ScuolAnticoli

Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

La Terra vista da Anticoli Corrado

nellottobre del 2012

 

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Perché festeggio Halloween? Perché mi fa sentire MOSTRUOSAMENTE LIBERO da ogni sorta di divinità...

Perché festeggio Halloween? Perché mi fa sentire mostruosamente libero da ogni sorta di divinità...

(Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Massimo Giannini, finto-sinistro vicedirettore de La Repubblica, sulle elezioni in Sicilia: Su tutto, resta una preoccupazione di fondo. Il voto siciliano ci consegna un panorama di formazioni politiche che, singolarmente prese, oscillano tra il 10 e il 20%. Tramontati i partiti di massa, esauriti i partiti personali, restano partiti medio-piccoli che per provare a governare possono solo provare a “consorziarsi”. Per il resto, un enorme bacino di suffragi in libera uscita, ma senza vie d’uscita: una domanda di cambiamento politico che non trova risposte nei partiti, incapaci di innovare persone e proposte, e quindi finisce nel limbo del non voto. Se questo fosse il risultato delle prossime elezioni nazionali, nella primavera del 2013, l’Italia ne uscirebbe a pezzi. Sarebbe uno scenario che, a dispetto di una politica che vuole tornare a guidare le sorti del Paese, sarebbe obbligata (sic, n.d.r.) a ripetere l’esperimento in corso, cioè quello di una Grande o Piccola Coalizione. Ma con l’aggravante di un Parlamento balcanizzato, tra le convulsioni dei forzaleghisti e le aggressioni di un centinaio di deputati grillisti. Una prospettiva sicuramente favorevole a un Monti bis. Ma probabilmente sfavorevole all’Italia, che in balia dell’onda anomala si confermerebbe l’unica democrazia “commissariata” dell’Occidente. (La Repubblica, martedì 30 ottobre 2012). Obbligata a ripetere? Monti bis? Democrazia commissariata? Ma l’incarico di formare il nuovo governo non spetterà di diritto al partito che otterrà la maggioranza relativa? Il Giannini crede che sarà possibile scipparglielo? E come, coi carri armati? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Registi talmente geniali da essere profetici": il rapporto del Draghi con la democrazia esattamente previsto da Luis Buñuel ne "Il Fantasma della Libertà" (1974).

Per la serie Registi talmente geniali da essere profetici: il rapporto del Draghi con la democrazia esattamente previsto da Luis Buñuel ne Il Fantasma della Libertà (1974).

 

Mario perinde-ac-cadaver Draghi (al quale La Repubblica di lunedì 29 ottobre 2012 dedica un’intera pagina definendolo un personaggio, cioè non una persona, e se lo dicono loro...): I governi sono sulla giusta via. Si sono impegnati a trasferire più competenze sui bilanci nazionali e la politica finanziaria a livello europeo. Per questo, al loro vertice a dicembre, occorre che traducano queste scelte nelle necessarie decisioni concrete... Io appoggio espressamente la proposta del ministro delle Finanze federale, Schaeuble, si istituire nella Commissione europea il ruolo di un supercommissario che abbia anche potere di veto sui bilanci nazionali. Sarebbe saggio se i governi la prendessero seriamente in considerazione. Di una cosa io sono sicuro: se desideriamo restaurare la fiducia nell’eurozona, è necessario che i Paesi che le appartengono cedano una parte della loro sovranità a livello europeo... Se vogliamo restaurare la fiducia nell’eurozona, abbiamo bisogno di introdurre regole. Ma questo è soltanto il primo passo. Dobbiamo anche fare in modo di garantire con certezza che queste regole verranno poi rispettate. Questa certezza è drammaticamente mancata in passato, e su questo problema i governi devono lavorare... E se un Paese non rispetterà quegli impegni, noi sospenderemo e non riprenderemo il programma di aiuti... Purtroppo molti governi non hanno capito che hanno già perso da molto tempo la loro sovranità. In passato hanno ammucchiato debiti pubblici troppo alti, adesso sono completamente dipendenti dalla benevolenza dei mercati finanziari... Se non risolvuiamo la crisi, tutti noi pagheremo. E se invece la risolviamo, allora ne profitteremo tutti, ma prima di tutto ne profitteranno i contribuenti e i risparmiatori tedeschi... Noi prendiamo molto sul serio le preoccupazioni e i timori dei cittadini. (La Repubblica, lunedì 29 ottobre 2012). Esplicitamente teorizza (forse senza rendersene conto, o quanto meno senza rendersi conto della micidiale insensatezza di quel che dice) che i cittadini non siano uguali. Che quelli che contribuiscono e risparmiano siano più cittadini degli altri. Che quanto più lo fanno, cioè quanto più sono ricchi, tanto più cittadini siano. E che gli altri debbano tanto più rinunciare alla sovranità, cioè alla cittadinanza, quanto meno denaro han da mettere a disposizione delle tirannie finanziarie globali. Chi resterebbe volontariamente a tiro di un serial killer armato di mitra? Ebbene: siamo stati messi a portata di tiro di individui come il Draghi, armati di migliaia di miliardi di euro e del tutto incontrollati. Individui che sono ormai fuori dalla democrazia e liberi di bombardarla giorno dopo giorno. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Tragici effetti dell'iperrazionalità sulla tenuta delle zucche": Paolo Flores d’Arcais.

Per la serie Tragici effetti dell’iperrazionalità sulla tenuta delle zucche: Paolo Flores d’Arcais.

 

(su) Paolo Flores d’Arcais, direttore di MicroMega: Con l’arma contundente della bugia e del cinismo, Flores propone di partecipare alle primarie del Pd fingendo di aderire al programma, ma solo per aiutare Renzi e poi però votare Grillo alle elezioni. Gobetti sarà di sicuro entusiasta dinanzi alla profondità di una siffatta penna filosofica che con una vocazione al fondamento ultimo disegna una etica nuova basata sulla menzogna. La politica si sa è piena di mestieranti privi di saldi principi morali. (...) Renzi è per Flores “insopportabile”, è un “Berlusconi formato pupo” che riduce la politica a merce, a spot, a spettacolo. Per chi votare allora alle primarie per distruggere la videopolitica? Ma per Renzi. (...) La ragione etica di un illuminista di massa come Flores è edificante nel santificare la Verità della bugia e nel riscoprire il Vero nel cinico. (...) Il Fatto e il suo filosofo hanno fondato valori ultimi che non cadranno mai nell’oblio: lo “spergiuro” a fin di bene, e il “cinismo costituzionale” per distruggere la sinistra con le primarie. (...) Far vincere Renzi per ridurre il Pd a “un sacchetto di coriandoli”. (Michele Prospero su L’Unità di lunedì 29 ottobre 2012).

 

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Fabrizio Cicchitto: Bisogna evitare che una crisi politica provochi una esplosione degli spread realizzata anche strumentalmente. (La Repubblica, lunedì 29 ottobre 2012). Perché, le esplosioni degli spread possono anche essere realizzate strumentalmente? Non l’avrei giammai creduto. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Mostri e mostriciattoli preferiti": l'Ornaghi, teorico (per modo di dire) dello Stato-Minotauro per conto delle tirannie finanziarie globali, ritratto in mezzo ai suoi.Per la serie "Mostri e mostriciattoli preferiti": l'Ornaghi, teorico (per modo di dire) dello Stato-Minotauro per conto delle tirannie finanziarie globali, ritratto in mezzo ai suoi.

Per la serie Mostri e mostriciattoli preferiti: l’Ornaghi, teorico (per modo di dire) dello Stato-Minotauro per conto delle tirannie finanziarie globali, ritratto in mezzo ai suoi.

 

Lorenzo Ornaghi (estremista di destra, nonché protettore della Melandri, al quale i napolitano-montisti hanno consegnato Beni e Attività culturali di questo povero Paese): Uno stato sociale garantito dallo Stato non sarà più possibile, qui come in nessun altro Paese dell’Occidente. Il welfare è stato una grande trasformazione di tutto il Novecento, ma ha anche modificato, e talvolta indebolito, il funzionamento della democrazia, perché l’aspettativa generalizzata, una volta diventata diritto, abbisogna di una soddisfazione che appesantisce i costi dello Stato. È un’esperienza storica che ci lascia la necessità di dover proteggere fasce ampie di cittadini al meglio possibile, ma che non potrà più essere sostenuta con le risorse dello Stato. Bisognerà trovare nuove formule tra pubblico e privato. (Il Fatto, domenica 28 ottobre 2012). E perché il welfare non potrà più essere sostenuto con le risorse dello Stato? Ovvio: perché lo Stato, anziché ai Cittadini, apparterrà alle tirannie finanziarie e non avrà altro compito che quello di nutrirle col nostro denaro, con i nostri beni, con la carne dei nostri figli e col nostro stesso sangue. E a noi, tramutati in sudditi, cosa lascerà? Quanto ci permetterà di rimanere abbastanza vivi da produrre altro denaro, altri beni, altra carne e altro sangue umani. E saremo ridotti in questa condizione tutti? No, gli individui come l’Ornaghi si dan tanto da fare per le tirannie finanziarie proprio perché sperano di riceverne in cambio privilegi per sé e per i propri figli. L’Ornaghi, per esempio, da quell’infinitesimale quantità che era prima non è forse stato fatto dalle banche ministro? (Per inciso: quelle sconce proposizioni dell’Ornaghi vanno contro i seguenti articoli, e principi fondamentali, della Costituzione: 3, 4, 9, 31, 32, 34 e 38. Se esiste il crimine di incitamento all’attentato alla legalità costituzionale, l’Ornaghi dovrebbe essere incriminato. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Se la Sanità pubblica e il Pidì se ne vanno col Balduzzi, addio alla Salute degli Italiani. E addio per sempre al Pidì.

(su) Renato Balduzzi (addetto dai montisti alla soluzione finale del problema della Salute degli Italiani per le tirannie finanziarie globali): Era dal 2004 che i medici non scendevano in piazza uniti. Venticinque sigle, bandiere di tutti i colori, tutta la “famiglia” del Servizio sanitario nazionale: dagli specializzandi ai dirigenti, dai medici di famiglia ai veterinari. In 30.000 sono arrivati a Roma e poi in corteo da piazza della Repubblica al Colosseo per dire “No al funerale della Sanità pubblica”, no alla riforma Balduzzi, no agli ulteriori tagli della legge di stabilità. Solo i numeri impressionanti possono spiegare una partecipazione così grande e inaspettata perfino dagli stessi organizzatori: i 31 miliardi di tagli alla Sanità conteggiati dalla Corte dei conti per il periodo 2010-2014, di cui gran parte ancora da effettuare. Più gli ulteriori interventi della legge di stabilità: altri 1,6 miliardi di sforbiciate. Fra i manifestanti anche Ignazio Marino. Il chirurgo deputato Pd appoggia in toto la protesta e attacca frontalmente il ministro Balduzzi e l’intero governo: “I 21 miliardi di tagli in tre anni rappresentano un terzo del bilancio totale del Servzio sanitario nazionale. Qualunque persona di buon senso sa che così si uccide la Sanità pubblica. In Italia ormai due eccellenze ospedaliere come il Molinette di Torino e il Sant’Orsola di Bologna son costrette a far pagare ai pazienti anche l’acqua da bere. Ho già avvertito il segretario Bersani che io e, credo, molti altri colleghi non voteremo la fiducia sulla riforma Balduzzi. Per la prima volta dal 1947 in Parlamento una riforma della Sanità sarà votata senza essere stata discussa: un insulto al Parlamento e uno schiaffo al Paese. (L’Unità, domenica 28 ottobre 2012). E il segretario Bersani cosa ti ha risposto, compagno Marino? Quando lo saprai (o, se lo sai già, quando avrai voglia di dircelo) faccelo sapere. Purché non dopo le elezioni, se possibile. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Però son contento, sì. In attesa che condannino il Monti, la Fornero e tutto il napolitan-montista cucuzzero (cosa che non avverrà, temo, finché non avran trovato di peggio) son contento che sia stato condannato almeno il Berlusconi.

Però son contento, sì. In attesa che condannino il Monti, la Fornero e tutto il napolitan-montista cucuzzero (cosa che non avverrà, temo, finché non avran trovato di peggio) son contento che sia stato condannato almeno il Berlusconi. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Fra i quali guerrieri disperati mi piace ricordare (per dispetto, per l’ennesima delusione che mi infliggono, per il peggior orrore che suscitano in me e in tutte le persone per bene) quelli del Pidì o che nel Pidì, a gabbar le persone per bene, sono stati a lungo: come Francesco Rutelli, che non vuole più “una classe politica così sulla difensiva... da abbassare irrazionalmente” il tetto di centomila euro di multa (ai giornalisti, n.d.r.) a cinquantamila: “Scusate, onorevoli colleghi, qui siamo al supermarket della diffamazione, siamo addirittura al super-discount. (...) Più sofisticata, Anna Finocchiaro non parla mai così. Eppure è lei la promotrice e la protagonista dell’accordo che conclude questa bella pantomima e che conferma la sostanza dell’inghippo liberticida che era stato predisposto in Commissione Rancore. Cosa preferiamo noi: la sfrontatezza di Rutelli o la sintassi dorotea e la foglia di fico di Anna Finocchiaro? (...) A fine giornata, ho ancora nelle orecchie il senatore Procacci (Pd): “Nessuno deve mai dimenticare che questo è il Paese in cui un certo signor Tortora ha perso la vita... Dobbiamo in qualche modo scoraggiare la stampa che dà notizie e che a tavolino decide di colpire”. Alberto Maritati, dalemiano di Lecce, è di quelli che ai giornalisti non fa sconti. E anche Marina Magistrelli sposa la linea dura contro chi pubblica “una ricostruzione colposamente sbagliata di un fatto di cronaca”. Se questo accade, “è giusto prevedere un concorso di responsabilità tra editore e giornalista, il quale non può essere considerato immune da ogni conseguenza del proprio comportamento doloso”. (La Repubblica, giovedì 25 e venerdì 26 ottobre 2012). Come stupirsi del Procacci? Pochi mesi fa, insieme ad altri tipi assai poco raccomandabili come il Morando, il Tonini e il Ceccanti, si precipitò ad appoggiare il Pidièlle (nella leggiadra persona del La Russa) sul presidenzialismo. Non ce l’ha con la libertà di stampa, no: il Procacci sta coi berluscisti a prescindere. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Scienziati e No...

Per la serie Scienziati e no: a sinistra Enzo Boschi, geofisico, all’epoca del terremoto dell’Aquila presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia; a destra Galileo Galilei (1564-1642), fisico, astronomo, matematico e filosofo.

 

Davvero il professor Boschi e altri scienziati si son beccati sei anni di carcere per non aver previsto il terremoto dell’Aquila? Non lo sapremo finché non leggeremo la sentenza, ma non penso che sia così. Sbaglierò, ma mi piace pensare che il professor Boschi sia stato condannato per alto tradimento della scienza. E che il giudice abbia ravvisato gli estremi di tale tradimento in questa sua frase: Per me a dirigere le situazioni è il capo della Protezione civile, e se lui mi chiede di dire una determinata cosa, io la dico (L’Unità, martedì 23 ottobre 2012). Pare che anche a Galileo Galilei andò così: anche lui, dinanzi al tribunale del Sant’Uffizio, ubbidì al papa e disse ciò che il papa gli ordinava di dire. Ma Galilei rischiava il carcere o la vita (erano passati appena trentatré anni dal rogo di Giordano Bruno in Campo de’ Fiori) o quanto meno il divieto di insegnare e di pubblicare (e anche così la sua abiura ci dispiace, e più di lui stimiamo Giordano Bruno che non abiurò neanche sotto tortura). Il professor Boschi invece cosa rischiava, se non avesse ubbidito al signor capetto della Protezione civile? Che il Bertolaso gli facesse gli occhiacci? Ci fidiamo degli scienziati perché sappiamo che hanno un solo “padrone”: la ricerca della verità: Amicus Plato sed magis amica Veritas, come disse Aristotele. Il padrone del professor Boschi invece (se ha detto quelle parole e se davvero le pensava) nel 2009 non era la verità (e nemmeno Platone) ma un Bertolaso qualsiasi, un capufficio, un “caporale” fra i tanti di cui questa povera Italia è piena. Chi si fiderebbe non dico di uno scienziato, ma anche solo di un medico che gli prescrivesse non quel che “scienza e coscienza” gli suggeriscono, ma quel che gli ordina di dire il “superiore”? L’ubbidienza (a chicchessia e checchessia) dopo i diciott’anni è perniciosa per tutti, ma in uno scienziato, in un ricercatore, ubbidire (a chicchessia e checchessia) è tradire la scienza, stuprare la ricerca, assassinare la verità e fare scempio della fiducia nostra, che della scienza è l’unico vero capitale e il solo autentico potere. Spero che il professor Boschi e gli altri sei siano stati condannati per questo, e spero che la condanna loro inflitta sia d’esempio ai milioni di Italiani che credono ancora oggi, a più di quattro secoli dai processi a Giordano Bruno e a Galileo Galilei, che la verità la facciano i capi. O, ancora peggio, i caporali. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Elsa Fornero: Non siate choosy. Lo dico sempre ai miei studenti: è meglio prendere la prima offerta che càpita e poi, da dentro, guardarsi intorno. Anche se adesso non è più così, in un mercato tanto difficile e debole, abbiamo visto tutti dei laureati che stavano lì, in attesa del posto ideale. (La Repubblica, martedì 23 ottobre 2012). Ora la Fornero si aggiusterà queste parole (e i media napolitano-montisti l’aiuteranno ad aggiustarsele) come le parrà e le piacerà, ma ciò che voleva dire è chiaro, resterà chiaro e, quel ch’è peggio, ha ferito e continuerà a ferire i Giovani proprio come la Fornero voleva: non siate ambiziosi, non desiderate di più, accontentatevi e rassegnatevi, ecco cosha inteso istillare la Fornero nelle menti dei nostri Figli. L’opposto di ciò che i veri Maestri, i veri Educatori e i veri Genitori insegnano ai Ragazzi. L’opposto di ciò che un vero ministro dovrebbe chiedere a un Paese che vuole avere un futuro migliore e può ancora realizzarlo. Ma l’insegnante è un falso insegnante, il ministro un falso ministro, e ubbidendo alle tirannie finanziarie il falso insegnante e il falso ministro vogliano il contrario del vero e del giusto, il contrario di quel che è umano: vogliono che i nostri Figli (non i loro, della Fornero e degli altri lacchè del capitalismo finanziario: i nostri Figli) si adattino a un futuro di quart’ordine, e che l’Italia si rassegni a essere per l’Europa quel che il Messico è per gli Stati Uniti. Non siate ambiziosi: un consiglio da schiavisti. Da schiavisti di Esseri umani. E da schiavisti di Popoli. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com)

 

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Spiegare un Film a un Bambino: Matilda, 6 Mitica, di Roald Dahl e D. De Vito.

"Matilda, 6 Mitica", di Roald Dhal e Danny De Vito.

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

I genitori di Matilda sono comici e fanno ridere, sì, ma solo se immaginiamo che Matilda riuscirà a tener loro testa e tutto finirà bene: altrimenti, il vuoto interiore, l’anaffettività, la cattiveria e l’insensatezza che Harry e Zinnia Wormwood coltivano con cura in sé stessi, e che han già trasmesso al maggiore dei loro due figli, ci parrebbero più adatti a una fiaba dell’orrore come Hänsel e Gretel. Ci farebbe ridere sapere che Matilda, da grande, sarà come la madre? Ci fa ridere sapere che Mikey, da grande, sarà probabilmente come il padre? Proprio no. Fuori dalle belle storie e dai bei film, il destino che attende gli sventurati figli dei tanti Wormwood di questo mondo (che esistono davvero, e che sono, al contempo, meno simpatici di loro ma più abili a sembrare, anche a sé stessi, brave e oneste persone) è spesso più simile a quello di Mikey che a quello di Matilda. E talora è anche peggiore, poiché è quello di diventare cattivi come Agata Trinciabue: che, a differenza dei Wormwood, non è simpatica nemmeno nella finzione, dato che si capisce benissimo che è uno dei tanti orchi che un po’ dovunque sfruttano, rovinano o mandano a morire in guerra i figli migliori dei tanti Wormwood: quei figli, come Matilda, che i tanti Wormwood semplicemente abbandonano. Ecco perché a Roald Dahl non bastò che Matilda, grazie alla propria resistenza e al felice incontro con miss Honey, riuscisse a rimanere sé stessa, ma volle anche dotarla di superpoteri: perché potesse non solo vincere ma stravincere, assicurando alla giustizia i Wormwood e la Trinciabue, liberando (pacificamente) il mondo dalla loro presenza e risarcendo così lo scrittore e i lettori, almeno nella fantasia, della dolorosa consapevolezza di quale grosso guaio sia in realtà l’esser piccoli e inermi, e molto spesso indifesi, in un mondo in cui le Trinciabue e i Wormwood spadroneggiano. I superpoteri di Matilda, in apparenza così irreali, segnano al contrario l’irruzione del mondo reale in una vicenda che altrimenti... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Davide Cayman Serra (affarista con base alle Isole Cayman e consigliere economico-finanziario di Matteo Cayman Serra): Il rapporto debito/pil, per essere di nuovo sostenibile, dovrebbe scendere, diciamo, intorno al 90% dal 125 attuale. Il debito deve diminuire di 600 miliardi nei prossimi dieci anni. Vi sono circa 10 punti di rapporto deficit/pil che possono essere aggrediti attraverso la lotta all’evasione fiscale (3-4% del pil), tagli alla spesa pubblica (2% del pil) e tagli alle pensioni (4-5% del pil) per riportare la situzione sotto controllo (La Repubblica Affari & Finanza, lunedì 22 ottobre 2012). Capito bene? Il Renzi e chi lo manovra vogliono tagliarci altri 600 miliardi in dieci anni. Metà (300 miliardi) dicono di volerli dagli evasori fiscali. L’altra metà (altri 300 miliardi, 30 all’anno) dalla Sanità, dalla Scuola, dai Comuni e dai Pensionati. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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(su) Mario Monti e il suo governo anticostituzionale di estremisti di destra e nemici dell’ambiente e del futuro nostro e dei nostri figli: Fingendo di dare risalto al parere delle Soprintendenze, il ddl Monti le mette in condizioni di minorità, introducendo una nuova versione del famigerato silenzio-assenso: il silenzio-abdicazione. Si demanda di fatto ogni decisione ai Comuni che dappertutto, con un sottobosco di deleghe e subdeleghe, gestiscono il territorio in funzione di manovre elettorali e degli interessi dei costruttori. Ma il silenzio assenso in tema di paesaggio è contrario all’art. 9 della Costituzione, come ha dichiarato la Corte Costituzionale in almeno cinque sentenze. (...) Mettiamo dunque sul tappeto questa domanda: l’alto orizzonte di diritti che la nostra Costituzione consegna ai cittadini è compatibile con le (vere o false) costrizioni dell’economia? E se non lo è, come si risolve il contrasto, archiviando la Costituzione o agendo sull’economia e sulla politica? Quale è, su questo punto, la favoleggiata “agenda Monti”? (Salvatore Settis, una delle poche voci ancora libere di questo Paese, su La Repubblica di domenica 21 ottobre 2012). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Questo individuo vuol fare quel che non riuscì neanche a Mussolini: chiudere "l'Unità". Parola di Matteo "Cayman" Renzi: "Ognuno giudicherà se possa avere un senso utilizzare i denari del finanziamento pubblico per l'editoria per insultare qualcuno che non la pensa come te". (l'Unità, sabato 20 ottobre 2012).

La “colpa” de l’Unità? Aver pubblicato, accanto ad articoli e interviste di sostenitori del Renzi, le parole di chi, come me e moltissimi altri, pensa che l’idea di rottamare gli esseri umani sia un’idea fascistoide. Troppo buono: io la definirei un delirio nazista. Anche perché il Matteo Cayman Renzi coltiva idee addirittura peggiori, come questa: La finanza non è buona o cattiva, la politica può esserlo. (La Repubblica, sabato 20 ottobre 2012). La finanza, per il Renzi Matteo, è dunque al di là del bene e del male, al di sopra delle leggi, dei giudizi e perfino dei sentimenti umani? La finanza, per il Renzi Matteo, è Dio? Neanche il Berlusconi, neanche il Monti, si erano mai lasciati andare a professioni di fede così terrificanti sulla sacralità delle tirannie finanziarie. Ha ragione il Renzi Matteo Cayman: lui non è un fascista. Lui è molto più a destra. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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(di e su) Francesco Profumo (estremista di destra addetto dai napolitano-montisti alla Soluzione Finale del problema dei Bambini e dei Ragazzi italiani per il sistema finanziario globale): La scuola è parte fondamentale della nostra società, del nostro impegno per rendere migliore l’Italia (il Napolitano davanti al Profumo e a un uditorio di ragazzi e insegnanti). In Italia è necessaria una grande operazione di civiltà: dalla scuola si può costruire un futuro migliore. (il Profumo davanti al Napolitano e a un uditorio di insegnanti e ragazzi). Già nella spending review è stata decisa una sottrazione di 180 milioni di euro, e ora se ne vorrebbero togliere altri 500 milioni. Il taglio complessivo sarebbe così di quasi 700 milioni, e andrebbe a impoverire un sistema scolastico che è già stato molto penalizzato in questi anni. (Pierpaolo Baretta, pd, citato da l’Unità di sabato 20 ottobre 2012). Il Baretta non è certo un rivoluzionario: pudicamente, si guarda bene dal ricordare che molto penalizzato in questi anni significa derubato di 15 miliardi di euro, e che le vittime di questo sciacallaggio di Stato sono i Bambini e i Ragazzi italiani e non, come dice lui, il sistema scolastico. Non meno pudicamente, si sarà guardato bene anche dallo sputare per terra ogni volta che alludeva alle iene di Stato precedenti e attuali. Ma quel che mi meraviglia non è tanto la reticenza a parlar chiaro del piddìno Baretta, quanto il fatto che nessun insegnante abbia fischiato, nessuno abbia lanciato pernacchi, nessuno abbia tirato ortaggi, udendo il Napolitano e il Profumo scambiarsi assurdi riconoscimenti alla Scuola davanti al cadavere ancora caldo della Scuola. Contava forse, quel troppo mite uditorio, che al suo posto lo avrebbe fatto ScuolAnticoli? Bene: eccoci qui. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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(su e di) Paola Severino e Mario Monti (berluscisti travestiti da tecnici addetti a rendere la corruzione più facile e impunita che mai):
In cima ai timori c’è il rischio che un numero significativo di processi per concussione, rispetto al totale di quelli esistenti (in media 200 all’anno, secondo i dati dell’Istat) possa finire in prescrizione. Sarebbe uno smacco. Gli uomini del premier già s’immaginano titoli di giornale del tipo “Stop per il Rubygate” o “Cadono le concussioni di Penati grazie al ddl anti-corrotti”. Per effetto della legge anti-corruzione si prescriveranno alcuni processi. Accade che Severino divide in due il reato di concussione, dà vita a un nuovo reato, la concussione per induzione, la punisce meno severamente di prima, da 3 a 8 anni anziché da 4 a 12. Gelo sulla prescrizione che cala da 15 a 10 anni. Ovvie le conseguenze. (La Repubblica, giovedì 18 ottobre 2012). Il Consiglio superiore della magistratura ne parla così: “La condotta di induzione, il nuovo articolo 319 quater, prevede una sanzione edittale sensibilmente inferiore a quella fino a oggi applicata. Ciò oggettivamente costituisce un arretramento particolarmente significativo nell’attività di contrasto di un comportamento che oggi risulta essere la forma statisticamente più diffusa di integrazione del reato di concussione... Oltre che sul piano operativo, con la sensibile riduzione dei termini di prescrizione del reato, la diminuzione di pena costituisce un segnale simbolico incoerente con le intenzioni che animano l’impianto complessivo delle modifiche proposte, volte a determinare un rafforzamento del contrasto al fenomeno illecito... La scelta di punire anche la condotta della vittima della concussione per induzione è una scelta che suscita perplessità. Essa avrà molto probabilmente l’effetto di ostacolare le indagini nei reati di concussione per induzione, atteso che crea un nesso di solidarietà criminale tra i protagonisti della fattispecie”. (La Repubblica, venerdì 19 ottobre 2012). Basta guardarla. Ottantaquattro commi in un solo articolo-monstre affastellati uno sopra l’altro. Al paradosso della forma corrisponde la beffa della sostanza. I principali buchi neri: 1. Sino ad oggi un presidente o un consigliere regionale concussori perdevano il posto e non avevano più accesso a nessun altro incarico pubblico. Da domani invece, se questa legge venisse approvata, potranno tenerli ben stretti i loro posti e ottenerne anche di nuovi. 2. I processi per concussione dei colletti bianchi, se non dovranno ricominciare da zero, andranno comunque tutti o quasi in prescrizione, accorciata di ben cinque anni. E nessun cittadino concusso (ora indotto) avrà più interesse a denunciare, dissuaso da una pena assai severa e senza alcuna riduzione per la collaborazione. Qui siamo davvero al pro-concussione. Al punto che la fiducia messa al Senato dà l’impressione di un patto tacito per sfuggire alle irrinunciabili correzioni, più che un modo per mettersi al sicuro da margini di peggioramento che davvero non ci sono. 3. Anche i nuovi reati sono stati ridotti a specchietti scarichi, per allodole sfinite. (Gianluigi Pellegrino su La Repubblica di venerdì 19 ottobre 2012). Ecco perché la Severino, pochi giorni fa, ha ammonito i magistrati a non usare il potere giudiziario come un mezzo per occupare la ribalta mediatica conquistando fama e onori (La Repubblica, martedì 16 ottobre 2012). Metteva le mani avanti nella (vana) speranza di non cadere indietro, la poveretta, sapendo che presto sarebbe stata lei a occupare (disonorevolmente) la ribalta mediatica con una legge, sedicente anti-corruzione, che è in realtà l’ennesimo attacco di stampo berluscista alla Giustizia italiana. Ma che dire (per non far torto ad alcuno) del grottesco stupore ostentato dai filo-napolitano-montisti de La Repubblica, tanto ridicolo quanto fasullo? Una stucchevole commedia che il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari mette in scena ogni volta che il governo “tecnico” si dimostra più di destra di ogni suo predecessore (eccettuato, forse, Mussolini). Fatela finita, o scalfarian-repubblichini, sappiamo bene che voi sapete (e volete) e voi sapete bene che noi sappiamo che voi sapete (e volete) che il più vero Berlusconi è proprio il Monti e che i più veri berluscisti sono i suoi ministri, chi li ha messi sù e chi come voi li sostiene: il Berlusconi era troppo occupato dagli affaracci suoi per esser Berlusconi sul serio, e proprio per questo avete messo al suo posto chi lo è più di lui. In altre parole, il Monti e i montisti sono assai più coerentemente e strenuamente cattofascisti o (a seconda della personale vocazione) naziliberisti del Berlusconi e dei berluscisti, e la cosiddetta sobrietà che per gli ingenui o gli imbroglioni li rende invece tanto diversi (a smentir la quale, comunque, mai dire mai, chissà che non ci facciano un bel giorno qualche sgangherata sorpresina) non è affatto sobrietà ma una sorta di disumana determinazione antiumana. Che era anche nel Berlusconi, certo, ma di cui lui aveva un po’ di (sana) paura, e alla quale cercava perciò di sottrarsi con le sue sguaiataggini e buffonate. Non ci riusciva, naturalmente (ben altre cure gli sarebbero servite, e intraprese molto tempo prima) e disumano restava. Ma a voi che oggi siete montisti il Berlusconi non dispiaceva perché disumano, no, ma perché tentando con ogni sorta di guizzi e saltelli di tornare in vita vi costringeva a vedere quanto più morti siete voi che non ci provate nemmeno più. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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(su) Mario Monti e il suo governo di estremisti di destra, strangolatori delle piccole e medie Imprese per conto delle tirannie finanziarie globali: I ritardi nei pagamenti accumulati dalla pubblica amministrazione (= dal governo, a cui la pubblica amministrazione non può che ubbidire, n.d.r.) verso le imprese di servizi viaggiano nell’ordine di 220 giorni, a fronte dei 186 stimati per edilizia e forniture di beni. Non solo: lo stock di debito verso questo tipo di aziende è oltre un terzo del totale, ovvero 34 miliardi sui 90 complessivi che lo Stato deve alle imprese. (L’Unità, giovedì 18 ottobre 2012). Il governo Monti è davvero il governo (dei servi) dello 0,1% contro il 99,9% della popolazione italiana. E c’è di peggio: la maggior parte dello 0,1% a cui il governo Monti è asservito e ci asserve non è nemmeno italiano: sono tirannie finanziarie che pagano le tasse all’estero (quando le pagano) e per le quali noi Italiani non siamo neanche sudditi (magari lo fossimo: tra i sudditi e i sovrani c’era quasi sempre un legame umano) ma carne da macello. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).
 

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Il governo dei cacciabombardieri assassini e miliardari

Il governo dei cacciabombardieri assassini e miliardari

Il governo dei cacciabombardieri assassini e miliardari

(su) Mario Monti e il suo governo di estremisti di destra: I nuovi cacciabombardieri F35 erano stati ridotti di numero dal governo “tecnico”. L’esecutivo Monti aveva portato la commessa statale da 131 velivoli agli attuali 90. La riduzione, annunciata nel febbraio scorso dall’ammiraglio ministro Giampaolo Di Paola, era stata decisa come contributo alla prima spending review (cioè non per spendere quei soldi meglio, ma per farne dono alle tirannie finanziarie globali insieme a tutti gli altri soldi sottratti da questo governo di sanguisughe ai Cittadini italiani e allo Stato sociale dei Cittadini italiani, n.d.r.). Si scopre ora però che il costo di ogni singolo aereo nel frattempo è lievitato. Non un po’, più del doppio, tanto che il risparmio di fatto è sparito. E anzi, sembra che gli F35 siano destinati a pesare sempre più sull’erario. Un aggravio del 60% circa rispetto alla spesa indicata al Parlamento. Quindi almeno 13-14 miliardi di euro, invece dei 10 pattuiti undici anni fa dall’allora ammiraglio Di Paola. (L’Unità, mercoledì 17 ottobre 2012). Tredici-quattordici miliardi di euro sottratti ai Bambini, ai Giovani, ai piccoli Imprenditori, ai Pensionati, ai Malati, ai Lavoratori, per farne che? Per comprare macchine di morte. Il governo dei non eletti: il governo che mette la morte al posto della vita. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Matteo Renzi: Trovo ingiusto che il quotidiano fondato da Antonio Gramsci scriva che rottamazione è una parola fascistoide. Sentirsi dare del fascista è inaccettabile. Roberto Reggi, coordinatore della campagna elettorale di Matteo Renzi: Sulla rottamazione abbiamo vinto. Ora non ci resta che aspettarli a uno a uno sulla riva del fiume. (La Repubblica, mercoledì 17 ottobre 2012). Sulla riva del fiume, secondo il detto, si aspetta di veder passare i cadaveri dei propri nemici. Ha ragione il Renzi: questo non è un linguaggio fascistoide. Questo è un linguaggio fascista senza se e senza ma. Fascista adesso!, siamo d’accordo, non come nel ’22, ma comunque fascista. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Nicola Mancino: Io ho tanti cellulari. E poi un telefono può anch essere di servizio. Nicola Mancino spiega così le 9.295 telefeonate intercettate nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. (La Repubblica, martedì 16 ottobre 2012). Fa lo strafottente, ora, il Mancino: la paura gli è passata. E come gli è passata? Forse quando ha capito che d’ora in poi simul stabunt, simul cadent? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Se la Scuola e il Pidì se ne vanno col Profumo, addio alla Scuola. E addio per sempre al Pidì.

(Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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La quasi-scissione di Walter Veltroni

La quasi-scissione di Walter Veltroni: "Bersani, Bersani... Che dici? Ti faccio più male se ti sparo o se mi sparo?"

Walter Veltroni: Lascio il Parlamento, non mi ricandido alle prossime elezioni. Ma non rinuncio a fare politica... C’era nel testo originale della Carta d’intenti un riferimento a Monti che doveva restare, perché si tratta di una esperienza alla quale prestare la massima attenzione: l’attuale governo ha dato prestigio all’Italia dopo la tragedia del berlusconismo e ha spinte riformatrici che superano l’inerzia dei partiti. (Citato da La Repubblica di lunedì 15 ottobre 2012). Il peggior attacco possibile all’agenda Bersani (in quanto in parte contrapposta all’agenda Monti che sta suicidando il Paese) sarebbe (e ancor non è detto che non sia) una scissione del Partito democratico. Ma il Veltroni Walter, si sa, è un ma-anchista, un buonista, un viscido lumacone, per quanto infido. Si sarà chiesto: come posso infliggere a Bersani un colpo potenzialmente scissionista senza però averne l’aria, nascondendo la mano, col sorrisetto sulle labbra? E si sarà risposto: fingendo di porgere l’altra guancia, andandomene ma anche no, colpendo duro e al contempo costringendo il segretario a elogiarmi. La quasi-scissione del Veltroni Walter: uno che in politica, in ogni sua azione, in ogni mossa, in ogni incarnazione”, più che un finto-sinistro è sempre stato un finto-in-tutto. Un finto e basta. Per far del male al prossimo, infatti, basta fingere. Che cosa si finga non ha alcuna importanza: la finzione, fuori dal palcoscenico, arreca danno di per sé. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: E.T., lExtraterrestre, di Steven Spielberg.

"E.T., l'Extraterrestre", di Steven Spielberg (1981).

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

Per capire un film come E.T., dobbiamo rispondere a un paio di domande: E.T. è un mostro o non lo è? E se lo è, come mai non è cattivo come gli altri mostri? Ci sono due tipi di mostri: quelli, reali o fantastici, “forniti” dalla Natura o da noi immaginati in essa (tirannosauri, pescecani, vedove nere, serpenti a sonagli, alieni, draghi, virus, ecc.); e quelli che si formano nelle menti distorte di certi esseri umani. I primi hanno un aspetto più o meno orribile, si vedono o si immaginano. I secondi, invece, sono invisibili. I primi sono spaventosi e possono far del male (nella realtà o nelle favole) ma non possono far diventare le loro vittime uguali a loro: come Manidù, il pescecane di Ti-Koyo, possono essere sconfitti, uccisi, ma si può anche riuscire a renderli inoffensivi e perfino a farseli amici. I secondi, invece, fanno diventare spaventosi e pericolosi gli esseri umani che li creano, ma senza che da fuori si veda: senza, cioè, che il loro aspetto fisico cambi. Anticamente si credeva che i mostri fossero tutti del primo tipo, cioè che nessuno di loro facesse parte dell’Umanità (neanche quelli dall’aspetto parzialmente umano, come Polifemo o le Sirene o il Minotauro). Per gli Antichi, cioè, i mostri erano esseri estranei, brutti e cattivi, che un Eroe buono e valoroso, rappresentante di tutti gli esseri umani, doveva incaricarsi di affrontare e distruggere. E gli umani che si comportavano male, o addirittura orribilmente? Secondo gli Antichi erano nati così: stupidi, o disonesti, o cattivi. Bisognava diffidarne, ma non li si poteva chiamare mostri se fisicamente erano come gli altri. Per gli Antichi nessuno poteva essere un po’ umano e un po’ mostruoso: una cosa erano i mostri (naturali o soprannaturali) e un’altra gli umani (più o meno buoni e in gamba). I mostri degli antichi non si sono estinti come i loro Dei, ma sono sopravvissuti fino ai giorni nostri: gli alieni cattivi di quasi tutta la fantascienza, per esempio, non sono affatto diversi dall’antica Medusa, dallo sguardo pietrificante, o dall’orribile Scilla che con dodici piedi e sei teste, ciascuna con tre file di denti, si protendeva da una rupe a picco sul mare e azzannava i marinai. Ma oggi i mostri a noi estranei degli antichi non sono più soli: a essi si sono aggiunti, per spaventarci ancora di più, i mostri che hanno il potere di cambiare gli esseri umani internamente, di farli diventare come loro e di escluderli, pertanto, dal consorzio umano: i mostri creati dalle menti... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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La vergogna de La Repubblica: la Scuola annullata

"L'Unità" di sabato 13 ottobre 2012: alla protesta della Scuola il massimo rilievo e un'amara vignetta di Staino.

L’Unità di sabato 13 ottobre 2012: alla protesta della Scuola il massimo rilievo e un’amara vignetta di Staino. (Clicca qui per ingrandire la pagina. Clicca qui per ingrandire la vignetta).

La Repubblica di sabato 13 ottobre 2012: alla protesta della Scuola poche righe a pag. 20 e per di più incomplete.

La Repubblica di sabato 13 ottobre 2012: alla protesta della Scuola poche righe a pag. 20 e per di più incomplete. (Clicca qui per ingrandire la pagina. Clicca qui per vedere l’articoletto a pag. 20).

 

La Repubblica di sabato 13 ottobre 2012 non solo relega la protesta della Scuola contro il governo in un articoletto a pag. 20, ma neanche la racconta giusta: non dicce una parola sullo sciopero dei Lavoratori della Scuola. E ne dice troppe, invece, sulla frase nazista del Profumo-Carota-Francesco, estremista di destra addetto dai napolitano-montisti alla Soluzione Finale del problema dei Bambini e dei Ragazzi italiani per il sistema finanziario globale. Sentite qua: Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, quando usò la metafora, lunedì scorso a Genova (mai raccontata ai lettori de La Repubblica, n.d.r.), e sottolineò la necessità della carota e del bastone in questo paese (la minuscola è de La Repubblica, n.d.r.) da allenare, si riferiva alla lenta burocrazia dei rettori italiani. Davvero? Oh, poverino: ma allora è stato frainteso e male interpretato! Balle. A parte che anche i rettori italiani non sono somari, e a parte che perfino bastonar somari (quelli veri) è un comportamento da bestie, peccato che la stessa Repubblica (oggi che finalmente si decide a far sapere ai suoi lettori come mai le vendite di carote nelle piazze italiane si siano in questi giorni impennate) riporta quell’inqualificabile battuta da trivio nazista così: Il paese (la minuscola è sempre de La Repubblica, n.d.r.) va allenato. A volte dobbiamo utilizzare un po’ di più il bastone, a volte dare più carote, mai troppe. Il Paese, ha detto il Profumo-Carota-Francesco: il Paese, non i rettori italiani. La Repubblica? Forse farebbe meglio a ribattezzarsi La Pravda. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "L'uomo che volle farsi re": Napolitano Giorgio.

Per la serie L’uomo che volle farsi re: Napolitano Giorgio.

 

(su) Giorgio Napolitano: Un’immunità assoluta potrebbe essere ipotizzata per il presidente della Repubblica solo se, contraddicendo i principi dello Stato democratico-costituzionale, gli si riconoscesse una totale irresponsabilità giuridica anche per i reati extrafunzionali. Ma una simile irresponsabilità finirebbe per coincidere con la qualifica di inviolabile, che caratterizza il sovrano nelle monarchie ancorché limitate: una inviolabilità che (tenuta distinta dalla inviolabilità garantita dallo Statuto e dalle leggi a tutti i cittadini) implicava la totale immunità dalla legge penale nonché dal diritto privato quanto a particolari rapporti (Procura di Palermo, citata da La Repubblica di sabato 13 ottobre 2012). Le ossa di Claudio Villa possono riposare in pace: se tutto va bene, non ci saranno altri reucci in Italia. Né della canzone né d’altro. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Le "coraggiose" guardie italiane: telefona Berlusconi, e loro gli consegnano la minorenne Ruby. Ai Bambini di chi "non è nessuno", invece, le mani addosso.

 (Immagine da Il Monello, di Charlie Chaplin (1921), con Charlie Chaplin, Jackie Coogan e Edna Purviance).

(Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Tornare dalla Caccia (a Sofia, a Carlotta, a Luca)

"Tornare dalla Caccia" (a Sofia, a Carlotta, a Luca)

Alle donne niente era proibito: molte, nel tempo, cacciarono con gli uomini e meglio degli uomini. Così come ci furono uomini che non vollero mai farlo. Per lo più, tuttavia, solo gli uomini cacciavano, e tra loro solo quelli che avevano l’età e la salute per farlo. Ma che per cacciare si dovesse esser forti come la Natura e anche di più, e più duri, più astuti di ogni altro vivente, questo non piaceva a nessuno.

Trionfare nella caccia, più che l’aver ucciso anziché esserlo, era tornare dalle donne umani come quando si era andati: questa era la vittoria di ogni cacciatore, così importante, così vitale, che per essa si lasciavano incolumi i piccoli, le femmine gravide, le bestie vecchie dallo sguardo quasi umano, e a quelle che si uccidevano si chiedeva cantando e danzando comprensione e perdono. Il trionfo del cacciatore era il ritorno dalle donne e dai bambini carico di preda, certo, ma la prima cosa che i bambini e le donne guardavano non era il carniere: erano i suoi occhi, era nei suoi occhi l’intatta umanità.

Tornare dalla caccia era tornare alla sicurezza del rifugio, al calore del fuoco, al piacere del riposo, certo, ma soprattutto era tornare alle donne e ai bambini: tornare a essere, accanto a loro ― via dalla forza bruta, dalla spietata durezza, dalla scaltrezza senza luce della Natura ― i delicati, teneri, dolci, affettuosi, fiduciosamente ingenui, fantasiosi, ciarlieri, giocosi, comprensivi, saggi, acutissimi viventi che solo gli umani sono, e solo insieme agli altri, e solo se anche le donne e i bambini ci sono.

Tornare dalla caccia era, soprattutto, tornare alla debolezza del lungo, quieto sonno accanto alle donne e ai bambini nel sonno di altri uomini accanto ad altre donne e altri bambini: la meravigliosa, inerme debolezza di quello speciale sonno ch’è solo nostro ed è la nostra forza vera e più grande. Tornare sempre dalle donne e dai bambini, a dormire accanto a loro nel vicino dormire degli altri, tornare dalla caccia umani a sognare accanto alle donne e ai bambini per poi svegliarsi a immaginare e pensare, insieme a tutti, come far sì che i figli non debbano più cacciare, un giorno, né più dover chiedere comprensione e perdono per averlo fatto: questo è il senso della vita umana, che ognuno arricchisce del suo personale. (Clicca qui per scaricare il testo in pdf; qui per il testo in word).

 (Anticoli Corrado e Roma, lunedì 8 ottobre 2012. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Francesco Profumo, ministro del Bastone e della Carota.

(di e su) Francesco Profumo (estremista di destra addetto dai napolitano-montisti alla Soluzione Finale del problema dei Bambini e dei Ragazzi italiani per il sistema finanziario globale): A questo Paese serve più bastone che carota (Francesco Profumo, citato da Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pidì, su L’Unità di giovedì 11 ottobre 2012). In pratica, così dicendo, hai ammesso che al Paese servi poco o niente: cosa aspetti a dimetterti, dunque? “Quanto realizzato qui a Monterosso è la dimostrazione di come la solidarietà possa rimediare alle difficoltà”: così il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha salutato l’avvio dell’anno scolastico nella scuola Enrico Fermi, un istituto che comprende elementari e medie rimasto gravemente danneggaito dall’alluvione di un anno fa e recuperato con il contributo de La Repubblica e della Sky. (La Repubblica, martedì 9 ottobre 2012). Ministro della Scuola? Nossignori: il Profumo è il ministro dell’Elemosina alla Scuola. La sua filosofia: l’istruzione non è un diritto, sarete istruiti soltanto se stenderete la mano e riuscirete a impietosire qualcuno. E così, mentre nelle scuole materne si lesina alle maestre il ghiaccio sintetico che serve per le contusioni (è la testimonianza drammatica di due ascoltatrici di Prima pagina, la rassegna stampa mattutina di Radio 3) (citata da Marino Niola sul Venerdì di Repubblica del 12 ottobre 2012), il Profumo, in pochi articoli a corredo della legge di stabilità (quella che aumenta l’Iva, taglia ancora la Sanità e abbassa alcune aliquote Irpef), vara l’aumento delle ore di lavoro per gli insegnanti: dalle 18 ore attuali a settimana si salirà a 24. Sei ore in più, 85 minuti di straordinario non pagato per ogni giornata a scuola. Lo stipendio resterà invariato, gli scatti resteranno congelati, ma il ministero offre ai docenti 15 giorni di ferie in più, da realizzare nel periodo estivo. (La Repubblica, venerdì 12 ottobre 2012). Dopo un decennio di tagli forsennati, dopo aver messo in mezzo a una strada centinaia di migliaia di precari, dopo aver tolto ai Bambini e ai Ragazzi italiani quasi tutto quel che loro spetta in ogni Paese civile, cosa s’inventa l’estrema destra montista-berluscista-piddìna? Un 30% di lavoro in più a stipendio (da fame, il più basso d’Europa, e di gran lunga) invariato. Per poter licenziare altre migliaia di precari. Il Profumo-Carota, in mezzo a quella congrega di naziliberisti servi delle banche e del Vaticano, ispira perfino una sorta di disgustata tenerezza: così evidentemente inadeguato, così vaso di coccio, così carota-senza-bastone, è stato messo a viale Trastevere con lo stesso odio e disprezzo per i Bambini e i Ragazzi italiani che ispirò il Berlusconi a metterci la Gelmini. Ma lei faceva rabbia, lui fa pena. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: Ti-Koyo e il suo Pescecane, di Folco Quilici.

Spiegare un Film a un Bambino: "Ti-Koyo e il suo Pescecane", di Folco Quilici.

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

Gli squali, oggi, sono animali protetti, perché rischiano di estinguersi. In passato, invece, gli esseri umani li vedevano come mostri spaventosi: creature malvagie e pericolose, nemici da distruggere. Come mai, allora, Ti-Koyo sceglie come amico proprio uno squalo? E in ogni caso, perché un animale? Non sarebbe stato meglio fare amicizia con altri bambini? Naturalmente sì. Ma si può essere amici solo se si sta bene insieme. Mentre Ti-Koyo con gli altri bambini sta male, purtroppo, perché non gli piace quel che fanno. Lo vediamo, per esempio, nella scena in cui i suoi compagni (per ricevere qualche monetina da turisti così stupidi da apprezzare un simile spettacolo) infilzano noci di cocco sulle pinne dorsali di alcuni pesci-palla, condannandoli a morte: Ti-Koyo accorre e libera le povere bestiole, ma gli altri bambini, invece di riflettere sul suo gesto e capirne l’importanza, si arrabbiano e cercano di colpirlo. Ciò dimostra che Ti-Koyo è migliore di loro. E che non potrà essere loro amico, perciò, finché essi non smetteranno di tentare di renderlo peggiore per non dover più invidiarlo, e impareranno invece ad apprezzarlo. Sia chiaro: è meglio provare e riprovare, prima di convincersi che con qualcuno è impossibile star bene. Ma Ti-Koyo deve aver già tentato parecchie volte, e l’episodio dei pesci-palla dev’essere stato la classica “goccia che fa traboccare il vaso.” Allora è meglio una bestiola, come amico!, avrà pensato. È vero che gli amici animali, rispetto a quelli umani, hanno il difetto assoluto di non poter fare alcunché di creativo (nessun animale, per esempio, potrebbe liberare i pesci-palla come fa Ti-Koyo) e quindi di non poter stimolare la nostra creatività (nessun animale, per esempio, potrebbe sperare, come Ti-Koyo, che i suoi compagni capiscano la bellezza e il valore di un suo gesto). È vero, cioè, che gli animali non umani non sono in grado di migliorare né di aiutare noi a diventare migliori. Ma almeno non possono tentare di renderci peggiori. E dunque non possono, come certi umani, indurre un bambino a “derealizzazioni” che rendano la sua vita e i suoi rapporti non all’altezza della sua umanità. Un animale, infatti, con un bambino appena nato ha in comune proprio questo: sono entrambi (anche se ciascuno a suo modo) perfetti esemplari delle loro specie. Nulla manca loro, eccetto l’esperienza. Solo che i bambini, crescendo, vengono talora indotti a deteriorare l’immaginazione che li distingue dagli altri viventi: non diventano meno umani (è impossibile) ma meno capaci di vivere da umani. Mentre gli altri animali (se nessuno li fa impazzire in un circo, in uno zoo o in un appartamento) non si “sciupano” mai: le caratteristiche della propria specie, ognuno di essi le conserva intatte fino alla morte. Se Ti-Koyo preferisce come amico uno squalo, dunque, è perché con lui sta meglio che con quei compagni: Manidù non gli dà cattivi esempi, né gli chiede di fare cose che lo cambierebbero in peggio. Poiché gli animali possono far del male o addirittura uccidere, ma non possono aggredire la nostra umanità... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Fondamentalisti cristiani convinti dell'inferiorità umana": Odifreddi Piergiorgio.

Per la serie Fondamentalisti cristiani convinti dell’inferiorità umana: Odifreddi Piergiorgio.

 

Piergiorgio Odifreddi: La gente normale fatica forse a diventare umana andando a scuola. Ma lasciata a sé stessa rimane sicuramente animale. (La Repubblica, mercoledì 10 ottobre 2012). Verrebbe voglia di dar della bestia a lui, ma come si fa? Sarebbe mettersi sul suo stesso piano, (s)ragionare come lui, diventare come lui. E poi Odifreddi Piergiorgio si fa passar per ateo così furiosamente che smascherarlo fondamentalista cristiano convinto dell’inferiorità umana è uno spasso di cui ci piace ringraziarlo, invece. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Angioletto e Diavoletto agli orecchi di Telmo Pievani...

(Clicca qui per scaricare il testo in pdf. E qui per scaricarlo in word).

Angioletto e Diavoletto agli orecchi di Telmo Pievani...

Telmo Pievani, valente filosofo, epistemologo, docente ed esperto di comunicazione della scienza, questa volta mi ha convinto meno del solito. Quandoque bonus dormitat Homerus? Mi riferisco all’articolo a pag. 22 de Le Scienze di ottobre 2012, Le neuroscienze della razza, dal quale estraggo quanto segue: Sembra la scena di un film, ma si realizza in millisecondi e si svolge tutta nel teatro anatomico della nostra testa. A uno statunitense di pelle chiara viene mostrata la fisionomia di un uomo di colore. Mentre la zona preposta al riconoscimento dei volti entra sùbito in azione, un’area cerebrale sottocorticale, l’amigdala, coinvolta nelle elaborazioni connesse a emozioni negative, si attiva come se stesse percependo una fonte di disgusto o di paura. Il sistema si sintonizza intuitivamente sulla difensiva. Quell’“altro” sconosciuto, lì di fronte, non appartiene al “noi” di cui facciamo parte. A questo punto succede qualcosa di interessante. In un baleno si attiva, in alcuni soggetti, un’area della corteccia cerebrale che registra un conflitto. Qualcosa cerca di neutralizzare la reazione emotiva iniziale, negativa. Lo scontro è gestito dalla corteccia prefrontale dorsolaterale, che se ben educata può avere il sopravvento, riportando il cervello alla ragione, cioè inducendo il soggetto ad avere giudizi e atteggiamenti egualitari e non razzisti, nonostante il senso iniziale di minaccia. È questo il dramma sinaptico registrato da Jennifer T. Kubota, Mahzarin R. Banaji ed Elizabeth A. Phelps, ricercatori di Harvard e della New York University, in uno studio pubblicato su Nature Neuroscience: The Neuroscience of Race. È una di quelle scoperte capaci di far ribollire le acque filosofiche. Il bene (la corteccia) e il male (l’amigdala) si scontrano nella testa, anche se un circuito neurale non sa che cosa siano queste categorie morali, che però indubbiamente sono prodotte dal cervello. Dinanzi al volto estraneo interagiscono strutture biologiche più antiche, che ci appaiono “primordiali”, anche se forse sono proprio quelle che hanno garantito la nostra sopravvivenza, e strutture che ci piace definire “superiori” o più avanzate (termini scivolosi). In realtà le seconde sono tratti recenti che regolano le emozioni e risentono di più dell’educazione e della consuetudine al ragionamento. (...) Siamo insomma agenti capaci di valutazioni razionali, ma le reazioni istintuali che ci hanno abituato a distinguere “noi” dagli “altri” sono sempre in agguato e condizionano le nostre preferenze implicite (...) (Tuttavia,) anche se le scorciatoie xenofobe esercitano ancora un certo fascino sulle regioni cerebrali più profonde (come sanno bene i populisti), gli altri attori della mente hanno efficaci antidoti per controllarle e, sia pure con qualche fatica, per sconfiggerle. (Telmo Pievani, Le neuroscienze della razza – Registrata l’attività delle aree cerebrali coinvolte nella percezione di razza ed etnicità, “Le Scienze” n° 530, Roma, ottobre 2012, pag. 22). “Il bene (la corteccia) e il male (l’amigdala) si scontrano nella testa”. Ne è sicuro, professor Pievani? C’è qualcosa che non quadra... Per esempio: tutti gli “statunitensi di pelle chiara”, alla vista della “fisionomia di un uomo di colore”, attivano “un’area coinvolta nelle elaborazioni connesse a emozioni negative”? O qualcuno “attiva” invece “un’area coinvolta nelle elaborazioni connesse a emozioni” positive? Su quanti soggetti è stato condotto l’esperimento? Scelti con quali criteri? Lei non lo dice, professore. (Leggere l’articolo sul sito di Nature costa 30 dollari: che non ho). Né dice, soprattutto, se l’esperimento sia stato condotto in modo da poter escludere che la vista di “fisionomie di uomini di colore”, in tutti o in alcuni dei soggetti esaminati, fosse da tempo collegata, nelle cortecce (non nelle amigdale), a idee razionali (a prodotti culturali) atti a suscitare nelle “aree cerebrali sottocorticali” emozioni, appunto, “negative”, “di disgusto o di paura”. Come mai le ideatrici dell’esperimento e lei siete così (apparentemente) sicuri che la vista delle “fisionomie di colore” abbia agito direttamente e immediatamente sulle amigdale dei soggetti, anziché per il tramite di “reti” d’inveterati pregiudizi non meno “corticali” dei “giudizi e atteggiamenti egualitari e non razzisti” che “in un baleno” si sono attivati a contrastare quel “senso iniziale di minaccia”? Come mai siete (o sembrate) così certi che “il bene”, quando c’è, sia tutto nella corteccia, e “il male” tutto nell’amigdala? Non potrebbe l’“istintiva” amigdala essere invece l’innocente “bersaglio” di conflitti del tutto razionali? Avrei una risposta maliziosa: questa ipotesi non vi sfiora perché in voi, per inveterati pregiudizi culturali, la vista o anche solo l’idea di “fisionomie biologiche più antiche” delle strutture corticali suscita un’“immediata reazione negativa” contro la quale non mettete in atto alcun tentativo corticale di neutralizzarla. Quella reazione negativa vi sta benissimo: l’amigdala è “più antica” della corteccia, è pre-razionale, dunque “il male” non può essere che lì. Ma è un assunto che non dimostrate mai. Gli animali non umani (nei quali la corteccia cerebrale non c’è o è di proporzioni minime rispetto alla nostra) reagiscono sempre “con disgusto e paura” alla vista di animali non facenti parte del loro “noi”? A me non pare che sia così, fatta eccezione per le interazioni fra predatori e prede (e anche in quei casi, bisogna, mi pare, che la preda e il predatore si riconoscano prima come tali). Ma soprattutto non è in alcun modo così per noi umani, che alla vista di “loro” reagiamo con le emozioni più disparate: come ben sanno i guardiani dei giardini zoologici, siamo capaci di provar disgusto o paura dinanzi a un’innocua farfalla e, un momento dopo, di infilare un dito nella gabbia di un “sorridente” e “affettuoso” orso bruno. Tutto dipende dalle idee (razionali, corticali) che ci siamo (o che ci hanno) messe in mente, mi pare, professor Pievani. Il conflitto tra “il male” e “il bene” (ammesso e non concesso che questi termini siano ancora tollerabili, sia pur nel contesto più “divulgativo” che si possa immaginare) è un conflitto fra idee, non fra idee e sentimenti. E i sentimenti? Non sono mai conflittuali? Non dubito che idee razionali facciano talora (o spesso) quel che possono per alterare, snaturare e/o paralizzare le nostre “reazioni istintuali”. Né che i sentimenti che conseguono a tali conflitti siano talora perfino opposti a quelli originali, una volta che un’idea o un’altra abbia avuto il sopravvento sulle idee che li “difendevano” e sui sentimenti stessi. Ma mi domando, professor Pievani, e le domando: siamo sicuri che questo sia “il bene”? Di più: siamo sicuri che sia questo l’uso migliore che si possa fare delle cortecce cerebrali di cui l’evoluzione ci ha dotato? Perché mai dovrebbe essere “il bene” (con quel che ci costa, in tutti i sensi, il mantenimento dei nostri dispendiosi cervelli) impegnare tanta parte di essi nel contrastarne tanta altra parte? Non le sembra uno spreco inammissibile, da un punto di vista evolutivo? Non pensa che ci saremmo estinti ancor più alla svelta di quanto rischiamo di farlo oggi, se i primi esemplari della nostra specie avessero perso tanto tempo a litigare con sé stessi? Le propongo, piuttosto: che l’amigdala sia “il bene”, e che anche la corteccia lo sia, e che “il male” sia invece il millenario tentativo di metterle in conflitto; che la prima “reazione subcorticale” di ogni piccolo umano, alla vista di un umano diverso da lui (al netto di pregresse esperienze “scottanti” e/o di pregressi ammonimenti terrorizzanti) sia di curiosità e interesse emotivamente piacevoli; che il compito di rendere le nostre Società sempre meno razionalmente ostili ai nostri piccoli e alle nostre irrazionali reazioni emotive e intellettuali ― per quanto così immane da far tremare le vene e i polsi al solo pensarlo ― sia un’impresa che non ha alternative, se non vogliamo finire ancora peggio di così. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com). (Clicca qui per scaricare il testo in pdf. E qui per scaricarlo in word).

 

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Per la serie "Melandrine e malandrini": il mondo come lo vorrebbe Melandri Giovanna, con i poveri in ginocchio e lei a far la Madonna.

Per la serie Melandrine e malandrini: il mondo come lo vorrebbe Melandri Giovanna, con i poveri in ginocchio e lei a far la Madonna.

 

(su) Giovanna Melandri (finta sinistra del tipo suora, sulla quale vedi qui anche i tentativi di legalizzare e finanziare a nostre spese le sette religiose): Giovanna Melandri vuole portare in Italia quel capitalismo filantropico che negli Stati Uniti o in Gran Bretagna è già una realtà: “Nella cartografia della filantropia mondiale l’Italia risulta non pervenuta”, racconta il deputato pd, “nonostante la generosità dei nostri imprenditori e la straordinarietà del nostro terzo settore. E perché nel nostro Paese manca totalmente una discussione su un nuovo tipo di Welfare”. Da lì è scoccata la scintilla: l’idea di connettere le imprese innovative italiane e il mondo del volontariato e della cooperazione sociale. Cambia vita, Giovanna Melandri. Sulla scrivania il libro dell’economista Dambisa Moyo, La carità che uccide. E domani pomeriggio la sua nuova associazione, Uman, sarà presentata al mondo a un convegno che vedrà la partecipazione del premier Mario Monti e del ministro alla Cooperazione Andrea Riccardi: “Noi vogliamo sperimentare, insegnare a fare impresa investendo sul sociale, professionalizzare il settore. Che futuro vogliamo consegnare ai nostri figli? Possiamo eludere il tema, già europeo, di una gamba di welfare sostenuta dai privati? Vogliamo lanciare un fondo di investimento, un social impact fund, che è collegato alla rete internazionale Giis: si tratta di investimenti che definirei good profit, con un rendimento che va dal 3 al 5%, ma molto più stabili degli altri. In Rwanda, per esempio, si investe in una cooperativa agricola di caffè che assume le vedove del genocidio, risolvendo un immenso problema sociale”. (La Repubblica, lunedì 8 ottobre 2012). È dai salari delle povere vedove, certo inferiori a quelli di altri lavoratori, che estrarrai rendimenti dal 3 al 5%? È così che vuoi inserirti nel gran gioco delle tirannie finanziarie globali, compagna Melandri? A furia di carità pelosa? In modo che il futuro di abbandono e di miseria che state assicurando ai nostri Figli sia però anche un futuro di avare elemosine da parte dei vostri? Rivediti Ladri di biciclette, suor Melandri, e in particolare le immagini delle damazze sospirose come te intente a tagliar capelli e barbe e a dar da mangiare ai poveretti (resi tali dai loro mariti) in cambio di qualche ora ginocchioni in chiesa: istruisciti, suor Melandri, invece di passar il tempo (che gli Italiani onesti ti pagano) a metter sù sceneggiate finanziario-religiose per dare a bere a Noi, che ti manteniamo, che sia tu invece a far qualcosa per Noi. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Il tasso di scorrettezza intellettuale": quello, elevatissimo, dello Scalfari Eugenio.

Per la serie Il tasso di scorrettezza intellettuale: quello, elevatissimo, dello Scalfari Eugenio.

 

Eugenio Scalfari: Noto tra parentesi che molti dicono e scrivono che bisogna sottrarsi all’influenza dei mercati. Dicono una banalità priva di senso. I mercati determinano il tasso di interesse oltre a molte altre grandezze. Il tasso dell’interesse è il regolatore del nostro andamento economico. Quindi liberarsi dal peso dei mercati è parlare a vuoto non conoscendo la realtà. Chiudo la parentesi. (La Repubblica, domenica 7 ottobre 2012). Noto senza parentesi che questo discorsetto sarebbe del tutto sciocco se non fosse malevolo. Nessuno dice e scrive che bisogna sottrarsi all’influenza dei mercati. Molti (e, meglio tardi che mai, son sempre di più) dicono e scrivono che bisogna sottrarsi alla prepotenza dei mercati. Lo Scalfari è così sciocco da non vedere e/o non capire questa madornale differenza? Non lo penso. Lo Scalfari finge di non capirlo. Perché? Ovvio: per farci star male. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Il convitato di pietra": speriamo che il commendator Monti si prenda lo Scalfari, invece di Bersani, e se lo porti là dove portò il povero don Giovanni.

Per la serie Il convitato di pietra: speriamo che il commendator Monti si prenda lo Scalfari, invece di Bersani, e se lo porti là dove portò il povero don Giovanni.

 

Eugenio Scalfari: Quanto al ruolo da offrire al convitato di pietra, la mia sensazione (posso certamente sbagliare ed essere smentito dall’andamento dei fatti) è che Monti rifiuterebbe sia la scelta del Quirinale, che comunque dipende dal voto del plenum parlamentare, sia quella del superministero economico. In realtà non resta che Palazzo Chigi da offrire all’attuale inquilino. (La Repubblica, domenica 7 ottobre 2012). Mi chiedevo, domenica scorsa (benché mi pesasse, e ogni sette giorni più mi pesi questo mio chinarmi sullo Scalfari senza che lui mi permetta di essergli d’alcun aiuto) cosa ci fosse sotto la sua stroncatura del Renzi con annessa dichiarazione di voto per Bersani. Mi chiedevo se per caso non ritenga il segretario del Partito democratico più abile del sindaco di Firenze nel sempre più arduo compito di menar per il naso quegli Elettori del Pd che sono ancora di Sinistra. Ferma restando tale ipotesi (che spero, e in parte penso, che Bersani lascerà con un palmo di naso), oggi la mia consueta e vana fatica domenicale da buon Samaritano (illudermi di riuscire a istillare giudizio in un ottantenne di potere, roba da pazzi) me ne suggerisce un’altra anche peggiore: lo Scalfari crede che Bersani sia un vigliaccone perfino più del Renzi, e che più facilmente del Renzi si lascerà quindi sfilare di sotto al sedere la poltrona di presidente del Consiglio. Vero è che il buon Pierluigi questo scherzetto se l’è già lasciato fare una volta, ma... oltre che malevolo anche menagramo, Eugenio? (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Beati i poveri DI spirito": il Profumo, consapevole del proprio scarsissimo appeal, supplica gli Studenti italiani di riceverlo.

Per la serie Beati i poveri di spirito: il Profumo, consapevole del proprio scarsissimo appeal, supplica gli Studenti italiani di riceverlo.

 

Francesco Profumo (estremista di destra addetto dai napolitano-montisti alla Soluzione Finale del problema dei Bambini e dei Ragazzi italiani per il sistema finanziario globale): Le ragioni del dissenso sono più forti se espresse senza violenza. Io sono aperto al confronto, ma non ho ricevuto richieste di incontri. (La Repubblica, domenica 7 ottobre 2012). Provi, ministro, a garantire agli Studenti che li incontrerà alla presenza di testimoni. Sa com’è: i Ragazzi ne hanno viste e sentite troppe, ormai, per fidarsi a incontrare tête-à-tête gli amici dei preti. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Il miglior amico del papa": Monti Mario mentre cerca affettuosamente di uniformarsi a Ratzinger Joseph.

Per la serie Il miglior amico del papa: Monti Mario mentre cerca affettuosamente di uniformarsi a Ratzinger Joseph.

 

(su) Mario Monti e il suo governo di lacchè delle tirannie finanziarie e della tirannia finanziario-religiosa vaticana: Imu-Chiesa, il Consiglio di Stato ha espresso parere negativo sul decreto del governo. In particolare all’esecutivo viene imputato di essere andato oltre i propri poteri (elencando nel provvedimento casi di esenzione) e lasciando di fatto che la Chiesa continui a non versare l’imposta. (La Repubblica, sabato 6 ottobre 2012). Almeno i berluscisti facevano finta di genuflettersi davanti ai preti. I cosiddetti tecnici, invece, lo fanno sul serio. E costringono in ginocchio anche noi. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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VERGOGNA.

Giù le mani dai nostri Figli, governo dei non eletti, del Vaticano e delle banche globali.

In tutta Italia, oggi, venerdì 5 ottobre 2012, gli estremisti di destra Monti e Cancellieri hanno scatenato i picchiatori di Bambini. Vergogna a loro, vergogna a chi li ha messi al governo e vergogna a chi al governo li sostiene. Basta col governo dei servi delle tirannie finanziarie e dei nemici dei Lavoratori, dei Pensionati, dei piccoli Imprenditori, delle Famiglie. Basta col governo dei nemici dei nostri Figli e del loro futuro.

In tutta Italia, oggi, venerdì 5 ottobre 2012, gli estremisti di destra Monti e Cancellieri hanno scatenato i picchiatori di Bambini. Vergogna a loro, vergogna a chi li ha messi al governo e vergogna a chi al governo li sostiene. Basta col governo dei servi delle tirannie finanziarie e dei nemici dei Lavoratori, dei Pensionati, dei piccoli Imprenditori, delle Famiglie. Basta col governo dei nemici dei nostri Figli e del loro futuro. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: Il Cucciolo, di Clarence Brown.

Spiegare un Film a un Bambino: "Il Cucciolo", di Clarence Brown.

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

La trama de Il Cucciolo, benché dia un’idea dell’abisso di dolore e disperazione in cui il piccolo protagonista viene alla fine precipitato, non rende giustizia alla perfetta macchina narrativa messa in funzione dall’autrice per sospingere il bambino fin sull’orlo di esso senza lasciargli scampo. Dalla prima all’ultima pagina, tutta l’opera è studiata per rendere impraticabile qualsiasi alternativa all’uccisione di Flag: non c’è nessuno a cui affidarlo, poiché nel corso della vicenda è stato fatto morire o partire chi avrebbe potuto accoglierlo; non lo si può portare in uno zoo, poiché la più vicina città è troppo lontana perché Jody possa raggiungerla da solo, e il babbo non può lasciare la fattoria; non v’è modo, come s’è detto, d’impedirgli di falcidiare il raccolto, e d’altronde i Baxter sono stati ridotti così a mal partito da una serie di avversità che non possono privarsi neanche di un filo d’erba; e non si può nemmeno restituirgli la libertà, perché la bestiola è così affezionata al suo padroncino che ritrova sempre la via di casa. Il Cucciolo, insomma, è stato concepito e scritto a un unico scopo: l’uccisione del cucciolo. Questo è l’obiettivo che l’autrice ha sempre in mente, pagina dopo pagina: mostrare che la trasformazione del “cucciolo” umano in un essere umano adulto non è una trasformazione, ma un’operazione chirurgica. Cioè che non è una crescita, uno sviluppo del bambino quale egli è già attualmente (e dunque un processo che gli adulti possono e devono limitarsi a favorire, incoraggiare e sostenere) ma l’amputazione, nel bambino, del quid (quale che sia) che lo contraddistingue come bambino, sì, ma che non dev’essere tollerato a lungo, in lui (proprio come non si tollera una malattia nel suo corpo) se non si vuole avviarne l’esistenza al fallimento. Il cerbiatto, e l’affetto che suscita in Jody, rappresentano, manifestano e in qualche modo sono questo quid: entrambi, pertanto, devono essere estirpati dalla sua vita e dalla sua mente. Ma c’è di peggio, ne Il Cucciolo: due invenzioni così odiose, da far pensare a una sorta di accanimento della Rawlings contro la sua creatura letteraria... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Per la serie "Gente che vuol pescare nell'acqua elettorale d'Arcore": il Renzi Matteo, le sue esche e la sua pesca.

Per la serie Gente che vuol pescare nell’acqua elettorale d’Arcore: il Renzi Matteo, le sue esche e la sua pesca.

 

Il professor Franco Cordero (professore vero, non come certi altri) sul Renzi Matteo: Un postideologo candidato alle primarie Pd vuol pescare nell’acqua elettorale d’Arcore: d’accordo, i voti “non olent”; ma come conta d’acquisirli? Le masse comuniste affascinate dal dr Goebbels erano rosse fuori e già brune in pectore. Il travaso elettorale 2013 postula un partito talmente berlusconoide, che i manovratori non s’accorgano d’esserlo. (La Repubblica, giovedì 4 ottobre 2012). Mi permetto di aggiungere: che non solo i manovratori, ma anche una parte degli elettori siano diventati berlusconoidi senza accorgersene. A meno che il Renzi non sia apprezzato soltanto a destra. Cosa che, purtroppo, non mi risulta. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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“Gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero”...

"Gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero"..."Gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero"..."Gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero"...

"Gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero"..."Gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero"..."Gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero"...

“È stato gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero” ha scritto la Suprema Corte di Cassazione su quel che accadde nel 2001, durante il G8 di Genova, nella scuola Diaz. I colpevoli, “che non hanno mai chiesto scusa”, sono (in ordine alfabetico): Gilberto Caldarozzi (nel 2001 vice di Francesco Gratteri allo Sco, Servizio centrale operativo della Polizia di Stato), Vincenzo Canterini (nel 2001 comandante del reparto mobile di Roma), Gianni De Gennaro (nel 2001 capo della Polizia), Francesco Gratteri (nel 2001 direttore dello Sco), Giovanni Luperi (nel 2001 vicedirettore dell’Ucigos) e Spartaco Mortola (nel 2001 capo della Digos a Genova). Per la Cassazione, questi sei individui sono i principali responsabili di  “un puro esercizio di violenza”, di un’operazione “militarizzata” e condotta “in maniera cinica e sadica”, di “una violenza, generalizzata in tutti gli ambienti della scuola” Diaz, “non giustificata e punitiva, vendicativa, diretta all’umiliazione e alla sofferenza fisica e mentale delle vittime”, che “si è scatenata contro persone all’evidenza inermi, alcune dormienti, altre già in atteggiamento di sottomissione con le mani alzate e, spesso, con la loro posizione seduta in manifesta attesa di disposizioni” (La Repubblica, mercoledì 3 ottobre 2012). Che dire? Che le tracce di sangue e di sofferenza si cancellano, ma niente può cancellare l’orrore che i crimini contro l’Umanità imprimono nella Storia di tutti. Ecco perché, a mio parere, di quella Scuola (se disgraziatamente è ancora una scuola, cosa che non so) si dovrebbe fare un Luogo della Memoria. O altrimenti si dovrebbe abbattere, e sulle sue rovine dovremmo spargere il sale come si faceva nell’antichità. In nessun caso dovremmo permettere che vi entrino dei Bambini. Nessun Bambino. Nemmeno i Figli e i Nipoti di individui così. (Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).

L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

 

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