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Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

La Terra vista da Anticoli Corrado

nel novembre del 2012

 

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Fuori uno, ora tocca agli altri!...

Fuori uno, ora tocca agli altri!... Fagli vedere chi sei, compagno Bersani! (Clicca sull'immagine, compagno Bersani, se vuoi vederla al meglio!)

Fagli vedere chi sei, compagno Bersani!

(Clicca sull’immagine, compagno Bersani, se vuoi vederla al meglio!)

Solo parole? Può darsi. Ma in un Paese come il nostro, e con una Sinistra come la nostra, avere il coraggio di pronunciarle è molto. Non “osarono” dichiararsi non credenti né Palmiro Togliatti, né Luigi Longo, né Enrico Berlinguer, né Alessandro Natta, né Achille Occhetto, né Massimo D’Alema, né Piero Fassino, né Walter Veltroni (né altri cattocomunisti meno dannosi di loro che ometto qui di citare). Il solo precedente è quello (e scusate se è poco) di Antonio Gramsci: dopo il quale, e sepolto il quale fra mille onori fasulli e ben poco autentico rispetto, la “tradizione” comunista e postcomunista è stata tutta, in realtà, cattocomunista. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Domenica ogni voto per Bersani è importante per tutti, ma per te il voto più importante di tutti è il tuo.

Domenica ogni voto per Bersani è importante per tutti,

ma per te nessun voto è più importante del tuo!

La vittoria di Bersani è una garanzia per il futuro del Paese?

No. Garantire qualcosa è impossibile, e Bersani non fa eccezione.

La sua vittoria, semplicemente, è l’ultima speranza.

1. L’ultima speranza di contrastare la deriva a destra

e la disperazione nichilista da cui parte della Sinistra è presa,

e di cui sono dolorose manifestazioni, benché tra loro diverse,

il non voto, il voto a Renzi e il crescente consenso per Grillo.

2. L’ultima speranza di impedire il trionfo, sull’Italia

e sull’Europa, di un nemico che può rivelarsi peggiore

del fascismo e del nazismo: le tirannie finanziarie globali.

3. L’ultima speranza di strappare ai loro artigli il futuro

dei giovani, le nostre scuole, i nostri ospedali, la nostra cultura

e tutto ciò che rende umana la vita e degna di essere vissuta.

La speranza sarà di nuovo delusa? È possibile. Forse probabile.

Ma è l’ultima! Non toglierla a te stessa/o proprio tu!

www.primarieitaliabenecomune.it   www.tuttixbersani.it   www.bersani2013.it

 

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Venerdì 30 novembre 2012. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Venerdì 30 novembre 2012. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Turbare le attività di voto? L’unico precedente è Mussolini.

Turbare le attività di voto? L'unico precedente sono le aggressioni delle squadracce fasciste di Mussolini nei primi anni '20 (clicca sull'immagine per ingrandirla).

Con assoluto disprezzo per le regole democratiche, il Renzi e i renzisti hanno ordinato ai loro sostenitori di destra di presentarsi in massa ai seggi e di pretendere di votare a tutti i costi. Uno di essi ha addirittura minacciato di scatenare l’inferno (La Repubblica, venerdì 29 novembre 2012). Necessaria la massima vigilanza, dunque, da parte dei compagni impegnati ai seggi, per non cadere in provocazioni e per garantire che le operazioni di voto si svolgano pacificamente. Il solo precedente storico, in Italia, di violenze (minacciate e/o effettive) contro i seggi elettorali è delle elezioni dell’aprile 1924, quando le violenze delle squadracce fasciste e i brogli da esse imposti furono denunciati dal deputato socialista Giacomo Matteotti in un coraggioso discorso, passato alla Storia, che gli costò la vita. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Berlusconi ieri, Monti oggi: i peggiori nemici della nostra salute e della nostra vita. (Fonte dei dati in tabella: La Repubblica, mercoledì 28 novembre 2012).

Fonte dei dati in tabella: La Repubblica, mercoledì 28 novembre 2012.

(Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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I Padroni dell'"Ilva" di Taranto e i loro servi berluscisti e montisti. Contro la Salute e il Lavoro dei Cittadini.

(Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Costituzione della Repubblica, articolo 41: "L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali".

(Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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L’uomo è una bestia? O è una bestia il Serra?

(Da La Repubblica di martedì 27 novembre 2012). Qualche anima bella, di quando in quando, si estasia dinanzi a questo o quello scritto di Michele Serra. Se ne facciano una ragione: per il Serra siamo tutti bestie. Anzi: brutte bestie. Anzi: bestie peggiori delle bestie, venute dal saccheggio e dallo stupro. L’umanità non esiste, non è vera, non è natura, è solo quel poco di civilizzazione che siamo stati capaci di mettere in moto. Cioè è finta, è una penosa, grottesca pantomima da scimpanzè ammaestrati. Anzi: da brutti scimpanzè ammaestrati. Anzi: da scimpanzè peggiori degli scimpanzè. Povero Serra: che gente avrà frequentato, per farsi un’idea così orribile di loro, di sé e di tutti quanti? Possibile che lo Scalfari, da solo, sia riuscito a portarlo a un tale livello di disperazione? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Grillo, gentilmente, mi faccia sapere se sono pazzo o morto...

Grillo, gentilmente, mi faccia sapere se sono pazzo o morto...

Il Grillo Beppe sulle primarie del centrosinistra scrive: Le secondarie, terziarie, nullarie del pdmenoelle di questa domenica di novembre 2013, data che verrà ricordata come ennesimo giorno dei morti della Seconda Repubblica, sono una rappresentazione senza contenuti, un’autocelebrazione di comparse, un grottesco viaggio nella pazzia come nell’opera satirica medioevale di Sebastian Brandt che ispirò Michel Foucault. (Citato da L’Unità di lunedì 26 novembre 2012). Indeciso, Grillo Beppe? Allora si decida, per favore, e alla svelta. Io e i tre milioni di Donne, Uomini, Ragazze e Ragazzi italiani che abbiamo votato alle primarie vorremmo sapere se siamo morti o pazzi. Capirà, Grillo Beppe, che per noi fa differenza: se deciderà che siamo morti, infatti, ci prepareremo a esser sepolti in fretta e furia in terra sconsacrata, nel caso che lei diventasse presidente del Consiglio; se deciderà per pazzi, invece, potremmo sperare di esser messi (per l’appunto) tutti quanti su una nave di pazzi e mandati alla ventura sul mare: a rischio di lasciarci la pelle, è vero, ma anche di riuscire a sbarcare in un altro Paese: uno qualsiasi, perfino la Caienna sarebbe più felice dell’Italia, se la governasse un individuo che è capace di chiamar morti e pazzi, in un colpo solo, tre milioni di Donne, Uomini, Ragazze e Ragazzi italiani “colpevoli”... di che cosa? Di essere andati a votare? Morti e pazzi per aver votato? Ma si rende conto di quello che dice, Grillo Beppe?. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Il "pensiero" dell'estremista di destra Monti Mario sui Bambini, i Ragazzi, la loro Scuola e i loro Insegnanti.

Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pidì e i casinisti hanno consegnato l’Italia): In alcune sfere del personale della scuola c’è grande spirito conservatore e grande indisponibilità a fare anche due ore in più la settimana, avrebbero permesso di liberare risorse per fare politiche didattiche. Non esiste il mito bontà-durezza, gli studenti fanno bene a manifestare il loro dissenso, ma i corporativismi spesso usano i giovani per perpetuarsi, per non adeguarsi a un mondo più moderno. (La Repubblica, martedì 27 novembre 2012). Agli insegnanti si vogliono imporre sei ore in più (non due) di lavoro gratuito senza contratto, cioè di lavoro da schiavi. E non per fare politiche didattiche, ma per licenziare altri ventimila docenti, mettere in mezzo a una strada le loro famiglie e demoralizzare ancora di più i superstiti, a ulteriore detrimento della qualità della didattica. I bambini e i ragazzi non ne avrebbero avuto alcun vantaggio, loro e le famiglie lo sanno bene: da anni i governi finto-sinistri, e berluscisti, e ora napolitano-montisti, li derubano e li ingannano e li disprezzano, ormai anche le pietre delle scuole in rovina hanno capito con chi hanno a che fare. Il Monti è forse così sciocco da non sapere tutto ciò? O lo sa benissimo e mente senza vergogna? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: Rain man, di Barry Levinson.

"Rain man", di Barry Levinson (1988).

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

Il viaggio di Charlie con e verso Raymond è, in realtà, il viaggio di Charlie dentro di sé, per andare a scoprirvi qualcosa che non è una malattia del corpo, ma della mente, e che lo ha così distrutto che egli neanche sa di essere malato: la sua anaffettività, il suo non esser più capace, come lo era da bambino, di provare alcun sentimento per un altro essere umano. A parte, di quando in quando, un fastidio più o meno acuto e rabbioso nei confronti di chi tenta di avvicinarsi a lui più di quanto è “normalmente” ammesso dalle regole che delimitano le relazioni degli uomini e delle donne come Charlie, che si son resi “forti”, “efficienti” e “di successo” rendendosi irraggiungibili dagli altri e prigionieri di sé stessi. Naturalmente non è necessario spostarsi fisicamente da un luogo all’altro, per compiere un viaggio dentro di sé. Però è così che queste “avventure interiori”, da tempo immemorabile, sono narrate nei poemi, nei romanzi e oggi nei film: come viaggi veri e propri. Forse perché altrimenti sarebbero molto più difficili da raccontare o da rappresentare? Anche. Ma soprattutto perché un viaggio, portando il protagonista in luoghi lontani o vicini, ma comunque diversi da quelli conosciuti, ben raffigura il solo vero percorso che ognuno compie nel corso della vita: il proprio cambiamento, in meglio o in peggio... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie Facce che si smascherano a vicenda: il Gentiloni e il Renzi.

 

Paolo Gentiloni: Ora esistono due campi: quello di Bersani e quello di Renzi. Non solo. Il risultato del primo turno delle primarie impone una specie di coppia di fatto, un ticket di fatto: è doveroso che, chiunque vinca, Bersani e Renzi lavorino insieme. Un Pd che non avesse più le due facce tornerebbe alle percentuali del luglio scorso, del 25/26%, mentre ora è sopra il 32% nei sondaggi. (La Repubblica, martedì 27 novembre 2012). Il piano B del Renzi e dei renzisti: se vinco vinco, e se perdo vinco lo stesso perché mi faccio portare al governo da Bersani e lo condiziono pesantemente. Bel ragionamento. Anziché da una mente umana, sembra uscito dal codice genetico di un virus... Possibile che il Renzi e i renzisti si stimino così poco? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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I rapimenti di bambini messi in atto dalle dittature fasciste sudamericane furono preceduti, talvolta ancor prima che esse fossero instaurate, da campagne di propaganda di estrema destra contro i genitori "comunisti" accusati di avvelenare le menti dei figli.

I rapimenti di bambini messi in atto dalle dittature fasciste sudamericane furono preceduti, talvolta ancor prima che esse fossero instaurate, da campagne di propaganda di estrema destra contro i genitori "comunisti" accusati di avvelenare le menti dei figli.

Portare i figli minorenni alle manifestazioni contro l’Alta velocità può costare una convocazione nell’ufficio degli assistenti sociali. Succede in Val di Susa, dove qualche giorno fa il postino ha consegnato a tre famiglie No Tav una lettera dell’assistente sociale Paola Bertolini del Servizio sociale di Avigliana. Piero Genovese, presidente del Consorzio dei servizi sociali della Val Susa, sottolinea: “Gli assistenti devono attenersi alla richiesta del tribunale dei minori. Si tratta di una fase istruttoria in cui si deve capire se il minore vive in un contesto famigliare in cui possano venirgli trasmessi concetti che lo spingano all’illegalità”. Annamaria Baldelli, procuratore capo dei Minori a Torino, conferma: “A noi preme soprattutto la salvaguardia dei ragazzi”. (La Repubblica, domenica 25 novembre 2012). I rapimenti di bambini messi in atto dalle dittature fasciste sudamericane furono preceduti, talvolta ancor prima che esse fossero instaurate, da campagne di propaganda di estrema destra contro i genitori “comunisti” accusati di avvelenare le menti dei figli. Sequestrare i bambini “per il loro bene”, del resto, (e in particolare i bambini ebrei) è stata per secoli una pratica della Chiesa cattolica, che di tutti i fascismi è madre e maestra. Spesso a fini pedofili. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Fascisti della prima e dell'ultima ora": lo Scalfari Eugenio con la mamma Gina e col nipotino Renzi Matteo.

Per la serie Fascisti della prima e dell’ultima ora: lo Scalfari Eugenio con la mamma Gina e col nipotino Renzi Matteo.

 

Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana per conto delle tirannie finanziarie globali): La risposta degli arrabbiati (che sono molti e non solo in Italia) è purtroppo inconsistente: i bisogni sociali non possono dipendere dai mercati, dicono, il lavoro non è una variabile dipendente, la dittatura dello spread è una menzogna che va denunciata, un totem che va abbattuto ristabilendo la verità. È così? No, non è così. Lo spread è semplicemente un numero differenziale rappresentativo della fiducia con la quale è misurato il valore dei titoli di Stato. (...) È curioso che queste elementari verità debbano essere costantemente ricordate ed è curioso che una parte crescente di persone e di forze politiche continuino a predicare che bisogna liberarsi dalla dittatura dello spread e dei mercati. (...) Dispiace che la Cgil non si sia data carico del tema della produttività e ripeta sulle piazze le consuete giaculatorie contro i mercati e contro lo spread. Se la Camusso non comprende la questione, la studi; se l’ha compresa non faccia demagogia; se è condizionata dalla Fiom abbia il coraggio di liberarsene e ne spieghi le ragioni. (...) Io non sono di centro e neppure di sinistra. Perciò voterò un candidato di centrosinistra cioè Pierluigi Bersani. E non credo di sbagliare. (La Repubblica, domenica 25 novembre 2012). Inventa demagoghi inesistenti, di comodo, contro i quali gli è facile polemizzare (per altro banalmente) attribuendo loro ideuzze che perfino un demagogo vero si vergognerebbe di produrre. Poi insulta la signora Susanna Camusso (chiamandola la Camusso) e con lei insulta i milioni di Italiani che la stimano. Poi dice che lui alle primarie del centrosinistra vota Bersani e non crede di sbagliare. Lo scopo è evidente: lo Scalfari cerca di disgustare gli elettori di sinistra dal votarlo insinuando nelle loro menti il dubbio che Bersani la pensi come lui. In realtà lo Scalfari vota Renzi, e se non è così lo sfido a mettere la croce sul nome di Bersani davanti a tutti come ho fatto io, oggi, in piazza delle Ville ad Anticoli Corrado. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Il miglior lacchè del papa": il Monti Mario mentre cerca di uniformarsi al Ratzinger Joseph. Senza offesa per i cani.

Per la serie "Il miglior lacchè del papa": il Monti Mario mentre cerca di uniformarsi al Ratzinger Joseph. Senza offesa per i cani.

Per la serie Il miglior lacchè del papa: il Monti Mario mentre cerca di uniformarsi al Ratzinger Joseph. Senza offesa per i cani.

 

Il governo “grazia” la Chiesa sull’Imu per gli immobili appartenenti ai beni del Vaticano. Il regolamento di applicazione della nuova imposta, che per molti italiani ha rappresentato una stangata, prevede infatti una miniImu per scuole e cliniche della Chiesa, due attività certamente profittevoli. E per gli istituti dove l’attività didattica è gratuita (hahahaha, e le merendine e le attività pomeridiane costano migliaia di euro, n.d.r.) viene prevista la esenzione completa dal nuovo tributo. In questo modo sono state disattese le richieste della Ue. E non si è tenuto conto dei due pareri negativi del Consiglio di Stato. (La Repubblica, domenica 25 novembre 2011). Finalmente le Camere approvano una legge che prevede uguaglianza sull’Imu. L’Europa apprezza e ferma la procedura sanzionatoria. Ma il governo che fa? Si autoattribuisce con un codicillo una delega per ridare alla Chiesa il regalo indebito che le Camere finalmente avevano tolto. Ora quel decreto legge è all’esame del Senato per la conversione. Se ci fosse un rigurgito di dignità dei partiti dovrebbero loro far saltare il codicillo invalidando con esso le norme regolamentari che recano l’incredibile ampia esenzione e che l’esecutivo si è affrettato a mandare in Gazzetta volendo all’evidenza far leva sul fatto compiuto. Sogniamo ad occhi aperti un finale inaspettato. I partiti spreconi e clientelari che in un rigurgito di dignità tirano le orecchie al governo del rigore pescato su uno scivolone di spreco e disuguaglianza. (Gianluigi Pellegrino, ibidem). Affinché sia chiaro a tutti che la Chiesa cattolica è in realtà una tirannia finanziaria fascista (e talora pedofila) globale, visto che i suoi servi servono anche le tirannie finanziarie naziste adoratrici del denaro. Criminali contro l’Umanità entrambe, e criminali contro l’Umanità i loro lacchè. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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C'è poco da ridere in quello che fai, Profumo Francesco. Anche se Monti e Ratzinger ti hanno fatto gli gnocchi.

(su) Francesco Profumo (estremista di destra addetto dai napolitano-montisti alla Soluzione Finale del problema dei Bambini e dei Ragazzi italiani per il sistema finanziario globale): In Europa si spende il 2,1% del Pil in ricerca (il 2,2 in Francia, il 2,8 in Germania). Dalla crisi si esce solo favorendo l’innovazione e investendo nel capitale delle intelligenze. Ma le risorse per ricerca e sviluppo in Italia sono l’1,26% del Pil. Da noi ci si illude che tagliando l’istruzione in ogni settore, risparmiando sui precari e le infrastrutture, il Paese avanzi lo stesso. È un errore gravissimo: l’eccellenza non può reggersi sui pochi sopravvissuti a una competizione social-darwiniana. (...) LItalia ha 3,7 ricercatori ogni 100 persone, contro una media Ocse del 7,6, e in quattro anni i docenti sono dimuiti del 10%. La qualità della formazione ne ha già risentito pesantemente. Se a questo si aggiunge che la copertura delle borse di studio in alcune regioni del Sud non arriva al 50% abbiamo un combinato micidiale. (...) Non si vuole assegnare all’università il ruolo che altrove nel mondo industrializzato le compete? Non si vuole favorire il ricambio dei giovani ricercatori? Niente diritti per gli studenti? E allora insieme agli atenei si fermerà l’Italia intera. Una responsabilità inaudita graverà sulle spalle dei tecnici. (Marco Mancini, presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, su La Repubblica di domenica 25 novembre 2012). E il Profumo intanto disonora il riso, esclusiva caratteristica umana, continuando a ridere pur mentre contro l’Umanità collabora ai crimini delle tirannie finanziarie globali. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Che ha da dire il Baricco Alessandro sul Renzi Matteo? Un 25 di fantasticherie anche graziose (alla Baricco, cioè) ma senza alcun rapporto con la realtà, cioè col vero Renzi; più un 25 di furbate; più un 25 di balle; più un 25 di vuoto pneumatico. Cioè niente, come al solito. Ma il niente, quando esce dalla (sedicente) "arte" ed entra in politica, mette paura.

Che ha da dire il Baricco Alessandro sul Renzi Matteo? Un 25% di fantasticherie anche graziose (alla Baricco, cioè) ma senza alcun rapporto con la realtà, cioè col vero Renzi; più un 25% di furbate; più un 25% di balle; più un 25% di vuoto pneumatico. Cioè niente, come al solito. Ma il niente, quando esce dal mondo della (sedicente) “arte” ed entra in politica, mette paura. Ecco qualche esempio, tratto dalla sua ode di sabato 24 novembre 2012 su La Repubblica. Esempio di fantasticheria: Saltare passaggi, accelerare, aggirare l’apparato e, con coraggio, rischiare (...) porta Renzi ad essere, istantaneamente, la punta di un iceberg enorme: tutta quell’Italia che, a tutti i livelli, dal piccolo ufficio pubblico al campo aperto del lavoro e della competizione, è stata stoppata dagli apparati o che è riuscita ad emergere non grazie alla vischiosità del sistema, ma nonostante quella. Bello, eh? Peccato che è accaduto su un altro pianeta. Sulla Terra, infatti, il Renzi è un omuncolo che deve all’apparato di partito tutta la propria fortuna. Anzi: agli apparati di due partiti, se è vero che sulla sua ascesa a sindaco di Firenze pesa il sospetto che sia stata favorita dal Pidièlle e in particolare dal Verdini Denis. Esempio di furbata: Meno di sinistra Renzi sembra quando allinea idee e soluzioni: ma lì io sono rimasto a uno splendida domanda di Chiamparino: privatizzare un’azienda municipalizzata e con quei soldi aprire degli asili nido è di sinistra o di destra? Dato che non c’è una risposta, mi sono abituato a pensare che al di là delle etichette ci sono soluzioni che migliorano la vita dei cittadini e altre che non lo fanno: il resto è un lusso poetico che non ci possiamo più permettere. La furbata, in questo caso (ma l’articolo ne è pieno) consiste nel tentare di farci credere che i privatizzatori aprano asili nido, anziché arricchire le tirannie finanziarie. Peccato che ciò accade solo su Marte: sulla Terra, i privatizzatori come il Chiamparino e il Renzi lasciano gli asili nido senza carta igienica, li strangolano lentamente a furia di tagli e alla fine li chiudono. (Lussi poetici che non possiamo più permetterci? L’unico lusso, qui, è quello che si concede il Baricco esprimendo così poeticamente” “contenuti” del tutto equivalenti al berluscista con la cultura non si mangia”. Esempio di balla: Siamo gente a cui andava benissimo Rutelli, che si è buscata Franceschini, e adesso ci lasciamo fermare dal fatto che Renzi era un capo scout? Se non ci va giù l’arroganza, come mai siamo sopravvissuti a D’Alema? Com’è che i finanzieri non li vogliamo ma i capitani coraggiosi della scalata alla Telecom ci andavano benissimo? Qui il Baricco finge di non capire che in questi anni siamo tutti purtroppo dovuti crescere, noi, la Sinistra vera mille volte ingannata e tradita, e per questo non è più così facile menarci per il naso con gli specchietti per le allodole come il Renzi, che per l’ennesima volta vorrebbe papparsi i nostri voti per continuare a far le cose di destra che ci hanno condotto fin sull’orlo dell’abisso. Sì: il Baricco finge di non capirlo, poiché non è così tonto da non capirlo davvero, quindi io dico che racconta balle. Quelle che non è capace di raccontare, invece, nei suoi “capolavori” letterari del tutto privi di immaginazione. Esempio di vuoto e, nel vuoto, di spifferi gelidi che fanno paura: Per quel che ci capisco io, possono solo accadere due cose: che la si prenda per una liturgia democratica di un partito democratico, e allora passa Bersani e il quieto vivere; oppure l’Italia che non ne può più esce di casa, e fa un improvviso e memorabile outing, chiarendo a sé stessa e agli altri che ha la voglia e la forza di ribaltare questo Paese: e allora si va al ballottaggio tra Vendola e Renzi. Come vi suona la contrapposizione della liturgia democratica alla voglia e alla forza di ribaltare il Paese? Per me è estetismo fascista. Mi ricorda il linguaggio immaginifico” (nero, in realtà, dimmagini distrutte) che Mussolini copiava da D’Annunzio. Ma poiché chiamar D’Annunzio il Baricco è fargli soverchia grazia, dirò che il Renzi, con lui, ha trovato (se vince) il suo Goebbels. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Obama giudice, giuria e boia

Obama giudice, giuria e boia

Da Internazionale di venerdì 23 novembre 2012, qualche brano di un articolo di Greg Miller sul Washington Post: Ci stiamo avvicinando a un traguardo particolarmente significativo: secondo alcune stime, il numero di miliziani e civili uccisi dai droni negli ultimi dieci anni raggiungerà presto quota tremila, superando il numero delle vittime degli attacchi dell’11 settembre. (...) Negli ultimi tempi, l’amministrazione Obama ha cercato di trovare una base giuridica per queste nuove tattiche militari. I funzionari del governo hanno citato spesso i presupposti giuridici dell’antiterrorismo, inclusa l’autorizzazione del Congresso all’uso della forza militare dopo gli attacchi dell’11 settembre e il diritto della nazione all’autodifesa. Ma secondo alcuni queste giustificazioni sono sempre più deboli davanti a una campagna di attacchi con i droni che si sta intensificando e i cui obiettivi superano ormai abbondantemente il ristretto gruppo di cellule di Al Qaeda responsabili degli attacchi del 2001 a New York e a Washington. In molti sottolineano che ancora oggi l’amministrazione non ha ammesso il coinvolgimento della Cia né ha confermato l’identità delle persone eliminate. La legittimità di alcuni attacchi (come quelli che nel 2011 hanno ucciso in Yemen l’agente di Al Qaeda, ma nato negli Stati Uniti, Anwar al Awlaki e suo figlio di 16 anni - clicca qui per vedere una foto del ragazzo da vivo) è oggi in discussione. (...) Oggi gli omicidi mirati sono una consuetudine, tanto che l’amministrazione Obama ha passato buona parte del 2011 a cercare di migliorare l’intero processo su cui si basa questa strategia. (...) L’amministrazione Obama è stata la prima a usare l’omicidio mirato su larga scala, ma i funzionari di Washington sono convinti di aver adottato un approccio talmente solido dal punto di vista burocratico, giuridico e morale che sarà mantenuto anche in futuro. Durante la campagna per le elezioni presidenziali, il candidato repubblicano Mitt Romney ha lasciato intendere che in caso di vittoria non avrebbe cambiato strategia. (...) Oggi molti funzionari difendono la linea del governo, ma ammettono che i terroristi nel mirino dei droni sono sempre meno importanti: “Il numero quattro dell’attuale lista dei bersagli è pericoloso come il numero quattro di sette anni fa? Forse no,” mi ha spiegato un ex funzionario dell’antiterrorismo coinvolto nelle operazioni fino all’inizio del 2012. “Ma questo non significa che non sia una minaccia”. Sempre contento che il destro Obama abbia sconfitto l’ultradestro Romney? Certamente, come ripeteva con ossessiva monotonia lo scorreggione obeso della Cinico Tv di Ciprì e Maresco: certamente. Son contento di essere ancora vivo, e contento che questa mia assurda contentezza mi renda meno facilmente individuabile, da qualche passacarte della Cia, come un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti. Ma non così contento da non domandarmi, tra un festeggiamento e l’altro per la splendida vittoria di Obama e del partito democratico americano, come si concilii con la Costituzione degli Stati Uniti e con i Diritti umani fondamentali il fatto che a Washington vi sia un “tribunale” che condanna a morte senza processo e senza aver ascoltato gli imputati neanche per un istante. E come sia possibile che tale “tribunale” (così grottesco che si sarebbe rifiutata di presiederlo anche la Regina delle carte da gioco di Alice nel Paese delle meraviglie) si componga di un unico individuo, il signor Obama Barack, che è al tempo stesso giudice, giuria e boia. E, se è vero che gli assassinati senza processo diventano sempre meno importanti, come candidamente ha ammesso quel funzionario, quanto manchi al giorno in cui perfino alla pubblicazione di un post come questo potrà conseguire la visitina di un drone. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Obama giudice, giuria e boia

 

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Per la serie "Famosi maggiordomi": il Bonanni ritratto come merita dai partecipanti a una manifestazione della Fiom (cliccala per ingrandirla).

Per la serie Famosi maggiordomi: il Bonanni ritratto come merita dai partecipanti a una manifestazione della Fiom (cliccala per ingrandirla).

 

Sulla Confindustria dello Squinzi, la Cisl del Bonanni, la Uil dell’Angeletti e altre entità del tutto padronali e per niente sindacali: Le parti sociali hanno firmato un’intesa sulla produttività. Ma nel lungo elenco di firme (Abi, Ania, Confindustria, Lega delle cooperative, Rete imprese Italia, Cisl, Uil e Ugl) non c’è il sindacato di Susanna Camusso. L’intesa sulla produttività, ha spiegato la Camusso, “è coerente con la politica del governo che scarica sui lavoratori i costi e le scelte per uscire dalla crisi. Si è persa un’occasione”. Di più: “Il documento non rappresenta una soluzione ai problemi” ed “è un altro intervento che accelera la recessione del Paese”. Il punto più critico è rappresentato dal fatto che le nuove regole sono destinate ad “abbassare i salari reali”. “Il governo,” ha affermato la Camusso, “scarica sul lavoro i costi della crisi abbassando i redditi da lavoro”. (...) Gli aumenti retributivi con i prossimi contratti nazionali potrebbero essere anche inferiori all’indice Ipca (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo ma depurato dei prezzi petroliferi)... Una parte degli aumenti potrà essere collegata al raggiungimento in azienda di obiettivi di produttività... In questo modo i minimi della categoria potrebbero non essere più uguali per tutti... Le parti (imprese e sindacati) potranno definire nuovi orari ma anche cambiare le mansioni di un lavoratore e, di conseguenza, ridurgli la retribuzione... Con lo stesso schema potrebbe essere superato il divieto di videosorveglianza sui lavoratori introdotto con lo Statuto dei lavoratori del 1970... Sostanzialmente, sembra riproporsi lo schema dell’articolo 8 che l’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, introdusse, su richiesta della Fiat, per consentire ai contratti di lavoro di derogare alle disposizioni di legge. (La Repubblica, giovedì 22 novembre 2012). Finti sindacati venduti ai governi di destra (Berlusconi) e di estrema destra (Monti) e alleati dei padroni contro i Diritti umani e la Dignità dei Lavoratori. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Mario Monti (estremista di destra che ha ridotto la presidenza del Consiglio della Repubblica italiana a stanza della servitù delle tirannie finanziarie globali): Ad un anno dal mio insediamento, la situazione dell’Europa e dell’euro è notevolmente migliorata, in particolare da questa estate... L’Italia ha imboccato una strada proficua e promettente. E se si rimette in carreggiata l’Italia, reduce da un ritardo di 10-15 anni, ha un potenziale di crescita maggiore rispetto agli altri Paesi... Ma non posso garantire per il futuro... Credo che chiunque abbia in mnete un impegno futuro, chiunque governerà, deve avere come obiettivo quello di continuare a garantire crescita, giustizia, lotta a corruzione e evasione. (La Repubblica, lunedì 19 novembre 2012).

 

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Permetteremo alla Merkel e ai montisti italiani di fare della Grecia la Palestina d'Europa?

Niente riscaldamento. In classe si va con giacconi pesanti, guanti e cappello, salvo in un’unica scuola dove un ingegnoso professore ha montato una caldaia a legna. La Grecia chiama, messa in ginocchio da quattro anni di sacrifici e tagli. L’Europa, per ora, non risponde. E l’ennesimo rinvio dell’Eurogruppo alla tranche di aiuti da 31 miliardi è piovuta ieri come una doccia fredda su un Paese finito da tempo (i bambini di Kastorio ne sanno qualcosa) in default sociale. La cura lacrime e sangue della Troika, dati alla mano, non ha funzionato: Atene ha varato manovre per 73 miliardi (il 35% del Pil, come se l’Italia avesse fatto Finanziarie per 600 miliardi) in quattro anni. “Due settimane fa abbiamo approvato una stangata che metterà in strada 20.000 dipendenti pubblici, sforbicerà stipendi già ridotti del 30% e darà ai nostri creditori la supervisione di privatizzazioni e banche, manco fossimo alla neo-occupazione tedesca” si lamenta il sindacalista Themis Balassopoulos. Risultato: un disastro. Il Pil è calato del 20% in termini reali in quattro anni, la disoccupazione è triplicata al 25,1% (schizzando al 58% per i giovani tra i 18 e i 25 anni) e il rapporto debito-Pil, malgrado il taglio del 70% imposto ai creditori privati, vola verso la stratosferica cifra del 189% prevista per il 2014. (Ettore Livini, La Repubblica, giovedì 22 novembre 2012). E che ne dice il Fondo monetario internazionale (Fmi), dopo aver propagandato e imposto per decenni le politiche economiche neonaziste del neoliberismo? Si scusa per l’errore!: In un mea culpa che ha fatto molto discutere, l’Fmi, nel suo ultimo rapporto, tenta si spiegare perché le valutazioni, ad esempio nel caso greco, siano state così clamorosamente sbagliate. La spiegazione ruota intorno ad un numero (gli economisti lo chiamano moltiplicatore fiscale) che è il parametro con cui si calcola l’impatto sull’economia di una riduzione del deficit di bilancio. Nel valutare i programmi di austerità di Grecia e Portogallo, spiega il capoeconomista dell’Fmi, Olivier Blanchard, avevamo utilizzato il moltiplicatore standard: 0,5. Ovvero: per ogni 100 euro di stretta fiscale, l’economia si contrae di 50 euro. Ma abbiamo sbagliato, continua Blanchard: non avevamo tenuto conto che, con i tassi già vicini allo zero, la politica monetaria non aveva margini per compensare la stretta fiscale con credito più facile. In più, non avevamo tenuto conto che, se tutti in Europa come ora applicano l’austerità, nessuno può pensare di sostenere l’economia con le esportazioni, perché tutti comprano meno. (Federico Rampini, La Repubblica, giovedì 15 novembre 2012). Poverini: ci siamo sbagliati, dicono, scusate. Mentre la Grecia diventa la Palestina d’Europa. Per colpa e violenza omicida, intendiamoci, non solo del neoliberismo neonazista, non solo dell’Fmi, non solo della Merkel e delle varie destre e finte sinistre americane ed europee di ieri e di oggi (berluscisti compresi), ma anche dei napolitano-montisti italiani. E perfino di Hollande? Be’, l’economista francese Jean-Paul Fitoussi (altro liberista pentito, vedrete quanti ne salteranno fuori) pensa di sì. Alla domanda: “Riusciranno Monti e Hollande a ’riconvertire’ la Merkel? risponde: “Ho l’impressione che prima debbano cambiare idea loro. Hanno interiorizzato questo mantra dell’austerity. (La Repubblica, giovedì 15 novembre 2012). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Bentornato a Scuola, vescovo.

A Scuola tutti si sentono piccoli, in quel che non è essenziale. E la Scuola tutti fa sentire immensi in quel che solo lo è: in quanto Umani. Bentornato a Scuola, vescovo.

(Clicca qui per scaricare il testo in pdf. Qui per scaricarlo in word).

 

Un tempo, vescovo, la Scuola le avrebbe umilmente chiesto udienza, sarebbe caduta in ginocchio e le avrebbe rivolto supplichevoli parole. Oggi invece è stato lei a chiedere, rispettosamente (no, non umilmente: l’umiltà è finita, nel nostro Paese, il giorno in cui certi suoi predecessori dovettero rinunciare a pretenderla dai miei) di essere ricevuto a Scuola; e ad attendere, non meno rispettosamente, che una democratica assemblea, il Collegio dei docenti, a maggioranza gliene desse facoltà. Ciò è bello, vescovo, come anche lei certamente vede, ed è per me una soddisfazione per la quale la ringrazio. Una soddisfazione? Sì. Ma non solo. Quello che lei ha proposto alla Scuola, e che la Scuola a maggioranza ha accettato, è anche e soprattutto un cimento. Della cui natura non tutti gli insegnanti, forse, sono consapevoli, benché tutti senza dubbio ne intuiscano la notevole portata. Ma che io, per parte mia, son deciso a tentar di onorare anche da solo, per quanto mi è possibile. Chi sarebbe così sciocco, vescovo, da supporre che lei torni a Scuola al mero scopo di misurare i corridoi, far capolino nelle aule, annusare in cucina, salutare i bambini, i ragazzi, i docenti, i non docenti e andarsene com’è arrivato? Peggio che sciocco: pensarlo non sarebbe meno ostile, nei suoi confronti, che proporsi di chiuderle la porta in faccia lasciandola fuori al gelo; non sarebbe da insegnante; e soprattutto non sarebbe umano. No. Mai mi permetterei di parlare a nome dei colleghi o degli alunni o delle famiglie ― benché li conosca tutti abbastanza per sapere che non sono più superficiali o meno generosi del sottoscritto ― ma per me son più che certo che un vescovo, se chiede di tornare a Scuola, non può esservi indotto che da un motivo molto più serio di quello, per esempio, di rendersi simpatico ai docenti e agli alunni meno “motivati” interrompendo per una manciata di minuti le lezioni. Quale? Lo stesso, fondamentale motivo di tutti noi: lei, vescovo, secondo me, chiede di tornare a Scuola per tornare a sentirsi così piccolo da poter, con l’aiuto di essa, tornare a sentirsi immenso. E dunque eccomi qui, eminenza: per quel che posso, per quel che valgo, io non la respingo: mi dichiaro pronto a rispondere al desiderio che immagino in lei, e comincio sùbito. A Scuola, vescovo, passata la maggiore età, dunque non si va ma si torna. Perciò intitolo queste righe bentornato, non benvenuto: per non insinuare, offensivamente, che lei non ci sia mai stato. No, vescovo, si fidi: a Scuola da grandi si torna, consapevolmente o no, direttamente o indirettamente: tutti vi tornano, sempre, perché la Scuola è per la Società quel che la porta di strada è per la casa. E vi tornano, ogni volta, non come ogni giorno vanno e vengono, di qua e di là, a far mille cose più o meno essenziali, ma come in un tempio all’Essere umano. Come nel Paleolitico nella grotta Chauvet, o come Michelangelo (se avesse potuto dirlo senza rischiare una condanna a morte per eresia, o quanto meno di finire in mezzo a una strada) avrebbe voluto che si entrasse, nel Cinquecento, nella cappella Sistina: per vedere e sentir l’Universo ruotare intorno all’Umano. E riconoscere, nell’Umano, tutta la maestà ch’è solo sua. Poiché vede, vescovo: la Natura può anche schiacciarci senza vederci, come se non esistessimo (e tuttavia non potrà farlo per sempre, se l’oscurantismo e la superstizione non riusciranno a metter fine al progresso scientifico) e la Società può anche stoltamente deformarsi a mo’ di gigantesca trappola antiUmana e annullarci anch’essa, come se non fossimo mai nati (e tuttavia non potrà farlo per sempre, se i sani concetti che le sto esponendo prevarranno sui deliri con cui da qualche millennio si cerca di farci impazzire) ma noi ogni volta risorgiamo, imperterriti, e torniamo nella grotta Chauvet, o nella cappella Sistina, o in una qualsiasi Scuola, per tornare a constatare che la Natura e la Società e perfino le divinità, in tutte le epoche e in tutti i luoghi, ruotano intorno a noi: a ognuno di noi. Quanto costa la Scuola? Il mondo, vescovo, spende migliaia di miliardi all’anno “solo” per dire a ogni bambino, cioè a ognuno: “Sappi che niente, piccolo umano, è più importante di te: i regni del passato, del presente e del futuro, le arti, le scienze, la bellezza, l’amore, i pianeti, le stelle, le galassie, la vita vegetale e animale, tutto, da sempre e per sempre, non ha altro senso che quello che riceve da te”. Pensi, vescovo: migliaia di miliardi all’anno “solo” per far scoprire e sentire a ogni bambino, cioè a ognuno, che è lui, che siamo noi, l’immagine e la verità e la misura dell’Universo. Ecco perché poi, per tutta la vita, ognuno di quando in quando torna a Scuola, o desidera farlo, o almeno lo sogna ― ecco perché anche lei, vescovo, secondo me, ha chiesto di tornarvi: perché entrando o rientrando a Scuola, quali che siano l’età e il mestiere e la condizione di chi lo fa, si esce dalla menzogna di una Natura e di una Società in cui sembriamo (o ci si fa sembrare) mezzi e strumenti di altri e per altro, e si entra o si rientra nella verità del nostro essere il solo fine di tutto, e di tutti, e per tutto. Fuori dalla Scuola da millenni i re fan battere tamburi, vescovo, come scrisse Arturo Martini nel 1915 a 26 anni, e danno spettacoli di morte. Ma a Scuola i tamburi tacciono, i troni statali ed ecclesiastici si ribaltano, si esce dal mediocre e spesso mostruoso spettacolo del potere e si torna alla vita e alla realtà. Meglio: alla verità della vita e della realtà. E passo a dimostrarglielo, eminenza, per quanto so e posso. 1. A Scuola, in primo luogo, non vi è divinità che tenga come tale: tutte vi sono ammesse, e insieme a esse, alla pari, vi è ammessa l’idea che non ne esista alcuna. E là dove tutte le divinità sono ammesse, o anche nessuna, chi solo è importante e conta per sé stesso è l’Essere umano al quale tutte (o nessuna) sono rivolte. In quale altro luogo è così? Io dico: solo a Scuola, vescovo, e penso che anche lei ― come tutti, a tutte le età ― torni a Scuola per tornare a sentirsi, di quando in quando, così importante. 2. A Scuola non vi è denaro che tenga come tale, solo quel che serve ai bambini e ai ragazzi per comprarsi una merenda e un pranzo che vengono da fuori. Niente a Scuola si fa per denaro, niente a Scuola per denaro si ottiene: insegnanti e collaboratori non son pagati per farlo, come tutti sanno, ma solo ricevono simbolicamente una piccola somma (così come un tempo simbolicamente si consegnavano le chiavi di una città a chi l’aveva presa non con le armi ma con umano valore) a testimonianza dell’impossibilità (e, se anche fosse possibile, dell’inopportunità) di valutare l’incommensurabile valore che ha, per ognuno e per tutti, il loro tenere aperta, attraverso la Scuola, una via d’uscita dalle società antiUmane. 3. A Scuola, infine, non vi è potere che tenga come tale, salvo quella giocosa contraffazione di esso che è il cipiglio con cui ci rivolgiamo ai bambini e ai ragazzi che suggestionati dal mondo circostante sembrano talvolta stimare sé stessi e gli altri meno di quel che valgono, cioè meno dell’infinito: nessuno al mondo, eminenza, può dare ordini a un essere umano che la Scuola difende, perfino le democratiche leggi degli Stati son dalle Costituzioni costrette a inchinarsi, a Scuola, alla libertà e alla responsabilità degli insegnanti, e tuttavia nemmeno gli insegnanti, benché i bambini e i ragazzi siano a loro esclusivamente affidati, hanno potere alcuno contro la suprema libertà di ogni bambino e ogni ragazzo, cioè di ognuno, di non apprendere se non vuole. Senza la quale, neanche la libertà di apprendere esisterebbe. Bentornato a Scuola, vescovo: dove non si può che ritrovar sé stessi piccoli, in ciò che non è essenziale, e immensi in ciò che solo lo è: in quanto esseri umani. (Anticoli Corrado, 16 – 20 novembre 2012). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com). (Clicca qui per scaricare il testo in pdf. Qui per scaricarlo in word).

 

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Da un titolo de "L'Unità" di giovedì 22 novembre 2012. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Da un titolo de L’Unità di giovedì 22 novembre 2012. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Ma è La Repubblica o L’Osservatore romano?

Dove crede di scrivere il Tito Claudio? Su "La Repubblica" o su "L'Osservatore romano"?

Dove crede di scrivere il Tito Claudio? Su La Repubblica (di venerdì 23 novembre 2012) o su L’Osservatore romano? Domanda retorica: sul quotidiano della “santa” Sede, ovviamente. Infatti scrive papa (quello della Chiesa) con l’iniziale maiuscola, e presidente (quello della Repubblica) con la minuscola. Spieghiamogli, allora, povero Tito Claudio, che papa e presidente sono nomi comuni (sì, caro Claudio: mi dispiace che il tuo cuoricino di chierichetto ne soffra, ma anche i papi sono comuni mortali) mentre Chiesa (cattolica apostolica romana) e Repubblica (italiana) sono nomi propri. Chiaro? E adesso vai, figliolo, e non peccare più. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Intrecci non meno squallidi che mostruosi": il Profumo servo delle banche e del Vaticano intento ad avvilupparsi al Bagnasco.

Per la serie Intrecci non meno squallidi che mostruosi: il Profumo servo delle banche e del Vaticano intento ad avvilupparsi al Bagnasco.

 

(su) Francesco Profumo (estremista di destra addetto dai napolitano-montisti alla Soluzione Finale del problema dei Bambini e dei Ragazzi italiani per il sistema finanziario globale): Insegno da 15 anni in una scuola primaria. Ora, entrata in ruolo dopo un concorso, non posso più insegnare religione se non in possesso di apposita idoneità rilasciata periodicamente dalla diocesi di appartenenza. È il Concordato, bellezza, direbbe Bogart. Così ho deciso di frequentare un apposito corso. Sùbito ci sono state illustrate le novità contenute ne L’intesa per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche firmata il 18 giugno 2012 dal cardinal Bagnasco e dal ministro Profumo. Ero contenta perché avevo tutti i requisiti, poi è arrivata la sorpresa. Dopo l’annuncio di un esame (!?) finale ci viene detto che avremmo dovuto consegnare un attestato del parroco dove si dice che siamo persone coerenti con la fede professata nella piena comunione ecclesiale. Qualcuno ha obiettato, ma ci è stato risposto che il diritto canonico non transige sul punto. Trovo questa patente di buon cattolico un insulto alla Fede e al Concilio Vaticano II, oltre che illogica. Chi come me non va a messa e per di più convive non potrà averla; al suo posto verrà nominata una persona scelta dalla diocesi. (Da una lettera a La Repubblica di venerdì 23 novembre 2012). Meglio così, collega: una persona come lei avrebbe reso la religione meno ripugnante. Gli individui graditi alla diocesi faranno il contrario. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Le sciocchezze di Michela Marzano sull’uomo e la donna...

Cherubino ne "Le Nozze di Figaro", di Wolfgang Amadeus Mozart.

Cherubino ne Le Nozze di Figaro, di Wolfgang Amadeus Mozart.

 

Michela Marzano (una signora il cui mestiere, per il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, sembra da qualche tempo esser quello di dare addosso ai bambini) su La Repubblica di venerdì 23 novembre 2012 scrive: “Uomo” e “donna” si diventa, non si nasce. Il rapporto tra sesso, genere e orientamento sessuale è estremamente complesso e non esistono regole universali. (...) Sono gli adulti che dovrebbero decostruire gli stereotipi di genere, insegnare che ci sono tanti modi diversi per diventare uomini o donne e spiegare che l’orientamento sessuale non dipende dal sesso. Bene. Ispirato da queste illuminate e illuminanti parole, provo a offrire ai genitori qualche consiglio pratico (attenzione: consigli, non regole): 1. La prole umana (uso volutamente il sostantivo prole in quanto neutro riguardo al genere), finché non decide essa stessa se sarà uomo o donna, non deve mai essere definita, in sua presenza, maschile o femminile. Ai bebé (altro sostantivo neutro) che fossero così sciocchini da far domande in merito, rispondete spiegando loro che per il momento sono semplicemente esseri, che uomini o donne lo diventeranno quando vorranno e che la decisione spetta comunque solo a loro, ragion per cui dovrebbero astenersi dall’assillarvi per ottenerla da voi. 2. Finché non comincerà a manifestare chiare preferenze, la prole dev’essere abbigliata e calzata in modo né maschile né femminile (in tonaca, per esempio). 3. Per non condizionare la prole in un senso o nell’altro, astenetevi per un congruo numero di anni dal riferirvi a essa con pronomi o aggettivi di genere maschile o femminile. Anziché dire al bebè come sei bello, cocco di mamma tua, per esempio, limitatevi a un più sobrio come sei be’, coc di mamma tua. 4. Onde evitare che la prole in ancor tenera età (incontrando, al nido e alla scuola materna, la prole di genitori retrogradi e reazionari, e/o vedendo in tv i protagonisti reali o immaginari di qualche programma televisivo di stampo omofobo) giunga a conclusioni non autonome e non meditate su sé stessa, fate sparire da casa vostra tutti gli specchi e tutti gli oggetti riflettenti. Oppure negate ai bebè qualsiasi possibilità di vedere altri bebè vestiti da maschi o da femmine. 5. Se non vi sentite sicuri di non condizionarli, evitate anche di far capire alla prole se voi stessi, i genitori, siete maschi o femmine: fatevi chiamare Bibì e Bibò, o qualcosa del genere, e rivelate loro che siete uomo e donna, o uomo e uomo, o donna e donna, o quel cavolo che vi pare e quel cavolo che vi pare, solo quando i bebè avranno cominciato a dar chiari segni di non poter più essere influenzati da qualche assurda preferenza per il sesso dell’un o dell’altr di voi. E buona fortuna. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Il progresso dei Diritti Umani? Si è interrotto nel 1994, anno della fine dell'apartheid in Sud Africa, e si è tramutato in un regresso (clicca sull'immagine per renderla leggibile e... giocabile).

Il progresso dei Diritti Umani? Si è interrotto nel 1994, anno della fine dellapartheid in Sud Africa, e si è tramutato in un regresso (clicca sull’immagine per renderla leggibile e... giocabile).

 

Tito Boeri (economista di finta sinistra): In questi 20 anni la produttività del lavoro è aumentata di un modestissimo 0,1% all’anno, l’inflazione è stata mediamente più alta di un punto e mezzo all’anno che nella media Euro e abbiamo così accumulato un divario crescente di competitività rispetto agli altri paesi, Germania in primis. Oggi siamo sprofondati in una nuova crisi, socialmente più pesante di quella di vent’anni fa anche perché dura ormai da 5 anni. Per tornare a crescere abbiamo disperatamente bisogno di un nuovo patto sociale. (La Repubblica, giovedì 22 novembre 2012). Sono vent’anni che cercate di distruggere i Diritti e la dignità dei Lavoratori: finitela, e il patto sociale è fatto. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Cattocomunisti una volta, cattocomunisti per sempre": Giorgio Napolitano.

Per la serie Cattocomunisti una volta, cattocomunisti per sempre: Giorgio Napolitano.

 

Giorgio Napolitano: Le elezioni non si fanno a tavolino e perciò decideranno i cittadini. Ma il governo Monti ha segnato un cammino dal quale nessuno si potrà discostare... Nessuno può sapere quel che succederà, quando c’è democrazia il voto è libero e quindi il risultato non è prevedibile. Perciò, un certo grado di rischio c’è sempre... Che vogliamo fare, chiedere di non votare, evitare le elezioni, scrivere il risultato a tavolino per essere tranquilli?... Vedremo come si esprimeranno i cittadini, quali saranno le decisioni in Parlamento per il nuovo governo, sulla base del risultato si dovranno trovare le soluzioni per governare stabilmente il Paese mettendo a frutto i risultati del governo Monti... Del resto, anche i partiti che hanno posizioni diverse dicono sempre che vogliono aggiungere qualcosa e non vogliono distruggere ciò che ha fatto Monti. (La Repubblica, martedì 20 novembre 2012). Un individuo che pretende di stabilire cosa potrà o non potrà esser fatto dal Parlamento e dal Governo quando lui non sarà più presidente, ci saranno state nuove elezioni e i cittadini, votando, avranno determinato un quadro politico del tutto nuovo: fra melliflue profferte di devozione alla democrazia, il sostanziale disprezzo (venato di scherno) di un cattocomunista autoritario ostile alla sovranità popolare e alla Costituzione. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Alle primarie, ScuolAnticoli vota Pier Luigi Bersani. Oppure Vendola. O Puppato. O Tabacci. Ma non vota il Renzi.

Rottamatori in adorazione, ottant’anni fa e ora...

Rottamatori in adorazione, ottant’anni fa e ora...

(Clicca sull’immagine, per vedere meglio le analogie tra allora e oggi).

 

Il linguaggio del Renzi, del resto, pare fatto apposta per suscitare un’adorazione di quel tipo. Ecco, dal suo discorso alla Leopolda di sabato 17, alcune “perle” molto “suggestive” (o suggestionanti?): Noi siamo gli unici che hanno il diritto di provare a cambiare le cose!... Noi siamo gli unici che possiamo proporci di governare!... L’avventura un po’ di timore produce sempre, ma è venuto il momento del coraggio e della sana impazienza!... Piuttosto che perdere bene, voglio vincere male!... Chi si ritira all’ultimo chilometro è un vigliacco!... Domenica non scriveremo una pagina di storia, ma di futuro! (L’Unità, domenica 18 novembre 2012). Ma che altro ci si può aspettare da uno che ha la faccia come il popò di comiziare al grido di Viva l’Italia viva! come se tutti gli altri fossero i morti? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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(su) Luca Cordero di Montezemolo e compari: Nei vecchi studios cinematografici sulla Tiburtina nasce il partito di Mario Monti. Lo battezzano Luca Cordero di Montezemolo e il ministro Andrea Riccardi. Con loro Andrea Olivero, presidente delle Acli, Raffaele Bonanni, leader della Cisl, e Lorenzo Dellai, presidente della provincia di Trento. Loro i protagonisti del manifesto Verso la Terza Repubblica e della convention di ieri, che registra un pienone oltre le aspettative. Preparano il terreno perché Monti torni alla guida del Paese dopo le elezioni. Montezemolo ribadisce di non volersi candidare in prima persona. E non fa un dramma del fatto che il premier per ora non si esponga. Anzi, dice, “non gli chiediamo di prendere oggi la leadership di questo movimento, ciò pregiudicherebbe il suo lavoro e davvero non ce lo possiamo permettere. Ci proponiamo di dare fondamento democratico ed elettorale al discorso iniziato dal suo governo perché possa proseguire”. Passaggio chiave del discorso del presidente Ferrari. E ancora: dopo le elezioni dovrà nascere “un governo costituente di ricostruzione nazionale”. (...) “Monti è diventato l’uomo della rinascita” ripete Andrea Riccardi, “la Terza Repubblica è già cominciata quest’anno”. (...) C’è anche il democratico più vicino a Napolitano, Umberto Ranieri. Ed ex democristiani del Pd che seguono attentamente i lavori: Pierluigi Castagnetti, Francesco Saverio Garofani, Antonello Giacomelli: “Un’esperienza positiva, noto molti punti in comune con il Pd” commenta Giacomelli. (...) E dietro al palco si racconta anche di una telefonata di congratulazioni tra Monti e Luca Cordero di Montezemolo per il successo dell’iniziativa. “Il fatto che gruppi numerosi della società civile si stiano attivando per appassionare i cittadini verso la cosa pubblica, non può che essere visto con favore, anzi iniziative del genere devono essere implementate”, ha dichiarato Monti in pubblico alla Bocconi. Aggiungendo un sibillino: “Nessuno mi domanda impegni oggi, e oggi non ne do”. (La Repubblica, domenica 18 novembre 2012). Nemmeno se fosse una cacca, o peggio, il Monti avrebbe tante mosche e mosconi addosso. Contenti loro... (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Eugenio Scalfari: Per il ruolo che ha avuto e per la credibilità che ha acquistato in Italia e all’estero, Monti deve restare super partes. Deve essere chiamato e lo sarà in ogni caso perché la realtà impone la sua presenza. Ma il voto democratico viene prima e condizionerà anche i modi di quella chiamata. Seguendo la logica, la soluzione più appropriata sarebbe che fosse chiamato da un centrosinistra vittorioso, alleato con i liberali moderati. Se si vuole puntare seriamente sull’equità, la produttività, il lavoro, lo sviluppo e soprattutto sull’Europa, il centrosinistra ha bisogno di Monti e Monti del centrosinistra. Ricordate che quando Moro concordò con Berlinguer l’ingresso del Pci nella maggioranza, chiamò a fare il governo Andreotti cioè la destra democristiana. La logica è sempre la logica. (La Repubblica, domenica 18 novembre 2012). Al Paese lo Scalfari, massimo comun divisore della Sinistra italiana, augura un passo indietro di 35 anni, ai tempi del cattocomunismo berligueriano, del compromesso storico e del terrorismo brigatista. E vabbe’, sul suo amore per l’Italia e per gli Italiani non mi facevo alcuna illusione. Ma a chi augura lo Scalfari di far la fine di Aldo Moro? Visto che, come dice lui stesso, la logica è sempre la logica, mi giocherei la pensione (che non avrò mai) che ce l’ha con Pier Luigi Bersani. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Barbara Spinelli su Mario Monti, ovvero: Il risveglio della Spinella addormentata: Più politica tante volte significa meno rigore e più problemi”: ecco la frase chiave, che tradisce impazienza di fronte alla politica-controversia. Un poco somiglia al disprezzo che Donoso Cortés nutriva, nell’800, per la clase discutidora dei Parlamenti borghesi. La guerra economica, in altre parole, meglio lasciarla ai periti tanto è complessa. Ma è proprio vero? (...) Quanto al governo tecnico italiano, sono tanti gli errori, troppi per non destare il sospetto che anche l’intenditore si districhi a fatica. (...) I tecnici sono d’aiuto, in crisi e in guerra. Ma senza convinzioni civili forti rischiano di cadere anch’essi nella procrastinazione, nel disorientamento. (...) Marx diceva che i governi moderni sono semplici comitati d’affari delle forze di mercato. Oggi il caso pare aggravarsi. Per lungo tempo, l’eurocrazia fu un servizio tecnico degli Stati. Ora anche i governi nazionali sono servizi tecnici. Comitati d’affari nazionali di un comitato d’affari europeo, in un circolo vizioso che solo il ritorno alla politica, dunque della speranza, può spezzare. (La Repubblica, sabato 17 novembre 2012). Meglio tardi che mai, signora Spinelli. Ma sarebbe stato ancora meglio un anno fa. Quando lei, invece, andando in estasi e in brodo di giuggiole per lindividuo che oggi giudica privo di convinzioni civili forti, induceva in errore centinaia di migliaia di lettori. Non pensa che dovrebbe scusarsi? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Mario Draghi: Il risanamento deve essere basato sui tagli e non sull’aumento delle tasse. Tocca ai governi nazionali il compito di dissolvere le incertezze che perdurano sui mercati e i timori dei cittadini. Confido che l’Europa emergerà rinvigorita da questa crisi. (La Repubblica, venerdì 16 novembre 2012).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: Hook, di Steven Spielberg.

"Hook", di Steven Spielberg.

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

Con Peter Pan, il ragazzo che non voleva crescere, James Matthew Barrie compì un passo che sembrò (e sembra tuttora a molti) decisivo verso un’idea di bambino che ne riconosca a pieno l’umanità: innalzò l’infanzia a unica età davvero umana e a solo periodo dell’esistenza che valga la pena di vivere. Poiché, come scrisse nella prima pagina di Peter Pan and Wendy, “i due anni sono il principio della fine...”. Dopo i due anni, inesorabilmente, inizia il processo distruttivo della crescita: i bambini cominciano a dimenticare come si vola, a poco a poco smettono di credere nelle fate, non tornano più sull’Isolachenoncè, dubitano addirittura della sua esistenza, e si tramutano infine (quando non hanno la fortuna di poter diventare tenere mammine, gli unici grandi in cui talora permanga un vago e malinconico ricordo dell’infanzia) in malvagi pirati come James Hook, che odia i bambini e ne fa scempio ogni volta che può. Poiché l’età adulta, per James Matthew Barrie (in un totale capovolgimento del pensiero che la concepiva come la sola in cui si possa raggiungere, per mezzo dell’educazione e dell’istruzione, la piena umanità) nel suo progressivo allontanarsi dalla purezza e dalla bellezza infantili sarebbe invece l’età della degenerazione, della scomparsa e della morte dell’essere umano. Il bambino, annuncia Peter Pan al mondo, può dunque restare umano solo se rifiuta e abbandona i grandi al più presto e nel modo più radicale (sfuggendo così a tutto ciò che altrimenti gli verrà da loro, e che inevitabilmente lo guasterebbe) per dar vita a una nuova società esclusivamente infantile, da cui la crescita, sia del corpo che della mente, sia bandita per sempre. Solo l’amore per una mamma che per miracolo non sia diventata del tutto adulta potrebbe trattenerlo da questo passo estremo o indurlo a recederne. Ma dato che neppure la migliore delle mamme può preservare un bambino dal crescere, egli, come Peter Pan, dovrebbe aver la forza di fare a meno anche di lei. Ma le cose non stanno così. Ed è per questo che molti genitori diffidano di Peter Pan... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Il razzismo totale del vescovo Scola...

Il razzismo totale del vescovo Scola... Per la serie "Siamo tutti cattivoni": lo Scola Angelo e l'original peccato.

Per la serie Siamo tutti cattivoni: lo Scola Angelo e l’original peccato.

 

Angelo Scola (dipendente di Joseph Ratzinger in qualità di arcivescovo di Milano): La nostra fede è molto realista e ci insegna che un principio di male c’è in tutti. (La Repubblica, giovedì 15 novembre 2012). Cioè il razzismo totale, assoluto: non contro una parte dell’Umanità, ma contro l’Umanità intera. Se lo Scola avesse detto che un principio di male c’è in tutti gli Ebrei, o magari in tutti i Neri, chi non gli avrebbe dato addosso? Lui fa, se possibile, ancora peggio: dice che un principio di male c’è in tutti gli esseri umani, e nessuno fiata. Due righe dopo, però, si contraddice clamorosamente: Devi dare a chiunque la possibilità di difendersi e in ogni caso di ritrovarsi. Ritrovarsi?! Ma se in ognuno c’è un principio di male, che vuoi ritrovare? Scola, Scola: in qualcuno c’è un principio di confusione, sembrerebbe. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Esperimenti sugli Esseri umani, e per di più sui Bambini. Col consenso dei genitori. Hitler, indubbiamente, era peggio: non chiedeva il consenso.  (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Esperimenti sugli Esseri umani, e per di più sui Bambini. Col consenso dei genitori. Hitler, indubbiamente, era peggio: non chiedeva il consenso.  (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Esperimenti sugli Esseri umani, e per di più sui Bambini. Col consenso dei genitori. Hitler, indubbiamente, era peggio: non chiedeva il consenso.  (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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14 novembre 2012: il governo dei servi delle tirannie finanziarie e del Vaticano contro i Ragazzi in piazza in difesa della Repubblica nata dalla Resistenza. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

14 novembre 2012: il governo dei servi delle tirannie finanziarie e del Vaticano contro i Ragazzi scesi in piazza a difesa della Repubblica nata dalla Resistenza. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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NON SCIOPERI? Se è perché non arrivi a fine mese, hai tutta la mia comprensione. Se invece a fine mese ci arrivi, SEI UN CRUMIRO SERVO. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

(Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Da dove vengono i nuovi voti del Movimento 5 Stelle?

(Clicca sullo schema, se vuoi leggerlo meglio).

Da dove vengono i NUOVI voti del Movimento 5 Stelle?

Mi sembra evidente: c’è una base storica del Movimento 5 Stelle, che con ogni probabilità era ed è composta da elettori di sinistra delusi (il 4,5% delle indicazioni di voto di un anno fa, quando il “serbatoio” della destra pidiellìna e leghista era ancora pieno) e c’è invece una componente nuova, diventata “grillina” negli ultimi mesi, che col suo 10,7% corrisponde esattamente al 10,5% in meno del Pidièlle. L’impressione, cioè, è che il Movimento 5 Stelle, che agli inizi era di sinistra, attragga sempre più persone che per anni (se non da sempre) hanno votato a destra, che con i “grillini” della prima ora hanno in comune solo la rabbia contro la classe politica, e che su ogni altro grande problema del Paese (dall’evasione fiscale ai diritti dei lavoratori, dal rapporto con gli immigrati alla laicità dello Stato) è difficile supporre che siano diventati tutti progressisti nel giro di dodici mesi. Il Movimento 5 Stelle, se questa analisi è corretta, ha due “anime”: una che è ancora di sinistra e che potrebbe tornarvi, se la sinistra si meritasse di nuovo la sua fiducia; e una che rimane di destra, anche se nella vecchia destra non si riconosce più. Come convivono? Riescono a stare insieme, io penso, solo perché non si parlano: sul web e nelle piazze si limitano a condividere la collera (rito che li fa sentire uniti e forti, e che allevia lo sconforto per la perdita dei punti di riferimento precedenti), ma si guardano bene dal confrontarsi perché intuiscono che il solo tentarlo farebbe a pezzi la loro vuota unanimità. Il Movimento 5 Stelle, insomma, non è altro che un gigantesco equivoco, un pallone gonfiato (ed esplosivo) entro il quale vagano allo stato gassoso tutto e il contrario di tutto. Ma proprio la sua furibonda sprovvedutezza lo rende attraente per i tanti che la violenza della guerra mondiale finanziaria in corso, che è guerra di classe dell’1 per mille straricco contro l’Umanità intera, fa sentire così atterriti e disperati da non cercar più altro che un’arma con cui sferrare colpi alla cieca contro quelli da cui si sentono abbandonati. Sì, il Movimento 5 Stelle è pericoloso come l’agitazione scomposta dei naufraghi in preda al panico: chi vi cade annega anche se in acque calme sapeva nuotare e perfino si divertiva, e se vi cadranno in troppi porteranno a fondo con sé anche chi cerca di salvarli, e di salvarsi, ripulendo e rinnovando quella Sinistra vera (in tutte le sue componenti storiche autentiche) che come sempre è l’unica speranza dell’Italia. (Le stime elettorali in alto sono tratte da l’Unità di lunedì 12 novembre 2012. La metodologia della ricerca, riferisce il quotidiano, è la seguente. Estensione territoriale: intero territorio nazionale, popolazione maggiorenne. I dati sono elaborati su un campione rappresentativo dell’universo di riferimento per sesso, classi di età, area geografica. 2000 interviste telefoniche realizzate col metodo Cati per l’Unità il 6-7-8 novembre 2012). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Massimo Fagioli su Bersani, Vendola e Renzi...

Dall’intervista che Massimo Fagioli ha concesso a Mariagrazia Gerina per Pubblico di domenica 11 novembre 2012 (per leggere tutta l’intervista, clicca qui). Che ne pensa di Bersani?

Promosso su quasi tutta la linea.

E Vendola?

Io non ho mai scritto che Vendola si deve curare perché è omosessuale, come avete scritto anche voi. Del suo “culo” non mi importa. Quello che non è mai piaciuto di Vendola è il catto-comunismo. La religione è la più grande forma di razzismo.

E con la religione Bersani come va?

Ci va cauto.

Vabbe’, insomma, per chi fa il tifo alle primarie si è capito.

Sì, ma guardi che anche se vincesse Vendola non avrei alcun problema.

Ah no?

No, il problema ce l’ho se vince Renzi: quello è la mano di Bagnasco, è un chierichetto di parrocchia, un bambino non cresciuto.

Trova?

Ha quarant’anni e ne dimostra quindici. E poi sono convinto che è già alleato con Berlusconi.

Forza Bersani, insomma?

Abbiamo una stima reciproca. L’ha detto anche lui. L’ha sentito, ha detto che conosce i miei lavori e mi stima.

 

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Spiegare un Film a un Bambino: Anna dei miracoli, di Arthur Penn.

"Anna dei miracoli", di Arthur Penn.

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

“Dio forse non vuole che Helen diventi un essere normale” dice il capitano Keller, padre della bambina. “Ma io sì!” ribatte Anna fieramente. È in queste due battute il significato del film: nessun compromesso bipartisan è possibile ― mai lo è stato e mai lo sarà ― fra chi crede, come quel padre, che esistano situazioni disumane per “volontà di Dio” e chi, come Anna, sa che volere o non volere, far “miracoli” o pronunciare “condanne”, ogni situazione e ogni soluzione, dipendono a questo mondo soltanto da noi. Nessun Dio ha “condannato” la piccola Helen al silenzio e nessun Dio può “salvarla”: solo l’ignoranza e l’anaffettività umana possono tramutare in una “condanna” la sua disabilità, e solo l’amore e il sapere umani possono restituirle, pur nella disabilità, la vita e il futuro pienamente umani che le spettano per un diritto assoluto, anch’esso umano, che solo l’odio ― di altri umani ― può annullare o negare... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Il miglior amico del papa": il Monti Mario mentre cerca affettuosamente di uniformarsi al Ratzinger Joseph.

Per la serie Il miglior amico del papa: il Monti Mario mentre cerca affettuosamente di uniformarsi al Ratzinger Joseph.

 

(su) il Monti Mario e il suo governo cattofascista: Il governo, costretto ad accelerare il varo del regolamento che imponga anche alla Chiesa e agli enti no profit, laddove producono utili, di pagare nel 2013 l’Imu, tenta un colpo di mano. Far passare una definizione ad hoc di ciò che non è attività commerciale. Che vale per questi enti, ma non per il resto degli italiani. E che li solleverebbe dal versamento dell’imposta sulle porzioni di immobili a uso “misto” da cui traggono profitti (cliniche, alberghi, ostelli, mense, sedi varie) con una semplice modifica del loro statuto da apportare in corsa entro dicembre. (La Repubblica, lunedì 12 novembre 2012). Ancora una bocciatura. E stavolta persino più severa. Il Consiglio di Stato, con un secondo parere pubblicato ieri, invita il governo a riscrivere il Regolamento che dovrebbe far pagare l’Imu a Chiesa ed enti no profit nel 2013. Suggerisce frasi ed incisi da correggere o cancellare. E soprattutto avverte che, se il testo non cambia su sanità, scuola, alberghi, l’Italia rischia una procedura di infrazione europea, come esito dell’indagine aperta per aiuti di Stato illegali. Troppe esenzioni, troppi sconti, e una definizione ad hoc di ciò che non è attività commerciale. Un parere durissimo. (La Repubblica, mercoledì 14 novembre 2012). L’antiStato neoliberista, nella versione napolitano-montista italica, è invece proChiesa. Più cattofascista che naziliberista. Del resto, anche Mussolini era più morbido di Hitler verso la concorrenza del Vaticano, ma ciò non gli impedì di legarsi al nazismo, mani e piedi, fino a piazzale Loreto. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie Mostri naziliberisti: Peter Paul Rubens, 1636: il Profumo Francesco che divora i nostri Figli.

 

(su) Francesco Profumo (estremista di destra addetto dai napolitano-montisti alla Soluzione Finale del problema dei Bambini e dei Ragazzi italiani per il sistema finanziario globale): Gli insegnanti non dovranno incrementare l’orario di lavoro da 18 a 24 ore settimanali. L’emendamento alla legge di Stabilità, presentato dal governo in commissione Bilancio, prevede per il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca tagli per 183 milioni nel 2013. Dopo questi risparmi, non ci sarà più bisogno di chiedere agli insegnanti l’incremento delle ore lavorate. (La Repubblica, lunedì 12 novembre 2012). Far lavorare gli Insegnanti sei ore in più gratuitamente serviva a mettere in mezzo a una strada altre 20.000 Famiglie di precari per servire i loro stipendi, le loro vite e il loro sangue alle tirannie finanziarie. Ci hanno ripensato: invece che alle Famiglie dei precari, succhieranno per l’ennesima volta il sangue dei Bambini e dei Ragazzi. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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La partita di Bersani: se perde siamo fritti. E se vince?

Pier Luigi Bersani sul Casini Pierferdinando, servo dei servi delle tirannie finanziarie e della tirannia finanziario-religiosa vaticana: Questa riforma elettorale sarebbe un golpe contro il movimento di Grillo? Caso mai contro il Pd... O c’è un premio di governabilità del 10% netto, che è formalmente del 12,5% al partito o alla coalizione vincente, oppure ci mettiamo di traverso. Perché dietro c’è una logica furba, e cioè: muoia Sansone con tutti i filistei... Casini morirà di tattica. Dove vuole andare? Spero che anche lui alla fine metta la barra dritta... Chi pensa che con questa riforma elettorale si arrivi al Monti-bis è da ricovero, ci sarebbe la palude. Se poi qualcuno pensa che mi metta a fare un governo con Berlusconi e Fini è fuori di testa. (Pier Luigi Bersani citato da La Repubblica di domenica 11 novembre 2012). Commenta Roberto D’Alimonte, docente alla Luiss e direttore del Centro italiano Studi elettorali: Così, quei partiti (Pidièlle, Lega Nord e Uddiccì, n.d.r.) che colpevolmente si sono ritagliati un vestito su misura (il porcellum calderoliano, n.d.r.) senza neanche chiedere scusa agli Italiani ora gridano all’obbrobrio. Ma chi è mai il Casini? Nient’altro che la “testa d’ariete” (per non dir di peggio) del Monti, del Draghi, del Napolitano, delle destre europee, del Vaticano e delle tirannie finanziarie. Gli stessi, cioè, che un anno fa (senza che il Pidì e Bersani opponessero resistenza) organizzarono il golpe soft che ci ha imposto il montismo, peggiore del berluscismo. Sono loro che oggi muovono il Casini, ci sono loro dietro il tentativo, a colpi di riforma elettorale, di “rendere lItalia ingovernabile” affinché il Monti possa continuare a massacrarci per altri cinque anni. Il Casini e i Casinisti, poveretti, fanno ciò che hanno sempre fatto: i lacchè dei lacchè. Quando gli ordinarono di essere berluscista, il Casini lo fu senza se e senza ma. Oggi che gli ordinano di essere montista, lui ubbidisce. L’estremista di destra Monti Mario, del resto, abbandonate le cautele ipocrite con cui si è finto sobrio agli occhi dei gonzi, comincia a parlar chiaro: Se l’Italia non fosse riuscita ad assicurare questo risultato, dice, con uno sforzo collettivo di cui non ricordo molti precedenti nella storia repubblicana, avrebbe determinato per la sua dimensione un cambiamento dello scenario europeo, forse mondiale, delle cose economiche e finanziarie. Che è ciò che scrivo su ScuolAnticoli da più di un anno: normalizzare il Paese più pericoloso per il neonazismo finanziario e per i suoi servi politici lautamente stipendiati, normalizzare il solo Paese occidentale in cui è ancora viva (tra i Cittadini e in alcuni sindacati più che nei partiti) una Sinistra degna di questo nome, questo è il compito che le tirannie finanziarie avevano affidato ai berluscisti, ai finti sinistri infiltrati nel Pidì (vero, Veltroni, Fioroni, Gentiloni, Letta, Ichino, Fassino e compagnia brutta?) e ai casinisti. I quali tutti avendo fallito, essendosi cioè dimostrati troppo morbidi per i gusti dei loro padroni, sono stati costretti a cedere il passo al Monti Mario e agli altri estremisti di destra del suo governo golpista. Monti che da servo vuole ora tramutarsi in padrone e (se gli riesce) portare avanti i suoi progetti antidemocratici non solo in Italia, ma su scala europea e mondiale: Se dopo le elezioni non ci sarà una maggioranza in grado di governare, sono pronto a continuare, dice, ammettendo così che dietro la riformaccia elettorale di cui sopra, in realtà, c’è lui. E poi: I cittadini sono sempre meno disposti a mantenere con i loro contributi una classe politica il cui valore aggiunto è tutto da dimostrare, e che, a forza di lotte intestine, riduce il potenziale del Paese quando dovrebbe invece operare al servizio del benessere collettivo. (...) A livello europeo, la richiesta di “più politica” risulta alquanto sconcertante. Da un lato perché essa mostra di ignorare il carattere intrinsecamente politico del progetto europeo sin dai suoi esordi (...) Dall’altro lato perché l’esperienza insegna che “più politica” tante volte significa meno rigore e più problemi... (...) Checché ne dicano i populisti, il compito dei governi non è quello di seguire ciecamente le pulsioni dei popoli. (La Repubblica, domenica 11 novembre 2012). Se questo non è un programma antidemocratico esplicitamente dichiarato, quale lo sarà? Si aspetta forse di vedere le istituzioni nazionali definitivamente asservite alle tirannie finanziarie come lo sono sempre state quelle europee? Si aspetta di vedere la sovranità popolare accusata anch’essa di populismo ed espunta dalla Costituzione? Il Monti Mario e chi lo manda, come Hitler nel Mein Kampf, parlano chiaro: chi finge di non capire è loro complice. Come lo Scalfari Eugenio, che scrive: Il Pd di Bersani, soprattutto nella sua ala vendoliana, si propone di smantellare la cosiddetta agenda Monti. Questa intenzione è diventata la caratteristica principale di Vendola, di Fassina e della Camusso e viene sventolata sia nelle primarie del Pd sia nella campagna elettorale ormai in corso. Ma è pura demagogia. Lo scrivo e lo ripeto ormai da tempo: l’agenda Monti coincide perlomeno al novanta per cento con gli impegni che l’Italia ha contratto con l’Europa e in alcuni casi (per esempio il pareggio del bilancio) sono entrati a far parte della nostra Costituzione. Smantellarli significherebbe uscire dall’euro e quindi dall’Europa. A sostenerlo c’è soltanto Grillo e, quand’è di cattivo umore, Silvio Berlusconi. Quindi in questo caso purissima demagogia pre-elettorale. (...) Il problema del Monti-bis si pone in questo modo: se Bersani è disponibile a cedere il passo a Monti, va benissimo; se non lo è, dovrebbe quantomeno offrire a Monti il ministero dell’Economia e degli Affari europei. Penso che lo farà e a quel punto la palla passerebbe all’attuale premier. (La Repubblica, domenica 11 novembre 2012). Poiché il Renzi è dichiaratamente montista, poiché il Vendola (ormai è evidente) pur di tornare in Parlamento e andare al governo farà tutto ciò che Bersani gli dirà di fare, solo Pier Luigi Bersani può smentire lo Scalfari dichiarando formalmente che mai e poi mai darà al Monti il ministero dell’Economia. Se non lo fa, vuol dire che lo Scalfari ha ragione: l’arietta simpaticamente di sinistra che Bersani si sta dando è purissima demagogia pre-elettorale, e l’anomalia italiana di una Sinistra ancora vera e ancora temuta dalle tirannie finanziarie globali resta affidata solo al popolo. Inteso come popolo sovrano. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Non preoccupatevi: gli insegnanti degni di esserlo vi difenderanno da questa vessazione anticostituzionale...

Non preoccupatevi: gli insegnanti degni di esserlo vi difenderanno da questa vessazione anticostituzionale. Non v’imporranno l’Inno ― lo insegneranno solo a chi lo chiederà ― e se qualche capetto o caperonzolo li ammonirà non ve lo diranno nemmeno, per proteggere le vostre menti ancora giovani dal prematuro contatto con la loro idiozia. L’Inno obbligatorio? E per volere di chi? Degli stessi individui che da quindici anni e tre governi stanno distruggendo la Scuola e il futuro del Paese? Degli stessi che qualche tempo fa, intervistati, dimostrarono di non conoscere neanche la data dell’Unità d’Italia? Unità che fu realizzata, un secolo e mezzo fa, contro l’Europa intera, papato compreso? Mentre oggi capetti e caperonzoli si prosternano dinanzi all’Europa delle tirannie finanziarie e poi si spacciano per patrioti con espedienti propagandistici come questo, tanto ridicoli quanto autoritari? Mentre l’inverecondo Profumo Francesco (lestremista di destra addetto dal Napolitano, dal Monti, dal Pidièlle, dal Pidì e dai Casinisti alla soluzione finale del problema dei Bambini e dei Ragazzi italiani per il sistema finanziario), intervistato da La Repubblica di oggi, venerdì 9 novembre 2012, ha la faccia come il popò di dichiarare che la scuola è una priorità per il governo Monti?... Intendiamoci: l’autore di questa nota non è un leghista, ama l’Italia e da più di mezzo secolo si emoziona, ogni volta che sente l’Inno di Mameli. Ma odia le imposizioni. Soprattutto se contro la libertà d’insegnamento sancita dalla Costituzione. E soprattutto se vengono da individui ignoranti e in malafede). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Da "La Repubblica" di venerdì 9 novembre 2012.

 

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Chi è così imbecille da credere di poter esportare di più nei Paesi che sta strangolando? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

(Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Il pinkwashing ci mena per il naso sempre meno": una bella vignetta di Maramotti su l’Unità di giovedì 8 novembre 2012.

Per la serie Il pinkwashing ci mena per il naso sempre meno: una bella vignetta di Maramotti su l’Unità di giovedì 8 novembre 2012.

 

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Contento che il destro Obama abbia sconfitto l’ultradestro Romney? Sì

Contento che il destro Obama abbia sconfitto l'ultradestro Romney? Sì

(Clicca qui per scaricare il testo in pdf. Qui per scaricarlo in word).

 

Sì, sono contento. Ma non dimentico alcune cose. Aprile 2009, Obama è presidente da sei mesi ma “il Dipartimento della Difesa si rifiuta di confermare o smentire se i militari Usa vengano tuttora addestrati a usare la tortura del waterboarding come tecnica di interrogatorio”. 2 ottobre 2009, il giornalista americano David Rieff scrive su Internazionale: “A nove mesi dall’inizio della sua presidenza, il divario tra le cose che l’amministrazione Obama ha promesso di fare (su problemi come la questione palestinese, la non proliferazione nucleare o il cambiamento climatico) e le cose che ha fatto non ha smesso di aumentare. (...) In un discorso pronunciato durante la presidenza del marito, Hillary Clinton disse che spesso è impossibile aiutare i poveri o i deboli che incontriamo, ma che almeno bisogna dir loro una parola buona. Barack Obama sta facendo prooprio questo”. 3 dicembre 2012: “La sinistra democratica deve digerire”, scrive Federico Rampini su La Repubblica, “la decisione di Obama di inviare altri 30.000 uomini in Afghanistan”. Nonché la richiesta ai Paesi alleati di inviarne altri 7.000. 8 gennaio 2010, Noam Chomsky scrive su Internazionale: “Il presidente Obama ha allontanato gli Stati Uniti da quasi tutta l’America Latina e dall’Europa riconoscendo il colpo di stato militare che l’estate scorsa ha rovesciato il governo democratico dell’Honduras ‘colpevole’ di aver proposto misure ‘pericolose’ come l’aumento dei salari in un paese in cui il 60% della popolazione vive in povertà. Così Washington ha potuto mantenere l’uso della base aerea di Palmerola”. 15 gennaio 2010: un’inchiesta del New Yorker ripresa da Internazionale rivela che la “caccia ai militanti di Al Qaeda in Pakistan con aerei comandati a distanza da piloti che hanno licenza di uccidere provoca spesso la morte di civili innocenti”. Obama non se ne dà per inteso e il programma continua. 21 gennaio 2010: i democratici perdono il senatore del Massachusetts e con lui la maggioranza qualificata di cui godevano al Senato. Ma è solo l’inizio di uno smottamento assai più grave: a novembre, dieci mesi dopo, i repubblicani al Congresso conquisteranno addirittura la maggioranza. Prima conseguenza: Obama è costretto ad “annacquare” la sua riforma sanitaria nel tentativo di evitare l’ostruzionismo degli avversati. Gli analisti concordano: il presidente delude la sinistra senza perciò acquistare consensi a destra: “Eletto nel 2008 con il vantaggio più forte di un presidente americano da più di trent’anni”, scrive Federico Rampini su La Repubblica, “oggi il suo indice di consenso è precipitato al 48%”. Ricordo, di passaggio, che dal 2010 l’amministrazione Obama è “in guerra” con chiunque collabori con Wikileaks. La cui “colpa”, come tutti sanno, è la pubblicazione di notizie top secret dal mondo. Cioè di notizie che ci vengono negate allo scopo ― antidemocratico quant’altri mai ― di “annebbiare” le nostre percezioni e la nostra capacità di giudicare chi ci governa. 7 maggio 2010: si apprende che negli Usa i tagli alla Scuola continuano: al punto che, “per farvi fronte, alcuni distretti americani vorrebbero passare alla settimana corta: solo quattro giorni di lezione”. Lo stesso ministro dell’Istruzione, Arne Duncan, dichiara sconfortato che i tagli sono una “catastrofe” che metterà a rischio tra i centomila e i trecentomila posti di lavoro nella Scuola pubblica. Inascoltati, oltre il ministro, anche i 21 senatori democratici che propongono un piano di “salvataggio” della Scuola pubblica da 23 miliardi di dollari (Il Venerdì di Repubblica, 7 maggio 2010). 21 maggio 2010. Deepak Bhargava, direttore di un’organizzazione pro-immigrati, dichiara: “Nel primo anno di Obama ci sono stati più clandestini rimandati a casa che nell’ultimo anno di Bush”. 26 maggio 2010. Intervistato sulla “riforma finanziaria” varata (e strombazzata) da Obama come la riforma che metterà dei limiti all’incontrollabilità delle tirannie finanziarie, il premio Nobel per l’Economia Michael Spence (che non è certo di sinistra) dichiara: “Mah, se devo essere sincero mi sembra un provvedimento-omnibus, un tomo di 14.000 pagine in cui oltretutto non c’è la soluzione a quello che secondo me è il problema numero uno: i conflitti d’interesse che hanno provocato la crisi, fra le banche d’investimento che da una parte creano i titoli e dall’altra consigliano ai risparmiatori di comprarli, e le agenzie di rating che vengono pagate proprio da chi devono giudicare. Intendiamoci: Obama sta facendo il possibile, è animato dalle migliori intenzioni, ma ho l’impressione che la lobbyng bancaria qualche risultato, in silenzio, l’abbia portato a casa”. 2012: la situazione, come tutti sanno, malgrado le “migliori intenzioni” di Obama, è ancora quella. 31 maggio 2010. Pascal Acot, ricercatore presso il Centre National de la Recherche Scientifique e storico dell’ecologia, intervistato da La Repubblica sul disastro della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, dichiara: “Le responsabilità di Obama sono gravi: pochi giorni prima dell’esplosione nella piattaforma della Bp aveva deciso di dare il via libera alle trivellazioni petrolifere anche in ecosistemi estremamente delicati assicurando che si trattava di tecnologie sicure. Ebbene: non solo la sicurezza sbandierata non esisteva, ma non c’era nemmeno la capacità di fronteggiare l’emergenza. In altre parole è stato assunto un rischio grave senza avere un piano B, senza sapere come affrontare un eventuale incidente”. 3 giugno 2010. Federico Rampini: “Lui che sembrava l’artefice di un riscatto dell’azione politica, il protagonista di una rivalutazione del ruolo dello Stato, di fronte alla più grave catastrofe ambientale della storia americana dà uno spettacolo di debolezza e di frustrazione.” La pensa così anche Paul Krugman, premio Nobel per l’Economia: “Poco è cambiato dai tempi di Bush: i petrolieri comandano” scrive sul New York Times. 2 giugno 2010: con l’uccisione di Al Masri, numero 3 di Al Qaeda, la Casa Bianca “festeggia” il 500° morto ammazzato dagli Us Predator (bel nome), i droni senza pilota. 3 giugno 2010. A Ginevra, al Comitato diritti umani dell’Onu, gli Stati Uniti, l’Olanda e l’Italia berluscista sono gli unici Paesi che votano contro la proposta di aprire un’inchiesta sull’assalto israeliano alla “Mavi Marmara” (Nel maggio 2010, il Free Gaza Movement aveva organizzato una flotta di 6 navi, la Freedom Flotilla, con l’appoggio di varie organizzazioni europee e mondiali, tra cui la IHH turca. Le navi vennero abbordate, in acque internazionali, dalla Marina militare israeliana, e su una di esse, la Mavi Marmara, nove passeggeri rimasero uccisi in un violento scontro con le forze israeliane). Il 24 giugno 2010, dopo che Obama ha “coinvolto ancora di più l’America nella guerra in Afghanistan, Thomas L. Friedman scrive sul New York Times: “In Afghanistan, le uniche chance effettive che Obama ha a disposizione sono perdere sùbito, perdere poi, perdere tanto, perdere poco”. 2012: la situazione, come tutti sanno, è ancora quella. O forse è peggiorata. 28 giugno 2010, Rampini su La Repubblica: “La settimana scorsa il Congresso a maggioranza democratica ha rinunciato a varare una nuova manovra di spesa a favore dei disoccupati. Il vento gira a destra e Obama deve tenerne conto anche in casa sua”. 14 agosto 2010, ancora Rampini: “Millecinquecento tra poliziotti e militari schierati di rinforzo sulla frontiera col Messico. L’uso per la prima volta dei droni, gli aerei senza pilota. 600 milioni di dollari di stanziamenti. Sono questi i mezzi eccezionali messi in campo dalla legge anti-clandestini che Barack Obama ha firmato ieri”. La sua idea? Ottenere, dando prova di durezza, l’appoggio repubblicano alla proposta di creare un “percorso di regolarizzazione” che dia una speranza di cittadinanza agli 11 milioni di clandestini già sul territorio degli Stati Uniti. Naturalmente non otterrà alcunché. Il 16 novembre 2010, sul New York Times, Paul Krugman mette il dito sulla piaga: “Obama ha ancora un potere immenso, ma dovrebbe decidersi una volta per tutte a farne uso. (...) Più volte, invece, egli ha definito il problema americano come un problema di procedura, non di sostanza: in pratica, siamo nei guai non perché siamo stati governati da gente con idee sbagliate, ma a causa delle divisioni tra i partiti e i politici che ha impedito agli uomini e alle donne di buona volontà di interagire efficacemente per risolvere i nostri problemi. (...) Quando si deciderà il presidente a utilizzare il proprio potere e a prendere vere posizioni? I segnali non lasciano ben sperare”. Fiato al vento. Meno di un mese dopo, il 10 dicembre 2010, Alexander Stille scrive su La Repubblica: “Spero di aver torto, ma temo proprio che questa settimana il governo Obama abbia firmato la sua sentenza di morte: ha raggiunto un compromesso con i repubblicani nel Congresso che sembra una resa poiché ha esteso i tagli delle tasse varati da George W. Bush”. In compenso, però, racconta Nadia Urbinati il 31 dicembre, “ha messo fine alla discriminazione contro gli omosessuali nell’esercito”. Ottima cosa, certo. Ma annunciarla negli stessi giorni in cui decide nuovi tagli delle tasse per il 2% più ricco degli Americani sa tanto di quello che un anno dopo, sul New York Times, la docente di materie umanistiche Sarah Schulman oserà finalmente battezzare pinkwashing: “l’uso dei diritti degli omosessuali come maquillage per ripulire e vendere proposte politiche reazionarie altrimenti inaccettabili”. Scrive Luciano Gallino il 3 gennaio 2011: “Il senatore americano Bernie Sanders, che si definisce un indipendente progressista e vota per lo più con i democratici, ma non manca di criticarli quando occorre, ha parlato senza interruzione per quasi nove ore. Il suo bersaglio era lo scandaloso compromesso con i repubblicani fatto dal presidente Obama, accettando di estendere per altri due anni riduzioni fiscali che per i contribuenti più ricchi toccano i milioni di dollari a testa, allo scopo di poter mantenere detassazioni da mille dollari l’anno alle classi medie e alla classe operaia. Due giorni prima, il Senato aveva bocciato una proposta dello stesso Sanders che avrebbe concesso a milioni di poveri ed ex combattenti disabili un assegno una tantum di 250 dollari”. L’8 febbraio 2011, Obama pronuncia un duro discorso contro il “capitalismo autoreferenziale”. Nei fatti, però, negli stessi giorni nomina capo dei consiglieri economici esterni della Casa Bianca Jeffrey Immelt, chief executive della General Electric che ha criticato duramente (da destra) la sua politica economica; nomina capo di gabinetto Bill Daley, ritenuto molto pro-business perché viene da una carriera di banchiere; e licenzia la famosa attivista “verde” che all’inizio della sua presidenza aveva nominato responsabile per le politiche energetiche. 15 aprile 2011, Paul Krugman scrive su Internazionale. “Cos’è successo al presidente Obama? Che ne è del grande ispiratore che i suoi sostenitori pensavano di aver eletto? Chi è quest’uomo scialbo e timido che non sembra rappresentare niente e nessuno? Mi rendo conto che con la Camera controllata dai repubblicani Obama non può fare molto. Forse l’unica cosa che gli è rimasta è la possibilità di parlare dall’alto della sua carica. Ma non sta facendo neanche questo, o meglio, lo sta facendo per rafforzare le tesi dei suoi avversari. Le sue osservazioni dopo il recente accordo sul bilancio tra la Casa Bianca e il Congresso sembrano confermarlo. Forse questo accordo vergognoso in cui i repubblicani hanno finito per ottenere più di quanto avevano chiesto all’inizio è stato il migliore che potesse strappare. Ma a me sembra comunque che ci sia qualcosa di sbagliato nel modo in cui il presidente negozia. Prima contratta con sé stesso, facendo concessioni preventive, poi prosegue con un secondo round di negoziati con i repubblicani e fa ulteriori concessioni. Inoltre questa è stata solo la prima delle molte occasioni che avranno i repubblicani di usare il bilancio come ostaggio per fermare i lavori del governo. Cedendo al primo round, Obama ha aperto la strada a compromessi ancora maggiori nei prossimi mesi. Ma concediamo al presidente il beneficio del dubbio e supponiamo che i 38 miliardi di tagli alla spesa ― e gli ulteriori tagli rispetto alle sue proposte di bilancio ― siano stati l’accordo migliore che potesse ottenere. Anche se fosse così, Obama doveva proprio celebrare la sua sconfitta? Doveva elogiare il Congresso per aver approvato il più grande taglio alla spesa annuale della nostra storia? (...) Tra le altre cose, quest’ultimo accordo sul bilancio spazza via tutti gli effetti economici positivi della presunta grande vittoria ottenuta da Obama a dicembre: una proroga temporanea della riduzione delle tasse per i lavoratori approvata nel 2009. E il prezzo di quell’accordo, ricordiamolo, è stato la proroga di due anni ai tagli fiscali per i più ricchi voluti da Bush, con un costo immediato di 363 miliardi di dollari, e un costo potenziale molto più alto, perché ora è più probabile che quelle riduzioni irresponsabili delle tasse diventino permanenti. Più in generale, ormai è chiaro che Obama non sta lanciando nessun tipo di sfida alla filosofia che domina a Washington, secondo cui i poveri devono accettare i tagli al programma Medicaid e ai buoni pasto, la classe media deve accettare i tagli a Medicare (anzi: lo smantellamento del programma) e le grandi società e i ricchi devono accettare i tagli alle tasse che devono pagare. Bel modo di condividere i sacrifici! (...) Se lo chiedete a me, direi che il Paese vuole ― anzi ha bisogno ― di un presidente che crede in qualcosa ed è disposto a prendere posizione. E non mi pare sia quello che sta facendo Obama”. 15 maggio 2011: “Obama dà il via libera alle trivellazioni. Dal Golfo all’Alaska. Gli ecologisti protestano: si rischia un disastro come quello della BP” (titolo de La Repubblica). Intanto, un’inchiesta della rivista americana The Nation (riferisce Internazionale il 27 maggio 2011) rileva che “L’elezione del primo presidente nero ha rotto un’importante barriera razziale. Ma la vita degli afroamericani non è migliorata e le diseguaglianze economiche aumentano”. 4 settembre 2011: “Dietrofront di Obama sull’inquinamento. Sospesa la legge sulla qualità dell’aria: troppo costosa per le aziende. Proteste, arresti e delusione: ambientalisti traditi da Barack; già mille persone arrestate nei sit-in davanti alla Casa Bianca contro gli oleodotti” (titoli de La Repubblica). Intanto l’orrendo carcere di Guantanamo è sempre in funzione. Malgrado il fatto che “dei 485 reclusi che vi hanno trascorso almeno quattro anni”, leggiamo su Internazionale il 29 aprile 2011, “215 sono classificati a rischio medio, basso o zero”. In compenso Osama Bin Laden, scovato “grazie anche a notizie estorte con la tortura a Guantanamo e altrove” (The New York Times e La Repubblica del 3 maggio 2012), è stato assassinato “sotto lo sguardo della figlia di dodici anni” senza processo e senza essere interrogato, e il suo cadavere è stato fatto sparire senza autopsia. “Nel silenzio, si sente una voce baritonale: We got him, l’abbiamo preso. È la voce di Barack Obama”. “Nome in codice dell’operazione e del bersaglio: Geronimo” (La Repubblica, 4 maggio 2012). Come in un film di John Wayne? Be’, no: peggio che in un film di John Wayne. A riprova che Barack Obama, Hillary Clinton e la maggior parte della leadership della cosiddetta “sinistra” Usa sono un bel po’ più a destra non solo dei democratici, ma anche dei repubblicani dei tempi di John Kennedy. Contento, comunque, che Obama abbia sconfitto Romney? Certo che sì. Felice, addirittura. Ma se la prossima volta i repubblicani candideranno un Hitler, i democratici cosa faranno? Candideranno un Romney? E a noi sembrerà di sinistra? E saremo felici e contenti di veder vincere lui? E Bersani, se ― come spero ― sarà il prossimo presidente del Consiglio, cosa farà? Cosa potrà fare? Lo voteremo pieni di speranza, festeggeremo la sua vittoria, e poi ci toccherà assistere, da parte sua (si parva licet componere magnis) a uno spettacolo analogo a quello desolante offerto da Obama? Scusate: non è che voglio guastare la festa. Sono contento anch’io, ripeto. Anzi: felice.

(Clicca qui per scaricare il testo in pdf. Qui per scaricarlo in word). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Non so che immagini siano, o non mi va di dirlo. Ma so che immaginarci tra il ’22 e il ’45, e chi e come ognuno di noi sarebbe stato allora, se non l’unico è un ottimo modo per immaginare chi e come ognuno di noi sia oggi. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Non so che immagini siano, o non mi va di dirlo. Ma so che immaginarci tra il ’22 e il ’45, e chi e come ognuno di noi sarebbe stato allora, se non l’unico è un ottimo modo per immaginare chi e come ognuno di noi sia oggi. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: Il Bambino Selvaggio, di F. Truffaut.

"Il Bambino Selvaggio" (1969), di François Truffaut.

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

È un proposito generoso, quello del dottor Itard. Ma la storia di Victor non è a lieto fine. O meglio: lo è nel bel film di Truffaut, ma non nella realtà storica. Dopo qualche successo iniziale, infatti, il “processo di umanizzazione” di Victor segna il passo, rallenta, si arresta. E il medico (rivelandosi così, malgrado la propria superiorità intellettuale, umanamente non diverso da Pinel e da chi per primo si era liberato del bambino) a questo punto lo abbandona. Eppure Itard aveva ragione, contro Pinel: Victor avrebbe potuto riprendere la propria crescita interiore, la propria realizzazione, e riannodare i rapporti interumani così brutalmente interrotti. Anzi: le sue qualità (di cui aveva dato ampia prova sopravvivendo ai pericoli, al dolore fisico, alle delusioni e alla disperazione in cui era stato precipitato, e poi, nonostante ciò, cercando ancora il rapporto con gli altri) non solo erano le qualità di un essere umano, ma di un essere umano di non comune levatura. E tuttavia, proprio l’umanità di Victor fu ciò che il dottor Itard non vide: osò proporsi di recuperare, dedicandosi a lui “a tempo pieno”, un bambino che la vox populi e la scienza ufficiale, rimasticando “teorie” e comportamenti vecchi di millenni, avevano ignorato, abbandonato, tentato di uccidere e infine internato, e pertanto merita che lo si ricordi come il primo ad aver intravisto, sia pur di lontano, la possibilità di una nuova immagine del bambino e dell’essere umano; ma poi ricadde (o non fu in grado di rifiutare fino in fondo) nel medesimo errore che di quelle “teorie” e di quei comportamenti era alla base: credette, cioè, che Victor potesse solo diventare umano, ma che per il momento, come tutti i bambini, non lo fosse ancora. E il suo rapporto con il piccolo, di conseguenza, non poté essere quello di un essere umano adulto con un essere umano bambino (che all’adulto si affida non per dimostrare teorie e nemmeno per “salvarsi”, ma per umano desiderio d’amore, d’interesse, di comprensione, di saggezza ed esperienza); al contrario, fu solo il rapporto di un artigiano (anche se di prim’ordine) con la materia inerte a cui si ripromette di dar forma: con qualcosa che si oppone ai suoi sforzi, cioè, e la cui resistenza egli deve vincere, ma che non può davvero amare, né riconoscere come umano, finché non è divenuto ciò che egli vuol farne. Victor dovette sentirlo; la sua delusione, questa volta, fu micidiale e definitiva; ed egli lasciò la mano che per qualche tempo aveva tenuto la sua, ma che mai l’aveva stretta come un bambino ha il diritto di desiderare, e come un adulto può gioire di fare. Itard, del resto, insieme a un’impressionante testimonianza del suo insuccesso, ci ha lasciato anche un’involontario riconoscimento delle cause di esso... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Quando un bambino lascia scritto niente...

Quando un bambino si suicida, io indagherei su ogni prete e viceprete e simil-prete che riuscissi a trovare in un raggio di tot chilometri da casa sua...

Quando un bambino si suicida, io indagherei su ogni prete e viceprete e simil-prete che riuscissi a trovare in un raggio di tot chilometri da casa sua, dalla scuola, dalla chiesa, dai giardinetti, dal campo dove giocava a calcio. Specialmente se quel bambino avesse nascosto a tutti che stava così male, se non avesse lasciato un biglietto, un minimo indizio, niente, io penserei che qualcuno lo abbia ingannato in modo tanto subdolo e vile, oltre che feroce, da riuscire a far vergognare lui per la violenza orrenda che subiva. Tutti i violentatori di bambini sono orribili al di là di ogni immaginazione, ma chi riesce a spingerli al suicidio devesserlo ancora di più, devessere infinitamente più orribile per arrivare a fare della mente di un bambino un tale scempio da convincerlo che il mondo sarà migliore se lui non ci sarà più. E chi più di certi preti sa inseguire e accerchiare un bambino fin in fondo alla mente a tal punto, chi più di certi preti ha i mezzi ideologici per non lasciargli mentalmente scampo a tal punto? Questo è ciò che penso, quando un bambino si suicida, anziché dar la colpa ai genitori che si separano o agli insegnanti che rimproverano. E vorrei tanto che lo pensassero tutti, e che lo pensassero prima. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Su "La Repubblica" di venerdì 2 novembre 2012, identici slogan anti-Grillo del Lopapa e del Tito. Qualcuno invia "veline" anti-Grillo ai quotidiani? Anche su altri quotidiani sono apparse oggi le medesime considerazioni? Pur non essendo un attivista del Movimento 5 Stelle, e pur non avendo alcuna intenzione di diventarlo, mi piacerebbe molto saperlo. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Anche su altri quotidiani sono apparse oggi le medesime considerazioni? Pur non essendo un attivista del Movimento 5 Stelle, e pur non avendo alcuna intenzione di diventarlo, mi piacerebbe saperlo. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Tutto alle banche, niente agli Umani": il berlusco-nazi-montista Grilli mentre si avvicina a un malato di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla).

Per la serie Tutto alle banche, niente agli Umani: il berlusco-nazi-montista Grilli mentre si avvicina a un malato di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla).

 

(su) Mario Monti, Vittorio Grilli, Elsa Fornero e tutto il cucuzzero napolitano-montista, più berluscista dei berluscisti e neonazista quanto umanamente si può esserlo: I mercati non sono nemici, rappresentano il risparmio nel mondo, sfrontatamente dichiara il Grilli, ministro della Economia. Voleva forse dire che i mercati, cioè le tirannie finanziarie globali, hanno sequestrato il risparmio del mondo e con esso ci stanno strangolando? No. Voleva far l’occhiolino agli strangolatori, ecco perché la frase gli è riuscita così menzognera e grottesca. E chi doveva capire ha capito. Come il Mussari Giuseppe dell’Abi, l’associazione delle banche italiane, che sùbito gli ha fatto pat-pat sulla zucca come si fa ai cani: Chi si candida a guidare il Paese, ha detto il Mussari, dovrebbe dissipare ogni dubbio sulladesione ai punti che hanno qualificato lazione di questo governo: chiunque governerà dopo il Monti, cioè, dovrà continuare a leccare i sederi delle tirannie finanziarie come e più del Monti, o esse si serviranno del risparmio del mondo per fare a strisce i nostri anche più ferocemente di quanto hanno fatto fino a oggi. Alle tirannie finanziarie le nostre pensioni, il nostro lavoro, le nostre scuole, la nostra salute, i nostri figli: alle tirannie finanziarie tutto, promette il Grilli loro servo. E a noi? A noi belle parole per farci fessi: I mercati non pensano che l’Italia sia un Paese periferico dell’area euro, soggiunge il ministro dell’Econo-loro. I mercati sanno che l’Italia è il centro, il cuore dell’Europa. E intanto regala altri due anni di sopravvivenza al progetto Ponte sullo stretto di Messina. E intanto, mentre il Mussari delle banche gongola e minaccia, numerosi malati di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) da giorni hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro i tagli del governo ai fondi per l’assistenza a domicilio. (La Repubblica, giovedì 1° novembre 2012). Possibile che ci sia ancora chi non vede, chi non capisce, chi si illude? Possibile che ancora non sia chiaro a tutti che ogni giorno di vita di questo governo (e di ogni altro simile precedente o successivo) è un giorno di morte e di lutto per ognuno di noi e per i nostri figli? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Le relazioni umane nei luoghi di lavoro secondo il Marchionne. (Dai giornali di giovedì 1° novembre 2012).

I titoli dei quotidiani di giovedì 1° novembre 2012 non lasciano dubbi, ammesso e non concesso che ancora ve ne fossero, su quel che pensa il Marchionne Sergio dei rapporti interumani sui luoghi di lavoro. O dovremmo dire su quel che delira? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).

L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

 

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