Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
La Terra vista da Anticoli Corrado nel febbraio del 2014
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(Giovedì 20 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Giovedì 27 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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In ricordo del grande Harold Ramis che non c’è più... Titolo: Ricomincio da capo!. Titolo originale: Groundhog day. Regista: Harold Ramis. Paese di produzione: U.S.A.. Anno di produzione: 1993. Attori principali: Andie MacDowell (Rita), Bill Murray (Phil Connors), Chris Elliott (Larry), Harold Ramis (il neurologo). Durata: 1h 41’. Clicca qui per scaricare la scheda in formato pdf oppure Clicca qui per scaricare la scheda in formato Word. (Lunedì 24 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Lunedì 24 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Solidarietà alle Lavoratrici e ai Lavoratori delle pulizie nelle Scuole, che rischiano il posto e sono angariati e offesi da Governi, autorità e dirigenti pieni d’odio e senza scrupoli. Solidarietà, in particolare, alle care e stimate signore Antonella e Rita, che dal 1997 ogni giorno ci restituiscono le nostre Scuole pulite come le loro case, e che oggi, per tutto compenso, politicanti e loro servi senza umanità e senza onore vorrebbero mettere alla porta. E disistima e sdegno, invece, per chiunque tenti di vanificare con uno squallido crumiraggio la loro giusta lotta. Clicca qui per continuare a leggere in .pdf! - e qui per continuare a leggere in .doc! (Venerdì 21 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Quando discutevo di Massimo Fagioli con l’Unità e con Luigi Cancrini... Clicca qui per scaricare il testo in Word e qui per scaricarlo in pdf.
Il 26 febbraio 1986, l’Unità, diretta allora da Emanuele Macaluso, pubblicò un articolo dello psichiatra Luigi Cancrini, Malati di potere, che sulla base delle accuse del produttore Leo Pescarolo allo psichiatra Massimo Fagioli e a Marco Bellocchio, regista del film Il diavolo in corpo, metteva sullo stesso piano il professor Fagioli e il signor Armando Verdiglione, “accusato, con tanto di perizia sui suoi assistiti, di aver utilizzato il suo ascendente terapeutico per far firmare impegni economici a favore della fondazione che porta il suo nome”. Ecco l’articolo di Cancrini, seguito dalla lettera che il giorno successivo inviai a l’Unità (che non la pubblicò) e dalla risposta che Cancrini mi fece privatamente pervenire circa un mese dopo... 1. Oggi in tribunale Bellocchio e Pescarolo. Ecco cosa ci insegnano i casi Fagioli e Verdiglione: ma l’onnipotenza non è solo un male da “terapeuti”... Malati di potere. Questa mattina alle 9.30, presso la prima sezione della Procura di Roma, Marco Bellocchio e Leo Pescarolo si incontreranno per la seconda udienza della causa che li oppone. Le posizioni sembrano ancora irriducibili: Pescarolo accusa lo psicoanalista Massimo Fagioli di plagio ai danni del regista sul set del film Il diavolo in corpo, Bellocchio replica invocando il diritto dell’autore alla libertà creativa e accusa il produttore di diffamazione. Il caso Bellocchio ha una valenza in più rispetto alle consuete querelles dell’ambiente cinematografico, è un caso di costume, che scoppia in un momento in cui il mondo della psicoterapia è scosso anche da altri episodi. Ecco un intervento di Luigi Cancrini... Clicca qui per continuare a leggere in formato .pdf - oppure qui per continuare a leggere in formato .doc (Mercoledì 19 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Nel CDXIV del suo assassinio da parte della Chiesa e della religione... Scritti di Antonio Gramsci su Giordano Bruno Clicca qui per scaricare il testo in Word e qui per scaricarlo in pdf.
[...] A proposito della rapidità o meno di parlare dei bambini non ho altro elemento che un aneddoto su Giordano Bruno: - il quale, si dice, non parlò fino all’età di tre anni, nonostante comprendesse tutto: un mattino, al destarsi, vide che da un crepaccio del muro della casupola dove abitava, un grosso serpente si dirigeva verso il suo giaciglio; subito chiamò per nome il padre, che non aveva mai chiamato, fu salvato dal pericolo e da quel giorno incominciò a parlare anche troppo, come sanno anche gli ebrei rivenduglioli di Campo dei Fiori... Clicca qui per continuare a leggere!
Clicca qui per scaricare il testo in Word e qui per scaricarlo in pdf. (Lunedì 17 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Sabato 15 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Mercoledì 12 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Mercoledì 12 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Spiegare un Film a un Bambino: Gli uccelli, di Alfred Hitchcock. (Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)
Mitch Brenner, simpatico e prestante giovanotto di buona famiglia, ha deciso di regalare alla sorellina Cathy una coppia di Inseparabili, pappagallini così chiamati perché rimangono insieme per tutta la vita e non possono essere divisi senza che entrambi ne muoiano. Entra perciò in un negozio di animali, e lì riconosce fra i clienti la bella Melanie Daniels, figlia del proprietario di un importante quotidiano: una ragazza ricca e capricciosa, ma di grande fascino, che Mitch ha già incontrato qualche tempo prima in un tribunale, dove era stata citata in giudizio per una bravata automobilistica. Per mostrarle quanto è spiacevole essere presi in giro con arroganza (ma soprattutto per il desiderio di conoscerla) Mitch finge di scambiarla per una commessa; e Melanie, dal canto suo, finge di esserlo per stare al gioco (e per l’immediata e inconsapevole attrazione che egli ha suscitato in lei). Il giovane la smaschera con facilità, perché la ragazza non distingue un canarino da un pappagallo, e l’incontro si conclude bruscamente con uno scambio di battute sarcastiche. Ma sùbito dopo, cedendo a un impulso improvviso, Melanie prende il numero di targa dell’automobile di Mitch, si procura il suo indirizzo grazie ai servigi di un dipendente del padre, acquista una coppia di Inseparabili e, non avendo trovato in casa il giovanotto, parte con la gabbietta alla volta di Bodega Bay, la località di mare in cui Mitch, a detta di un vicino, si reca a ogni weekend per far visita alla madre e alla sorellina.
Una volta sul posto, però, Melanie scopre che i rapporti di Mitch con le donne (contrariamente a quel che le avevano fatto pensare l’affettuosa dolcezza del regalo per Cathy e la virile baldanza dimostrata nei suoi confronti) sono in realtà piuttosto difficili. E che sul giovanotto, sulla sua famiglia e su tutti gli abitanti di Bodega Bay sta per scatenarsi come una piaga biblica la furia di quelle che agli ingenui sembrano le più tenere, deboli, inermi creature di questo mondo: gli uccelli. Con esiti apocalittici.
In una casa in riva al mare, a pochi chilometri dal villaggio di Bodega Bay, la vicenda umana narrata da Gli uccelli si arresta all’improvviso: per quella via non si può andare più avanti, la strada non prosegue, termina, scompare. Giunti fin lì, non si può che restarvi o tornare indietro. Ma entrambe le decisioni potrebbero rivelarsi fatali, e l’apparente libertà di scelta dei protagonisti dolorosamente illusoria.
Quel vicolo cieco è il luogo in cui finiscono i percorsi esistenziali di alcuni esseri umani quando una spaventosa fantasticheria diventa realtà, e milioni di uccelli (guidati, forse, dagli esemplari che Norman Bates aveva impagliato tre anni prima in Psycho) calano da ogni angolo del cielo e convergono su di loro per trafiggerli e ucciderli con i becchi e gli artigli. L’idea che la casa sia un rifugio, allora, si rivela altrettanto ingannevole di quella che lo siano il villaggio, la città, la nazione: i cosiddetti “esperti” non hanno idea di cosa stia accadendo, gli “onnipotenti” media diffondono notizie non meno terrificanti che confuse e inutili, le autorità si dileguano, gli aiuti non arrivano o sono vani... E la casa, appunto, non è più il tiepido nido in cui gli Inseparabili, animali e umani, coltivano affettuosi e soccorrevoli rapporti, ma il luogo in cui l’incubo arriva al culmine e il pericolo è massimo: un luogo dal quale non si può che fuggire nella speranza di poter tornare indietro, di riuscire a invertire la freccia del tempo e a raggiungere un qualche posto lontano, diverso, dove tutto ciò non sia ancora accaduto e possa forse non accadere mai... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Domenica 9 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Domenica 9 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Giovedì 6 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Spiegare un Film a un Bambino: Rosetta, di Luc e Jean-Pierre Dardenne. (Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)
Nella vita di Rosetta sembra che per l’immaginazione non ci sia posto: con una madre alcolizzata da sfamare e tener lontana dai guai, senza nessuno che le voglia bene, senza casa e ben presto anche senza lavoro, Rosetta ogni giorno deve lottare ferocemente per sopravvivere, come un animale, in una Società che non la considera e non la tratta come un essere umano. In una Società che l’ha cancellata, che perciò tira avanti senza vederla come se lei non esistesse, e che a poco a poco la sta inducendo a comportarsi come se davvero non vi fosse più traccia, in lei, dell’umanità originaria. Eppure c’è ancora, in Rosetta, senza che lei se ne renda conto, il rifiuto di credere alla menzogna che la vuole non umana, animale, inesistente, scomparsa, e col rifiuto la lotta per tenere in vita ― nel cuore, nella mente, nella realtà ― almeno la speranza inconscia di un’immagine di sé più bella e più valida di quella che è costretta a vedere nello “specchio” della sua vita di ragazza abbandonata e sfruttata: una speranza che nessuno le ha suggerito (poiché nessuno è mai stato in grado neanche di sospettarne la possibilità) ma che Rosetta riesce ugualmente a serbare intatta nel profondo della mente contro tutti e tutto. Perfino contro sé stessa.
Con la macchina da presa che le sta sempre addosso ― quasi che anch’essa, come lo spietato meccanismo di emarginazione e di sfruttamento in cui Rosetta è stata fatta cadere, si preparasse a piombare su di lei per stritolarla e schiacciarla ― i registi tentano invece di sorprenderla in un momento di umanità, cercano disperatamente una prova, per quanto infima e quasi impercettibile, che nonostante tutto anche Rosetta è ancora un essere umano: non le danno un attimo di respiro ― così come non glielo dà, a parte il giovane Riquet, nessuno degli uomini e delle donne che intorno a lei la Società ha tramutato, da esseri umani, in padroni e schiavi ― ma lo fanno perché a ogni costo vogliono trovare anche in lei un barlume di quella bellezza interiore di cui va giustamente orgogliosa la parte sempre più esigua del genere umano alla quale è ancora concesso di coltivarla. E ci riescono, alla fine: Rosetta, addormentandosi nella brandina che Riquet le ha messo a disposizione, parla di sé stessa: parla dell’immagine di sé che è impossibile che abbia, ridotta com’è, e che invece ha, e che ci costringe a riconoscere che sì, è vero, sono esseri umani anche quelli che da vicino e da lontano rischiamo continuamente di non vedere più, come se non esistessero, mentre lottano per sopravvivere come se fossero animali, benché animali non siano.
Tu ti chiami Rosetta. Io mi chiamo Rosetta. Tu hai trovato lavoro. Io ho trovato lavoro. Tu hai trovato un amico. Io ho trovato un amico. Tu hai una vita normale. Io ho una vita normale. Tu non finirai in un buco nero. Io non finirò in un buco nero.
È la prima volta che la vediamo serena. La prima volta ― e siamo quasi a metà film ― in cui il suo bel visetto adolescente non è deformato dalla spietata consapevolezza della lotta senza quartiere che sta combattendo da sola non soltanto per sopravvivere, ma per conservare a sé stessa l’unico rispetto che le è rimasto: il proprio. La prima volta che nel suo sguardo possiamo scorgere non dico un po’ di gioia, questo no ― dovremo alla fine separarci da lei senza aver visto niente del genere, e ci resteremo molto male ― ma un flebile barlume di speranza che la vita possa anche essere meno dura e disperata di come le è apparsa finora, e il suo futuro meno tragico di quello che il presente le minaccia... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Martedì 4 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Pink washing. Letteralmente: lavaggio rosa. Strategia politica tipica della finta sinistra (ma che comincia a essere adottata anche dalle destre più spregiudicate e, imitando i Protestanti, perfino dalla Chiesa cattolica). Consiste nel lanciare roboanti ma finte campagne in difesa delle donne, o dei gay (finte perché mai seguite da iniziative reali sul piano legislativo) per far credere (a chi è interessato a crederlo, o a chi non ha i mezzi mentali per capirlo) di essere di sinistra, mentre nella realtà si perseguono politiche di destra, anche estrema, al servizio dei potentati finanziari ai quali ci si è venduti. (In un senso più ampio, il pink washing è alla base anche di tante “esplosioni” di indignazione solo verbali in difesa dei Diritti umani, o della Memoria della Shoah, o dei lavoratori nei Paesi asiatici o africani: “esplosioni” il cui unico scopo è quello di coprire, con il rumore mediatico che suscitano, il frastuono delle instancabili picconate con cui i loro artificieri intanto ogni giorno aggrediscono e distruggono, qui e ora, gli affetti, l’intelligenza, la cultura, la civiltà che hanno reso e rendono possibili i Diritti e la Memoria e la loro vera difesa). (Martedì 4 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Autostrada A24, lunedì 3 febbraio 2014, fine di una “corriera” del Cotral. Attendiamo ora la solidarietà delle Istituzioni, dei partiti e dei cosiddetti “movimenti” verso i lavoratori e gli studenti che ogni giorno in Italia sono umiliati e messi in pericolo da un trasporto pubblico che la destra e la finta sinistra vanno distruggendo da vent’anni (insieme alla Scuola e alla Sanità e a tutto ciò che è pubblico) al servizio delle tirannie finanziarie globali. Attendiamo la solidarietà, dico, per tutti i “pendolari”, ma soprattutto per le Donne e le Ragazze che ogni giorno, per lavorare o per studiare, son costrette a viaggiare come deportate. Ma quale solidarietà potremo mai avere da chi ogni giorno né studia né lavora, ma fa invece esercizio di violenza verbale sempre più torva, da una parte e dall’altra, incurante di chi intanto subisce violenza fisica vera? (Fotografia tratta dalla pagina Facebook di Camilla Scafetta). (Lunedì 3 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
L’Italia partorisce mostri, ma niente paura... Clicca qui per scaricare il testo in Word e qui per scaricarlo in pdf.
La mia battaglia contro Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle (di cui diffido fin dal primo momento, un esempio cliccando qui) è consistita e consisterà nel non sostenerlo e nel non votarlo. Mai. Anche a costo di non sostenere alcuno e non votare affatto. Questo, pertanto, è il mio ultimo post su di lui, su Casaleggio e sui “grillini”: non li nominerò più. A meno che non senta di dover difenderli, come farei per chiunque, da violente campagne mediatiche (sulla stampa, in tv e sul web) miranti a far di loro i capri espiatori di tutti i guai di un Paese a cui la destra e la finta sinistra hanno concordemente imposto vent’anni di devastazione morale, culturale, giuridica, politica ed economica che ha fatto e continua a fare più danni di una guerra.
Inveire contro i “grillini”, infatti (magari postando su Facebook video intitolati, in puro stile “grillino”, Corrado Augias spacca il culo a Grillo e a Casaleggio, o lanciando appelli fascistoidi a “far piazza pulita” di loro sul web: c’è ancora la libertà di espressione, chi si sente ingiuriato dai post “grillini” cos’aspetta a querelare i moltissimi che non sono anonimi?) significa, per ora, inveire senza correre alcun rischio contro chi NON è al potere, mentre quelli che al potere ci sono, e da vent’anni, cioè il PDL-PD, il partito unico di Napolitano, continuano a distruggere il Paese per conto delle tirannie finanziarie.
Sono sempre stato dalla parte dei più deboli. E i più deboli oggi siamo noi, i cittadini italiani. I “grillini” no, deboli non sono più: sono milioni, sono determinati, stanno sviluppando una “identità collettiva” che cancella tutte le differenze storiche, culturali e umane che li distinguevano fino a qualche anno fa, e (quel ch’è più grave) aggrediscono gli avversari in un modo molto preoccupante: solo a parole, è vero, ma colme dello stesso odio contro l’umanità che traspare dalle “idee” e dal linguaggio della Chiesa, dell’establishment “culturale”-mediatico e dei politici di destra e di finta sinistra.
Ma non per questo dimentico quanto più potenti e violenti dei “grillini” sono proprio quella Chiesa, quella “cultura”, quei media, quella destra, quella finta sinistra. Quante rovine hanno causato e quante sono intenzionati a causare ancora. Quanto sono in malafede, oltre che culturalmente e moralmente più devastanti che mai, quando proprio loro si ergono a “paladini della democrazia contro il rischio di un nuovo fascismo”. E quanto è brutta la frenesia della folla videodipendente che in questi giorni si scaglia urlando contro i grillini rispondendo come un sol uomo all’input mediatico del potere. Scommettiamo che il giorno in cui il Movimento 5 Stelle andasse al governo (mai, spero) molti di quelli che oggi gliene dicono di tutti i colori farebbero improvvisamente (e vilmente) silenzio?
Da una parte la folla urlante dei “grillini” che si aizzano a vicenda sul web. Dall’altra la folla urlante degli “eterodiretti” dalle televisioni. Povera Italia.
(Politici “democratici” che da vent’anni non ascoltano i cittadini ― che da vent’anni ascoltano solo i teorici malati di mente del neoliberismo, le tirannie finanziarie, papi, vescovi, e le ragioni senza affetti che costruiscono nelle loro teste, e continuano ― politici così vivono in un Paese molto, molto, molto umano e civile, se dopo vent’anni ricevono solo insulti. Vivono in un Paese che non meritano, e dovrebbero ringraziarLo anche mentre (giustamente) querelano chi li insulta. Solo che... inspiegabilmente?... non querelano nessuno. Strano, eh? Chissà perché, preferiscono scatenare campagne mediatiche contro...i mostri).
E intanto non una riga, su la Repubblica di oggi (non una riga in 60 pagine) sulla lotta delle donne spagnole e di tutta Europa contro il cattosessismo (e fascismo) della destra spagnola benedetta dalle destre e dalle finte sinistre europee. Non una riga, su la Repubblica di oggi, sui servi politici di Bergoglio, della Chiesa e del suo odio millenario contro le donne. Ma si capisce: l’Italia sta partorendo mostri demoniaci, i “grillini”, ed è quello il vero pericolo. O no?
In compenso, alle pagine 40-41, qualche tonnellata degli abituali sproloqui: “È nella natura dell’uomo credere in esseri che incutono paura e rispetto. [...] È il nostro bisogno di mostri. [...] Per noi la loro esistenza non è più una questione di verità, bensì di distacco dalla verità, di rifiuto ad [sic] ammettere che siamo capaci ― tutti noi, ognuno di noi ― di commettere le azioni più straordinarie e i delitti più abietti”. La Repubblica, insieme all’80% (almeno) della “cultura” e dei media del Paese, da anni diffonde contro gli esseri umani l’odio ideologico e religioso da cui ogni fascismo e nazismo da sempre promanano. Eppure sarebbero i paladini della democrazia! (Domenica 2 febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Spiegare un Film a un Bambino: L'avventura, di Michelangelo Antonioni. (Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)
Di rado, nella Storia del Cinema, l’odio, l’invidia e la rabbia di un uomo che ha devastato la propria immaginazione (e con essa la propria umanità) sono state espresse con la magistrale efficacia della sequenza de L’avventura in cui Sandro, il protagonista del film, versa deliberatamente una boccetta d’inchiostro sui disegni di un giovane architetto.
Il giovane sta studiando la più famosa cattedrale barocca della Sicilia, quella di Noto, della quale è venuto a riprodurre la bellezza per meglio capirla. Sandro lo scorge, e con una sola occhiata al suo disegno (poiché è un architetto anche lui, e il fatto che da tempo si sia tramutato in un cinico affarista non ha spento, ma anzi acuito la sua invidiosa capacità di intuire negli altri le qualità che egli ha soffocato in sé stesso) si rende conto della passione, della serietà, del rigore di quel ragazzo, e soprattutto del fatto che egli è ancora in grado non solo di vedere e sentire la bellezza, ma di stabilire con essa un rapporto creativo: di concepire, incontrandola, un nuovo che potrebbe essere altrettanto o anche più bello.
Anche Sandro è attratto dalla bellezza. È capace, anzi, di scorgerla prima e più chiaramente di altri. Ma questo infallibile intuito non ha più niente di affettivo ed egli, di conseguenza, non può più mettersi in rapporto con essa e creare a sua volta, ma solo negarla e distruggerla intellettualmente (razionalmente) un attimo dopo che l’ha individuata e un attimo prima di accorgersi di averla individuato.
Non può fare altrimenti, Sandro, poiché da tempo, essendosi a poco a poco persuaso che i rapporti umani si fondino sul mors tua vita mea, si è “liberato” degli affetti affinché essi non potessero più trattenerlo dall’ingannare, danneggiare e opprimere gli altri per avvantaggiare sé stesso. Sessualità e creatività, in lui, si sono tramutate in prepotenza e volontà di distruggere: sono questi i suoi veri sentimenti, quando si accosta a qualcuno o a qualcosa e dice – e s’illude – di apprezzarlo o addirittura di amarlo.
Sandro non può mettersi in rapporto con le cose e le persone belle e quindi non può dar vita a niente di valido, né dentro né fuori di sé, attraverso il rapporto con esse: la sua mente è diventata una sorta di buco nero, nel quale ciò che è bello, intelligente e generoso scompare nel momento stesso in cui egli lo vede, e l’ammirazione, l’interessamento, l’amicizia e l’amore si tramutano all’istante nei loro opposti: diventano disprezzo, indifferenza, risentimento, odio. E fanno soffrire... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Sabato 1° febbraio 2014. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).
L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.
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