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Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

Più Niente da Ridere

 

In questa pagina raccoglievamo le parole di chi vuol farci piangere e cercavamo, invece, di riderne. Ma presto ci fu più niente da ridere, e la pagina cambiò. Le immagini divennero quelle de "Il settimo sigillo" (1957), di Ingmar Bergman, e sullo sfondo apparve l’attore Bengt Ekerot nei panni della Morte...

la Pagina di Chi andò dietro alla Morte e portò lItalia con sé nel mese di febbraio del 2012

 

“Libertà, giustizia sociale, amor di patria. Noi siamo decisi a difendere la Resistenza.

Lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei morti e per l’avvenire dei vivi,

lo compiremo fino in fondo. Costi quel che costi.” (Sandro Pertini, Genova, 28 giugno 1960).

 

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Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Nuovo Mondo": il Monti nella sue prossima interpretazione.

Per la serie Nuovo Mondo: il Monti nella sue prossima interpretazione.

 

(su) Mario Monti: In un’intervista al Wall Street Journal (uno dei più destri del pianeta, n.d.r.), il 23 febbraio, ha detto che quel che si profila in Grecia è un Nuovo Mondo. L’immagine è forte, e singolare, perché di Nuovi Mondi nessuno osa più molto parlare: tanti ne sono stati promessi, e le cose non sono andate bene. (Barbara Spinelli, La Repubblica, mercoledì 29 febbraio 2012). Sì, il Monti è così inquietante che inizia a preoccupare perfino la sua fin qui devota sostenitrice e amica (sulla quale vedi qui) del Gruppo Bilderberg.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Mendicanti aggressivi": per i creditori dello Stato italiano il "default" si chiama Monti.

Per la serie Mendicanti aggressivi: per i creditori dello Stato italiano il default si chiama Monti.

 

Sul Monti, la Fornero, il Passera e i debiti che lo Stato non riesce a pagare alle imprese perché rovinato da vent’anni di politiche naziliberiste che la destra e la finta sinistra (delle quali il governo cosiddetto tecnico è in parti quasi uguali l’emanazione) hanno portato avanti anche in nome della (delirante) ideologia d’impresa: Ci saranno tre giocatori in campo, Banca d’Italia, Tesoro e sistema bancario, per chiudere definitivamente la partita dei debiti che le imprese vantano nei confronti della Pubblica amministrazione. Settanta miliardi è la cifra che gira, anche se in realtà sarebbero 50 quelli effettivamente certificati dai creditori, su cui quindi il Tesoro potrebbe porre un marchio di garanzia senza il quale le banche avrebbero più difficoltà a entrare in campo per chiudere la partita. La soluzione è una complessa operazione di ingegneria finanziaria. A fare il primo passo sarà l’imprenditore. Con le sue fatture (che attestino per esempio la fornitura di una partita di biancheria per una Asl) andrà alla sua banca, che si assumerà il compito di valutare qual è l’ammontare del credito e soprattutto la sua esigibilità. Se non trova intoppi, l’istituto valuterà quanto è disposto a “pagare” quel credito (notare le ineffabili ma istruttive virgolette, n.d.r.) e il relativo rischio, perché è quest’ultimo che effettivamente acquista la banca, il rischio che il creditore non paghi. In gergo è quella che si chiama una cessione pro soluto, e implica una negoziazione. L’azienda di credito non pagherà infatti tutto l’ammontare del credito all’imprenditore, ma solo una parte. L’altra è il prezzo per l’assunzione del rischio. Che va comunque pagato e, visto che di liquidità in giro ce n’è poca e il denaro costa tanto, la banca, con i documenti che attestano il credito, confezionerà un “collaterale”, un titolo (che contiene una garanzia) e lo cederà alla Banca d’Italia contro finanziamenti al tasso dell’1%. (...) Un’operazione che rischia però di dimezzare i crediti vantati dalle imprese. Di quei 50 miliardi iniziali si potrebbe scendere alla metà, vuoi perché l’operazione costa, vuoi perché le banche con gli imprenditori negozieranno. (La Repubblica, mercoledì 29 febbraio 2012). Uno Stato che paga solo metà dei suoi debiti, a casa mia, è uno Stato fallito. O, come marpionescamente dicono i tecnici, uno Stato in default. Ma quel che conta è ripagare per intero le tirannie finanziarie, no?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Povere vittime": il Veltroni del Mantegna.

Per la serie Povere vittime: il Veltroni del Mantegna.

 

Walter Veltroni: Definito da Nichi Vendola rappresentante di una “destra colta, con il loden”, Walter Veltroni reagisce. Sul piano personale “con indignazione di fronte ad un attacco cinico, verbalmente violento”. Sul piano politico “perché in quelle parole c’è un’idea che non condivido e mi preoccupa. Si appiccicano etichette di traditore e nemico a chi non la pensa come te: è un vecchio vizio”. Per questo, dice Veltroni, “le scuse di Nichi sarebbero gradite”. Veltroni ricorda, “senza paragonarmi a loro”, i casi di altri uomini di sinistra “condannati” da sinistra: i fratelli Rosselli, Di Vittorio, Lama, Berlinguer, Trentin. “Quello che ho detto sull’articolo 18 è la posizione del Pd. Se non va bene a Vendola, allora c’è un problema politico, qualcosa di più profondo”. Ma l’accusa di passare a destra, quella no, è inaccettabile: “La mia è una storia di sinistra”, ricorda l’ex segretario. “E sui licenziamenti ho detto quello che dice Bersani, anche meno”. (La Repubblica, mercoledì 29 febbraio 2012). Gli hanno detto che è di destra, povero cocco, e ci è rimasto male. Perché lui non è un destro, è un finto sinistro, e alla sua identità ci tiene.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Mario Monti ed Elsa Fornero: Ci hanno provato in molti, ma nessuno era andato così lontano. Il governo Monti, con l’articolo 14 del decreto Semplificazioni, sarebbe pronto alla cancellazione tout court dei controlli per la sicurezza sul lavoro. Un tema caldissimo in Italia, dove ogni anno muoiono circa 1.000 persone e dove solo un pugno di addetti ai controlli, meno di duemila, effettua ispezioni su 6 milioni di imprese. Nel decreto il famigerato articolo 14, al comma F, parla espressamente di “soppressione o riduzione dei controlli sulle imprese in possesso della certificazione del sistema di gestione per la qualità (UNI EN ISO-9001) o altra appropriata certificazione emessa, a fronte di norme armonizzate, da un organismo di certificazione accreditato da un ente di accreditamento designato da uno Stato membro dell’Unione Europea ai sensi del regolamento 2008/765/CE, o firmatario degli Accordi internazionali di mutuo riconoscimento (IAF MLA)”. In sostanza una semplice certificazione, come la Iso 9001, che non si occupa certo di sicurezza sul lavoro, potrebbe bastare per impedire verifiche in azienda. (Lucio Cillis, La Repubblica, martedì 28 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "I finti sinistri fingono sempre": l'Ichino mentre finge di guardare dentro un cannocchiale.

Per la serie I finti sinistri fingono sempre: l’Ichino mentre finge di guardare dentro un cannocchiale.

 

Pietro Ichino: Non è che il Pd diventa la cinghia di trasmissione della Cgil? (La Repubblica, martedì 28 febbraio 2012). Oh, è tornato, era tanto che non si faceva sentire, temevamo che si stesse curando... Invece no, meno male: possiamo continuare a chiamarlo finto sinistro e a ridere di lui. Per non piangere di un partito che dovrebbe essere di Sinistra davvero e invece si tiene gente così.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

 

(su) Walter Veltroni: Ma Il futurista, quotidiano on line di area finiana, lancia un appello a Veltroni: “Vieni via con noi”. (La Repubblica, martedì 28 febbraio 2012). Finalmente qualcuno che lo vede per quello che è, povero finto sinistro di un Veltroni.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Pose da condottiero": il finto sinistro Walter Verini.

Per la serie Pose da condottiero: il finto sinistro Walter Verini.

 

Walter Verini (finto sinistro veltroniano): Come è difficile liberarsi dei vecchi vizi. Vendola, seguendo lo schema solito, definisce Veltroni di destra perché non la pensa come lui. Io non considererò mai Vendola di destra perché con il suo voto decisivo nel 1998 ha costretto il governo Prodi alle dimissioni. (L’Unità, martedì 28 febbraio 2012). Non per difendere Nicola “Nichi” Vendola che non ci è neanche simpatico e comunque è abbastanza grandicello per difendersi da solo, ma queste smemorate parole del Verini fanno ridere a crepapelle, a pochi giorni di distanza dalla dichiarazione del Veltroni medesimo che lui nel 1998 con D’Alema discuteva di cose serie, se fondare un partito democratico o puntare sul modello della socialdemocrazia, se far vivere o morire il governo Prodi.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Angela Merkel: Un piccolo esercito di volontari rischia di riaccendere le tensioni antitedesche in Grecia. Dalla Germania il governo di Atene ha infatti reclutato circa 160 volontari, esperti di riscossioni fiscali, da inquadrare in un programma congiunto tra Unione Europea e Fondo monetario internazionale per migliorare la gestione delle entrate in Grecia. (L’Unità, lunedì 27 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Nasi da Pinocchio": uno che se ne dispiace e una che ne va tronfia.Per la serie "Nasi da Pinocchio": uno che se ne dispiace e una Fornero che ne va tronfia.

Per la serie Nasi da Pinocchio: uno che se ne dispiace e una Fornero che ne va tronfia.

 

Elsa Fornero: Attenzione (battaglione, n.d.r.), l’Italia ha il paradosso di stipendi bassi e costo del lavoro alto, per due ragioni. Una è la pressione fiscale, quindi la differenza tra salario netto e lordo che è maggiore rispetto ad altri Paesi. Un’altra è la produttività, che incide sul costo del lavoro per unità di prodotto. Certo, se l’impresa lesina gli investimenti, la produttività perde terreno rispetto ad altri Paesi. A questo c’è chi (per esempio la Fornero, n.d.r.) risponde come Sergio Marchionne: datemi la stessa flessibilità che ho negli Stati Uniti e investirò di più. (...) Come ministro del Lavoro, devo però vigilare che la flessibilità non contenga elementi di discriminazione. Un esempio relativo alle donne, che voglio verificare: tra le assenze ingiustificate non può figurare l’assenza per maternità, non la si può penalizzare (a due mesi dacché la Fornero ha dichiarato che le dimissioni in bianco pretese dai padronacci dalle Lavoratrici sono all’attenzione del suo ministero, temiamo ormai che abbia scambiato per attenzione una sorta di fissità catatonica: la sua vigilanza sarà dello stesso tipo?..., n.d.r.). Io conosco bene la tradizione del nostro Welfare nato dal volontariato religioso, i nostri “santi sociali” come Don Bosco (due secoli di lotte dei sindacati operai, dei socialisti e dei comunisti completamente annullati, solo i santini caritatevoli e impotenti si ricorda, ’sta monaca, n.d.r.). Su quella storia s’innestò un sogno nordico, di un Welfare ricco capace di accompagnarci per tutta la vita nelle situazioni di bisogno. Oggi il colpo di grazia a quel Welfare gliel’ha dato il debito, che trasferisce oneri sulle future generazioni e quindi è il contrario dell’equità (panzane: il debito dell’Italia, benché ingente, si sarebbe potuto a poco a poco riassorbire se negli ultimi vent’anni la destra e la finta sinistra naziliberiste non avessero progressivamente dissanguato lo Stato svendendo il patrimonio dei Cittadini e regalando cento miliardi di euro all’anno ai ladri di tasse, n.d.r.). La crisi finanziaria (cioè il naziliberismo suddetto, che ha reso le tirannie finanziarie così ricche da non poter essere contrastate, n.d.r.) ha frantumato quel sogno importato dal modello nordeuropeo. Le riforme oggi dobbiamo farle non perché richieste da Bruxelles o dal Fmi (altra panzana: sia perché il Monti, la Fornero e il Passera sono invece del tutto succubi delle destre europeo, sia perché perfino il Fondo monetario internazionale, che è tutto dire, sta invitando l’Europa a smetterla con le politiche economiche recessive, n.d.r.), ma perché i vecchi equilibri soddisfano solo una parte della società italiana, e i giovani sono perdenti... Sarei felice di portare a casa una buona riforma del lavoro con l’accordo di tutte le parti sociali. Ma un governo tecnico guarda a tutta l’Italia, comprese quelle componenti non rappresentate dalle parti sociali. Se l’accordo non si riuscirà a trovare, il governo tecnico ha il dovere di andare avanti, fermo restando che l’ultima parola spetterà al Parlamento. (La Repubblica, lunedì 27 febbraio 2012). Panzane grosse come case: 1. I Giovani sono perdenti non perché gli Anziani godano dei Diritti che la Fornero cerca di infangare ridenominandoli vecchi equilibri, ma perché negli scorsi vent’anni la destra e la finta sinistra naziliberiste, quei Diritti, hanno cominciato dai Giovani a cancellarli. Adesso, anziché restituirglieli, vogliono toglierli anche ai loro Padri. Perché? Perché Figli e Nipoti perdano perfino la memoria dei Diritti dei Lavoratori. 2. Non esistono parti non rappresentate: i Sindacati, o quanto meno la Cgil, rappresentano tutti, Giovani e Vecchi, Donne e Uomini: sono i naziliberisti di destra e di finta sinistra (come la Fornero) che privando i Giovani dei loro Diritti li hanno resi così ricattabili (e ne hanno a tal punto incrinato la dignità umana) che essi oggi hanno paura di aderire ai Sindacati. Che tuttavia ugualmente li rappresentano.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Franchezza e trasparenza di chi niente ha da nascondere": gli uddiccìni Casini e Cesa.

Per la serie Franchezza e trasparenza di chi niente ha da nascondere: gli uddiccìni Casini e Cesa.

 

Pierferdinando Casini: Stiamo vivendo una fase costituente. Ma non credo proprio che l’operazione che ha portato al governo tecnico possa essere liquidata e superata facilmente. Ritengo che la situazione del Paese, anche alla luce del contesto internazionale, renderà palese la bnecessità che si pensi a un proseguimento di questa esperienza. L’alternanza è un principio acquisito dalla nostra democrazia. Ma difficilmente da qui a un anno le condizioni muteranno. Ciascuno faccia la sua campagna elettorale. Ma sarà inevitabile, sùbito dopo, prendere atto della realtà. (...) La sentenza Mills figlia del nuovo clima? No. Era un processo per reati chiaramente prescritti. E il tribunale lo ha riconosciuto. Ma ora che è archiviata la logica della vendetta contro la magistratura, coltivata da alcuni, bisogna lavorare alla riforma della giustizia. Lo dobbiamo agli italiani. (La Repubblica, lunedì 27 febbraio 2012). Traduzione (dal basso verso l’alto): Giudici, mo’ vi sistemiamo noi... Le elezioni del 2013? Campagna elettorale libera, sfogatevi pure, ma poi sospendiamo la democrazia un’altra volta e vedrete che ci starà anche il Pd... Questa è una fase costituente: senza che gli elettori ne fossero avvisati nel 2008, lo so, con un Parlamento di nominati, lo so, e con un governo di non eletti, lo so, ma se così non fosse che golpe sarebbe?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "La rana e il toro": il finto sinistro Veltroni mentre si gonfia.

Per la serie La rana e il bue: il finto sinistro Veltroni mentre si gonfia.

 

Walter Veltroni (sulle cui altre recenti pugnalate alla Sinistra vedi anche qui e qui): C’è il rischio di una deriva a sinistra del Pd... Con il sostegno a Monti il Pd ha fatto una scelta coraggiosa, premiata dai sondaggi, e non si è diviso. Anzi: ha mostrato un forte senso di responsabilità... Tirare Monti da una parte o dall’altra vorrebbe dire indebolire lui e il governo... Lasciamo che facciano il loro lavoro... Sull’articolo 18 in realtà diciamo tutti la stessa cosa, non ci sono né totem né tabù. Io spero in un accordo e mi auguro che nessuna delle parti voglia rompere... Trovo incoerente che alcuni democratici pensino di sfilare al corteo della Fiom il 9 marzo. Abbiamo già conosciuto una stagione in cui i ministri manifestavano contro il governo di cui facevano parte, poi deciderà il segretario, ma ogni gesto deve corrispondere ad una coerenza. (La Repubblica e L’Unità, lunedì 27 febbraio 2012). Ogni parola stilla veleno, ma analizzarle una per una è inutile: il lettore è in grado di farlo da sé. Segnaliamo solo quel velenosissimo e non si è diviso: è lo spauracchio di cui nei mesi scorsi la destra del partito, lontano dai microfoni, dev’essersi servita spesso contro la maggioranza e contro Bersani. Ora il Veltroni, per la prima volta, minaccia (velatamente) la scissione in pubblico. Un segno di forza? Pensiamo il contrario.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Marco Rossi Doria (già maestro di strada, attualmente sottosegretario alla Pubblica Istruzione: Non si riesce a scalfire la soglia di un abbandono ogni cinque studenti. Secondo l’agenda di Lisbona la dispersione scolastica doveva essere dimezzata entro il 2010, e senza dubbio dovremo farlo entro il 2020. Questo governo ci prova ora investendo sulle quattro aree a rischio (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) 30 milioni di euro di fondi europei, quattro già disponibili. Abbiamo una dispersione quasi doppia di Francia e Germania e non riusciamo a migliorare. Da venticinque anni conosco i ragazzi dispersi e tocco con mano il valore delle statistiche generali: ogni anno di istruzione in più significa meno malattie, meno dipendenza, meno povertà. È vero in Brasile, in India e allo Zen. In Italia l’uscita dall’analfabetismo è stata il volano del boom economico, ma oggi, dopo centotrent’anni, la scuola non è più un luogo di emancipazione sociale. (La Repubblica, lunedì 27 febbraio 2012). Bravo, belle parole. Adesso, per favore, fatti una passeggiatina (che fa anche bene alla salute, sia fisica che mentale) fino all’ufficio vicino, quello del Profumo, e domandagli come mai non solo non restituite ai Bambini e ai Ragazzi italiani, neanche nelle regioni a rischio, i miliardi di euro loro sottratti dalla Moratti, dal Fioroni e dalla Gelmini, ma al contrario avete perentoriamente ordinato a tutte le regioni di chiudere altre 1.300 scuole entro quest’anno.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie Barbe finte?: il finto sinistro Giorgio Merlo.

 

Giorgio Merlo (finto sinistro che non si decide ancora a lasciare il Pd per lidi a lui più consoni) sul pagamento dell’Imu da parte della Chiesa: Non facciamo confusione solo per rispondere ad una esigenza laicista ed anticlericale. (La Repubblica, lunedì 27 febbraio 2012). Un gradito ritorno, quello del Merlo. Che è il cattofascista che il 14 aprile 2009 disse: L’inchiesta interna decisa dalla Rai su Santoro è utile, tempestiva e corretta; che il 16 maggio 2009 sentenziò: Chiamparino ha interpretato i sentimenti di molti elettori. E parlo dei nostri, non dei leghisti (sì, perché il Chiamparino, due giorni prima, in un’intervista al Mattino, aveva difeso i respingimenti alle frontiere, chiesto “confini blindati”, attaccato il Pidì, “sinistra degli snob”, e sottolineato che la sua “linea, sugli immigrati clandestini, coincideva con quella di Fassino”); che il 14 luglio 2009, in qualità di vicepresidente della Commissione di vigilanza sulla Rai (parlando di Roberto Balducci, vaticanista del Tg3 “colpevole” di aver detto che domani il papa va in vacanza; e ci saranno anche due gatti che gli strapperanno un sorriso. Almeno quanto i quattro gatti, o forse un po di più, che hanno ancora il coraggio e la pazienza di ascoltare le sue parole) dichiarò: È singolare e inconsueto che una testata importante come il Tg3 scivoli in questa anacronistica, e volgare, deriva anticlericale; che il 15 agosto 2009 rivelò, a proposito dei candidati alle primarie per la segreteria del partito, che tutta la destra tifava per Bersani, perché voleva un grande partito socialista con qualche appendice cattolica e moderata; che il 7 dicembre 2009, dopo aver appreso che la senatrice cattolica Dorina Bianchi aveva lasciato il partito (alleluia!) ed era tornata nellUddiccì, se ne uscì con un lapidario: Il No B Day? Se il Pidì insegue la piazza urlante e forcaiola, i casi Bianchi aumenteranno; e che nel settembre scorso riuscì ad aggredire persino Fazio con le seguenti parole: Anche per Fazio dovrebbe valere il principio che la propaganda aperta deve essere più contenuta, almeno quando si toccano temi delicati. Siamo contenti della permanenza in Rai di Fazio, ma ci chiediamo se la propaganda contro la Tav sia un modello di giornalismo da servizio pubblico. Un bel tipino, eh? Che ci farà nel Pd un siringhino come lui? Che lo Storace lo abbia cacciato da La Destra giudicandolo troppo... di destra non ci pare un motivo sufficiente.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Dal quotidiano "La Monarchia" (già "La Repubblica") di domenica 26 febbraio 2012.

Dal quotidiano La Monarchia (già La Repubblica) di domenica 26 febbraio 2012: La standing ovation è stata sincera ed automatica. Non poteva esserci altro scenario per il ritorno di Mario Monti alla Bocconi, a piedi come da sua vecchia consuetudine. Il premier ha voluto presenziare (hahahaha, non bastava dire ha presenziato, qualcuno per caso ha tentato di impedirglielo o di dissuaderlo?, n.d.r.) nel suo ateneo da presidente del Consiglio (presenziare nel suo ateneo, che Italiano!, n.d.r.) per l’inaugurazione dell’anno accademico (inaugurazione?, n.d.r.). E si è commosso, davanti all’affetto della platea di via Roentgen e alle parole del rettore Guido Tabellini, che ha voluto celebrarlo (voluto, anche lui, e per di più celebrarlo?!, n.d.r.) nel migliore dei modi. Ma, prima, Monti ha voluto fare anche una sorpresa (non l’ha semplicemente fatta, come i comuni mortali, il Monti alfierianamente ha voluto, fortissimamente voluto farla, n.d.r.) portando il saluto del governo ad un convegno del Fai... eccetera. Il neominzolinismo de La Monarchia non ha dunque limiti?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Vieni a giocare con noi?... Per sempre... Per sempre... Per sempre...

Vieni a giocare con noi?... Per sempre... Per sempre... Per sempre...

 

Le cosiddette “scuole” private, l’uddiccìno Casini, il pidiellìno Lupi, il finto sinistro “Beppe” Fioroni e, dulcis in fundo, l’ineffabile Napolitano: Negli ultimi 14 anni i finanziamenti di Stato alla scuola paritaria (contro larticolo 33 della Costituzione, n.d.r.) sono quadruplicati: da 116 milioni di euro nel 1998 (governo Prodi) a 520 milioni (uno degli ultimi atti del governo Berlusconi) nel 2012. Tutto questo è stato normato nel 2000 con la legge 62 (governo D’Alema) e da allora i finanziamenti pubblici sono cresciuti a un livello medio di mezzo miliardo l’anno. (La Repubblica, domenica 26 febbraio 2012). Pierferdinando Casini: Bisogna considerare il caso degli enti che alleviano le ferite aperte nella società italiana, le scuole che tengono i nostri bambini. Maurizio Lupi: Sarebbe inaccettabile che un asilo parrocchiale, che svolge da sempre funzione pubblica, pagasse l’Imu. Giuseppe “Beppe” Fioroni: Noi ex popolari presenteremo un emendamento perché la Chiesa e il no profit abbiano comunque l’esenzione nei casi di scuole, ospedali o centri di assistenza convenzionati. Altrimenti chiederemo alle famiglie di pagare molto di più per le scuole materne dei loro figli e la cura dei loro malati. Giorgio Napolitano: Il mondo cattolico ha concorso allo sviluppo economico-sociale del Paese. Sì, bravo Giorgio, proprio come le sanguisughe contribuiscono alla crescita dei globuli rossi negli organismi a cui si attaccano.

 

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Il Monti visto dalla Bonino: Mi auguro che si candidi per continuare dopo il 2013. Deciderà lui, io spero di sì. E da Enrico Rossi, pd, presidente della Toscana: Non ho paura a dire che il governo Monti è estraneo al bagaglio culturale del Pd. E la colpa della “parentesi” è anche del Pd. Non del generoso Bersani, ma di quelli che si credono i padroni del Pd. (La Repubblica, domenica 26 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Un padrone che ha licenziato un lavoratore con motivazioni irreprensibili si sottopone alla prova della macchina della verità inventata da Eugenio Scalfari.

Un padrone che ha licenziato un lavoratore con motivazioni irreprensibili si sottopone alla prova della macchina della verità inventata da Eugenio Scalfari.

 

Eugenio Scalfari: Non si può licenziare un lavoratore solo perché è antipatico al padrone; tanto meno per le sue opinioni o per il colore della pelle. Ma si deve poter licenziare se il lavoratore non rispetta i ritmi di lavoro previsti dal contratto, se rompe la disciplina che il contratto prevede, se l’azienda deve ridurre la produzione per ragioni economiche dimostrate. (La Repubblica, domenica 26 febbraio 2012). Questo sì che è uno scoop: è stata inventata una macchina per leggere nel pensiero dei padroni che licenziano e appurare la vera natura delle loro motivazioni. Un’invenzione che cambierà il mondo del lavoro da così a così, una notizia sensazionale. Che lo Scalfari, con la raffinata eleganza che lo contraddistingue, porge al lettore fingendo di parlar d’altro.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

sull’assoluzione (per prescrizione) del Berlusconi dall’accusa di aver corrotto un testimone di un suo reato affinché mentisse agli inquirenti: “Se Berlusconi cerca l’assoluzione”, ha commentato il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, “può sempre rinunciare alla prescrizione”. Per Bersani “le sentenze non vanno commentate”, ma una cosa ci tiene a dirla, e cioè che “mentre si perdeva tempo con artifici vari per impedire la sentenza, il nostro Paese andava verso il disastro”. “Non si comprende la soddisfazione del Pidièlle per la sentenza,” dice il vicepresidente della Camera, Rosy Bindi. “Berlusconi non è stato assolto con formula piena. E altrettanto fuori luogo sono i toni da crociata contro i magistrati, che hanno fatto solo il loro dovere”. Per Donatella Ferranti, responsabile del Pd per la Giustizia, infine, “si è arrivati alla prescrizione a seguito di comportamenti dilatori come la ex Cirielli e le leggi ad personam: è una sconfitta dello Stato”. (La Repubblica, domenica 26 febbraio 2012). E gli altri? I vari Veltroni, Fioroni, Gentiloni, Ichino, Letta Enrico, Morando, Boccia, Bianco, Verini e tutti i finti sinistri che son soliti tediarci con i loro pensierini a ogni stormir di fronda? Come mai oggi tacciono? La spiegazione è semplice, anche se conoscendo il loro vittimismo da beghine sembra incredibile: son contenti.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Il "Paese dei Cachi"? Una volta. Ora è peggio.

Il Paese dei Cachi? Una volta. Ora è peggio.

 

(su) la bella Italia naziliberista dell’era Monti: “Immigrati schiavi per le arance della Fanta” e la Coca Cola, sotto accusa, lascia Rosarno. Libera: boicottiamo le multinazionali che sfruttano gli emarginati. (Titolo de La Repubblica di domenica 26 febbraio 2012). Boicottiamo piuttosto l’Italia naziliberista che permette che i Migranti siano fatti schiavi e intanto, contro il dualismo garantiti-non garantiti (come direbbero l’Ichino e la Fornero) attacca lo Statuto dei Lavoratori per fare schiavi anche gli Italiani.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Vecchi oligarchi", eccone due che si fidano troppo poco dell’Umano per aver davvero a cuore la Democrazia che all'Umano invece si affida.

Per la serie Vecchi oligarchi, eccone due che si fidano troppo poco dell’Umano per aver davvero a cuore la Democrazia che all’Umano invece si affida.

 

sul Monti, il Napolitano, chi li manovra e chi se ne fa manovrare: Siamo di fronte ad eventi che devono farci riflettere. Le istituzioni europee, mesi fa, hanno imposto alla Grecia di non fare un referendum e ora sembra che vogliano imporre a quel Paese di non votare ad aprile. In Italia sento ipotesi di rinvio delle elezioni amministrative. E nessuno osa dire che a qualcuno piacerebbe rinviare pure le politiche del 2013. Siamo tutti impazziti? Temo un rischio Grecia non solo economico ma democratico. Consideriamo che l’articolo 11 della Costituzione, su cui si basa la nostra adesione all’Unione europea, consente rinunce alla nostra sovranità solo in condizioni di parità con gli altri Stati e solo a favore di istituzioni sovranazionali che operino per la giustizia tra le nazioni, non per favorire le operazioni di investitori (spesso speculatori) che operano sui mercati finanziari. Limitazioni della sovranità sì, ma non a occhi chiusi. L’arduo doppio compito del governo è salvarci dalla bancarotta e salvare la sovranità nazionale. Per questa seconda parte la tecnica non basta: occorre la politica. (...) Un antico testo anonimo firmato “Il vecchio oligarca”, La Costituzione degli Ateniesi, sosteneva che la democrazia degenera senza avere le risorse per autoriformarsi. È come il barone di Munchausen che cade nelle sabbie mobili e vuol tirarsi fuori aggrappandosi ai codini della parrucca. Tragicamente quel testo dice che alla fine la democrazia può solo essere abbattuta. Ho ritegno a dirlo. Allora diciamo così: la sfida della nostra classe politica è dimostrare che il vecchio oligarca aveva torto. (...) Libertà e Giustizia propone di sottoporre comunque a referendum eventuali riforme istituzionali. Anche se il Parlamento le approva con la maggioranza di due terzi. Questa richiesta nasce in un contesto di democrazia debole e delegittimata. All’Assemblea Costituente si disse: se c’è una maggioranza tanto ampia, non c’è bisogno di interpellare i Cittadini. Ma la premessa qual era? Che quei partiti rappresentassero davvero il popolo italiano. Oggi viviamo una crisi della rappresentanza. Quel presupposto è diventato fragile. Sarebbe buona cosa avere comunque un voto popolare. Che o tolga di mezzo la riforma o la legittimi in maniera solenne.

(Gustavo Zagrebelsky intervistato da La Repubblica di sabato 25 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Sorry, Joseph, ma la Merkel è naziliberista, non cattofascista": una suggestiva raffigurazione della ditta Ratzinger (tratta da Segnalazioni).

Per la serie Sorry, Joseph, ma la Merkel è naziliberista, non cattofascista: una suggestiva raffigurazione della ditta Ratzinger (tratta da Segnalazioni).

 

sulla tirannia finanziario-religiosa vaticana, alias ditta Ratzinger, e la favoletta che d’ora in poi, per far piacere al Monti, le migliaia di edicifi in cui combina affari e si arricchisce pagheranno la nuova Ici: Le due ore passate ieri da Monti al Quirinale sono servite non solo a illustrare il decreto sulle semplificazioni fiscali ma, soprattutto, a spiegare la ragione di quell’emendamento sull’Imu alla Chiesa presentato in Senato. Una mossa che sembrava contraddire la lettera spedita proprio il giorno prima da Napolitano alle Camere e al governo per evitare di ingolfare i decreti con emendamenti fuori contesto. Niente affatto, ha detto Monti al capo dello Stato, la questione dell’Imu rientra perfettamente nella materia del decreto sulle liberalizzazioni. Non a caso, nel comunicato di palazzo Chigi, si rivendica la “stretta attinenza” della norma “ai temi della concorrenza, della competitività e della conformità al diritto comunitario, che sono alla base del decreto”. Napolitano si è trovato d’accordo. E ne ha discusso anche con i presidenti delle Camere... Per Monti è stata una mossa obbligata: la condanna di Almunia sarebbe arrivata a maggio, col rischio di dover chiedere al Vaticano gli arretrati Ici degli ultimi 5 anni. (La Repubblica, sabato 25 febbraio 2012). Traduzione: il Napolitano è così sottomesso alla Chiesa (come a una sorta di badante?) che quando ha saputo che la Chiesa sarebbe stata “costretta” a pagare l’Imu non ci ha visto più. Il Monti è dovuto correre al Quirinale a spiegargli che, tanto per cambiare, non ci sono alternative: l’Europa, e specialmente la Germania, essendo molto più naziliberiste che cattofasciste (era così anche ai tempi di Mussolini e Hitler) non condanneranno la tirannia finanziario-religiosa vaticana al pagamento degli arretrati a condizione che essa paghi le tasse d’ora in poi. Il Paese (cioè Noi) ci rimette decine di miliardi, ma al Napolitano, per tranquilizzarsi, è bastato arrivare a capire (dopo due ore di colloquio) che mon dovrà sborsarli il Ratzinger. E intanto si viene a sapere che la procura romana ha inviato, nel 2002, nel 2004 e nel 2008, tre diverse rogatorie internazionali all’autorità giudiziaria vaticana. Servono a ricostruire il flusso di denaro di Cosa nostra transitato in passato su alcuni conti. “La mafia impiegava il Banco Ambrosiano e lo Ior come tramite per massicce operazioni di riciclaggio,” scrive la Corte d’Appello di Roma nella sentenza sul caso Calvi il 7 maggio 2010, “il fatto nuovo emerso è che avvenivano anche a opera di Vito Ciancimino e di Giuseppe Calò”. Non solo. Le rogatorie, se evase, permetterebbero di definire la ragnatela di finanziamenti esteri dell’Istituto e di accertare alcuni fatti legati alla morte di Calvi, trovato impiccato a Londra nel giugno del 1982. Secondo il pm titolare dell’inchiesta, Luca Tescaroli, lo Ior non ha mai risposto, ostacolando di fatto le indagini. (La Repubblica, sabato 25 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Ah, ecco, volevo ben dire!": il gesuita Monti e il gesuita Fassino (La Repubblica, sabato 25 febbraio 2012).

Per la serie Ah, ecco, volevo ben dire!: il gesuita Monti e il gesuita Fassino (La Repubblica, sabato 25 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

La prima pagina de "L'Unità" di sabato 25 febbraio 2012 e una prima pagina del passato che è un monito anche per il presente: le trame fasciste perdono talvolta il pelo, mai il vizio.La prima pagina de "L'Unità" di sabato 25 febbraio 2012 e una prima pagina del passato che è un monito anche per il presente: le trame fasciste perdono talvolta il pelo, mai il vizio.

La prima pagina de L’Unità di sabato 25 febbraio 2012 e una prima pagina del passato

che è un monito anche per il presente: le trame fasciste perdono talvolta il pelo, mai il vizio.

 

(su) Sergio Marchionne: Via L’Unità dalle bacheche alla Magneti Marelli di Bologna e Bari. L’ordine sarebbe partito direttamente dai vertici della Fiat. I lavoratori protestano: “Non era mai successo nulla di simile in quasi cinquant’anni”... Melfi, la Fiat rifiuta la sentenza: “Restino a casa i tre operai”. Marchionne non finisce di stupire. Ai tre operai che hanno vinto il ricorso contro l’azienda, che a Melfi li aveva cacciati, ha inviato una lettera in cui li invita a restare a casa... Marchionne detta la linea. Più competitività e regia tra industria e ricerca. “Se non esportiamo in Usa, difficile mantenere aperti tutti gli stabilimenti”. Due dovrebbero chiudere. (L’Unità, sabato 25 febbraio 2012). Come mai il Marchionne, da quando al governo non c’è più il Berlusconi, si permette iniziative ancor più reazionarie (vile eufemismo) di quelle che si permetteva prima? Forse perché il Monti, a dispetto del suo sobrio loden e del suo sobrio trolley, è ancor più di destra del Berlusconi e sta creando un clima ancor più favorevole all’avventurismo padronale?

 

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Per la serie "Di che vi lamentate? Meglio i bancomat che il tribunale dell'Inquisizione, no?": il bancomat La Margherita.

Per la serie Di che vi lamentate? Meglio i bancomat che il tribunale dellInquisizione, no?: il bancomat La Margherita.

 

(su) Luigi Lusi e il bancomat chiamato Margherita (sul quale vedi gli antefatti qui e qui): L’affare Lusi è un pozzo nero di cui non si scorge il fondo. E l’ultima scoperta dei pm Alberto Caperna e Stefano Pesci e del Nucleo di polizia tributaria della Finanza documenta ora quale spaventosa opacità, finanziaria e politica, abbia avvolto e dissimulato l’uso dei 120 milioni di denaro pubblico amministrati dalla Margherita tra il 2007 e il 2011. Nell’arco di questi cinque anni, infatti, l’ex tesoriere del partito, attingendo ai due conti Bnl intestati alla Margherita, ha staccato centinaia di assegni dal beneficiario in bianco per almeno 5 milioni di euro. Ma c’è di più. E di peggio. Gli assegni, come documentano le matrici, risultano emessi “in serie”, a blocchi di cinque o di dieci, in uno stesso giorno e sempre per cifre “tonde” e “modeste”. Parliamo di importi che, per ciascun assegno, vanno da 3.000 ad un massimo di 12.000 euro. Sempre cioè sotto la soglia superata la quale la legge antiriciclaggio prevede la segnalazione alle autorità di controllo della Banca d’Italia. E ancora: di questi assegni non esiste alcuna causale, se non un’annotazione generica nella contabilità del partito sotto la voce “spese elettorali” e comunque sempre per importi calcolati sul totale, mai sulla singola operazione. Chi ha dunque incassato questi assegni? A chi erano destinati davvero? E qualcuno, nel partito, era al corrente della prassi? (...) Un format che rispondeva al mantra cui l’ex tesoriere aveva ispirato la gestione della florida cassa del partito ormai estinto, per diventarne l’incontrastato e potentissimo custode: rendere non tracciabile il dettaglio delle “uscite”, né nelle causali né, soprattutto, nei destinatari finali. Facendo di questa opacità uno strumento di irresistibile ricatto politico. Se è vero infatti che venire a capo di chi ha “incassato” allo sportello quegli assegni non sarà complicatissimo, anche se richiederà tempo (la Finanza dovrà rintracciare e sentire chi li ha messi all’incasso presentando il proprio documento di identità) “è assai probabile,” per dirla con le parole di un investigatore, “che tra chi ha incassato materialmente l’assegno e il vero beneficiario delle somme non ci sia identità di persona”. (Carlo Bonini, La Repubblica, sabato 25 febbraio 2012). Noi qualche ideuzza sui veri beneficiari ce l’avremmo. Supponiamo infatti, fino a prova contraria, che il Lusi abbia commesso i reati di cui è accusato, se davvero li ha commessi, non per interesse personale ma per una qualche nobil causa. Supponiamo che tale nobil causa non contraddica gli ideali che il Lusi ha sempre professato. E supponiamo, quindi, che essa difficilmente possa essere stata quella di rafforzare le componenti socialiste, laiche e davvero di Sinistra del partito. Ammesso e non concesso, insomma, che nel Pd alberghino ancòra componenti di tal fatta, noi supponiamo che al bancomat chiamato Margherita si sia attinto esclusivamente contro di esse.

 

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Per la serie "Vincere!": ...e qualche volta, finalmente, perdere.Per la serie "Vincere!": ...e qualche volta, finalmente, perdere.

Per la serie Vincere!: ...e qualche volta, finalmente, perdere.

 

Alla faccia del Marchionne, del Bombassei, della Marcegaglia, del Monti, della Fornero e del finto sinistro Veltroni: I tre operai di Melfi licenziati dalla Fiat nell’estate del 2010 non sono sabotatori, come aveva sostenuto l’azienda, e vanno dunque reintegrati sul posto di lavoro con effetto immediato. In base all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Il destino di Giovanni Barrozino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli è quello di essere, loro malgrado, simboli. Della battaglia della Fiom contro il modello Marchionne, due anni fa, e oggi di chi sostiene che l’articolo 18 non va toccato. Per questo dichiarano: “Noi vogliamo solo poter tornare a lavorare”. Ma la Fiat difficilmente li farà tornare. Come già in occasione della prima sentenza vinta dalla Fiom contro il Lingotto, l’azienda potrebbe semplicemente reintegrare i tre nell’organico, pagare gli arretrati, come stabilisce la sentenza di Potenza, ma lasciarli a casa stipendiati. E questo anche se la Cassazione, alla quale la Fiat ha annunciato che farà appello, dovesse confermare la sentenza contraria alle tesi del Lingotto. Pur non volendo commentare la sentenza, l’azienda ha scritto in una breve nota che, nonostante la sconfitta in tribunale, “considera inaccettabili comportamenti come quelli dei tre lavoratori”. Naturalmente l’ipotesi che nelle prossime settimane la Fiat paghi i tre per rimanere a casa aprirebbe inevitabilmente un nuovo fronte giudiziario e l’azienda verrebbe probabilmente trascinata un’altra volta in tribunale per comportamento antisindacale. (La Repubblica, venerdì 24 febbraio 2012).

 

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(Immagine tratta da Segnalazioni)

(Immagine tratta da Segnalazioni)

 

sulla tirannia finanziario-religiosa vaticana, alias ditta Ratzinger: “Su mandato del Santo Padre”, si legge nel documento segreto, “nel 2009 monsignor Viganò viene inviato al Governatorato per fare pulizia. Scopre un sistema diffusamente corrotto e chiede aiuto al diretto superiore, il cardinale (presidente) Giovanni Lajolo, e al Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, per mettervi ordine”. Ma “uomini legati alla P4 che mantengono legami solidi con il Segretario di Stato,” accusa l’anonimo estensore della bozza, “decidono che per salvaguardare i loro interessi debba essere allontanato. La calunnia è la loro arma e per paura e codardia lo stesso Lajolo si rifiuta di difenderlo”. Da qui la decisione dei vertici pontifici di “promuovere” Viganò nunzio negli Usa, bloccandogli una sicura nomina cardinalizia. “Che la Curia fosse vittima degli intrallazzi della cosiddetta P4 vaticana non è un mistero per nessuno. Quel che è ancora più grave,” ammettono i pochi monsignori che non nascondono la loro indignazione, “è che certi personaggi presi con le mani nel sacco agiscono ancora indisturbati in istituzioni determinanti, dove circolano tanti soldi, come i Musei vaticani e, per gli appalti, il Governatorato, dove ai nuovi assunti qualche ben noto monsignore pare che abbia imposto la cessione dei primi due stipendi, pena l’immediata perdita del posto di lavoro”. Altri interrogativi: i rapporti tra Simeon (“collegato con Bisignani”) e i cardinali Bertone e Mauro Piacenza “non risalgono,” si legge nella bozza, “ai tempi in cui Simeon agiva per conto di Cesare Geronzi nel settore bancario ed aiutò la curia genovese in vari affari nel corso del mandato del cardinale Bertone?” E, inoltre, è vero che “il cardinale Segretario di Stato è intervenuto in prima persona per far nominare Simeon alla Rai-Vaticano” e che, “con l’aiuto dello stesso Simeon, ha usato la sua influenza per far nominare Lorenza Lei direttore generale della Rai?”. Altro personaggio “chiacchierato”, il direttore generale dellospedale Bambin Gesù di proprietà del Vaticano, Giuseppe Profiti, del quale nella bozza si ricorda che è stato “condannato per turbativa d’asta e riciclaggio”, che è “amico diretto del cardinal Bertone e legato a Simeon” e che “ha manovrato per creare un polo di ospedali cattolici, il Bambin Gesù, la Casa Sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo, il San Raffaele e l’Università Cattolica tramite l’Istituto Tognolo. (La Repubblica, venerdì 24 febbraio 2012). Ma saranno i rapporti col Berlusconi che non hanno fatto bene alla ditta Chiesa cattolica apostolica romana o i rapporti con la ditta Chiesa cattolica apostolica romana che non hanno fatto bene al Berlusconi?... Per la serie Feedback negativi che risalgono indietro nel tempo di almeno duemila anni.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Indovina chi si dimenticò di fare gli scongiuri!": il Napolitano bacia il Mubarak mentre il Berlusconi guarda e ride.

Per la serie Indovina chi si dimenticò di fare gli scongiuri!: il Napolitano bacia il Mubarak mentre il Berlusconi guarda e ride.

 

(su) Giorgio Napolitano: Se l’invito del capo dello Stato sia giusto o sbagliato? Napolitano coglie una contraddizione: la tendenza, cioè, a utilizzare gli strumenti a disposizione per inserire un sacco di emendamenti. Va però detto che ci sono già regole parlamentari che limitano fortemente questa possibilità. Non è un caso che molti emendamenti presentati siano stati giudicati inammissibili per estraneità di materia. Non c’è dubbio che passare ogni volta dai decreti del governo alla fiducia in Parlamento rischia di svuotare la funzione parlamentare. Ripeto: noi non possiamo accettare a scatola chiusa i provvedimenti del governo Monti. Il richiamo del capo dello Stato è sicuramente doveroso. Ma al tempo stesso è giusto che il Parlamento utilizzi gli strumenti a sua disposizione per correggere i decreti. (Cesare Damiano, Pd, ex ministro del Lavoro, La Repubblica, venerdì 24 febbraio 2012). Traduzione: il Napolitano non può comportarsi come se il governo debba rispondere solo a lui. Non è mica davvero Re Giorgio. Ma chissà, forse lui ci ha creduto...

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Immagini che fan venir voglia di chiedere la mano della signora Severino o perfino della signora Cancellieri (ma certamente non della Fornero): Barbara Saltamartini, Fiorella Rubino Ceccacci, Melania Rizzoli, Mariastella Gelmini e Daniela Santanchè.

 

Silvio Berlusconi sul Monti (durante una cena a casa del deputato-medico Melania Rizzoli): Monti è un borghese come noi. Parla bene. È abile: gli ho chiesto di fare il ministro del Tesoro, prima che diventasse premier. Lo conosco benissimo. Ci confrontiamo spesso. L’ho mandato io in Europa, lui mi deve tanto, tantissimo. (La Repubblica, venerdì 24 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Far le nozze con le Fornero secche": le famose "tutele per tutti".

Per la serie Far le nozze con le Fornero secche: le famose tutele per tutti.

 

Elsa Fornero: Il ministro Fornero ha ribadito l’obiettivo della sua riforma e gli strumenti con i quali intende realizzarla. Al posto dell’attuale sistema di ammortizzatori sociali che distingue tra lavoratori in base alle dimensioni dell’azienda, al settore di appartenenza, all’età e anche al territorio, il governa punta a un modello con due pilastri uguali per tutti, dall’operaio dell’industria al parasubordinato: una cassa integrazione con la quale gestire le crisi aziendali e un sussidio di disoccupazione. Niente più cassa integrazione straordinaria, cassa in deroga, indennità di mobilità, mobilità lunga e le varie versioni dell’indennità di disoccupazione. Il tutto, però, senza oneri aggiuntivi per le casse pubbliche. E con una conseguenza che in qualche modo ha riconosciuto lo stesso ministro al tavolo negoziale: “Ci diranno che abbiamo ridotto alcune tutele. Semmai abbiamo ridotto la generosità. Questo in una certa misura è inevitabile perché noi né oggi né domani abbiamo risorse in più da spendere”. (La Repubblica, venerdì 24 febbraio 2012). Fine della grottesca panzana secondo la quale il governo dei non eletti avrebbe ridotto le cosiddette tutele dei cosiddetti garantiti per tutelare chi garantito non è: il governo delle tirannie finanziarie vuol ridurre la Protezione sociale, i Diritti e dunque la Dignità di tutti i Lavoratori, rendendoci tutti meno protetti, più insicuri e più poveri. Alla mercè di padroni e padronacci.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Mario Draghi e Franco Rozzi, il gesuita "dall'autorità indiscussa" che lo educò, ha raccontato, "alla responsabilità di compiere al meglio il proprio dovere".

Mario Draghi e Franco Rozzi, il gesuita dall’autorità indiscussa che lo educò, ha raccontato, alla responsabilità di compiere al meglio il proprio dovere.

 

Mario Draghi: Mario Draghi chiede riforme del lavoro che “rendano il mercato più flessibile e anche più giusto di quanto è oggi”. Si riferisce ai Paesi come l’Italia, dove “c’è un mercato del lavoro duale, altamente flessibile per i giovani che trovano contratti da tre o sei mesi, altamente rigido per la parte protetta della popolazione, dove i salari aumentano automaticamente con l’anzianità, non con la produttività... Il modello sociale europeo è già morto, se si guarda al tasso di disoccupazione giovanile in alcuni Paesi; le riforme strutturali sono necessarie per aumentare il lavoro dei giovani... Stringere la cinghia non ha alternative, qualunque allentamento del rigore di bilancio scatenerebbe un’immediata reazione dei mercati... Il credito resta scarso... C’è un’alternativa al risanamento dei bilanci pubblici? I rapporti tra debito pubblico e Pil erano eccessivi, quindi non c’è alternativa al consolidamento fiscale, anche se non si può negare che nel breve termine questo abbia l’effetto di frenare la crescita... Non possiamo stare in un sistema dove tu spendi quanto vuoi, e poi chiedi agli altri di emettere bond tutti insieme. Non si può stare in un sistema dove tu spendi e io pago. Prima di spostarci verso una unione fiscale dobbiamo avere un sistema in cui ogni Paese sa reggersi da solo. Questo è il prerequisito per la fiducia reciproca. Il cosiddetto patto fiscale è un trattato in cui i Paesi cedono sovranità nazionale per accettare regole comuni e molto vincolanti nelle politiche di bilancio, accettano una sorveglianza e accettano che queste regole siano inserite nella loro legislazione in modo da non poter essere cambiate tanto facilmente”. (La Repubblica, venerdì 24 febbraio 2012). Perché i naziliberisti dicono tutti le stesse cose con le stesse parole, al punto che perfino i medesimi tic e vezzi linguistici si diffondono tra loro dall’uno all’altro in men che non si dica? Forse perché adepti, come i nazisti storici, di un pensiero unico che ha invaso e del tutto sottomesso l’immaginazione e il pensiero personale? O perché immaginazione e pensiero personale, annullati nel corso di ogni sorta di vicissitudini esistenziali, hanno lasciato un vuoto che sottomettendosi a un’ideologia ci si illude di colmare? Un abisso in cui impiccandosi a una fede ci si illude, ma da non-morti, di non essere precipitati? I gesuiti potrebbero entrarci qualcosa, Mario? Eppure perfino da quelli c’è chi si è salvato, lo sai?

 

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Per la serie "In cerca di Passera per la prima volta in vita sua": Giuseppe "Beppe" Fioroni.

Per la serie In cerca di Passera per la prima volta in vita sua: Giuseppe “Beppe” Fioroni.

 

...e intanto continua la carica dei finti sinistri cattofascisti e naziliberisti (sui quali, negli ultimi giorni, vedi anche qui, qui, qui, qui, qui e qui): Dopo tre ore di riunione, Antonello Giacomelli, che è stato capo della segreteria quando Dario Franceschini guidava il Pd, lancia un tweet che riassume gli umori sull’ultimo scontro democratico: “Dal patto di Vasto al manifesto di Parigi (siglato da Bersani con Hollande e Gabriel, leader dei socialisti francesi e dei socialdemocratici tedeschi, n.d.r.). L’evoluzione è stata notevole. Quella geografica, intendo”. Perfidia di un cattolicodemocratico... Franceschini in riunione è esplicito: “Il Pd è nato per rappresentare non una sola parte, e il nostro sostegno a Monti dev’essere senza ombre, non possiamo certo tenere il governo a bagnomaria”... Veltroni e tutta la minoranza sostengono che “così si fa harakiri”. Paolo Gentiloni è durissimo: “Monti non è il governo Badoglio,” ripete. “Quando la smetteremo di incaprettarci sarà sempre troppo tardi,” si sfoga Roberto Giachetti. Michele Meta chiede di “fare il tagliando al partito” perché “c’è un delirio su tutto”... E “Beppe” Fioroni deve scrollarsi di dosso l’accusa di esser pronto all’abbraccio con i centristi dopo avere incontrato Passera (“Ma era per parlare di Civitavecchia”). Tuttavia aggiunge: “Stiamo commettendo errori, perché siamo diventati complicatori invece che facilitatori dell’intesa fra governo e parti sociali, e così indeboliamo il Paese”. Mentre i veltroniani parlano di appiattimento sulla Cgil, che non piace affatto neanche al vice Enrico Letta. (La Repubblica, venerdì 24 febbraio 2012). Chi sarebbe l’incaprettato? Il Giachetti? Il rutelliano che nel luglio 2008 aprì ai berluscisti contro la Magistratura (apertura rinnovata nel marzo 2011) e nel luglio 2009 attaccò Ignazio Marino colpevole di aver detto che chi non era d’accordo sulla laicità avrebbe dovuto saltare un giro? Sì, proprio quello. Bene, il Fioroni “Beppe” sarà contento che per una volta quello che fa più ridere non è lui.

 

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Cosa regalare al Monti per il suo compleanno?... Nessun problema: ci pensa il Copasir di D'Alema.

Cosa regalare al Monti per il suo compleanno?... Nessun problema: ci pensa il Copasir di D’Alema.

 

Mario Monti: Dopo i tanti finti allarmi del passato, quello di ieri dev’essere proprio serio se a lanciarlo sono stati, nella stessa giornata, il premier al Copasir e il capo della Polizia alla commissione Affari costituzionali della Camera. Oltre ai rischi dell’eversione di matrice internazionale, condivisi con l’Occidente, l’Italia, ha detto Monti, “è esposta anche alla minaccia economica della speculazione finanziaria. E a quella cibernetica”. In piena crisi, ha spiegato il premier al Copasir, è concreta “la possibilità di aggressione alle maggiori imprese e agli asset strategici dello Stato” da parte della criminalità organizzata italiana e straniera. Per questo il presidente del Consiglio ha esortato a “adeguare i servizi ai nuovi pericoli”. A tal proposito s’è parlato di ammodernamento e razionalizzazione dell’intelligence (per altro appena riformata nel 2007) rafforzando il Dis di Gianni De Gennaro. E rendendo più operativi l’Aise di Santini e l’Aisi di Piccirillo. Quest’ultimo, che sta per andare in pensione, potrebbe essere riconfermato, anche se per un periodo a termine. (Alberto Custodero, La Repubblica, giovedì 23 febbraio 2012). Il Monti delle tirannie finanziarie che paventa la minaccia della speculazione finanziaria?! Ma si sa, Parigi val bene una messa. Cioè, per il Monti, servizi segreti più potenti (e, come sempre, al servizio segreto della presidenza del Consiglio) valgono bene un discorsetto di circostanza per far contenti e canzonati i gonzi... Un segnale estremamente inquietante di quelle che potrebbero essere le vere intenzioni di una parte del governo dei non eletti. Le quali, però, non è detto che poi si realizzino con la stessa facilità con cui il Monti si abbandona alla strafottenza nel manifestarle...

 

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Per la serie "Ridi, ché mamma ha fatto gli gnocchi": il Monti e il Berlusconi.

Per la serie Ridi, ché mamma ha fatto gli gnocchi: il Monti e il Berlusconi.

 

Mario Monti sul Berlusconi (twitterando con Panorama): Sono molto riconoscente a Berlusconi perché il Suo (sic, non sappiamo se questa oscena maiuscola sia del Monti, di Panorama o de La Repubblica, si attaglia a tutti e tre, n.d.r.) atteggiamento è stato di grande responsabilità verso il paese (sic, non sappiamo se questa oscena minuscola sia del Monti, di Panorama o de La Repubblica, si attaglia a tutti e tre, n.d.r.). Lo sento spesso, ma non lo disturbo su ogni cosa. (La Repubblica, giovedì 23 febbraio 2012). Ma per carità, Monti, si figuri, nessun disturbo: il Berlusconi sarà sempre felice di farsi quattro risate dopo che avrete riattaccato, ridanciano com’è.

 

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Enrico scilipoti Letta: La piattaforma della manifestazione della Fiom del 9 marzo è di opposizione al governo, non giriamoci intorno. Perciò andare alla manifestazione è uno sbaglio serio. (La Repubblica, giovedì 23 febbraio 2012). Come faremmo a prendere una qualsiasi decisione, se non ci fossero i Letta Enrico e tutti i cattofascisti e i naziliberisti come lui a guidarci? Grazie, Enrico: se per te andare alla manifestazione del 9 è uno sbaglio serio, è chiaro che andarci è di gran lunga la miglior cosa che si possa fare il 9.

 

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Per la serie "Ognuno partecipa alle manifestazioni che gli si addicono": il Bianco alla manifestazione a cui partecipò da ministro degli Esteri in Turchia.

Per la serie Ognuno partecipa alle manifestazioni che gli si addicono: il Bianco alla manifestazione a cui partecipò da ministro degli Esteri in Turchia.

 

Enzo Bianco: Le voci critiche di questi giorni, come quella di Fassina, che ha dichiarato di voler partecipare alla manifestazione della Fiom-Cgil, la quale esprime una posizione legittima ma assolutamente radicale, sono francamente dannose. (L’Unità, giovedì 23 febbraio 2012). Dannose per chi, Bianco Enzo? Per chi tenta di isolare e sconfiggere i Lavoratori che non si piegano?

 

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Renato Brunetta sul Veltroni e il Letta: Ricordo bene le strizzate d’occhio di amici dell’opposizione come Veltroni ed Enrico Letta. Dicevano: vai avanti così... Prendo atto della formale e fondamentale smentita di Enrico Letta alla strizzata d’occhio alla mia riforma della Pubblica amministrazione. Evidentemente il sole ha fatto brutti scherzi, non so se a lui o a me. La prossima volta, per sicurezza, mi farò mandare un pizzino... All’amico Walter Veltroni rinfresco la memoria: il 7 settembre del 2008, alle ore 11.30, ci trovavamo a Cernobbio al Forum Ambrosetti. Io ero presente come ministro e mi ero appena seduto al tavolo dei relatori quando tu mi passasti dietro per prendere posto e mi dicesti, a bassa voce: “Non mollare, bravo, vai avanti così...”. (L’Unità, giovedì 23 febbraio 2012).

 

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Per la serie "Immontizia": i cosiddetti "Giovani del Terzo polo" con SuperMario Monti.

Per la serie Immontizia: i cosiddetti Giovani del Terzo polo con SuperMario Monti.

 

Mario Monti: D’altra parte, al tavolo negoziale sulla riforma del lavoro non è presente la vera costituency del governo, cioè i giovani. (La Repubblica, mercoledì 22 febbraio 2012). Una smargiassata degna del peggior Brunetta che lasciamo commentare, per l’ottimo Globalist, a Stefano Bocconetti: Hanno goduto di buona stampa. Di ottima stampa. Sono arrivati in prima pagina sul Corriere, e sono stati segnalati nientemeno che nella rassegna stampa della presidenza del Consiglio. Piacciono, insomma. Piacciono alla gente che piace, alla gente che conta. Sono un gruppetto di ventenni (diciannove per l’esattezza, ma solo tre ragazze) che hanno scritto una lettera aperta a Monti. Lettera che ormai da un giorno e mezzo riempie tutti i dibattiti politici, dà fiato ai commentatori. Il Corriere, pubblicandola, l’ha titolata con molta enfasi: Non lasciate i giovani fuori dal tavolo (delle trattative, n.d.r.). In realtà, l’obbiettivo sembra essere molto più terra terra: provare a dare un minimo di dignità culturale all’abolizione dell’articolo 18. Chi sono? Il gruppetto di ragazzi scrive, insomma, di non sentirsi scandalizzato se, finalmente, si comincia a ragionare sul superamento delle norme che bloccano i licenziamenti. Norme che sarebbero l’impedimento al dispiegarsi nel mercato del lavoro delle nuove generazioni. Loro, i diciannove, non spiegano di più. In tanti hanno già risposto. Chi seriamente, chi sbeffeggiandoli. Ma resta un problema: come mai in un paese così gerotoncratico, diciannove ragazzi (e solo loro) riescono a trovare tanto credito? Chi sono, insomma? Scorrendo le firme ci si accorge che c’è un po’ di tutto. Anche se poi, a ben vedere, quel tutto è molto omogeneo. C’è il ragazzo di Milano (sopra la media: 22 anni) che ironicamente si definisce ghost writer di fama intercomunale che, magari per provare a imporsi oltre i confini della Lombardia, ha dato vita a un blog. Spazio Web che Antonio usa per riflessioni su svariati argomenti. L’ultima di pochi giorni fa. E commentando la manifestazione milanese indetta dai giovani della Val di Susa (purtroppo per il Corriere sono giovani anche quelli) scrive così: Ciò che intristisce è il fatto di dover riscoprire il cuore della metropoli oltraggiato dalla codardia di un mucchio selvaggio. Ironia della sorte: Antonio usa le stesse, identiche parole utilizzate 40 anni fa in radio da un simpatico anche se improbabile professore. Che in una splendida trasmissione radiofonica di Arbore e Buoncompagni (ai loro esordi o quasi) facevano commentare le inquietudini giovanili a un insegnante che immancabilmente rispondeva: Capelloni. Codardi. Mucchio selvaggio. Beduini. Antonio, insomma, non fa proprio la figura del giovane. Tanto che katum su twitter gli scrive così: Un articolo che si sarebbe potuto leggere nei primi anni sessanta. Altri nomi? C’è Matteo, che è italianissimo ma vive e studia a Durham, Inghilterra. In una prestigiosissima università cattolica. Rigidissima, costosissima e famosa (dicono) per avere sbarrato la strada a qualsiasi idea liberale. Matteo, officiante alla cappella dell’università (ruolo, pare di capire, che non si assegna tanto facilmente se non a una piccola, ristretta cerchia di fidatissismi del rettore) comunque ha sempre avuto uno sguardo attento ai problemi sociali. Tant’è che risulta fra i sostenitori del Comune dei giovani: un piccolo centro, a metà strada fra il progetto educativo e il centro d’assistenza, che nacque all’inizio degli anni ’60 a Santa Croce di Bassano. Per iniziativa di don Didimo Mantiero, parroco ma anche scrittore. Suo un testo sulla necessità di scuole di cultura cattolica. Il Comune dei giovani fra i suoi meriti vanta anche il fatto di aver creato quadri per la pubblica amministrazione: ben due sindaci di Bassano del Grappa. Entrambi democristiani. Non basta ancora, altri nomi dei firmatari? C’è lo sportivo, anzi la sportiva, c’è il ragazzo triestino che su Flickr ha postato una sua dichiarazione di intenti datata l’anno scorso, quando si è presentato alle elezioni studentesche. Lui vuole battersi per la partecipazione e crede che Internet sia un buono strumento per sollecitarla (anche se, ammette, usa un po’ troppo FaceBoook). Tutto qui? Magari si potrebbe aggiungere che fa parte del Movimento giovanile salesiano triveneto che, nel suo programma, scrive così: Lo scisma d’Oriente è stato un’umiliazione per Roma. Così come la Riforma fu un’altra umiliazione per la Chiesa romana, perché con Lutero e Calvino la metà della popolazione europea ha abbandonato la comunione con Roma. Ce n’è quanto basta, insomma, perché qualcuno, sul twitter di Pietro (altro firmatario della lettera aperta che si vanta del successo ottenuto dall’iniziativa) scriva così: Aspettavamo solo che arrivassero i giovani del Pdl a spiegarci che col licenziamento facile tutto sarebbe andato meglio. Sono ragazzi di destra, allora? No, o almeno non ufficialmente. Perché tra i firmatari c’è anche Timoteo Carpita, ventenne, uno studente della Luiss (e che altro?) che ama il nuoto, usa un linguaggio giovanilista (stavolta davvero) ed è un militante del Pd. Di più: è responsabile del settore economico del partito ad Assisi. Naturalmente anche lui ha un blog, dove si racconta. E dove si rammarica di non avere avuto la fortuna di nascere baby boomer. Altrettanto naturalmente, anche lui fa il giornalista-blogger. Scrive su QdR magazine, Qualcosa di Riformista. Una testata non proprio diffusissima ma che comunque vale la pena leggere. Nell’ultimo numero, in homepage, c’è il racconto della biografia di Stefano Fassina, responsabile economico del Pd. Che (timidamente) ha denunciato la mancanza di equità delle scelte di Monti. QdR non gliela perdona. E racconta come lo stesso Fassina, pochi anni fa, fosse un fedelissimo di Veltroni e appassionato delle teorie del Lingotto. Ora ha tradito ed è finito alla berlina sulla rivista di cultura riformista. Ma non è tutto. Nel manifesto che spiega la mission del giornale su cui scrive Timoteo c’è scritto così: Ci piace la corsa, nella sua essenza. Altri ritengono che la corsa sia di per sé sbagliata, perché c’è chi vince e chi perde. Loro no, loro vogliono correre sempre e comunque. Prosa da chi ha una vaga infarinatura di testi futuristi, prosa che comunque, qualsiasi età si abbia (20, 30, 50 o 70 anni) si può definire in un solo modo: reaganiana. Sono questi, i diciannove ragazzi che monopolizzano il dibattito in Italia. Mentre i due milioni di firmatari del referendum sul’acqua (oltre la metà sotto i 25 anni) aspettano anche loro di conquistare la prima del Corriere. Aspettano pazientemente. Ma non sanno correre. (Globalist, martedì 21 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Du' pinze e 'na tenaglia": Emma Marcegaglia si accosta alla cosiddetta "Riforma del Lavoro".

Per la serie Du’ pinze e ’na tenaglia: Emma Marcegaglia si accosta alla cosiddetta Riforma del Lavoro.

 

Emma Marcegaglia (attuale presidente della Confindustria per conto del Berlusconi): Vorremmo avere un sindacato che non protegge assenteisti cronici, ladri e quelli che non fanno il loro mestiere... La Confindustria non vuole abolire l’articolo 18, che deve rimanere per i licenziamenti discriminatori. Ma ci deve essere la possibilità di licenziare chi non fa il proprio mestiere. (La Repubblica, mercoledì 22 febbraio 2012). Traduzione: Voi dateci la possibilità di licenziare chi non fa il proprio mestiere, ché poi ci pensiamo noi ad accusare di non fare il proprio mestiere quelli che vogliamo discriminare.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Surplace": pare che i candidati alla presidenza della Confindustria siano già in posizione...

Per la serie Surplace: pare che i candidati alla presidenza della Confindustria siano già in posizione...

 

Sergio Marchionne su Alberto Bombassei (futuro presidente della Confindustria per conto del Marchionne medesimo): Se Alberto Bombassei vincerà la battaglia per la presidenza della Confindustria, la Fiat potrebbe rientrare nell’associazione degli imprenditori italiani: “Pur essendo la Fiat uscita dalla Confindustria, riconosco l’importanza che l’associazione potrà avere nel rilancio dell’economia italiana”. Segue la premessa che i due candidati, Bombassei e Giorgio Squinzi, “sono due persone per bene e due grandi industriali”. Solo che Marchionne conosce meglio Bombassei, perché la Brembo “fornisce prodotti alla Fiat, alla Ferrari e, da qualche tempo, alla Chrysler”. A questo punto, un passaggio di indiretto appoggio al governo: “La Confindustria dovrà essere profondamente rinnovata, in linea con le riforme che il governo Monti sta portando avanti”. Poi un attacco alla Marcegaglia, l’ennesimo: “Il modo di operare che la Confindustria ha attuato fino a oggi non basta più”. Bene, dunque “il programma di rinnovamento” presentato da Bombassei. (La Repubblica, mercoledì 22 febbraio 2012). Indovinello: il fatto che il Marchionne si senta molto più a suo agio col Monti di quanto vi si sentisse col Berlusconi, è un segno che si sta meglio di quando si stava peggio o che si stava meglio quando si stava peggio?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Ci faremo cambiare la mentalità da questi qua?": il Balduzzi e il Cardinale.Per la serie "Ci faremo cambiare la mentalità da questi qua?": il Balduzzi e il Cardinale.

Per la serie Ci faremo cambiare la mentalità da questi qua?: il Balduzzi e il Cardinale.

 

Renato Balduzzi, ministro della Sanità del governo dei non eletti, sulla situazione della Sanità in Italia: Con convinzione dico che i posti letto nei pronto soccorso italiani non vanno aumentati. Bisogna andare avanti con i sacrifici e organizzare meglio quello che c’è, deve funzionare l’intera rete... In alcuni reparti e in alcuni territori è possibile una crescita. In generale, in realtà definite è possibile un allentamento dei vincoli economici, soprattutto sul personale, ma questo non vorrà mai dire “liberi tutti”. E poi dovrà cambiare la mentalità degli italiani: dei 23 milioni di accessi ai pronto soccorso, l’85% torna a casa. Molte persone non dovevano andare lì. 45.000 posti letto sono stati tagliati nell’ultimo decennio? I sindacati parlano di deafult del Servizio sanitario? Il sottosegretario alla Sanità Adelfio Elio Cardinale dice che nel prossimo futuro dieci milioni di italiani “non avranno assistenza sanitaria pubblica”? Non siamo al default e i dati del sottosegretario non li conosco. (La Repubblica, mercoledì 22 febbraio 2012). Traduzione: Restituire anche solo una parte di quel che il governo Berlusconi ha maltolto? I Cittadini se lo possono scordare. Noi toglieremo dell’altro. Però siamo migliori. Perché? Ovvio: siamo più eleganti, più colti, non andiamo a puttane e non parliamo sporco. Anche il Cardinale? Boh, che ne so!

 

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Il Governo Monti è complice di quello che il naziliberismo, le tirannie finanziarie, le destre e le finte sinistre europee e mondiali stanno facendo al Popolo Greco. Ma IO NO. IO NON SONO COMPLICE DEL GOVERNO MONTI E QUELLO CHE FA NON LO FA IN MIO NOME.

 

Sul naziliberismo delle tirannie finanziarie, delle destre e delle finte sinistre europee e mondiali (loro serve e complici) e del governo Monti-Fornero-Passera (servo e complice di entrambi): Votare quel pacchetto di misure è stato un grave errore. A Bruxelles si è solo consumato l’ultimo atto di una strategia decisa da altri. La Grecia, adesso, si trova con le mani legate, prigioniera dei Paesi finanziatori. Ha perso la sua sovranità. E tutto questo per dei provvedimenti che non hanno una logica né finanziaria né politica. Il nuovo credito darà un po’ più di respiro. Soprattutto il contributo dei creditori privati aiuta a superare questa difficilissima fase. Ma non risolve il problema alla radice. La crisi tornerà ad aggredire. In modo ancora più drammatico. Perché le cause non sono state risolte. Si è solo guadagnato tempo. Per la prima volta abbiamo uno Stato che ha eliminato tutti i diritti, anche costituzionali. Ha abdicato alle sue prerogative. (...) Se la Grecia non onorerà i suoi impegni, accumulerà dei ritardi, gli altri Stati potranno rifarsi sulle proprietà pubbliche. Potranno attingere persino all’oro della Banca centrale. Queste misure non creano sviluppo. Spingono ancora di più verso la recessione. Il debito non riuscirà a ridursi. Le misure, inoltre, aumentano gli squilibri economici, disgregano il tessuto sociale, creano scompiglio nelle scelte politiche. La Grecia è stata usata come cavallo di Troia di un nuovo corso che coinvolgerà tutti i Paesi europei. Soprattutto quelli che si trovano in difficoltà. Le conseguenze delle misure adottate nei nostri confronti finiranno per ripercuotersi anche in Italia, in Spagna, in Portogallo, in Irlanda: un serio pericolo di cui la gente non coglie la dimensione e la portata. Le misure arriveranno un poco alla volta e solo alla fine la popolazione se ne accorgerà. (Louka Katseli, economista, ex ministro del Lavoro e della Previdenza sociale del governo Papandreou, intervistata da La Repubblica di mercoledì 22 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Risposte volgari (ma non bugiarde) alle contestazioni dei Cittadini": le corna di Giovanni Leone, presidente della Repubblica dal 1971 al 1978.

Per la serie Risposte volgari (ma non bugiarde) alle contestazioni dei Cittadini: le corna di Giovanni Leone, presidente della Repubblica dal 1971 al 1978.

 

Giorgio Napolitano, rispondendo ai contestatori a Cagliari: Non sono l’uomo delle banche, o del capitale finanziario, come qualcuno umoristicamente crede o grida... Io sento la responsabilità di dare il mio contributo al rilancio dell’Italia e anche di questa vostra terra. Questo e questo solo rappresento. Poi, dopo aver incontrato gli imprenditori e i sindacati: La situazione è peggiore di quanto mi aspettassi. Dobbiamo inventare un nuovo modello di welfare. È impensabile continuare con quello che abbiamo avuto in questi anni. Lascia scoperte troppe fasce di povertà. Innovare per preservare. (La Repubblica, martedì 21 febbraio 2012). Le fasce di povertà, checché ne dica questo signore, non le lascia scoperte lo Stato sociale conquistato dalle lotte e dalle sofferenze di intere generazioni, ma le politiche naziliberiste (della destra e della finta sinistra) che da più di vent’anni lo aggrediscono e lo devastano (insieme al patrimonio pubblico, cioè ai beni dei Cittadini, alla Scuola, ai Diritti Umani e dei Lavoratori) accanendosi soprattutto contro le nuove generazioni e contro le Donne. Se il Napolitano non è l’uomo delle tirannie finanziarie, dunque, se cioè non è l’uomo dei potentati ai quali le politiche naziliberiste hanno elargito le migliaia di miliardi con cui dominano e ricattano il mondo, come mai si presta a coprirne le responsabilità raccontando panzane come quella che le fasce di povertà scoperte le ha create il welfare attuale?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Mario Monti ed Elsa Fornero: Sulla riforma del lavoro siamo molto fiduciosi che entro marzo presenteremo al Parlamento un provvedimento con l’accordo delle parti sociali. Lo presenteremo comunque. Speriamo con l’accordo. Il tema è troppo importante: in Italia si possono fare riforme e la gente è in grado di capire (Mario). La riforma degli ammortizzatori sociali si farà con i soldi che abbiamo e non potrà partire prima dell’autunno 2013 (Elsa). (La Repubblica, martedì 21 febbraio 2012). Traduzione: I Diritti dei Lavoratori ve li togliamo sùbito, ma per l’estensione a tutti delle tutele arrivederci alle calende greche.

 

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Per la serie "Credevano che camminasse sulle acque, e invece sguazzava nella loro insensatezza": Mario Monti.

Per la serie Credevano che camminasse sulle acque, e invece sguazzava nella loro insensatezza: Mario Monti.

(Con mille scuse a Oltre il giardino, bellissimo film di Hal Ashby del 1979, con Peter Sellers e Shirley MacLaine.

 

Massimo Giannini (finto sinistro vicedirettore de La Repubblica): Il cuore dell’economia e della finanza italiana batte palesemente per il Professore. Non è un’opinione, ma una constatazione. Quello di Monti non è “il governo dei Poteri Forti”, ma è un fatto che i Poteri Forti sostengono il governo di Monti. I “montiani” non sono tutti banchieri, ma è un altro fatto che i banchieri sono “montiani”. Per constatarlo basta ascoltare i pensieri (sic, n.d.r.) e le parole di quello che una volta si chiamava il “gotha” dell’economia e della finanza italiana, riunito a Palazzo Mezzanotte per sentire il presidente del Consiglio. Da Giovanni Bazoli a Federico Ghizzoni, da Enrico Cucchiani a Luigi Abete. Da Fulvio Conti a Franco Bernabè, da Marco Tronchetti Provera a Flavio Cattaneo. Non trovi un solo esponente della business community che non guardi al “governo strano” come alla sola ancora di salvezza per un’Italia alla deriva. Soprattutto, che non si affidi alla cultura del “tecnico” per evitare di ricadere nell’impostura del “politico”. Un ragionamento che non vale solo per l’oggi. Chi opera in Borsa e muove ogni giorno qualche miliardo di euro, non può non apprezzare qui ed ora l’effetto Monti sui mercati: dal famigerato “Btp Day” del 28 novembre 2011, quando i rendimenti sui nostri titoli di Stato superarono l’8%, i tassi si sono quasi dimezzati e i prezzi sono lievitati. Se rivendesse oggi, chi avesse investito allora guadagnerebbe il 10,2% sui Btp a 5 anni, il 12% sui Btp a 10 anni e addirittura il 16,1% sui Btp indicizzati all’inflazione. Un affarone. Il passaggio di fase, che non riguarda il presente ma il futuro, lo sintetizza un noto banchiere: “Il problema non è quello che succede oggi, ma quello che succederà nel 2013. Pd e Pdl, Terzo polo e Idv pensano davvero di tornare in campo come una volta, magari senza nemmeno aver cambiato la legge elettorale? Questo Paese ha bisogno di una transizione più lunga, e solo Monti la può garantire. Non basta la parentesi di un anno per fare tutte le riforme che servono”. Un altro banchiere, ancora più noto, si spinge più in là: “Un anno di Monti non basta a noi, ma non basta neanche ai mercati. Perché lo spread non cala più di tanto? Perché gli investitori si fidano dell’Italia di adesso, ma non di quella che uscirà fuori dalle urne del 2013”. (...) Ma al fondo, e prima ancora di capire cosa accadrà nel 2013, il problema di Monti è ancora una volta quello di costruirsi un vero “popolo”. Di guadagnarsi sul campo, con l’equità fiscale e la giustizia sociale, un consenso che vada ben oltre il pur importante “recinto” di piazza Affari. L’Italia si è finalmente liberata del governo populista del Cavaliere. Ma aspetta ancora il governo popolare del Professore. (La Repubblica, martedì 21 febbraio 2012). Parole che segnalano una crescente inquietudine: mentre il naziliberismo finanziario si augura che il golpe soft diventi hard e la sospensione della democrazia si tramuti in regime, una parte degli infatuati sostenitori dell’operazione Monti sta forse cominciando a intuire di averla fatta grossa?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

La Sanità nell'antiStato naziliberista.

La Sanità nell’antiStato naziliberista.

 

(su) l’Italia della distruzione naziliberista dello Stato e la donna legata al letto nel Policlinico Umberto I (il re protofascista che faceva sparare a cannonate sui manifestanti) di Roma: Roma, shock (sic, è uno dei termini preferiti del naziliberismo finanziario e politico, n.d.r.) al pronto soccorso: donna in coma legata al letto quattro giorni in attesa di ricovero. L’inferno nelle corsie del Policlinico: pazienti in attesa da ore, letti esauriti, medici sull’orlo di una crisi di nervi... In dieci anni negli ospedali italiani sono spariti 45.000 posti letto, circa il 15%, tagliati per razionalizzare e ridurre le spese (Titoli de La Repubblica di martedì 21 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Sarà così l'esercito "italiano" dell'antiStato naziliberista?

Sarà così l’esercito “italiano” dell’antiStato naziliberista?

 

(su) l’Italia della distruzione naziliberista dello Stato e l’arresto in India di due militari italiani accusati di aver sparato su pescatori inermi): La foga di mettersi “sul mercato”, di vendere beni e servizi, di accumulare “fatturato” e di proteggere interessi privati ha fatto sottovalutare l’unico fattore importante e invendibile: lo status militare. La norma è figlia naturale della banalizzazione delle forze armate nelle operazioni mondezza, strade pulite, nei pattuglioni misti per farsi vedere, nella vendita di servizi ai cittadini e nella svendita del patrimonio agli speculatori. Ha creato un regime di monopolio militare in un ambito prettamente privato. Facendosi pagare dai privati ha escluso ogni competenza istituzionale, rendendo dubbia l’immunità dello “jus imperii” previsto per le funzioni sovrane. I nostri marò stanno rischiando molto solo per questo. Lo status militare non ammette commistione di responsabilità e il servizio reso dai militari non può essere confuso con il servizio mercenario. Nemmeno per “fare cassa”. (Fabio Mini su La Repubblica di martedì 21 febbraio 2012). Traduzione: I militari erano stati affittati ai privati proprietari della petroliera. Perché? Perché l’Esercito italiano non è più in grado di difendere le persone e i beni degli Italiani coi propri mezzi. E se si verificasse un’emergenza sul suolo nazionale? O in caso di guerra? L’Esercito aiuterà e/o difenderà solo gli Italiani paganti? Se non è Medio Evo questo...

 

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I finti sinistri del Pd non accettano le critiche? Bugie: le accettano e come. Purché siano loro rivolte secondo le modalità adottate dall'opposizione turkmena per criticare il governo. (Immagine e testo tratti da "Internazionale" 936 di venerdì 17 febbraio 2012).

I finti sinistri del Pd non accettano le critiche? Bugie: le accettano e come.

Purché siano loro rivolte secondo le modalità adottate dall’opposizione turkmena per criticare il governo.

(Immagine e testo tratti da Internazionale 936 di venerdì 17 febbraio 2012).

 

Per la serie "Chi critica noi è un intollerante, chi critichiamo noi è un intollerante": il Letta, il Verini, il Boccia, la Sereni, il Ginefra e il Fioroni.Per la serie "Chi critica noi è un intollerante, chi critichiamo noi è un intollerante": il Letta, il Verini, la Sereni e il Ginefra.Per la serie "Chi critica noi è un intollerante, chi critichiamo noi è un intollerante": il Letta, il Verini, il Boccia, la Sereni, il Ginefra e il Fioroni.Per la serie "Chi critica noi è un intollerante, chi critichiamo noi è un intollerante": il Letta, il Verini, la Sereni e il Ginefra.Per la serie "Chi critica noi è un intollerante, chi critichiamo noi è un intollerante": il Letta, il Verini, la Sereni e il Ginefra.Per la serie "Chi critica noi è un intollerante, chi critichiamo noi è un intollerante": il Letta, il Verini, il Boccia, la Sereni, il Ginefra e il Fioroni.

Per la serie Chi critica noi è un intollerante, chi critichiamo noi è un intollerante: il Letta, il Verini, il Boccia, la Sereni, il Ginefra e il Fioroni.

 

Pierferdinando Casini (antico cocchetto del Berlusconi, oggi cocchetto del Monti), Enrico scilipoti Letta, Walter Verini, Dario Ginefra, Marina Sereni, Francesco Boccia e Giuseppe “Beppe” Fioroni (piddini finti sinistri) sull’intervista del Veltroni a La Repubblica di ieri e sulle critiche a lui rivolte da Stefano Fassina: Ho visto che Veltroni è stato messo al rogo come le streghe. Ormai le vecchie caserme dei partiti sono piene di contraddizioni e non reggono più: è sui fatti e sul sostegno a Monti che bisogna determinare il nuovo della politica italiana. Dopo il governo tecnico, addio alle vecchie alleanze incapaci di governare il Paese: la politica deve reinventarsi. (Pierferdy). Berlusconi tenta di berlusconizzare Monti? Chissà. Nel dubbio fa bene Veltroni a ribadire che non dobbiamo cedere Monti alla destra (Enrico). Il Letta cederebbe alla destra il sedere, pur di non cederle il Monti. Un programma politico davvero essenziale, semplice,unico nel suo genere, non c’è che dire: vogliamo il Monti, e pur di averlo siamo disposti a vendere le nostre madri. L’intolleranza per la differenza di posizioni è lontana dalle culture politiche che animano il Pd (Walter). Questa caccia all’uomo nei confronti di Veltroni è indecente: chi sostiene che il governo è di destra è in malafede e alimenta il conflitto sociale (Francesco). Il radicalismo che guida Fassina non sfoci in una sorta di massimalismo distante anni luce dal dna del Pd (Dario). Il partito di Monti si farà, con o senza Monti. Dire di essere pro o contro Monti è come essere ancora nella Seconda Repubblica. Da questa situazione uscirà un quadro completamente mutato, e prevedo molti pensionamenti (“Beppe”). Bisogna discutere senza provocare divisioni né scomuniche (Marina). (La Repubblica, lunedì 20 febbraio 2012 - L’Unità, martedì 21 febbraio 2012). Il commento della Sereni sembra quasi accettabile? Be’, allora ricordiamo che questa suorina è la stessa che nel febbraio del 2009 stilò sul cosiddetto testamento biologico un documento secondo il quale i democratici avrebbero dovuto non solo far proprie le convinzioni dei teodem e di Rutelli, ma anche aprire la porta a un cedimento a quelle espresse dalla destra: a) durata di validità di 3-5 anni; b) obiezione di coscienza del personale medico-sanitario; c) il testamento non si applica quando il paziente versa in pericolo di vita immediato (ma tutti i malati in coma possono essere considerati in simile condizione); d) obbligo di somministrare al paziente i trattamenti ritenuti necessari, compresa l’idratazione e l’alimentazione artificiale, in assenza di espressa Dichiarazione anticipata di trattamento; e) Collegio sanitario che attesti fino all’ultimo lo stato di incapacità del paziente, con esclusione del medico curante. Che dire? Il Veltroni attrae personalità quasi altrettanto interessanti della sua.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Il Veltroni secondo Staino su "L'Unità" di lunedì 20 febbraio 2012.

Il Veltroni secondo Staino su L’Unità del 20 febbraio 2012, sul Venerdì del 2 marzo e su Left del 24 febbraio. Grazie, Sergio!

 

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Per la serie "Pensiero unico? O neanche più quello?": Walter Veltroni.

Per la serie Pensiero unico? O neanche più quello?: Walter Veltroni.

 

(su) Walter Veltroni e la sua intervista di ieri: Avresti dovuto seguire quella che per un dirigente nazionale è la prima regola: affermare la posizione del partito di cui sei parte. La posizione del Pd sul mercato del lavoro e sull’articolo 18 è diversa dalla tua, ovviamente legittima, ma minoritaria nel partito e più vicina, invece, alla linea del pensiero unico e alle proposte del centrodestra (è una constatazione, un fatto, non un’inaccettabile accusa di intelligenza con il nemico)... Il giudizio positivo sul governo Monti e sul suo tasso di riformismo? Se fosse così, alle prossime elezioni il Pd dovrebbe presentarsi insieme al Pdl, oltre che al Terzo polo: una sorta di partito unico del pensiero unico. La fine della politica, non solo della democrazia dell’alternanza. (Stefano Fassina, responsabile del Partito democratico per l’Economia, citato da La Repubblica di lunedì 20 febbraio 2012). Siamo d’accordo con ognuna di queste parole di Stefano Fassina. Soprattutto quando dice che accusare il Veltroni di intelligenza sarebbe inaccettabile.

 

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Per la serie "Governo tecnoreazionario": la Cassa integrazione come la vogliono la Fornero e il Monti.

Per la serie Governo tecnoreazionario: la Cassa integrazione come la vogliono la Fornero e il Monti.

 

(su) Mario Monti e Elsa Fornero: La cassa integrazione straordinaria non si deve toccare. Arriva un coro di no all’idea del ministro Elsa Fornero che vorrebbe sostituirla con un’indennità di disoccupazione... Per i piccoli imprenditori, parte preponderante del blocco sociale del centro destra, gli ex ministri Maurizio Sacconi e Giulio Tremonti istituirono la cassa integrazione in deroga, finanziata dallo Stato e dalle Regioni (oltre 10 miliardi tra il 2009 e il 2012) e non dai versamenti delle imprese. Fornero e Monti, ora, vogliono far contribuire anche le piccole imprese. E il fronte imprenditoriale si è spaccato: da una parte la Confindustria con l’Abi, le cooperative e le assicurazioni, dall’altra Rete imprese Italia (artigiani e commercianti). Sull’articolo 18 sono in gioco i diritti, sugli ammortizzatori un pezzo del potere dei sindacati e una parte dei vantaggi delle piccole imprese. (La Repubblica, domenica 19 febbraio 2012). Traduzione: La minaccia del Monti e della Fornero è presto detta: o rinunciate all’articolo 18 o vi togliamo la cassa integrazione straordinaria.

 

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sul Monti, la Fornero, il Passera e la loro supina acquiescenza agli ordini delle destre europee e delle tirannie finanziarie globali: Da tempo gli Stati Uniti guardano con sconcerto le politiche autodistruttive che l’eurozona si sta infliggendo. Una sintesi delle loro critiche è nell’editoriale della direzione del New York Times intitolato “La strada fallimentare dell’Europa”. Sottotitolo: “L’austerità non sta funzionando, perché dunque i leader europei continuano a imporla?”. (...) Prendiamo il Portogallo, allievo modello dell’austerity di ispirazione germanica. Lisbona ha fatto tutto quello che le veniva richiesto dalla Commissione europea dietro ispirazione di Angela Merkel. Ha tagliato drasticamente la spesa pubblica e aumentato le tasse, senza pietà. Risultato: all’epoca in cui ricevette i primi aiuti, il Portogallo aveva un debito pari al 107% del Pil, “dopo la cura” quel debito sarà aumentato l’anno prossimo al 118% del Pil. Perché? Ovvio, perché nel frattempo il Pil è sceso. “Questa è la definizione di un circolo vizioso,” osserva il New York Times. Che estende la sua diagnosi severa all’Italia, alla Spagna, a tutti coloro che in questa fase si trovano sotto il tallone dell’ortodossia rigorista dettata da Berlino. (...) Per non dire di quel che sta accadendo alla democrazia: nei giorni scorsi i media americani traboccavano di stupefazione di fronte allo spettacolo del ministro delle Finanze tedesco che vuole far slittare le elezioni... in Grecia. Nella storia e nella cultura liberaldemocratica degli Stati Uniti, non solo non v’è mai stata traccia di governi “tecnici”, ma è inquietante che qualcuno voglia impedire l’espressione della volontà popolare con dei diktat esterni. (Federico Rampini, La Repubblica, domenica 19 febbraio 2012).

 

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Per la serie "Comici pugnetti levati": il Veltroni contro Susanna Camusso (e non solo: anche contro Pier Luigi Bersani, il Veltroni si crede un gigante).Per la serie "Comici pugnetti levati": il Veltroni contro Susanna Camusso (e non solo: anche contro Pier Luigi Bersani, il Veltroni si crede un gigante).

Per la serie Comici pugnetti levati: il Veltroni contro Susanna Camusso.

(E non solo: anche contro Pier Luigi Bersani, il Veltroni si crede un gigante).

 

Walter Veltroni (intervistato a tutta pagina da La Repubblica il giorno dopo l’attacco del Merlo a Pier Luigi Bersani): Sull’articolo 18 sono d’accordo col non fermarsi di fronte ai santuari del no (= la Cgil e Susanna Camusso, ma il coraggio di far nome e cognome di chi prende a sberle il Veltroni non ce l’ha, n.d.r.) che hanno paralizzato l’Italia per decenni. Il nostro è un paese rissoso e immobile e perciò a rischio. Credo che finora il governo Monti stia realizzando una sintesi fra il rigore dei governi Ciampi e Amato e il riformismo del primo governo Prodi. Totem e tabù si intitolava un libro di Freud. Ed è perfetto per definire gran parte del discorso pubblico in Italia. Bisogna cambiare un mercato del lavoro che continua a emarginare drammaticamente i giovani, i precari, le donne e il Sud. Ci vogliono più diritti per chi non ne ha nessuno (e per dar più diritti a chi non li ha bisognerebbe toglierli a tutti? Un livellamento verso il basso di stampo... veterocomunista, n.d.r.). Questa è oggi una vera battaglia di sinistra. (...) Il Pd ha il merito di aver fatto nascere questo governo. Ora dovrebbe sfruttare questa immensa occasione per rilanciare un grande programma riformista. Dire agli italiani che non torna nulla del passato, compresi i governi rissosi dell’Unione. (...) E invece il Pd che sta facendo? Discute di liberismo e di ritorno al socialismo. Invece siamo fuori dal Novecento. Siamo in un passaggio storico inedito. E tornano vecchie ricette e coperte apparentemente rassicuranti. (...) Con D’Alema si discuteva di cose serie, se fondare un partito democratico o puntare sul modello della socialdemocrazia, se far vivere o morire il governo Prodi. (Lungi da noi l’idea di difendere il D’Alema, che del resto sa difendersi da solo: ci limitiamo a ribadire che una scarpata in faccia come questa, inflitta con l’aria fintamente “benevola“ di voler presentarlo come un avversario più valido di Bersani, è tipica del Veltroni e della sua pretesca incapacità di affrontare a viso aperto quelli che in realtà odia, n.d.r.). Non litigavamo sulle nomine. Ma lasciamo perdere, quel tempo è passato. Oggi sono il primo a chiedere di sciogliere le correnti, tutte, compresa la mia... (hahaha, come se questo potesse bastare a restituire un’identità a individui che prima che con il nome e il cognome si presentano, anche a sé stessi, come veltroniani, n.d.r.)... che non si è mai formata per la mia conosciuta idiosincrasia al tema. I partiti devono essere luoghi aperti, non trincee di strutture che diventano pure macchine di potere. Ci vuole più pluralismo e meno correnti. La discussione politica è vitale e bella, ma nel Pd le correnti, comprese le numerose componenti della maggioranza di Bersani, stanno allontanando persone che vogliono far vivere le loro idee senza sentirsi chiedere “con chi stai”. (La Repubblica, domenica 19 febbraio 2012). Traduzione (di queste ultime righe): la sinistra del partito respinge i clericofascisti e i naziliberisti che noi della destra stavamo attraendo in massa, e questo è intollerabile: se continuano, come faremo a finir di falsificare la Sinistra italiana?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "La caccia alle streghe non è mai finita": Giovanni Pone, ds dell'Itcg Luigi Einaudi (immagine tratta dal sito Il Gazzettino).

Per la serie La caccia alle streghe non è mai finita: Giovanni Pone, ds dell’Itcg Luigi Einaudi (immagine tratta dal sito Il Gazzettino).

 

(su) lIstituto tecnico commerciale e per geometri Luigi Einaudi di Bassano del Grappa, Vicenza: Due quindicenni sorpresi a fare sesso nella toilette della scuola e puniti dal preside. Con una sanzione differenziata, però: un giorno di sospensione al ragazzo, quattro alla sua giovane partner. Una disparità che scatena le polemiche. Succede all’Istituto Einaudi di Bassano del Grappa, dove uno studente, aperta la porta del bagno maschile, si è trovato di fronte a una scena inequivocabile. Rapido dietrofront, pettegolezzi in classe e la notizia rimbalza sul web per giungere rapidamente all’orecchio dei docenti e poi del dirigente scolastico, il professor Giovanni Pone. Che ha convocato gli adolescenti e, ascoltata la loro versione, li ha sospesi, informando i genitori dell’accaduto. Ma perché due pesi e due misure? Voci di corridoio sottolineano il fatto che la scena si è svolta nella toilette dei maschi, dove la minorenne non avrebbe dovuto, in alcun caso, trovarsi. (La Repubblica, domenica 19 febbraio 2012). Qualche domandina al Pone s’impone... 1. Ha rispettato, egregio dirigente scolastico, il comma 6 dell’articolo 4 dello Statuto delle Studentesse e degli Studenti della Scuola secondaria (decreto del Presidente della Repubblica del 24 giugno 1998, n. 249) che stabilisce che le sanzioni e i provvedimenti che comportano un allontanamento dalla comunità scolastica sono sempre adottate da un organo collegiale? O, come si desumerebbe dal testo di cui sopra, ha deciso da solo? 2. Ha ottemperato a quanto disposto dal comma 5 del medesimo articolo, secondo cui allo studente è sempre offerta la possibilità di convertirle (= le sanzioni, n.d.r.) in attività in favore della comunità scolastica? 3. NellIstituto Einaudi, a norma del comma 2 dellarticolo 5 dello Statuto, vi è un organo di garanzia interno alla scuola, istituito e disciplinato dai regolamenti delle singole istituzioni scolastiche, del quale fa parte almeno un rappresentante degli studenti, a cui gli studenti possano presentare ricorso avverso le sanzioni disciplinari?... E infine: 4. Si può sapere in quale epoca della Storia (o in quale periferia civile e culturale del mondo attuale) lei, egregio dirigente scolastico Pone, e con lei chiunque abbia partecipato alla sua decisione, ritengano di vivere?

 

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Per la serie "Non sono stato io!": Francesco Merlo nel tipico gesto del finto sinistro che ha appena colpito... la Sinistra.Per la serie "Non sono stato io!": Francesco Merlo nel tipico gesto del finto sinistro che ha appena colpito... la Sinistra.

Per la serie Non sono stato io: Francesco Merlo nel tipico gesto del finto sinistro che ha appena colpito... la Sinistra.

 

Francesco Merlo (editorialista de La Repubblica): Rocco Papaleo somiglia davvero a Mario Monti e non soltanto perché trae la sua forza dalla debolezza di tutti gli altri ed esibisce una sicura tecnicalità di teatrante in mezzo a gente che non sa fare il suo mestiere e forse ormai nessun mestiere. Così, nel gioco degli specchi tra Festival e Paese, Gianni Morandi è Pier Luigi Bersani. E non soltanto perché entrambi si giovanilizzano tingendosi i capelli, conservano la simpatia del comunismo emiliano che li ha formati, e un tempo sono stati molto bravi, cantante e ministro, mentre oggi sono tristemente inabili al ruolo di conduttore. (...) Anche Morandi fa la foca e balla e si capisce che non è l’età a renderlo fuori posto, ma semmai è l’età che rende patetico il suo stare fuori posto. Ma provate a immaginare Bersani sul palco di Sanremo che fa le sue battute tipo “non stiamo mica qui a rompere le noci a Cip e Ciop” oppure “siamo mica qui a cambiare gli infissi al Colosseo”. E poi immaginate invece Morandi al posto di Bersani, magari in quella foto che il segretario si fece scattare ad un tavolo di Campo dei Fiori dove l’unica cosa vitale era uno spumeggiante boccale di birra in primo piano. Morandi e Bersani hanno in comune l’aria da “postvitelloni” dei piccoli paesi dove sono nati, provincia di Bologna e provincia di Piacenza, in due modeste famiglie di artigiani. Entrambi si sono fatte le ossa nei festival dell’Unità, agitano manone che sembrano bistecche crude, hanno il passo impacciato e inadeguato alla leadership del Paese e del festival, alla guida di quelle foche che Monti-Papaleo vorrebbe rieducare. (La Repubblica, sabato 18 febbraio 2012). Non sorprende che chiami gli Italiani foche (degradandoli così a non umani) uno che di quelli che ammazzano i Bambini nei forni delle auto ha scritto: A noi spetta di dire chiaro e forte che non c’è dolo e che nessuno psicanalista deve permettersi di immaginare padri che inconsapevolmente vogliono liberarsi della paternità e dunque ricorrono alla sbadataggine come a un trucco della coscienza. Abbiamo già letto le loro dichiarazioni, ci auguriamo di non sentirli e soprattutto di non vederli incattedrati a Porta a porta. È la solita intelligenza dei cretini che non è verificabile e dunque non è neppure contestabile. (La Repubblica, sabato 28 maggio 2011). Ma oltre a non sorprendere rallegra: esser chiamati foche da uno che la pensa così è un onore, la sua stima ci farebbe cadere in depressione. E per gli stessi motivi siamo lieti che il Merlo ce l’abbia con Pier Luigi Bersani, al quale noi continuiamo invece a concedere il beneficio del dubbio. Sì, è confortante sapere che le simpatie e antipatie del Merlo sono opposte alle nostre: ci dà l’idea che abbiamo un buon rapporto con la realtà, sentimenti appassionati e intelligenza pressoché intatta. (Post scriptum: non abbiamo visto il Festival di Sanremo ― non lo vedevamo neanche quando avevamo in casa un televisore ― e non sappiamo, quindi, se Gianni Morandi abbia davvero fatto pena. Anche se così fosse, però, mai ci verrebbe in mente di servirci di un parallelo con Gianni Morandi per offendere qualcuno: ci ripugnerebbe come esseri umani, prima ancora che come polemisti. Preferiremmo, se proprio vi fossimo costretti, ferire i nostri avversari tracciando paralleli tra loro e il Merlo).

 

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Per la serie "Dio e Mammona": il Casini in banca e in chiesa.Per la serie "Dio e Mammona": il Casini in banca e in chiesa.

Per la serie Dio e Mammona: il Casini in banca e in chiesa.

 

Pierferdinando Casini: Il congresso dell’Uddiccì a maggio non potrà essere ordinario ma straordinario, anche nelle decisioni: noi che siamo stati i primi a capire che il bipolarismo stava per sfasciare il Paese, noi che siamo stati i primi a capire che occorreva un armistizio tra le forze politiche, dobbiamo essere i primi a capire che è finita una stagione politica, che i partiti così come sono organizzati non servono più... Dobbiamo creare un contenitore guida per andare oltre i partiti e oltre i poli... È una follia dire che chi è nel governo non si deve presentare alle elezioni. (La Repubblica, sabato 18 febbraio 2012). La caduta del berluscismo? Al Casini non basta: vuole anche quella del bipolarismo, dei partiti e della democrazia. Un pensiero e un partito unico che mettano insieme (in primis dentro la sua capoccia vatican-caltagironiana) il naziliberismo delle tirannie finanziarie globali e il cattofascismo della tirannia vaticana. Che il Casini abbia la faccia tosta di dirlo esplicitamente, che segno è? Con ogni probabilità, che o la va o la spacca entro pochi mesi.

 

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Per la serie "Berluscisti montisti": Giorgio Stracquadanio.

Per la serie Berluscisti montisti: Giorgio Stracquadanio.

 

Giorgio Stracquadanio (pidiellìno): Sono stufo di questa retorica piagnona: ma chi è che guadagna 500 euro al mese? Se fosse vero, avremmo i morti di fame per le strade. Chi guadagna 500 euro è uno sfigato e per fortuna sono pochissimi in Italia: è solo una piccola quota di popolazione con pensioni sociali più basse. Sono sfigati. (L’Unità, sabato 18 febbraio 2012). Piccola antologia stracquadania: Occorre riformare la Costituzione con uno scatto di impronta gollista, perché andare avanti con i “lodi” significa prendere l’aspirina per curare un tumore. Berlusconi deve intestarsi la riforma e poi, come De Gaulle, imporre lui stesso un referendum... Se aspettiamo ancora il domani, a Berlusconi fanno fare la fine di Craxi: solo che invece che ad Hammamet andrà ad Antigua (10 ottobre 2009). L’Associazione nazionale magistrati è un’associazione sovversiva che dimostra la sua natura insurrezionale (28 gennaio 2010). La Polverini è contraddittoria e masochista a dire no al nucleare nel Lazio (15 febbraio 2010). La P2 era solo un club, un modo di creare relazioni. È la vita (11 maggio 2010). Sorprende e inquieta che Napolitano per esternare un suo punto di vista su un tema che non è ancora all’ordine del giorno utilizzi il giornale del suo ex partito, l’Unità. Si tratta di una prassi inedita, che pone un serio interrogativo sulla indipendenza e la neutralità del supremo garante della Costituzione. E che rileverebbe un tentativo di indirizzare le scelte istituzionali al di fuori della via maestra che la Costituzione repubblicana indica: le elezioni politiche generali sono l’unico rimedio democratico a una eventuale crisi politica della maggioranza parlamentare. È certo che il Parlamento non resterà estraneo e, se necessario, si convocherà autonomamente e d’urgenza per mantenere il rispetto dell’equilibrio dei poteri (13 agosto 2010). Per fare carriera ognuno utilizza quello che ha. Anche il corpo. È assolutamente legittimo. In Parlamento, come in qualsiasi altro lavoro, l’aspetto fisico è importante. Ognuno deve disporre del corpo come meglio crede. Fino a quando c’è consenso non c’è violenza e se non c’è violenza non c’è problema. Se anche una deputata o un deputato facessero coming out e ammettessero di essersi venduti per un posto in lizza, non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare Camera e Senato. Usare il proprio corpo in politica è la realtà del mondo da quando esso esiste. Io considero normale che gli uomini e le donne usino la loro avvenenza fisica per i loro scopi. (14 settembre 2010). Una piccola tempesta scoppia nel Pidièlle dopo che Giorgio Stracquadanio, intervistato dal Corriere, accusa di disimpegno nel momento della crisi Alfano, Frattini, Gelmini, Carfagna e Prestigiacomo. Non si espongono abbastanza in difesa del Cavaliere, dice. Risponde duramente lo stesso Berlusconi e difende i suoi dalle “abnormi offese a persone a me vicine”. A questo punto Stracquadanio chiede un incontro con il premier per chiarire, altrimenti “mi dimetto”. In serata la telefonata con Berlusconi che gli restituisce il sorriso: “Il presidente mi ha salutato dicendomi ‘ti abbraccio’, non posso certo dimettermi. (16 novembre 2010). Con un paio di amici, ho visto Stracquadanio ad Anno zero. Voi penserete: chissà come vi siete arrabbiati. Sbagliato. Non ne abbiamo avuto il tempo. Lo sbalordimento era soverchiante, e non lasciava spazio ad altri sentimenti. A bocca aperta, l’abbiamo visto (in pochissimi minuti) interrompere, sghignazzare, consultare l’iPad, correggere gli astanti, litigare con i distanti, borbottare, emettere sibili, roteare gli occhi, ammonire Santoro, sgridare Gian Antonio Stella, prendere la parola, ridare la parola, contestare la scaletta, agitare le mani, condurre lui la trasmissione, ricostruire un cinquantennio di storia italiana, leggere, scrivere, gesticolare verso una quinta invisibile, ammutolire di colpo fissando il vuoto. Un mio amico ha detto: “Adesso fa le bolle di sapone”. Un altro: “No, secondo me estrae un tronchesino e si taglia le unghie”. Io: “Non lo sottovalutate, vedrete che fa tutte e due le cose: si taglia le unghie facendo le bolle di sapone”. (Michele Serra, 9 aprile 2011). Perché su Internet noi non vinciamo? Ma scusate, ragazzi, hanno un esercito che dalle due del pomeriggio non fa nulla perché il loro blocco sociale è l’impiego pubblico e noi non pensiamo che sono egemoni? È un esercito di quattro milioni di persone che non fanno il loro lavoro. Ma supponiamo pure che lo facciano, tornano a casa alle due e dalle due alle dieci hai voglia il casino che monterei anch’io se sto tutto il giorno dietro la tastiera. (16 giugno 2011). Non ci piacciono le tasse, hanno effetto depressivo. Preferiamo le riforme... Ho avuto la sensazione che non fosse rassegnato il grido di dolore del Cavaliere, “il mio cuore gronda sangue”. A questo punto i nostri emendamenti gli offriranno una sponda... Quando sento lUddiccì dire “troppe tasse”, immagino che anche loro vogliano un po’ più di riforme... Chi ha un reddito lordo di 90.000 euro, circa sei milioni di italiani, non è un ricco, ma un benestante. In un momento in cui la borsa sta sotto, introdurre un disincentivo ad acquistare azioni non è un’ottima idea... Il nostro approccio non è far cadere il governo, ma cogliere l’occasione dell’emergenza per fare le riforme e risolvere alcuni nodi strutturali... Privatizzare le grandi imprese di Stato, accorpare i comuni da mille a cinquemila abitanti. Commissariare le 700 municipalizzate e metterle sul mercato. Intervenire con riforme su sanità, pensioni e costi della pubblica amministrazione. Le pensioni di anzianità sono un lusso che non possiamo più permetterci. Portare l’età pensionabile a 67 anni, come in Germania, ci darebbe 80 miliardi. (14 agosto 2011).

 

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Per la serie "Chissà perché starà seduto così!", si avanzano tre ipotesi: 1, poiché nessun oggetto può contenere sé stesso come propria parte, in Vaticano non ci sono cessi; 2, in Vaticano ci sono cessi, ma il Monti si vergognava di parlarne col Bertone (o aveva paura di essere seguito); 3, non è una questione di cessi, è che il Monti stava cercando di impedire al proprio braccio destro di scattare come quello del dottor Stranamore.

Per la serie Chissà perché starà seduto così!, si avanzano tre ipotesi:

1, poiché nessun oggetto può contenere sé stesso come propria parte, in Vaticano non ci sono gabinetti;

2, in Vaticano ci sono gabinetti, ma il Monti si vergognava di parlarne col Bertone (o aveva paura di essere seguito);

3, non è una questione di gabinetti, è che il Monti stava cercando di impedire al braccio destro di scattare come quello del dottor Stranamore.

 

(su) il Monti, la Fornero e il Passera e le tasse della tirannia finanziario-religiosa nota ai più come Chiesa cattolica: A Palazzo Borromeo si chiude il caso Ici. Le celebrazioni dei Patti lateranensi sono segnate dall’apprezzamento delle gerarchie vaticane per Monti e per il governo tecnico. Il premier ha già attivato i pompieri, alla viglia della cerimonia ha fatto sapere ai prelati di non voler toccare il tema delle esenzioni fiscali alla Chiesa: “Non è il momento per farlo e comunque il mio intento è quello di evitare una condanna europea, non è un atto ostile contro i vescovi italiani”. Se nei giorni scorsi non c’è stato un negoziato sull’emendamento che il Professore inserirà nel Dl fiscale di fine mese, i contatti con Vaticano e Cei non sono però mancati. (...) In ogni caso, la rimozione delle esenzioni fiscali oggi non dà la certezza di evitare la condanna della Commissione europea per aiuti di Stato illegali. Anzi: prassi vuole che una modifica della legge in corso d’opera non stoppi la procedura, e che la condanna, fino a pochi giorni fa data per certa, porti con sé l’ingiunzione a recuperare i soldi non pagati. Un mucchio di soldi: più di tre miliardi, visto che le attività commerciali degli enti ecclesiastici, regalo di Berlusconi (e di Prodi che non lo ha revocato, ma su La Repubblica non lo si può scrivere, n.d.r.), dal 2006 non pagano l’Ici per un ammontare di 500-600 milioni l’anno. E se a Palazzo Chigi si confida che il Professore, cambiando la legge in tempi rapidi, possa comunque convincere Almunia a chiudere la pratica senza ordinare il recupero del non pagato, il patto tacito emerge con chiarezza. Oltretutto, si ragiona nel governo, chi meglio di Monti (che per cinque anni è stato commissario alla Concorrenza dell’Unione Europea) può convincere il suo successore Almunia? E le dichiarazioni di apertura giunte ieri da Bruxelles fanno ben sperare. (La Repubblica, venerdì 17 febbraio 2012). Traduzione: un comma del decreto fiscale darà a bere (agli Italiani che lo vorranno bere) che anche la Chiesa d’ora in poi dovrà pagare le tasse sulle sue sconfinate attività commerciali. In realtà sarà una norma-colabrodo (che perfino il più sfigato degli enti ecclesiastici eludera agevolmente) grazie alla quale il governo delle tirannie finanziarie, ingannati i Cittadini, spera di ottenere dall’Europa un ammorbidimento dell’imminente condanna che la renda altrettanto risibile.

 

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Francesco Profumo (ministro della Pubblica Istruzione delle tirannie finanziarie globali): Cari amici della rete, ultimamente vi abbiamo intrattenuto con alcuni errori involontariamente comici... Il portale Scuola in chiaro, per esempio, includeva fra i comuni italiani alcune località, tra cui Caporetto, che non lo sono più da decenni... Da ultimo (per ora?) ecco una traduzione maccheronica dall’italiano all’inglese, dagli effetti esilaranti, di un bando di ricerca relativo al formaggio pecorino. Non potete nemmeno immaginarvi quanto sia grande ed estesa la struttura amministrativa del ministero dell’Istruzione (al quale anch’io mi ostino a non aggiungere l’aggettivo Pubblica, n.d.r.). Oltre diecimila scuole (delle quali, per non sfigurare dinanzi alla Gelmini, mi appresto a chiuderne altre 1.300, n.d.r.), quasi un milione di insegnanti, otto milioni di studenti, centinaia di migliaia di personale (sic, n.d.r.), gli atenei, gli enti di ricerca. Non sbagliare mai è quasi impossibile (soprattutto perché continuiamo giulivamente a puntare, agli ordini del naziliberismo globale, su lavoratori sempre più precari, sottopagati e demotivati, n.d.r.). Vi invitiamo a continuare a leggerci e scrutinarci, l’ufficio stampa e il sito sono a disposizione. (La Repubblica, venerdì 17 febbraio 2012).

 

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Per la serie "Nessuna valorizzazione della persona potrà mai venire da chi ne fa una creatura inferiore a un Dio": hai capito, Ste’?Per la serie "Nessuna valorizzazione della persona potrà mai venire da chi ne fa una creatura inferiore a un Dio": hai capito, Ste’?

Per la serie Nessuna valorizzazione della persona potrà mai venire da chi ne fa una creatura inferiore a un Dio: hai capito, Ste’?

 

Stefano Fassina (responsabile del Pd per l’Economia che ci piacerebbe poter continuare a stimare): Le fantasiose e strumentali ricostruzioni giornalistiche hanno messo in ombra l’oggetto prioritario del seminario del prossimo 1° marzo: le letture della “Grande Transizione” in corso, in particolare la lettura data dalla Chiesa di Benedetto XVI. In altri termini, il tentativo di contribuire a dare al Pd “una base politico-culturale comune” della quale lamentano l’assenza, non senza ragioni, Emanuele Macaluso e Paolo Franchi nei loro commenti allo scambio Scalfari-Bersani. I promotori del seminario sono convinti che il secolare pensiero sociale della Chiesa, aggiornato nell’analisi del passaggio di fase in atto, offre l’opportunità per rianimare e amalgamare in un impasto inedito e adeguato alle sfide del tempo le rinsecchite culture politiche approdate nel Pd. In particolare, considerano che la Caritas in veritate e i documenti vaticani tematici a essa seguiti (ad esempio, il position paper del Pontificio consiglio Giustizia e pace per il G20 di Cannes), definiscono un terreno di confronto straordinariamente fertile anche per chi, contaminato in gioventù dal socialismo europeo, ritiene decisivo per un partito progressista del XXI secolo andare oltre i confini del liberalismo, orientare l’identità del Pd verso la valorizzazione della persona che lavora e recuperare dalla improvvisata soffitta del nuovismo l’ambizione a dare soggettività politica autonoma al lavoro subordinato, in tutte le sue forme, per nutrire una democrazia effettiva. (L’Unità, venerdì 17 febbraio 2012). Ma sei sicuro, Ste’? O stai solo cercando di far fessi i preti e i loro servi nel Pd?... Se è vera la prima, tanti saluti. Se è vera la seconda, sappi che individui come quelli non li puoi battere in furbizia, ma solo in immaginazione e intelligenza. Se ne possiedi ancora.

 

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Per la serie "I nostri Figli sono in buone mani": mentre il Profumo fa da palo, il Monti si prepara a svenare...Per la serie "I nostri Figli sono in buone mani": mentre il Profumo fa da palo, il Monti si prepara a svenare...Per la serie "I nostri Figli sono in buone mani": mentre il Profumo fa da palo, il Monti si prepara a svenare...

Per la serie I nostri Figli sono in buone mani: mentre il Profumo fa il palo, il Monti si prepara a svenare...

 

Mario Monti (presidente del Consiglio delle tirannie finanziarie globali) e Francesco Profumo (ministro della Pubblica Istruzione delle medesime): L’operazione è scattata da meno di un mese e dovrebbe essere portata a termine entro fine maggio. La revisione della contabilità e delle spese, fin nei minimi dettagli e in tutte le pieghe del bilancio, è già stata avviata in tre ministeri: Interni, Pubblica Istruzione e Affari regionali. (La Repubblica, giovedì 16 febbraio 2012). Altro che restituzione ai Bambini e ai Ragazzi italiani delle risorse loro “sottratte” (vile eufemismo) dalla Moratti, dal Fioroni e dalla Gelmini: la “sottrazione” continua e si aggrava.

 

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Per la serie "Dimmi quelli che ce l’hanno con Ingroia e ti dirò chi sono": i quotidiani "Il Giornale" e "Il Napolitano".Per la serie "Dimmi quelli che ce l’hanno con Ingroia e ti dirò chi sono": i quotidiani "Il Giornale" e "Il Napolitano".

Per la serie Dimmi quelli che ce l’hanno con Ingroia e ti dirò chi sono: i quotidiani Il Giornale e Il Napolitano.

 

Giorgio Napolitano (già principale esponente della destra tecnocratica e filo-craxiana del partito comunista, dal 1978 amico personale di Henry Kissinger, attualmente presidente della Repubblica che invece di fare il presidente della Repubblica fa il capo della finta sinistra italiana contro la Sinistra vera): Ai giudici, al Consiglio, al governo, Napolitano detta urgenze inderogabili. In quest’ordine: i giudici devono stare al loro posto e rispettare le regole; il Consiglio non deve mescolare azione disciplinare e trasferimenti d’ufficio; Tar e Consiglio di Stato devono rispettare le competenze esclusive del Csm nelle nomine dei dirigenti degli uffici; la politica deve ridurre sùbito gli uffici giudiziari senza far prevalere “intraprendenti parlamentari che sventolano vessilli di santuari intoccabili”. Una coincidenza. Napolitano è al Csm nel giorno in cui il plenum bacchetta il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia per essere andato al congresso del Pdci ed essersi definito “partigiano della Costituzione”. Finisce 16 a 6. Vincono Vietti, capi della Cassazione, Unicost, Mi, laici di destra e di sinistra. Contro i 6 di Md e Movimento giustizia. Napolitano contro “certi” magistrati è severo. Elenca “esternazioni esorbitanti i criteri di misura, ordinanze con riferimenti non necessari e che coinvolgono terzi, l’assunzione inopportuna di incarichi politici e la riassunzione delle funzioni giudiziarie dopo averli svolti o essersi dichiarati disposti a svolgerli”. (La Repubblica, giovedì 16 febbraio 2012). Ingroia: un uomo che da anni rischia ogni giorno la vita contro la criminalità organizzata. Napolitano: un uomo che da anni rischia ogni giorno le nostre vite a favore di ideologie e politiche sbagliate quando non reazionarie.

 

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Per la serie "Sobrietà": il Monti dinanzi a un giornalista che si è permesso di criticarlo.

Per la serie Sobrietà: il Monti dinanzi a un giornalista che si è permesso di criticarlo.

 

(su) Mario Monti il Sobrio (di chi ci crede): Il primo scontro tra Mario Monti e i giornalisti è arrivato ieri nel bel mezzo della conferenza stampa tenuta dal premier a Strasburgo, quando il corrispondente del Corriere della sera, Ivo Caizzi, ha domandato cosa intenda fare l’esecutivo in merito alla crescita, all’occupazione e al Welfare. “Credo che il mio governo potrà fare pochissimo, o forse niente, dottor Caizzi,” risponde Monti, “se alla testa c’è una persona arrivata dove è arrivata per una serie di raccomandazioni, o per spinte ricevute nel corso della sua vita, e non in seguito a un percorso democratico. Non credo che quindi lei possa avere alcuna aspettativa su ciò che può fare un governo così mal presieduto”. (...) Lo stesso Monti ha poi spiegato la sua aspra replica citando un articolo del giornalista (“Ue, il governo Monti e i casi di nepotismo”) in cui Caizzi ricordava le critiche sulla carriera del premier sollevate da tante dichiarazioni estemporanee sue o di suoi ministri a proposito di lavoro, posto fisso e meritocrazia. Una carriera, si precisava, “sicuramente di altissimo livello, ma basata molto sulla capacità di farsi cooptare più che sulla competitività meritocratica da libero mercato”. E si ricordava anche come da commissario Ue Monti “vide saltare tutta la sua Commissione Santer anche per accuse di nepotismo”. (Giuseppe Vittori, L’Unità, giovedì 16 febbraio 2012). Grazie a L’Unità: per leggere questa notizia su La Repubblica avremmo dovuto aspettare le calende greche. Neanche cento giorni e già intimidiamo i giornalisti, signor capo (non eletto) del governo (dei non eletti)? Andando avanti di questo passo c’è da chiedersi se nel 2013 non darà in escandescenze al solo pensiero che i Cittadini vadano a votare.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Per quanto scivolosi e sfuggenti, prima o poi si smascherano da sé": qualcosa di molto somigliante al Profumo.

Per la serie Per quanto scivolosi e sfuggenti, prima o poi si smascherano da sé: qualcosa di molto somigliante al Profumo.

 

(su) Francesco Profumo (ministro della Pubblica Istruzione per conto delle tirannie finanziarie globali e della tirannia finanziario-religiosa vaticana): Assunzioni dirette dei docenti da parte delle scuole? La Lombardia apre la strada con una norma sperimentale contenuta nel decreto Sviluppo lombardo, approvato dalla giunta lo scorso 10 febbraio, ma sindacati e opposizioni criticano duramente la posizione del governatore Roberto Formigoni. La nostra idea,” ha spiegato Formigoni, è quella di dare la possibilità agli istituti di selezionare il personale docente sulla base di propri bandi. La proposta della nostra giunta è che il quadro di questi bandi sia stabilito da un’intesa tra la Regione e lo Stato. Non di tutti i docenti, ovviamente, ma soltanto di quelli relativi all’ampliamento dell’offerta formativa. Ma le critiche per una sperimentazione che potrebbe essere estesa all’intero territorio nazionale non si sono fatte attendere. Specie dopo le parole del ministero dell’Istruzione, Francesco Profumo, con lo stesso governatore della Lombardia: Apriamo adesso,” ha spiegato Profumo, un tavolo di confronto su questo tema. Stiamo ragionando su una possibile sperimentazione nell’ambito di quella che possiamo definire un’autonomia responsabile delle scuole, troveremo certamente una soluzione che sia per il Paese. Le reazioni. La Flc Cgil, tuona Domenico Pantaleo, esprime la più netta contrarietà a quanto contenuto nella proposta di legge, in tema di reclutamento diretto dei docenti da parte delle istituzioni scolastiche, deliberato alcuni giorni fa dalla giunta regionale della Lombardia. E continua: Riteniamo questa proposta una gravissima prevaricazione delle norme costituzionali che delegano allo Stato la competenza a definire le modalità di reclutamento. Non ci stupisce che Formigoni e la neoassessore Aprea seguano una deriva di stampo leghista. Caro Ministro, così non va, le priorità sono altre, aggiunge il leader della Cisl scuola, Francesco Scrima. Se è vero, continua Scrima, come viene dichiarato, che il ministro Profumo è pronto a dare la sua disponibilità a sperimentare le assunzioni dirette dei docenti da parte delle scuole, come vorrebbe la regione Lombardia, c’è da rimanere a dir poco sconcertati. Sono mesi che sul reclutamento si attende una precisa assunzione di iniziativa da parte del ministero, di cui ci sarebbe più che mai urgenza per dare senso e prospettiva ai nuovi percorsi di formazione. E oggi apprendiamo che il ministro, mentre non riesce a mettere nero su bianco un suo progetto, si appresterebbe ad appoggiare quello, assai discutibile, di una non meglio precisata chiamata diretta. Anche il Pd rimanda al mittente la proposta. La scuola, dichiara Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pd, non è materia sulla quale esercitare la fantasia o una cavia su cui fare esperimenti, e il Parlamento non ha dato alcuna delega per nuove sperimentazioni sul reclutamento degli insegnanti. Ma l’iniziativa che fa discutere non riguarderebbe tutti gli insegnanti. L’articolo 8 della proposta di legge prevede che a partire dall’anno scolastico 2012/2013, a titolo sperimentale, le istituzioni scolastiche statali possono organizzare concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi, al fine di reclutare personale docente necessario a svolgere le attività didattiche annuali. E tra le prese di distanza, c’è chi guarda con favore l’ipotesi di reclutamento diretto da parte delle scuole. Secondo Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), ogni dirigente scolastico deve affrontare situazioni differenti, soprattutto nel campo dell’educazione. È giusto, quindi, che possa scegliere, attenendosi ai criteri stabiliti dalla stessa giunta regionale previa intesa con il governo, le figure professionali che possono garantire le qualità più adatte al progetto didattico del proprio istituto. (Salvo Intravaia, La Repubblica-sito, mercoledì 15 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Mario Monti lacchè della Merkel?: Il ministro Giulio Terzi, che ha seguito Monti negli Usa, gli ha prospettato anche i risvolti geo-politici di una candidatura italiana alle Olimpiadi gettata aggressivamente sul tavolo. La Germania infatti sostiene le ambizioni turche su Istambul 2020. Scombinare i piani di Merkel, mettere un dito nell’occhio alla Turchia proprio mentre l’Unione europea e gli Usa cercano di tenere Istambul ancorata all’Occidente, avrebbe creato frizioni importanti. (La Repubblica, mercoledì 15 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "La corrente nonsense del Pd": Giuseppe "Beppe" Fioroni.

Per la serie La corrente nonsense del Pd: Giuseppe “Beppe” Fioroni.

 

Giuseppe “Beppe” Fioroni: Riguardo alle primarie genovesi Beppe Fioroni ricorda che se il Pd si posiziona sempre più a sinistra, è chiaro che gli elettori “scelgono l’autentico piuttosto che una cattiva imitazione”, cioè il candidato di Sel, e che quella deriva non è pagante. (La Repubblica, martedì 14 febbraio 2012). Dobbiamo ammettere che il Fioroni a volte rasenta una sorta di stralunata genialità: un’imitazione di destro come lui che chiama imitatore chi nel Pd è davvero di sinistra è così spiazzante da farlo assurgere a imitazione (buona) di Groucho Marx. Da andreottiano cattofascista a marxiano grouchista, chi l’avrebbe detto.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Pere cotte e peracottari": Massimo Giannini ed Eugenio Scalfari.

Per la serie Pere cotte e peracottari: Massimo Giannini ed Eugenio Scalfari.

 

Massimo Giannini (finto-sinistro vicedirettore de La Repubblica: Pur prendendo atto della smentita congiunta di Palazzo Chigi e della Cgil a proposito dell’incontro segreto tra Monti e Camusso per concordare una riforma dell’articolo 18, non possiamo che confermare la veridicità della notizia. Esprimiamo la massima considerazione nei confronti del presidente del Consiglio, di cui apprezziamo l’impegno profuso per mettere in sicurezza il Paese e modernizzare la sua economia. Abbiamo un profondo rispetto per il segretario generale del più importante sindacato italiano, di cui comprendiamo lo sforzo nel tutelare i suoi iscritti e al tempo stesso allargare la base della sua rappresentanza sociale anche ai giovani, ai precari e agli “invisibili” del mercato del lavoro. Ma vorremmo rassicurare entrambi. Nel metodo, nella sua lunga storia Repubblica non ha mai avuto l’abitudine di “inventare” notizie “assolutamente infondate”. Meno che mai per “forzare la mano” di qualcuno. Il compito di un giornale “onesto e indipendente”, appunto, è sempre e solo quello di cercare informazioni, verificarle attraverso fonti sicure e attendibili, e poi pubblicarle. È quello che è accaduto anche in questa circostanza. La notizia di un faccia a faccia tra Monti e Camusso ci è arrivata da una fonte sicura e attendibile. Ci è stata confermata da ambienti autorevoli. L’abbiamo pubblicata, com’era nostro dovere, senza porci la solita, insinuante domanda che inquina da troppo tempo il discorso pubblico italiano: cui prodest? Non è un nostro problema. Un quotidiano ha un solo “giudice”, al quale rendere conto ogni giorno con la qualità della sua informazione: il lettore. Tutto il resto non conta. Nel merito, né Palazzo Chigi né la Cgil possono smentire (e infatti non lo fanno) che il confronto sulla riforma dell’articolo 18 sia ormai prossimo a una svolta. Questo è, a prescindere dalle posizioni “note e stranote” della Cgil. Non si vede perché pubblicare un retroscena che spieghi questo livello più avanzato della trattativa debba essere interpretato come un tentativo di “far saltare il confronto” o di esercitare “pressioni improprie”. Per confortare questa lettura vagamente complottista, tra l’altro, la Cgil incappa in un palese salto logico. Recita il comunicato: “Prima due fondi di Scalfari (per i quali vedi qui e qui, n.d.r.), ora una notizia falsa in prima pagina: chi vuole forzare la mano?” La risposta è: nessuno. E non si vede quale possa essere il nesso tra il retroscena di Claudio Tito pubblicato ieri e gli editoriali di Eugenio Scalfari pubblicati la settimana scorsa. La prima è una notizia, i secondi sono opinioni. (...) Come se Repubblica avesse orchestrato una qualche oscura e misteriosa “campagna”. (La Repubblica, lunedì 13 febbraio 2012). Ti puoi arrampicare sugli specchi quanto ti pare, Gianni’, ma siete stati chiamati bugiardi dal Monti e dal segretario generale della Cgil e vi è toccato, come si dice a Roma, prendervela in saccoccia. Una volta si chiamavano figure da peracottari. Ma non prendertela: cose che càpitano quando ci si fa prendere la mano dall’entusiasmo, dallo zelo e dalla servizievolezza nei confronti del naziliberismo finanziario globale e delle sue succursali europee e italiche.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Il Partito socialista europeo non li vorrebbe neanche dipinti, perché il Pd se li tiene?": il Gentiloni col Veltroni, il Follini col Berlusconi.Per la serie "Il Partito socialista europeo non li vorrebbe neanche dipinti, perché il Pd se li tiene?": il Gentiloni col Veltroni, il Follini col Berlusconi.

Per la serie Il Partito socialista europeo non li vorrebbe neanche dipinti, perché il Pd se li tiene?: il Gentiloni col Veltroni, il Follini col Berlusconi.

 

Paolo Gentiloni, Andrea Martella, Marco Follini, Enzo Bianco e Sandro Gozi (noti finti sinistri di cui il Pd non è ancora riuscito a liberarsi): Dice bene Scalfari: un Pd socialista non sarebbe il Pd (Paolo). Sarebbe opportuno conoscere l’opinione di Bersani (Andrea). Chi vuole ridurre il Pd al rango di Pse italiano fa prima a dire che vuole chiuderlo (Marco). Qualcuno vuol far morire il Pd (Enzo). Un manifesto che riducesse il Pd a sezione italiana del Pse sarebbe un manifesto funebre (Sandro). (La Repubblica, lunedì 13 febbraio 2012). Troppo noti (come finti sinistri) il Gentiloni e il Follini e il Bianco, troppo sconosciuto il Martella, concentriamoci su Prodiano Gozi. Che già nel settembre del 2009, quando si presentava come coordinatore della mozione Marino per l’Emilia Romagna, ebbe a dichiarare: Le elezioni tedesche dimostrano al Pd che la socialdemocrazia perde in tutta Europa. Occorre più liberalismo sociale, in economia e nella promozione dei diritti civili... Lo capiranno i nostri dirigenti? Non credo: altra ragione per cambiarli! Le elezioni tedesche confermano che il tempo della socialdemocrazia tradizionale è ormai finito e che quei partiti, salvo nella penisola iberica, perdono ovunque... I socialisti europei rappresentano il passato, i democratici giapponesi o americani, il partito del Congresso indiano, guardano al futuro e vincono. Poi tacque fino all’agosto scorso, quando firmò una lettera di protesta contro la decisione della Cgil di indire uno sciopero generale. Nell’ottobre del 2011 invece, stanco di essere prodiano e/o mariniano, il Gozi cominciò a presentarsi ovunque come uno dei fan più sfegatati del Renzi Matteo. E ora, ci par di capire, è diventato montiano. Ma non mettiamogli limiti: il Gozi ha ancora così tanto da dare al Paese.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Pier Luigi, almeno questo restituisciglielo con gli interessi": Pier Luigi Bersani aggredito dallo Scalfari.

Per la serie Pier Luigi, almeno questo restituisciglielo con gli interessi: Pier Luigi Bersani aggredito dallo Scalfari.

 

Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana): Alcuni deputati che fanno parte della segreteria del Partito democratico sembrano decisi a presentare ai loro organi dirigenti la proposta di trasformare il Pd in un partito socialdemocratico sullo schema del partito socialista europeo. Ciascuno pensa e fa quel che “il core mi ditta dentro e va significando” ma il senso di questa proposta mi sfugge. Sono tra gli elettori del Pd ed ho partecipato alle primarie fin dai tempi dell’Ulivo di Prodi e poi del Pd come certificano le liste stilate nei gazebo dove il voto delle primarie veniva raccolto insieme ai dati anagrafici dei votanti (le parole in grassetto, secondo noi, minacciano una campagna di stampa, a proposito di quelle liste e della loro attuale allocazione, contro la segreteria del Partito democratico, n.d.r.). Credo sia il solo partito italiano che adotta le primarie e me ne rallegro, ma non credo che avrei votato per un partito socialdemocratico che oggi a me sembra del tutto anomalo nel panorama italiano. Se la proposta passasse penso che sarebbe un favore per il partito dell’Udc, un genere di favore che non può essere ricambiato (altra frasetta sibillina, n.d.r.). Il Pd è nato appena quattro anni fa come partito riformista e innovatore ed ha avuto il voto anche di molti liberali di sinistra ed ex azionisti come anch’io sono. Quando si presentò alle elezioni ebbe il 34% dei voti: mai i riformisti italiani, durante la monarchia e poi durante la repubblica, erano arrivati ad un terzo del corpo elettorale. Era lo stesso livello raggiunto dal Pci di Berlinguer, di cui però il Pd non era la continuazione. Sarei molto lieto di conoscere in proposito l’opinione del segretario del Pd, Pierluigi (sic, proprio come lo scriverebbe il Fede, n.d.r.) Bersani. Tanto per sapere, come elettore del partito da lui guidato. (La Repubblica, domenica 12 febbraio 2012). La socialdemocrazia gli fa schifo ma pretende di continuare a farsi credere un liberale di sinistra, lo Scalfari. Mentre sempre più spesso la paura e la rabbia (ieri contro Susanna Camusso, oggi contro Pier Luigi Bersani) gli fanno cadere dal viso la maschera che agli ingenui, per tanto tempo, ha nascosto il naziliberista: uno che ce l’ha sempre avuta col Berlusconi, è vero, ma da destra.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

sul Monti, la Fornero e il Passera: Lavoro stabile per 4 milioni di atipici, ma per almeno 3 anni saranno licenziabili. La nuova proposta che il governo sta mettendo in piedi sulla riforma del mercato del lavoro coinvolge quasi 4 milioni di precari, che vedrebbero la possibilità di trasformare il loro rapporto di lavoro in contratto a tempo indeterminato, ma con la sospensione temporanea, per tre-quattro anni, delle garanzie offerte dall’articolo 18. Stesso trattamento verrebbe riservato ai lavoratori assunti da nuove imprese italiane o estere con oltre 15 dipendenti. (La Repubblica, domenica 12 febbraio 2012). Così i padroni disporranno di un esercito di schiavi sotto ricatto che dopo tre-quattro anni licenzieranno senza problemi, il governo sbandiererà statistiche taroccate dalle quali la disoccupazione risulterà in calo, e tutti i naziliberisti che son la rovina di questo Paese vivranno felici e contenti.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Corsi e ricorsi storici": Mario Monti, Angela Merkel e Giorgio Napolitano.

Per la serie Corsi e ricorsi storici: Mario Monti, Angela Merkel e Giorgio Napolitano.

 

Giorgio Napolitano: Rassicura tutti, il nostro Paese e l’Europa intera: “L’Italia non è la Grecia”. Il capo dello Stato lancia segnali di ottimismo mentre Atene brucia. La rivolta che dilaga nelle strade greche lo preoccupa: “Sono impressionato e preoccupato”. Teme un effetto-contagio per l’Italia? Dal capo dello Stato arriva un no secco. Intanto perché noi abbiamo fatto tutti i compiti a casa, “accolto le richieste che ci venivano dall’Europa”. E se poi il tavolo col sindacato si chiude con l’accordo, come l’inquilino del Colle chiede, il rischio delle tensioni svanisce. I sindacati sono impegnati in quella che, fa notare Napolitano, qualcuno chiama “discussione” e qualcun altro “negoziato” con il governo. Se arriva l’intesa, confida dunque che “possa non esserci contro queste misure una protesta, seppur ordinata legittima, tanto meno delle proteste che escono dal solco della legalità e che non potrebbero essere tollerate”. Anche sul versante politico, il capo dello Stato non vede nero. Facendo “forte affidamento sul senso di responsabilità” che i partiti stanno dimostrando nella discussione dei decreti del governo Monti. “Non ho motivo per ritenere,” dice, “che i partiti stiano per rovesciare il tavolo e per mettere in crisi il governo e a rischio il clima politico”. Non sarebbe nell’interesse del Paese né delle stesse forze politiche che “stanno autonomamente concentrando il loro impegno su riforme istituzionali su cui il governo in quanto tale non è in grado di impegnarsi”. (La Repubblica, domenica 12 febbraio 2012). Come ci sentiamo rassicurati. E i Greci? Chissenefrega, crepino: noi stiamo coi Tedeschi.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Da Hitler a Merkel": Angela Merkel e Alfried Krupp von Bohlen und Halbach (1907-1967)Per la serie "Da Hitler a Merkel": Angela Merkel e Alfried Krupp von Bohlen und Halbach (1907-1967)

Per la serie Da Hitler a Merkel: Angela Merkel e Alfried Krupp von Bohlen und Halbach (1907-1967)

 

(su) Angela Merkel (e i suoi servi in Europa e in Italia): Perché delegittimare Papandreu, come fecero Merkel e la sua eco francese, quando voleva proporre ai Greci un referendum sulla permanenza del Paese nell’Unione Europea? A quei tempi il referendum lo avrebbe vinto. Ed è il solo uomo politico greco con cultura economica e statura di uomo di Stato. Ma ha il grande torto di aver sconfitto Karamanlis, amico personale e protegé politico di Angela Merkel e di avere rifiutato la consegna alla Marina greca (e il relativo pagamento alla Krupp), di quattro sommergibili di fabbricazione tedesca, facendoli dichiarare incapaci di tenere il mare da un ammiraglio greco nominato perito dello Stato (Marcello De Cecco su La Repubblica di domenica 12 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Le grandi Scalate Bancarie": la resistibile ascesa del Chiamparino Sergio.

Per la serie Le grandi Scalate Bancarie: la resistibile ascesa del Chiamparino Sergio.

 

(su) Sergio Chiamparino e Piero Fassino: “Non c’è alcuna riserva sul nome di Chiamparino” dice Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. E le sue parole segnano probabilmente, a due mesi dalla nomina ufficiale, l’incoronazione dell’ex sindaco di Torino alla guida della Compagnia di San Paolo... Piero (abbiamo una banca!, n.d.r.) Fassino è stato il promotore e il regista della candidatura, è stato lui a sgombrare via via il campo da tutti i potenziali rivali... Ma negli ultimi giorni è arrivato anche l’appoggio esplicito del Pidièlle, con il coordinatore piemontese Enzo Ghigo, e quello del governatore leghista Roberto Cota. (La Repubblica, sabato 11 febbraio 2012). Ora sì che la faccia del Chiamparino sarà finalmente appropriata al suo mestiere.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(sul) Monti, la Fornero e il Passera: Alla fine del 2011, con una decisione senza precedenti, il governo non ha neanche diffuso le nuove previsioni sul debito pubblico per evitare la delusione suscitata dalle stime del ministero del Tesoro, che prevedono aumenti per il 2011 e il 2012. (Gavin Jones, Reuters, citato da Internazionale di venerdì 10 febbraio 2012).

 

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(sul) Monti, la Fornero e il Passera: Tra i colpi di mano falliti dal governo Berlusconi che potrebbero essere portati a compimento dalla squadra di Monti c’è la privatizzazione delle carceri. Senza annunci né spiegazioni, nel decreto sulle liberalizzazioni è comparso il project financing per la realizzazione di strutture carcerarie” per “fronteggiare la grave situazione di emergenza conseguente all’eccessivo affollamento delle carceri”. E cosa riceverebbe in cambio il privato che si cimentasse nella costruzione di una prigione? “Al concessionario,” precisa l’articolo 43 del Cresci Italia, “è riconosciuta, a titolo di prezzo, una tariffa per la gestione dell’infrastruttura e dei servizi connessi, a esclusione della custodia”. Tra i primi a denunciare i rischi di una simile “apertura” è stata lassociazione Antigone: “Vogliamo capire cosa può finire nelle mani dei privati. A parte la custodia, tutto il resto non è stato esplicitamente escluso. Nella vaghezza, potrebbero persino essere affidate ai privati la detenzione e la salute. Consegnare la gestione della giustizia a chi ha scopo di lucro è molto pericoloso per la giustizia stessa”, lancia l’allarme Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. La lista dei rischi, secondo l’associazione che tutela i diritti nel sistema penale, è lunga: l’aumento del sovraffollamento, avendo i privati un interesse economico ad avere le carceri piene, una lobby che faccia pressione per una legislazione punitiva, la corruzione dei giudici per tenere affollate le prigioni, la discriminazione dei detenuti, l’esplosione della violenza e il lavoro forzato. Tutte controindicazioni che si sono effettivamente verificate negli Stati Uniti. (Left, venerdì 10 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Not in my name" (non in mio nome): vogliamo essere dalla parte di questa Donna, o del naziliberismo che la fa soffrire?

Per la serie Not in my name (non in mio nome): vogliamo essere dalla parte di questa Donna, o del naziliberismo che la fa soffrire?

 

Mario Monti, Barack Obama e Sergio Marchionne: “Sono veramente soddisfatto”, dichiara il premier. L’appoggio pieno degli Stati Uniti non è secondario per la battaglia che Monti sta conducendo in Europa. “Il mondo e i mercati,” ricorda infatti il presidente del Consiglio, “vivono di una merce rara che è la credibilità. Quindi il fatto che il presidente degli Stati Uniti esprima sull’Italia una valutazione positiva è già di per sé un aiuto concreto. E per la Grecia neanche una parolina, mister Obama? I Greci devono morire? Se il suo appoggio è così potente (ma anche se non lo è) perché non farlo sentire un pochino anche a loro? Per “SuperMario”, come lo chiama Fred Bergsten, il fondatore del prestigioso Peterson Institute, dove un centinaio fra imprenditori ed economisti lo ascoltano in religioso silenzio prima dell’appuntamento alla Casa Bianca, è la visita dei superlativi... Rendiamoci conto: La Repubblica ci chiede di rivolgerci al Monti religiosamente. “Plaudiamo alle ambiziose misure di correzione prese dal governo italiano e stimiamo che il consolidamento del debito in corso porterà al risanamento del bilancio,” dice Gerry Rice, portavoce del Fmi (Fondo monetario internazionale)... E Sergio Marchionne, in prima fila, applaude tre volte: “Monti va appoggiato in tutte le maniere, altrimenti si torna all’era delle caverne. (La Repubblica, venerdì 10 febbraio 2012). Adesso sappiamo cosa sarebbe accaduto se Mussolini si fosse rifiutato di entrare in guerra al fianco della Germania nazista: Hitler avrebbe trovato un Monti per sostituirlo.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Francesco Profumo (addetto alla scrupolosa conservazione delle rovine della Scuola italiana così come le hanno lasciate la Moratti, il Fioroni e la Gelmini): Girandola di libri di testo alla media e al superiore? Sembra proprio di sì. Secondo la circolare emanata ieri dal ministero dell’Istruzione, “i libri di testo devono essere redatti in forma mista (parte cartacea e parte in formato digitale) ovvero debbono essere interamente scaricabili da Internet. Per l’anno scolastico 2012 - 2013 non possono più essere adottati né mantenuti testi scolastici esclusivamente cartacei”. O le case editrici si attrezzano in fretta o i professori saranno costretti a cambiare anche i libri già acquistati dagli alunni. (La Repubblica, venerdì 10 febbraio 2012). E i Bambini e i Ragazzi troppo poveri (sono centinaia di migliaia, e il naziliberismo imperante li fa aumentare di giorno in giorno insieme ai disoccupati e ai sottoccupati) per permettersi un computer? Si arrangino. Il Monti non ha forse deciso di farla finita col buon cuore dei governi precedenti?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Il valore di una Costituzione si misura dal livore dei suoi nemici": la Costituzione della Repubblica italiana.

Per la serie Il valore di una Costituzione si misura dal livore dei suoi nemici: la Costituzione della Repubblica italiana.

 

sul Monti, la Fornero, il Passera, la Marcegaglia, lo Scalfari, il Napolitano e i loro compari di finta sinistra che disastrano il Partito democratico: La democrazia che aveva siglato il compromesso col capitalismo aveva rivendicato la natura politica di tutte le relazioni sociali, e i diritti civili bastavano a limitare il potere decisionale delle maggioranze. In questo modo la politica democratica entrava in tutte le pieghe della società ogni qual volta si trattava di difendere l’eguale libertà dei cittadini. Con la fine di quel compromesso, la politica arretra progressivamente, e soprattutto fa giganteschi passi indietro nel mondo del lavoro e delle relazioni industriali. Il lavoro deve tornare a essere un bene solo economico, fuori dai lacci del diritto e della politica. La battaglia sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori ha questo significato. Si ripete da più parti che questo articolo ha comunque poco impatto operando su aziende medio-grandi mentre l’Italia ha in maggioranza aziende medio-piccole o familiari. Allora perché? Perché, si dice, lo vogliono i mercati, gli investitori. È una decisione simbolica, un segnale. E perché i mercati hanno bisogno di questo tipo di segnale? La risposta si ricava da quanto detto fin qui: la regia della nuova democrazia non deve più essere la legge, il legislatore, lo Stato, ma il mercato. Perché una parte importante della sfera sociale deve tornare a essere privata, e quindi cacciare l’interferenza della politica. Il limite della “giusta causa”, che l’articolo 18 impone, è un limite che segnala la priorità del pubblico sul privato: il datore di lavoro deve rendere conto della sua decisione di licenziare. Quell’articolo rispecchia quindi la filosofia del compromesso di democrazia e capitalismo, perché stabilisce la libertà dal dominio per tutti, dall’essere soggetti alla decisione altrui senz’altra ragione che la volontà arbitraria di chi decide. Questo articolo è la conseguenza naturale dell’articolo 41 della Costituzione poiché impone una responsabilità di cittadinanza alla sfera degli interessi economici. Valutando questa fase di restaurazione delle relazioni politiche tra le classi dovremmo farci questa domanda: che tipo di società sarà una società nella quale l’accumulazione è libera da ogni vincolo politico, da ogni limite di distribuzione, da ogni considerazione di impiego che non sia il profitto, da ogni responsabilità verso l’ambiente, la salute di chi lavora e di chi consuma? Siamo certi di voler vivere in una società di questo tipo? (Nadia Urbinati ― sulla quale vedi qui, qui, qui, qui e qui ― su La Repubblica di giovedì 9 febbraio 2012). Ci abbiamo messo tanto a capirlo ― troppo, anzi ― ma alla fine ce l’abbiamo fatta: riconosciamo che la signora Nadia Urbinati è una persona per bene e che pensa bene. Una persona, cioè, come sui media se ne vedono pochissime.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Fanno male i quotidiani a non mostrarci le facce di quelli che ci scrivono, aiuterebbero a capire molte cose": Alessandro De Nicola.

Per la serie Fanno male i quotidiani a non mostrarci le facce di quelli che ci scrivono, aiuterebbero a capire molte cose: Alessandro De Nicola.

 

Alessandro De Nicola (un tipino ― ce ne siamo già occupati qui ― che viene, guarda caso, dall’Università cattolica del Sacro Cuore e ha le mani in pasta quasi dappertutto, ma del quale basta qui dire che è così amico delle tirannie finanziarie che riesce a criticare il Monti, la Fornero e il Passera da destra): Il ministro Fornero ha affermato che Marchionne usa in Fiat “metodi tatcheriani”, se con ammirazione o disapprovazione non è dato saperlo. (...) Prima lezione tatcheriana: scegli un totem da abbattere. (...) La Gran Bretagna era una nazione in crisi di produttività, ostaggio di pratiche sindacali preistoriche, tassata pesantemente e con alti livelli di spesa pubblica (suona familiare?). La signora Tatcher tracciò la sua linea del Piave nel confronto contro i sindacati dei minatori. (...) I minatori tornarono al lavoro e finì per sempre l’era degli scioperi in Gran Bretagna. (...) Reagan fece lo stesso coi controllori di volo. (...) Prendiamo la politica delle privatizzazioni, il più grande successo economico della Tatcher che ha creato un mercato e dei servizi finanziari di prima classe, ha rinvigorito aziende decotte e risanato conti pubblici (unico insuccesso, di Major, la privatizzazione della rete ferroviaria, non dei vettori, che dopo la vendita e l’introduzione della concorrenza hanno guadagnato in efficienza e volumi di traffico... (...) La Signora primo ministro non ha mai lasciato dubbio che il suo paradigma era quello di una società ove la libertà economica era consustanziale ad ogni altra libertà, l’individuo era il centro dell’azione politica (“non esiste la società, esistono gli individui che la compongono”, frase che fu mal interpretata ma che è alla base dell’individualismo metodologico), che i valori tradizionali del patriottismo, del duro lavoro, del risparmio erano la spina dorsale sulla quale si reggeva il paese e che il consenso non era la stessa cosa dell’immobilismo. (La Repubblica, giovedì 9 febbraio 2012). Carino, vero? Per tirarci un posù dalle bassure di questa prosa (che non definiamo da fascistello perché preferiamo pensare di sbagliarci, nel percepirla tale, che credere che l’adorazione per il governo del naziliberismo finanziario globale abbia aperto canali diretti tra le colonne de La Repubblica e le fogne), leggiamo cosa ne pensa, di quel che la Tatcher ha fatto alla Gran Bretagna e al mondo, un eminente intellettuale americano come Tony Judt, docente a Cambridge, Oxford, Berkeley e alla New York University, autore di un gran numero di libri e vincitore nel 2007 del premio Hanna Arendt e nel 2009 del premio Orwell: Il privilegio privato è facile da capire e da descrivere. Più complicato è spiegare l’enormità dello squallore pubblico in cui siamo precipitati. (...) I sintomi di un impoverimento collettivo sono tutti intorno a noi. Autostrade dissestate, città in bancarotta, ponti crollati, scuole fallite, disoccupazione, lavoratori sottopagati, cittadini senza assicurazione sanitaria. (...) Per capire quanto siamo caduti in basso, prima dobbiamo renderci conto della portata del cambiamento avvenuto. Dalla fine del XIX secolo agli anni Settanta del Novecento, le società avanzate dell’Occidente sono diventate tutte, progressivamente, meno disuguali. Grazie alla tassazione progressiva, ai sussidi pubblici per i poveri, ai servizi sociali e alle tutele contro i colpi della sorte, le democrazie moderne si stavano liberando dal problema degli eccessi di ricchezza e di povertà. (...) Negli ultimi trent’anni abbiamo gettato al vento tutto ciò. Certo, questo abbiamo varia da paese a paese. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, gli epicentri dell’entusiasmo per il capitalismo senza regole, sono riaffiorate manifestazioni sfrenate di privilegio privato e insensibilità pubblica. (...) L’incrollabile, trentennale impegno angloamericano nello smantellamento di decenni di leggi sociali e supervisione dell’economia non ha confronti. (...) La Gran Bretagna in questo momento è disuguale (dal punto di vista del reddito, del patrimonio, della salute, dell’istruzione e delle opportunità) come non era mai stata dagli anni Venti a oggi. Nel Regno Unito ci sono più bambini poveri che in qualsiasi altro paese dell’Unione Europea. Dal 1973, la disuguaglianza nelle retribuzioni nette è cresciuta più che in ogni altro paese del mondo industrializzato, con l’eccezione degli Stati Uniti. La maggioranza dei nuovi posti di lavoro creati oltremanica tra il 1977 e il 2007 ricade ai due estremi della scala delle retribuzioni. Le conseguenze sono evidenti. C’è stato un tracollo della mobilità intergenerazionale: al contrario dei loro genitori e nonni, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti i bambini hanno oggi speranze molto contenute di poter migliorare la loro condizione di partenza. I poveri rimangono poveri. Lo svantaggio economico per la stragrande maggioranza delle persone si traduce in problemi di salute, opportunità scolastiche mancate e (sempre più spesso) nei sintomi tipici della depressione: alcolismo, obesità, gioco d’azzardo e piccola criminalità. I disoccupati o sottoccupati perdono le competenze che hanno acquisito ed entrano in uno stato di ridondanza cronica per l’economia. La conseguenza spesso è ansia e stress, per non parlare di malattie e decessi prematuri. La disparità di reddito aggrava la situazione. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, contrariamente a quello che succede in tutti i paesi dell’Europa continentale, c’è una stretta correlazione fra incidenza delle malattie mentali e reddito. Anche la fiducia nel prossimo, negli altri cittadini, diminuisce: fra il 1983 e il 2001 negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Irlanda, i tre paesi dove il dogma dell’interesse individuale senza regole è stato applicato con maggiore assiduità dal punto di vista politico, la sfiducia nel prossimo è aumentata in modo significativo. In nessun altro paese si è registrato un incremento tanto marcato nella sfiducia reciproca. (...) C’è un motivo se la mortalità infantile, l’aspettativa di vita, la criminalità, il numero di detenuti, le malattie mentali, la disoccupazione, l’obesità, la malnutrizione, le gravidanze in età adolescenziale, l’uso illegale di droghe, l’insicurezza economica, l’indebitamento personale e gli stati d’ansia negli Stati Uniti e in Gran Bretagna sono fenomeni molto più accentuati rispetto all’Europa continentale. (...) La disuguaglianza è nefasta, corrode le società dall’interno. L’impatto delle differenze materiali impiega un po’ di tempo per manifestarsi, ma al momento giusto la competizione per lo status sociale e i beni materiali inizia a crescere, la gente avverte un crescente senso di superiorità (o inferiorità) basato sulle cose che possiede, il pregiudizio verso chi occupa i livelli più bassi della scala sociale si rafforza, la criminalità schizza alle stelle e le patologie dello svantaggio sociale diventano ancora più accentuate. La creazione di ricchezza senza regole lascia un retaggio molto amaro. (Tony Judt, Ill Fares the Land, The Penguin Press, New York, 2010, tr. it. di Fabio Galimberti, Guasto è il mondo, Laterza, Bari, 2011, pp 10 - 18). Questo è il pianeta Tatcher-Reagan, camerata De Nicola. Un mondo che può piacere solo a chi odia forsennatamente l’Umanità. Per la serie In fondo i Breivik non sono che dei dilettanti?...

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Se si scopre chi Lusi ha finanziato, chissà quanti ilLusi ci giochiamo": il Bocci, il Bianco e il Rutelli ai bei tempi del pane e cicoria.Per la serie "Se si scopre chi Lusi ha finanziato, chissà quanti ilLusi ci giochiamo": il Bocci, il Bianco e il Rutelli ai bei tempi del pane e cicoria.Per la serie "Se si scopre chi Lusi ha finanziato, chissà quanti ilLusi ci giochiamo": il Bocci, il Bianco e il Rutelli ai bei tempi del pane e cicoria.

Per la serie Se si scopre chi Lusi ha finanziato, chissà quanti ilLusi ci giochiamo: il Bocci, il Bianco e il Rutelli ai bei tempi del pane e cicoria.

 

Francesco Rutelli, Enzo Bianco e Giampiero Bocci scrivono alla Procura: una mossa che pone due “condizioni” ai pm che lavorano sui bilanci della Margherita: che rimangano “segreti” “notizie o dati riguardanti la vita e le insindacabili scelte politiche del partito”, cioè che non diventi di pubblico dominio chi e in che misura è stato finanziato nella sua attività politica con i fondi della Margherita; e che “l’indagine non vedrà sconfinamenti nell’accertamento di reati per i quali la Margherita è parte offesa”, cioè che l’inchiesta continui ad avere un solo colpevole: Lusi (sul quale vedi qui e qui, n.d.r). (...) È per altro di ieri un ultimo esposto presentato in Procura a Firenze da un dipendente comunale che chiede di accertare se Lusi abbia finanziato la convention dei “rottamatori” e la campagna elettorale 2009 del sindaco Renzi. (Carlo Bonini, La Repubblica, giovedì 9 febbraio 2012). Non abbiamo mai nutrito eccessiva stima per le capacità intellettuali di Cicciobello, ma così tonto non lo facevamo: un’altra mossa brillante come questa e la gente penserà che il Lusi, oltre ad aver sempre agito con il pieno consenso dei vertici della Margherita, abbia finanziato come minimo Casa Pound.

 

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Per la serie "La bellezza del somaro": Andrea Sarubbi.

Per la serie La bellezza del somaro: Andrea Sarubbi.

 

Andrea Sarubbi (piddino cattofascista): Crozza copia su Twitter. Crozza compie la consueta spesa proletaria. (La Repubblica, giovedì 9 febbraio 2012). Non sappiamo se Crozza copi e non ce ne può importare di meno: non abbiamo la tv e a malapena sappiamo chi sia. Ma non possiamo soffrire il finto sinistro Sarubbi, perché sappiamo molto bene chi è lui: quello che si fece venire il mal di pancia per non aver potuto votare con la Destra su Eluana Englaro; quello che insultò pesantemente Ignazio Marino definendolo un Giuliano Ferrara al contrario; quello che (ridicolmente) accusò il proprio partito di aver immolato Paola Binetti sull’altare del congresso; quello che chiese che l’insegnamento dell’Introduzione alle religioni fosse inserito come materia di studio obbligatoria, accanto all’ora di religione, nella scuola secondaria di primo grado e nella secondaria superiore. Ecco chi è il Sarubbi, Crozza: uno che accusa lei di copiare dopo che si è riempito (o meglio svuotato) la testa per tutta la vita con le rispostine del catechismo (vedi anche qui).

 

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Per la serie "Ma che ce ne frega a noi delle Lavoratrici madri": il Marchionne, la Fornero e quel che gli è difficile capire, poverini.Per la serie "Ma che ce ne frega a noi delle Lavoratrici madri": il Marchionne, la Fornero e quel che gli è difficile capire, poverini.Per la serie "Ma che ce ne frega a noi delle Lavoratrici madri": il Marchionne, la Fornero e quel che gli è difficile capire, poverini.

Per la serie Ma che ce ne frega a noi delle Lavoratrici madri: il Marchionne, la Fornero e quel che gli è difficile capire, poverini.

 

(su) Elsa una-lacrima-sul-viso Fornero e Sergio dopo-Cristo Marchionne: 205 donne degli stabilimenti automobilistici hanno scritto una lettera al ministro Fornero per denunciare che il nuovo contratto Fiat contiene “norme gravemente discriminatorie nei confronti di padri e madri”. Per il 2012 si stabilisce infatti l’erogazione di un premio di 600 euro lordi per chi ha lavorato almeno 870 ore. Ma dal conteggio, dicono le donne della Fiom, “è esclusa ogni assenza-mancata prestazione lavorativa retribuita e non retribuita a qualsiasi titolo, comprese le assenze la cui copertura è per legge e per contratto parificata alla prestazione lavorativa”. In sostanza, sostiene il sindacato, alla Fiat la maternità, il congedo obbligatorio o parentale, le malattie dei figli e i permessi per la legge 104 farebbero perdere il diritto al premio. La Fornero, oltre che del Lavoro, è ministro per le Pari opportunità: le tute blu chiedono un incontro. (La Repubblica, mercoledì 8 febbraio 2012). Sono trascorsi ben 40 giorni da quando la Fornero ha dichiarato che le dimissioni in bianco fatte firmare alle dipendenti all’assunzione per poter interrompere facilmente il rapporto di lavoro (soprattutto in caso di maternità) sono all’attenzione del suo ministero: vi sembra questo il momento, care Lavoratrici, di seccarla con l’odio del Marchionne per i vostri Bambini e per ogni vostro affetto familiare? E se poi la Fornero, scombussolata dalle troppe questioni alla sua attenzione, all’arrivo dei primi caldi dovesse dimenticarsi in macchina sotto un sole cocente sia i Figli che attendete che i Figli che avete già?

 

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Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti: La Cisl e la Uil hanno fatto la loro mossa: escludere dalla tutela del reintegro nel posto di lavoro (prevista dall’art. 18) i licenziamenti individuali per motivi economici. E sostituire (questo lo propone solo la Cisl) il reintegro con la corresponsione, da parte delle aziende, di due anni di indennità di mobilità. D’altra parte, va ricordato che già nel 2002, con il patto per l’Italia firmato con Berlusconi, Cisl e Uil avevano accettato di sospendere in via sperimentale l’applicazione dell’articolo 18 nelle aziende che fossero cresciute di dimensioni attraverso nuove assunzioni. (La Repubblica, mercoledì 8 febbraio 2012). Furbi, il Bonanni e l’Angeletti. Così i padronacci, se dichiareranno (magari spremendosi qualche lacrimuccia dagli occhi, come la Fornero) di aver licenziato il lavoratore o la lavoratrice per motivi economici (certo non difficili da escogitare), potranno licenziare chi vorranno per qualsiasi motivo: politici, confessionali, etnici, di antipatia o di violenza sessuale. Sì, furbi il Bonanni e l’Angeletti, servi del padronato e delle tirannie finanziarie con delega all’invenzione di trucchi e trucchetti per far sembrare bianco il nero e nero il bianco.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Licenziare ottocento persone come si deve e tenersi lo Scalfari?": Carlo De Benedetti.

Per la serie Licenziare ottocento persone come si deve e tenersi lo Scalfari?: Carlo De Benedetti.

 

Carlo De Benedetti: Si spaccia per mobilità quelle che sono solo ideologie. Il gruppo Espresso in tre anni ha mandato a casa ottocento persone su tremila, con l’articolo 18: non venite a menarla che l’America non investe in Italia perché c’è l’articolo 18: sono fandonie. (La Repubblica, mercoledì 8 febbraio 2012). Licenzia ottocento persone, il De Benedetti senza il quale non avremmo lo Scalfari, e se ne vanta pure. Per la serie Se questi sono i difensori dei Lavoratori, gli aggressori chi sono? Eichmann e Mengele?

 

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Per la serie "No alle preferenze, altrimenti i finti sinistri non ne avranno neanche una": il Bressa e il Violante.Per la serie "No alle preferenze, altrimenti i finti sinistri non ne avranno neanche una": il Bressa e il Violante.

Per la serie No alle preferenze, altrimenti i finti sinistri non ne avranno neanche una: il Bressa e il Violante.

 

Luciano Violante (sul quale vedi qui e qui), sorvegliato a vista da Gianclaudio Bressa (che è quel desso che pochi mesi fa, insieme ad altri tre piddin-berluscisti, offrì ai berluscisti doc una proposta contro la pubblicazione delle intercettazioni): Le preferenze aumentano i costi della politica e premiano chi è più abile nelle clientele (Luciano). Sì, ma guardate che lo diciamo perché preferiamo i collegi uninominali, non perché non vogliamo garantire ai cittadini il diritto di scegliersi i propri rappresentanti (Gianclaudio). (La Repubblica, mercoledì 8 febbraio 2012). Perché il Gatto di Pinocchio era così tontolone? Perché aveva come maestro la Volpe.

 

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Per la serie "Mi ha fatto rabbia": Anna Maria Cancellieri.

Per la serie Mi ha fatto rabbia: Anna Maria Cancellieri.

 

Anna Maria Cancellieri ed Elsa Fornero: Noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà (Anna Maria). Basta promettere l’illusione del posto fisso (Elsa). (La Repubblica, martedì 7 febbraio 2012). Ministra degli Interni? Ministra del (cosiddetto) Welfare? O ministre delle Chiacchiere da bar?... Scusandoci, per questa battutaccia, coi bar. Che sono luoghi solitamente assai piacevoli, ben tenuti, puliti, illuminati bene, del tutto diversi dai tenebrosi abissi di annullamento ove i prioni del non-pensiero naziliberista dominante si riproducono l’uno dall’altro a miliardi e a poco a poco si mangiano i cervelli... pur non essendo vivi. Dopo di che, per la serie peggio la toppa che il buco, la Cancellieri si fa intervistare da L’Unità: Ho usato una frase infelice, non intendevo mancare di rispetto. Era un’esortazione ad abbandonare modelli di vita che non esistono più: ragazzi, il mondo oggi vi chiede il massimo della competitività. E se non volessero competere? Se volessero invece lottare, uniti, contro il naziliberismo che li aizza gli uni contro gli altri? C’è una cultura che ha difficoltà ad allontanarsi da casa. Sì, ci sono ragazzi pronti ad andare ovunque. Ma altri restano fermi a modelli antichi che non esistono più. Si chiamano affetti, Cancellieri, non modelli antichi. Le racconto un’esperienza personale. Un giovane molto bravo ha avuto un’ottima offerta all’estero ma ha preferito restare in Sicilia a guadagnare 700 euro perché la moglie non voleva lasciare la famiglia. Mi ha fatto rabbia. Poi ho capito che ognuno fa le sue scelte, che l’indole segna la vita, e che è meglio sia felice lì. Chi non vuole muoversi molto, in fondo, è più fragile. Traduzione: mi ha fatto rabbia che in trent’anni di naziliberismo non siamo ancora riusciti a estirpare l’affettività dal mondo, al punto che ancora esistono giovani che mettono gli affetti al primo posto. Ma poi mi sono tranquillizzata dicendomi che quella ragazza dev’essere un po’ debole di mente, poveretta. A questo punto la giornalista, la brava Federica Fantozzi, non ne può più: Forse, obietta, per una donna giovane, con figli piccoli, avere i nonni accanto significa poter lavorare: è una piccola garanzia di libertà in uno Stato che, al di là della retorica, non offre reti di protezione alle giovani famiglie. La Cancellieri a questo punto, se avesse avuto ancora qualche possibilità, si sarebbe sciolta in lacrime domandandosi come si sia potuta ridurre a non riuscire a pensare da sé una cosa così ovvia, così tenera, così affettiva. Niente di tutto ciò: Ha ragione, risponde imperturbabile, su questo fatto il governo deve essere presente. Ma io ho conosciuto persone che hanno perso occasioni importanti. Forse perché avevano forme di tutela alle spalle. Il che, tradotto, significa: non soltanto fragile, quella ragazza: anche figlia di papà. E ancora: Una mia battaglia a cui tengo moltissimo è dare a tutti le stesse opportunità. Fare dell’Italia un Paese normale. È il ragionamento di togliere valore legale ai titoli di studio. So che i ragazzi sentono di non potersi avvicinare al mondo del lavoro, sono arrabbiati. Ma mi fa male vedere che intorno al lavoro c’è molta ideologia. Alla fine, tuteliamo chi è nel recinto e non chi è fuori dal recinto: è un’ingiustizia colossale. Traduzione: per dare a tutti le stesse opportunità bisogna togliere valore legale ai titoli di studio, così andrà avanti solo chi avrà i mezzi per frequentare le Università migliori. Sì, lo so che suona un po’ demenziale, ma solo perché non avete ancora sentito questa: è un’ingiustizia colossale non aver lasciato senza tutele tutti quanti, perché così chi non le ha più, guardando chi le ha ancora, non riesce, poverino, a perdere la memoria dei diritti che gli sono stati tolti. E ancora: Siamo d’accordo. Tutti devono avere le stesse opportunità. Poi però vanno premiati i migliori. E la laurea non è l’unica opzione. Si può essere meravigliosi artigiani o idraulici. Ripristiniamo la cultura del lavoro manuale... (L’Unità, martedì 7 febbraio 2012). Lo ripetiamo: non è il sonno della ragione che genera certe mostruosità (e le riproduce e le diffonde da una mente all’altra alla velocità del suono) ma la veglia del non-pensiero.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Te lo vuoi ficcare in testa, sì o no?": la Fornero e il Passera in pieno "brainstorming".

Per la serie Te lo vuoi ficcare in testa, sì o no?: la Fornero e il Passera in pieno brainstorming.

 

Corrado Passera: Nel trasporto pubblico locale faremo di tutto perché possano nascere grandi operatori di mercato dalle aziende locali, superando l’abnorme diffusione delle proprietà pubbliche... Il governo si impegnerà a incentivare la nascita dei grandi operatori di mercato. Il mondo del trasporto pubblico locale è frammentato in mille e più operatori. Noi dobbiamo portare con incentivi forti a consolidare in bacini razionali aziende che possano poi giocarsela con procedure di mercato. (La Repubblica, martedì 7 febbraio 2012). Traduzione: la vittoria dell’antiStato naziliberista passa per l’azzeramento delle responsabilità dello Stato e delle amministrazioni locali nei confronti dei cittadini... ops, scusate, volevo dire nei confronti dei neoservi delle tirannie private. Anche nei trasporti, quindi, gli (ex)cittadini devono rinunciare a ogni (preteso) diritto a servizi pubblici efficienti e abbandonarsi nelle grinfie dei più furbi e disonesti tra loro. I quali faranno un sacco di soldi aumentando le tariffe ogni pochi mesi, sfruttando i lavoratori e non facendo alcun investimento. Ma poiché all’inizio si faranno pregare, per paura che vogliamo imporre loro chissà quali responsabilità verso gli (ex)cittadini, li incoraggeremo con qualche incentivo, cioè daremo loro un bel po’ di soldi degli (ex)cittadini perché ci facciano il gentile favore di spogliare gli (ex) cittadini stessi dei trasporti pubblici che loro appartengono. Dopo di che i privati faranno da sé, razionalmente, con procedure di mercato: centinaia di migliaia di (ex)cittadini, nei piccoli paesi e nelle frazioni, saranno abbandonati a sé stessi (si arrangino: vadano a piedi o a dorso di mulo, come i loro nonni), la maggior parte delle linee superstiti saranno percorse poco e male da vecchi scassoni inquinanti e sempre meno sicuri, e le uniche tratte ben servite saranno le più lucrose... Bello, no?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Du' pinze e 'na tenaglia": Emma Marcegaglia.

Per la serie Du’ pinze e ’na tenaglia: Emma Marcegaglia.

 

Emma Marcegaglia: Le misure del Comitato di emergenza (per evitare che l’Italia resti senza gas, n.d.r.) sono due: la messa in esercizio, in deroga alle norme ambientali, delle centrali a olio combustibile di Livorno, Piombino, Porto Tolle e Montalto di Castro; e il distacco, possibile già nella giornata di giovedì, della fornitura ad aziende che per pagare meno la bolletta hanno scelto l’opzione “interrompibile” (con le proteste di Emma Marcegaglia di Confindustria, che ha chiesto di metter mano con più decisione alle riserve degli stoccaggi. (La Repubblica, martedì 7 febbraio 2012). Le hanno pagate meno le bollette, garantendo che in cambio avrebbero accettato, nelle emergenze, la temporanea interruzione delle forniture? Certo che sì, le hanno pagate meno per decenni. E adesso  li vogliono rispettare, i contratti che loro stessi hanno firmato per ottenere quegli sconti? Certo che no, come sempre e come ogni altro obbligo (esclusi solo quelli imposti loro con la forza dalla criminalità organizzata). Ecco: questi sono i padroni. La mente vacilla, al pensiero di quali meravigliosi atti di solidarietà sarebbero capaci in un’emergenza vera: roba da far impallidire il conte Dracula.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Ogni commento è superfluo": Lloyd Blankfein, boss della tirannia finanziaria globale nota sotto il nome di Goldman Sachs.

Per la serie Ogni commento è superfluo: Lloyd Blankfein, boss della tirannia finanziaria globale nota sotto il nome di Goldman Sachs.

 

Lloyd Blankfein: L’ultimo insospettabile sceso in campo nella nobile e giusta causa dei matrimoni omosessuali è proprio lui: Lloyd Blankfein, il supercapo della Goldman Sachs, l’uomo che per il suo tentacolare potere su Wall Street così è stato ribattezzato nel suo simpatico ambientino. “Mi chiamo Lloyd Blankfein, sono il ceo della Goldman Sachs e sostengo l’eguaglianza dei matrimoni” dice il nuovo testimonial nello spot da 32 secondi. “Le aziende hanno capito da tempo che l’eguaglianza è un buon affare: è la cosa giusta da fare”... Ma la Goldman Sachs per la verità era già all’avanguardia nella tutela degli omosessuali: non solo riconosce da dieci anni l’assistenza ai partner, ma paga per le operazioni di cambiamento di sesso. (La Repubblica, martedì 7 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Confortante "L'Unità" di oggi, lunedì 6 febbraio...Confortante "L'Unità" di oggi, lunedì 6 febbraio...

 

Confortante L’Unità di oggi, lunedì 6 febbraio: dà l’idea che qualcuno, anche nel Partito democratico, cominci a capire che il governo Monti-Fornero-Passera (come ScuolAnticoli ha sempre sostenuto) è un governo di estrema destra che di Noi non si cura se non per andare in cerca, contro di Noi, di un micidiale compromesso storico tra i naziliberisti e i cattofascisti che lo compongono. Lo ha capito perfino il Berlusconi, che infatti sempre più lo apprezza (un po’ come Mussolini s’infatuò di Hitler) e con lui l’hanno capito i berluscìsti e i portatori meno stupidi di moccichino verde: possibile che solo il Pd non se ne renda conto? Certo che no: la parte migliore del Pd lo sa dal primo giorno. Ma l’errata decisione di Bersani di sostenere il governo (per “semplice” sprovvedutezza?, per paura di una scissione del partito?, per paura del fallimento dell’Italia, bluff a spread armato delle tirannie finanziarie globali?, per tutt’e tre le cose insieme, più il determinante contributo del Napolitano che non ha alcun bisogno che glielo si dica, caro Bobo, poiché lo sa più di ogni altro e lo ha voluto?) ha restituito alla destra del partito il potere che proprio la segreteria Bersani aveva meritoriamente eroso. E la destra del partito (benché minuscola e invisa alla base, ma gonfiata come un pallone dal sostegno governativo ― ricordiamo il Letta Enrico che scilipotescamente invia bigliettini al Monti offrendogli assoluta disponibilità) si serve di quel vile potere per continuare a minacciare scissione e rovina e per rafforzare nella maggioranza del Pd la “semplice” sprovvedutezza che gliele fa sembrare credibili. Con il risultato che è sotto gli occhi di chiunque abbia ancora un cuore che renda gli occhi capaci di vedere: l’Italia nelle grinfie di una doppia cricca, di naziliberisti e di cattofascisti, che solo la reciproca diffidenza rende un po’ meno irresistibili, e al contempo abbandonata a sé stessa per l’insensata ideologia antistatale che tutt’e due le componenti, per motivi diversi se non opposti, coltivano nel vuoto mentale che le devasta entrambe. L’Italia malmenata e al contempo abbandonata da un governo di cui solo lapparente placidità da grosso rospo della faccia del presidente del Consiglio impedisce ancora a molti Italiani di percepire l’anaffettiva ferocia.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Staino su "L'Unità" di sabato 11 febbraio 2012.

Staino su L’Unità di sabato 11 febbraio 2012.

 

Pier Luigi Bersani, Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri e Anna Finocchiaro: Pier Luigi Bersani assicura che “il governo Monti durerà fino al 2013”. Ma segnala che “c’è un problema”: la vecchia maggioranza approva, contro l’indicazione di Palazzo Chigi, nomine alla Rai, vota norme contro i magistrati, propone modifiche alle liberalizzazioni. Bersani avverte: “Noi siamo leali, sosteniamo il governo, ma non ci lasciamo prendere in giro. E quindi adesso ci si dia una regolata... Ma dire che il governo ha cambiato natura mi sembra esagerato: è un governo di emergenza e di transizione per risolvere guai ed emergenze di una crisi italiana che ci aveva portato sull’orlo del baratro... un governo che deve fare cose di segno nuovo e le sta facendo. (La Repubblica, lunedì 6 febbraio 2012). Vogliamo troppo bene a Pier Luigi Bersani (sentimento che egli forse non merita, ma che non riusciamo ancora a soffocare) per definire questa sua esternazione il ruggito di un topo. E però... come fai, caro Bersani, a parlare di colpi di mano della vecchia maggioranza contro le indicazioni di Palazzo Chigi, quando al Monti sarebbe bastato mettere la fiducia per evitarli? No, caro Bersani: quei colpi di mano sono proprio del governo. Con l’aiuto della vecchia maggioranza, certo, ma sai perché? Perché una parte ormai cospicua di essa, infatuata dei “tecnici” del naziliberismo come Mussolini s’infatuò di Hitler, si sta tramutando in una “nuova” maggioranza decisa a sostenere il Monti, la Fornero e il Passera fino alla totale sottomissione dell’Italia alle tirannie finanziarie globali e alla completa liquidazione di quel che rimane, nel nostro Paese, dei Diritti umani (resi sempre più astratti, sempre meno sostanziali, sempre più “cartacei”), del Patrimonio pubblico, dello Stato sociale e, naturalmente, della vera Sinistra. Pericoli, caro Bersani, dinanzi ai quali dovevi avere il coraggio di andare a “vedere” il bluff del fallimento dell’Italia (che era un bluff, certo, perché la sua attuazione avrebbe mandato in rovina anche le tirannie finanziarie e i governi di destra che lo minacciavano a noi) e di pretendere con tutta l’energia necessaria le elezioni che ci spettavano. Coraggio che non hai avuto, caro Bersani, e che perciò, come accade a chi si lascia intimorire, adesso stai perdendo del tutto. Ormai perfino un Cicchitto può fare il bullo con te: “Bersani parla come se avesse vinto le elezioni e se questo governo fosse di sua proprietà. Capiremo nei prossimi giorni il senso reale di questa inusitata offensiva. Allo stato attuale delle cose ci sembra evidente che si tratta di un fuoco di sbarramento nei confronti della impostazione e della realizzazione di parti del programma di governo”. Perfino un Gasparri: “Bersani ci intima di darci una regolata? Cambi tono. Non è il capoclasse. Si lavori sui problemi, ci si confronti su riforme e legge elettorale. Per il resto se la dia Bersani la regolata”. E tu, caro Bersani? Ammutolito, col ditino in bocca, ti fai “difendere” dalla “sorellina” (o smentire dalla “badante”?) Anna Finocchiaro: “Le parole di Bersani non possono essere in alcun modo giudicate arroganti”. Il che, tradotto, significa: scusate, scusate, Bersani non voleva ruggire, avete capito male, era solo uno squittio; e di approvazione, naturalmente. Approvazione? Per il meraviglioso governo che ci sta consegnando al naziliberismo finanziario globale in cambio dei buffetti sulle guance che al Berlusconi furono negati perché imparasse? E lui sta imparando e come, e a mano a mano che impara, la vecchia maggioranza diventa nuova, il centrodestra rinasce montista dalle sue ceneri berlusco-leghiste e la vera Sinistra torna a soccombere alla finta “sinistra” degli Ichino e dei Letta, dei Veltroni e dei Fioroni. Ecco perché il Berlusconi dichiara che il Monti è molto bravo. Ed ecco perché ritrova le bieche speranze del 2007-2008 in un grande inciucio con la finta sinistra: Una “Grande Coalizione” sul modello tedesco. Da contrattare dopo le elezioni del 2013 e governare così insieme al Pd (degli Ichino e dei Letta, n.d.r.) e al Terzo polo per altri cinque anni: è questo il piano alternativo a cui sta lavorando Berlusconi dietro le quinte. (La Repubblica, lunedì 6 febbraio 2012). Ecco il vero baratro sul cui orlo ci siamo lasciati sospingere: la normalizzazione dell’Italia, con la complicità della finta “sinistra”, nel quadro di un naziliberismo globale sempre più manifesto e violento. Se sei ancora a bordo, caro Bersani (come pensiamo e speriamo) per favore ruggisci sul serio. Prima che questo povero Paese, per la seconda volta in meno di un secolo, per essere ammesso nel Nuovo Ordine mondiale naziliberista si faccia suo complice nello spezzare le reni alla Grecia.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Manutentori o manutengoli?": l’Angeletti e il Bonanni uniti nello sghignazzo e nella copertura delle labbra.

Per la serie Manutentori o manutengoli?: l’Angeletti e il Bonanni uniti nello sghignazzo e nella copertura delle labbra.

 

Raffaele Bonanni: Sono disposto a una robusta manutenzione dell’art. 18, non alla sua abolizione. (La Repubblica, 6 febbraio 2012).

 

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Francesco Profumo: Giovedì ci sarà la prima riunione della cabina di regia istituita dal presidente Monti. Ma le prime cose sono partite... Le cose stanno cambiando... È un processo che non si ferma... Per trasformare il Paese serve un’azione democratica. Tutti devono essere coinvolti, anche se le tecnologie non sono ottimali. E quindi va azzerato sùbito il digital divide che riguarda sei italiani su cento... È una cosa che sai dove inizia ma non dove finisce... Vorrei intanto che il mio ministero diventasse un esempio di buone pratiche che possono diventare patrimonio di tutti... Dice che finora si sono viste solo le e-mail sul sito del governo dove una bambina di due anni esalta “nonno Mario”? Mi chiede se faremo cose più concrete? In tempi brevissimi faremo un primo prototipo per la scuola, che con 800.000 docenti, 8 milioni di studenti e 30 milioni di persone coinvolte ha più bisogno di comunicare in modo nuovo... Il rapporto docente-discente si rovescerà e tutti potranno uscire dal microcosmo della classe per incontrare il mondo attraverso la Rete... Il processo è maturo, sta sotto le foglie, dobbiamo solo farlo emergere... Se saremo bravi... (La Repubblica, lunedì 6 febbraio 2012). Serve, devono, va, vorrei, possano, faremo, dobbiamo solo... Ma cos’è, il ministro delle Probabilità, delle Buone intenzioni e della Chiacchiere? O il ministro delle Cortine fumogene, addetto a tentar di nascondere la vergognosa verità che ai Bambini e ai Ragazzi italiani niente sarà restituito, di quanto la Moratti, il Fioroni e la Gelmini hanno loro tolto per arricchire la speculazione finanziaria?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Treni della Morte": il treno della cosiddetta riforma del Lavoro Fornero.

Per la serie Treni della Morte: il treno della cosiddetta riforma del Lavoro Fornero.

 

Elsa Fornero: Faremo di tutto per prendere il treno della riforma del Lavoro. Se lo facciamo insieme siamo contenti,

altrimenti il governo cercherà comunque di farlo. (La Repubblica, venerdì 3 febbraio 2012).

 

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Per la serie "Cambiamenti epocali": la Giustizia del Berlusconi (a sinistra, oltraggiata da destra) e la Giustizia del Monti (a destra, oltraggiata dalla finta sinistra).Per la serie "Cambiamenti epocali": la Giustizia del Berlusconi (a sinistra, oltraggiata da destra) e la Giustizia del Monti (a destra, oltraggiata dalla finta sinistra).

Per la serie Cambiamenti epocali: la Giustizia del Berlusconi (a sinistra, oltraggiata da destra) e la Giustizia del Monti (a destra, oltraggiata dalla finta sinistra).

 

sul Monti, la Fornero e il Passera, governo di estrema destra, più berluscista dei berluscisti, che fa da sé le schifezze che i berluscisti eran troppo mosci per riuscire a fare e fa fare a loro le schifezze che potrebbe fare anche da sé ma vuol far finta di non volere: Finisce come tutti, fin da mercoledì sera, sapevano che sarebbe finita. Alla Camera, sulla responsabilità civile dei giudici, il governo va in pezzi. Si divide in due. Si ricostruisce il fronte Lega Nord, Pidièlle, Responsabili e Radicali. Non solo. Nei 264 voti a favore dell’emendamento del maroniano Gianluca Pini, che vuole far pagare gli errori direttamente ai giudici anche per una “manifesta violazione del diritto”, ci sono anche dai 35 agli oltre 50 voti individuabili tra Pd e Terzo polo. Voti che lasciano al palo i 211 deputati che votano contro la “trovata” di Pini. Che rispettano l’indicazione fornita in aula da un timido Enzo Moavero, il ministro per gli Affari europei, che boccia e dà parere contrario alla norma Pini... Parla Moavero e boccia Pini. Parla il Pd e fa lo stessol. Ma poi ecco la radicale Bernardini che rievoca il referendum dell’87 “tradito” dalla legge Vassalli. E qui scatta il primo applauso del Pidièlle... Dirà la Pd Ferranti: “D’ora in poi i giudici saranno burocrati e impauriti” . (La Repubblica, venerdì 3 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "I Prezzemolini": Gianfranco Polillo.

Per la serie I Prezzemolini: Gianfranco Polillo.

 

Gianfranco Polillo (sottosegretario all’Economia): Berlusconi è un perseguitato... ha salvato la democrazia... nemmeno Al Capone è stato preso così di mira... si è comportato coin grande senso di responsabilità... al Paese ha dato tanto... quanto a me, scusate ma non c’erano altre persone con la mia esperienza nel campo della finanza pubblica, diciamo la verità... Monti ci ha chiesto di intensificare le presenze in tv... io prezzemolino? Non me la tiro. Mi secca dire di no, sembra quasi che abbia voglia di nascondere qualcosa... Berlusconi potrebbe essere nominato senatore a vita, cosa ci sarebbe di male? Ne hanno nominati tanti... in fin dei conti di cosa è incriminato? (La Repubblica, venerdì 3 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Il Lavoro e i Giovani secondo il Monti, la Fornero e il Passera. Esclusi i figli loro, naturalmente.

Il Lavoro e i Giovani secondo il Monti, la Fornero e il Passera. Esclusi i figli loro, naturalmente.

 

Mario Monti: I giovani si abituino all’idea di non avere più il posto fisso a vita. E poi, diciamolo, che monotonia. È bello cambiare e accettare delle sfide... L’articolo 18 non è un tabù. Può essere pernicioso per lo sviluppo dell’Italia e dei giovani in certi contesti, e abbastanza accettabile in altri contesti... Serve una riforma degli ammortizzatori sociali che vada nel senso di tutelare il singolo lavoratore senza legare quella tutela a un posto che diventa obsoleto... I sindacati sulle pensioni hanno fatto tre ore di sciopero generale, che sono molto poco, un segno non di debolezza ma di grande maturità. Sul mercato del lavoro è normale avere più dialogo e questo più dialogo ci sarà, ma con tempi brevi, da Italia europea... Se gli italiani sperano di veder prevalere le resistenze corporative, i tassi di interesse ripartiranno verso l’alto e andiamo a sbattere. A quel punto, meglio sarebbe studiare il greco. Quello moderno. (La Repubblica, giovedì 2 febbraio 2012). Il Monti non è un (catto)fascista e un (catto)provocatore? Non è un nazista dell’iperliberismo? Non è un servo delle tirannie finanziarie? Non è (intellettualmente) perfino più volgare di un Berlusconi?... D’accordo, non lo è. Ma parla (e agisce) come (e peggio) di un berluscista, come un nazista dell’iperliberismo finanziario, come un (catto)fascista e un (catto)provocatore. Neanche il Sacconi ha mai parlato (e agito) così. Neanche il Brunetta si è fatto beffe con tanta protervia di quelli su cui infieriva. Il Monti, la Fornero e il Passera sono la dimostrazione che avevamo torto, nel 2008, di temere la vittoria della finta sinistra veltroniana quasi quanto quella dei berluscisti e dei portatori di moccichino verde: avremmo dovuto temerla di più. E la vera Sinistra, intanto (ammesso e non concesso che Bersani e la sua parte siano davvero di sinistra) cosa pensa di fare? Pensa di continuare ancora a lungo a sostenere questo governo di estrema destra che la ipnotizza con la sua (pretesa) eleganza (ma l’avete guardata bene la Fornero, l’avete ascoltato bene il Monti?) ed è invece molto più pericoloso (non solo per l’Italia) di quei patetici pagliacci dei berluscisti-leghisti? Mediti, la vera Sinistra, su queste parole del Monti: Ogni atto che le forze politiche fanno in armonia e discutendo fra di loro rasserena l’estero sul fatto che l’Italia sta facendo bene. E si renda conto, la vera Sinistra, che il Monti e le forze che lo sostengono (che son le stesse, tolta la manovalanza elettorale contenta e canzonata, che sostenevano il Berlusconi) la sta compromettendo sempre di più, fra lusinghe e ricatti, minacce e specchietti per le allodole, in un’azione che mira alla soluzione finale della “anomalia” dell’unico Paese sviluppato, l’Italia, in cui l’iperliberismo nazifinanziario non è ancora il padrone assoluto delle menti e dei corpi degli Esseri umani.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Luigi Lusi (e sugli altri catto-fascio-ladruncoli che eventualmente gli abbiano dato mano): Lusi finanziava le correnti nel Pd ereditate da Democrazia e libertà, spiega un dirigente di quel partito che non vuole apparire. Fioroni, Franceschini, Rutelli, i big di Dièlle prima dello scioglimento. Accuse pesanti... Beppe Fioroni è tra i pochi a prendersi la briga di spiegare: “Premessa: Lusi dev’essere impazzito. Io ho conosciuto un cerbero che non faceva debiti e teneva le finanze del partito in ordine... Il finanziamento di iniziative di ex dirigenti della Margherita confluiti nel Pd o comunque rimasti nel perimetro del centrosinistra è previsto dallo statuto di Dièlle, anche dopo la sua scomparsa. Diverso è se Lusi ha dato soldi a dirigenti usciti dal centrosinistra pur rimanendo all’opposizione di Berlusconi o addirittura a persone confluite nel centrodestra. (La Repubblica, giovedì 2 febbraio 2012). E noi che ingenuamente credevamo che certi cattofascistelli come il Fioroni non seguissero fuori dal Pd la Binetti e il Rutelli per nobili (anche se cattofascisti e naziliberisti) motivi ideali: invece era il Lusi che li tratteneva e non certo con il sex appeal della sua faccia da fratacchione.

 

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Giovanni Fava (portatore di moccichino verde): Salta il “bavaglio al web”, la norma firmata dal leghista Giovanni Fava che avrebbe permesso a qualunque soggetto, e non più alle sole autorità competenti, di imporre ai provider la rimozione da Internet di informazioni da lui considerate illecite. (La Repubblica, giovedì 2 febbraio 2012). Respinto l’ennesimo tentativo dei portatori di moccichino verde nazisti e razzisti di cancellare la libertà di espressione per fare del loro fogliaccio padano la nuova Pravda: bene.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Gli allattati dal Bongiorno e dal Marchionne": il Renzi col relativo biberon.

Per la serie Gli allattati dal Bongiorno e dal Marchionne: il Renzi col relativo biberon.

 

Matteo Renzi: Matteo Renzi ha rotto il suo lungo silenzio, seguìto alla nascita del governo Monti, con un’intervista a Il Foglio in cui aggiorna i punti del suo programma politico e rilancia la sfida per la leadership. Ammette per la prima volta che, se ci fossero state le elezioni anticipate, sarebbe stato “costretto a scendere in campo contro Bersani”... Interessante è poi la declinazione del programma renziano: il piano delle liberalizzazioni di Monti viene giudicato positivamente perché recepisce “41 delle 100 proposte” della Leopolda; Renzi però assicura che avrebbe fatto di più in senso liberista. Ad esempio avrebbe abolito “il valore legale del titolo di studio” e messo in agenda, da sùbito, “un serio piano di dismissioni pubbliche”... Ribadisce di essere “un fan del modello Marchionne” e si spinge fino ad auspicare una sostanziale abrogazione dei contratti nazionali di lavoro. O meglio, sostiene che, come si è fatto con il trasporto ferroviario, dovrebbe essere consentito a tutte le aziende di derogare al contratto di settore. (L’Unità, giovedì 2 febbraio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Finto ateo più finto ateo meno": anche il Castro si è aggiunto alla lunghissima lista...

Per la serie Finto ateo più finto ateo meno: anche il Castro si è aggiunto alla lunghissima lista...

 

sul cattocomunismo: L’ultima tentazione di Castro: “Sta male, si è avvicinato a Dio”. L’ipotesi della conversione in coincidenza con la visita di Ratzinger a Cuba. (Titolo de La Repubblica di mercoledì 1° febbraio 2012). Nessuno stupore: la profonda religiosità dei sedicenti atei socialisti e comunisti non è più un mistero da tanto di quel tempo...

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Sfide tra ministri": una sfida tra ministre.

Per la serie Sfide tra ministri: una sfida tra ministre.

 

Annamaria Cancellieri (ministro degli Interni) e Paola Severino (ministro della Giustizia): L’hanno saputo “del tutto casualmente” al ministero della Giustizia. Da una “soffiata” del Dap. Così, a metà gennaio, il Guardasigilli Paola Severino ha appreso che la collega degli Interni Annamaria Cancellieri aveva firmato sola soletta la convenzione con la Telecom (ben cento milioni di euro) per confermare vari servizi di comunicazione elettronica, tra cui anche quello dei braccialetti da mettere alla caviglia di chi è agli arresti domiciliari. Sì, proprio loro. Quelli costati, dal 2001 al 2011, 110 milioni di euro per controllare otto detenuti. Non è una barzelletta, sono i dati del Viminale. E che succede adesso? Che quella convenzione è stata rinnovata. Lo staff del ministro minimizza: “Il corrispettivo per i soli braccialetti pesa sull’intera economia del contratto per poco più di 9 milioni di euro”. E poi, aggiungono, nessuna “proroga”, ma “un nuovo accordo”. In via Arenula sono davvero basiti. La querelle Severino-Cancellieri sarebbe rimasta riservata se non fosse spuntato l’ex ministro Nitto Palma che al Senato, durante un’audizione dell’ex commissario di Bologna, le ha chiesto conto del contratto Telecom. Che ha messo in imbarazzo la Severino, impegnata pubblicamente a non confermare la convenzione senza aver prima verificato l’effettiva utilità dei braccialetti. Con l’uscita di Palma, a quel punto, sono saltati fuori anche i retroscena di un irritato carteggio tra via Arenula e il Viminale che ha per oggetto l’opportrunità di cointinuare a pagare la Telecom per un servizio che non ha mai funzionato. Come ha detto il vicecapo della polizia Francesco Cirillo il 4 gennaio al Senato, “se fossimo andati da Bulgari avremmo speso meno”. Ricostruire la collera della Severino non è difficile... “Ma lo sanno al Viminale che la responsabile delle carceri sono io?... Ecc... ecc...”

(La Repubblica, mercoledì 1° febbraio 2012). Niente di nuovo sotto il sole. A parte il fatto (differenza non da poco, certo, ma a favore del vecchio o del nuovo governo?) che certe comari del berluscismo, anziché per i braccialetti, si accapigliavano per le statuette di Priapo.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Sì sì, continuate a fidarvi dei fratacchioni, voi, e vedrete...": fra' Luigi Lusi, piddìno-margheritìno cattofascistello e tesoriere.

Per la serie Sì sì, continuate a fidarvi dei fratacchioni, voi, e vedrete...: fra Luigi Lusi, piddìno-margheritìno cattofascistello e tesoriere.

 

(su) Luigi Lusi (e sugli altri catto-fascio-ladruncoli che eventualmente gli abbiano dato mano): Tredici milioni distolti attraverso 90 bonifici in soli due anni e mezzo dai conti bancari di cui era cointestatario insieme a Francesco Rutelli. Confidiamo di sapere al più presto se davvero si tratti solo di un clamoroso episodio di disonestà personale, come affermano gli ex dirigenti della Margherita, o se invece Lusi stia sacrificandosi anche nell’interesse di altri. Ma nel frattempo dobbiamo chiederci: cosa se ne fa la defunta Margherita, dopo la confluenza nel Partito democratico, di tutti quei soldi? (Gad Lerner, La Repubblica, mercoledì 1° febbraio 2012). Se è vero che il 16 gennaio l’ex segretario della Margherita, Francesco Rutelli, si è dimostrato solerte nel collaborare con la Procura (interrogato di sera, dopo essere caduto dalle nuvole ― “Io di conti non mi sono mai occupato” ― ha chiesto a Lusi telefonicamente di presentarsi dai pm l’indomani mattina), è altrettanto vero che lo spettacolo offerto ieri dall’ex gruppo dirigente del partito è apparso sconcertante. Si scopre infatti che, già nel giugno dello scorso anno, Arturo Parisi aveva segnalato, in seno all’Assemblea federale chiamata ad approvare il bilancio, “opacità di bilancio che imponevano risposte dettagliate”. “Ricordo voci in uscita per milioni di euro,” dice Parisi, “giustificate come attività di partito. Peccato che la Margherita non esisteva più da quattro anni”. E si scopre anche che lo “organismo di verifica” chiamato a una revisione su quelle opacità (ne facevano parte tra gli altri Rosy Bindi, Dario Franceschini, Beppe Fioroni, Enrico Letta) trovò il modo di non riunirsi mai. (Carlo Bonini, La Repubblica, mercoledì 1° febbraio 2012). I mejo fichi der bigoncio, non c’è che dire. Tra i quali ci punge vaghezza di soffermarci sul Fioroni... Sì, perché generosi come siamo ci stavamo preoccupando per lui, che da ben due settimane non si faceva sentire, che non sparava (a salve) un’altra delle sue fioronate, e lui, invece, né malato né morente (disgrazie che non gli auguriamo, benché sia uno dei nostri peggior nemici) si stava chissà dove piacevolmente divertendo dal suo dovere di verificatore dell’operato dell’amichetto Lusi. “La cosa che più mi rattrista”, sospira Paolo Gentiloni, “è che questa storia rischia di infangare una vicenda politica che merita assoluto rispetto”. Hahahahaha!!! Volevi forse dire, o Gentiloni, che la cosa che più ti rattrista è che questa storia rischia di smascherare una vicenda politica che finora era riuscita a nascondere la propria fangosità?... Ma parliamo un po di Lusi, ora, è domandiamoci chi sia, come politico, questo reo confesso. Ebbene: il Lusi, per dirne una, è tra quelli che nel febbraio del 2009, contro i Diritti Umani e contro larticolo 32 della Costituzione, votarono col centrodesttra l’obbligo di idratazione e alimentazione artificiale; il Lusi è quello che nel luglio del 2009, avvicinandosi le primarie per la segreteria del Pd, si scagliò contro i candidati “sospetti” di laicità o di essere troppo di sinistra e soggiunse: E non mi piace neppure Debora Serracchiani, perché rappresenta il nuovo populismo di centrosinistra. Sia pure, “caro” Lusi, ma almeno la Serracchiani non ruba. E non finisce qui: il Lusi è anche quello che nel settembre del 2009, a proposito delle proteste per il sì di Dorina Bianchi, in commissione Sanità, a un’indagine conoscitiva sulla pillola Ru486 (quella stessa Dorina Bianchi che poco tempo dopo sarebbe allegramente passata al Pidièlle) la difese con queste parole: Ma che ci stiamo a fare in questo partito? Qui siamo più bolscevichi dei siberiani. Vogliono fare il Pci? Ma lo facciano... Eh, adesso finalmente lo sappiamo (non che non ce lo immaginassimo, li conosciamo, i cristianucci, li conosciamo) cosa c’era rimasto a fare in questo partito di bolscevichi, il “caro” Lusi: difendeva le retrovie finanziarie. E difendendole continuava a occuparsi (da par suo) di politica e tornava a far parlare di sé, nell’ottobre scorso, firmando con altri fioroniani e veltroniani un appello in sostegno di Matteo Renzi. Come tutti i conti prima o poi tornano nella vita, eh? Compresi i conti truccati.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Giovani a confronto...

Susanna Camusso, giovane sindacalista, accompagnata dai compagni di lotta.

Susanna Camusso, giovane sindacalista,

accompagnata dai compagni di lotta.

Eugenio Scalfari, giovane fascista, accompagnato dalla mamma.

Eugenio Scalfari, giovane fascista,

accompagnato dalla mamma.

E oggi?...

Eugenio Scalfari: L’intervista con Lama da me citata poteva essere di grande insegnamento: un dirigente sindacale metteva l’interesse generale al di sopra del pur legittimo particulare e faceva diventare il sindacato un protagonista attraverso una politica di sacrifici che andavano dalla licenziabilità alla moderazione sindacale, alla riduzione della cassa integrazione, con la principale finalità di far diminuire la disoccupazione e aprire l’occupazione alle nuove leve giovanili. Purtroppo non ho trovato, nella risposta della Camusso, l’intelligenza politica che in altre recenti circostanze aveva dimostrato. (La Repubblica, 31 gennaio 2011). Oggi come da giovane, il finto sinistro e finto ateo Scalfari (lo Scalfari, se lui si permette di chiamare la signora Susanna Camusso la Camusso) vorrebbe i Lavoratori sacrificati e licenziabili (e moderati, cioè a testa bassa). Perfino la crisi ha un aspetto positivo: quando la lotta si fa dura, i clericofascisti camuffati devono gettare la maschera.

(Vuoi scaricare una riproduzione fotografica di questa tabella? Clicca qui!)

(La fotografia dello Scalfari è tratta da Segnalazioni. Quella della signora Susanna Camusso dal sito de LEspresso).

Clicca qui per leggere la lettera di Susanna Camusso!

 

Eugenio Scalfari: Mi aspettavo una risposta di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, al mio articolo di domenica che si apriva con una lunga citazione da un’intervista che Luciano Lama ci dette nel gennaio del 1978. Me l’aspettavo e la ringrazio vivamente di avercela inviata. Avevo anche deciso che non l’avrei commentata poiché speravo che (pure ribadendo i punti di vista del sindacato da far valere al tavolo del negoziato con il governo) avrebbe dimostrato d’aver capito quale sia la situazione attuale nella quale si trova l’economia dell’Italia, dell’Europa e di tutto l’Occidente. L’intervista con Lama da me citata (attenzione: da qui in poi la stizza dello Scalfari si fa anche piagnucolosa, preparare i fazzoletti, n.d.r.) poteva essere di grande insegnamento: un dirigente sindacale metteva l’interesse generale al di sopra del pur legittimo “particulare” e faceva diventare il sindacato un protagonista attraverso una politica di sacrifici che andavano dalla licenziabilità alla moderazione sindacale, alla riduzione della cassa integrazione, con la principale finalità di far diminuire la disoccupazione e aprire l’occupazione alle nuove leve giovanili. Purtroppo non ho trovato, nella risposta della Camusso, l’intelligenza politica che in altre recenti circostanze aveva dimostrato. (...) Se è vero che il precariato è un male (ed è certamente vero) non è invece vero che il precariato sia la causa della crisi. Qui la Camusso sbaglia radicalmente. Il precariato e la disoccupazione sono gli effetti della crisi insieme alla recessione e alla stagflation, ma le cause sono del tutto diverse. Le cause sono l’esplosione del debito, la finanziarizzazione dell’economia. L’emergere di nuovi attori nell’economia mondiale e la legge dei vasi comunicanti che la globalizzazione ha reso effettiva. (Disonestà intellettuale? Asinina disattenzione? Susanna Camusso ― e non la Camusso, come maleducatamente la chiama lo Scalfari ― non ha scritto affatto che il precariato è la causa della crisi, ma che la diseguaglianza è la ragione profonda della crisi che attraversiamo e il motivo per cui le politiche monetariste non ci porteranno fuori dal guado, e che la produttività nel nostro Paese decresce al crescere della precarietà, che non ha neanche incrementato l’occupazione, producendo, invece, quel lavoro povero su cui sarebbe bene interrogarsi, n.d.r.). (...) I lavoratori e le imprese europee (e italiane) debbono fronteggiare le esportazioni cinesi, coreane, indonesiane, prodotte a costi molto più bassi dei nostri e non si tratta più di pigiamini di seta o di chincaglieria di varia amenità, ma di alte tecnologie dove l’invenzione si accoppia con bassissimi costi della manodopera. Come si impedisce in un’economia aperta una concorrenza di questa natura? Con i dazi? La Camusso pensa di blindare l’Europa (e l’Italia) con una impenetrabile cinta di protezionismo? E come pensa che quei Paesi reagirebbero se non rispondendo in egual modo alle nostre esportazioni? (Per lo Scalfari, evidentemente, i Cinesi, i Coreani e gli Indonesiani hanno il pieno diritto di opporre barriere impenetrabili ai Diritti Umani, concorrenza sleale analoga a quella delle imprese mafiose alle imprese oneste, mentre noi non abbiamo alcun diritto di opporre barriere alle loro merci; poiché per lo Scalfari, evidentemente, difendere le “libertà” delle merci è più importante che difendere le Libertà Umane, n.d.r.). Come pensa di fermare la delocalizzazione delle imprese italiane che hanno convenienza a portare all’estero interi settori delle loro lavorazioni? L’esempio di Marchionne non insegna nulla? Vuole la Camusso generalizzare al sistema Italia la politica ideologico-sindacale della Fiom? Difendere i diritti sindacali è sacrosanto, dare battaglia per i diritti di rappresentanza ai sindacati che non hanno firmato i contratti è più che giusto, ma chiudere gli occhi di fronte alla realtà è una sciagura. (Per lo Scalfari, evidentemente, i diritti sindacali è sacrosanto difenderli, ma sia maledetto chi, anziché conservarli ripiegati in un armadio, tenti di farli valere nella realtà, n.d.r.) Quanto al debito, è un dato di fatto che i suoi nodi vengano inevitabilmente al pettione dopo una o due generazioni ed è quanto sta accadendo. La recessione, come il precariato, non è causa della crisi ma effetto (Susanna Camusso non ha sostenuto né una cosa né l’altra, ma lo Scalfari ormai si è messo in testa che l’abbia fatto, n.d.r.). Se la fioducia scompare non è colpa della speculazione. La speculazione, gentile Susanna (il tono dello Scalfari si fa sempre più offensivo via via che cresce la sua stizza per il fatto che nella Sinistra italiana ci sia ancora qualcuno che non pende dalle sue labbra, n.d.r.) gioca indifferentemente al rialzo come al ribasso. Se scompare la fiducia gioca al ribasso e finché la fiducia non torna il ribasso ha la meglio. Il ribasso ha come effetto un costo del debito insostenibile. Lei, cara Camusso, sostiene che i lavoratori hanno già dato. E le famiglie che hanno investito in titoli del debito pubblico italiano come pensa che stiano? Il 17% di quel debito pubblico è posseduto da privati cittadini italiani, il 40% da banche italiane. Lei pensa che con queste cifre si possa scherzare? (La Repubblica, martedì 31 gennaio 2012). Chiunque si sia fidato ad acquistare titoli del debito pubblico italiano dopo il 1994, gentile Eugenio (cioè dopo aver visto per la prima volta al governo le facciacce ilari e maligne del Berlusconi e dei suoi sgherri) non è stato meno sciocco (o meno deciso a sostenere a ogni costo l’insensata avventura berluscista e leghista) di chi affida i propri risparmi al primo imbroglione che incontra. Anche lei ne ha acquistati, gentile Eugenio? Anche lei si è privatamente fidato del Berlusconi e della sua banda, mentre in pubblico fingeva che non avrebbe comprato da loro neanche un’auto usata? Se è così, gentile Eugenio, ben le sta. Ma i Lavoratori hanno già dato.

 

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Per la serie "Identici? No, lui è peggio!": la Gelmini e il Profumo, suo degno successore e peggioratore.Per la serie "Identici? No, lui è peggio!": la Gelmini e il Profumo, suo degno successore e peggioratore.

Per la serie Identici? No, lui è peggio!: la Gelmini e il Profumo, suo degno successore e peggioratore.

 

(su) Francesco Profumo (ministro della Pubblica Istruzione per conto delle tirannie finanziarie globali, del Vaticano, del Napolitano e del Monti): Il 26 gennaio il Ministero dellIstruzione ci ha informati sugli esiti del confronto del 24 gennaio tra il ministro Profumo e gli assessori regionali all’istruzione sul dimensionamento della rete scolastica. Esiti molto deludenti, dal momento che rispetto alla richiesta unanime fatta dagli assessori di diluire il piano in tre anni, il ministro ha ribadito la necessità di dare puntuale attuazione al piano di dimensionamento al fine di realizzare i risparmi di bilancio previsti dalla manovra di luglio 2011. Secondo l’informativa del Miur finora le amministrazioni regionali hanno deliberato la chiusura di 600 scuole a fronte delle 1.300 preventivate. Ancora una volta prevale la logica dei numeri e non della qualità del servizio. Abbiamo ribadito la nostra contrarietà a questa scellerata operazione che vede prevalere le ragioni di bilancio sulla qualità dell’istruzione e che comporterà tagli di personale, disorganizzazione e lo stravolgimento del ruolo professionale di dirigenti scolastici e amministrativi. Saremo messi a conoscenza del numero effettivo delle istituzioni scolastiche che conserveranno l’autonomia dopo il 31 gennaio, termine entro cui le regioni debbono approvare i piani di dimensionamento. (Comunicazione della Flc, Federazione Lavoratori della Conoscenza della Cgil, lunedì 30 gennaio 2012).

 

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Per la serie "Indovina per quanto tempo loro saranno Italiani e lei non più!": Bimbi nati in Italia da Genitori Migranti e ministro fatto in Italia ma non dagli Elettori.Per la serie "Indovina per quanto tempo loro saranno Italiani e lei non più!": Bimbi nati in Italia da Genitori Migranti e ministro fatto in Italia ma non dagli Elettori.

Per la serie Indovina per quanto tempo loro saranno Italiani e lei non più!: Bimbi nati in Italia da Genitori Migranti e ministro fatto in Italia ma non dagli Elettori.

 

Anna Maria Cancellieri (ministro degli Interni del governo delle tirannie finanziarie): Chi nasce in Italia è italiano? Sì, ma ad alcune condizioni. Il ministro degli Interni frena sullo ius soli puro, che “creerebbe le condizioni per far nascere da noi bambini di tutto il mondo”. Via libera, invece, a uno ius soli temperato: “Se un bambino figlio di immigrati nasce in Italia, i genitori sono stabilmente nel Paese e ha percorso un ciclo di studi, credo che il diritto alla cittadinanza sia giusto”... Il ministro si è anche detta “favorevole all’abolizione del valore legale del titolo di studio, a due condizioni: chiedo una valutazione seria delle università e pari opportunità perché tutti abbiano accesso alle più prestigiose, per esempio con borse di studio”. (La Repubblica, lunedì 30 gennaio 2012).

 

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Per la serie Certi rigurgiti di veleno possono durare anche trent’anni: Maurizio Sacconi.

 

Maurizio Sacconi: Sul lavoro il disegno di legge sarebbe una presa in giro, equivarrebbe a non far nulla. La probabilità che possa essere approvato in un anno, viste le posizioni in Parlamento, è prosssima allo zero. Il governo sa di dover passare attraverso la prova ineludibile della modifica dell’articolo 18. Ce lo chiedono l’Unione europea e il Fondo monetario internazionale, per incoraggiare la propensione ad assumere e a intraprendere. Monti faccia come ha fatto per gli altri provvedimenti, approvi una riforma in tempi brevi, per la crescita e per l’affidabilità che ci chiede l’Europa. (La Repubblica, lunedì 30 gennaio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Lombroso": il Fava e il Lamar Smith.Per la serie "Lombroso": il Fava e il Lamar Smith.

Per la serie Lombroso: il Fava e il Lamar Smith.

 

Gianni Fava (deputato portatore di moccichino verde): Mentre gli Usa fanno marcia indietro sulle due proposte di legge antipirateria, in Italia si accende lo scontro su un emendamento presentato dal deputato della Lega Nord Gianni Fava, che potrebbe avere conseguenze per la libertà di Internet. Il parlamentare padano ha messo ai voti (avverrà in questa settimana) una postilla all’articolo 18 della Legge Comunitaria che introduce la facoltà, “per qualunque soggetto interessato” e non solo per l’uatorità pubblica, di richiedere a un fornitore di servizi Internet la rimozione di contenuti pubblicati on line e ritenuti illeciti dallo stesso soggetto richiedente. Fava è addirittura volato a Washington (a spese di chi?, n.d.r.) per incontrare Lamar Smith, il deputato del Texas primo firmatario della Sopa, la controversa legge fatta bloccare da Obama. (La Repubblica Affari & Finanza, lunedì 30 gennaio 2012). Vi piacerebbe, eh, brutti portatori di moccichino verde nazisti e razzisti, costringermi a non chiamarvi più ripugnanti portatori di moccichino verde razzisti e nazisti? Bene: ce la vedremo, schifosi portatori di moccichino verde nazisti e razzisti.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Dio li fa e poi li accoppia secondo le dentature": il Bertone e il Simeon.Per la serie "Dio li fa e poi li accoppia secondo le dentature": il Bertone e il Simeon.

Per la serie Dio li fa e poi li accoppia secondo le dentature: il Bertone e il Simeon.

 

Tarcisio Bertone (dipendente di Joseph Ratzinger e della tirannia finanziario-religiosa vaticana nel ruolo di cardinale e segretario di Stato) e Marco Simeon: Questo Marco Simeon adesso sugli scudi ha più o meno l’età, 33 anni, in cui Bisignani sbarbatello stazionava ascoltatissimo nello studio privato di Giulio Andreotti, oltre che nell’appartamento all’Excelsior di Licio Gelli. Marco è un’autorità in quello del segretario di Stato vaticano e per potere traslato in Rai, dove ricopre il ruolo di responsabile delle relazioni istituzionali e internazionali, di responsabile di Rai Vaticano e di sponsor della direttrice generale fortunatamente uscente Lorenza Lei. E se qualcuno non avesse avuto un soprassalto di dignità rispetto alle candidature “suggerite” per il nuovo governo, ora Simeon ce lo ritroveremmo perfino sottosegretario con i professori, anime belle, magari insieme all’altro giovanotto rampante Salvo Nastasi, che continua a fare il buono e il cattivo tempo (soprattutto il secondo che ho detto) al ministero dei Beni culturali. La settimana scorsa, in una trasmissione de La7, il nome di Simeon è stato fatto come quello di uno dei comprimari di una vicenda di malaffare sulle forniture del Vaticano rivelata dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che dopo la denuncia a papa Ratzinger è stato promosso (si dice per toglierlo di torno) a nunzio apostolico a Washington. Figlio di un benzinaio di Sanremo, questo Simeon entra a Genova nelle grazie del cardinal Bertone quando aveva poco più di vent’anni e subitaneamente viene catapultato in un numero incredibile di incarichi: priore del Magistero della Misericordia, che possiede 130 appartamenti, consigliere d’amministrazione dell’ospedale Galliera, oggetto di una ristrutturazione e di una speculazione immobiliare, e addirittura approda alla Fondazione Carige, oltre a inondare la Città del Vaticano con i fiori sanremesi dell’associazione Il Cammino, che dirige con spiccate doti affaristiche. Pare che i primi soldi seri li abbia fatti con la sua mediazione nella vendita degli immobili delle suore dell’Assunzione, che gli fruttò quasi un milione e mezzo. Ma poi ne ha fatti tanti altri, a giudicare da quel che sostengono gli inquirenti che hanno lavorato allo scandalo della Cricca, i quali lo intercettano al telefono con alcuni dei protagonisti di quelle vicende, e lo considerano parte integrante di quel “grumo di interessi immobiliari” del Sistema Balducci-cardinal Crescenzio Sepe-Propaganda Fide. Con agganci non da poco nell’alta finanza, visto che Cesare Geronzi, prima di assaggiare la polvere del declino, se lo era preso come ambasciatore personale presso il papato, sia in Capitalia che in Mediobanca. Una carriera della Madonna, è proprio il caso di dire. (Alberto Statera, La Repubblica Affari & Finanza, lunedì 30 gennaio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Domenico Scilipoti (quello vero, non Enrico Scilipoti Letta): Non avendo più molto seguito in Italia, dopo la caduta di Berlusconi, Domenico Scilipoti è volato in Brasile “in qualità di presidente dell’Associazione parlamentare di amicizia Italia-Brasile”. Una nota ci informa dei suoi movimenti “in alcuni stati brasiliani”, inclusa una visita al “Museo Nazionale dell’Esercito, nel complesso del Forte di Copacabana”. Ad accoglierlo il colonnello Pedrosa che “gli ha conferito un diploma del Centro di Letteratura del Forte, Braccio Forte e Mano Amica”. A chi gli chiede del governo Monti, Sciliupoti risponde che la sua posizione è “di non riconoscimento”. “Votare a favore o contro questo esecutivo significa legittimarlo,” spiega il Nostro ai brasiliani. C’è qualcuno che può passare da Copacabana e dare una versione diversa al colonnello Pedrosa? (Alessandra Longo, La Repubblica, lunedì 30 gennaio 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Riforma del Lavoro": il Monti e il Lavoro come lo immagina lui.

Per la serie Riforma del Lavoro: il Monti e il Lavoro come lo immagina lui.

 

Mario Monti: Per creare occupazione in Italia, occorre che produrre diventi una cosa più competitiva. Occorre che la protezione delle persone nel mercato del lavoro non diminuisca, ma diventi più equilibrata: meno concentrata sul singolo posto di lavoro e più sul singolo lavoratore... C’è un’esigenza di mobilità nel tempo... C’è un obiettivo di efficienza e un obiettivo di maggiore equità sociale. (La Repubblica, domenica 29 gennaio 2012). Il mio lavoro sarà meno protetto, ma io sarò più protetto. Che è come dire che le mie mani, le mie gambe, il mio cuore, il mio pisello e il mio cervello saranno meno protetti, ma in compenso, oh, in compenso sarò più protetto io! Il Monti e i suoi camerati, la Fornero e il Passera, credono davvero di poter darci a bere panzane come questa? Be’, certo che lo credono: la stupidità di un individuo è sempre direttamente proporzionale alla stupidità che attribuisce ai suoi interlocutori, no?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Teppistelli naziliberisti": lo Scalfari contro la signora Susanna Camusso.Per la serie "Teppistelli naziliberisti": lo Scalfari contro la signora Susanna Camusso.

Per la serie Teppistelli naziliberisti: lo Scalfari contro la signora Susanna Camusso.

 

Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana): La politica salariale nei prossimi anni dovrà essere molto contenuta e il meccanismo della cassa integrazione dovrà essere rivisto da cima a fondo. Non possiamo più obbligare le aziende a trattenere un numero di lavoratori che supera le loro possibilità produttive, né possiamo continuare a pretendere che la cassa integrazione assista in via permanente i lavoratori eccedenti. La cassa può assistere i lavoratori per un anno e non oltre salvo casi eccezionalissimi che devono essere esaminati dalle commissioni regionali di collocamento. Insomma, mobilità effettiva della manodopera e fine del sistema del lavoro assistito in permanenza. Si tratta d’una svolta di fondo. Dal 1969 in poi il sindacato ha puntato le sue carte sulla rigidità della forza-lavoro, ma ora ci siamo resi conto che un sistema economico aperto non sopporta variabili indipendenti. I capitalisti sostengono che il profitto è una variabile indipendente. I lavoratori e il sindacato, quasi per ritorsione, hanno sostenuto che il salario e la forza-lavoro sono variabili indipendenti. Sono sciocchezze perché in un’economia aperta le variabili sono tutte dipendenti una dall’altra. Se il livello salariale è troppo elevato rispetto alla produttività, il livello dell’occupazione tenderà a scendere e la disoccupazione aumenterà perché le nuove leve non troveranno sbocco. Naturalmente non possiamo abbandonare i licenziati al loro destino. Il salto che si fa ammettendo il principio del licenziamento degli esuberi e limitando l’assistenza della cassa integrazione a un anno è enorme ed è interesse generale quello di non rendere drammatica ed espolosiva questa situazione sociale. Perciò dobbiamo tutelare con precedenza assoluta i lavoratori licenziati. Alla base di tutto però c’è il problema dello sviluppo. Se l’economia ristagna o retrocede la situazione sociale può diventare insostenibile. La sola soluzione è la ripresa dello sviluppo. Quando si deve rinunciare al proprio “particulare” in vista di obiettivi nobili ma che in concreto impongono sacrifici, ci vuole una dose molto elevata di coscienza politica e di classe. Si è parlato molto, da parte della borghesia italiana, del guaio che in Italia ci sia un sindacato di classe. Ebbene, se non ci fosse un’alta coscienza di classe, discorsi come questo sarebbero improponibili. Abbiamo detto che la soluzione delle presenti difficoltà e il riassorbimento della disoccupazione sta tutto nell’avviare un’intensa fase di sviluppo. Per collaborare a questo obiettivo noi chiamiamo la classe operaia ad un programma di sacrifici, ad un grande progreamma di solidarietà nazionale (...) Debbo a questo punto avvertire i lettori che il testo che hanno fin qui letto non l’ho scritto io e tanto meno il ministro Elsa Fornero, anche se probabilmente ne condivide la sostanza. Si tratta invece d’una lunga intervista da me scritta praticamente sotto dettatura di Luciano Lama, allora segretario generale della Cgil. Era il gennaio del 1978... (La Repubblica, domenica 29 gennaio 2012). Corsi e ricorsi: le parole di un imbecille storico riciclate da un non meno storico provocatore. Nel merito: poiché il Lavoro è Umano, non può essere separato da Noi più di quanto ci si possano strappare le gambe; ed è perciò, sempre e comunque, proprio una variabile indipendente. Dalla quale le altre variabili dipendono a tal punto, che ogni tentativo di capovolgere la relazione, cioè di degradare l’Umano da loro fine a loro mezzo, non può che condurre l’intero processo produttivo a una più o meno rapida estinzione. E il profitto? Il profitto è un prodotto umano, e non ― come il lavoro ― una parte integrante dell’Essere umano. Il profitto dipende dal Lavoro, mentre il Lavoro non dipende da alcunché: il Lavoro è umano. Si obietterà: non si nasce lavorando, dunque il Lavoro si acquisisce, viene dopo. Ovvio: siamo Umani in quanto dotati (dalla nostra storia evolutiva) d’immaginazione, non in quanto lavoratori. Ma è proprio l’immaginazione che rende Lavoro, in noi, ciò che negli altri animali è solo lotta e fatica brutale per la sopravvivenza. Mentre ciò che il Lavoro utilizza e che dal Lavoro scaturisce, merci, salari, profitti, e i rapporti fra essi, non sono che oggetti, né più né meno che la pallina di escrementi che lo scarabeo stercorario spinge pian pianino fino alla tana. La verità dunque è l’opposto di quel che il provocatore storico fa dire allo storico imbecille: sono stati gli ultimi trent’anni di guerra globale nazista per far del Lavoro una variabile dipendente, a inceppare il processo produttivo (cioè a far impazzire il rapporto interumano che al processo produttivo dà luogo) e a precipitare il mondo nella Crisi. Dalla quale gli Scalfari, sgherri cosiddetti intellettuali delle tirannie finanziarie naziste, riecheggiando e riciclando storici imbecilli predicano ora la fuoruscita attraverso i sacrifici, il compromesso storico e la solidarietà nazionale. Che sono idee così stupide ― come predicar la guarigione attraverso la preghiera e gli esorcismi, e infatti ci hanno consegnati, legati mani e piedi, a un governo che oltre che nazifinanziario è anche vaticano ― che se non rischiassero di farci morire di stenti ci farebbero morire dal ridere.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Corsi e ricorsi storici": il maresciallo Petain-Sarkozy, a sinistra, con il fuehrer Hitler-Merkel.Per la serie "Corsi e ricorsi storici": il maresciallo Petain-Sarkozy, a sinistra, con il fuehrer Hitler-Merkel.

Per la serie Corsi e ricorsi storici: il maresciallo Petain-Sarkozy, a sinistra, con il führer Hitler-Merkel.

 

Angela Merkel e Nicolas Sarkozy: Secondo il Financial Times, la Germania ha chiesto che le autorità elleniche vengano sostanzialmente commissariate dall’Unione europea per quanto riguarda la spesa pubblica e l’attuazione delle manovre di risanamento, negoziate con l’Unione in cambio degli aiuti. Si tratterebbe di una revoca di sovranità nazionale senza precedenti nella storia dell’Europa unita. La sovranità, secondo la bozza di proposta ufficiosa inviata a Bruxelles, andrebbe affidata a un commissario europeo... Intanto, con una decisione che apre un fitto dibattito e vive polemiche, Angela Merkel ha annunciato di voler provare a essere lei l’asso nella manica elettorale del presidente francese, Nicolas Sarkozy. Merkel infatti parteciperà alla campagna per le presidenziali francesi, il cui voto di primo turno si terrà il 22 aprile, in comizi con Sarkozy e per Sarkozy. “Secondo noi è lui l’uomo giusto all’Eliseo, il socialista Hollande renderebbe più difficile la cooperazione europea” ha detto ieri il segretario generale della Cdu (il partito della cancelliera) Hermann Gröhe. (La Repubblica, domenica 29 gennaio 2012).

 

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