Non è il momento per porre queste questioni. Il Pd deve entrare in questa esperienza di sostegno a Monti unito, e Pier Luigi ha tutta la saggezza per affrontare questi e altri temi. Certo, il mondo è cambiato rispetto ad alcuni mesi fa e anche le nostre posizioni su temi come il lavoro si possono aggiornare. Ma cercando gli equilibri giusti, non chiedendo dimissioni”. Walter Veltroni: “Sono contrario a richieste di dimissioni. Il paese ha ben altri problemi oggi”. Giuseppe “Beppe” Fioroni: “Che ora il problema del Pd diventi Fassina... se così fosse, saremmo messi male. Se le sue dichiarazioni fossero la politica economica di tutto il Pd, allora mi preoccuperei. Ma so che così non è”. (L’Unità, giovedì 24 novembre 2011). Risponde molto bene ai finti sinistri, il giorno dopo, Fassina medesimo: “Una linea ha il 2 %, l’altra il 98 % del partito. Io capisco Ichino. Lui rappresenta quel 2 % e, per farlo valere, per difenderlo, ha bisogno di andare sui giornali tutti i giorni. (La Repubblica, venerdì 25 novembre 2011). ScuolAnticoli ringrazia Stefano Fassina per aver avuto il coraggio morale e civile di rivelare un dato che fino a oggi, antidemocraticamente, era tenuto più segreto della combinazione di Fort Knox: la consistenza numerica dei fanatici mercatisti infiltrati nel partito. Noi, ingannati dallo spazio loro concesso da La Repubblica, organo della finta sinistra italiana, temevamo che fossero molti di più: grazie per il sollievo, Fassina.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Mario Monti, la neoMadonna de "La Repubblica". (Cliccalo per ingrandirlo!)

Mario Monti, la neoMadonna de La Repubblica. (Cliccalo per ingrandirlo!)

 

Massimo Giannini (finto sinistro e vicedirettore de La Repubblica): Il presidente del Consiglio, nel suo discorso alle Camere sulla fiducia, è stato impeccabile nella sua sobria fermezza, che è bastata a trasformare il pollaio di Montecitorio nell’emiciclo di Westminster. (La Repubblica, giovedì 24 novembre 2011). Pur di far del Monti una divinità, i neominzoliniani de La Repubblica arrivano perfino a insultare il Parlamento. Che attualmente è quello che è, lo sappiamo, ma è pur sempre il luogo in cui si esprime la sovranità popolare. Il Giannini, più che i deputati e i senatori, insulta la democrazia e tutti i Cittadini italiani. E questo la dice lunga non solo su di lui, ma anche e soprattutto sul governo a cui si sente tenuto a prosternarsi in questo modo.

 

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Per la serie "Mica occorre chiamarsi Berlusconi Silvio per farsi ridere dietro": Mario Monti.

Per la serie Mica occorre chiamarsi Berlusconi Silvio per farsi ridere dietro: Mario Monti.

 

(su) il Diritto all’informazione all’epoca di Mario Monti ed Enrico Letta: Fotografi e cameramen potranno continuare a lavorare nelle tribune di Montecitorio. Ma dovranno attenersi a un codice di autoregolamentazione che scriveranno insieme alla Camera. Per rispetto della privacy dovranno evitare di scrutare sms, bigliettini e labiali di deputati e ministri. Primo effetto della pubblicazione nei giorni scorsi di immagini di un biglietto inviato a Monti da Enrico Letta. La stretta, decisa dall’Ufficio di presidenza della Camera, parte il prossimo 29 novembre e prevede un tesserino anche per fotografi e cameramen. Documento concesso previa firma di un codice in cui ci si impegna a non utilizzare strumenti di ripresa fotografica o visiva per cogliere gli atti o i comportamenti non risultanti essenziali per l’informazione. (La Repubblica, giovedì 24 novembre 2011). Possiamo anche capire che il Monti ci sia rimasto male, scoprendosi una faccia come quella qui sopra nel momento in cui, per soprammercato, si stava comportando così ingenuamente. Ma non è un buon motivo per limitare il Diritto dei Cittadini a essere informati, tra l’altro, anche dell’autentica caratura intellettuale di chi viene loro presentato addirittura come un Super Mario. O credeva forse che la parte del puffone fosse riservata per sempre al Berlusconi?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Senza il moccichino verde esisterebbe il Buonanno?": Gianluca Buonanno.

Per la serie Senza il moccichino verde esisterebbe il Buonanno?: Gianluca Buonanno.

 

Gianluca Buonanno (portatore di moccichino verde e deputato): Senza la Padania esisterebbe il grana padano? (La Repubblica, giovedì 24 novembre 2011). Per chi coltivasse l’insana curiosità di saper di più sul Buonanno, ricordiamo che è quel Buonanno che da sindaco proibì il burqa; che da deputato, il 10 febbraio 2010, alla Camera, criticò una mostra della regione Piemonte su Darwin e i primati e si lamentò di essere stato definito “un turacciolo” dal governatore Mercedes Bresso; che il 15 giugno 2010 dichiarò che ai condannati di Cosa Nostra bisogna togliere la previdenza. L’unica pensione che meritano questi animali di mafiosi e stare in galera a mangiare pane e acqua in mutande... Antonio Gaetano Di Marco, ex 41-bis che lunedì sera si è tolto la vita nel carcere di Catania? Certo che se altri pedofili e mafiosi facessero la stessa cosa, non sarebbe affatto male. Anzi... E son sicuro che molti cittadini la pensano come me; e che il 6 aprile scorso ha proposto di tassare all’1% i trasferimenti all’estero di denaro (circa 7 miliardi di euro all’anno) effettuati da extracomunitari tramite banche, agenzie di money transfer e ogni altro intermediario: si incasserebbero circa 70 milioni di euro l’anno da destinare al Fondo nazionale per le politiche sociali a favore del volontariato. Finalmente una tassa che non pagano gli italiani! È un’azione diretta contro tutti i furbi che in Italia piangono che non hanno soldi, a volte chiedono ai servizi sociali aiuti economici e alimentari e magari negli anni si sono fatti una casa nel loro paese d’origine. Quanto a Mercedes Bresso, il fatto che si sia limitata a chiamare turacciolo un tipo così induce a pensare che sia troppo moderata per essere davvero di Sinistra.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

 

Roberto Calderoli, Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri (sulla proposta di riconoscere Cittadino italiano, fin dalla nascita, chiunque nasca o sia nato in Italia): Non vorrei che questa idea altro non sia che il cavallo di Troia che, utilizzando l’immagine dei poveri bambini, punti invece ad arrivare a dare il voto agli immigrati prima del tempo previsto dalla legge (Roberto). Tutte le donne dell’Africa a partorire qui? Se qualcuno vuol far cadere il governo e andare alle elezioni anticipate, ha trovato la strada giusta (Ignazio). Questa è una spallata. Il governo Monti è nato solo per occuparsi dell’emergenza economica: lasci stare il resto (Maurizio). (da La Repubblica di mercoledì 23 novembre 2011, tranne le donne dell’Africa del La Russa, che è stato citato dalla grande Silvia Ballestra, e da lei commentato come l’individuo merita, su L’Unità di domenica 27 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Essi vivono": Todi è stato solo l'antipasto...

Per la serie Essi vivono: Todi è stato solo l’antipasto...

 

(su) la riscossa dei cristianucci (sulla quale vedi anche qui, qui e qui): “Todi è stato l’antipasto”. Natale Forlani, uno degli organizzatori del forum che ha riunito le associazioni cattoliche italiane, annuncia le tappe future: un manifesto che tracci la politica dei prossimi quindici anni; una campagna per inserire le preferenze nella legge elettorale; una battaglia sui problemi del lavoro, che non si risolvono a colpi di sciopero. Forlani ha parlato a un convegno sul dopo Todi organizzato dalla centrista Paola Binetti e aperto a tutti gli schieramenti. “Nessuno vuole rifare la Dc”, dice Casini, “sarebbe una caricatura, ma Todi ha intercettato il bisogno di unificazione del Paese”. Il leader dellUddiccì invita anche a convergenze sui temi etici in Parlamento, forse pensando alla legge sul testamento biologico: “Usiamo quest’anno e mezzo per parlarci, e avvicinare le posizioni. (La Repubblica, mercoledì 23 novembre 2011) A tutt’oggi, questo è l’unico risultato ottenuto dal governo Monti: riesumare politici-zombi come la Binetti.

 

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(su) Sergio Marchionne: Con una lettera inviata a tutte le organizzazioni sindacali, la Fiat ha comunicato ieri che dal primo gennaio non avranno più efficacia “tutti i contratti applicati nel gruppo” e “tutti gli altri contratti e accordi collettivi aziendali e territoriali vigenti, compresi quelli che comprendono una clausola di rinnovo alla scadenza, nonché ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto”. Una tabula rasa, logica conseguenza della scelta del Lingotto di uscire dalla Confindustria per poter applicare in tutti i suoi stabilimenti il contratto separato firmato a Pomigliano con Fim, Uilm, Fismic e Ugl... Secondo Piergiovanni Alleva, però, giuslavorista consulente della Fiom, “la disdetta unilaterale di un accordo non è suffciente per non applicarlo più. Quell’accordo resta in vigore fino a un nuovo accordo, perché vale la clausola di ultrattività” in quanto prevista dalla legge. (La Repubblica, martedì 22 novembre 2011). Fiat contro Monti, titola L’Unità. Ma sbaglia: il Marchionne approfitta del governo Monti ― che vede (secondo noi, a ragione) come più a suo favore in quanto più di destra, o più autenticamente di destra, del precedente ― per assestare un altro colpo ai Diritti umani. Tant’è vero che l’ennesimo attacco della Fiat arriva a nemmeno una settimana dall’esultanza del Marchionne per l’incarico a Monti (L’Italia non avrebbe potuto scegliere meglio), a nemmeno ventiquattr’ore dall’attacco de La Repubblica e del Veltroni, in nome del governo Monti, a Susanna Camusso, e lo stesso giorno dell’attacco di Pietro Ichino alla maggioranza del Partito democratico e alle decisioni in materia di Lavoro da essa prese nella conferenza programmatica del maggio 2010.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Le doppie facce": l'Ichino di finta sinistra (a sinistra) e l'Ichino di vera destra (a destra).Per la serie "Le doppie facce": l'Ichino di finta sinistra (a sinistra) e l'Ichino di vera destra (a destra).

Per la serie Le doppie facce: l’Ichino di finta sinistra (a sinistra) e l’Ichino di vera destra (a destra).

 

Pietro Ichino (finto sinistro del Pd e inventore, molto prima del Brunetta, del termine fannulloni per designare i Lavoratori del Pubblico impiego): All’inizio di questa legislatura erano due i grandi temi caldi della politica del lavoro individuati dal manifesto programmatico del Partito democratico, sotto il titolo Per dare valore al lavoro. Il primo era quello dello spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro. Traduzione: perché il lavoro abbia più valore per i padroni, bisogna renderlo più debole dinanzi a essi. E come renderlo più debole se non dividendo i lavoratori ancora di più di quanto già lo sono? La contrattazione nei luoghi di lavoro (anche se è un bel passo indietro, perché ci riporta a quando i sindacati non esistevano neppure) è solo l’inizio: poi arriverà la contrattazione individuale obbligatoria per legge. Il secondo era quello del superamento del dualismo del nostro mercato del lavoro, del regime attuale di feroce apartheid fra lavoratori protetti e non protetti, attraverso il nuovo disegno di un diritto del lavoro capace di applicarsi davvero a tutti. Traduzione: siamo riusciti a incrinare i cosiddetti diritti solo per una parte dei lavoratori, e questo è pericoloso: i diritti vanno cancellati totalmente e per tutti, se vogliamo essere sicuri che siano morti davvero e per sempre. Nel 2009 i due punti programmatici vengono tradotti in altrettanti disegni di legge, rispettivamente n. 1872 e n. 1873, presentati da 55 senatori (la maggioranza del gruppo Pd al Senato)... Entrambi i disegni di legge, però, a seguito della conferenza programmatica del partito del maggio 2010, sono stati accantonati dalla nuova maggioranza nata dall’ultimo congresso. Traduzione: che bei tempi, quando gli iperliberisti e i cristianucci del Pd dettavano legge a tutto il partito perché una quantità di ingenui li credevano i depositari del Verbo. Poi è venuto Bersani, mannaggia... Senonché, collocandosi su questa posizione, il Pd si trova impreparato di fronte alla vicenda degli accordi Fiat di Pomigliano e Mirafiori (poi anche Grugliasco), contenenti alcune deroghe al contratto nazionale... A me sembra evidente che, se il Pd nel 2009 e 2010 avesse confermato la linea cui si ispiravano quei disegni di legge, la vicenda degli accordi Fiat nel 2010 si sarebbe svolta in modo molto meno lacerante. Traduzione: a me sembra evidente che, se il Pd si fosse calato le brache e si fosse spalmato di burro prima che il Marchionne venisse all’attacco, tutto per il Marchionne sarebbe stato più facile. E di conseguenza anche per quelli come me, addetti alla lubrificazione. (Pietro Ichino, Lettera aperta al Pd, da L’Unità di martedì 22 novembre 2011).

 

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Per la serie "A volte ritornano": Paola "Cilicio" Binetti e l'uomo a cui vorrebbe metterlo.Per la serie "A volte ritornano": Paola "Cilicio" Binetti e l'uomo a cui vorrebbe metterlo.

Per la serie A volte ritornano: Paola Cilicio Binetti e l’uomo a cui vorrebbe metterlo.

 

(su) la riscossa dei cristianucci: I todiani (sui quali vedi anche qui e qui, n.d.r) non si arrendono. In preparazione il manifesto. E oggi incontro con i politici che non erano a Todi: a palazzo Marini, esponenti delle associazioni (Mimmo Delle Foglie, presidente del Copercom; Natale Forlani, portavoce del Forum delle associazioni del lavoro; Annamaria Furlan, della Cisl) e i leader del Terzo polo Casini e Rutelli, oltre a Paola Binetti (che coordina), Emanuela Baio e Donato Mosella. (La Repubblica, martedì 22 novembre 2011).

 

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Per la serie I paladini delle Donne: il Ghedini, la Santelli e il Fede.

 

(su) Silvio Berlusconi: Da Barbara Faggioli a Marystell Polanco. Per continuare con un elenco che comprende 29 ragazze, le più assidue frequentatrici del bunga bunga arcoriano. Entro il prossimo 20 gennaio, tutte potranno riflettere e, potenzialmente, decidere di costituirsi parte civile contro Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, imputati a Milano di sfruttamento della prostituzione. Lo ha stabilito ieri la quinta sezione del Tribunale di Milano, presieduta da Anna Maria Gatto, alla prima udienza del processo ai presunti reclutatori e selezionatori delle ospiti delle cene hard dell’ex premier... Il principio dettato ieri tende a valutare come “la tutela della dignità umana” debba prevalere, anche in virtù della più recente giurisprudenza, sulla “tutela del buon costume e della moralità pubblica”, e quindi le presunte “vittime” dell’induzione e del favoreggiamento della prostituzione “debbano considerarsi persone offese”. Una decisione che è stata bollata dall’avvocato Niccolò Ghedini come “una tesi assai ardita che va contro l’interpretazione della legge”, ossia la legge Merlin. Per l’avvocato, la Corte “ha seguito una giurisprudenza minoritaria”... Per Jole Santelli, vicepresidente dei deputati del Pidièlle, l’ordinanza “è a dir poco vergognosa. La donna è vittima solo se è coartata nella sua volontà ed oggetto reale di violenza fisica o morale, negli altri casi è padrona del suo corpo e della sua vita”. Mentre Emilio Fede, durante l’edizione del Tg4 di ieri sera, ha lanciato un messaggio allarmato e per alcuni aspetti criptico: “Essendo coinvolto, non ritengo corretto utilizzare questo telegiornale per esprimere la mia opinione. Mi auguro soltanto che domani molti di voi abbiano tempo di leggere quello che, su questa giornata, sarà scritto. Leggete, vi prego, e date un sereno giudizio. Perché alcune decisioni del Tribunale di Milano meritano grande, ma grande, attenzione: legale, umana, e... politica”. (La Repubblica, martedì 22 novembre 2011). Per chi avesse dimenticato chi sia la Santelli, ricordiamo che si è già segnalata da par suo nell’ottobre del 2009, quando commentò così la legge contro l’omofobia: E se un pedofilo che ha già scontato la sua pena esce dal carcere e lo pestano perché omosessuale, anche lui beneficerà di questa legge?

 

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Per la serie "Le finte mamme di Susanna Camusso": Massimo Giannini e Walter Veltroni.Per la serie "Le finte mamme di Susanna Camusso": Massimo Giannini e Walter Veltroni.

Per la serie Le finte mamme di Susanna Camusso: Massimo Giannini e Walter Veltroni.

 

Massimo Giannini (finto sinistro vicedirettore de La Repubblica): Conosco bene Susanna Camusso. Considero l’attuale segretario generale della Cgil un leader autenticamente riformista. Molto più di quanto non lo siano stati alcuni suoi predecessori. E molto più di quanto non dicano le sue prese di posizione ufficiali. Il 3 novembre ha festeggiato il suo primo “compleanno” alla guida del più importante sindacato italiano: il governo Berlusconi è finito... Ora si apre una fase nuova. Con il governo Monti l’Italia volta pagina. Si tratta di salvare il Paese... Servirà il consenso delle forze politiche e il contributo delle forze sociali... Arriveranno decisioni non gradevoli... La Cgil deve decidere che ruolo deve giocare, in questa partita per la sopravvivenza. Può scegliere la difesa: no all’Ici, no alle modifiche dell’anzianità, no alla revisione dei contratti. Oppure può scegliere l’attacco: co-gestire il cambiamento, sociale e fiscale, previdenziale e contrattuale... Sono convinto che Susanna Camusso, forte della storia e della cultura della sua Cgil, saprà... bla bla bla. (La Repubblica Affari & Finanza, lunedì 21 novembre 2011). Walter Veltroni (finto sinistro nel Pd): La Cgil non è mai stata un gruppo di estremisti. Camusso fa parte della tradizione dei Lama, Trentin, Cofferati ed Epifani. Quello che serve adesso è creare le condizioni per un patto sociale, e la Cgil non si sottrarrà. (La Repubblica, lunedì 21 novembre 2011). Il Giannini e il Veltroni vogliono far da mamme della Camusso. Ma cattive, essendo loro i finti sinistri che sono: mamme i cui complimenti son sempre interessati, miranti a far perdere ai figli l’identità, e sempre accompagnati da toni velatamente sprezzanti e autoritari, nonché da velate minacce.

 

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Per la serie "Laici non adulti": Giorgio Napolitano ed Eugenio Scalfari.

Per la serie Laici non adulti: Giorgio Napolitano ed Eugenio Scalfari.

 

Un politico cattolico adulto? Scalfari ci crede ancora

(Clicca qui per scaricare il testo - 4 pagine, 118 kb - in formato Word!)

 

Eugenio Scalfari: Le risposte finora fornite da chi conosce Monti e da chi ne ha seguito il percorso di studioso, di rettore della Bocconi, di commissario alla Commissione dell’Unione europea e infine di neopremier, lo definiscono un liberale cattolico; forse, azzardano alcuni, un liberale radical-moderato, dove la parola radicale sta a significare che la sua moderazione non inclina tanto al compromesso ma piuttosto all’intransigenza. Un moderato intransigente, coi tempi che corrono, rappresenta una felice anomalia quanto mai necessaria per raddrizzare l’Italia del postberlusconismo. (...) Credo che il primo riferimento risalga a quella che fu chiamata la Destra storica, che guidò la costruzione dello Stato unitario dopo Cavour governandolo dal 1861 al 1876 e avendo come primi obiettivi il sistema fiscale, il pareggio del bilancio e l’unità monetaria di cinque diversi Stati. I personaggi che illustrarono quei primi quindici anni della nostra storia nazionale furono Marco Minghetti, Quintino Sella, Silvio Spaventa, Francesco De Sanctis. Alcuni di loro erano cattolici, altri no, ma tutti erano laici perché costruivano uno Stato laico, orgogliosi difensori della sua autonomia di fronte a una Chiesa che ne contestava la legalità e durò per mezzo secolo in quell’atteggiamento. Quest’aspetto sembra ormai superato e noi ci auguriamo che lo sia, ma è anche vero che la Chiesa è tuttora tentata da un temporalismo non più territoriale ma politico, non meno pericoloso del precedente. (...) Mario Monti ha definito il suo come il governo dell’impegno nazionale. Ben detto per indicare la natura dell’esecutivo, ma per descrivere l’attuale situazione parlamentare mi sembra che il modo più appropriato sia quello che usò Moro per il monocolore fanfaniano: convergenze parallele. Le parallele non si incontrano per definizione, ma possono otticamente convergere e questo è quanto per ora, con buona pace di Bossi, Scilipoti, Santanchè e Alessandra Mussolini. (...) Nel 1980 Bruno Visentini sollevò il problema del governo istituzionale, non già come un’ipotesi da attuare in tempi di emergenza, ma come la soluzione permanente in linea con la Costituzione. Un governo nominato dal presidente della Repubblica e non negoziato con le segreterie dei partiti, come la cosiddetta Costituzione materiale della Prima Repubblica praticava, ma nominato dal capo dello Stato e ovviamente fiduciato dal Parlamento. (...) Quello che desidero segnalare è che il governo Monti, voluto e seguito passo passo da Giorgio Napolitano, realizza a distanza di trent’anni l’idea guida di Bruno Visentini. (...) Dedico queste riflessioni a quanti continuano a piangere sulla sospensione anzi sulla confisca della democrazia effettuata dal governo dei tecnici. (...) (Dopo un lungo riepilogo del concetto di cattolico adulto, n.d.r.): Mi direte che tutto questo ha poco da vedere con il governo di Monti ed è vero. Ma ha da vedere con i ministri cattolici presenti in quel governo in posizioni di grande responsabilità. Mi piacerebbe sapere da loro se sono cattolici adulti, come si definì Romano Prodi, che non accettano deleghe da parte della gerarchia. Anche questo è un conflitto di interessi, ideali e per questo ancor più importanti. Quanto ai conflitti materiali, che pure ci sono, il Parlamento e la pubblica opinione vigileranno affinché siano risolti al più presto, cosa della quale non vogliamo dubitare. (La Repubblica, domenica 20 novembre 2011). Il fondatore del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari accusa il colpo: si aspettava un governo del presidente e invece gli è toccato un governo (quasi interamente) del papa. Lo Scalfari ha un lato patetico che fa quasi tenerezza: s’innamora sempre di individui del tutto inaffidabili (il De Mita e il Veltroni i casi più eclatanti), rimane sempre deluso (e con lui, tragicamente, la non piccola parte della Sinistra che lo segue perinde ac cadaver per una sorta di imbambolamento psichico che invece non ispira tenerezza alcuna) e puntualmente ci ricasca. Questa volta si è fatto prendere in giro dal suo altissimo referente istituzionale, Giorgio Napolitano, alle cui spalle si agitavano da mesi i dipendenti della tirannia finanziario-religiosa Ratzinger-Bertone-Bagnasco, i dipendenti senza tonaca dellUddiccì e del Terzo Polo, e i quattro chierichetti male assortiti che le gerarchie ecclesiastiche, grazie al Rutelli e al Veltroni, hanno infiltrato nel Partito democratico: solo lo Scalfari non li vedeva, e con lui, psichicamente imbambolati, il 95% della redazione de La Repubblica (del che, francamente, poco ci importa) e purtroppo una grossa fetta della Sinistra vera. Visto il governo, però, mentre la redazione continua imperterrita a stampar santini (vedi i post successivi), lo Scalfari almeno sente il bisogno di mettere qualche paletto a difesa della laicità dello Stato. Solo che non è culturalmente in grado di farlo, poiché seguita a credere (da religioso quale lui stesso è, forse inconsapevolmente) che esistano cattolici adulti con i quali unirsi in quel mostruoso compromesso storico che da trent’anni (da quando il povero Berlinguer, fantasticandolo, ricadde nel togliattismo) è il disperato balocco preferito dellintelligenzia (si fa per dire) della Sinistra italiana. I quali cattolici adulti, ammesso e non concesso che ve ne siano nella Società civile, sicuramente non esistono in politica perché in politica un cattolico adulto sarebbe un cattolico che nasconde di esserlo e perfino di credere. Ma dov’è quest’araba fenice? È vero l’opposto: chi entra in politica come cattolico, anziché nasconderlo, cattolico si dichiara a ogni pie’ sospinto per ottenere l’appoggio delle gerarchie, ed è perciò a tutti gli effetti un dipendente della Chiesa: farà quel che il papa e i vescovi gli comanderanno di fare, sempre e comunque. Anche il Prodi? Anche la Bindi? Anche loro. Al Prodi il potere diede alla testa, credette di essere ormai un intoccabile, o magari un indispensabile, e se ne uscì con quella bufala del cattolico adulto che gli costò la carriera politica e il governo (le gerarchie lo abbandonarono per il Veltroni) e per la quale non è ancora riuscito a farsi perdonare. Quanto alla Bindi, all’idea di far pagare le tasse alla Chiesa non ha forse dato di fuori come una Binetti? I paletti che lo Scalfari si affanna a mettere sono perciò del tutto immaginari (per non chiamarli deliranti), i cristianucci del governo Monti, e il Monti medesimo, non saranno mai adulti: stagionatelli come sono, è chiaro che han perduto quel treno chissà quanti anni or sono. Ma lo Scalfari non lo capisce, non è culturalmente in grado di comprenderlo, e perciò, messi i suoi bravi paletti immaginari e autconvintosi che il compromesso storico sia già realtà, passa a erudire il neoesecutivo in tema di tecnicalità costituzionali (per altro inquietanti: l’idea di Visentini o è illusoria, perché il Parlamento rimane sovrano, o piuttosto è autoritaria, come dimostra il fatto che piacque al Partito comunista, ancora permeato, soprattutto nella sua destra e nel suo centro, di un profondo stalinismo inconscio) nonché di politica economica: senza rendersi conto, anche qui, che un governo del Vaticano non è e non potrà mai essere un governo sinceramente democratico né, tanto meno, un governo sinceramente equo. Lo impedisce e lo impedirà sempre, a dispetto delle possibili buone intenzioni coscienti dei singoli, la religiosità che è di per sé antiUmana. Come dovremo constatare, purtroppo, nel breve se non brevissimo periodo.

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Post scriptum

una settimana dopo, su La Repubblica di domenica 27 novembre 2011, il fondatore della medesima sembra avercela con ScuolAnticoli là dove scrive: Chi non capisce che il governo istituzionale e costituzionale non confisca affatto la democrazia e non umilia affatto il Parlamento, al quale anzi affida piena centralità svincolandolo anche dalla sudditanza ai voleri del premier (com’è accaduto nell’appena trascorso decennio berlusconiano) e potenziando il suo diritto-dovere di controllare il governo e la pubblica amministrazione; chi non capisce queste lapalissiane verità è in palese malafede oppure mi permetto di dire che è un perfetto imbecille. Come sarebbe bello, o Eugenio, illudersi che proprio su di noi la tua maestà si disturbi a scagliare i suoi augusti fulmini. E com’è triste, invece, non poter fare altro che rispedirteli lassù. Poiché sei tu, o Eugenio, che non arrivi a capire (o fingi di non arrivarci) che nessuno dubita che nei meandri del tuo capiente cervello il governo istituzionale e costituzionale non sia perfetto, meraviglioso, rivoluzionario e risolutivo come tu lo dipingi. Il guaio è che non è tale fuori dal tuo cervello, e cioè nella realtà. Distacca l’augusto sguardo dalla contemplazione della tua prosa, o Eugenio, torna qualche pagina indietro e rileggiti le ben più semplici parole che Pierferdinando Casini ha elargito ieri al congresso milanese dell’Uddiccì: Bersani, con l’appoggio a Monti, ha evitato che l’alleanza di Vasto tra Pd, Idv e Sel vincesse le elezioni. Voce dal sen fuggita, o Eugenio, che anzichè strologare (come fai tu) riconosce che il tuo governo istituzionale e costituzionale ha confiscato la democrazia perché è stato allestito, prima e più che per salvare l’Italia, per impedire che la Sinistra vera (= un Pd fortissimo, e con una destra interna in rotta, + l’Idv + Sel) vincesse le elezioni. Dopo di che, il governo Monti potrà anche dimostrarsi (ma ne dubitiamo) il più rispettoso delle prerogative parlamentari che si sia mai visto dai tempi di Tocqueville a oggi: antidemocratici resteranno comunque e per sempre, in quanto ormai immodificabili, il suo atto di nascita e la sua natura originaria di governo costruito e messo in piedi, in buona sostanza, per impedire che Pier Luigi Bersani diventasse presidente del Consiglio. Tu dirai, o Eugenio, che il Casini non è un oracolo, anzi: è un miles gloriosus. Può darsi. Ma dirotta i tuoi eccelsi occhi verso la colonna accanto, o Eugenio, e medita sulle seguenti parole di quel gran furbacchione di Nicola “Nichi” Vendola: Stimo Casini, ma spero che la sua non sia un’operazione verità. Notevole, no? Per incredibile che sembri, il Vendola talvolta non è fumoso ma chiarissimo. Tuttavia, nella malaugurata ipotesi che tu, o Eugenio, non arrivi a capirlo, (o che tu finga di non arrivarci), eccoti qui la traduzione: Stimo Casini, e quindi spero che non si riveli un cretino spiattellando a tutti la verità sul governo Monti: lo sto cautamente appoggiando perché voglio rientrare in gioco, ma se vien fuori che è stato messo sù per impedire che l’alleanza di Vasto vincesse le elezioni sarei costretto ad attaccarlo, o i miei seguaci, per quanto ingenui, mangerebbero la foglia. Ciao, Eugenio. E salutaci tanto il perfetto imbecille per il quale, come tu stesso dici, scrivi i tuoi lapalissianissimi editoriali.

 

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Per la serie "Le minzolinate de La Repubblica": 8 su 10 danno al Monti da 6 a 10 (a sinistra) e il finto sinistro Tito terrorizzato dallo spettro del voto.Per la serie "Le minzolinate de La Repubblica": 8 su 10 danno al Monti da 6 a 10 (a sinistra) e il finto sinistro Tito terrorizzato dallo spettro del voto.

Per la serie Le minzolinate de La Repubblica: 8 su 10 danno al Monti da 6 a 10 (a sinistra) e il finto sinistro Tito terrorizzato dallo spettro del voto.

 

La Repubblica di domenica 20 novembre 2011: Una fiducia da record per il premier. Otto su dieci promuovono Monti. Poi guardi bene e scopri che otto su dieci hanno dato al Monti da 6 a 10. Già. E non ti dice, il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, quanti siano i 6, quanti i 7, quanti gli 8, ecc. Ragion per cui, quegli otto su dieci potrebbero anche essere tutti 6, mentre (si fa per dire, speriamo di no) i 5 su 10 per il Berlusconi del maggio 2009 potevano essere tutti 10. Ah, saperlo... E l’ineffabile Claudio Tito (sulle cui inarrivabili minzolinate, vedi anche qui, qui, qui e qui)? Due paginone di Diario della crisi, per di più segreto, ma senza una parola che sia una che non sapessimo già, (per la serie: Facciamoli un po contenti, i dietrologi e i complottisti, così non vanno in cerca dei segreti veri), il cui pezzo forte (si fa per dire) è il seguente: In quel momento arriva la telefonata di Ennio Doris, il “capitano” della Mediolanum e intimo amico del capo del governo. Il Cavaliere prova a scherzare e aziona il vivavoce. Doris non lo capisce e esplode il dramma: “Silvio, ti supplico. Devi andartene, lascia. Se continua così perdiamo tutte le nostre aziende”. L’interlocutore non sorride più. Balbetta e poi tenta una difesa: “Ma la Lega Nord non vuole, se lascio si rompe l’alleanza con Bossi”. “Ma che t’importa della Lega”, gli risponde Doris, “pensa alle aziende”. Il Senatur si alza e se ne va. (La Repubblica, domenica 20 novembre 2011). Sai che segreto: come se non fosse già chiaro a tutti, ancor prima che accadesse, che il Berlusconi avrebbe (e in effetti ha) ceduto solo quando l’aggressione delle tirannie finanziarie all’Italia avesse coinvolto anche le sue aziende. Il finto sinistro Tito s’atteggia a D’Avanzo ma ce ne corre, poveretto.

 

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Per la serie "Chi, io?!": il Casini, il Naro e il Cesa.Per la serie "Chi, io?!": il Casini, il Naro e il Cesa.Per la serie "Chi, io?!": il Casini, il Naro e il Cesa.

Per la serie Chi, io?!: il Casini, il Naro e il Cesa.

 

(su) Pierferdinando Casini: La Procura di Roma esegue tre misure cautelari, disposte e depositate dal gip Anna Maria Fattori giovedì scorso, 17 novembre, che, nell’ordine: decapitano il vertice dell’Enav (arresti domiciliari per l’amministratore delegato Guido Pugliesi); centrano il cuore della Finmeccanica (finiscono in carcere Manlio Fiore, direttore tecnico della Selex Sistemi Integrati, controllata della holding, e con lui Marco Iannilli, fornitore della Selex, mentre viene indagato per una nuova ipotesi di reato il già pluri-inquisito Lorenzo Borgogni, direttore delle relazioni esterne della holding); investono l’Uddiccì di Pierferdinando Casini, con l’accusa al tesoriere e parlamentare del partito, Giuseppe Naro, di avere ricevuto, nel febbraio del 2010, con la mediazione decisiva di Pugliesi, fondi neri per 200.000 euro generati prooprio dal sistema di appalti corrotto Enav-Finmeccanica. (La Repubblica, domenica 20 novembre 2011). Ed ecco già azzoppata l’anatra tecnocratico-vaticana Monti-Casini-Passera. Ah, i giudici: se non ci fossero, bisognerebbe inventarli.

 

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Alessandro Baricco (su Le radici del Romanticismo, di Isaiah Berlin): Immagino che potrebbe agevolmente essere l’epigrafe giusta da apporre al tutto, e quando dico tutto dico l’esperienza dei viventi e il paesaggio in cui qualcuno l’ha posata. Racconta Berlin che un giorno chiesero a Novalis quale pensava fosse il senso della sua arte, quale fosse la meta a cui mirava. Era una domanda un tantino generica, ma in fondo era una buona domanda. Ecco cosa lui rispose: “Io sto sempre andando a casa, sempre alla casa di mio padre”. Giù il cappello. (La Repubblica, domenica 20 novembre 2011). Inaudito: il barbaro Baricco (ci scusiamo per l’allitterazione, ma la colpa è sua) riscopre il congiuntivo, si toglie umilmente il cappello (un barbaro col cappello?!) e bussa, come il Figliol prodigo, alla porta dell’Onnipotente... Ha dunque rinunciato alla barbarie? No, si è reso conto che dinanzi a un governo del Vaticano è più sicuro fingersi un bravo ragazzo, come faceva una volta. Alla barbarie ci tiene ancora, ma le ha messo la sordina: torna da Dio, il barbaro pentito, e intanto si gira a far l’occhiolino agli ex camerati scrivendo qualcuno e padre con l’iniziale minuscola. Il birichino.

 

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Ci crede forse tonti, il Monti?

Ci crede forse tonti, il Monti?

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Mario Monti: So che la crisi economica, sociale e politica è dovuta a gravissimi vizi di funzionamento delle istituzioni finanziarie e dei mercati, ma credo che la prima cosa da fare, e lo dico in particolare agli italiani, è abituarsi a trovare meno facilmente le responsabilità negli altri... Decisioni non facili e gradevoli, nel breve periodo... Lo sforzo maggiore toccherà alle categorie che fin qui hanno dato meno. (La Repubblica, sabato 19 novembre 2011). Il Berlusconi e i berluscisti attaccavano a viso aperto (o meglio a facce di bronzo aperte), e con la violenza loro propria, la parte migliore del Popolo italiano: i Lavoratori onesti. Il Monti, da allievo dei gesuiti nonché tecnocrate a cui se gli tagli un dito non esce una goccia di sangue, è invece cauto, dissimulatore (a fin di bene, per carità) e furbo (sempre a fin di bene). Dichiara, per esempio, di sapere che la crisi è dovuta a vizi delle istituzioni finanziarie e dei mercati. E noi ce ne compiacciamo. Ma, attenzione!, così facendo parla della crisi (termine di per sé fuorviante) come se parlasse del malfunzionamento di una macchina difettosa. Dove sono gli Umani, nel dire del Monti? Dov’è, intendiamo, il milioncino scarso di Terrestri per i quali la macchina non ha alcun vizio poiché la macchina sono loro? Loro che da criminali (e grazie a un trentennio di politica criminale, quando non idiota, della destra e della finta sinistra) si arricchiscono a dismisura impoverendo a dismisura gli altri 7 miliardi che siamo Noi? Ecco: i concreti Esseri umani (invisibili e innominabili quando si tratta di speculatori) riappaiono sùbito quando si parla di... Italiani. Riguardo ai quali, ciò che il Monti ha appena detto sulla crisi, benché impreciso (o in quanto impreciso) viene cancellato e dimenticato alla riga successiva: per quel che concerne l’Italia, la colpa è degli Italiani. Non, si badi, di certi Italiani: no, la responsabilità della crisi economica, sociale e politica, in Italia, è degli Italiani tutti. Ma se è così, se responsabile non sono gli altri ma tutti gli Italiani, come farà il Monti a individuare le categorie che fin qui hanno dato meno?... Non basta? Si vuole un altro esempio di questa furbesca dissimulazione gesuitica? Eccolo qua, anch’esso dal discorso del Monti alla Camera: A proposito di conflitti di interesse e poteri forti, di poteri forti in Italia non ne conosco, magari l’Italia avesse qualche potere forte in più... Se intendiamo quelli veri, ce ne sono nel mondo e io ho avuto il privilegio di vedere quasi tutti i poteri forti del mondo da commissario alla Concorrenza. E spero che gli onorevoli che hanno manifestato dei dubbi sulla mia indipendenza di giudizio e di azione lo ricordino. Poiché i poteri forti ricordano ancora il giorno in cui proibii la fusione tra due grandissime società americane (la General Electric e la Honeywell, n.d.r.) benché fosse intervenuto su di me il presidente degli Stati Uniti. L’Economist scrisse: “Il mondo degli affari Usa considera Monti il Saddam Hussein dei business”. Capite perché siamo leggermente disturbati da queste accuse. Ma tocca a noi dare prova che non siamo stati toccati da queste allusioni. (La Repubblica, ibidem). Noi, invece, siamo pesantemente disturbati da questo predicozzo. Possibile che il Monti (come il Berlusconi, anche se da cime assai più alte) ci prenda tutti per stupidotti e ignoranti? No, “caro” professor Monti, noi non siamo tanto ingenui da non capire, o così ignoranti da non sapere, che il fatto che lei abbia impedito la fusione tra General Electric e Honeywell, o che da commissario europeo alla Concorrenza abbia pesantemente multato la Microsoft per abuso di posizione dominante, dimostra proprio l’opposto di quel che vorrebbe far credere al Popolo italiano: dimostra, cioè, che i poteri che lei rappresenta sono immensamente più forti dell’ormai residuale potere di cui godono le imprese, sia pur grandissime. Il potere che lei rappresenta è il potere di quello che Luciano Gallino chiama il finanzcapitalismo, e che ScuolAnticoli (al seguito, in questo, di Chomsky) chiama le tirannie finanziarie globali: un potere sostenuto dalle Decine di Migliaia di Miliardi di Dollari e di Euro immateriali (creati dalle tirannie medesime moltiplicando i debiti del mondo) che esse (le tirannie, poche migliaia di individui al comando di forse un milione di privilegiati esecutori) spostano da una parte all’altra del pianeta alla velocità della luce per (1) diventare sempre più mostruosamente ricche, (2) impoverire sempre di più il 99% dell’Umanità, e (3) intimidire e/o corrompere le classi dirigenti economiche, politiche e intellettuali nonché le istituzioni dei Paesi che ancora osino opporsi alla loro prepotenza o che non riescano da sole a smantellare i Diritti dei rispettivi Popoli. E a tal proposito, (non bastasse la nostra personale credibilità), volentieri citiamo, appunto, da Finanzcapitalismo, di Luciano Gallino (non per lei, “caro” professor Monti, che queste cose le sa bene anche se finge di non saperle, ma per i nostri dodici lettori): Con la proliferazione incontrollata dei titoli finanziari, il mercato mondiale di tali titoli ha subìto una trasformazione radicale, sia per le dimensioni che per le modalità di funzionamento. Secondo dati della Banca dei Regolamenti Internazionali, il mercato ovvero il volume degli scambi degli strumenti derivati ammontava globalmente, nel 2008, a 1285 trilioni di dollari, o se si preferisce a 1,3 quadrilioni, con un balzo del 600% rispetto a dieci anni prima. Questa somma equivaleva a 21,4 volte il Prodotto interno lordo (Pil) mondiale dell’anno, che era di 60 trilioni. Basta questo dato a comprovare per un verso la completa separazione funzionale e strutturale dell’economia finanziaria dall’economia reale, per un altro il dominio schiacciante acquisito dalla prima sulla seconda. (...) In forza dei capitali gestiti e dell’alto grado di concentrazione finanziaria, in appena una ventina d’anni, dal 1990 in poi, gli investitori istituzionali sono diventati una potenza economica capace di influenzare in modo determinante il governo delle imprese (...) e hanno assunto il ruolo di nuovi “proprietari universali”, le cui strategie di investimento nessuna corporation può ignorare. (Luciano Gallino, Finanzcapitalismo - La civiltà del denaro in crisi, Einaudi, Torino, 2011, pp 134 - 136). Sentito, professor Monti? Che senso ha, dunque, che lei si vanti di aver messo in riga corporation come la General Electric o la Microsoft, se non di un furbesco quanto gesuitico tentativo di farci contenti e canzonati? Lei è proprio un rappresentante di primissimo piano e di primaria importanza di poteri quali mai si son visti sulla Terra, o non si sarebbe potuto imporre ad aziende come quelle soltanto con la sua carica un po’ da operetta, ci perdoni, di commissario europeo alla Concorrenza. Ecco perché non ci fidiamo né ci fideremo di lei, professore, fino a (sostanziosa) prova contraria, e vigileremo su ogni sua parola e atto con la scrupolosissima attenzione che non ci era invece richiesta dalla puffonaggine di chi l’ha preceduta. Il quale proprio per questo, benché così pericoloso, ci sembrava meno inquietante di lei.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Chi si umilia sarà esaltato": l'Alfano, Pier Luigi Bersani e il Casini al convegno dell'associazione Scienza e vita con il cardinale Bagnasco.

Per la serie Chi si umilia sarà esaltato: l’Alfano, Pier Luigi Bersani e il Casini al convegno dell’associazione Scienza e vita con il cardinale Bagnasco.

 

(su) Mario Monti: Santità, stiamo provando a fare ripartire il Paese”. Con le mani intente a disegnare scenari, mentre parla camminando fianco a fianco del papa, Mario Monti gli spiega quel che sta facendo e quali sono gli obiettivi della sua azione di governo... Quando il papa è sceso dal velivolo, il presidente del Consiglio, con a fianco l’ambasciatore italiano presso la Santa sede, Francesco Maria Greco, gli è andato incontro e gli ha stretto a lungo e calorosamente la mano. Quindi i due hanno preso a camminare lentamente uno accanto all’altro. E nel breve tragitto, poche decine di metri, fra l’elicottero e la scaletta dell’aereo, Monti ha soprattutto parlato (= Monti ha fatto il suo rapporto, n.d.r.) mentre il papa ascoltava... “È stato un gesto apprezzato che il premieri sia andato a salutare il papa all’aeroporto” ha poi detto in volo il portavoce della sala stampa della Santa sede, Federico Lombardi. La cerchia intorno al pontefice loda che Monti abbia voluto incontrare Benedetto XVI di persona, appena nel terzo giorno in cui l’ex commissario europeo guida l’esecutivo italiano. Un atto non dovuto: secondo la prassi diplomatica, al momento di una sua partenza, il papa viene salutato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio... Intanto il cardinal Bagnasco, al convegno nazionale di Scienza&vita a cui hanno partecipato Alfano, Bersani e Casini, ha ricordato ai cattolici di stare in politica con onestà, spirito di sacrificio e stile sobrio. Bisogna difendere i valori costitutivi dell’umano, ha detto Bagnasco, e tra questi la vita umana, dal suo concepimento alla sua fine naturale, è certamente il primo. (La Repubblica, sabato 19 novembre 2011). Altro che chi si umilia sarà esaltato. Qui siamo al chi si umilia sarà umiliato ancora di più, e con lui tutti gli Italiani... O no? Ma il no dipenderebbe da una riscossa così potente, da parte della maggioranza del Partito democratico, da non essere francamente neppure immaginabile, allo stato attuale delle cose...

 

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Per la serie Si stava meglio quando si stava peggio: secondo Le Monde l’Italia, passando dal Berlusconi al Monti,

è caduta dalla padella della mignottocrazia nella brace del dominio delle tirannie finanziarie mondiali.

 

(su) Mario Monti (visto da una stampa più sobria della nostra): Nato a Varese, figlio di un banchiere lombardo, ha seguito gli insegnamenti dei gesuiti del liceo Leone XIII di Milano... “Di lui si diceva che era il più tedesco degli economisti italiani”, ricorda l’economista francese Jean Pisani-Ferry... Nominato commissario europeo alla Concorrenza da Berlusconi nel 1994, confermato da Massimo D’Alema cinque anni dopo, all’inizio degli anni 2000 è stato definito dalla stampa statunitense “l’uomo più potente d’Europa”... Quando era commissario europeo alla Concorrenza, Monti si è circondato di giuristi tedeschi. Secondo alcuni, questo lo ha portato ad avere un approccio molto giuridico e rigido al suo ruolo, forse troppo. Dal 2002 la Corte di giustizia europea ha sconfessato diverse sue decisioni, in particolare quella sul divieto alla fusione Schneider-Legrand. “Si è ostinato e ha sbagliato: è il comportamento tipico di una persona che, nonostante la sua razionalità, non ha la giusta sensibilità politica per chiedere alla sua équipe di trovare uno strumento giuridico per arrivare a una buona conclusione”, sostiene Lamy, all’epoca commissario europeo per il Commercio e oggi direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio... Monti non è molto loquace quando si parla del suo approdo, nel dicembre del 2005, alla Goldman Sachs come “membro del consiglio di ricerca del Goldman Sachs global market institute”. Secondo la banca, la sua missione consisteva in un’attività di consulenza “sugli affari europei e sulle grandi questioni mondiali delle politiche pubbliche”. Monti è stato un apripista, incaricato di penetrare nel cuore del potere europeo per difendere gli interessi della banca d’affari. Ottimo conoscitore dei segreti dell’Unione europea e con molti contatti importanti, è stato, in altre parole, l’incarnazione del capitalismo di accesso nel quale eccelle Goldman Sachs. Perché questo tecnocrate eticamente inappuntabile è entrato nell’universo spietato della grande finanza? Per soldi? Per il fascino esercitato dagli Stati Uniti sull’intellighenzia italiana? Per il bisogno di entrare nei centri del vero potere finanziario? Probabilmente un po’ per tutte queste ragioni messe insieme. In ogni caso, questo legame gli ha permesso di prendere il posto, nel maggio 2010, di un altro goldmaniano, il suo mentore Peter Sutherland (anche lui ex commissario europeo) alla presidenza europea della Trilaterale, circolo economico e diplomatico dell’élite internazionale (sulla quale vedi Wikipedia qui) (A. Leparmentier, P. Ridet e M. Roche sul - complottista? - Le Monde, citati da Internazionale di venerdì 18 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Signore & signori" (e con mille scuse a Pietro Germi e a Gustavo D'Arpe): Scarabello alle prese con la realtà e l'Ornaghi con la messinscena.Per la serie "Signore & signori" (e con mille scuse a Pietro Germi e a Gustavo D'Arpe): Scarabello alle prese con la realtà e l'Ornaghi con la messinscena.

Per la serie Signore & signori (e con mille scuse a Pietro Germi e a Gustavo D’Arpe): Scarabello alle prese con la realtà e l’Ornaghi con la messinscena.

 

(di e su) Lorenzo Ornaghi (ministro della Cultura): C’è un “potere forte” che si svela e punta a rioccupare lo spazio perduto: la Chiesa. “Questo governo segna il risveglio dei cattolici in politica. Il senso della nostra presenza è chiaro”. Parla Lorenzo Ornaghi, neoministro della Cultura. “Non è più il momento delle deleghe”, spiega Ornaghi violando con un sussurro la consegna del silenzio imposta ai membri dell’esecutivo, “non le diamo più a nessuno”... Ornaghi è stato allievo di Gianfranco Miglio e oggi siede sulla sua cattedra di Scienza politica, ha avuto un lungo sodalizio con Camillo Ruini e, grazie alla sua moderazione, diventò luomo di cerniera tra Ruini e Martini quando nel 2002 fu eletto per la prima volta alla guida dell’Università cattolica di Milano... “Il presidente Monti ha scelto in un’area di competenze”, spiega adesso Ornaghi. “Non si può dire che abbia pescato dal convegno di Todi. Ma il significato dell’operazione mi pare evidente”. (La Repubblica, sabato 19 novembre 2011). Eh sì, pare evidente anche a noi.

 

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Per la serie "Il Cattivo, il Brutto e il Carino carino carino": il Passera, il De Benedetti e il Boeri.Per la serie "Il Cattivo, il Brutto e il Carino carino carino": il Passera, il De Benedetti e il Boeri.Per la serie "Il Cattivo, il Brutto e il Carino carino carino": il Passera, il De Benedetti e il Boeri.

Per la serie Il Cattivo, il Brutto e il Carino carino carino: il Passera, il De Benedetti e il Boeri.

 

(su) Corrado Passera: È fondamentale che il governo risolva al più presto i potenziali conflitti di interesse che riguardano alcuni dei nuovi ministri. Quello più evidente attiene al nuovo ministro dello Sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti. Corrado Passera non è più amministratore delegato di Banca Intesa, ma deteneva fino a qualche giorno fa una quota significativa di azioni e di stock options dell’istituto di credito. Banca Intesa ha partecipazioni rilevanti nell’editoria, nelle telecomunicazioni, nel settore energetico e nei trasporti, insomma un po’ in tutte le aree di competenza del superministro. Se non lo ha già fatto negli ultimi giorni, Passera dovrebbe allora vendere immediatamente queste azioni o affidarle a un blind trust. Questo non basterà a fugare il sospetto che il ministro abbia intenzione di portare avanti progetti che favoriscano le lobby di cui ha fatto parte, distogliendolo dal perseguimento dell’interesse generale. I sospetti riguardo a questo suo più sottile conflitto di interessi potranno essere fugati soltanto dimostrando sul campo di essere indipendente da questi “poteri Forti”. Per fortuna i prossimi mesi offriranno diverese occasioni a Passera per dare prova di questa indipendenza. (Tito Boeri su La Repubblica di sabato 19 novembre 2011). Il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari inizia ad accorgersi che il Monti e il suo governo sono un po diversi dai pittoreschi “quadretti” e dai lacrimosi “santini” che ha loro elargito fino a oggi (fatte salve alcune luminose eccezioni, forse non “fondate” da Eugenio Scalfari). Solo che, guarda caso, comincia ad accorgersene non da un Riccardi che contraffa il giuramento di fedeltà alla Repubblica (italiana), non dalla massiccia presenza ratzingeriana, bertoniana e perfino ruiniana che configura il governo Monti come uno dei più inquietanti monocolori democristiani che si siano mai visti, ma proprio dal Passera, quello che “sta antipatico” (ma non si sa perché) a Carlo De Benedetti. Coincidenze? Forse.

 

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Per la serie "La Democrazia cristiana zombi sta per uscire dalla tomba": il Fioroni e il Cirino Pomicino con le grinfie già fuori dalla terra smossa.Per la serie "La Democrazia cristiana zombi sta per uscire dalla tomba": il Fioroni e il Cirino Pomicino con le grinfie già fuori dalla terra smossa.

Per la serie La Democrazia cristiana zombi sta per uscire dalla tomba: il Fioroni e il Cirino Pomicino con le grinfie già fuori dalla terra smossa.

 

Paolo Cirino Pomicino e Giuseppe Beppe Fioroni (prossimi sposi, degni l’uno dell’altro, nella Democrazia cristiana-zombi che il Monti si appresta a far uscire dalla tomba): Ora comincia la fase 2, quella della scomposizione e ricomposizione dei due poli (Paolo). Gente come Ornaghi, Passera e Riccardi non si mette a disposizione perché smania di fare il ministro. Sono persone che rinunciano a milioni di euro per stare qui: se lo fanno è per dare avvio a un processo politico nuovo... Se il Pd punta a contendersi insieme a Di Pietro, Vendola e Grillo quei 5 milioni di voti di arrabbiati, avrà perso in partenza. E perderà sé stesso (“Beppe”). Ed è questa, del resto, la scommessa di Pierferdinando Casini, il vero king maker (oltre naturalmente a Napolitano) del governo Monti: una scomposizione del Pidièlle e del Pd che riunisca in una nuova formazione i moderati ora divisi. (La Repubblica, sabato 19 novembre 2011).

 

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Per la serie "La mamma degli Scilipoti è sempre incinta": la corsa dello Scilipoti per il Berlusconi e il biglietto del Letta Enrico per il Monti.Per la serie "La mamma degli Scilipoti è sempre incinta": la corsa dello Scilipoti per il Berlusconi e il biglietto del Letta Enrico per il Monti.

Per la serie La mamma degli Scilipoti è sempre incinta: la corsa dello Scilipoti per il Berlusconi e il biglietto del Letta Enrico per il Monti.

 

(su) Enrico Scilipoti-di-finta-sinistra Letta (membro come il Monti della Commissione Trilaterale e nipote di Gianni-Berlusconi-Letta, che a sua volta è il nipote di Guido-Mussolini&Hitler-Letta): E alla fine anche Enrico Letta cade nella trappola dell’obiettivo. Tutto inizia quando arriva nelle mani del presidente del Consiglio un biglietto scritto a mano che Monti, senza pensare ai fotografi in tribuna, mostra a un ministro. C’è scritto: “Mario quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall’esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono! Enrico”. (L’Unità, sabato 19 novembre 2011). Dice bene, il Letta Enrico, è proprio un miracolo: Berlusconi nella polvere, il berluscismo sull’orlo della catastrofe, la Democrazia cristiana rediviva... e a palazzo Chigicon la benedizione di un presidente della Repubblica ex comunista, benedizione che ricorda quella di Togliatti all’immissione deturpatrice del Concordato fascista nella Costituzioneil governo più vaticano in centocinquant’anni d’Italia unita. Ma il “miracolo” più grande, paragonabile alla resurrezione di Lazzaro, è quello che ha rimesso al mondo gli –oni e, con loro, i destri e finti sinistri che stanno nel Pd solo per distruggerlo, che per anni hanno fatto di tutto per cancellare la Sinistra italiana, che segretamente hanno sempre votato e fatto votare per Berlusconi, e che da qualche tempo (via il Rutelli, via la Binetti, via la Bianchi...) speravamo di aver cominciato a toglierci di torno. È questo il “miracolo” che meno possiamo perdonare. E non solo ai suoi artefici: anche ai vili che hanno permesso che si compisse. Vai, Enrico nipote di Gianni nipote di Guido Letta, vai a prosternarti al governo della tirannia finanziario-religiosa vaticana, e buon pro ti faccia: tu non sai (e forse mai saprai) perché la tua vita sia stata per certi versi molto più infelice di quanto tu (e quelli come te) vorreste renderla a noi... Noi, invece, lo sappiamo benissimo.

 

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La signora Elsa, il figlio e la figlia di Monti ascoltano il discorso del "premier" al Senato. ("La Repubblica", venerdì 18 novembre 2011). E lo guardano, sembrerebbe, con lo stesso (molto scarso) entusiasmo con cui l’avremmo guardato noi, se fossimo stati lì. La qual cosa è consolante, pur nello sconforto che ci attanaglia, perché conferma il nostro intuito.Se il Monti si taglia un dito il sangue non gli esce?... Allora speriamo che non voglia rinsanguarsi a spese nostre.

Se il Monti si taglia un dito il sangue non gli esce?... Allora speriamo che non voglia rinsanguarsi a spese nostre.

 

(su) Mario Monti: La signora Elsa, il figlio e la figlia di Monti ascoltano il discorso del premier al Senato. (La Repubblica, venerdì 18 novembre 2011). E lo guardano, sembra, con lo stesso (scarso) entusiasmo con cui l’avremmo guardato noi. Il che è consolante, pur nello sconforto che ci attanaglia, perché conferma il nostro intuito. Se Monti si taglia un dito, il sangue non gli esce. Era così freddo anche da studente. (Giampiero Cantoni, senatore pidiellìno che lo conosce dal ’72, su La Repubblica di venerdì 18 novembre 2011).

 

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Per la serie "Corsi e ricorsi storico-bancari": il Passera e il Dell'Utri.Per la serie "Corsi e ricorsi storico-bancari": il Passera e il Dell'Utri.

Per la serie Corsi e ricorsi storico-bancari: il Passera e il Dell’Utri.

 

(su) Corrado Passera: Siparietto con Marcello Dell’Utri. I due s’incontrano dietro l’aula ed è scambio di saluti affettuosi: “Che piacere vederti qui”, dice l’ex amministratore di Publitalia processato per mafia al ministro. Che ricambia con entusiasmo.

(La Repubblica, venerdì 18 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Il gioco delle tre carte": il Prodi, il Berlusconi e il Monti

Per la serie Il gioco delle tre carte: il Prodi, il Berlusconi e il Monti

 

Romano Prodi: Abbiamo un bel governo. Se prendiamo tutti i ministri, li scomponiamo uno a uno e li mettiamo assieme abbiamo una bella squadra di bravi individui... Poi naturalmente bisogna che possano fare, che prendano sùbito una spinta iniziale in modo da dare al Paese il senso che questo governo può fare cose che prima non erano possibili. (La Repubblica, venerdì 18 novembre 2011).

 

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Per la serie "Arrivati dritti dritti da Fukushima, e si vede": Corrado Clini.

Per la serie Arrivati dritti dritti da Fukushima, e si vede: Corrado Clini.

 

Corrado Clini (ministro dell’Ambiente, recatosi come primo suo atto da ministro a Un giorno da pecora, su RadioDue... forse pensando che con l’Ambiente le pecore c’entrano, no?): Il ritorno al nucleare è un’opzione sulla quale bisognerebbe riflettere molto, anche se quello che è avvenuto in Giappone ha scoraggiato. Comunque, di base, rimane ancora una delle tcnologie chiave a livello globale. Possibile a certe condizioni. Qualche ora dopo, nel classico stile berluscista del non è vero che l’ho detto, se anche l’ho detto mi hanno equivocato, se non mi hanno equivocato mi hanno estrapolato dal contesto, e se no parlavo nel sonno: Io non ho mai neppure lontanamente pensato che dopo il referendum avesse senso parlare di nucleare in Italia. Da questo punto di vista si è trattato di un equivoco, probabilmente facilitato dal clima caotico della trasmissione a cui ho partecipato... Mi chiedevano una risposta secca: favorevole o contrario. Ho detto che il tema non poteva essere liquidato in questo modo. Il mio era un discorso di tipo generale, parlavo a livello globale. E, da questo punto di vista, penso che il nucleare sia una tecnologia sulla quale si può discutere, visto che rappresenta una quota non trascurabile dell’energia prodotta nel mondo. (La Repubblica, venerdì 18 novembre 2011). Perché criticarlo? Si è detto o no che il compito primo del governo Monti è quello di far risalire le quotazioni dell’Italia dall’abisso in cui stanno precipitando? Ebbene: le parole del ministro Clini avranno fatto risalire di un bel po il valore delle azioni delle imprese impegnate nel nucleare. Solo per qualche ora? Sia pure. Ma in qualche ora, nelle Borse computerizzate di oggi, di azioni se ne possono vendere tantissime, facendo un sacco di soldi.

 

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l’atipico Venerdì di Repubblica del 18 novembre 2011. Si comincia a p. 15: Curzio Maltese invita il Monti a concentrare tutti gli sforzi su un obiettivo: la lotta all’evasione fiscale; in basso, a destra: Il sogno impossibile della nuova Dc. 24: Michele Serra dedica un’intera pagina agli operai della Vinyls in lotta (quelli de L’Isola dei cassintegrati). Da 26 a 30: cinque pagine di presa in giro dei Nuovi devoti: da Lele Mora a Maurizio Sacconi, da Sabina Began a Paolo Brosio, una carrellata di nani e ballerine berluscisti che nel corso degli ultimi anni hanno visto la luce. Mancano, è vero, le miriadi di devoti vecchi e nuovi della finta Sinistra, molto meno ridicoli, molto più pericolosi. Ma l’effetto complessivo, il giorno in cui a palazzo Chigi s’insedia il governo del Vaticano, è comunque gradevolmente irriverente. Da 32 a 34: Sacconi, metamorfosi di un craxiano che volle farsi servo di Dio. 34-35: Le anime belle dei cristianisti viste da Oltretevere. Come si è comportata la Chiesa cattolica con le conversioni dei potenti. O di chi è povero di spirito, ma ricco di mezzi. Con una foto del Ratzinger che (come accade spesso, ma mai su La Repubblica) lo fa sembrare un matto. La pagina 37 è dedicata ai Migranti. Da 44 a 47: Con i soldi nei paradisi fiscali si potrebbe ripianare un terzo del debito pubblico. 51-52: Valerio Magrelli attacca pubblicamente la venerata memoria di san Mike Bongiorno: mai accaduto, tranne che su ScuolAnticoli. 60-63: quattro pagine di Santiago Carrillo, 96 anni, segretario del Partito comunista spagnolo dal 1960 al 1982 e comunista ancora oggi... Delle due l’una: o questo è il nuovo Venerdì del Compromesso storico montiano; oppure, dopo due settimane di Left in regalo con L’Unità, è il tentativo (abbastanza mal-destro) di far sembrare di Sinistra il supplemento del finto-sinistro quotidiano fondato da Eugenio Scalfari.

 

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Enrico Morando (veltroniano): Le gatte da pelare saranno ora per i massimalisti. (La Repubblica, venerdì 18 novembre 2011).

 

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La vignetta di Staino su "L'Unità" di giovedì 17 novembre 2011: È nato il monocolore democristiano Monti? O il monocolore casiniano Monti? O il monocolore vaticano Monti?

Governo Monti: credevamo che piovesse, non che nevicasse...

 

Temevamo un governo di tecnocrati, banchieri internazionali mascherati da salvatori della Patria, macellai sociali col ghigno del boia sulle labbra... e non è ancora detto che non sia così: vedremo. Per il momento, però, l’esecutivo Monti sembra peggio di quel che temevamo, ma da un altro punto di vista: sembra un monocolore democristiano, il governo della ditta Ratzinger-Bertone, di Pierferdy Casini e del(l’avvocato del) Caltagirone, suocero del Casini. Più i tecnocrati e le tirannie finanziarie globali? Lo ripetiamo: vedremo. Ma non ci va proprio di unirci agli inni di lode dei neo-minzolini de La Repubblica (e non solo de La Repubblica, purtroppo). Ci piace molto di più la vignetta di Staino su L’Unità di oggi, 17 novembre: dà l’idea che qualcuno nel Pd stia finalmente cominciando a ritrovare i sentimenti. Già che ci siamo, anzi, ci permettiamo di suggerire a Pier Luigi Bersani (non appena anche lui li avrà ritrovati, ché sappiamo che ne ha) di usarli per sentire l’enormità del fatto che nessun ministro, nella storia del Paese, aveva mai osato contraffare il giuramento di fedeltà alla Repubblica come si è permesso di fare, ieri, il Riccardi della Comunità di sant’Egidio (sì, quello lì, il Riccardi che il Bush, nella sua ultima visita in Italia da presidente degli Stati Uniti, andò ad ossequiare a casa sua a Trastevere come se fosse il capo del governo-ombra mondiale...) Il quale Riccardi, come raccontavano Il Fatto di oggi e, sulla neominzoliniana Repubblica, la brava ma isolata Alessandra Longo, anzichè dire “giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”, ha detto “giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse della Nazione”: l’esclusività non gli andava giù, poverino? O gli è andata giù e non è tornata più sù? E quale altro interesse è per lui così importante, se è lecito domandarlo, da uscirsene in una piazzata del genere? Ne riparleremo nei prossimi giorni...

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie Se una delle tirannie finanziarie globali è anche una tirannia religiosa, un governo di tecnocrati cattolici è il suo governo: Joseph Ratzinger.

Per la serie Se una delle tirannie finanziarie globali è anche una tirannia religiosa, un governo di tecnocrati cattolici è il suo governo: Joseph Ratzinger.

 

(su) Mario Monti e il suo governo: A nostra insaputa, il seminario dei cattolici del 17 ottobre a Todi [sul quale vedi anche qui (Grandi manovre cattofasciste), qui (Napolitano ricorda Pella e omaggia Ratzinger), qui (Il Draghi con Lupi ed Enrico Letta nell’abbazia di Spineto), qui (Il Capaldo, banchiere cattolico, invoca un grande progetto condiviso), qui (Il Buttiglione per una nuova DC), qui (Il Gentiloni contro la sinistra del Pd e per un grande partito interclassista), qui (Manovre e manovrine del Veltroni), qui (Il Veltroni contro Bersani), qui (Il Fioroni invoca un governo della Divina Provvidenza), qui (Il Tarquinio, direttore de L’Avvenire, benedice le manovre in atto), qui (Per il Riccardi l’unica cultura valida è quella cattolica), qui (Il Fioroni descrive con ammirazione la riscossa cattolica in atto come esplicitamente antidemocratica), qui (Il Sorbi, il Barcellona, il Vacca e il Tronti per un nuovo compromesso storico), qui (Il Bonanni a Todi), qui (Il Letta Enrico a Todi), qui (Il Fioroni a Todi), qui (Il Castagnetti ci prova perfino col Sacconi), qui (Bersani col Fisichella in Vaticano), qui (Il Vaticano allunga le mani sulla Banca d’Italia, cosa che per lo Scalfari la rende più indipendente), qui (Conclavuccio tra il Casini, il Rutelli e il Fini) e qui (Il Financial Times invoca le dimissioni del Berlusconi in the name of God)] era un piccolo consiglio dei ministri. Tre volti del nuovo governo Monti parteciparono ai lavori del convegno che mise una pietra sopra al governo Berlusconi e anticipò la richiesta si un governo tecnico. Quel giorno presero la parola Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università cattolica e oggi ministro della Cultura, e Corrado Passera, neotitolare dello Sviluppo economico e infrastrutture. Andrea Riccardi, che non volle mancare pur avendo in programma un viaggio all’estero, adesso siede al ministero della Cooperazione e integrazione. Non sorprende perciò un certo entusiasmo del segretario di Stato Tarcisio Bertone: “È una bella squadra”. C’è un filo bianco che lega l’esecutivo tecnico al cuore della Santa sede e delle gerarchie vaticane. Se Passera non si può certo definire un cattolico militante, lo è invece a tutti gli effetti il ministro della Salute Renato Balduzzi, costituzionalista già presidente del Movimento dei laureati dell’Azione cattolica. Balduzzi è vicino a Rosy Bindi, è stato un suo strettissimo collaboratore ai dicasteri della Sanità e della Famiglia. A Todi non c’era, ma è solo un dettaglio. Accanto a questi nomi va inserito quello di Federico Toniato. Non si vede nelle foto ufficiali del Quirinale, ma negli ultimi giorni è stato spesso inquadrato alle spalle del presidente del Consiglio: è l’uomo ombra di Monti, è il funzionario del Senato dal curriculum impeccabile che ha preso appunti durante le consultazioni. Il premier vuole portarlo con sé a palazzo Chigi. Apprezza le sue capacità già dimostrate a palazzo Madama, dove è il capo della segreteria. Senza dimenticare i suoi rapporti molto solidi col Vaticano: Toniato, 36 anni, organizzò l’incontro di Renato Schifani con papa Ratzinger nel novembre del 2008, e accompagnò il presidente del Senato all’udienza privata. (...) Ornaghi è da sempre vicino a Camillo Ruini e alla Cei. A Todi divenne quasi uno slogan la sua ricetta per un nuovo protagonismo cattolico: “Abbiamo bisogno di una scomposizione e ricomposizione delle forze politiche”. Il Sir, l’agenzia di stampa della Cei, lo dice senza ipocrisie: “Nasce un esecutivo di livello. Deve disegnare la nuova fase del sistema politico che si sta aprendo”. Festeggia il Forum delle associazioni cattoliche: “Era quello che volevamo” dice il portavoce Natale Forlani. A Todi forse il governo Monti era già pronto. Non a loro insaputa. (Goffredo De Marchis su La Repubblica di giovedì 17 novembre 2011).

 

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Prime istantanee sul governo Monti. Anna Maria Cancellieri (ministro degli Interni): Famosa la sua battuta sulla festa dell’8 marzo: “Se fosse per me, la abolirei. La donna non deve sentirsi razza a parte, perché siamo molto meglio degli uomini”. (La Repubblica, giovedì 17 novembre 2011). Paola Severino (ministro della Giustizia): Su suggerimento di Casini, si torna su Paola Severino. Che dà garanzie a tutti: è legale di Caltagirone, il suocero di Casini (Berlusconi era più egoista: al governo ci metteva solo i legali propri, non quelli dei suoceri, n.d.r.), ma ha difeso anche il legale della Fininvest, Giovanni Acampora, nel processo Imi-Sir... Prorettore vicario della Luiss, dove insegna Diritto penale, è stimata dalle toghe con cui si è confrontata in tanti processi. Da ultimo, a Roma, come parte civile per lAlitalia e nel caso Ior. La mettono in quota Udc, ed è stata, sì, legale di Caltagirone, suocero del leader centrista, ma anche di Prodi per la Cirio, di Acampora, di Gironzi, di Gifuni e della Comunità ebraica contro Priebke. (La Repubblica, ibidem). Piero Gnudi (ministro del Turismo e dello Sport): È protetto da Casini. (La Repubblica, ibidem). Terzi di Sant’Agata (ministro degli Esteri): Andrà a dirigere gli Esteri grazie anche all’amicizia di Gianfranco Fini. (La Repubblica, ibidem). Lorenzo Ornaghi (ministro della Cultura): Era al convegno di Todi ed è da sempre vicino a Camillo Ruini e alla Cei. A Todi divenne quasi uno slogan la sua ricetta per un nuovo protagonismo cattolico: “Abbiamo bisogno di una scomposizione e ricomposizione delle forze politiche”. (La Repubblica, ibidem). Corrado Passera (ministro dello Sviluppo economico e delle infrastrutture): Era al convegno di Todi. Laureato alla Bocconi, negli anni ’80-’90 è stato manager nella Cir di Carlo De Benedetti, con incarichi di vertice in Mondadori e Olivetti. Prima di Banca Intesa aveva guidato le Poste, che con la sua gestione si sono aperte ai servizi finanziari. I suoi detrattori ricordano i passi falsi degli immobili venduti al duo Bisignani-Farina, e gli improvvidi e generosi finanziamenti a individui poi finiti nella polvere, come l’immobiliarista Luigi Zunino e il finanziere Romain Zaleski. Cattolico di sinistra. Se riuscirà in politica, in banca tornerà più e si autocandiderà nel Terzo polo... Suo un siparietto con Marcello Dell’Utri. I due s’incontrano dietro l’aula ed è scambio di saluti affettuosi: “Che piacere vederti qui”, dice l’ex amministratore di Publitalia processato per mafia al ministro. Che ricambia con entusiasmo. (La Repubblica, ibidem e venerdì 18 novembre 2011). Andrea Riccardi (ministro della Cooperazione e integrazione): Era al convegno di Todi. Fondatore della Comunità di sant’Egidio, detta l’Onu di Trastevere, è docente di Storia contemporanea. Da tempo è corteggiato dalla politica, anche in chiave di una leadership cattolica. (La Repubblica, ibidem). Renato Balduzzi (ministro della Salute): Costituzionalista, già presidente del Movimento dei laureati dell’Azione cattolica, è vicino a Rosy Bindi ed è stato un suo strettissimo collaboratore ai dicasteri della Sanità e della Famiglia. (La Repubblica, ibidem). Antonio Catricalà (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio): Nominato nel 2005 presidente dell’Antitrust, torna a palazzo Chigi, dove è stato segretario generale durante il secondo governo Berlusconi. (La Repubblica, ibidem). Piero Giarda (ministro per i Rapporti col Parlamento): Laureato in economia e commercio alla Cattolica di Milano, è responsabile del laboratorio di Analisi monetaria di quella Università. (La Repubblica, ibidem). Corrado Clini (ministro dell’Ambiente): Un tecnico di lungo corso che non ha mai nascosto la sua simpatia per il nucleare. (La Repubblica, venerdì 18 novembre 2011).

 

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Per la serie "Chi si umilia sarà esaltato": il Monti a Fiumicino a ossequiare il Ratzinger.

Per la serie Chi si umilia sarà esaltato: il Monti a Fiumicino a ossequiare il Ratzinger.

 

(su) Joseph Ratzinger e Mario Monti: C’è soddisfazione nell’appartamento papale (la ridicolissima Repubblica scrive appartamento con la A maiuscola!!!, n.d.r.). È una “buona giornata” per il pontefice, che scorre incuriosito la composizione dell’esecutivo. Benedetto XVI è soprattutto felice per la nomina di Andrea Riccardi, uomo che apprezza e conosce bene, ora responsabile di un dicastero nuovo di zecca (Cooperazione internazionale e integrazione), nel quale lo storico della Chiesa e fondatore della Comunità di sant’Egidio potrà esprimere al meglio anche le sue doti di tessitore del dialogo interreligioso. Ma la soddisfazione del papa teologo si allarga a tutta la squadra-Monti. Ci sono molti accademici e una presenza cattolica robusta. Così le nomine del rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, di un manager considerato “non ostile” come Corrado Passera, e di personaggi per formazione vicini a quell’ambiente, come Profumo, Severino, Balduzzi e Giarda, rappresentano una garanzia verso il Vaticano. Difatti il braccio destro del papa, il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, rivolge alla nuova compagine un auspicio dato fino all’altro giorno niente affatto per scontato:È una bella squadra a cui auguro buon lavoro, perché c’è tanto da fare”. (La Repubblica, giovedì 17 novembre 2011).

 

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Pierferdinando Casini: È Casini il più convinto testimonial della riscossa democristiana, e infatti si comporta da padrone di casa. Accudisce ed esalta. Dà i voti ad Angelino Alfano e a Pier Luigi Bersani, che hanno mostrato “straordinaria lungimiranza”, ed è felice di questo nuovo governo denso di personalità cattoliche, ispirate al centro: È un esecutivo di larga convergenza e ha un effetto immediato: la fine della diaspora della Democrazia cristiana”, sintetizza. Sembra già avere gli occhi rivolti al Quirinale il giovane Pierferdinando, con i capelli bianchi al punto giusto. Sale e pepe. Come quelli di Forlani e quelli della Bindi. Bianchi come lo scudo prezioso della Dc, che “fece lItalia”. (La Repubblica, giovedì 17 novembre 2011). Dal bicolore berluscista-leghista al monocolore democristiano.

 

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Per la serie "Non importa di che colore è il gatto, basta che acchiappi la Fiom": il Marchionne del Berlusconi e il Marchionne del Monti.Per la serie "Non importa di che colore è il gatto, basta che acchiappi la Fiom": il Marchionne del Berlusconi e il Marchionne del Monti.

Per la serie Non importa di che colore è il gatto, basta che acchiappi la Fiom: il Marchionne del Berlusconi e il Marchionne del Monti.

 

Sergio Marchionne: L’Italia non avrebbe potuto scegliere meglio di Monti. (La Repubblica, giovedì 17 novembre 2011).

 

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Mario Monti: In tutti ho riscontrato la piena consapevolezza dell’attuale emergenza e tutti hanno offerto contributi di possibili sacrifici parziali in vista di un risultato positivo più generale. (La Repubblica, mercoledì 16 novembre 2011). Speriamo che non sia vero. Poiché ci sono alcuni che di sacrifici ne hanno già fatti fin troppi. E c’è qualcun altro, fra quelli che il Monti ha consultato, che di quegli alcuni dovrebbe essere il rappresentante. E che, in quanto tale, non ha il diritto di offrire ciò che non gli appartiene.

 

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Per la serie "Gruppo Bilderberg" (secondo alcune fonti): Mario Monti, Bernhard van Lippe Biesterfeld (olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del Gruppo negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale) e Barbara Spinelli.Per la serie "Gruppo Bilderberg" (secondo alcune fonti): Mario Monti, Bernhard van Lippe Biesterfeld (olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del Gruppo negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale) e Barbara Spinelli.Per la serie "Gruppo Bilderberg" (secondo alcune fonti): Mario Monti, Bernhard van Lippe Biesterfeld (olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del Gruppo negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale) e Barbara Spinelli.

Per la serie Gruppo Bilderberg (secondo alcune fonti): Mario Monti, Bernhard van Lippe Biesterfeld

(olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del Gruppo negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale) e Barbara Spinelli.

 

Barbara Spinelli (finta sinistra che secondo alcuni è nel Gruppo Bilderberg insieme a Mario Monti, Romano Prodi, Emma Bonino e Walter Veltroni): Parlare di un potere di tecnocrati e banchieri centrali che avrebbe usurpato il trono del politico vuol dire ignorare coscientemente la realtà in cui viviamo, fatta non di evaporazione ma di differenziazione-moltiplicazione della sovranità politica. Siamo membri delle nazioni e al tempo stesso dell’Europa. La sovranità del popolo si esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione italiana, ma anche di quella europea (notare il ma anche: un dì veltroniano, oggi è il motto quasi obbligato di chiunque voglia indurre chi lo legge o lo ascolta ad annullare i propri affetti, n.d.r.). La seconda Costituzione esiste di fatto (con le sue leggi preminenti sulle nazionali, con la sua Carta dei diritti inserita nel Trattato, dunque giuridicamente vincolante) anche se gli Stati, vigliaccamente, si son rifiutati di dare al Trattato di Lisbona il nome di Costituzione. È per una sorta di ignoranza militante, strabica, che non scorgiamo quel che pure esiste. (La Repubblica, mercoledì 16 novembre 2011). Evidenti (e ovvie) le assonanze col guardare lontano e i ma anche del finto sinistro Adriano Sofri di ieri.Originale, invece, per una finta sinistra, la pretesa (fino a oggi esclusivamente berluscista, e da La Repubblica più volte stigmatizzata) di una preminenza della cosiddetta Costituzione materiale sulla Costituzione vera. La quale, allarticolo 11, afferma, sì, che L’Italia (...) consente alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni, ma solo se ciò avviene in condizioni di parità con gli altri Stati, e dunque non certo per le imposizioni di fantomatici direttorii europei (o, ancora peggio, bilderberghesi) e di purtroppo realissime tirannie finanziarie globali.

 

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Enrico Letta (doppiogiochista tra la sinistra e la destra del Pd, nipote di Enrico Letta e pronipote di Guido Letta: L’Italia è stata al centro di quattro mesi di tormenta. La mia impressione è che, complice anche la scelta che abbiamo fatto tutti insieme questa settimana, l’uragano sta passando l’Italia e nei prossimi due-tre mesi andrà in Francia e Spagna... Noi possiamo tornare ad avere un costo del denaro inferiore a quello che oggi hanno gli spagnoli: l’effetto Monti è già in corso. (La Repubblica-sito, mercoledì 16 novembre 2011.

 

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Per la serie "Al Berlusconi mancava solo di voler fare il papa, questo invece fa già la Madonna": Mario Monti. (Cliccalo per ingrandirlo!)

Per la serie Al Berlusconi mancava solo di voler fare il papa, questo invece fa già la Madonna: Mario Monti. (Cliccalo per ingrandirlo!)

 

(su) Mario Monti: Positivo l’esordio di Mario Monti per il Sir, l’agenzia di stampa che fa capo alla Conferenza episcopale italiana: “Due parole spiccano nel breve discorso tenuto dopo aver accettato l’incarico: sono servizio e responsabilità”, commenta una nota del Sir. Una terza espressione considerata importante nel lessico del neosenatore è “bene comune”. E anche don Sante Torretta, parroco di San Pietro in Sala a Milano (dove Monti va a messa) dice: “Da qualche mese inserisco nella preghiera dei fedeli un pensiero per chi governa l’Italia e adesso il ricordo per lui sarà quotidiano da parte mia e di tutta la comunità. (La Repubblica, martedì 15 novembre 2011).

 

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Per la serie "Forse ce ne libereremo più facilmente di quanto temiamo": il coltissimo professor Monti e il gatto nero che non gli piace.Per la serie "Forse ce ne libereremo più facilmente di quanto temiamo": il coltissimo professor Monti e il gatto nero che non gli piace.

Per la serie Forse ce ne libereremo più facilmente di quanto temiamo: il coltissimo professor Monti e il gatto nero che non gli piace.

 

(su) Mario Monti: Come un italiano medio, frena di botto se gli attraversa la strada un gatto nero. “Non mi piacciono, soprattutto quando vengono da sinistra”. Una bizzarria poco britannica. Comunque si ferma e scarica la jella sulla macchina successiva. (Minima parte, ma significativa, di un santino di ben sei colonne di Goffredo De Marchis su La Repubblica di martedì 15 novembre 2011). Non bastavano il tecnocrate, il bilderberghese, il trilaterale, il gesuita: anche il superstizioso ci voleva. Cultura di altissimo livello, eh?

 

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Per la serie "Guardare lontano": be', ecco com'è diventato Adriano Sofri facendolo.

Per la serie Guardare lontano: be’, ecco comè diventato Adriano Sofri facendolo.

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Scrive Adriano Sofri (ex leader di Lotta Continua, condannato in via definitiva a 22 anni di carcere come mandante dell’assassinio del commissario Calabresi, oggi finto sinistro servitor di due padroni per La Repubblica e Il Foglio): Si capisce che la festa per il commiato di Berlusconi e della sua corte sia turbata da una sensazione di espropriazione delle speranze e delle ragioni dei movimenti che hanno rianimato il paesaggio sociale e civile italiano. Non si potrebbe dir meglio: la mission del governo Monti è quella di rassicurare le tirannie finanziarie globali espropriando la Sinistra (la vera Sinistra: i movimenti nati dalla Società civile, la Cgil, la sinistra del Pd, una parte della Sinistra radicale, milioni di Lavoratori pubblici e privati, insomma: l’Italia migliore) della schiacciante vittoria che certamente sarebbe sua se si votasse, ma che il finanzcapitalismo internazionale non è disposto a tollerare: ragion per cui ha scatenato contro il nostro Paese unaggressione economica che la finanza nostrana, la Chiesa, i suoi servi nei partiti e nelle istituzioni, nonché gli intellettuali reazionari raccolti intorno a La Repubblica, hanno cavalcato per conservare il potere (religioso, culturale, economico) che sentivano sempre più minacciato dalla crisi del berluscismo, sul quale, palesemente o in segreto, avevano tutti puntato. No, non si potrebbe dir meglio: tutto ciò suscita in noi una sensazione molto spiacevole di espropriazione. Ma il Sofri lo dice per annullarla, la nostra sensazione, e per farla annullare anche a noi: Penso che occorra guardare lontano, aggiunge infatti, e così dicendo ci invita a servirci del pensiero non per capire il male che sentiamo, ma per cessare di sentirlo. Ci invita a guardare lontano per far sì che non sentiamo più e, non sentendo, perdiamo la capacità di capire. Tramutarci in cloni anaffettivi di noi stessi, come ne L’invasione degli ultracorpi: ecco cosa il Sofri vuol farci. E perciò continua, per cinque colonne di velenoso piombo, a nominare (astrattamente) le cose vere e valide che noi (non lui) sentiamo e pensiamo, soltanto per poi annullarle (concretamente) con parole vaghe, o furbesche, o del tutto insensate: anestetizzandoci a poco a poco nel tentativo di renderci frigidi... Oggi vale più la pena di chiedersi se il nome di capitalismo non pretenda di razionalizzare una macchina ingovernata e largamente ingovernabile, dichiara, ma alla riga successiva cancella quel che ha detto: che è una ragione di più per guardarsi da una visione paranoica del mondo, in cui pescecani affaristi speculatori, affannati ad azzannare i pesci piccoli e boccheggianti tirati fuor d’acqua, sembrino guidarlo loro, il peschereccio, che invece sta andando allegramente alla deriva. Ma allora chi è scarrozzato e chi invece è schiacciato, da quella macchina ingovernata, se gli affaristi speculatori non esistono? Il Sofri vede la macchina, vede che è ingovernata, ma (anziché domandarsi chi tragga vantaggio dal non governo di essa) guarda lontano per non veder più un accidente: la macchina si guida da sola, ci schiaccia, è vero, ma non arricchisce alcuno. E le diseguaglianze che aumentano a dismisura, il 99% sempre più povero, l’1% sempre più ricco, la crisi sempre più devastante? Annullati, oltrepassati con lo sguardo, e paranoici noi che invece non ci riusciamo, ad annullare la realtà che ci fa star male. E ancora: Ora, si può rimanere fedeli, con cautela, alla domanda di Brecht: “Che cos’è una rapina in banca rispetto alla fondazione di una banca?”, e tuttavia evitare di scambiare uno stimato professore europeista per un agente dell’imperialismo finanziario. Basta guardare lontano, annullare ciò che si ha davanti adesso (come i genitori che dimenticano i bambini nelle macchine arroventate) e tutto si confonde in un grigiore indistinto in cui non c’è più differenza tra servirsi delle banche per rapinare o essere rapinati dalle banche, tra mettersi dalla parte dei rapinatori o mettersi dalla parte dei rapinati. Fino al grottesco dell’assoluto nonsense: Il capitalismo, grossi banchieri e madornali bonus compresi, lavora sodo a truffare sé stesso. E i tentativi affannosi di riparare hanno gli stessi autori e gli stessi meccanismi che hanno portato ai disastri. Ma anche durante la piena si usa il proprio secchiello, mentre ci si prepara a restituire ai fiumi il loro corso. Tre proposizioni (da ma anche a loro corso) il cui significato è pari a zero. O meglio: il cui significato è tutto in quel famoso (e veltroniano) ma anche, così sornione da sembrare inoffensivo, che invece anch’esso seduce alla dolce morte del guardar lontano, dellannullare per non vedere e, soprattutto, per non sentire le aggressioni che, facendoci soffrire, ci fanno però anche sentire e sapere chi siamo e che stiamo a sinistra, dalla parte di chi le subisce, e non (anche) a destra, dalla parte di chi le fa subire agli altri. E poi, in un crescendo (di annullamenti) impressionante: Non è mai il tempo per fare le cose giuste? Lo è sempre... I privilegi della ricchezza e del potere si sono esasperati fino a ridicolizzare e umiliare la libertà dei mercati e delle persone... Il governo Monti deciderà anche misure meritevoli dell’opposizione sociale più libera e determinata... Ma... Ma guardiamo lontano, no? Non sono uguali un ministro che voglia infilarmi di forza una sonda nella pancia, e uno che mi lasci vivere e morire a modo mio... Sappia, chi davvero ha in animo un altro mondo possibile, che “le piccole differenze” nella politica e nelle istituzioni sono decisive soprattutto per lui, che deve farci leva, e impegnarsi a renderle più grandi ed efficaci. A non compiacersi di moltiplicare i nemici, e a non rinunciare alla propria forza: avere ragione, e volerne persuadere. (La Repubblica, martedì 15 novembre 2011). Il Sofri è uno stupido? Non lo pensiamo. Non pensiamo che non si renda conto che ciò che (non solo lui) scrive, se la Sinistra se lo bevesse, ne farebbe una sinistra ultracorporea. Ma allora, se stupido non è, cosa gliene viene da queste confusive e distruttive fatiche? Il benevolo sorriso di qualche cosiddetto “monsignore? Il paterno compiacimento di Eugenio Scalfari? Qualche gelido riflesso degli occhiali di Mario Monti? Qualche gesuitico sibilo di Mario Draghi? O che cosa? Poiché si sarà scervellato, il “povero Sofri, per escogitare “una piccola differenza” con cui guarnire, a mo di contentino, il suo mortifero invito a guardar lontano per non sentire l’espropriazione della speranza; e gli è parso di averlo trovato, il contentino, in quell’ipotetico ministro (montiano) che non infilerà di forza le sonde nelle pance. Ma... sbagliamo o quel ministro dobbiamo ancora vederlo all’opera? Il Sofri, a forza di guardar lontano, vuol per caso diventare un veggente extralucido? Se è così, faccia pure. Noi, invece (col suo permesso ma anche senza) ci rifiutiamo di appigliarci a “piccole differenze” (non ancora realizzatesi) per non sentire e non vedere l’immensa differenza (attuale) tra la vittoria della Sinistra, di cui siamo stati espropriati (forse per sempre), e il governo Monti che ci è stato dato in cambio. Ci rifiutiamo di annullare i sentimenti, di diventare ultracorpi anaffettivi. Ce la teniamo, la sensazione che il Monti suscita in noi: che è molto spiacevole, certo, ma mai come l’idea di precipitare e perdersi con lo sguardo, mostruosamente, in lontananze disabitate dalle Donne e dagli Uomini.

 

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Per la serie "NeoCostituzione italiana": il Riva mentre segue pensoso l'andamento della sovranità di Borsa.

Per la serie NeoCostituzione italiana: il Riva mentre segue pensoso l’andamento della sovranità di Borsa.

 

Massimo Riva (ex senatore comunista, oggi editorialista di finta sinistra per La Repubblica): L’indice di Borsa ieri è calato, a fine contrattazione, di quasi il due per cento. Mentre lo spread è schizzato di nuovo attestandosi attorno a quota 490. Le parti politiche che mal sopportano il tentativo di formazione di un nuovo governo (in particolare all’interno del Pidièlle) hanno colto l’occasione al volo per dichiarare già esaurito l’effetto Monti sui mercati. Nessuno si è chiesto se proprio la loro neanche troppo dissimulata ostilità contro la difficile prova che il professore bocconiano sta affrontando sia invece la causa prima e prevalente dell’improvvisa svolta in negativo sui mercati. (La Repubblica, martedì 15 novembre 2011). Ma allora non è meglio chiuderlo, il Parlamento? E scioglierle, le parti politiche, cioè (fuor dalle neominzoliniane metafore de La Repubblica) i partiti? E far votare le leggi dai mercati, cioè (fuor dalle neominzoliniane metafore de La Repubblica) dalle tirannie finanziarie globali? Sarebbe anche più rapido, no? Lo spread scende? Disegno di legge approvato. Lo spread sale? Disegno di legge respinto, e chi lo ha proposto additato al pubblico ludibrio. Il Riva non ci è mai parso una cima, ma oggi ha superato sé stesso: niente rintontolisce come la frenesia di saltare sul carro del vincitore. O di chi par tale.

 

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Per la serie "Neominzolinisti di finta sinistra": Claudio Tito e lo "spettro" della sovranità popolare.

Per la serie Neominzolinisti di finta sinistra: Claudio Tito e lo “spettro” della sovranità popolare.

 

Claudio Tito (autore di un Diario della crisi per inculcare nei lettori che dinanzi ai mercati ― come La Repubblica chiama le tirannie finanziarie globali ― la democrazia passa in secondo piano, e che andare al voto ― come La Repubblica chiama l’esercizio della sovranità popolare ― sarebbe la rovina del Paese): Napolitano sa bene che senza una concreta copertura politica (del governo tecnico, n.d.r.) lo spettro del voto ad aprile o maggio può improvvisamente materializzarsi... Il Colle sta seguendo con irritazione il gioco dei veti incrociati... Ma un’impennata dei tassi dei nostri titoli di Stato potrebbe assestare l’ultimo scossone alle timidezze di Pd e Pdl. Come le fibrillazioni sulle quotazioni dei bot hanno di fatto determinato la caduta di Berlusconi, così potrebbero imporre una nuova svolta bocciando la credibilità di una squadra senza politici... Monti e Napolitano hanno l’esigenza di chiudere la partita in tempi brevissimi. Nessuno può sfidare troppo a lungo i mercati. (La Repubblica, martedì 15 novembre 2011). Per il Tito, e per il partito editoriale di finta sinistra che gli dà da vivere, il voto è uno spettro. Poiché il vero sovrano non è il Popolo italiano ma i mercati, cioè le tirannie finanziarie globali, che nessuno può sfidare. O guai a lui. (Altre neominzolinate del Tito cliccando qui, qui e qui).

 

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Per la serie "Simpatici banchieri tedeschi": Christian Clausen.

Per la serie Simpatici banchieri tedeschi: Christian Clausen.

 

Christian Clausen (presidente della Federazione delle banche europee): Le banche stanno facendo esattamente quello che devono fare: riducono il rischio vendendo i titoli italiani. E devono continuare a farlo, se vogliono allontanarsi dall’epicentro della crisi. Se la crisi italiana si espandesse, per esempio, alle banche francesi, gli istituti europei sono così legati che gli effetti arriverebbero a tutti, perfino alle banche svedesi. (La Repubblica, martedì 15 novembre 2011).

 

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Per la serie "Quelli che sono disposti": Enrico Morando.

Per la serie Quelli che sono disposti: Enrico Morando.

 

Enrico Morando (finto sinistro veltroniano nel Pd, commentando le parole di Matteo Orfini, della segreteria Bersani, che da persona sensata ha dichiarato che nominare Ichino ministro sarebbe, per il Pd, una vera e propria provocazione): Parole veramente tristi. Questo governo può essere un’occasione formidabile per affrontare i temi del mercato del lavoro senza pregiudizi: è finita la stagione della nostra subalternità nei confronti della Cgil. (La Repubblica, martedì 15 novembre 2011). Eccone un altro, nel Partito democratico, che dà già per certo che il golpe freddo contro Berlusconi sia stato anche un golpe contro Bersani, e che abbia avuto “successo”. E chi è costui? Diamine: è il Morando. Quello che il 21 agosto scorso, dopo due anni di lotta contro Pier Luigi (non proprio senza quartiere: quando se ne ricordava), si dichiarò perfino disposto a firmare emendamenti con il Pidièlle per riformare le pensioni.

 

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Il Monti secondo Mauro Biani (uno che non ci tiene a fare il "neominzolinista" come certi giornalisti de "La Repubblica") su "L'Unità" di lunedi 14 novembre 2011.

Il Monti secondo Mauro Biani (uno che non ci tiene a fare il neominzolinista come certi giornalisti de La Repubblica) su L’Unità di lunedi 14 novembre 2011.

 

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Per la serie "Gruppo Bilderberg" (secondo alcune fonti): Mario Monti, Bernhard van Lippe Biesterfeld (olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del Gruppo negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale) e Walter Veltroni.Per la serie "Gruppo Bilderberg" (secondo alcune fonti): Mario Monti, Bernhard van Lippe Biesterfeld (olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del Gruppo negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale) e Walter Veltroni.Per la serie "Gruppo Bilderberg" (secondo alcune fonti): Mario Monti, Bernhard van Lippe Biesterfeld (olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del Gruppo negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale) e Walter Veltroni.

Per la serie Gruppo Bilderberg (secondo alcune fonti): Mario Monti, Bernhard van Lippe Biesterfeld

(olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del Gruppo negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale) e Walter Veltroni.

 

Walter Veltroni (finto sinistro che secondo alcuni è nel Gruppo Bilderberg insieme a Mario Monti, Romano Prodi, Emma Bonino e Barbara Spinelli): Serve il vero Pd, al centro dello schieramento dei riformisti, e che detti non la sua agenda, ma l’agenda del Paese, anche quando si tratta di verità scomode come quella di Ichino, che tutti devono rispettare. (La Repubblica, lunedì 14 novembre 2011). Qual è il vero Pd, secondo il Veltroni, lo stabilisce lui. E un pochino l’Ichino, col suo permesso. Primi segni del ribaltone interno (per la serie Due piccioni con una fava: Berlusconi e Bersani) che la destra del partito, clericale e iperliberista, sta perfezionando con il determinante aiuto delle tirannie finanziarie globali, del Vaticano, del partito de La Repubblica e del presidente Napolitano?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Mario Monti: Il mio obiettivo è quello di risanare la situazione finanziaria e riprendere il cammino della crescita in un quadro di accresciuta attenzione all’equità sociale per dare ai nostri figli un futuro concreto di dignità e di speranza.

(La Repubblica, lunedì 14 novembre 2011). Bene. Vogliamo proprio vedere.

 

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Per la serie "Neominzolinismo montista": il Monti de "La Repubblica". Cliccalo per ingrandirlo!

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(su) Mario Monti: La domenica di Monti: a messa e poi al Quirinale (Titolo de La Repubblica di lunedì 14 novembre 2011). Avremmo preferito l’inverso: prima al Quirinale e poi a messa. Un compito difficile per Mario Monti, quello di ridare al Paese la credibilità perduta con Berlusconi. Destino vuole che in mattinata, quando si reca a messa con la moglie Elsa, ascolti la parabola dei talenti, dal Vangelo di Matteo. Poi, ai giornalisti che ormai non lo perdono d’occhio un solo istante, con garbo dice: “Avete visto che splendida giornata?” Quindi, riferendosi al codazzo di cronisti e telecamere, chiede simpaticamente alla scorta: “Ma sarà sempre così?” Qualche applauso dei passanti. (Santino di Alberto D’Argenio, La Repubblica, organo del neominzolinismo montista, lunedì 14 novembre 2011).

 

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(su) Giulio Tremonti (ex ministro dell’Economia): Tremonti precludeva anche la possibilità della discussione... La chiusura sua e della tecnostruttura del ministero dell’Economia era totale. Non dicevano mai “questo non si può fare”, anzi. Ci davano appuntamento a via XX Settembre ma, prima di aver discusso la cosa tra di noi, avevano già invitato le parti sociali. Ovviamente non si andava da nessuna parte... Alla fine il tavolo è stato portato a palazzo Chigi, ma evidentemente era troppo tardi. (Paolo Romani, pidiellìno inventore del programma Colpo grosso ed ex ministro per lo Sviluppo economico, La Repubblica, lunedì 14 novembre 2011).

 

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(su) Mario Monti, la Commissione Trilaterale e la Goldman Sachs: Mario Monti è presidente del consiglio di amministrazione europeo della Commissione Trilaterale. La Commissione Trilaterale è un’organizzazione privata, non governativa ed apartitica, nata nel 1973 per volontà di David Rockefeller, banchiere e massone, e Zbigniew Brzezinski, geostratega, politologo e consigliere per la sicurezza del presidente americano Jimmy Carter, anch’egli membro della Commissione Trilaterale prima di divenire presidente. Entrambi statunitensi, entrambi ancora in vita. Lo scopo dichiarato della Commissione Trilaterale è di far sedere intorno a un tavolo le menti migliori (a discrezione dei membri della commissione stessa) e più influenti del Giappone, dell’Europa Occidentale e dell’America del Nord per affrontare i problemi della crescente interdipendenza che caratterizza le regioni del Mondo e incentivare la cooperazione tra le stesse, che non possono affrontare da sole le sfide della globalizzazione, affinché sia efficiente e dia benefici a tutte le nazioni, qualunque sia il loro sistema politico o stadio di sviluppo”. Alla Commissione Trilaterale si può accedere solo tramite invito, a totale discrezione dei tre comitati esecutivi regionali, ciascuno limitatamente alla propria regione, con criteri stabiliti in via esclusiva dai rispettivi presidenti e vicepresidenti (per l’Europa, dunque, è Mario Monti a decidere). Nel 1975 la Commissione Trilaterale ha prodotto un documento, ad opera di Michel Crozier e Samuel P. Huntington, il cui titolo è The Crisis of Democracy”, nel quale si leggono le seguenti e testuali affermazioni: «Alcuni dei problemi di governabilità degli Stati Uniti hanno oggi origine da un eccessso di democrazia. [...] C’è bisogno, piuttosto, di una maggiore moderazione nell’uso della democrazia» (pag. 123). «L’efficiente conduzione di un sistema politico democratico usualmente ha bisogno di una certa misura di apatia e ignavia da parte di una fetta della popolazione» (pag. 124). «Gruppi sociali marginali, come ad esempio le persone di colore, stanno oggi diventando parte attiva del sistema politico. Ciò però non elimina il pericolo di sovraccaricare il sistema politico con richieste che eccedono le sue funzioni e minano alla base la sua autorità. Di conseguenza il maggior coinvolgimento di certi gruppi deve necessariamente corrispondere a una minore pretesa di partecipazione da parte di tutti i gruppi» (pag. 124). Tali concetti erano però già stati espressi in un editoriale sul St. Petersburg Times del 2 agosto 1974 dal titolo Examining the Crisis of Democracy, scritto da Zbigniew Brzezinski, uno dei fondatori della Commissione Trilaterale. Nel 1981 Noam Chomsky ha osservato come molteplici altri esponenti della Commissione Trilaterale, oltre Brzezinski, fossero parte della squadra di governo degli Stati Uniti d’America al tempo dell’amministrazione di Jimmy Carter. Infatti, l’ufficio della Presidenza, la Vice Presidenza, la Segretaria di Stato, il ministero della Difesa e quello del Tesoro erano tutti nelle mani di membri della Commissione Trilaterale, oltre al già menzionato Brzezinski, consigliere per la sicurezza del Presidente e contemporaneamente direttore della Commissione Trilaterale. Chomsky ha fatto anche riferimento a The Crisis of Democracy, criticandone aspramente proprio i passi summenzionati. Questo elenco di semplici, documentati e pubblicamente disponibili fatti, serve a delineare un contesto ulteriore in cui andare a inquadrare la figura di Mario Monti. Come su scritto, Mario Monti ricopre un ruolo dirigenziale nella Commissione Trilaterale e, come evidenziato, nessuno può accedere alla Commissione Trilaterale se non dietro invito di esponenti dirigenziali della stessa, sulla base di criteri soggettivi ma che verosimilmente sposano appieno la missione e l’impostazione accademica e culturale della Commissione Trilaterale stessa. Le affermazioni su elencate riguardo la democrazia ed i suoi eccessi sono state a più riprese pubblicamente ribadite e fatte proprie da chi ha presieduto la Commissione Trilaterale. Abbiamo inoltre visto che la Commissione Trilaterale ha già sfornato numerosi esponenti di governo in passato. Mario Monti è solo l’ennesimo. In quest’ottica si comprende meglio quale sia uno dei modi in cui la Commissione Trilaterale intende portare avanti gli obiettivi testè elencati, a meno di non pensare che si tratti solo di coincidenze: entrando a far parte dei governi nazionali, ovunque ve ne sia l’occasione e gliene sia data la possibilità. Ciò senza alcun dubbio testimonia l’influenza dei suoi membri su esponenti di spicco delle maggiori istituzioni degli Stati Nazionali, Italia inclusa. Tutto ciò, considerato cosa pensa la Commissione Trilaterale della democrazia, solleva una questione di primaria importanza: è questo un modo legittimamente democratico, nell’accezione comunemente intesa di democrazia, per far sì che le proprie idee su come debba essere organizzata la politica mondiale vengano attuate? Se la Commissione Trilaterale ha come scopo quello di affrontare i problemi della globalizzazione in un modo che sia efficiente e dia benefici a tutte le nazioni, qualunque sia il loro sistema politico o stadio di sviluppo, è giusto che ciò avvenga scavalcando la normale dialettica politica pubblica, quella che prevede che le proprie idee si debbano misurare con la volontà popolare attraverso il voto? Due parole su Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo. Greg Palast, giornalista collaboratore della Bbc, dello Observer e del Guardian, esperto di frodi commerciali e scandali finanziari, ha denunciato che dietro il disastro finanziario della Grecia c’è proprio Goldman Sachs, che nel 2002, in combutta con il governo greco dell’epoca, ha aiutato la Grecia a falsificare i bilanci, dietro lautissimo compenso sottoforma di interessi usurai e megaparcelle. Qualche giorno fa Milano Finanza ha riportato che Goldman Sachs è l’artefice principale della speculazione che ha portato all’aumento vertiginoso dello spread tra i Bund tedeschi ed i Btp italiani. L’8 novembre 2011, alla notizia delle imminenti dimissioni di Berlusconi, Goldman Sachs ha emesso un comunicato in cui ha affermato che le elezioni avrebbero rappresentato lo scenario peggiore per i mercati, ma che il Presidente Napolitano ne è consapevole e probabilmente cercherà di resitere alla spinta per sciogliere le camere”. Il 9 novembre 2011 il Presidente Giorgio Napolitano ha nominato Mario Monti senatore a vita. Mario Monti è anche international advisor per Goldman Sachs. (Dalla pagina Facebook di Informare Per Resistere, domenica 13 novembre 2011).

 

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Pier Luigi Bersani alla manifestazione per la Scuola del 13 marzo scorso (foto di Luigi Scialanca, cliccala per ingrandirla!).

Pier Luigi Bersani alla manifestazione per la Scuola del 13 marzo scorso (foto di Luigi Scialanca, cliccala per ingrandirla!).

 

Pier Luigi Bersani (intervistato da Alessandra Longo, che a un certo punto obietta: I detrattori parlano di “governo delle banche”): Bisogna intendersi su cosa significa banche. Le banche sono i luoghi dei banchieri, ma anche i luoghi dove si custodiscono i soldi dei risparmiatori, e credo che questa sia una preoccupazione di Monti. Il tema della fiscalità è il tema che ci differenzia dall’Europa, così come l’evasione, la pletora della Pubblica amministrazione, le liberalizzazioni. Tutto questo è in sintonia con l’ottica liberale di Monti. Credo che sia a lui ben chiaro che la micidiale diseguaglianza sociale che affligge il Paese imbriglia la crescita. Quando Monti parla dell’abolizione dei privilegi, non evoca forse il tema dell’equità? (La Repubblica, domenica 13 novembre 2011). Certo non hai già dimenticato, Pier Luigi, la passione con cui hai parlato di verità nel tuo bel discorso del 5 a piazza san Giovanni. Ma se si vuol dire la verità, caro Pier Luigi, non si può parlare con furbizia. Non c’è italiano, Pier Luigi (ti dirò di più: non c’è terrestre) che negli ultimi due decenni non abbia scoperto a proprie spese come le banche custodiscano i soldi, specialmente quando si tratta di piccoli patrimoni. O forse non di furbizia si tratta, ma del fatto che tu ignori questa semplice verità?... Quando poi affermi di credere che al Monti sia ben chiaro che la diseguaglianza non è una bella cosa, il dilemma (tra la padella e la brace) se tu stia parlando astutamente o ingenuamente si aggrava: come sarebbe a dire che tu credi? Avete parlato un’ora, non gliel’hai chiesto? O forse gliel’hai chiesto e non ti ha risposto? Ecco, Pier Luigi, parlare secondo verità (e con fiducia nell’intelligenza di chi ascolta) significa, tra le altre cose, non dire credo, ma scusate, sulla questione della diseguaglianza mi son dimenticato di interpellarlo; oppure: gliel’ho domandato, come no, ma quello non mi ha risposto, e ciò preoccupa me come preoccupa voi. Questo sì che sarebbe un nuovo modo di rivolgersi ai Cittadini, caro Pier Luigi. E per finire: il Monti non parla di abolizione dei privilegi, caro Pier Luigi. Il Monti (se non racconta balle il Rampini, che questa frase l’ha virgolettata) ha detto che bisogna rendere un po’ infelice ogni italiano limando i privilegi. I privilegi di ogni italiano non sono quelli che pensiamo noi, caro Pier Luigi. Sono i Diritti, e chiamarli privilegi significa ingannare chi ascolta. Un consiglio da compagno, caro Pier Luigi: se il Monti continuerà a parlare così, studiati bene il suo modo di esprimersi e fa’ l’opposto.

 

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Per la serie "Come bisogna essere per piacere alle tirannie finanziarie globali": Vittorio Grilli.

Per la serie Come bisogna essere per piacere alle tirannie finanziarie globali: Vittorio Grilli.

 

(su) Vittorio Grilli: Ormai le voci stanno diventando tanto insistenti da trasformarsi in quasi certezze. Vittorio Grilli fa le valigie. Anche lui decollerà verso il pianeta dorato da cui proviene tutto l’establishment economico del Paese: la Goldman Sachs. Ci è passato Prodi, ci è passato Darghi, ci è passato Monti. Ora toccherebbe a lui, dopo sei anni filati al Tesoro, con Tremonti, con Siniscalco, con Padoa Schioppa e poi ancora con Tremonti. Con il ministro uscente il sodalizio è stato strettissimo: fedeltà assoluta. Tremonti ha tentato fino all’ultimo di ricompensarlo con un riconoscimento di rango: il seggio di governatore di Bankitalia. Non ce l’ha fatta, e pare che la delusione sia stata forte. Restare in via Venti Settembre? Improbabile che possa essere il braccio operativo di un ministro del governo Monti: troppo esposto con l’esecutivo uscente. Così, meglio cercare altre strade. E a promuoverlo presso i salotti della finanza internazionale, stando a indiscrezioni, sarebbe proprio Draghi. Tra i due, infatti, c’è una lunga amicizia. (L’Unità, domenica 13 novembre 2011). Simpatici tutti questi intrecci, no? Sembrano fatti apposta per ispirare fiducia non solo nelle banche (che secondo Bersani, vedi il post qui sopra, sarebbero le custodi dei soldi dei risparmiatori) ma anche e soprattutto nei governi da esse diretti.

 

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Per la gioia degli Adoratori di Monti de "La Repubblica", ecco il contenuto del mitico "trolley" del medesimo. E lui in persona, pronto a usarli. Su di noi.Per la gioia degli Adoratori di Monti de "La Repubblica", ecco il contenuto del mitico "trolley" del medesimo. E lui in persona, pronto a usarli. Su di noi.Per la gioia degli Adoratori di Monti de "La Repubblica", ecco il contenuto del mitico "trolley" del medesimo. E lui in persona, pronto a usarli. Su di noi.

Per la gioia degli Adoratori di Monti de La Repubblica, ecco il contenuto del mitico trolley del medesimo. E lui in persona, pronto a usarli. Su di noi.

 

(su) Mario Monti: Berlusconi ha convocato Monti per le due a palazzo Chigi (mai il professore sarebbe andato a pranzo a palazzo Grazioli, una residenza privata)... (Santino di Concita De Gregorio). In fondo è tutto un problema di forme e quindi, al giorno doggi, di sostanza. Per cui, nel pomeriggio fatale delladdio a Berlusconi, sic transit gloria mundi, il pensiero va al piccolo trolley del professor Monti, che l’altro giorno è arrivato a Roma con l’aereo di linea e poi è andato a prendere la moglie alla stazione Termini; e c’è una foto di loro due al binario, gente nei pressi, ma per gli affari suoi, e si capisce che nessuno o quasi l’ha riconosciuto; e viene anche da chiedersi se l’Italia non abbia bisogno di semplicità. (Santino di Filippo Ceccarelli). (La Repubblica, domenica 13 novembre 2011). La De Gregorio è una grande del santino, ma il Ceccarelli la supera: col pensiero che va al trolley (un’espressione, il pensiero va, che è da registro solenne, patriottico o ecclesiastico o funebre) siamo a qualcosa di più dell’adorazione, siamo al feticismo religioso. Di questo passo c’è da aspettarsi che sul sito de La Repubblica vadano in vendita, del Monti, le sacre reliquie.

 

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Per la serie "Papi (della finta sinistra)": papa Eugenio I.

Per la serie Papi (della finta sinistra): papa Eugenio I.

 

Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana): Va chiarita una questione importante che finora ha diviso la pubblica opinione: l’eventuale nascita d’un governo Monti rappresenta la sconfitta della politica e la vittoria della tecnocrazia? Un governo di tecnici che confisca i diritti del popolo sovrano? Napolitano, più volte interrogato in varie occasioni pubbliche su questo argomento, ha dato una risposta definitiva: “Non esistono governi tecnici, poiché un governo, comunque composto, ha bisogno per esistere d’ottenere la fiducia del Parlamento, cioè dei rappresentanti del popolo depositari pro tempore della sovranità popolare”. Del resto la nomina di Mario Monti a senatore a vita e in quanto tale membro del Senato a tutti gli effetti è stato un elemento in più, mirato a rafforzare la politicità dell’eventuale candidato. Ma aggiungo un’ulteriore considerazione: le dimissioni di Berlusconi non sono un evento caduto dal cielo; sono avvenute a causa d’una sconfitta parlamentare in occasione del voto sul Rendiconto generale dello Stato, avvenuto la scorsa settimana. Quel Rendiconto è un atto fondamentale nella vita dello Stato perché senza la sua approvazione non si può approvare né la legge di Bilancio né la legge Finanziaria. In quell’occasione le opposizioni, rafforzate da un gruppo di dissidenti usciti dalle file del Pidièlle, decisero di astenersi e in questo modo di contarsi e di contare i voti della maggioranza. Il risultato fu duplice: da un lato il Rendiconto fu approvato come era assai opportuno per non bloccare la macchina dello Stato; dall’altro il risultato della conta fu di 308 voti della maggioranza e di 321 voti dell’opposizione. Poiché la maggioranza, per esser tale, deve avere almeno 316 voti, da quel giorno ha cessato di esistere tant’è che Berlusconi, responsabilmente, andò al Quirinale e presentò le proprie dimissioni “a scadenza”. La scadenza è arrivata oggi ed oggi infatti quelle dimissioni sono diventate esecutive. Conclusione: la caduta di questo governo è avvenuta in Parlamento ed è stato un evento politico a determinarla, con buona pace di chi continua a parlare d’una politica asservita al dominio dei tecnocrati. (...) Concludo sul tema di eventuali elezioni anticipate. Ci sono ragioni che le sconsigliano ed altre che le motivano tirando in ballo il popolo sovrano. Ma ce n’è una che è decisiva e definitiva: le elezioni significano a dir poco due mesi di campagna elettorale, due mesi dominati dall’incertezza del risultato. Una festa per i ribassisti che avrebbero una prateria a disposizione in una fase di scadenze massicce dei nostri titoli pubblici. Per di più con un’ipotesi di maggioranze diverse tra Camera e Senato e quindi con un’incertezza protratta ancora oltre i risultati. Pare che i sostenitori di elezioni immediate siano sordi da quest’orecchio. Portano l’esempio di Spagna e Grecia, ma si tratta d’un esempio profondamente sbagliato: la Spagna non ha i titoli in scadenza come noi e la Grecia ha già un debito sovrano svalutato del 50 per cento. Il nostro debito è il terzo del mondo e se salta, salta l’euro. Il punto è questo. Perciò noi facciamo il tifo per Monti. (La Repubblica, domenica 13 novembre 2011). Il Berlusconi (con il totale disprezzo per i Bambini che le sue tv dimostrano da decenni) pensa che l’intelligenza degli Italiani sia paragonabile a quella di un dodicenne. Lo Scalfari è più pessimista: pensa che siamo tutti deficienti, e che basti dire chiudi gli occhi e apri la bocca per darci a bere qualunque panzana.

 

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(Immagine tratta da "Segnalazioni")

(Immagine tratta da Segnalazioni)

 

(su) certi dipendenti di Joseph Ratzinger: Quattro indagati, cinque telefoni eccellenti sotto intercettazione tra cui quello del vescovo di Potenza, Agostino Superbo, dei sacerdoti Wagno Oliveira e Atapka Kokou detto don Ambrogio. E l’ombra della massoneria che emerge con maggiore consistenza tra le pieghe dell’indagine che punta ai depistaggi nel ritrovamento del corpo di Elisa Claps, pugnalata il 12 settembre 1993 a Potenza mentre il carnefice Danilo Restivo tentava di violentarla nel sottotetto della parrocchia della Santissima Trinità. In particolare sono numerose le telefonate agli atti tra il vescovo e il cappellano della polizia Pierluigi Vignola, già denunciato per violazione della legge sulle logge segrete. Telefonate in cui non si parla di Elisa. Tuttavia resta la Chiesa, con le sue gerarchie e i cellulari anche intestati a terzi, al centro del caso Claps bis. La certezza affiora dalla sentenza che ha appena condannato Restivo a trent’anni. Nel verdetto, per la prima volta, un giudice dichiara negligente la Chiesa nella vigilanza sui locali. Il passo successivo è capire perché. E in cambio, se vantaggio ci fu, di cosa. Aggiunge l’avvocato di parte civile Giuliana Scarpetta: “Siamo convinti che ben due anni prima, nel 2008, in chiesa si sapesse già dell’esistenza del cadavere”. (La Repubblica, domenica 13 novembre 2011).

 

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Alessandro Baricco (su Open, di Andre Agassi): Beh, non l’ha scritto lui, d’accordo. Qualcuno dovrebbe avvisare il Baricco che beh non è italiano. Non sappiamo che lingua sia, forse lo sa lui. In italiano esiste be’ , da bene. Alla fine bisogna arrendersi, sembrava deficiente ma non lo era. O almeno: era intelligente in un modo molto barbaro, e quindi affascinante. Non sarebbe poi stato molto differente, il giovane Werther, se solo nasceva nel 1970 a Las Vegas. Tutto molto superficiale, ma quando ad esempio ti fa capire le porzioni di vita che possono viaggiare in una pallina da tennis che schizza su del cemento, in assenza di qualsiasi profondità, e nell’ossessiva ricerca di poche linee dipinte di bianco, un’idea te la fai, molto fisica, di come l’infinito possa correre sulla pelle del mondo senza prendersi la briga di scendere in qualche altro posto, nel sottosuolo. Serve giusto una mente altrettanto veloce e leggera, e poi tutto ritorna a posto. (La Repubblica, domenica 13 novembre 2011). Per sentirsi barbaro, il Baricco elimina i congiuntivi: scrive se solo nasceva, per esempio. Tutto molto superficiale, ma quando ti fa capire le porzioni di vita che possono viaggiare in un paio di dita che schizzano su una tastiera, in assenza di qualsiasi profondità, un’idea te la fai di come un contratto di un anno per La Repubblica (pressoché l’infinito, anche se non proprio l’Infinito) possa correre sulla pelle del mondo senza prendersi la briga di andare in cerca del vero merito.

 

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Per la serie "Medicine amare": l’olio di ricino fascista.

Per la serie Medicine amare: l’olio di ricino fascista.

 

Claudio Tito (autore di un Diario della crisi per inculcare nei lettori  che dinanzi ai mercati ― come La Repubblica chiama le tirannie finanziarie globali ― la democrazia passa in secondo piano, e che andare al voto ― come La Repubblica chiama l’esercizio della sovranità popolare ― sarebbe la rovina del Paese): La paura che i mercati travolgano tutti ha ammorbidito le posizioni di Di Pietro. Ma la condivisione delle responsabilità con il centrodestra resta una medicina amara che non tutti nel centrosinistra riescono a ingoiare. E i più responsabili dei due schieramenti iniziano a pensare che per convincere i più riottosi, soprattutto del Popolo della libertà, ci sia bisogno lunedì prossimo di un altro pesante e pericolosissimo scossone sui mercati finanziari. (La Repubblica, sabato 12 novembre 2011). Il Tito e il partito editoriale di finta sinistra che gli dà da vivere, pur di vedere sconfitta la Sinistra vera, invitano le tirannie finanziarie ad aggredire l’Italia. Nessuna meraviglia: è uno che parla di medicine amare. Fosse vissuto negli anni Venti del secolo scorso, cosa ci avrebbe somministrato? Olio di ricino? (Altre minzolinate di finta sinistra del Tito cliccando qui e qui).

 

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Per la serie "Cameriere, che schifo, c'è un Parlamento in Italia": Concita De Gregorio.

Per la serie Cameriere, che schifo, c’è un Parlamento in Italia: Concita De Gregorio.

 

Concita De Gregorio: Sono le 10.45 del mattino quando la sagoma snella di Mario Monti compare al centro dell’emiciclo del Senato. Si fa silenzio nella bolgia, a destra e a sinistra. (Da Il professore nel suk, su La Repubblica di sabato 12 novembre 2011). Mussolini disse che avrebbe potuto trasformare l’aula sorda e grigia del Parlamento in un bivacco di manipoli. Altri tempi e altro linguaggio, perfino nei fascisti. Per i tecnogovernisti di oggi, nemici della sovranità popolare, il Parlamento è una bolgia e un suk (accostamento di termini razzista, ma tutto si tiene: agli idolatri dei cosiddetti mercati finanziari, in realtà tirannie, non possono piacere i variopinti e umanissimi mercati delle città arabe) che il Monti, secondo questi individui, non domerà con le camicie nere e l’olio di ricino, ma con le medicine amare (come le chiama il Tito) delle tirannie finanziarie e con la sua espressione aristocraticamente schifata.

 

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Per la serie "Il gioco delle due carte": la Bonino mostra come si possa essere (per chi se la beve) di "sinistra" e di destra allo stesso tempo.Per la serie "Il gioco delle due carte": la Bonino mostra come si possa essere (per chi se la beve) di "sinistra" e di destra allo stesso tempo.

Per la serie Il gioco delle due carte: la Bonino mostra come si possa essere (per chi se la beve) di “sinistra” e di destra allo stesso tempo.

 

Emma Bonino: Andare a nuove elezioni in una simile situazione e con l’attuale sistema elettorale sarebbe un atto irresponsabile. Significherebbe affidare la crisi a un governo di ordinaria amministrazione; scaricare la responsabilità su un elettorato frastornato, disinformato e demoralizzato; lasciare il Paese alla mercè dei mercati, nei quali avrebbero la meglio proprio quelle azioni speculative che mirano al default dell’Italia. (La Repubblica, sabato 12 novembre 2011). Ammette, dunque, che i “mercati” di cui si favoleggia sono in realtà azioni speculative che mirano al fallimento dell’Italia. Peccato che la sua sfiducia negli Esseri umani sia tale da indurla a considerare frastornati, disinformati e demoralizzati le Donne e gli Uomini che in democrazia (e per la Costituzione della Repubblica italiana) sono gli unici depositari della sovranità, che esercitano nelle forme e nei limiti della Costituzione stessa: individui che vorrebbero, persino in buona fede, essere di sinistra, ma che odiano troppo gli Esseri umani per non schierarsi sempre a destra.

 

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Per la serie "Atei devoti di finta sinistra": il Monti de "La Repubblica".

Per la serie Atei devoti di finta sinistra: il Monti de La Repubblica.

 

(su) Mario Monti: Quando alle 15.30 un Az in arrivo dalla Capitale si avvicina al finger di Linate, una massa di auto blu a sirene spiegate recupera un caotico gruppetto di ministri e portaborse di rientro dai palazzi romani. Dal finestrone del gate, a osservare la scena, c’è proprio Mario Monti. Il neo senatore a vita è solo, in coda insieme agli altri viaggiatori aspetta l’imbarco. In mano stringe un trolley, sulla spalla porta una sacca di tela blu: sopra c’è scritto Eu Antitrust, ricordo dei dieci anni vissuti da commissario europeo a Bruxelles. Un passeggero assiste alla scena: “Professore, ci salvi lei,” esclama. (La Repubblica, venerdì 11 novembre 2011). Parte la beatificazione. Con i relativi santini. A cura, questa volta, non dei minzolini e degli emilifede di Silvio, ma di quelli de La Repubblica.

 

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Per la serie "Atei devoti di finta sinistra": il Letta Enrico de "La Repubblica".

Per la serie Atei devoti di finta sinistra: il Letta Enrico de La Repubblica.

 

(su) Enrico Letta: Nelle ore più delicate per il governo tecnico, Enrico Letta è l’ambasciatore del Partito democratico con Giorgio Napolitano e Mario Monti. Sempre attaccato al telefono, connesso alle mail 24 ore su 24. (La Repubblica, venerdì 11 novembre 2011). Il Berlusconi due ore se le dormiva, dopo i noti stravizi. Il Letta Enrico, invece (come quel Mussolini che Guido Letta, zio di suo zio, servì al meglio nell’applicazione delle leggi razziali) semplicemente non dorme mai. Non c’è che dire: è davvero partita la beatificazione. Con i relativi santini. A cura, questa volta, non dei minzolini e degli emilifedi di Silvio, ma di quelli de La Repubblica.

 

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Per la serie "Stanley Kubrick aveva previsto tutto": Mario Redrum Monti.

Per la serie Stanley Kubrick aveva previsto tutto: Mario Redrum Monti.

 

Mario Monti: Rendere un po’ infelice ogni italiano limando i privilegi. (Citato tra virgolette da Federico Rampini su La Repubblica di giovedì 10 novembre 2011). Ci domandiamo: davvero l’individuo in questione pensa che ogni italiano (cioè tutti) goda di privilegi da limare? Se davvero lo pensa, possibile che nessuno gli abbia mai spiegato che un privilegio, per definizione, non è di tutti ma di una parte? E che i privilegi di tutti non si chiamano (e non sono) privilegi, ma Diritti? Oppure l’individuo in questione sa benissimo tutto ciò, e quel che intende (parlando con la tipica lingua biforcuta della finta sinistra) è proprio rendere un po’ infelice ogni italiano limando i diritti? Una domanda che comincerà ad avere risposta (con lingua, questa volta, perfettamente umana) non appena conosceremo, del Monti, i ministri. E quante donne, e quali, saranno tra essi. E se il ministro della Pubblica Istruzione sarà di nuovo un servo del Vaticano. O comunque un servo. E qualche altra cosetta...

 

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Giorgio Napolitano: Entro breve tempo, o si formerà un nuovo governo che possa con la fiducia del Parlamento prendere ogni ulteriore necessaria decisione, o si scioglierà il Parlamento per dare sùbito inizio a una campagna elettorale da svolgere entro i tempi più stretti... Non esiste alcuna incertezza sulla scelta del presidente del Consiglio di rassegnare le dimissioni... In ogni momento è possibile adottare provvedimenti d’urgenza. (La Repubblica, giovedì 10 novembre 2011).

 

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Un’immagine storica: Berlusconi, a "Porta a porta", firma il suo famoso "Contratto con gli Italiani allocchi".

Un’immagine storica: Berlusconi, a Porta a porta, firma il suo famoso Contratto con gli Italiani allocchi.

 

(su) Silvio Berlusconi: Quasi 400 milioni bruciati in un’unica seduta. Questa la performance di Mediaset, il cui titolo è crollato del 12% (il 51% da inizio anno) in asta di volatilità. (La Repubblica, giovedì 10 novembre 2011). Ecco spiegata la repentina arrendevolezza dell’individuo: che aggredissero l’Italia non gliene importava un fico, ma appena le tirannie finanziarie colpiscono Mediaset, allora l’uomo forte, il nuovo duce, si cala le brache e abbandona la lotta. E i milioni di allocchi che lo votavano sperando in lui per salvare i loro patrimoni? Si arrangino: il capitano s’è fregato l’unica scialuppa e se l’è svignata.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Claudio Tito (autore di un Diario della crisi mirato a inculcare nei lettori due concetti: che dinanzi ai mercati ― come La Repubblica chiama le tirannie finanziarie globali ― la democrazia passa in secondo piano, e che andare al voto ― come La Repubblica chiama l’esercizio della sovranità popolare ― sarebbe la rovina del Paese): Con la prosecuzione della legislatura il centrosinistra ha rinunciato ad una probabile vittoria elettorale e ha accettato una fase in cui gli attuali equilibri interni verranno rimessi completamente in discussione. A cominciare dalla pole position di Bersani per la futura premiership. (La Repubblica, giovedì 10 novembre 2011). Per questo individuo (e per il partito editoriale di finta sinistra che gli dà da vivere) la soddisfazione della caduta del berluscismo sarebbe poca cosa, senza la gioia per la fine della Sinistra (e magari anche della democrazia) in Italia. Ma chissà che non stiano vendendo la pelle dell’orso prima di averlo ammazzato, e che la rabbia inconsulta con cui in queste ore gettano la maschera e abbandonano ogni prudenza sia il segno che in qualche modo se ne rendono conto. (Altre minzolinate di finta sinistra del Tito cliccando qui).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Quel che vuole il Vaticano è sempre l’opposto di quel che Ci vuole": la tirannia finanziaria globale vaticana (da "Segnalazioni").

Per la serie Quel che vuole il Vaticano è sempre l’opposto di quel che Ci vuole: la tirannia finanziaria globale vaticana (da Segnalazioni).

 

L’Avvenire (quotidiano dei dipendenti di Joseph Ratzinger noti ai più con il nome di vescovi): Per Avvenire il voto anticipato sarebbe “una fuga rabbiosa, che non servirebbe in alcun modo all’Italia”. Anche L’osservatore romano e Radio vaticana ieri hanno dato spazio alle voci favorevoli a un nuovo governo di larghe intese. (La Repubblica, giovedì 10 novembre 2011). Non solo a La Repubblica, non solo ai Veltroni e ai Fioroni: il voto (cioè la sovranità popolare) è inviso anche alla tirannia finanziario-teocratica nota ai più col nome di Chiesa cattolica: un altro segno che andare al più presto a votare è per l’Italia di vitale importanza.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Umberto Bossi: Sarà bello andare all’opposizione. Se sono così fessi, ci rifacciamo la verginità. (La Repubblica, 10 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Il gioco delle tre carte": il Prodi, il Berlusconi e il Monti

Per la serie Il gioco delle tre carte: il Prodi, il Berlusconi e il Monti

 

Giorgio Napolitano: Il presidente del Consiglio ha manifestato al capo dello Stato la sua consapevolezza delle implicazioni del risultato del voto odierno alla Camera; egli ha nello stesso tempo espresso viva preoccupazione per l’urgente necessità di dare puntuali risposte alle attese dei partner europei con l’approvazione della legge di stabilità, opportunamente emendata alla luce del più recente contributo di osservazioni e proposte della Commissione europea. Una volta compiuto tale adempimento, il presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato al capo dello Stato, che procederà alle consultazioni di rito dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle delle opposizioni.

(La Repubblica, mercoledì 9 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Bussole truccate che indicano sempre il Sud": il Veltroni e il Fioroni.

Per la serie Bussole truccate che indicano sempre il Sud: il Veltroni e il Fioroni.

 

Walter Veltroni e Giuseppe “Beppe” Fioroni: I mercati premono, l’Europa è durissima e il nostro Paese non può permettersi in nessun modo quattro mesi di campagna elettorale. L’unica strada è un governo di tutti, un governo istituzionale (Walter). Non è più nelle nostre mani, né in quelle di Berlusconi. Saranno i mercati a imporre un governo di larghe intese (“Beppe”). (La Repubblica, mercoledì 9 novembre 2011). L’Italia lo ha capito: per salvare il Paese, la Democrazia e i Diritti si deve sempre andare nella direzione opposta a quella indicata da loro. Walter, “Beppe”, grazie di esistere: siete voi le nostre sole certezze. Del contrario.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Brunivespi di finta sinistra": Claudio Tito.

Per la serie Brunivespi di finta sinistra: Claudio Tito.

 

Claudio Tito (autore di un Diario della crisi mirato a inculcare nei lettori due concetti: che dinanzi ai mercati ― come La Repubblica chiama le tirannie finanziarie globali ― la democrazia passa in secondo piano, e che andare al voto ― come La Repubblica chiama l’esercizio della sovranità popolare ― sarebbe la rovina del Paese): Sono tante le barriere che deve superare Berlusconi (per arrivare alle elezioni, n.d.r.). A meno che nel centrosinistra qualcuno non abbia la tentazione di abbassarle sperando di lucrare sulle attuali posizioni di vantaggio per andare ad incassare alle urne. (La Repubblica, mercoledì 9 novembre 2011). Per questo individuo, le posizioni di vantaggio conseguite dalla Sinistra a mano a mano che il fallimento del berluscismo si faceva sempre più evidente non sono pulite. Al punto che per esse si permette di usare un termine, lucrare, di cui mai oserebbe servirsi per i guadagni degli speculatori.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Diego Della Valle: Il tribunale di Napoli condanna il sistema Moggi. A Diego Della Valle un anno e tre mesi per frode.

(La Repubblica, mercoledì 9 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Gabriella Carlucci: Gabriella, come hai potuto tradire? Dimmi, dimmi come hai potuto (Valentina Aprea). Ha messo il fondoschiena al sicuro. (Alessandra Mussolini). (La Repubblica, mercoledì 9 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Però mi divertii un sacco mentre mi lavoravo la Grecia": Mario Draghi.

Per la serie Però mi divertii un sacco mentre mi lavoravo la Grecia: Mario Draghi.

 

(su) Mario Draghi: La parentesi di Mario Draghi come “piazzista” di trucchi di bilancio per Goldman Sachs tra il 2002 e il 2005 è la “grande zona d’ombra” nella reputazione del nuovo presidente della Bce, scrive Le Monde. I Francesi, si sa, non hanno mai digerito del tutto l’insediamento di un italiano al posto di Jean-Claude Trichet, e ora che la Grecia fa tremare l’Europa il legame con il peccato originale di Atene pesa ancora di più. Ecco la ricostruzione del quotidiano parigino: Nel 1999 viene decisa la creazione della moneta unica, ma la Grecia non può aderire immediatamente. Atene è lontana anni luce dai criteri rigorosissimi enunciati nel trattato di Maastricht. Per entrare nel club non può fare altro che nascondere il suo deficit. Nel 2000 Goldman Sachs International, la filiale britannica della banca d’affari americana, vende al governo socialista di Costas Simitis uno swap in valuta che permette alla Grecia di proteggersi dagli effetti di cambio, trasformando in euro il debito inizialmente emesso in dollari. Lo stratagemma consente ad Atene di iscrivere il “nuovo” debito in euro ed escluderlo dal bilancio facendolo momentaneamente sparire. E così Goldman Sachs intasca una sostanziosa commissione e alimenta la propria reputazione di ottimo amministratore del debito sovrano. È in quel periodo, tra il 1999 e il 2000, che il nome di Mario Draghi è strettamente associato a quello di Goldman Sachs. All’epoca Draghi è “vicepresidente per la Europe-Goldman Sachs International, aziende e debito pubblico”. Il titolo lascia presumere che il nuovo presidente della Bce abbia contribuito all’affare tra la banca e Atene. Poco dopo Draghi firma un articolo insieme al Nobel per l’economia Robert C. Merton, nel quale giustifica il ricorso alle pratiche (legali) di dissimulazione del credito “per stabilizzare il reddito delle imposte ed evitare l’accumulo improvviso del debito”. Inoltre, come ricordava il New York Times il 30 ottobre citando un ex banchiere della Goldman Sachs (anonimo), Draghi viene incaricato dalla banche di vendere in tutta Europa questo tipo di prodotto finanziario swap in grado di nascondere una parte del debito sovrano. Il legame tra Draghi e Goldman Sachs risale all’epoca delle privatizzazioni italiane, all’inizio degli anni novanta, quando il nuovo presidente della Bce dirigeva il Tesoro. Goldman Sachs fa la parte del leone e supera diverse altre banche straniere, ottenendo il mandato per la cessione del gigante degli idrocarburi Eni, nel 1993. L’ex presidente Francesco Cossiga ha poi accusato Draghi di aver favorito i suoi futuri datori di lavoro, mentre nel 2006 l’ex compagno di università Luca Cordero di Montezemolo ha rivelato che il successore di Trichet passava regolarmente le vacanze con Robert Rubin, ex segretario al Tesoro dell’amministrazione Clinton e pezzo grosso di Goldman Sachs. (Dal sito PressEurop, martedì 8 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Tra Maroni e Fassino non mettere il ditino": Davide Cavallotto.Per la serie "Tra Maroni e Fassino non mettere il ditino": Davide Cavallotto.Per la serie "Tra Maroni e Fassino non mettere il ditino": Davide Cavallotto.

Per la serie Tra Maroni e Fassino non mettere il ditino: Davide Cavallotto.

 

Davide Cavallotto (portatore di moccichino verde) e Piero Fassino: La pioggia è riuscita nell’impresa in cui ha fallito il sindaco Fassino, ossia lo sgombero del campo nomadi abusivo lungo il torrente Stura. Mi auguro che si provvederà all’identificazione di tutti gli irregolari. Se questo non dovesse accadere, e se i nomadi dovessero rioccupare abusivamente l’area, la responsabilità sarà solo del sindaco. I torinesi vogliono meno salotti radical chic e meno zingari irregolari (Davide). Ho sufficiente buon senso per non attribuire a tutta la Lega Nord le parole di un singolo esponente leghista. Si tratta di un problema che seguiamo da tempo, si lavora a un progetto insieme al prefetto sulla base di un protocollo con il ministero degli Interni. Una strada indicata dallo stesso ministro Maroni. (La Repubblica, martedì 8 novembre 2011). Come si può notare, la prima preoccupazione del Fassino, più che quella di difendere i Rom da chi ringrazia l’alluvione per averli scacciati dai loro precari rifugi, sembra quella di evitare che le ributtanti parole del Cavallotto lo costringano a deviare dalla strada che gli ha indicato il Maroni. Bella strada, non c’è che dire, e bei camerati di viaggio.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Tra due guanciali": Pier Luigi Bersani tra l'"amico" Pionati e l'"amico" Casini.Per la serie "Tra due guanciali": Pier Luigi Bersani tra l'"amico" Pionati e l'"amico" Casini.Per la serie "Tra due guanciali": Pier Luigi Bersani tra l'"amico" Pionati e l'"amico" Casini.

Per la serie Tra due guanciali: Pier Luigi Bersani tra l’“amico” Pionati e l“amico” Casini.

 

(su) Pier Luigi Bersani e Pierferdinando Casini: Una parolina a Bersani, a cui voglio bene: Casini vuole fregare anche te. Occhi aperti! (Francesco Pionati, ex uddiccìno, oggi iniziativo-responsabile pro Pdl, intervistato da La Repubblica di lunedì 7 novembre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "No, grazie, qui a ScuolAnticoli siamo un po' esigenti in fatto di mani da stringere": Luca Cordero di Montezemolo.

Per la serie No, grazie, qui a ScuolAnticoli siamo un po esigenti in fatto di mani da stringere: Luca Cordero di Montezemolo.

 

Luca Cordero di Montezemolo (noto renzista, a meno che non sia invece montezemolista il Renzi): Quelle di Berlusconi e dei suoi oppositori sono “due favole smentite dalla realtà”, ed entrambe hanno “responsabilità equamente condivise dello sfascio” del Paese. Lo sostiene Luca Cordero di Montezemolo, secondo il quale “la responsabilità principale della politica” è proprio “avere ingannato gli italiani raccontando due favole uguali e contrarie”. Due favole che rappresenta così, in un’intervista a IlSussidiario.net: c’è “quella secondo la quale tutto andava bene” e “quella che gettava tutte le responsabilità sulle spalle di un solo colpevole”. Tra le responsabilità di Berlusconi, invece, la principale è “avere annunciato una rivoluzione liberale che non è mai riuscito a tradurre in realtà”. (La Repubblica, lunedì 7 novembre 2011). Eccone un altro che giudica il Berlusconi troppo poco di destra. Stanno diventando legione, sono ormai una buona metà dei cosiddetti delusi dal berluscismo. Si avvicina il momento in cui dovremo ammettere che l’idea (che abbiamo a lungo coltivato) che all’Italia occorra una destra normale, europea, della quale non ci si debba vergognare era un’idea insensata e suicida: le destre, a meno che in un soprassalto di umanità e creatività non si trasformino in sinistre, possono solo peggiorare.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Rifatta, da berluscista, casinista": Gabriella Carlucci con sé stessa e col Berlusconi.Per la serie "Rifatta, da berluscista, casinista": Gabriella Carlucci con sé stessa e col Berlusconi.

Per la serie Rifatta, da berluscista, casinista: Gabriella Carlucci con sé stessa e col Berlusconi.

 

(su) Pierferdinando Casini e Gabriella Carlucci (berluscista ante marcia che a un tratto, chissà perché, si è rifatta diventando casinista, nel senso di uddiccìna): Aderisco all’Uddiccì, partito che fa parte del Partito popolare europeo, perché spero che i moderati possano trovare nuove strade. Un governo di larghe intese può essere l’unica soluzione per salvare il Paese. (La Repubblica, lunedì 7 novembre 2011). La Repubblica, tra l’altro, ricorda la Carlucci così: Appena due mesi fa ha attaccato l’ufficio stampa “comunista” di Madonna, “colpevole” di aver emesso un giudizio negativo su Berlusconi... “Per i miei figli adolescenti,” ha spiegato alla radio nell’aprile scorso, “Berlusconi è un mito, perché dicono: è simpaticissimo, è un politico che parla una lingua che loro capiscono, racconta le barzellette ed è anche superpotente da un punto di vista sessuale. I ragazzini lo ammirano. Quanti Italiani a settant’anni si sognano di andare con le donne dalla mattina alla sera? Pochissimi! Berlusconi sta conquistando anche i giovani, davvero. I miei figli hanno 14 e 15 anni, lo vedono come una persona che ha costruito dal nulla un impero, è riuscito a far diventare il Milan una delle squadre più importanti del mondo, ha fondato un partito che ha vinto più e più volte le elezioni. Poi dicono anche: è uno che a 74 anni, all’età dei loro nonni, ha tutte queste donne”... Ma la Carlucci, con la sua Porsche cabriolet, ha anche speronato un autobus su via del Tritone e accumulato una serie di controversie, sempre di natura automobilistica, con vigili, posteggi, multe. Souvenir innocenti, in fondo. Noi, invece, preferiamo ricordarla come la neonazista che appena il 1° aprile scorso e poi il 13 si è scagliata contro i libri scolastici, i loro autori e la liberta di espressione: Ho proposto l’istituzione di una commissione d’inchiesta sull’imparzialità dei libri di testo. Perché in Italia, con la fine dell’ideologia comunista, i tentativi subdoli di indottrinamento restano tali, anzi si rafforzano e si scagliano non solo contro gli attori della storia che hanno combattuto l’avanzata del comunismo, ma anche contro la parte politica che oggi è antagonista della sinistra. Troppi testi scolastici di Storia gettano fango su Berlusconi... Tentativi subdoli di indottrinamento per plagiare le giovani generazioni a fini elettorali... È una situazione vergognosa! Bisogna istituire sùbito una commissione parlamentare d’inchiesta sull’imparzialità dei libri di testo scolastici. Ma a chi è fazioso daremo il tempo di adeguarsi prima di ritirare il prodotto dal mercato: non manderemo i libri al macero. Questa è l’individua che il Casini e il Cesa accolgono oggi a braccia aperte. Affari loro. Ma il Partito democratico ci pensi bene: all’alleanza con l’Uddiccì, se proprio si deve fare, è meglio mettere paletti più che solidi: figure come la Carlucci non dovranno mai e poi mai ottenere incarichi di rilievo in o da governi di cui faccia parte il Partito democratico.

 

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Per la serie "Amici degli Italiani all’estero": il Marcazzan e il Casini hanno cose divertenti da raccontarsi?

Per la serie Amici degli Italiani all’estero: il Marcazzan e il Casini hanno cose divertenti da raccontarsi?

 

(su) Pierferdinando Casini (leader dell’Uddiccì) e Pietro Marcazzan (uddiccìno ex leghista): Il senatore Pietro Marcazzan ha annunciato che presenterà una interrogazione al ministro degli Esteri su tre italiani a Cuba che si dicono innocenti e chiedono aiuto dopo essere stati condannati a 25 anni di carcere per la morte di una bambina di 12 anni, Lilian Ramirez Espinosa, portata in un albergo, drogata, violentata da un gruppo di adulti e poi, in agonia per un attacco d’asma, abbandonata in un campo a morire da sola, coperta di una manciata di foglie. (La Repubblica, lunedì 7 novembre 2011). Possibile che (coi tempi che corrono) il Marcazzan non abbia altro da fare? Il Pd rifletta: al governo con l’Uddiccì, e magari con un Marcazzan sottosegretario, come potrebbe esser certo che le priorità del medesimo rispecchino più i problemi degli Italiani in Italia che quelli di certi Italiani in vacanza all’estero?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Ucci ucci, sento odor di cristianucci": il titolo del "Financial Times" del 5 novembre 2011 (al quale, per la serie "Bobo, grazie di esistere!", in modo assai pertinente risponde Sergio Staino su "L'Unità" del giorno dopo).Per la serie "Ucci ucci, sento odor di cristianucci": il titolo del "Financial Times" del 5 novembre 2011 (al quale, per la serie "Bobo, grazie di esistere!", in modo assai pertinente risponde Sergio Staino su "L'Unità" del giorno dopo).

Per la serie Ucci ucci, sento odor di cristianucci: il titolo del Financial Times del 5 novembre 2011

(al quale, per la serie Bobo, grazie di esistere!, in modo assai pertinente risponde Sergio Staino su L’Unità del giorno dopo).

 

(su e a) Silvio Berlusconi: In nome di Dio e dell’Italia, vattene! (Financial Times, sabato 5 novembre 2011, citato da La Repubblica di domenica 6). Se costretti, con un mitra alla schiena, a scegliere tra Berlusconi e un qualsiasi partito in nome di Dio, non esiteremmo un istante: meglio il primo. (Poi, naturalmente, piangeremmo amare lacrime, ma non per questo saremmo pentiti della scelta. Oltretutto ignoranti, al Financial Times: di Oliver Cromwell sembra che conoscano solo questa frase. O saprebbero che fu, da Lord Protettore, cioè da dittatore, molto più autoritario e soprattutto molto più intollerante del re che con essa aveva detronizzato).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Solo due gradi di separazione": Luigi Zingales, apprezzato in comune da Sarah Palin e Matteo Renzi.Per la serie "Solo due gradi di separazione": Luigi Zingales, apprezzato in comune da Sarah Palin e Matteo Renzi.Per la serie "Solo due gradi di separazione": Luigi Zingales, apprezzato in comune da Sarah Palin e Matteo Renzi.

Per la serie Solo due gradi di separazione: Luigi Zingales, apprezzato da Sarah Palin e Matteo Renzi.

 

Luigi Zingales (professore di Economia definito da Sarah Palin l’uomo che ha fatto di più per difendere il libero mercato, collaboratore de Il Sole 24 ore, è colui che Matteo Renzi farebbe ministro dell’Economia: Destra e sinistra sono categorie dell’Ottocento. Oggi la differenza passa fra cosa si può fare e cosa no... In Italia bisogna privatizzare perché non abbiamo più soldi. (L’Unità, venerdì 4 novembre 2011). Cosa si può fare e cosa no è un criterio davvero geniale. Se l’Umanità nel corso dei millenni se ne fosse servita più spesso, oggi (per fare solo alcuni esempi di decisioni prese a dispetto di apparenti impossibilità) vivremmo ancora nelle caverne, non potremmo riscaldarci e cuocere i cibi, non avremmo cure per le malattie e non voleremmo in aereo. Nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, avremmo un decisore unico (lo Zingales?, il Renzi?) che direbbe a tutti noi cosa possiamo fare e cosa no. Per il nostro bene, naturalmente: per evitare che il troppo sbrigliato esercizio dell’immaginazione individuale ci faccia di nuovo supporre che (quasi) tutto sia possibile, per Esseri umani sani di mente e con sani rapporti reciproci. Meraviglia che un tipo con queste idee sia l’economista preferito di Sarah Palin, che giudicava Bush e Cheney troppo di sinistra e per passatempo sparava alle renne? Nessuna. Meraviglia che un tipo con queste idee non venga cortesemente invitato a cercarsi un partito più consono del Pd? Molta.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Le affinità elettive ai tempi del Porcellum": il D'Ubaldo e il Fioroni.Per la serie "Le affinità elettive ai tempi del Porcellum": il D'Ubaldo e il Fioroni.

Per la serie Le affinità elettive ai tempi del Porcellum: il D’Ubaldo e il Fioroni.

 

(su) Giuseppe “Beppe” Fioroni e Lucio D’Ubaldo: Alla manifestazione di domani sono stati invitati a parlare il leader della Spd, Sigmar Gabriel, il candidato alle presidenziali francesi, il socialista François Hollande, e il vicepresidente della Democrazia cristiana cilena, Jorge Burgos. Sono stati Beppe Fioroni e Lucio D’Ubaldo a organizzare l’arrivo del dirigente sudamericano: in qualche modo andava equilibrata la presenza dei socialisti con un esponente cattolico che desse il senso di un partito progressista che è fuori dall’alveo del socialismo classico. (La Repubblica, venerdì 4 novembre 2011). Righe evidentemente dettate dal Fioroni e dal d’Ubaldo medesimi. I quali, per il loro tristo operato di confusori mentali della Sinistra italiana, non hanno trovato metafora migliore, nel giorno della spaventosa alluvione a Genova, di quella di un partito che (grazie a loro) esce dall’alveo del socialismo. È questo il bello dei beppefioroni e dei lucidubaldi: si può sempre star tranquilli che troveranno il modo di smer...arsi da sé.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Studi a Reggio Calabria": Mariastella Gelmini e Marco Minghetti.Per la serie "Studi a Reggio Calabria": Mariastella Gelmini e Marco Minghetti.

Per la serie Studi a Reggio Calabria: Mariastella Gelmini e Marco Minghetti.

 

(su) Mariastella Gelmini: A volte le interviste invecchiano con rapidità impressionante. È il caso della conversazione che Mariastella Gelmini, fedelissima di Silvio, ha avuto con il settimanale di famiglia Chi. Sentite cosa dice il ministro ragionando sulla crisi, prima della drammatizzazione di queste ore: “Il premier, insieme con tutto il governo, è adesso concentrato sul rilancio e lo sviluppo. Sa cosa resterà di tutta questa polemica (derubrica così i duri scambi tra maggioranza e opposizione sulle ricette per uscire dal tunnel, n.d.r.)? Resterà che il governo ha garantito all’Italia il pareggio di bilancio, cosa che non avveniva dai tempi di Minghetti. Nessun debito per le giovani generazioni: un dato storico”. Ma di quale Paese parlava, ministro? (Alessandra Longo, La Repubblica, mercoledì 2 novembre 2011). Povera Mariastella, quale fatica le sarà costato mettersi in grado di usare abbastanza a proposito il nome di Minghetti! Come minimo, si sarà dovuta leggere davvero le impapocchiate domande del suo quiz per (illusi di diventare) futuri presidi.

 

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Per la serie "Gelmini non si nasce, si diventa": Mila Spicola con Matteo Renzi.

Per la serie Gelmini non si nasce, si diventa: Mila Spicola con Matteo Renzi.

 

Mila Spicola: Io c’ero. Sia lo scorso anno, nell’era Civati-Renzi, sia quest’anno. Pre e post Big Bang dunque. Ecco, il merito sta tutto qua. Chiamatela esplosione, rottura, rinnovamento, movimento, deflagrazione: nulla sarà più come prima. Da anni parliamo di innovazione della politica e di partecipazione 2.0 e in un sol colpo l’abbiamo vissuta. Al di là della costruzione voluta dal sindaco in persona del Big Event, ed era prevedibile che l’avrebbe realizzato così come è stato, nei minimi dettagli, imprevedibile era l’effetto reale che avrebbe avuto. Il primo evento di politica 2.0 in diretta compiutamente popolare mai vissuto dagli italiani. Non dico da paragonarlo alle piazze virtuali che hanno provocato le rivoluzioni nord africane, ma il modus è simile. Numeri di partecipazione sul web da capogiro e in compresenza. Facebook, twitter stracollegati balzavano da dentro la Leopolda nelle mani di ciascuno di noi verso l’esterno e viceversa, battendo ogni tv e ogni testata di giornale. Lo ha dichiarato lui stesso: ci sono milioni di persone sui  social forum, io sono là. Matteo sul palco, dal suo smartphone, leggeva i commenti, critiche e osanna, e sùbito li rimbalzava in multitasking come i quindicenni... (e via così per decine e decine di righe de L’Unità di mercoledì 2 novembre 2011). Che delusione. Ma come parli, Mila? Politica 2.0, partecipazione 2.0, lui, io c’ero, era, nulla sarà più come prima, stracollegato, capogiro, rimbalzava in multitasking... Ma che ti sei fumata, Mila? Così poco c’è voluto, per trasformare il tremito della tua voce agli inizi in questo intollerabile gergo da cortigiana 2.0 (della politica)?

 

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Per la serie "Quando imparate a dirci addio?": Concita De Gregorio e Walter Veltroni.

Per la serie Quando imparate a dirci addio?: Concita De Gregorio e Walter Veltroni.

 

Concita De Gregorio (dal suo allegro libro Così è la vita. Imparare a dirsi addio): La morte è qui per amare la vita. Le cose migliori che mi sono successe negli ultimi tre anni sono state a un funerale. Incontri, viaggi, emozioni, sorprese, scoperte e allegrie, riso nel pianto e luce nel lutto. Ho ritrovato amici e amori, ho sentito cantare bambini muti e ragazzi sordi suonare il violoncello, ho scoperto semi di albero preziosi come l’oro. Ho visto gente fidanzarsi e bambini parlare come filosofi. (L’Unità, mercoledì 2 novembre 2011). Dunque c’è di peggio della De Gregorio, sul remunerativo mercato dello strappalacrimismo veltronian-funerario: c’è perfino chi ai funerali si fidanza. Anche se, a immaginare quei due che si attizzano sempre di più mentre il defunto scende nella tomba, e la De Gregorio che intanto guardoneggia, il primato (del peggio) torna a lei di gran lunga. Si dirà: sono affari suoi se la poverina gode ai funerali e trova pure il modo di guadagnarci. Vero. Ma lasci stare i bambini, per favore. Specie se diversamente abili.

 

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Per la serie "Vecchi amici": il Sacconi e il Bonanni ai tempi in cui i topini non avevano ancora cominciato ad abbandonare la nave.

Per la serie Vecchi amici: il Sacconi e il Bonanni ai tempi in cui i topini non avevano ancora cominciato ad abbandonare la nave.

 

Maurizio Sacconi: Maurizio Sacconi evoca lo spettro del terrorismo nella discussione sulla libertà di licenziamento. Il ministro del Lavoro teme che le polemiche nate dalla sua proposta di permettere alle imprese di licenziare “per motivi economici” scatenino una reazione che potrebbe giungere “fino all’omicidio”. Sacconi parla a Sky. Intervistato da Maria Latella, dichiara testualmente: “Non ho paura per me, io sono protetto. Ma per persone che potrebbero non essere protette e proprio per questo diventare bersaglio della violenza politica, che nel nostro Paese non si è del tutto estinta”. Poi il ministro aggiunge: “Oggi vedo una sequenza, dalla violenza verbale, alla violenza spontanea, alla violenza organizzata, che mi auguro non arrivi ancora una volta anche all’omicidio, com’è accaduto l’ultima volta dieci anni fa, proprio con il povero Marco Biagi, nel contesto di una discussione per molti aspetti simile a quella di oggi. (La Repubblica, lunedì 31 ottobre 2011). È (ancora per poco, ci auguriamo) il ministro del Lavoro che, nella storia d’Italia, con maggior violenza si è scagliato contro i Lavoratori. E che fa? Aizza alla violenza quelli che alla sua violenza pacificamente resistono.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Raccolta differenziata, cassonetti per smaltire i rottamatori di Esseri umani": Matteo Renzi.

Per la serie Raccolta differenziata, cassonetti per smaltire i rottamatori di Esseri umani: Matteo Renzi.

 

I renzisti del Pd e de La Repubblica: Non c’è niente di meglio che un Big Bang, per ridisegnare la geografia di un partito. Le nuove linee di frattura del Pd si erano già delineate dopo l’estate, non è “merito” di Renzi, giurano i suoi rivali, ma la musica suonata alla Leopolda non ha certo aiutato. Le wikidee dei nuovi rottamatori, per intenderci sì alla Bce no alla Cgil, sì a Marchionne no alla Fiom, sì a Steve Jobs no a Nichi Vendola, superano i confini di chi si è proclamato renziano. Volano oltre l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, l’economista Pietro Ichino, il prodiano Sandro Gozi. Sorpassano l’endorsemont arrivato dall’uomo ombra del “professore”, Arturo Parisi. E arrivano nel cuore della segreteria del Pd, nella compagine che fa capo al vice di Bersani, Enrico Letta. Toccano i modem di Veltroni. Interloquiscono con Areadem di Franceschini. (...) Il nodo è sempre lo stesso: non appiattirsi sulle posizioni della Cgil, saper affrontare i nodi posti dalla lettera della Bce. Lo dice chiaramente, anche se da un’altra posizione, il modem Gentiloni: “Bisogna allargare il campo e non rinchiudersi nel recinto della sinistra tradizionale”. “Gli equilibri sono delicati,” dice un dirigente, “e qualsiasi forzatura può far saltare tutto. Se Renzi avesse annunciato la sua candidatura, o se Bersani decidesse di indire primarie il 15 gennaio, il Pd esploderebbe”. E poi, spiega, tra Renzi e Montezemolo c’è più di un flirt: “Se non allarghiamo il campo, e quei due vanno insieme, sono dolori sia per il Pidièlle che per il Pd. (Annalisa Cuzzocrea su La Repubblica di lunedì 31 ottobre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Concita De Gregorio (dopo un intera furbesca pagina di salamelecchi e peana inframmezzata da qualche ambiguo riferimento alle critiche): Da ieri c’è Renzi. Può piacere molto o pochissimo, ma c’è. Avanti gli altri. (La Repubblica, lunedì 31 ottobre 2011).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Vieni avanti, Chiamparino": il Chiamparino col Maroni, che gli è grato per aver difeso i cosiddetti "respingimenti in mare" dei Migranti.

Per la serie Vieni avanti, Chiamparino: il Chiamparino col Maroni, che gli è grato per aver difeso i cosiddetti respingimenti in mare dei Migranti.

 

Sergio Chiamparino: Credono nella politica solo i più tifosi, anzi le curve. Con primarie aperte a tutti si dà un segnale importante al resto degli Italiani, quelli che non ci credono più. Non serve trincerarsi dietro gli statuti di partito. (La Repubblica, domenica 30 ottobre 2011). Ma il Chiamparino ci fa o c’è? Non sa che un partito è tenuto per legge ad avere uno statuto? E secondo lui la legge è carta straccia? Figuriamoci che fine farebbe lo statuto n°1 del Paese, la Costituzione, se governasse il Chiamparino.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Poeti di corte": Vittorio Sermonti.

Per la serie Poeti di corte: Vittorio Sermonti.

 

Vittorio Sermonti: Viviamo in un infelice anarchismo capillare, magari in nevrotica balìa delle agenzie di rating. Sappiamo che il diritto al desiderio, il diritto a un infaticabile consumo, il diritto ancor più grave al capriccio, non ci hanno portato da nessuna parte e ci hanno reso piuttosto infelici. Sarà banale, ma io credo sia cruciale il ripristino di una diffusa cultura della moralità. Sì, banale e moralista. Mi va benissimo. Il fatto che qui da noi il termine moralista abbia un unico significato deprecativo, la dice lunga sul genere di moralismo che pratica chi lo depreca. Vedo mestamente imperversare l’etica truccata, verticale e consumistica del desiderio, mentre io amerei che si ripristinasse un patto comune, capace di riattivare l’orizzontalità dei rapporti tra cittadini, con tutti i suoi negoziabili vantaggi. (La Repubblica, sabato 29 ottobre 2011). Non è che sia banale, Vittorio, e neanche moralista, quanto soprattutto sciocco. E forse, se in mala fede, anche maligno. È sciocco e maligno identificare il desiderio col capriccio, come se davvero fossimo maledetti da quel Dio antiUmano che continua a esistere imperterrito per i tipi come te. Altro che orizzontalità, Vittorio: è ora di verticalità, nel senso che è ora di alzarci in piedi, a schiena dritta, e rivendicare la fine della moralità (nell’unico senso possibile del termine, che è quello di delirio che gli Umani debbano essere controllati) e l’inizio dell’Era del Rispetto per l’Umanità, desideri compresi. E compreso anche qualche capriccio, perché no? O contano solo i capricci dei cosiddetti padroni dell’Universo e i capriccetti dei loro poetini di corte?

 

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