Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
La Terra vista da Anticoli Corrado nel settembre del 2012
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Lo Scalfari contro il Renzi? Ok. Ma qualcosa non quadra...
Eugenio Scalfari: Renzi. Per quanto riguarda il suo programma politico, per il poco che risulta dalle sue carte e dalle sue prolusioni, si tratta di un’agenda generica che enuncia temi senza svolgerli. I temi sono quelli che campeggiano da mesi sui giornali, le soluzioni però Renzi non le indica. Quindi il suo programma è carta straccia. Una sola cosa è chiara: Renzi sa parlare e richiama molto abilmente l’attenzione sotto l’oculata gestione di Gori, ex dirigente della Fininvest. Renzi piace perché è giovane. È un requisito sufficiente? Politicamente è molto più di centrodestra che di centrosinistra. Se vincerà le primarie il Pd si sfascerà ma non perché se ne andrà D’Alema o Veltroni o Franceschini, ma perché se ne andranno tutti quelli che fin qui hanno votato Pd come partito riformista di centrosinistra. Non a caso Berlusconi loda Renzi pubblicamente; non a caso i suoi sponsor sono orientati più a destra che a sinistra e non a caso lo stesso Renzi dice che queste due parole non hanno più senso. Hanno un senso, eccome. Nell’equilibrio tra i due fondamentali principi di libertà e di eguaglianza la sinistra sceglie l’eguaglianza nella libertà e la destra sceglie la libertà senza l’eguaglianza. Questa è la differenza e non è cosa da poco. Io sono liberale di sinistra per mia formazione culturale. Ho votato per molti anni per il partito di Ugo La Malfa. Poi ho votato il Pci di Berlinguer, il Pds, i Ds e il Pd. Se i democratici andranno alle elezioni con il Renzi candidato, io non voterò perché ci sarà stata una trasformazione antropologica nel Pd, analoga a quella che avvenne nel Partito socialista quando Craxi ne assunse la leadership, senza dire che Craxi aveva una visione politica mentre Renzi non pare che ne abbia alcuna salvo la rottamazione. Francamente è meno di niente. (La Repubblica, domenica 30 settembre 2012). Per una trasformazione antropologica del Pd analoga a quella del Psi di Craxi, Eugenio Scalfari, massimo comun divisore della Sinistra italiana, combatte da decenni con tutte le forze (sue e di altri). Sostenne a spada tratta il Veltroni, tanto per dire. E non c’è finto sinistro nel Pd, non c’è piddìno antropologicamente mutato, che non sia più che certo di ottenere su La Repubblica spazio molto maggiore di quello che realmente occupa nei cuori e nelle menti dell’Elettorato di Sinistra. Come mai si spaventa, allora, lo Scalfari, alla prospettiva che una vittoria renzista, più che avviare la mutazione antropologica del partito, dimostri che essa è già avvenuta, è irrimediabile, e che ai deleteri sforzi scalfariani e repubblichini ha arriso infine un pieno successo? Un Pd definitivamente “ultracorporeo”, dopo averlo così a lungo auspicato e incoraggiato, come mai a un tratto gli ripugna? C’è un unica risposta: lo Scalfari non si è rammollito, continua imperterrito a volere anche in Italia una “sinistra” del tutto finta come quella inglese o americana, ma pensa che il Renzi sia troppo manifestamente fasullo per garantire che il Pd continui ad avere un certo seguito tra gli Elettori di sinistra sia pur di bocca buona, e ancorché disponibilissimi a farsi menare per il naso. A torto o a ragione (io naturalmente spero che abbia torto) lo Scalfari crede che Pierluigi Bersani sia molto più capace del Renzi di prenderci per i fondelli. Di qui la sua scelta di campo. E l’immediata partenza, lancia in resta, a tentar di farci fessi con la panzana del liberale di sinistra che è per l’eguaglianza nella libertà. Peccato che poche righe prima se ne fosse scritto così: L’emergenza purtroppo continuerà anche nella prossima legislatura ma la maggioranza sarà quella che gli elettori avranno scelto. In questo senso il nuovo Parlameto potrà esprimere una maggioranza non più “strana” ma portatrice d’una visione coesa del bene comune. È implicito che l’elemento di fondo di quel bene comune è costituito dagli impegni che lo Stato italiano (attenzione, lo Stato non solo il governo) ha preso nei confronti dell’Unione europea. Quegli impegni consentono una limitata ma importante discrezionalità; possono accentuare il tema dell’equità e dell’eguaglianza einaudiana delle condizioni di partenza tra i cittadini oppure affidarsi alla disuguaglianza come stimolo dell’efficienza. Spetta al popolo sovrano scegliere tra queste due diverse opzioni nei limiti, come già detto, della loro compatibilità con gli impegni verso l’Europa. Fingo di non vedere (benché sia un punto di gravità estrema) che della sovranità popolare, nel letto di Procuste dei cosiddetti impegni con l’Europa (presi da chi? Dal governo dei non eletti? E con chi? Con istituzioni europee che in quanto dotate di poteri non son democratiche e in quanto democratiche non hanno potere?) non rimane alcunché, ma come non vedere quella frasetta sulla disuguaglianza che sarebbe uno stimolo dell’efficienza? Messa lì, sembra, per dichiararsi in disaccordo con essa, ma intanto messa lì. Una delle mille velenose insinuazioni che lo Scalfari istilla da decenni nei suoi lettori per indurli a quella mutazione antropologica che oggi a parole stigmatizza? Un mero segno di dissociazione? Propendo per la prima. E invito lo Scalfari a farsene una ragione: ci stiamo facendo furbi. Ci sfugge più (quasi) niente. Se si schiera con Bersani credendo che sia più “bravo” del Renzi a ingannare l’Elettorato davvero di Sinistra, si disilluda: ormai ci vuol altro. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Le belle facce di quelli che vogliono il Monti-bis:
Stefano Ceccanti (sul quale vedi anche qui, qui e qui), Paolo Gentiloni e Giorgio Tonini (finti sinistri): Se Bersani e Renzi rinunciassero allo schema di gioco della premiership, si potrebbe anche decidere di non farle. Mancano due mesi, il primo turno sarebbe il 25 novembre. C’è il tempo per cambiare linea. È una situazione di emergenza. La percezione che ha il Paese è che la politica non sia in grado di decidere nulla. Il Pd ha la responsabilità di lavorare per vincere le elezioni e garantire una maggioranza coesa senza il Pdl, e una continuità con l’agenda Monti. Se c’è qualcuno in grado di fare questo, bene, ma non c’è (Stefano). Mi auguro che dopo le elezioni nasca una maggioranza politica di centrosinistra molto larga che chieda a Monti di guidare il governo (Paolo). Chiediamoci perché Monti alla fine sia stato costretto a dirsi disponibile a un secondo mandato da premier. Perché ha visto la delusione e la preoccupazione dei suoi interlocutori internazionali, oltre che quella degli italiani, circa il futuro del Paese, in uno scenario di assoluta incertezza della politica. La sua disponibilità è un elemento che movimenta il quadro politico. La maggior parte della gente è favorevole al Monti-bis, e il Pd oggi è al 25%. Non è questa la sede e il luogo per parlare delle primarie, sempre che si facciano, ma certo è necessario invertire l’ordine dei fattori: decidere prima cosa si vuole fare, quale programma di governo; qual è l’ordine del giorno, per noi questo è il tema. Noi giudicheremo tutti i candidati sulla base dell’agenda Monti e sulle intenzioni espresse al riguardo (Giorgio). (L’Unità, domenica 30 novembre 2012). Lo sappiano o meno, questi individui stan facendo di tutto per convincere l’Elettorato (davvero) di sinistra a non andare a votare. O a concludere che i soli che possono liberarci dai napolitano-montisti siano Di Pietro, il Grillo o addirittura i berluscisti. E chissà che non abbiano già convinto molte persone. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie L’alternativa alla destra c’è. Ma è finta: Ed Balls (= Ed Palle), sedicente laburista, ministro-ombra delle Finanze inglesi. Il suo compito nella vita e in politica? Dir di sì ai tagli della destra.
(su) Ed Milliband, Ed Balls e altri finti sinistri del (cosiddetto) Labour inglese: Anziché gli auguri di buon lavoro, una sonora mazzata. Alla vigilia dell’annuale congresso del Labour, che prende il via oggi a Manchester, il leader di uno dei maggiori sindacati inglesi lamenta che il partito sia dominato da una “élite politica”. “I suoi dirigenti non rappresentano più i lavoratori”, accusa Paul Kenny, leader del Gmb, che per il Labour è un grosso bacino elettorale oltre che una fonte finanziaria considerevole (due milioni si sterline all’anno). Nel 2010 i sindacati contribuirono alla vittoria di Ed Milliband sul fratello David, ma la luna di miele è finita presto. La goccia che fa traboccare il vaso è il sì del ministro-ombra delle Finanze, Ed Balls, ai tagli del governo Cameron ai salari degli statali. (L’Unità, domenica 30 settembre 2012). Non c’è servo più servo e più abietto ― di un servilismo molto più mentale che per interesse, e mentalmente patologico ― del finto sinistro. Dinanzi a simili indivuidui, tanto di cappello ai destri. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Ottima l’Unità domenica 30 settembre 2012:
L’Unità prende posizione, e la prende bene: intervista Martin Schulz, esponente di primo piano della Socialdemocrazia tedesca (molto amato da quanti non dimenticano la proterva imbecillità di chi lo paragonò a un kapò nazista in quello stesso Parlamento europeo di cui oggi è presidente) e gli domanda cosa pensi di quelli che in Italia, in particolare nel Partito democratico, tentano di ridurre le Elezioni a una farsa preparando fin d’ora un governo Monti-bis. La risposta è semplice e netta: sono gli stessi che fino all’anno scorso tifavano per Berlusconi. Quel che nel Pd si può dire solo agli intimi e in gran segreto, benché tutti lo sappiano ― che la destra interna al partito è nel partito per favorire la destra esterna ― gli uomini di sinistra e liberi di altri Paesi lo dicono tranquillamente, come chi fa una constatazione ovvia. E l’Unità, per la prima volta, finalmente, coraggiosamente, glielo lascia dire: brava. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Le belle facce di quelli che vogliono il Monti-bis:
È un sì unanime quello della Chiesa (che ieri si è espressa attraverso la Conferenza dei vescovi) e della Fiat all’ipotesi di un Monti bis: l’amministratore delegato della Fiat, Marchionne, ieri ha definito la disponibilità del premier a rinnovare il mandato “un passo avanti per il Paese”. (La Repubblica, sabato 29 settembre 2012). Il capo tedesco di una tirannia finanziaria che è anche una tirannia religiosa e il capo svizzero-canadese di una tirannia privata che è anche una tirannia finanziaria: ecco chi vuole duce in eterno del nostro infelice Paese il non eletto Monti, l’estremista di destra Monti, il nemico dei Lavoratori e dei Pensionati Monti. In odio alla democrazia e al 99% del Popolo italiano, ma d’amore e d’accordo con la casta berlusco-napolitano-monti-renzista che vuol ridurre le elezioni del 2013 a un’ignobile farsa. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Le belle facce di quelli che vogliono il Monti-bis:
Pietro Ichino (finto sinistro infiltratosi nel Pd, teorico dell’antiStato, inventore del soprannome fannulloni per i Lavoratori statali, teorico dell’intercambiabilità destra-sinistra e perciò nemico della Democrazia): Se trovo singolare che chi appoggia Renzi veda favorevolmente un Monti-bis? Guardi, Monti-bis può voler dire due cose: un governo Monti a cui arriviamo di nuovo per l’incapacità della politica di far fronte decentemente all’emergenza e ai nostri impegni internazionali, cioè ancora un fallimento della politica, oppure un governo che, con Monti premier o no, è capace di proseguire con decisione nella strategia ideata da lui per salvare l’Italia costruendo l’Europa (tutte balle, ovviamente: il Monti è invece un volgare esecutore della strategia delle tirannie finanziarie per salvare sé stesse distruggendo i Diritti, la libertà e i beni del 99% della popolazione mondiale, strategia che non salverà l’Italia né l’Europa né, e ciò è tragicamente buffo, le tirannie stesse, ma precipiterà il pianeta nella più orribile miseria e forse nella guerra, n.d.r.). A me sembra che la bozza di programma che Renzi ha presentato a Verona il 13 settembre sia molto coerente con questa strategia. Vorremmo vedere altrettanta coerenza nel programma che presenterà Bersani. (...) Chi vorrei vedere a palazzo Chigi tra Monti e Renzi? Mi andrebbe bene anche Monti presidente della Repubblica, con una maggioranza larga e coesa imperniata sul Pd impegnata a realizzare la sua strategia. Questo è quello che conta. (...) Bisogna stare attenti a non commettere un grave errore che è molto diffuso nella sinistra italiana: considerare che l’essere di destra o di sinistra costituisca una qualifica permanente dell’elettore. (L’Unità, sabato 29 settembre 2012). È sempre più evidente che ci sono tre categorie di renzisti nel Partito democratico: i naziliberisti alla Ichino, i cattofascisti (montisti entrambi) e una truppa di furbacchioni di seconda fila (amministratori locali, per lo più) che credono d’aver fiutato il vento. Ce ne fosse uno, uno solo, il cui principale obiettivo non sia la ripulitura del Partito democratico da chiunque sia davvero dalla parte dei Diritti, della Democrazie e del Lavoro: la cancellazione della Sinistra dal Partito democratico e dal Paese, a questo mirano e per questo lavorano i renzisti e i montisti. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Per la serie Scherzare col fuoco: il Monti si dichiara disponibile a un bis.
Mario Monti (estremista di destra che si crede presidente del Consiglio per diritto divino): Spero che dopo le elezioni ci sarà un risultato chiaro, con una chiara possibilità di formare una maggioranza e un governo guidato dal leader di questa maggioranza. Ma se si pensasse che potrei servire ed essere d’aiuto dopo il periodo delle elezioni, io ci sarò... Lo prenderò in considerazione, non si può precludere nulla... Senso del dovere... Non penso ci sarà una seconda occasione, ma se dovesse servire io ci sarò... Se dovessero esserci speciali circostanze, che spero non ci saranno, e qualora mi sarà richiesto, considererei la situazione seriamente... Non mi sento di dire che non avrò in futuro lo stesso spirito di servizio verso il Paese. (La Repubblica, venerdì 28 settembre 2012). Un consiglio da amico, Monti: pensaci non una ma mille volte, prima di dare agli Italiani l’impressione che ogni via DEMOCRATICA per liberarsi di te e del tuo governo sia stata chiusa. Non pensarci una volta sola, Monti: pensaci mille volte, da’ retta. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Renzisti di seconda, terza e quarta fila (a futura memoria): Sandro Gozi, prodiano, Davide Zoggia, Roberto Reggi (La Repubblica, sabato 22 settembre 2012); Graziano Del Rio, sindaco di Reggio Emilia, Paolo Dosi, sindaco di Piacenza, Fernando Ferioli, sindaco di Finale Emilia, Nicola Dall’Olio, capogruppo Pd nel consiglio comunale di Parma, Matteo Richetti, presidente del consiglio regionale emiliano (La Repubblica, sabato 29 settembre 2012). Sempre meglio, comunque, dei renzisti in pectore che si tengono le mani libere, come il Re (o il duce?) dell’ipocrisia politica Walter Veltroni. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Spiegare un Film a un Bambino: L’estate di Kikujiro, di Takeshi Kitano. (Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)
Ci sono due tipi di bambini abbandonati: gli abbandonati “solo un po’”, e gli abbandonati del tutto. I bambini abbandonati “solo un po’” sono quelli dei quali i “grandi” (i genitori, gli insegnanti, la Società adulta in generale) in qualche modo si occupano (dandogli da mangiare, fornendoli di una casa e di vestiario, insegnando loro a leggere e scrivere, proteggendoli dai pericoli, curandoli se si ammalano, ecc.), ma a cui quegli stessi “grandi” fanno mancare una o più cose importanti o importantissime: per esempio, non interessandosi a quel che pensano, o non ascoltando i loro discorsi e i loro sogni, o non sapendo indicare loro la stupenda ricchezza e complessità (e i tremendi pericoli) del mondo fantastico umano; o, più semplicemente, non essendo (in tutto o in parte) le belle e intelligenti persone adulte che i bambini hanno il desiderio, bisogno e diritto di avere intorno. Cosa possono fare i bambini abbandonati “solo un po’”? Possono mettersi in cerca di “grandi” più validi di quelli che son toccati loro in sorte e di esperienze più umane di quelle che possono avere con essi: persone ed esperienze che arricchiscano la loro fantasia, rispondano alle loro domande e spieghino loro con la necessaria fermezza cosa si può fare e cosa no. E, se li troveranno, potranno colmare i vuoti lasciati in loro da rapporti più o meno deludenti ed eviteranno di diventare anch’essi adulti più o meno anaffettivi, più o meno inconsapevoli della propria umanità, più o meno “sciupati dentro”. I bambini abbandonati del tutto sono invece quelli di cui i “grandi” non si sono occupati affatto. Quelli a cui non è stato dato neanche da mangiare e da bere, né un letto né abiti, né giocattoli né libri, né casa né scuola. Quelli che gli adulti hanno buttato via, scacciato, cancellato dai propri pensieri. Quelli che in questo momento, mentre io scrivo o mentre voi leggete, dormono dentro scatole di cartone nella metropolitana di Kiev, contendono i rifiuti ai cani negli immondezzai di Manila, si stordiscono con i vapori della colla negli anfratti di Rio de Janeiro, lavorano diciotto ore al giorno negli scantinati senza finestre di Taranto o di Pordenone. Quelli come il Monello, deposto in un’automobile di lusso da una madre che era a sua volta una ragazzina abbandonata. Quelli come il Bambino Selvaggio, gettato con la gola tagliata in una buia foresta. Quelli come il piccolo Masao. I milioni e milioni di Hänsel e Gretel che nei millenni, invece che con altri esseri umani, han dovuto vedersela con orchi e streghe. A dire il vero, Masao non è stato abbandonato proprio del tutto. Ha una nonna, infatti, che l’ha tenuto con sé. Ma il nostro discorso non per questo cambia di molto... Hai un bell’avere una nonna o una zia, anche affettuose, anche bravissime: ma se tuo padre e tua madre ti hanno abbandonato, e tu lo sai, la tua esistenza ti sembra fin da bambino in pericolo, minata da un male misterioso che agli altri non tocca, che ce l’ha proprio con te, che potrebbe infliggerti nuovi e spaventosi colpi in qualsiasi momento; e il mondo ti appare a sua volta pericoloso, minaccioso, come se un’invisibile e mostruosa entità fosse sempre in agguato sul tuo cammino, aspettando te... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
(su) Mario Monti ed Elsa Fornero (estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pidì, i Casinisti e i Finisti hanno consegnato i Lavoratori italiani): Dopo l’adozione del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro nel 2008, durante il governo Berlusconi sono stati numerosi i tentativi di sminuirne la portata normativa. E la situazione, secondo l’allarme lanciato in questi giorni dalla Cgil e dalla Fim Cisl, non sembra essere cambiata con l’esecutivo Monti. Nel pacchetto semplificazioni al vaglio del governo, infatti, sarebbero contenute alcune “semplificazioni improprie sulla sicurezza del lavoro che, se approvate, vanificherebbero di fatto le più importanti acquisizioni del Testo unico” denuncia il segretario confederale della Cgil Fabrizio Solari. In particolare, sono finite sotto accusa la cancellazione di alcuni obblighi di formazione e di valutazione dei rischi nelle piccole e micro imprese (le più soggette a infortuni mortali e invalidanti, specialmente in agricoltura, nei trasporti, in edilizia e nel settore della lavorazione del legno) e l’abolizione del Documento unico per la valutazione rischi da interferenze per le aziende con un numero di addetti inferiore a cinquanta, documento che oggi rappresenta un importante strumento di controllo della salute e sicurezza nella catena degli appalti e dei subappalti. Tra le modifiche legislative che il governo vorrebbe introdurre in nome della semplificazione c’è anche l’impossibilità per gli organi di vigilanza di imporre prescrizioni, per i nuovi luoghi di lavoro e per la ristrutturazione di quelli esistenti; l’esclusione dall’informazione, formazione e sorveglianza sanitaria per i lavoratori (per lo più precari) che permangono in azienda meno di cinquanta giorni, indipendentemente dalla gravità dei rischi cui sono esposti; e la cancellazione, per il medico competente, dell’obbligo di trasmissione alle autorità preposte dei dati concernenti i rischi cui sono esposti i lavoratori. (L’Unità, giovedì 27 settembre 2012). L’odio di questo governo contro i Lavoratori, così forsennato da superare l’odio berluscista, non si è manifestato “solo” nella manomissione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori o nell’annullamento lavorativo e civile di centinaia di migliaia di esodati, ma in decine e decine di aggressioni in tutti i campi della vita sociale e civile: un disegno vasto, complesso, coerente, e a suo modo “scientifico” di diffamazione, umiliazione, impoverimento ed esclusione dei Lavoratori pubblici e privati. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Più che il dolor poté il digiuno: il Sallusti (o uno che si fa passare per lui?) con la fidanzata Santanchè Daniela.
(su) Alessandro Sallusti (direttore berluscista de Il Giornale): Confermata la condanna, Sallusti rischia il carcere: “Ha pubblicato una notizia falsa”. Napolitano: seguiamo il caso. Severino: legge da cambiare. Sallusti è stato giudicato per gli articoli pubblicati nel febbraio 2007 da Libero, che allora dirigeva, sulla vicenda di una tredicenne di Torino che voleva interrompere la gravidanza, c’era il consenso della madre ma non si voleva che lo sapesse il padre. Perciò dovette intervenire il giudice tutelare, Giuseppe Cocilovo, che dopo una valutazione autorizzò la ragazza. “Il dramma di una tredicenne: il giudice ordina l’aborto” titolò Libero. “Se ci fosse la pena di morte, questa andrebbe applicata a giudici, assistenti sociali...” Insomma, secondo il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, il giudice Cocilovo avrebbe decretato un “aborto coattivo”. Frasi che hanno provocato la condanna a una multa da 5.000 euro e a una pena di 14 mesi di prigione in secondo grado. Ora insorgono i responsabili dei principali quotidiani: “È uno scandalo” dice Ezio Mauro, direttore de La Repubblica. “Non si può andare in galera per un’opinione, anzi per il mancato controllo su un’opinione altrui”. Dai politici coro bipartisan per una modifica della legge, il governo favorevole a una norma “omogenea agli standard europei”. (La Repubblica, giovedì 27 settembre 2012). La casta dei giornalisti e la casta dei politici unite nell’omertà (non certo nella solidarietà) con i diffamatori non tanto dei giudici, ma di tutti gli onesti Lavoratori di questo Paese: poiché chiunque cerchi di fare il proprio dovere, nella Giustizia o altrove, è per tutte le caste un pericolo mortale. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Per la serie Gatti mammoni: il Profumo Francesco dopo un trattamento di pink washing israelo-anglo-americano.
(su) Francesco Profumo (estremista di destra addetto dai napolitano-montisti alla Soluzione Finale del problema dei Bambini e dei Ragazzi italiani per il sistema finanziario globale): In Italia, se non vado errato, ne parlò per primo il gioralista Alberto Stabile su La Repubblica del 25 novembre 2011: I diritti degli omosessuali, scrisse Stabile, possono essere usati, e di fatto lo sono, come maquillage per ripulire e vendere proposte politiche reazionarie altrimenti inaccettabili, oppure, come nel caso d’Israele, per nascondere la sistematica violazione dei diritti dei Palestinesi dietro allo slogan, a metà strada tra l’offerta turistica e il manifesto propagandistico, che descrive Tel Aviv come la meta ideale del popolo gay. Questo è, in sintesi, il contenuto di un editoriale apparso sul New York Times in cui Sarah Schulman, docente di materie umanistiche, descrive il fenomeno chiamato pinkwashing: molte persone di buona volontà, secondo Schulman, pensano che il grado di progresso di un Paese dipenda da come esso si rivolge agli omosessuali, e la destra e l’estrema destra stanno imparando a sfruttare questo sentimento per coprire politiche reazionarie in tutti gli altri campi. A quanto pare, lo sta imparando anche il Profumo Francesco (che nel maggio scorso se ne uscì con un invito ai docenti italiani a celebrare la Giornata contro l’omofobia istituita dal Parlamento europeo nel 2007): continua ad aggredire i Bambini e i Ragazzi italiani come e peggio della Gelmini, ma cerca di nascondersi dietro una cortina fumogena di (finto) “progressismo”. Tanto sa benissimo che mai e poi mai dovrà mantenere ciò che millanta, perché lo tratterrà il governaccio di cui fa parte: abbastanza naziliberista per tentar di imitare il libertarismo fasullo della destra anglo-americana o israeliana, ma troppo cattofascista per mettersi contro la tirannia finanziario-religiosa vaticana. I Diritti dei Bambini e dei Ragazzi immigrati son così importanti che si deve comunque plaudire a quelle parole del Profumo? Niente affatto: i Diritti sono importantissimi, certo, ma solo se sono autentici e se valgono per tutti. Mentre la Scuola italiana, distrutta e svenduta dai finti sinistri, dai berluscisti e dai napolitano-montisti, sarà sempre più una fabbrica di esclusione e d’ingiustizia. Quali che siano gli specchietti per le allodole più o meno rosa di cui l’adorneranno i farabutti che ne stan facendo scempio. (P.s.. Bene ha risposto al Profumo Francesca Puglisi, bersaniana responsabile Scuola del Pd: Profumo dovrebbe assegnare alle scuole gli insegnanti necessari per poter svolgere l’ora alternativa alla religione, invece di costringere gli studenti ad abbandonare la classe. Sembra proprio che con Francesca Puglisi tingersi di rosa non serva, eh, Profù’?). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Importante lettera a L’Unità di un gruppo di psichiatri: La malattia non è un’invenzione (L’Unità, giovedì 27 settembre 2012. Clicca qui per leggere tutto). (L’Unità, giovedì 27 settembre 2012. Clicca qui per leggere tutto).
Interessante intervista de L’Unità al filosofo Maurizio Ferraris: Il nuovo realismo sradica il populismo (L’Unità, giovedì 27 settembre 2012. Clicca qui per leggere tutto).
C’è di peggio che essere governati da adoratori del Signore delle mosche che si atteggiano a maiali? Certo: essere governati da adoratori del Signore che si atteggiano a fanatici medievali. Bagnasco Angelo (politico d’alto bordo di uno Stato, la Città del Vaticano, che è anche un’azienda multinazionale, la Chiesa cattolica, che è anche una tirannia finanziario-religiosa), parlando non al bar o in piazza o sul Web, da privato cittadino, ma nel suo ruolo ufficiale di presidente della Conferenza episcopale italiana, si è permesso di condannare gli scandali, la corruzione e lo sperpero di denaro pubblico esplosi nelle regioni italiane, casi inquietanti che la classe politica ancora sottovaluta; di rivolgere un richiamo alla classe dirigente perché imbocchi davvero la strada di un rinnovamento morale, sociale e culturale ormai improcrastinabile; e (per la serie tutti i salmi finiscono in gloria) di ordinare ai politici cattolici (cioè, in Italia, a quasi tutti) ad agire nella scena politica con coerenza e dedizione, senza mai rinunciare a quei valori che la Chiesa ritiene non negoziabili come la difesa della vita, il no ad aborto ed eutanasia, la libertà di insegnamento (espressione, quest’ultima, con cui i papalini son soliti mascherare l’anticostituzionale pretesa che le sedicenti scuole religiose siano aiutate dallo Stato a far concorrenza alle Scuole vere), la promozione della famiglia formata dal matrimonio di un uomo e di una donna, e il no alle coppie di fatto e ai registri che in taluni comuni tenderebbero a legittimarle. E il governo Monti? Per non farsi mancare nulla, il Bagnasco si è permesso di pontificare anche su quello sostenendo che è bene che vada avanti. (La Repubblica, martedì 25 settembre 2012). Sì, c’è di peggio che essere governati da adoratori del Signore delle mosche: essere governati da fanatici medievali (e dai loro servi) che da millenni continuano imperterriti a credere (o piuttosto a delirare?) che gli animali siamo noi, che siamo noi le pecore e i porci senza cervello, e che tocchi a loro, perciò, dirci cosa dobbiamo o non dobbiamo pensare e cosa possiamo o non possiamo fare. E che non solo lo credono (o piuttosto lo delirano?) ma comandano che lo crediamo anche noi. Contro noi stessi. E che lo credano i politici da noi eletti. Contro la Costituzione. Contro la Democrazia. In odio all’Umanità. Lo stesso odio per l’Umanità di chi si degrada a maiale? Peggio: l’odio per l’Umanità di chi degrada a maiali gli altri. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Matteo Renzi (abile commediante creato dalla mente pericolosa di Mike Bongiorno e spinto attraverso il Pd dalle menti raffinate che da vent’anni cercano di tramutarlo in un partito di abile finta sinistra, vedi qui): “Chi vince le primarie impone il suo programma”. E quello di Matteo Renzi prevede meno tasse (“abbassarle è di sinistra”), abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (meglio le “donazioni private in totale trasparenza”) modifiche a quel “primo passo deludente rispetto alle aspettative” che è la riforma Fornero (andrebbe resa più aderente al testo Ichino-Morando) e nessuna messa in discussione del principio della riforma delle pensioni. (L’Unità, martedì 25 settembre 2012). Il programma del Renzi, cioè (per quel poco che si degna di farci sapere: quattro formulette, la parte superiore dell’iceberg con cui spera di far naufragare una volta per sempre la Sinistra italiana) è un programma ancor più di destra di quello del Monti (che, a sua volta, era ed è ancor più di destra di quello berluscista). Abbassare le tasse, infatti, (anziché farle pagare agli evasori) significa finire di distruggere lo Stato, anziché ripristinarlo nel suo compito di difendere e aiutare i Cittadini. Sostituire il finanziamento pubblico dei partiti con le donazioni private significa lasciar sopravvivere solo i partiti graditi all’1% dei più ricchi. Rendere la “riforma” Fornero più aderente al testo Ichino-Morando significa renderla ancora più ostile ai Lavoratori. E non mettere in discussione la riforma delle pensioni significa abbandonare a sé stessi le centinaia di migliaia di esodati (e le loro famiglie) che l’inverecondo duo Monti-Fornero ha messo in mezzo a una strada senza lavoro e senza pensione. Sì, il Renzi è di destra, come si capisce (oltre che da quel poco che si degna di farci sapere dei suoi programmi) anche dai berluscisti, dai cattofascisti e dai montisti che attrae: tipi come il Gentiloni (“nella dialettica tra Renzi e Bersani scelgo il primo perché ha le idee più vicine alle mie”), o la Prestipino Patrizia (“I miei comitati saranno a disposizione per lui sia che si voti lo stesso giorno sia in due giorni diversi: la mia rete è per Matteo”), o lo Scalfarotto Ivan (“rappresenta una linea riformista, ichiniana, che condivido”) (La Repubblica, martedì 25 settembre 2012). Peggio: il Renzi è di destra da rottamatore, cioè da teppistello neonazista che vuol “risolvere” i problemi eliminando le persone. Ed è, d’altra parte, anche un abile commediante: sa fingersi giovane, sa fingersi di sinistra, e molto più di quel vecchio lumacone del Veltroni (di cui lo dicono il continuatore) può dunque convincere quegli elettori del Pd che col tempo son diventati di destra ma non vogliono ammetterlo neanche con sé stessi. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Spiegare un Film a un Bambino: Il Monello, di Charlie Chaplin (Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!) Una madre abbandona il figlio appena nato. È una ragazza sola, povera, senza lavoro né alcuno che l’aiuti (in tempi in cui una donna, se rimaneva incinta pur non essendo sposata, non di rado finiva in mezzo a una strada) e noi comprendiamo perché si sia sentita costretta ad agire così. Nondimeno il suo atto ci riempie d’orrore, non possiamo giustificarlo in alcun modo, né tanto meno possiamo considerare giuste le culture e le società che istigano gli esseri umani a commettere azioni così mostruose... E che dire del padre del bambino, che l’ha lasciata sola in questa situazione? Come non provare disprezzo per un uomo simile? Orrore, rabbia, disprezzo... Be’, la prima didascalia ci aveva avvertito: questo film vi farà ridere, ma anche piangere. E noi, anche se piangere non è la cosa che facciamo più volentieri, tuttavia ci sentiamo indotti a capire e accettare tale dichiarazione d’intenti se pensiamo che i tipi come quel padre, che fugge dinanzi alle proprie responsabilità, sono proprio i tipi che nella vita vogliono solo ridere. Quelli che odiano tutte le cose (discorsi, film e soprattutto persone) che li spingono a riflettere un po’. Nell’unica e breve scena in cui compare, quest’uomo compie un gesto molto significativo: butta nel fuoco una fotografia della donna. A quanto pare, egli si crede un artista, un pittore: lo vediamo, infatti, discutere di quadri con un ridanciano collega. Ma che artista potrà mai essere, uno come lui? Tutt’al più un mercante d’arte. Infatti, quando l’immagine della donna gli cade nel fuoco, egli dapprima la raccoglie, lasciandoci sperare che senta per lei un po’ di nostalgia, ma poi, con un’occhiata distratta, la getta di nuovo nel camino e si accende una sigaretta con la stessa fiamma che la sta riducendo in cenere. Attenzione: non lo fa in un momento di rabbia, come un uomo appassionato che sbaglia più per la collera che lo sconvolge che per inveterata cattiveria. Lo fa tranquillamente, come se niente fosse. Lo fa, cioè, approdando a una totale anaffettività: l’immagine della donna non significa più niente per lui, guardandola non prova più alcun sentimento, e dunque non la distrugge con odio, il gesto con cui la lascia cadere tra le fiamme è privo di intensità, così piatto da sembrar quasi casuale, da non lasciarci alcun dubbio che lo stato psichico da cui scaturisce non è quello di chi esecra un ricordo che lo fa soffrire e lotta per cancellarlo. E tuttavia, benché lo faccia placidamente, l’uomo distrugge l’immagine di proposito: lo fa apposta, come dicono i bambini... (Clicca qui per continuare a leggere!) (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Persone di fiducia dei mercati finanziari: Monti Mario.
(su) Mario Monti, il suo governo, i suoi estimatori e i suoi servi: Nel circolo vizioso tra l’interesse delle banche e degli investitori per i profitti e l’interesse degli Stati sovraindebitati per il bene comune, i mercati finanziari hanno il coltello dalla parte del manico. Non è mai accaduto prima che governi eletti fossero sostituiti senza indugi da persone di fiducia dei mercati - Mario Monti o Lukas Papadimos. Mentre la politica si sottomette agli imperativi del mercato mettendo nel conto l’aumento della disuguaglianza sociale, i meccanismi sistemici si sottraggono sempre più all’influenza intenzionale del diritto democraticamente stabilito. Questa tendenza non potrà essere ribaltata (se mai potrà esserlo) senza riacquisire la capacità d’azione politica. (Jürgen Habermas, La Repubblica, domenica 23 settembre 2012).
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Per la serie Incontrollabili espressioni e gesti di servilismo: il Casini alla corte del Ratzinger.
(su) Pier Ferdinando Casini (quello con cui il Pd dovrebbe allearsi, compagno Bersani? E per fare cosa? Per andare a caccia di chierichetti per rifornirne le sacrestie e gli oratori?): L’impegno dei politici cattolici “non deve conoscere flessioni” su argomenti come il matrimonio o sui temi etici come la vita. Lo ha detto a Castelgandolfo Benedetto XVI davanti a una delegazione dell’Internazionale democristiana guidata dal leader dell’Uddiccì, Pierferdinando Casini. (La Repubblica, domenica 23 settembre 2012).
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Per la serie Orribili patologie viscerali: il vero problema della prostata del Dell’Utri? Una vittoriomanganite acuta. Curabile? Sì, certo, ma le cure costano milioni di euro. Meno male che il Dell’Utri ha amici ricchi sfondati, se no sfondata (ma non ricca) ci finirebbe la sua prostata.
Marcello Dell’Utri: Se ho qualcosa di grave alla prostata, Ingroia lo avrà sulla coscienza. (La Repubblica, sabato 22 settembre 2012). Cos’hanno in comune il Dell’Utri, lo Scalfari, il Napolitano e il Mancino? Una grave ingroite là dove non batte il sole. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie A ministri intellettualmente volgari, vignette ferocemente volgari: la Fornero di Vauro, in attesa che il Marchionne la chiami.
Elsa Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pidì, i Casinisti e i Finisti hanno consegnato i Lavoratori italiani): Il governo non può imporre le sue scelte a un’impresa privata. Non possiamo convocare l’amministratore delegato della Fiat al ministero. Ma all’amministratore delegato abbiamo chiesto un impegno preciso: ci dica come intende cambiare i contenuti del piano Fabbrica Italia. Ci dica se e come sono state modificate le strategie di investimento del gruppo nel nostro Paese. Ci dica se e come sono mutati gli impegni occupazionali negli stabilimenti attivi sul territorio nazionale. Marchionne non può tirarsi indietro. Lo deve non tanto e non solo al governo e ai suoi azionisti, ma soprattutto ai lavoratori della Fiat, e a migliaia di famiglie che vivono grazie alla Fiat. E lo deve anche all’Italia. Io ho parlato più volte con Marchionne. Ci avevo parlato prima dell’estate, e ci ho parlato di nuovo nei giorni scorsi. Dopo l’annuncio di venerdì, all’amministratore delegato ho chiesto un incontro urgente. Gli ho comunicato una serie di date. Mi ha risposto che era in partenza per gli Stati Uniti, e che mi avrebbe fatto sapere al suo rientro. Ma finora il mio telefono non ha ancora squillato. Sto aspettando sue notizie. Me le aspetto nei prossimi giorni, e non mi faccia dire di più. L’epoca dello Stato Padrone è finita da un pezzo, per fortuna. Il governo non può decidere dove una grande industria deve allocare le sue risorse. Ma la Fiat, che ha fatto tanto per l’Italia, ha anche delle responsabilità verso questo Paese. Vorremmo che ne tenesse conto, e che desse un segnale al più presto. (La Repubblica, lunedì 17 settembre 2012, piagnisteo raccolto dal noto finto sinistro Massimo Giannini). Lo Stato Padrone è finito da un pezzo? E le centinaia di migliaia di esodati in mezzo a una strada con le loro famiglie, senza lavoro né pensione? E i Lavoratori minacciati e ricattati di licenziamento con la manomissione dell’articolo 18 dello Statuto? E le decine di migliaia di piccole e medie imprese a cui non pagate debiti per decine di miliardi? E la Scuola distrutta? E la Sanità derubata? E il Trasporto pubblico allo sfascio? Contro i più deboli lo Stato Padrone c’è e come. Contro le tirannie private invece no, la piagnona dice orrendamente il vero: il governo dei non eletti è fatto per servirle, come potrebbe dar loro ordini? Aspetta lo squillo, Elsa Fornera: aspetta e spera, faccetta nera. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Cocchi di mamma: il Fassino in lacrime quando la De Filippi lo convinse che il Marchionne fosse in realtà la sua vecchia tata.
Piero Fassino (finto sinistro della cui vita, imprese e detti memorabili ci si può fare un’idea cliccando qui e qui): Marchionne mi ha detto di non voler scassare o scioccare la situazione italiana. (La Repubblica, lunedì 17 settembre 2012). Uno che perfino Maria De Filippi si rigirò come voleva fino a farlo piangere, è ovvio che anche il Marchionne lo prenda tranquillamente per i fondelli. Tanto più che il Fassino vuole credergli, perché non è meno di destra di lui. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Per la serie Datori di lavoro di massacratori di elefanti: Joseph Ratzinger.
(sui) massacratori di elefanti dipendenti di Joseph Ratzinger: La strage degli elefanti. Così la Chiesa favorisce il traffico illecito d’avorio. In un viaggio di oltre due anni, iniziato nell’Africa occidentale e chiuso nel Sud Est asiatico facendo tappa fra le lussuose botteghe della Città del Vaticano, il giornalista americano Bryan Christy ha certificato che dietro il massacro degli elefanti africani (25.000 uccisi è la stima prudente per il solo 2011) c’è la mano pesante della Chiesa romana e una sorprendente unione areligiosa fra manodopera musulmana, importatori cattolici d’avorio e venditori buddisti. Sangue e avorio è la copertina del National Geographic di ottobre: un’inchiesta di 32 pagine dove le foto di Brent Stirton illustrano una storia che spiega come una porzione sensibile del traffico legale e illegale d’avorio serva a sostenere la devozione religiosa, soprattutto cristiana: “Il mondo moderno ha fatto a meno dell’avorio nei suoi oggetti di uso comune, come le palle da biliardo e i tasti del pianoforte. Resta invece ampio il mercato religioso: croci, rosari, ecc.”, spiega Christy. (La Repubblica, domenica 16 settembre 2012). Se, almeno, ammazzare elefanti li distogliesse dal violentare bambini, il sacrificio di quelle povere bestie sarebbe servito a qualcosa. Ma non è così. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Per la serie Fisionomie ariane nel Pd: Salvatore Vassallo.
Stefano Ceccanti (finto sinistro sul quale vedi anche qui e qui) e Salvatore Vassallo (altro finto sinistro che alla fine del 2010 proponeva la scissione del Pd con la fuoruscita sua, di tutti gli -oni e dei loro sgherri, ma che poi purtroppo ci ha ripensato): “Se il metro con cui calcolare la vicinanza con Bersani o Renzi è l’agenda Monti, al momento sono più vicino al sindaco di Firenze”, sostiene il senatore Ceccanti, che il 29 settembre riunirà i montiani del Pd. “Nell’ultimo periodo” aggiunge “Bersani è sempre più vicino a posizioni come quelle di Stefano Fassina”. E porta come esempio il referendum sull’articolo 18: “Dalle parti di Bersani si critica il metodo, ma non il merito. Invece Renzi segna nettamente il distacco da quella sinistra là”. A Ceccanti, inoltre, pare convincente l’idea renziana di non delegare a nessuno la conquista dei moderati del centrodestra. “Che poi non credo che i delusi da Berlusconi preferiscano Casini a un Pd innovativo come quello disegnato da Renzi” gli fa eco il deputato Vassallo, che ritiene “una virtù e non un vizio” la volontà del sindaco di Firenze di andare a “stanare” gli elettori di centrodestra: “Questo era l’obiettivo del Pd, portare al proprio progetto riformista anche chi aveva votato a destra, perché con i soli voti tradizionali della sinistra non si è mai vinto”. Ovvio, quindi, che Vassallo si senta “più vicino” a Renzi che al segretario del Pd: “Bersani ha fatto troppi errori”. (L’Unità, domenica 16 settembre 2012). Ecco altri due ex berluscisti infiltrati nel Pd, e ora montisti infiltrati nel Pd (ma sempre estremisti di destra infiltrati nel Pd) che con improvvide dichiarazioni vanificano i disperati tentativi del Renzi di edulcorare la propria immagine di ometto di destra: bravi, continuate così. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Chi del Pidì va al raduno (ex?) neofascista Atreju 2012?
Per la serie Stefano Fassina, che ci fai tu lì?: Stefano Fassina, che pochi mesi fa si rifiutò di partecipare a una manifestazione della Fiom (ma non a un convegno sul Ratzinger), adesso partecipa ad Atreju 2012...
Mi dispiace molto che ci vada Stefano Fassina, che per altro stimo. Mi dispiace (benché non altrettanto) che ci vada Ignazio Marino. E tanto più mi dispiace quanto più noto che quest’anno, rispetto all’anno scorso (quando tutti gli -oni del partito + il Letta Enrico e il Violante Luciano sgomitarono per farsi fotografare fra tatuaggi neonazisti, croci celtiche e busti di Mussolini ), la partecipazione piddìna è minima e ben poco qualificata: oltre Fassina e Marino, solo il Sassoli, il renzista Della Seta e l’uomo-che-sussurrava-a-Bocchino, il dalemiano Nicola Latorre. Stefano, ripensaci: che ci fai tu lì? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie In hoc signo vinces: Benedetto-Costantino XVI, papa guerrafondaio.
Joseph Ratzinger (capo della tirannia finanziario-religiosa nota ai più come Chiesa cattolica) dal Libano, dove provocatoriamente si è recato: Il fondamentalismo è sempre una falsificazione delle religioni. E l’importazione di armi deve cessare una volta per tutte. Invece di importare armi, converrebbe importare idee di pace, di creatività. (...) Non temere, piccolo gregge, e ricordati della promessa fatta a Costantino: “In questo segno tu vincerai!” (La Repubblica, sabato 15 settembre 2012). Il provocatore vorrebbe camuffarsi da messaggero di pace, ma poi non riesce a trattenersi dal predicare la guerra brandendo contro l’Islam “la promessa fatta a Costantino”. Cioè la promessa di una vittoria militare. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Per la serie Più voglion sembrare pecore più si rivelano lupi: Matteo Renzi Adesso!
(su) Matteo Renzi: La partenza è stata buona. Nel messaggio di Matteo non c’è solo il ricambio generazionale, ma un’idea del Pd che mi ricorda da vicino quella che disegnammo con Veltroni e Fioroni al Lingotto 2. La proposta va irrobustita, ma l’inizio è incoraggiante. Il programma ha un impianto liberale che condivido, non disfa alla Penelope dieci mesi di governo, è in continuità con l’agenda Monti. Se va avanti su questa strada, io sarò dalla sua parte (Paolo Gentiloni, finto sinistro infiltrato nel Pd, La Repubblica, sabato 15 settembre 2012). Il Renzi, in vista delle primarie, si è fatto furbo: sperando nei voti degli Elettori distratti o di poca memoria, sta ben attento a non ripetere le dichiarazioni e gli atteggiamenti di estrema destra che lo hanno reso famoso. Sul Marchionne, per esempio (che per lui era un mito) adesso corregge il tiro: Ho solo detto che a Pomigliano avrei votato sì al referendum, minimizza. Vedrete che fra poco sosterrà senza arrossire di aver sempre diffidato degli svizzero-canadesi, di aver fatto di Firenze la capitale dell’accoglienza ai Migranti e di aver sempre combattuto gli aguzzini del commercio che fanno lavorare i commessi nei giorni festivi. Ma per quanto si camuffi non potrà evitare che lo tradiscano i consensi e le adesioni dei finti sinistri infiltrati nel Pd. Gli -oni. Che per una volta nella vita, così, faranno qualcosa di valido per il partito, per la Sinistra e per il Paese ricordando a tutti che l’individuo per cui fanno il tifo non è meno di destra di loro. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Fondamentalisti cristiani (autori del filmaccio e loro camerati) e fondamentalisti islamici uniti contro i sani di mente. E contro Obama: ai fanatici piace Romney. È il momento di gettare acqua sul fuoco? Certo, solo i pazzi ci gettano benzina. I pazzi e chi organizza provocatori viaggi papali come quello qui sotto. (La Repubblica, 14 settembre 2012). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Maramotti su l’Unità di venerdì 14 settembre 2012.
Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pidì e i Casinisti hanno consegnato l’Italia): Certe disposizioni dello Statuto dei Lavoratori, ispirate all’intento molto nobile di proteggere la parte più debole, ritenuta essere quella del lavoratore, hanno potuto contribuire a determinare insufficiente creazione di posti di lavoro. (La Repubblica, venerdì 14 settembre 2012). Proprio ieri, mentre il Monti pronunciava quelle insensate parole, il Parlamento europeo ha bocciato la cosiddetta Monti 2 (una sua direttiva di quando era commissario europeo) dichiarandola restrittiva della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero. Il Monti, cioè (sia pure a maggioranza, anziché con l’unanimità che si registrerebbe in un consesso in cui tutti siano sani di mente) è stato dichiarato un estremista di destra e un nemico dei Lavoratori da un voto solenne dell’Assemblea che rappresenta tutti i Popoli d’Europa. Complimenti, Monti: neanche il Berlusconi ottenne mai tanto. In compenso, lei ha ricevuto i complimenti della nota “aquila” che risponde al nome di Angelino Alfano: Monti dice cose giuste sullo Statuto dei Lavoratori. Noi e lui sull’argomento abbiamo le stesse idee. Ma non riceve i miei: anche se per pietà volessi consolarla, infatti, del marchio con cui il Parlamento europeo l’ha segnata, me lo impedirebbe il timore di corroborare in lei l’insania di credersi un (buon) docente pur mentre va “insegnando” che i Diritti umani sono incompatibili con l’umano Lavoro. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
(su) Francesco Profumo (addetto dai napolitano-montisti alla soluzione finale del problema dei Bambini e dei Ragazzi italiani per il sistema finanziario globale): “Nelle situazioni di particolare isolamento, limitatamente alle piccole isole e ai comuni montani, ove è presente un ristretto numero di alunni del primo ciclo di istruzione che non consente l’istituzione di classi (...) sono istituiti, a decorrere dall’anno scolastico 2012-2013, centri collegati funzionalmente attraverso l’utilizzo delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic)”. È l’articolo 21 di una bozza del Decreto Innovazione che sarà messa in calendario per le prossime riunioni del Consiglio dei ministri. Prevede didattica svolta con l’e-learning “sotto la vigilanza di un tutor nominato dall’istituzione scolastica di riferimento, in locali messi a disposizione dal Comune”. Ieri mattina il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, ha scritto una lettera aperta al ministro Profumo contro l’ipotesi di “sostituire i computer agli insegnanti”: “A noi pare che si vogliano fare tre operazioni: un ulteriore taglio di organico del personale, ammantato da un alone di modernità e innovazione; uno stravolgimento dell’idea stessa di Scuola pubblica, costituzionalmente garantita, che verrebbe così privata dell’essenziale funzione di mediazione culturale e didattica degli insegnanti; una riduzione di risorse a territori già deprivati”. E il segretario della Flc-Cgil, all’indomani dell’inizio dell’anno scolastico, ricorda a Profumo “le condizioni fatiscenti di tante scuole e la grande confusione e difficoltà già determinate dal dimensionamento scolastico e dai tagli degli ultimi quattro anni”. (L’Unità, venerdì 14 settembre 2012). Mentre il peggior ministro della Pubblica Istruzione di tutti i tempi, trastullandosi coi suoi giocattoli tecnologici (con cui le ditte del settore fanno lauti guadagni a nostre spese), tenta di distrarre i Genitori italiani dalle aggressioni che i loro Figli hanno subìto dai precedenti e dall’attuale governo, le aggressioni continuano e si fanno sempre più gravi: “Siamo rientrati in classe e abbiamo trovato accorpamenti, scuole a pezzi, qualità della didattica aggredita e tanta retorica a nascondere che il Governo tecnico ha continuato con i tagli alla spesa formativa e alla didattica” dicono i ragazzi dell’Unione degli Studenti. E aggiungono: “Le risorse non aumentano, però con il ddl ex Aprea entrano i privati, che finanziano una parte degli istituti ma cancellano i diritti degli studenti e dei docenti”. E ancora: Costretti a chiudere tutte le attività extracurriculari, dai corsi di educazione alla cittadinanza a quelli di educazione stradale, dalle attività sportive pomeridiane ai corsi di teatro. Questa la situazione di tanti enti locali che, tra mille difficoltà, hanno assicurato fino a oggi l’apertura delle scuole nel pomeriggio e l’organizzazione di forme di didattica alternative, attività non propriamente curriculari ma sicuramente altrettanto formative. La scure della spending review si è infatti abbattuta non direttamente sul bilancio del Miur ma sui trasferimenti che lo Stato aveva finora assicurato agli enti locali per assicurare servizi come il trasporto pubblico, i servizi sociali, le politiche culturali e, appunto, le politiche educative. (L’Unità, venerdì 14 settembre 2012). E così, mentre le banche e le tirannie finanziarie godono, lautamente foraggiate dai loro servi di governo, c’è chi in Italia non può più permettersi di far studiare i figli: C’è un padre che ha perso ora il posto in fabbrica, una madre licenziata da tempo e un figlio che va benissimo a scuola ma non può proseguire. I genitori non riescono più a pagargli i libri del quinto anno, istituto per geometri, e nemmeno l’abbonamento per l’autobus. Non succede nel profondo Sud ma, come racconta Il Mattino di Padova, nel profondo Nord, a Loreggia, provincia di Padova. Non dev’essere facile decidere di ritirare dalla scuola un figlio arrivato con ottimi voti all’ultimo anno. Ma anche questa è la ricaduta di un’Italia piegata e in declino. Dice il sindaco del paese, Fabio Bui: “Non è possibile che possa andare a scuola solo chi può permetterselo. Si sta profilando un fenomeno di abbandono scolastico legato alla crisi. Sarebbe un disastro per le generazioni future”. (Alessandra Longo, La Repubblica, venerdì 14 settembre 2012). Basta col governo dei servi delle tirannie finanziarie e dei nemici dei Lavoratori, dei Pensionati, dei piccoli Imprenditori, delle Famiglie. Basta col governo dei nemici dei nostri Figli e del loro futuro. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(Vignetta tratta da Segnalazioni).
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Le promesse bugiarde a cui certi sedicenti “sindacati” (gialli) e certi politici sedicenti “di sinistra” (come il Renzi, il Fassino e il Chiamparino) avevano finto di credere per ingannare i Lavoratori. Esclusa solo la Fiom. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com). (Vignetta tratta da Segnalazioni).
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Per la serie Nemici dei Lavoratori le cui scorte minacciano a mano armata i Lavoratori che fanno il proprio dovere: Fornero Elsa e il suo codazzo (copyright La Repubblica) all’autodromo di Monza.
(su) Elsa Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pidì, i Casinisti e i Finiani hanno consegnato i Lavoratori italiani): Il Pd ha denunciato (dopo aver sostenuto, votato ed elogiato il ministro per mesi, però, n.d.r.), con lavoratori presenti in carne e ossa che raccontavano le loro incredibili esperienze, come si stiano aprendo perfino nuovi fronti, oltre a quello degli esodati. Nuove categorie che, invece di essere tutelate dai provvedimenti che sotto la spinta dello stesso Pd e dei sindacati hanno tutelato 120.000 lavoratori prima esclusi, sono rimaste beffate. Il primo fronte è quello dei lavoratori come Riccardo Letizia. Persone che hanno perso il lavoro alla vigilia della pensione e, come insegnano Monti e Fornero, non si sono lasciati prendere dallo sconforto ma hanno cercato e trovato un lavoro: “Malpagato, precario, ma sempre lavoro”. Ebbene, le norme che il governo ha stabilito per individuare i 65.000, prima, e i 55.000, poi, esodati “salvaguardati” hanno escluso coloro che nel frattempo hanno versato nuovi contributi per un nuovo lavoro: “Nonostante il testo della riforma Fornero non lo prevedesse, le circolari del ministero e dell’Inps hanno puntato solo a ridurre la platea escludendo chi ha lavorato anche un solo giorno e, beffa ulteriore, favorendo invece chi ha lavorato in nero”, spiega Donata Lenzi. La seconda categoria è fatta da coloro che sono stati licenziati senza accordo con le aziende: “L’Inps, per entrare nei salvaguardati, chiede di presentare l’accordo aziendale firmato, ma chi è stato licenziato cosa presenta?” denuncia Maria Luisa Gnecchi. La terza categoria è tutta femminile: “Sono le lavoratrici beffate dall’innalzamento da 60 a 62 anni che è scattato dal primo gennaio 2012, un salto che col sistema delle finestre si traduce in 4-5 anni di attesa” continua Gnecchi. (L’Unità, venerdì 14 settembre 2012). Pensate che la nemica dei lavoratori Fornero Elsa fosse almeno lì ad ascoltarle, quelle dolorose testimonianze? Illusi. Fornero Elsa se la stava spassando all’autodromo di Monza. E la sua scorta, per non esser da meno, intanto minacciava a mano armata gli addetti alla sicurezza: Il punto di non ritorno è una pistola che spunta dalla fondina della guardia del corpo del ministro Elsa Fornero per intimorire l’addetto alla sicurezza dell’autodromo di Monza e permettere al codazzo al seguito dei politici di accedere alla griglia di partenza. (La Repubblica, venerdì 14 settembre 2012). Evidentemente alla Fornero Elsa non bastano le comparsate televisive tipo Porta a porta: vuol farsi vedere tra le Ferrari, lei, e il suo codazzo al seguito vuol farsi vedere anch’esso. A costo di minacciare a mano armata... indovinate chi? L’onesto lavoratore che, facendo il proprio dovere, tentava di trattenerli. Basta col governo dei servi delle tirannie finanziarie e dei nemici dei Lavoratori, dei Pensionati, dei piccoli Imprenditori, delle Famiglie. Basta col governo dei nemici dei nostri Figli e del loro futuro. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Per la serie Gruppo Bilderberg: Spinelli Barbara con Junger Ernst e Schmitt Carl.
Barbara Spinelli (finta sinistra che secondo alcuni è nel Gruppo Bilderberg insieme a Mario Monti, Romano Prodi, Emma Bonino, Enrico Letta e Walter Veltroni, e sulla quale vedi anche qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui): Cercare di capire è tutt’altra cosa che giustificare, e non è nemmeno restare neutrali. Nella sua Teoria del Partigiano, Carl Schmitt scrive una cosa su cui vale la pena riflettere, in questi giorni d’ira contro il filmato trasmesso da organizzazioni vicine a Terry Jones, il reverendo che invoca i roghi del Corano: “Il nemico è la forma che assume la nostra questione”. Conoscerlo e misurarlo significa conoscere sé stessi, la “questione su chi siamo”. (La Repubblica, venerdì 14 settembre 2012). Ahiahiahi, Spinelli Barbara, cosa mi combina? Ma come, da mesi compulsivamente cerca di “rifarsi una verginità” di “sinistra” e poi, tutt’a un tratto e sul più bello, mi ricasca in una citazione nazista che più bilderberghiana non si può? Ma come, non sa che lo Schmitt rischiò di essere processato a Norimberga, per quanto era stato attivamente nazista e per quanto aveva sostenuto il nazismo e la Shoah in ogni modo possibile? Ma come, non sa che quando si è stati nazisti fino a quel punto si continua a esserlo per tutta la vita, anche dopo il 1945 e anche nel 1963, quando si scrive e si pubblica una Teoria del (cosiddetto) Partigiano per sostenere (dissimulando e camuffandosi) la “resistenza” nazista contro la democrazia da cui si è stati sconfitti? Ma come, non ha dunque capito, Spinelli Barbara, pur intelligente com’è, a chi si riferiva lo Schmitt con quel nemico che loro, i nazisti, devono conoscere e misurare per conoscere sé stessi? Mi dispiace ma deve fare ancora un po’ di compiti, Spinelli Barbara. Legga Heidegger, l’introduzione del nazismo nella filosofia, di Emmanuel Faye, edito da L’Asino d’oro: vi troverà sullo Schmitt Carl un bel po’ di notizie interessanti, alle pagine XXXII, 3, 10, 15-17, 32, 54-55, 62n, 83, 85, 96, 99n, 103, 107, 123, 133, 139, 156, 180, 185-186,, 187 e n, 189-190, 196 e n, 197-198, 199 e n, 204, 206, 207 e n, 208 e n, 209 e n, 210 e n, 213 e n, 214, 218, 229, 230 e n, 231 e n, 232 e n, 233, 234 e n, 235 e n, 236 e n, 237 e n, 238, 239 e n, 240 e n, 241 e n, 242-245, 246 e n, 247 e n, 248-250, 253-255, 258-261, 266, 273, 275, 276 e n, 277-279, 283-284, 286-288, 291-293, 314, 316, 319, 320 e n, 321-323, 326 e n, 327 e n, 328, 329 e n, 331, 333 e 334 e n, 327 e n, 328, 329 e n, 331, 333, 334 e n, 335 e n, 350, 359, 361, 382n, 402-403, 407, 413, 417-420, 424 e n, 454. Come dice, Spinelli Barbara? Son troppe le pagine di prove che lo Schmitt Carl da lei additato come maestro di riflessioni fu un nazista tra i peggiori? Non li vuol fare, i compiti? E va bene. Ma allora ammetta che tali prove le conosceva già, e che non per ignoranza ma a bella posta, da bilderberghiana, si finge di sinistra per introdurre nel pensiero della Sinistra “idee” e “teorie” naziste come quello dello Schmitt Carl. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie I signori delle mosche: il Porcellum (a sinistra) e il superPorcellum (a destra) che da esso si sta evolvendo per estinguerlo e subentrargli.
C’è di peggio del Porcellum: Un modello proporzionale con un premio al partito (non più alla coalizione), e per giunta basso, significa assegnare un sicuro vantaggio a chi rema per un Monti bis. E piace anche a Berlusconi che, se sconfitto, può sempre pensare di rientrare in gioco. (La Repubblica, venerdì 14 settembre 2012). Sì, c’è di peggio del Porcellum: un superPorcellum berluscista, napolitano-montista, cattofascista, naziliberista. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
La commovente ingenuità di un ex voto di ringraziamento alla Madonna per l’uscita di Giuseppe “Beppe” Fioroni dal Partito democratico.
Giuseppe “Beppe” Fioroni: Il problema non è solo se candidarsi o meno alle primarie. Il problema è se restare. Avevamo promesso agli elettori di non rifare l’Unione, che non è un’alleanza, è una metodologia di governo. E invece... (La Repubblica, venerdì 14 settembre 2012). Vai, “Beppe”, vai. Pensa a quanti -oni porterai con te, fammi questa grazia. Vattene, te ne prego. Vattene, vattene, vattene, vattene, vattene, vattene, vattene. Non sarà mai troppo presto. Non solo il Pd, ma l’Italia, l’Europa e il mondo saranno più belli e civili, se tu non sarai più nel Pd a mistificare l’idea stessa di Sinistra. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Per la serie Menti pericolose: il dottor Stranamore e il professor Stranamonti.
Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pidì, i Casinisti e i Finiani hanno consegnato l’Italia) commentato da Pier Luigi Bersani e da me: L’Italia sta operando nell’ambito di regole europee che limitano il grado di politiche creative che possono essere introdotte da qualsiasi nuovo governo o Parlamento. (La Repubblica, giovedì 13 settembre 2012). Commentato da me: Si dovrebbe istituire un Albo degli Insegnanti, e si dovrebbe radiarne chiunque dimostri di ignorare cos’è la Democrazia o addirittura la vilipenda. Commentato da Pier Luigi Bersani: Monti me lo immagino in qualche ruolo anche dopo. Credo che potrà essere utile alle prospettive del Paese. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Nemici dell’Umanità: il Passera. Con la bandiera che si appresta a piantare sui tetti delle nostre case.
(su) Corrado Passera (ministro dello ― hahahaha! ― Sviluppo): Nessuna lite possibile se arriva una compagnia telefonica e piazza un’antenna o un ripetitore non graditi sul proprio palazzo. Almeno non più. Nel decreto Sviluppo 2 (per ora solo una bozza) all’articolo 29, nella sezione dedicata al digital divide da azzerare per rendere gli Italiani ancora più “connessi”, spunta una norma che non farà molto piacere ai cittadini: “Il proprietario o il condominio”, si legge nel testo che modifica il Codice delle comunicazioni elettroniche, “non possono opporsi all’accesso dell’operatore di comunicazione al fine di installare, collegare o manutenere gli elementi di rete quali cavi, fili, riparti, linee o apparati”. (La Repubblica, giovedì 13 settembre 2012). Il governo napolitano-montista dei non eletti, lacchè delle tirannie finanziarie globali, cerca di portarci via tutto ciò che abbiamo. A partire dalle nostre case. Ma non gli basta: anche la salute vogliono toglierci, imponendo le loro antenne e radiazioni a pochi metri dai letti dei nostri Figli. Contro la Costituzione, naturalmente (articolo 14: il domicilio è inviolabile; articolo 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività), altrimenti che estremisti di destra sarebbero? (E l’odio di cui giorno e notte si nutrono contro di noi li spinge ad attentare alla nostra salute non solo nelle case, ma anche nei luoghi di lavoro: lo stesso decreto Sviluppo 2, infatti, prevede un allentamento delle norme sulla sicurezza per i lavoratori presenti in azienda per un periodo non superiore a 50 giornate lavorative nell’anno solare). Ma c’è di più. Passera ha deciso con chi stare, ma non ha ancora deciso se candidarsi alle elezioni. Il suo obiettivo è tornare al governo (ambizione massima prendere il posto di Monti in una nuova Grande Coalizione; subordinata, diventare il ministro dell’Economia). Da ministro non ha certo rotto i ponti con il centrodestra berlusconiano. Il suo vero interlocutore rimane Gianni Letta. E i segnali dialoganti da parte di Passera non sono certo mancati. Per esempio con la conferma del potente Roberto Sambuco (lettiano con legami che portano a Luigi Bisignani) a capo del delicatissimo (per gli interessi industriali di Berlusconi) Dipartimento per le Telecomunicazioni, e poi la candidatura dello stesso Sambuco per l’Agenzia digitale. E per chi conosce la rete dell’ex sottosegretario di Palazzo Chigi non è passata inosservata la conferma anche di Nando Pasquali quale presidente dell’Acquirente Unico (La Repubblica, giovedì 13 settembre 2012). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Mario Monti: Mentre la Grecia, la Spagna, l’Irlanda e il Portogallo hanno aumentato la produttività e diminuito il costo unitario del lavoro, invertendo il trend negativo, l’Italia non ha migliorato la produttività e ha peggiorato il costo del lavoro. (La Repubblica, mercoledì 12 settembre 2012). E questo è ancora niente: continuate a umiliare i Lavoratori e vedrete fino a dove scenderà la produttività. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Per la serie Veltroniani che assomigliano a Breivik: Stefano Ceccanti.
Stefano Ceccanti (finto sinistro, sul quale vedi anche qui, infiltrato nel Partito democratico) a commento della presentazione in Cassazione, da parte di Vendola, Ferrero, Diliberto, Bonelli, Di Pietro e dei Cobas, del quesito referendario mirante a ripristinare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, dice, senza scherzare: Mi aspetto da Bersani almeno un congelamento dell’intesa con Vendola. vista la compagnia, non escludo che nel gruppo dei promotori ci fosse qualche infiltrato delle Brigate rosse o delle Farc. (La Repubblica, mercoledì 12 settembre 2012). Il più tipico indicatore individuale dei danni mentali prodotti dall’estremismo di destra: la farneticazione. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Dopo cinque anni, la Cassazione dà ragione a ScuolAnticoli. Quando commentai le gesta della prof.sa Giuseppina Valido (La Terra vista da Anticoli Corrado, 29 giugno 2007: Gentile collega, scriva cento volte: Sono un’ignorante) solo l’esperienza e le mie idee sul rapporto adulto-bambino e sull’insegnamento mi sostenevano nella convinzione che la collega avesse commesso un grave errore imponendo a un alunno di seconda media (un bulletto che impediva a un compagno di entrare nel bagno dei maschi chiamandolo femminuccia) di scrivere cento volte: “Sono un deficiente”. Cinque anni dopo, la Cassazione ha confermato quella mia “presuntuosa” certezza condannando la prof.sa Valido a quindici giorni di carcere per abuso di mezzi di correzione. E la conferma è resa ancor più preziosa, almeno per me, dal fatto che la Suprema Corte ha motivato la sentenza con parole molto simili alle mie. La Repubblica, martedì 11 settembre 2012: (...) Il padre dell’alunno punito decide di denunciare l’insegnante. Il giudice di primo grado la assolve, ritenendo prevalente la tutela della vittima dell’atto di bullismo. Ma la sentenza viene ribaltata in appello e, appunto, dalla Cassazione. Che motiva così: gli insegnanti non possono rispondere con metodi prepotenti agli atti di “bullismo” degli allievi perché, se lo fanno, “finiscono per rafforzare in loro il convincimento che i rapporti relazionali (scolastici o sociali) siano decisi dai rapporti di forza o di potere”. Analogamente mi ero espresso io nel 2007: Si sarebbe permessa di dire una cosa del genere a quel ragazzino, cara collega, se non fosse stata più forte di lui? Se non avesse goduto di maggior potere? (...) Come ha potuto, cara collega, dargli del “minorato” (questo significa la parola “deficiente”) perché lui aveva dato del “minorato” (questo significa la parola “femminuccia”, se detta a un maschio) a un altro ragazzino? Non l’ha colta il sospetto di aver fatto la stessa cosa che aveva fatto lui? Non ha esclamato, un attimo dopo: “Povera me! D’ora in poi sono una bulletta anch’io”? (...) I bulletti, professoressa, son quelli che hanno creduto che sarebbero stati dei deficienti finché non fossero stati abbastanza forti e insensibili da poter, come ha fatto lei, dare impunemente del deficiente a qualcuno (...) Lei, collega, è stata più bulletta del bulletto (...) La professoressa dalle idee politicamente corrette ha considerato e trattato il bulletto esattamente come il bulletto ha considerato e trattato il compagno (...) Scriva cento volte, cara collega: “Non sono una deficiente, posso capire!”. Che i Supremi Giudici leggano ScuolAnticoli? Probabilmente no, ma la conferma che da loro mi arriva non mi è meno cara per questo. Solo una cosa mi dispiace: che la collega sembri invece non voler capire affatto: “Non era questa la tutela che mi aspettavo dallo Stato”, dichiara infatti alla giornalista de La Repubblica Alessandra Ziniti. “Dopo questa sentenza, qualunque insegnante sarà alla mercé del primo genitore infuriato. E poi mi chiedo: che messaggio si dà ai ragazzi?” Il genitore infuriato c’entra un tubo, cara collega, poiché non era in classe quando lei ha chiamato deficiente suo figlio. E il messaggio che si dà ai ragazzi è semplice: I bulli hanno sempre torto. Anche se qualcuno li ha messi in cattedra. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Smemoranda: i giudici Sabelli e Vietti mentre cercano di ricordare l’articolo 21 della Costituzione.
Giudici contro il procuratore di Palermo, Antonio Ingroia, “colpevole” di essersi rivolto al pubblico, durante un dibattito, con le seguenti parole: Dovete cambiare questa classe dirigente e questo ceto politico. Il futuro è nelle vostre mani: Ingroia ha fatto un’affermazione di contenuto politco. I magistrati, soprattutto quelli titolari di indagini delicate che hanno provocato accese discussioni sul piano politico, dovrebbero cercare di evitare comportamenti, atteggiamenti e dichiarazioni di natura oggettivamente politica che possano avere ripercussioni sulla loro immagine di imparzialità. Ingroia si è spinto a fare un’affermazione che ha oggettivamente un contenuto politico, prestandosi a equivoci che rischiano di appannare l’immagine di imparzialità (Rodolfo Maria Sabelli, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, La Repubblica, martedì 11 settembre 2012). Bisogna uscire dalla psicosi degli attacchi ed entrare in quella del servizio al cittadino. Il magistrato deve assicurarsi, anche al di fuori delle sue funzioni, l’imparzialità su cui si fonda la percezione del cittadino della sua indipendenza... Nessuno ci ha chiesto di aprire un fascicolo... Il Csm è accusato di silenzio assordante, ma mai come in questo caso il silenzio è d’oro (Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, La Repubblica, giovedì 13 settembre 2012). Qualcuno dovrebbe ricordare a quei due signori l’articolo 21 della Costituzione della Repubblica: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Il dottor Sabelli e il dottor Vietti conoscono il significato del pronome indefinito tutti? Ritengono forse che tutti significhi tutti meno i magistrati? O, magari, tutti tranne chi diciamo noi? Pensino, dottor Sabelli e dottor Vietti: il pronome indefinito tutti è così generoso (o così miope, dipende dai punti di vista) che comprende perfino loro due! E io, quindi, non posso dir loro che hanno entrambi perso un’ottima occasione per tener la bocca chiusa: la Costituzione, che non solo rispetto ma amo, non me lo permette. Benché io sappia, naturalmente, come ogni Italiano e come voi, che se qualche volta mi fossi dimenticato di conoscerla avrei fatto carriera. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Vite precedenti: Enrico Letta e, alle sue spalle sulla destra, Francesco Boccia.
Enrico Letta e Francesco Boccia (finti sinistri infiltratisi nel Partito democratico per spingerlo sempre più a destra): Capisco la posizione di Sergio Cofferati legata a una battaglia del passato. Ma la logica del Pd è diversa: serietà e tenuta. E se Cofferati vuole il referendum sulla riforma Fornero, allora per coerenza voti Vendola alle primarie (Enrico). Se Sergio ha sentito le parole di Bersani, avrà capito che c’è grande spazio nel centrosinistra per i problemi che denuncia. Ma adesso è il momento di sostenere il governo e il Pd, non di sostenere sé stessi e la propria storia. Il referendum sulle modifiche all’articolo 18 lo propone l’Idv, un partito che non è più alleato con noi, e lo propone Sel, che è fuori dal Parlamento e non fa parte della maggioranza. Se Cofferati sceglie la sua strada, non potrà stare con Bersani alle primarie e sosterrà Vendola (Francesco). (La Repubblica, martedì 11 settembre 2012). Altrimenti che gli fate, lo cacciate? Peggio dei berluscisti, peggio dei grillini, i finti sinistri infiltrati nel Partito democratico pretendono di imporre agli iscritti al partito e perfino ai parlamentari (e un domani ai Cittadini) cosa possono o non possono fare e dire. E minacciano, anche: se non ubbidisci non sei con Bersani! Attendo speranzoso che Bersani, smentendoli, ribadisca che per poter schierarsi dalla sua parte non è necessario rinunciare alla libertà di pensiero e di espressione. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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(su) Francesco Rutelli: Francesco Rutelli torna a casa. Certo, la decisione deve prenderla l’assemblea nazionale dell’Api, ma l’ex sindaco di Roma, il cofondatore del Pd fuggito dalla sua stessa creatura, sa già che si alleerà con i democratici alle prossime elezioni. (La Repubblica, martedì 11 settembre 2012). Speriamo che non sia vera. O sarebbe un altro formidabile (ennesimo) impedimento al voto al Pd. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Troppi uccellacci a cantare: gli Uccelli di Hitchcock come metafora dell’Italia minacciata dai Renzi, dai Montezemolo, dai Casini, dai Passera, dalle Marcegaglia, dagli Zingales, dai Giannino, dai De Nicola e da tutto il cucuzzaro naziliberista.
(di e su) Luca Cordero di Montezemolo (e Matteo Renzi di Monterenzolo): Montezemolo attacca Casini e Passera: “Dalla kermesse dell’Udc messaggi confusi. Il pescatore Casini ha fatto buona pesca con poca pastura, ma il fritto misto che esce dalle cucine di Chianciano rischia di essere una pietanza indigesta per gli elettori e per il Paese”. Ci sarebbero quindici milioni di voti in cerca di un nuovo partito che li rappresenti: è su questo bacino che Italia futura pensa di poter giocarsi la partita, presentandosi da sola alle prossime elezioni, scommettendo però sul superamento dell’attuale legge elettorale. Oppure (ipotesi che gira negli ambienti del Pd) presentandosi con Matteo Renzi. Perché se Renzi dovesse essere sconfitto da Bersani alle primarie o le stesse primarie nel Pd non dovessero proprio svolgersi, si pensa che il sindaco di Firenze possa far parte di una lista con Italia futura. Entrambi stanno con Pietro Ichino. Ma Italia futura probabilmente non sarà il nome della lista, perché di essa faranno parte anche esponenti di altre associazioni della società civile: da Fermare il declino, promossa dal giornalista Oscar Giannino (già ghost writer della Marcegaglia) a un gruppo di economisti tra cui Luigi Zingales, Alessandro De Nicola e Michele Boldrin, alla trasversalissima Verso Nord. (La Repubblica, martedì 11 settembre 2012). Tutta gente (il Renzi compreso) ancor più a destra dei berluscisti. Addirittura più a destra napolitano-montisti. La destra della destra della destra: gente che accontenterebbe perfino Breivik (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Libreria Amore e Psiche, domenica 9 settembre 2012: presentazione del libro Federico Caffè. Le riflessioni della stanza rossa, di Bruno Amoroso, Castelvecchi editore. (Clicca sulla foto, se vuoi ingrandirla!).
Una delle più belle e importanti librerie storiche romane, Amore e Psiche, a due passi dal Pantheon (via S. Caterina da Siena 61) chiuderà ai primi di novembre per sfratto. Riaprirà altrove, certo, ma col ricordo del dolore inflittole ― senza alcuna considerazione per la sua storia, per i sentimenti di chi vi lavora e di chi la ama, e per l’interesse pubblico che ogni luogo d’arte e di cultura (e questo in particolare) rappresenta ― da chi non conosce che profitti da incrementare. Poiché chi la sfratta è un grande albergo, ma i padroni di quel grande albergo non sono imprenditori come gli altri: sono gli stessi che vogliono diventare i padroni anche nostri e scacciare anche noi dalle nostre case, dai luoghi di lavoro, dal Paese che è nostro: sono le banche, le tirannie finanziarie globali e i loro servi e sgherri in Europa e in Italia. Domenica 9 settembre, dunque, nella splendida cornice della libreria Amore e Psiche, con il professor Bruno Amoroso, docente di Economia internazionale e autore del libro Federico Caffè. Le riflessioni della stanza rossa, edito in Italia da Castelvecchi, si è parlato di prepotenza delle tirannie finanziarie per un duplice motivo: perché il luogo in cui l’incontro avveniva subisce quella prepotenza come la subisce il 99% dell’Umanità, e perché l’uomo a cui il libro e l’incontro erano dedicati, Federico Caffè, fu delle tirannie finanziarie uno strenuo avversario. Ma “il 15 aprile 1987 l’economista Federico Caffè scompare nel nulla. La sua casa di Roma rimane vuota. Sul comodino, vicino al letto, lascia gli occhiali e i documenti. Il professor Caffè, forte sostenitore della tradizione keynesiana e difensore dello Stato sociale, sparisce senza lasciare traccia” negli stessi anni in cui lo Stato sociale da lui difeso, e i Diritti fondamentali che lo ispirano e lo sostengono, iniziano a sparire anch’essi sotto un attacco coordinato e concentrico che continua ancora oggi e diventa sempre più violento. Ma Federico Caffè lascia un’impronta indelebile nei cuori e nelle menti di alcuni dei suoi allievi, e Bruno Amoroso, che è uno di loro, ci ha parlato con grande passione e lucidità proprio di questo, nella splendida cornice della libreria Amore e Psiche minacciata di sparizione: della straordinaria umanità di Federico Caffè, di come la sua umanità rendeva umana la sua ricerca e la scienza che ne scaturiva, e di come la scienza dell’Economia sia scienza vera e sia vera maestra solo se e finché dell’Umanità e per l’Umanità non perde il sapere e il sentimento. Com’è accaduto, invece, a quella “economia” fra virgolette (e a quegli “allievi” fra virgolette del professor Caffè, tra cui Mario Draghi) che al rapporto col 99% dell’Umanità hanno preferito il servizio (e il soldo) dell’1%: le tirannie finanziarie. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie I pochi ma buoni amici di Reagan in Italia: Reagan con Bonzo, col Napolitano e col Craxi.
(su) Giorgio Napolitano: Se si legge per intero il comunicato di sostegno morale del presidente ai minatori del Sulcis, si scoprono delle parole interessanti. Il capo dello Stato intravede infatti “la necessità di un profondo ripensamento delle politiche di sviluppo seguite nel passato”. Quindi il continuo flusso di finanziamenti che ha divorato miliardi di euro è stato sbagliato. Inoltre: “Non mancherà da parte di nessuno, e tanto meno da parte delle forze del lavoro in Sardegna, la realistica e coraggiosa consapevolezza dell’esigenza di trovare per i problemi così acutamente aperti soluzioni sostenibili dal punto di vista della finanza pubblica e della competitività internazionale, in un mondo radicalmente cambiato rispetto a decenni orsono”. Eccellente. Ronald Reagan non avrebbe saputo fare di meglio, vale a dire esprimere la comprensione per la condizione dei lavoratori e delle loro famiglie, membri di quella comunità italiana che Napolitano rappresenta, ma allo stesso tempo parlare il linguaggio della verità e indicare quali devono essere i capisaldi delle future cosiddette “politiche industriali” del nostro paese. (Alessandro De Nicola ― sul quale vedi anche qui, qui, qui e qui ― La Repubblica, lunedì 10 settembre 2012. L’iniziale minuscola della parola Paese è del De Nicola). Napolitano come Reagan: questa volta dobbiamo riconoscere al noto estremista di destra De Nicola un certo qual afflato di Verità. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Grandi teorie, promettono. E invece manca il meglio. (Clicca sull’immagine, se vuoi ingrandirla e renderla più leggibile). Il succo di grandi teorie, per chi ha sete di conoscenza... I grandi della psicologia e le loro teorie. Freud, Jung, Lacan, Piaget, Fromm... Per conoscere l’evoluzione di una grande scienza moderna, dalle origini ai giorni nostri. Son passati quarant’anni dalla prima edizione di Istinto di morte e conoscenza, di Massimo Fagioli. E ancor più anni da quando “vennero dal profondo della mente” le parole “non sono io che sono sparito anche se non ero fisicamente presente; è lei che mi ha fatto sparire” (Massimo Fagioli, Istinto di morte e conoscenza, Roma, 2010, l’Asino d’oro edizioni: La Violenza Invisibile. Quaranta anni dopo, pag. 345). E sono quarant’anni che la Repubblica e l’Espresso, che dovrebbero quanto meno informare, continuano invece a far sparire. Senza rendersi conto di confermare, così, le scoperte e le realizzazioni che s’illudono di cancellare. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Padreterni: il Napolitano e il dopo-Monti. (La Repubblica, domenica 9 settembre 2012). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Dettaglianti e grossisti: le banane del Berlusconi e quelle dello Scalfari.
Eugenio Scalfari: Il nuovo governo che si insedierà dopo le elezioni del 2013 avrà, per quanto riguarda l’economia nel suo complesso, la strada già tracciata. Alla pietanza in corso di cottura potrà aggiungere una manciata di basilico o di prezzemolo o di menta, ma non molto di più. (La Repubblica, domenica 9 settembre 2013). Tutto è già deciso, dunque (dall’1% delle tirannie finanziarie e dei loro servi contro il 99% dei Cittadini)? E le elezioni? Un’inutile farsa? Mussolini non avrebbe potuto dir meglio di questo nemico della democrazia. Nemico? A basilico, prezzemolo e menta? Un verduraio della democrazia, più che altro. Anzi, non offendiamo i verdurai: un peracottaro della democrazia. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie I mostruosi camerati del Casini: il Monti-donna.
Emma Marcegaglia, Pierferdinando Casini e Rocco Buttiglione (alleati del Partito democratico?): L’ex presidente della Confindustria non ha offerto grande resistenza alle avances di Casini. Anzi. Dal palco ha scatenato un’autentica ovazione dicendo: “Io faccio l’imprenditore e voglio continuare a farlo, ma se voi andate avanti con questa idea io vi sosterrò, sarò con voi”. Un entusiasmo che ha sorpreso la stessa Marcegaglia. Che però ha voluto ribadire il concetto, nel tripudio generale: “Se andrete avanti su questa strada, saranno molti gli italiani che vedranno in questo progetto qualcosa di serio e credibile. Per chi come noi ama questo paese, vuole rimanere qui, crescere i figli in questo paese, penso e vi incoraggio saremo in tanti a essere al vostro fianco per dare un futuro migliore all’Italia”. Un patto sancito dal caloroso abbraccio con Casini e gli altri dirigenti del partito. Un clima che ha portato Rocco Buttiglione a proclamare: “Forse abbiamo trovato un Monti donna”. (La Repubblica, domenica 9 settembre 2012). Pierferdinando Casini chiude la festa dell’Udc di Chianciano al grido di “per noi dopo Monti c’è Monti. Il cammino non va interrotto, la strada è ancora lunga. Coraggio, incamminiamoci!” (La Repubblica, lunedì 10 settembre 2012). Nessuna contraddizione fra i passati amplessi berluscisti e gli attuali abbracci casinisti: la Marcegaglia è sempre la stessa, e loro anche. Solo il Paese (con la maiuscola, Repubblica!) e gli Italiani (con la maiuscola, Repubblica!) sono cambiati, grazie a loro, in peggio. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Per la serie Non si sa mai cosa mettersi per le elezioni: il Monti e le sue maschere elettorali secondo La Repubblica.
(su) Pier Luigi Bersani: Forse non è un caso che un personaggio esperto come Massimo D’Alema, capace di capire in anticipo come e dove soffia il vento, abbia nei giorni scorsi avvicinato il premier per perorare la corsa di Bersani verso Palazzo Chigi e accennare alla circostanza che nel 2013 dovrà essere eletto anche il nuovo presidente della Repubblica. Una casella, in effetti, che molti nel centrosinistra considerano una via d’uscita più che onorevole per Monti e per soddisfare le ansie di “stabilità” provenienti dall’estero. Ma nel risiko di poltrone che tutti in questi giorni maneggiano, il leader democratico (e qui, come si evince dal prosieguo, il giornalista non si riferisce più al D’Alema ma a Bersani, n.d.r.) indica anche altre opzioni. Da tempo ripete ai suoi fedelissimi che se vincerà le prossime elezioni, l’ex rettore della Bocconi avrà un ruolo primario nel governo, un ruolo di “garanzia” rispetto all’Europa: ministro dell’Economia e degli Esteri. Ma per questa soluzione è indispensabile una vittoria netta del Pd, senza il sostegno determinante dei centristi di Casini. (Claudio Tito, La Repubblica, sabato 8 settembre 2012). La Repubblica persiste nei suoi tentativi di condizionare, o almeno di dividere, o altrimenti di distruggere il Partito democratico, la Sinistra italiana e, in ultima analisi, il Paese. Ieri ha insinuato che il Renzi sia sceso in campo per finta, solo per far da cavallo di Troia del Monti nel governo che uscirà dalle elezioni del 2013. Insinuazione credibile, nel caso di un Renzi, ma comunque dirompente per la disperazione che può suscitare negli elettori di sinistra. Oggi (ed è ben più grave) insinua la stessa cosa di Pier Luigi Bersani. Speriamo che sia una balla. Poiché, nella dannata ipotesi che non lo sia, sappiano i dirigenti del partito che nessun cittadino per bene voterà Pd sapendo, o anche solo sospettando, che del suo voto ci si servirà per fare del Monti il vero presidente del Consiglio. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Infelici macchine da guerra: il franceschiniano Giacomelli Antonello e il veltro-capezzonian-vaticano Adinolfi Mario.
Dario Franceschini, Enrico Letta, Antonello Giacomelli e Mario Adinolfi (finti sinistri): Oltre ai rottamatori doc di Matteo Renzi e ai “giovani turchi”, in vista delle primarie del Pd nasce adesso un terzo “soggetto”: il correntone. Che cos’è? Un fronte trasversale, di appoggio a Bersani, che va dai lettiani ad Areadem di Dario Franceschini, e che si pone l’obiettivo di arginare la “deriva socialdemocratica neostatalista” che fa capo a Stefano Fassina e Matteo Orfini. Non a caso l’altro giorno Antonello Giacomelli li aveva accusati di voler fare di Bersani “una gioiosa macchina da guerra” e che, “spingendo fuori dalla porta chiunque non si riconosca nella ortodossia socialista, non si può che pensare a loro come ai migliori alleati di Matteo Renzi”. (L’Unità, sabato 8 settembre 2012). I finti sinistri gettano (in parte) la maschera. Accusando di neostatalismo chi è di sinistra davvero, infatti, ammettono finalmente di essere dalla parte dell’antiStato. A Gomorra ne saranno entusiasti. (Quanto al Giacomelli, ricordo che è lo stesso individuo che il 24 febbraio scorso tweettò: “Dal patto di Vasto al manifesto di Parigi (siglato da Bersani con Hollande e Gabriel, leader dei socialisti francesi e dei socialdemocratici tedeschi, n.d.r.). L’evoluzione è stata notevole. Quella geografica, intendo”. Poi, nel maggio, il Lusi ha detto che il Giacomelli andava a chiedergli soldi per conto del Franceschini. Ma sarà una calunnia). Dulcis in fundo, ecco Mario Adinolfi: Provano a mettere i loro figliocci: Orfini e Fassina. In un partito serio non ci verrebbe proposta la segreteria dei segretari. Gente che parla di cose che non esistono, che ancora celebra Togliatti. Adinolfi che parla di figliocci, pensate un po’: un democristo figlioccio del Veltroni, fratelloccio del Capezzone e che chissà quali meriti resero appetibile, un dì, alla radio del Vaticano. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Per la serie Menti lentamente divorate vive: Giovanna Melandri.
(su) Giovanna Melandri (finta sinistra che sta nel Partito democratico solo per spingerlo sempre più a destra): Avete perso il lavoro, non sapete come arrotondare il salario, cercate un sistema facile per guadagnare soldi? Fondate una religione e camuffatela sotto il nome, non meglio precisato, di “comunità intenzionale”. In tempi di tagli sociali all’ultimo sangue, in Italia alcuni parlamentari impiegano tempo ed energie a lottare in favore di (...) tutti gli avventurieri dello spirito, quelli che in altri Paesi vengono indagati e perseguiti perché fondatori e animatori di sette, che parlano di “valori” per depredare menti, libertà e beni altrui. Se la “proposta di legge e disciplina delle comunità intenzionali” (su cui vedi anche qui, n.d.r.) presentata in Parlamento il 23 novembre 2010, proseguirà il suo cammino, per fondare una “comunità intenzionale” in Italia saranno sufficienti dieci persone raccolte intorno a un “progetto di vita comunitaria” finalizzato alla “realizzazione di valori di solidarietà sociale, civile, economica e culturale e di tutela dell’ambiente”, nonché al “perseguimento di obiettivi di ricerca etica, interiore e spirituale”: le prime parole sono fumo, le ultime tre sono la chiave per l’accesso all’otto per mille. (Il Venerdì di Repubblica, 7 settembre 2012). La rivista si guarda bene dal far nomi e cognomi dei “parlamentari” in questione, ma una breve ricerca svela il risibile segreto: i “parlamentari” son soltanto uno, e si chiamano tutti Giovanna Melandri (quella che il 28 giugno 2009 disse: Basta con l’articolo 18, è un vecchio arnese perché divide il mondo del lavoro tra chi è garantito e chi è tagliato fuori; che il 5 dicembre 2010 propose di raddoppiare l’insegnamento della religione introducendo nelle Scuole, accanto all’ora di religione, l’ora di religioni; e che il 17 febbraio 2011, resa preveggente dalle sue pratiche mistiche, vaticinò: Per una grande alleanza vedo bene Mario Monti. Bindi non può federare un’alleanza da Vendola al Terzo polo). Poverina, ora che il Briatore ha chiuso il suo locale doveva pur trovare il modo di passare il tempo, no? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Un articolo molto incompleto...
Quella strana sinistra che dice cose di destra, di Luigi Manconi, su l’Unità di venerdì 7 settembre 2012.
Quale? Quello di Luigi Manconi su l’Unità di oggi, venerdì 7 settembre 2012. Non sbagliato, intendiamoci: il suo discorso non fa una piega. E neanche inopportuno. Anzi: se non ora, quando? Ma incompleto, molto incompleto. E l’incompleto, purtroppo, inevitabilmente finisce col suonare falso. Scrive infatti Manconi: Prendo, a mo’ di esempio, un titolo a tutta pagina de Il Fatto del 5 aprile scorso: “In un Paese di ladri”. Sembra un titolo come tanti, ma è invece straordinariamente significativo del ragionamento che qui intendo fare. (...) Qui non si esprime solo il qualunquismo che fa di tutta l’erba un fascio, che azzera le differenze, che livella le biografie individuali e le storie collettive; qui si manifesta, piuttosto, un’idea della società come un’unica macchina del malaffare, dove non c’è spazio alcuno, non dico per l’onestà dei singoli, ma nemmeno per la libera esistenza dei singoli stessi, per le loro soggettività e le loro esperienze. C’è un blocco unico, che annulla le persone e l’autonomia individuale e la capacità di autodeterminazione e i percorsi di emancipazione collettiva. Siamo di fronte o all’idea di un’unica e sola e omogena struttura dispotica (e va dimostrato che l’Italia attuale sia questo) o alla proiezione paranoide di una concezione autoritaria e disperata della vita sociale. In entrambi i casi, simili letture della società italiana contemporanea nulla hanno a che vedere con un punto di vista e un metodo interpretativo qualificabili come di sinistra: di qualunque sinistra. (...) Una rappresentazione cupa e irredimibile. Dice male Luigi Manconi? No. Dice bene, benissimo. Bravo. Scrivendo su l’Unità, però, l’onestà intellettuale (di cui egli certamente non manca) doveva suggerirgli una postilla di questo tenore: “Un tempo anche l’Unità era così. Il 2 novembre 1990, per esempio, ce ne uscimmo con un paginone, su (e di) Freud, intitolato L’Inconscio assassino. Ora, asserire che l’inconscio umano è assassino è peggio che dire che l’Italia è un Paese di ladri. Un ladro, infatti, può ritrovare sé stesso e tornare a essere una persona per bene. Mentre l’inconscio assassino, se fosse vera la panzana freudiana ch’è in noi per natura, non potremmo che tenercelo fino alla morte. Cosa c’è di più cupo e irredimibile di un discorso del genere? Ma oggi l’Unità è cambiata, e quelle cose non le pensiamo né le scriviamo più”. Ecco, una postilla così non ci stava male. Roba vecchia, si dirà, come faceva Manconi a ricordarsene? Io però me ne ricordo bene, perché proprio per quel titolo, venerdì 2 novembre 1990, con immenso dispiacere dissi addio a l’Unità che leggevo ogni giorno da vent’anni. Unità che ho ripreso a leggere di recente, dopo altri vent’anni di sola Repubblica, proprio perché mi sembra cambiata. Ma, a proposito di Repubblica... Non e stato proprio Eugenio Scalfari, domenica 13 febbraio 2011 (non vent’anni fa dunque, vero, Manconi?) a scrivere le seguenti parole “L’umanità è un legno storto, e lo è perché l’uomo risulta da un’incredibile mescolanza di istinti e di ragione... Questo è il legno storto e questo siamo tutti noi... Ma l’opposto non è un improbabile anzi impossibile legno dritto, bensì un legno marcio, un legno imputridito, divorato dai parassiti e dai coleotteri velenosi. Noi, legno storto, non vogliamo che il nostro legno imputridisca, marcisca e sia divorato dai parassiti... Conversando l’altro giorno con Nanni Moretti, l’autore de Il caimano ha detto a un certo punto che dai geni antropologici della nostra nazione sembra emergere una sorta di predisposizione a cedere alla demagogia”? Ebbene sì, è stato proprio lo Scalfari (con l’aiuto del Moretti). Non è un po’ peggio del Paese di ladri? In fondo (voglio ripeterlo per i duri di comprendonio, tra i quali, beninteso, non includo Manconi) da ladri potremmo tornare a essere onesti, mentre da legni (nati) storti (se fosse vera la panzana kant-moretto-scalfarica) non ci raddrizzeremmo più: come dice Eugenio, potremmo solo restare storti o, peggio, marcire. Cosa c’è di più cupo e irredimibile di una condanna così, caro Manconi? Quella strana sinistra che dice cose di destra esiste e come, hai ragione. Ma purtroppo è un po’ più vasta della redazione de Il Fatto, e più ramificata dei “covi” del Movimento 5 Stelle. Ragion per cui, denunciare solo questi ultimi è, malgrado le tue indubitabili buone intenzioni, talmente incompleto da sconfinare nel (politicamente e intellettualmente) disonesto. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Allora ridateci le pensioni e l’articolo 18, no?
Titolo de La Repubblica di venerdì 7 settembre 2012.
Due son le cose: o non è vero, è una fiammata, perché il sistema è marcio, e marcio resterà finché le tirannie finanziarie non saranno di nuovo imbrigliate dalle regole severe che trent’anni di naziliberismo hanno cancellato, e allora fra pochi giorni, o settimane, o mesi, saremo daccapo e la crisi sarà sempre più grave (ed è ciò che personalmente son convinto che accadrà). O invece sì, l’acquisto illimitato di titoli promesso (o minacciato, dipende dai punti di vista) dal Draghi è davvero una vittoria, è l’inizio della rimonta, e dalla crisi ci porterà fuori. In tal caso, però, come la mettiamo con gli stipendi falcidiati dei Lavoratori, le pensioni degli Anziani rinviate di anni e falcidiate anch’esse, i piccoli Imprenditori non pagati, i piccoli Proprietari tartassati, gli Esodati messi in mezzo alla strada, l’articolo 18 cancellato, e via tagliando e macellando? Anche qui, due son le cose: o erano cavolate di sedicenti tecnici che capivano così poco che ci hanno messo un anno per comprendere cosa si doveva fare davvero, e in tal caso rivogliamo tutto quello che ci è stato tolto. Oppure i tecnici erano davvero bravi ed esperti, sapevano fin dall’inizio che ci voleva l’acquisto illimitato di titoli, ma a bella posta hanno ritardato la soluzione della crisi per dare addosso agli Italiani onesti e aggredire i Diritti fondamentali, e in tal caso è lo stesso: rivogliamo tutto quello che ci è stato tolto. Perciò avete poco da gongolare, voi speculatori e voi napolitano-montisti, servi degli speculatori. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Ma il Renzi è vero o è il Monti travestito? O viceversa?
(su) Matteo Renzi (estremista di destra, sul quale vedi qui, che sta nel Pidì per farne un partito di destra, e purtroppo non è il solo): Al centro della campagna renziana ci sarà l’agenda Monti. Non solo non si dovrà smantellare alcuna riforma varata dall’esecutivo tecnico, ma nel 2013 se ne dovranno mettere altre in cantiere parlando un linguaggio di verità agli italiani (minuscolo nel testo, n.d.r.). Il premier è dunque il faro della corsa di Renzi, tanto da fargli confidare ai suoi collaboratori un assoluto colpo di scena: “Se dovessi vincere, la disponibilità della premiership sarà mia. E la cosa migliore sarebbe fare un passo indietro per confermare Monti a Palazzo Chigi almeno altri due anni”. (La Repubblica, venerdì 7 settembre 2012). Dubitavo che il Renzi sia un fasullo, ma nemmeno io immaginavo che lo fosse fino a questo punto. Dunque (se il colpo di scena ventilato da La Repubblica non è inventato) la partecipazione del Renzi alle primarie del Partito democratico sarebbe una messinscena, un cavallo di Troia (per truffare il nostro voto) dal quale poi, passate le feste e gabbati li santi, salterebbe di nuovo fuori il Monti come un misirizzi? Sarebbe questo il rinnovamento renziano? Travestire il quasi settantenne Monti da giovanottello di belle speranze, cioè da Renzi, per fargli superare (in una volta sola) l’ostacolo delle primarie e quello delle elezioni? L’indignazione è tale che mi s’ingorgano le parole fra le dita e i tasti: spero che non sia vero, perché una disonestà come questa le supera tutte. Il Berlusconi, a paragone, è un pivello. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Per la serie Lui ha di dietro lui ed entrambi li abbiam di dietro noi: Gianroberto Casaleggio e Giuseppe “Beppe” Grillo.
(su) Gianroberto Casaleggio e Giuseppe “Beppe” Grillo: Casaleggio prende per il culo tutti perché da noi la democrazia non esiste. Grillo è un istintivo, non sarebbe mai stato in grado di pianificare una cosa del genere. I politici, Bersani, non lo capiscono. Non hanno capito che c’è una mente freddissima molto acculturata, molto intelligente dietro, che di organizzazione, di dinamiche umane, di politica se ne intende... Il problema è sù. O si levano dai c......i o il movimento gli esploderà in mano... Casaleggio è il padre-padrone che controlla tutto dall’alto e prende per il c..o tutti. Tra gli eletti ci sono degli infiltrati di Casaleggio, quindi noi dobbiamo stare molto attenti quando parliamo. È spietato, è vendicativo. Adesso vediamo chi manda in Parlamento, perché io non ci credo alle votazioni on line, lui manda chi vuole... Casaleggio controlla dall’alto tutte questa roba? Tutta. Lui quando qualcosa non va telefona o fa telefonare Grillo. Il problema è che loro hanno messo in moto una macchina che sarebbe davvero un faro, potrebbe esserlo anche a livello mondiale se loro superassero quella complicità di sistema padronale che hanno. Sarebbe una bomba incredibile. (Giovanni Favia, consigliere regionale in Emilia Romagna, durante un fuori onda del programma Piazza pulita, su La7. Citato da La Repubblica di venerdì 7 settembre 2012). Per la serie Lui ha di dietro lui ed entrambi li abbiam di dietro noi. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
La rivista Le Scienze, nella sua bella Biblioteca mensile, ha ultimamente pubblicato due libri piuttosto interessanti: ad agosto Essere Umani - Che cosa dice di noi il test di Turing, di Brian Christian, giovane scrittore e laureato in computer science e in filosofia alla Brown University; e in questi giorni Natura Incompleta - come la mente è emersa dalla materia, di Terrence W. Deacon, docente di antropologia biologica e neuroscienze all’Università della California a Berkeley. Li ho appena incominciati, non sono ancora in grado di dire se mantengano o meno le promesse che fanno, mi riservo di tornare a parlarne quando potrò farlo. Ma poiché entrambi gli incipit mi hanno intrigato al punto di voler farvi cenno su ScuolAnticoli (onore che accordo a pochi), eccoli qui. Essere Umani, di Brian Christian: Turing propose un esperimento (questo naturalmente lo sanno tutti, ma non fermatevi qui!, n.d.r.). Attraverso un terminale, una giuria fa domande a due interlocutori non visibili: uno è un essere umano, l’altro un programma per computer, e cerca di capire quale dei due è l’umano e quale il computer. Non ci sono limiti agli argomenti da trattare: possono andare dal tempo ai fatti del mondo (per esempio quante zampe abbiano le formiche, o in quale paese si trovi Parigi), dai gossip sui Vip alla filosofia: la gamma completa della conversazione umana. Turing aveva predetto che entro il 2000 i computer sarebbero stati in grado di ingannare il 30% dei giudici umani dopo cinque minuti di conversazione, e che di conseguenza “si potrà parlare di macchine pensanti senza rischiare di essere contraddetti”. La previsione di Turing non si è ancora avverata, ma... (clicca qui per continuare a leggere per un paio di pagine). Natura Incompleta, di Terrence W. Deacon: La scienza è arrivata al punto in cui possiamo disporre con precisione singoli atomi su una superficie metallica, o identificare il continente degli antenati di una persona analizzando il DNA dei suoi capelli. Ironia della sorte, però, ci manca una comprensione scientifica di come possano le frasi scritte in questo libro essere riferite ad atomi, DNA o qualunque altra cosa. È un problema serio. In sostanza significa che il meglio della nostra scienza ― quell’insieme di teorie che presumibilmente arriva più vicino a spiegare ogni cosa ― non include proprio questa fondamentalissima caratteristica distintiva del fatto che io sono io e tu, lettore, sei tu. In effetti, la nostra attuale “teoria del tutto” implica che noi non esistiamo, se non come collezioni di atomi. Cos’è che manca, dunque? Per dirlo con un po’ di ironia, e in stile enigmatico, manca qualcosa che manca... (clicca qui per continuare a leggere per un paio di pagine). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Quelli che si vendono la pelle dell’Orso (cioè la nostra) prima di averlo catturato e ucciso (cliccala per ingrandirla e renderla leggibile!). Quelli che si vendono la pelle dell’Orso (cioè la nostra) prima di averlo catturato e ucciso (cliccala per ingrandirla e renderla leggibile!).
Rosy Bindi: Chiedere che nessun ministro dei governi Prodi, D’Alema e Amato faccia parte del prossimo governo di centrosinistra, equivale ad accreditare l’immagine di un Pd complice dei fallimenti dell’era berlusconiana. (La Repubblica, mercoledì 5 settembre 2012). Tu l’hai detto, Bindi Rosy. E io, per premiarti di questa voce dal sen fuggita, mi impegno solennemente e giuro: il benché minimo sospetto che davvero vi siate già venduti la mia pelle fra di voi (com’è scritto qui sopra), e sta’ sicura che il mio voto non lo vedrete neanche nei vostri incubi. Se poi imbarcate anche il Fioroni e il Veltroni, non votarvi non basterà: ci vorranno le barricate. Ah, è per questo che non litigate più? Vi siete già spaparanzati sulle nostre povere pellacce? Be’, la vedremo. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Gente che si fa propaganda illudendo i più deboli e indifesi: il Monti e il Riccardi in una delle loro più grottesche esibizioni.
Andrea Riccardi (presidente, sul quale vedi anche qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui, della ditta nota come Comunità di sant’Egidio ed estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pidì e il Terzo polo hanno consegnato il ministero dell’Integrazione e della Cooperazione internazionale, cioè quel ministero che in quasi un anno non ha nemmeno dato la cittadinanza italiana ai Figli dei Migranti nati in Italia): La malattia di questo Paese è che tende a dividersi brutalmente, ha una mentalità antagonistica, un bipolarismo conflittuale a tutti i livelli. Carlo Maria Martini, al contrario, non era un uomo di rottura ma di apertura... Negli ultimi 15 anni ci siamo abituati al conflitto come unica dimensione possibile. Il cardinal Martini era lontano da tutto questo... Martini, un grande italiano, direi un Principe di Dio, mutuando dalla Bibbia, ci lascia proprio questa lezione: dobbiamo uscire dalla logica antagonistica, privilegiare il dialogo, l’apertura. (La Repubblica, mercoledì 5 settembre 2012). Più chiaro di così si muore: dobbiamo smetterla di essere per lor signori una rottura (non diciamo di cosa) e cominciare a offrire a lor signori la nostra apertura (non diciamo di cosa). Il Riccardi evidentemente ignora (o forse finge di ignorare) che poiché siamo umani in quanto siamo in conflitto con quel che è meno umano di come lo vorremmo, chi non ci vuole in conflitto non ci vuole umani. Il Riccardi cioè non ci vuole, non ci accetta, non ci sopporta umani, noi Italiani. Ci vorrebbe robottini tutti uguali e ubbidienti. E invece noi, per esempio, siamo in conflitto con un tizio come lui, mai eletto, che è stato fatto ministro per Cooperare e Integrare e non riesce neanche a dare la cittadinanza ai Bambini stranieri. Certo che siamo in conflitto con un mangiapane a ufo del genere, e che per di più si permette anche di farci le prediche. Noi, o Riccardi Andrea, siamo il Paese che da più di duecento anni (con qualche pausa) è in guerra ininterrotta contro il Potere, materiale o non materiale che sia, e contro chi del Potere si fa sgherro. Perciò attento, Riccardi Andrea: scherza coi santi, se la cosa ti fa proprio godere come un riccio, ma lascia stare i fanti. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Servi e padroni: il Monti a rapporto dal Ratzinger.
(su) Mario Monti (noto estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pidì e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia) e sul suo governo di (non)eletti dalle tirannie finanziarie globali e specialmente dalla tirannia finanziario-religiosa vaticana: Imu, decreto in ritardo: la Chiesa non paga. (Titolo de La Repubblica di mercoledì 5 settembre 2012). Chi l’avrebbe detto? Non l’avrei giammai creduto. Ecco di cosa ghignavano, allora, il Ratzinger e il Monti, durante i loro conciliaboli aeroportuali. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
Grillo razzista? Sembra proprio di sì. Ma anche Fassino. (Clicca qui per scaricare il testo in pdf!) “Grillo anche razzista: schiaffi ai marocchini” - L’Unità - martedì 4 settembre 2012.
Questo articolo, uscito oggi (martedì 4 settembre 2012) su l’Unità e firmato da Toni Jop, è un articolo disonesto. Politicamente disonesto, sia chiaro, ma non per questo meno riprovevole. Non perché menta: il Grillo, in quello spettacolo del 2006, o è razzista o lo recita così bene che sembra vero. Guardatelo (dura meno di un minuto) cliccando qui, ascoltatelo invitare i carabinieri a picchiare i “marocchini” in caserma anziché per strada, e vedrete che non fa dell’ironia, non imita Dario Fo in Morte accidentale di un anarchico: parla sul serio, è convinto che agli Immigrati “che disturbano” si debba “insegnare a stare al mondo” a suon di botte, ci tiene a far capire al pubblico che non sta scherzando, riceve per questo un bel po’ di applausi e si guarda bene dal rifiutarli. Ma l’articolo è (politicamente) disonesto lo stesso. Perché “dimentica” che negli anni scorsi non solo il Grillo rivaleggiò con la destra in fatto di razzismo. Lo fecero anche gli 8 sindaci piddìni (Modena, La Spezia, Padova, Piacenza, Lodi, Pavia, Cremona e Mantova) che il 18 aprile del 2008 firmarono insieme a 8 sindaci leghìni il cosiddetto Patto di Parma, con cui chiedevano (al nuovo governo Berlusconi, vincitore delle elezioni quattro giorni prima!) di intensificare la lotta all’immigrazione clandestina e di riformare in senso restrittivo i criteri di accesso alla residenza (Lorenzo Guadagnucci, Lavavetri, Milano, Terre di mezzo Editore, 2009, pp 118 - 120). Lo fece anche Marta Vincenzi, sindaco piddìno di Genova, che già il 15 giugno 2007 (un anno prima dei respingimenti maroniani!) chiedeva maggiore impegno contro i fenomeni immigratori disordinati (ibid., p. 121). Lo fece anche il Renzi Matteo, estensore di numerose ordinanze contro gli immigrati “invasori” del bel centro storico della città di cui ha la sventura (per la città) di essere il sindaco. Lo fece anche il buonista per eccellenza Veltroni Walter, che negli ultimi mesi del governo Prodi fu protagonista di una campagna contro l’immigrazione romena e il principale sostenitore, oltre che degli sgomberi forzati dei campi Rom della capitale, del decreto legge (prodiano) sulle espulsioni del 1° novembre 2007. E lo fecero, peggio di tutti, quei piddìni che come fascistelli plaudirono ai respingimenti in mare voluti dal Maroni e dal Berlusconi. Primo il Fassino: 9 maggio 2009. Poi il Rutelli: 12 maggio. Poi il Chiamparino: 14 maggio. Poi Enrico Letta, Filippo Penati (buono, quello) e Giorgio Merlo: 16 maggio. Ma non è la stessa cosa!, obietterà qualcuno. Non è la stessa cosa? Domandatelo a questo signore: “Cosa preferisce, signore: beccarsi quattro o cinque manganellate, come quelle che il Grillo vuol farle dare dai carabinieri purché lontani da occhi indiscreti, o essere respinto in un carcere libico (come piace al Maroni, al Fassino e al Letta) a morir di percosse quando non di torture e a veder stuprare donne e bambini?” Non so cosa risponderebbe quel signore (speriamo che sia ancora vivo), ma so cosa risponderei io. E non si dica che a quei tempi i poveri Fassino e Letta e compagnia delirante non potevano rendersi conto. In quegli stessi giorni, mentre loro si sgolavano a favore del Maroni (e per le medesime “nobili” motivazioni del Grillo: lucrar qualche applauso di estrema destra), Laurens Jolles, rappresentante per l’Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, dichiarava: Abbiamo invitato il governo italiano a sospendere il respingimento dei Migranti in mezzo al mare, perché questa politica è in contrasto con il principio di non respingimento, che trova applicazione anche in acque internazionali, sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951... Chiediamo che le persone finora respinte in Libia dalle acque internazionali siano riammesse in Italia per dare la possibilità ai richiedenti asilo di essere accolti... In caso contrario, l’Italia sarà responsabile delle conseguenze del respingimento. No, signor Jolles: non l’Italia. “Solo” i razzisti. In primo luogo il Maroni e chi lo elesse sono responsabili degli orrori conseguiti a quei respingimenti. Poi, sùbito dopo, i finti sinistri che li applaudirono. Ecco. Per questo dico e sostengo che l’articolo di Toni Jop uscito oggi su L’Unità è (politicamente) disonesto. Perché va benissimo far le pulci al Grillo e al suo passato. Ma a condizione che le si faccia a tutti quelli che hanno un passato identico. E che in quel passato hanno avuto responsabilità, per gli incarichi ufficiali che ricoprivano, molto più pesanti di quelle di un... com’è che lo chiamano?... un comico. Sì, il Grillo è un comico. Perciò i suoi ripugnanti incitamenti razzisti ai carabinieri del 2006 hanno certo avuto effetti meno gravi dei ripugnanti incitamenti razzisti dei sindaci finti sinistri del 2008. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Che tocca fa’ co’ ’sta Sinistra che non esiste: la Merkel bifronte.
Angela Merkel: I mercati non sono al servizio del popolo. Il grande compito di noi politici deve dunque essere quello di trasportare nel mondo dei mercati e della finanza lo spirito solidale dell’economia sociale di mercato... I mercati in questi anni hanno consentito a poche persone di arricchirsi a spese della maggioranza... Non bisogna più consentire loro di distruggere i frutti del lavoro della gente. (La Repubblica, martedì 4 settembre 2012). A parte il fatto che le destre che fanno anche le sinistre fanno orrore e paura, perché ci danno l’idea esatta di quanto poco le sinistre esistano, be’, comunque... meglio tardi che mai. Certo, si potrebbe ironizzare molto, e molto facilmente, sulla “straordinaria” “intelligenza” di chi scopre solo oggi cose che un Marx (per dirne uno) aveva già capito e spiegato centocinquant’anni fa. Ma poi vengono in mente i Pietro Ichino e i Francesco Boccia (per dirne due), che le capiranno ancor più tardi della Merkel, e allora non resta che inchinarsi... alla superiorità della vera destra tedesca sulla finta sinistra italiana. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Amici per la pelle: Barack Obama e Bill Clinton.
Questo ragazzo avrebbe portato le nostre borse, qualche anno fa: lo disse Bill Clinton di Barack Obama durante le primarie del 2008. Lo rivela il prestigioso New Yorker. (La Repubblica, martedì 4 settembre 2012). Molto diverso da quando il Berlusconi diede a Obama dell’abbronzato? No. Infatti non c’è alcuna differenza tra destri e finti sinistri. Tranne che per il fatto che i finti sinistri sono fasulli e ipocriti. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
(su) Giuseppe “Beppe” Grillo: È interessante vedere come il referente della denuncia che è seguita all’espulsione (dal Movimento 5 Stelle, n.d.r.) di Filippo Boriani, sia il garante della concorrenza e del mercato, ovvero un organismo che presiede alle relazioni economiche delle società che operano nel mercato. Il Movimento 5 Stelle è a tutti gli effetti privato, dunque, sia per il linguaggio che ha messo in uso e di cui si avvale, sia per i metodi di gestione del dissenso al suo interno, sia infine per le norme alle quali chi dissente si deve affidare. E i simpatizzanti o la pensano come vuole il blogger o sono epurati e si rivolgono alla giustizia civile. Il metodo è dispotico a tutti gli effetti proprio perché privato. Si discute nei forum, con gli attivisti arrabbiati per l’espulsione di Boriani, eletto in un quartiere a Bologna e poi licenziato con un post scriptum dal blog di Grillo! Una battaglia di libertà e di democrazia a tutti gli effetti, perché libertà di esprimere e far valere le proprie idee come cittadini autonomi, non come dipendenti che rischiano il licenziamento. (Nadia Urbinati su La Repubblica di lunedì 3 settembre 2012). Fra tante sciocche (poiché controproducenti) demonizzazioni del Grillo (ne vanno matti i finti sinistri dalla coda di paglia) ecco un discorso serio. Che infatti, come tutti i discorsi seri, non colpisce solo il Grillo, ma chiunque abbia tentato, come lui, di trasformare la lotta politica in una rissa medioevale fra milizie private (e talvolta perfino mercenarie). Chi? Quelli che hanno messo il proprio nome nel simbolo. E cioè (scusandomi per eventuali omissioni) il Berlusconi, il Bossi, il Fini, il Casini, il Veltroni, il Rutelli, il Renzi, il Di Pietro e il Vendola. È da antipolitici, è da grillini, notare che costoro (almeno in ciò) son dunque tutti uguali? No, perché onestamente noto anche che c’è uno che non solo non l’ha fatto, ma ha anche spiegato al colto e all’inclita perché e per come non è una bella cosa il farlo: Pier Luigi Bersani. Finora. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Vai avanti tu, ché a me mi viene da ridere: Stanlio Cancellieri e Ollio Fornero. (Cliccaci per ingrandirci!).
Anna Maria Cancellieri (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pidì e il Terzo polo hanno consegnato il ministero degli Interni): Insisto sul fatto che non è concepibile che il presidente della Repubblica possa essere intercettato. (La Repubblica, lunedì 3 settembre 2012). Non mi permetterei mai di domandare alla ministra Cancellieri se ci fa o c’è. Supporrò pertanto che sappia quel che in Italia hanno ormai capito anche le oche d’allevamento, e cioè che nessuno ha intercettato il Napolitano (il Napolitano è stato ascoltato per caso, cosa che non sarebbe successa se il Napolitano, come avrebbe dovuto, avesse detto al Mancino di farsi un giro, e che al Quirinale, per lui, non c’era trippa per gatti) e che, semplicemente, finga di ignorarlo. Perché? Per far capire a chi di dovere che in un futuro eventuale governo neoberluscista, una come lei non stonerebbe affatto? Ma al Berlusconi piacciono assai più giovani, non l’ha capito?
Per la serie Pesci in barile: il Renzi e La Repubblica uniti nella lotta contro Bersani.
Come sta diventando bravo il Renzi (con l’aiuto de La Repubblica) a nascondere che è un estremista di destra. Eppure lo è e lo resta, benché nemmeno in ciò sia originale: gli estremisti di destra, i naziliberisti e i cattofascisti che negli ultimi vent’anni (almeno) si son infiltrati nell’ex Partito comunista italiano sono una legione, e hanno fatto al partito (e soprattutto alla Sinistra, e soprattutto all’Italia) tutto il danno che hanno voluto e che si è loro permesso di fare. Il Renzi è uno dei tanti (chi non ci crede legga per favore Chi è Matteo Renzi e perché non si può che parlar male di lui e se ne sinceri) e neanche il più bravo. Ma poiché il Veltroni è bruciato, il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari (e con esso tutti quelli che da decenni cercano di distruggere ciò che resta della Sinistra italiana per far dell’Italia una gran democrazia occidentale fasulla come le altre) punta sul Renzi, linda marionetta che a differenza di Bersani ha il pregio della totale manovrabilità. Ma come, non puntavano sul Monti? Certo. Ma col Monti, per quanto La Repubblica lo osanni, i voti di sinistra non si acchiappano. Con Bersani sì, però con Bersani rischiano di rimanere di sinistra. Mentre i napolitano-montisti hanno bisogno di qualcuno che coi nostri voti faccia quel che vogliono loro e basta. Cioè Matteo Renzi. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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Per la serie Masetto e Zerlina: il Boccia e la moglie, la pidiellina De Girolamo. Intervistati, ahinoi, non da Lorenzo Da Ponte, ma da Chi.
Francesco Boccia (sorta di “Masetto” di Silvio Berlusconi e, al tempo stesso, montista e finto sinistro nel Pidì; sul quale vedi anche qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui e qui): Bersani prenda le distanze da Orfini che gioca al piccolo leader con arroganza, o ci vuole un congresso. (La Repubblica, sabato 1° settembre 2012). I conti tornano: Orfini mi sembra una persona per bene, ma se fosse piaciuto al Boccia mi sarei dovuto ricredere. Meno male che non è così. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).
L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.
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