Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Più Niente da Ridere
la Pagina di Chi andò dietro alla Morte e portò l’Italia con sé nel mese di giugno del 2012
“Libertà, giustizia sociale, amor di patria. Noi siamo decisi a difendere la Resistenza. Lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei morti e per l’avvenire dei vivi, lo compiremo fino in fondo. Costi quel che costi.” (Sandro Pertini, Genova, 28 giugno 1960).
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Le balle...
...e la realtà:
Titoli de La Repubblica e (in basso a destra) de L’Unità di sabato 30 giugno 2012.
Sembrerebbero buone notizie: preceduto e “incoraggiato” da François Hollande e perfino dal destro Rajoy, il Monti (fino a oggi allineato e convinto) osa finalmente opporsi alla Merkel e ottiene importanti concessioni. Le Borse festeggiano, lo spread cala, l’Italia, l’Europa e il Mondo tirano un sospiro di sollievo: siamo salvi! Solo che non è vero. Nessuno sarà salvo finché le destre e le finte sinistre non troveranno il ben più sostanziale coraggio di opporsi con la massima fermezza alla “cultura” neonazista, gonfia d’odio contro l’Umanità, che idolatra il sistema finanziario globale. Nessuno sarà salvo finché il sistema finanziario globale continuerà indisturbato a farla da padrone del pianeta. Nessuno sarà salvo finché il sistema finanziario globale, anziché ricevere qualche sonoro ceffone che lo rimetta al suo posto al servizio del Lavoro, dell’Economia e di tutti Noi, continuerà a ottenere sacrifici umani come quelli che il Monti e il suo governo di estremisti di destra riconfermano anche oggi: altri tagli, altri licenziamenti, altra Carne Umana per il sistema finanziario robotizzato globale. Il quale perciò, lungi dal placarsi, impazzerà sempre di più e avrà bisogno di sempre più Carne Umana. Finché non avrà ingoiato tutti, compresi i suoi servi, senza nemmeno accorgersene. Papale papale lo preannuncia del resto anche l’inconsapevole e insensata Repubblica, dando il suo solito contributo alla catastrofe pur mentre cerca di mostrarsi giulivamente ottimista: “Ora spetta a voi fare la vostra parte in Parlamento”, questo il senso della telefonata del premier ai leader dei partiti. Un messaggio recapitato suaviter in modo, fortiter in re, secondo la regola gesuitica appresa al liceo Leone XIII. Parole garbate, ma sostanza durissima. Come i provvedimenti che il Consiglio dei ministri sfornerà tra lunedì e martedì, dai cinque agli otto miliardi di tagli radicali alla spesa, a partire da quella sanitaria. Misure draconiane, di fatto una manovra aggiuntiva, che spetterà alla maggioranza ingoiare in fretta e spiegare a un paese già stremato (il tono dittatoriale contro il Parlamento e l’iniziale minuscola contro il Paese sono del quotidiano, n.d.r.). “Mi aspetto che facciate la vostra parte”, ha insistito Monti. Che guarda anche a quei 13 decreti che aspettano di essere approvati da qui a fine luglio, oltre al Fiscal compact e alla spending review. (Francesco Bei, La Repubblica, sabato 30 giugno 2012). Modestia vorrebbe che concludessimo scrivendo che speriamo di sbagliarci. Ma sarebbe corretto? (E si disilluda l’eventuale stupidotto, insinuante che parliamo come il Brunetta: il Brunetta, organico alla “cultura” naziliberista, vaticina catastrofi non perché il Monti continua ad alimentare il sistema finanziario globale di Carne Umana, ma perché non gliene dà abbastanza. ScuolAnticoli, invece, sostiene almeno dal 2006 che nutrire gli squali, anziché placarli, li rende sempre più numerosi, affamati e violenti).
Enrico e Gianni Letta, nipoti del gerarca fascista Guido Letta, elogiato da Hitler per la solerzia con cui applicò le leggi raziali,
con Bernhard van Lippe Biesterfeld (olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del gruppo Bilderberg dopo la Seconda guerra mondiale).
Enrico Bilderberg Letta (finto sinistro che il Pd continua a tollerare nelle sue file autorizzando il sospetto che finto sinistro sia il partito tutto): La rotta che interessa a noi è la continuità con l’esperienza di Mario Monti, le riforme e una politica più pulita... Il nuovo governo dovrà avere una sintonia con l’esecutivo tecnico e il suo modo di essere. Monti, insieme con Napolitano, è stato la chiave del successo italiano al vertice di Bruxelles. E il governo futuro, a mio parere, non potrà che essere di centrosinistra, lontano mille miglia dal grillismo, dai proclami sull’uscita dall’euro, dai pugni battuti sul tavolo in Europa per difendere non l’intero continente, ma i presunti interessi del nostro Paese. Oggi in Italia chi insegue Grillo? Solo Berlusconi e Di Pietro... Il capo dello Stato è l’architrave su cui poggia il ritrovato ruolo internazionale dell’Italia. Per il Pd attaccare il Quirinale significa attaccare lo straordinario ruolo di leadership dimostrato da Monti in Europa. Ci rendiamo conto? A Bruxelles la partita si è giocata tutta sull’asse Monti-Merkel. Una cosa impensabile qualche mese fa... Noi diciamo che austerità e una politica di soli tagli porta agli estremismi e distrugge la governabilità. Monti ha imposto all’Europa un indirizzo diverso: rimodulazione dell’austerity e lavoro sulla crescita indicando una luce in fondo al tunnel. (La Repubblica, sabato 30 giugno 2012). L’ultima furbata dei cattofascisti e dei naziliberisti: insultare, chiamandolo grillino (o, peggio, berluscista) chiunque non è d’accordo con loro. In coppia, come il Gatto e la Volpe, con l’altra furbata, ancora più stupida, di camuffare e difendere i Sacrifici Umani chiamandoli austerity e sostenendo che vanno continuati, bisogna solo stare attenti a non esagerare. Non perché, si badi bene, i Sacrifici Umani siano sbagliati, ma solo perché rischiano di portare estremismi e di distruggere la governabilità.
Ecco un manifesto della Cgil che dice cose condivisibilissime. Ma le dice un pochino in ginocchio, ci sembra.
Contro il bis-compromesso storico Bersani-Casini, bella doppia pagina di Left di sabato 30 giugno 2012.
sullo Scempio della Costituzione (sul quale vedi anche qui, qui e qui) che il Monti, il Napolitano, il Pidièlle, il Pidì e il Terzo polo stanno consumando con una maggioranza tale da impedire ai Cittadini di fermarli con un Referendum: Ma davvero crediamo che il discorso sulle riforme costituzionali sia un discorso onesto, fatto cioè per il bene della Costituzione? A me sembra viceversa che serva strumentalmente a creare assi politici particolari, a lanciare messaggi all’opinione pubblica che sono appunto puri messaggi, perché non si arriverà mai in fondo. Infine viene usato da alcune persone, anche nel Pd, per accreditarsi come protagonista di un clima costituente strizzando l’occhio all’avversario. (...) Non mi piace affatto la bozza in discussione. Meglio, molto meglio tenersi la Costituzione che c’è. Altri costituzionalisti la pensano così, e loro non trafficano con la Carta, a differenza di quello che fanno i politici. Il rapporto tra Senato federale e Camera è un pasticcio inverecondo, la sfiducia costruttiva ingessa la vita politica estromettendo il presidente della Repubblica dalle sue funzioni di garante. Non sono il solo a essere contrario a certe proposte. Mi piacerebbe che il capo dello Stato rappresentasse anche queste posizioni. (...) La risposta dei partiti è che l’articolo 138 sancisce la possibilità di modifiche. Definitive con il voto dei due terzi delle Camere, soggette a referendum con maggioranze della metà più uno. Ma quell’articolo presuppone che una larghissima maggioranza parlamentare coincida con la grande maggioranza del Paese. Oggi siamo sicuri che sia così? Con i risultati delle amministrative, l’astensionismo, con l’esplodere del grillismo, questo Parlamento può pensare di mettere mano in profondità alla Costituzione? (...) Nelle prime bozze qualcuno (il Partito democratico, n.d.r.) aveva addirittura immaginato tre premi di maggioranza per i primi tre partiti. Ecco dove si può arrivare senza un’opinione pubblica vigile... Ma il dibattito con Bersani nasce nel clima più amichevole e costruttivo possibile. Libertà e Giustizia è legata all’idea che una democrazia senza partiti non esiste. Siamo interessati a partiti che funzionino come canali di comunicazione tra i cittadini-elettori e la politica. Temiamo la critica cieca ai partiti, perché sappiamo dove conduce. (Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, intervistato da La Repubblica di venerdì 29 giugno 2012).
(su) Mario Monti, Elsa Fornero e tutto il governo napolitano-montista di estremisti di destra sostenuti dal Pidièlle, dal Pidì e dal Terzo polo: Nel mirino della Corte dei conti i tre “bubboni” dell’Italia: la corruzione, l’evasione fiscale e l’affidamento di consulenze ai privati. Sull’evasione la Corte ha sottolineato che lo zoccolo duro è stato appena scalfito. Per quanto riguarda la corruzione l’allarme è ancora più pesante: secondo le stime della magistratura contabile, è la causa della lievitazione dei costi delle grandi opere del 40%. Infine le consulenze: è un fenomeno rilevante e inquietante, che spesso nasconde concessioni di favori o dazioni illecite. (La Repubblica, venerdì 29 giugno 2012). Il governo Monti: prepotente con i deboli, vile dinanzi ai prepotenti.
Per la serie Ministri della Repubblica o servi del Vaticano?: il Profumo Francesco davnti al Bagnasco.
su) Francesco Profumo (ispiratore, continuatore e peggioratore della Gelmini) e i suoi mandanti (il Napolitano, il Monti, il Pdl, il Pd e il Terzo polo): Fra pochi anni, per insegnare religione alle Elementari occorrerà la laurea. Ieri mattina, il ministro della Pubblica Istruzione, Francesco Profumo, e il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, hanno firmato due intese che modificano completamente il quarto punto dell’accordo tra Stato e Chiesa sull’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. La novità riguarda i titoli che occorre possedere per questa disciplina. La nuova intesa, ha spiegato Profumo, prevede che per accedere all’insegnamento della religione cattolica in ogni ordine e grado di scuola si debba essere in possesso dei titoli accademici di baccalaureato, licenza o dottorato in teologia, o in altre discipline ecclesiastiche, oppure che si sia conseguita una laurea magistrale in scienze religiose secondo il nuovo ordinamento. Una novità che cambia poco o nulla nella Scuola media e superiore, dove è già previsto un titolo di livello universitario, ma che nelle Scuole dell’infanzia e primarie rischia di estromettere per sempre dall’insegnamento le tante maestre che oltre a questa insegnano anche altre discipline... Saranno disposte, infatti, le quasi 19.000 maestre che insegnano anche religione a sobbarcarsi un master biennale in scienze religiose? Se non lo facessero, per le maestre over 50 in questione cambierebbe poco: essendo insegnanti statali, le due ore settimanali nella Scuola elementare e le sessanta ore annue nella Scuola materna attualmente impartite verrebbero assegnate a uno specialista gradito alla curia e a loro, al massimo, sarebbero assegnate ore in più per coprire l’orario di cattedra. Ma l’operazione aprirà le porte a un numero di specialisti di religione variabile fra le 10 e le 20.000 unità. (La Repubblica, venerdì 29 giugno 2012).
Per la serie Folkloristiche quanto brigantesche pretese di decidere se rispettare o no le sentenze: il Marchionne Sergio, brigante dopo Gesù Cristo.
Sergio Marchionne: Quella sentenza è folklore locale. Dimostra le difficoltà che incontrano gli imprenditori a investire in Italia. Una legge che non esiste in nessuna parte del mondo. Un evento unico che interessa un particolare Paese che ha regole particolari che sono folcloristicamente locali. La Fiat, comunque, rispetterà la sentenza. (La Repubblica, venerdì 29 giugno 2012). L’idea di rispetto del Marchionne, più che arrogante, è buffonesca. O, per l’appunto, folkloristica. Come un mafioso da operetta, lo svizzero-canadese Marchionne crede che stia a lui decidere se rispettare una sentenza o non rispettarla, e nel frattempo si concede il lusso di sbeffeggiarla.
L’Unità di giovedì 28 giugno 2012 attacca Elsa Fornero, colpevole di aver dichiarato (col disprezzo per la Costituzione e i Cittadini che non è soltanto suo, ma di tutto questo governo di estremisti di destra) che il Lavoro non è un diritto. Attacco meritato? Meritatissimo. Solo che la Fornero ha appena ottenuto la compatta fiducia del Partito democratico (e i complimenti personali della Finocchiaro) su una “riforma”, quella del Lavoro, che contro i Diritti dei Lavoratori e contro la Costituzione rende legge un diritto di licenziare così osceno, che neanche il Berlusconi era mai riuscito a farlo passare. Il titolo de L’Unità sarebbe dovuto essere, dunque, Un ministro, un governo e una maggioranza incostituzionali. Attaccare la Fornero senza dirla tutta, invece, puzza di manovra diversiva (resa ancor più marchiana da quel titoletto laterale, Pdl e Lega affondano le riforme costituzionali, come se intanto il Pd e l’Udc non stessero affondando lo Statuto dei Lavoratori, e come se quelle “riforme” della Costituzione non fossero così sospette da essersi meritate la forte e argomentata critica di un costituzionalista come Stefano Rodotà). E che dire dell’inno, nelle pagine interne, al cosiddetto “grande intellettuale” Franco Basaglia, che non ha cambiato alcuna realtà, men che meno ha proposto uno sguardo diverso sulla follia e sull’umanità, e sarà ricordato solo perché nel suo nome si son lasciati senza cure decine di migliaia di malati e abbandonate a sé stesse decine di migliaia di famiglie per anni? Tra l’inno al Basaglia e l’attacco ipocrita alla Fornero non si può non cogliere, dunque, il solito nesso insopportabile: l’inadeguatezza, l’incapacità e l’ignoranza di una parte (maggioritaria?) dei dirigenti e degli intellettuali della Sinistra dinanzi a una sfida mondiale che purtroppo richiede Eroi (dell’immaginazione, del pensiero: in una parola, di quell’umanità che i naziliberisti odiano e di cui i Basaglia non capirono un’acca) anche solo per essere affrontata. Figuriamoci per vincerla. Eppure L’Unità continua ogni sabato a ospitare Left, e questo dà speranza, una speranza immensa. Anche se intorno a essa le ombre prevalgono sulle luci.
Per la serie Quel che non riuscì al Berlusconi e alla Lega Nord riesce al Monti e alla maggioranza dell’inciucio: La Repubblica di giovedì 28 giugno 2012.
(su) Mario Monti, Elsa Fornero e tutto il governo napolitano-montista di estremisti di destra sostenuti dal Pidièlle, dal Pidì e dal Terzo polo: Cambia l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, e per le aziende sarà più facile licenziare. Tre le tipologie di licenziamento: discriminatorio, economico e disciplinare. La prima resta sempre nulla e prevede il reintegro sul posto di lavoro (ma nessun padrone sarà così stupido da non saper inventarsi un pretesto per evitare questa fattispecie, né tanto meno lo sarà il Governo in quanto datore di lavoro, per esempio, di dipendenti anziani, n.d.r.). La seconda, quando considerata illegittima, non prevede più il reintegro automatico (applicato solo in caso di manifesta insussistenza), ma il semplice risarcimento. Nel caso di licenziamento disciplinare illegittimo, infine, ci sarà meno discrezionalità del giudice nella scelta del reintegro, che sarà deciso solo sulla base dei casi previsti dai contratti, e non più anche dalla legge. (...) Compatto, ma critico, il voto del Pidì, che conta sulla promessa fatta da Monti di introdurre modifiche al testo attraverso il decreto Sviluppo. (La Repubblica, giovedì 28 giugno 2012). Attenzione: le modifiche che il fiducioso Pidì si attende dal Monti non riguardano la libertà di licenziare. Quella rimarrà, compattamente votata da un partito che credevamo dalla parte dei Lavoratori, dei Cittadini, dei Diritti e della Costituzione. E su quella rimandiamo il lettore alle critiche formulate alla fine di aprile da Luciano Gallino: così argomentate, pesanti, definitive, che dopo di esse nessun arzigogolare e arrampicarsi sugli specchi della Finocchiaro, e foss’anche del Damiano, potrà mai nascondere lo scempio che il Pidì, in questa occasione, ha lasciato e contribuito a perpetrare. Sì, il Pidì ha di che essere soddisfatto. Merita di andare in ferie contento. Perché, come ha detto la Finocchiaro sùbito dopo che anche la Camera aveva votato la fiducia: Le ferie sono un diritto anche per noi (La Repubblica, giovedì 28 giugno 2012).
I Bambini italiani messi in mezzo a una strada dalla Gelmini, e lì (tra poco) abbandonati dal Profumo.
(su) Francesco Profumo (ispiratore, continuatore e peggioratore della Gelmini) e i suoi mandanti (il Napolitano, il Monti, il Pdl, il Pd e il Terzo polo): Aumentano i bambini, diminuiscono le scuole. Cresce la voglia di istruzione, scompaiono gli insegnanti. Sembra un paradosso, invece è così. Ovunque. In tutta Italia, al Nord come al Sud. Migliaia di piccoli allievi fra i 3 e i 5 anni rischiano dal prossimo autunno di non poter frequentare la Scuola dell’Infanzia. Chiedo asilo. Ma anche aule, giochi, colori, amici, favole. Le liste d’attesa scoppiano. Sono già più di trentamila i bambini senza posto. Che resteranno a casa. Davanti alla tv. O, peggio, per strada. A Bologna come a Napoli... (...) L’Italia è avara, e la Scuola dell’Infanzia, al 60% statale, al 40% comunale, è oggi assediata dai tagli d’organico (10.000 insegnanti in meno dal 2009 a oggi) e dalla povertà dei Comuni che, stretti dal patto di stabilità, non riescono più a mantenere i loro asili. (...) Le liste d’attesa sono ovunque. E l’intero sistema Infanzia, cioè la fascia tra gli 0 e i 6 anni, già profondamente in crisi per quanto riguarda i nidi, (solo l’11% dei bambini sotto i 3 anni riescono ad accedere alle strutture, quasi tutte nel Centro-Nord), rischia di scomparire. (...) Vanificando, così, un lavoro duro e tenace per combattere la dispersione scolastica: perché più è precoce l’approccio con la scuola, minori sono gli abbandoni nell’adolescenza. (Maria Novella De Luca su La Repubblica di giovedì 28 giugno 2012).
Per la serie Golpe Europeo: la Giunta naziliberista europea. Da sinistra: il Draghi (con la faccia da torturatore gesuita), il Van Rompuy (con la faccia da pazzo),
la Merkel, seduta (con la faccia da nazista), il Barroso (dietro il Van Rompuy) e il Juncker. Il Monti non si vede perché l’hanno legato alla gamba di un tavolo.
l’Unione Europea della Merkel (estremista di destra, cancelliere di Germania), del Van Rompuy (estremista di destra, presidente del Consiglio europeo), del Draghi (estremista di destra, governatore della Bce, Banca centrale europea), del Barroso (estremista di destra, presidente della Commissione europea), del Juncker (estremista di destra, capo dell’Eurogruppo dei ministri dell’Economia della Ue) e del Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia) si sta tramutando in una dittatura?... Eccolo, il piano dell’Unione per rispondere alla crisi dell’euro. Sette attesissime pagine che Herman Van Rompuy ha scritto con Mario Draghi, José Manuel Durão Barroso e Jean-Claude Juncker. Per molti versi il piano per il futuro dell’Unione europea è rivoluzionario. Prevede che Bruxelles possa riscrivere le manovre dei governi, crea un vero e proprio ministro delle Finanze europee, disegna l’Unione bancaria e apre alla condivisione del debito... Van Rompuy nel documento scrive che ormai “nessun Paese può decidere da solo le sue politiche economiche, perché poi queste hanno effetti che si propagano rapidamente su tutta l’area dell’euro. Per questo ci devono essere misure che assicurino che non ci siano contagi nell’eurozona”... Il presidente del Consiglio europeo propone che gli importi delle finanziarie e le quantità dei debiti nazionali siano concordati in comune tra governi e Bruxelles. Per superare questi tetti c’è bisogno di un via libera europeo preventivo. “Di conseguenza”, si legge nel rapporto, “a livello di area euro”, (non si specifica se saranno i ministri delle Finanze o la Commissione europea) “sarà possibile richiedere cambiamenti delle manovre nazionali, se sono in violazione delle regole, sempre tenendo in conto l’equità sociale”. (La Repubblica, mercoledì 27 giugno 2012). L’enorme potere che l’Unione europea sta accumulando assomiglia sempre di più a un potere assoluto che il cosiddetto Parlamento europeo, benché eletto dai Cittadini dei Paesi membri, non può far niente per limitare. L’Unione europea, dunque, tecnicamente (mai avverbio fu più giustificato) è un regime dittatoriale che diventa sempre più potente e invasivo, e contro il quale sempre meno possono le cosiddette democrazie ancòra formalmente in vigore nelle singole nazioni. Lo ammette, ed è tutto dire, perfino La Repubblica: Nel momento in cui propone una maggiore integrazione europea, con una conseguente cessione di sovranità da parte degli Stati nazionali, Van Rompuy parla di legittimazione democratica dell’Unione. Ma su questo punto è fumoso, accenna semplicemente a un “maggiore coinvolgimento dell’Europarlamento e dei Parlamenti nazionali”. Trasformazioni di questa portata, nella Storia degli ultimi due secoli, o sono state decise da Assemblee Costituenti elette dai Cittadini, oppure sono state imposte da regimi dittatoriali.
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Patrizia Prestipino e (ingrandito) il suo bel cornino
(su e di) Patrizia Prestipino: Patrizia Prestipino, assessore provinciale alle Politiche giovanili del Partito democratico, ha annunciato la sua candidatura alle primarie che sceglieranno il candidato sindaco del centrosinistra per il Campidoglio. Nel corso della conferenza stampa, Prestipino si è rivolta al presidente della Prtovincia, Nicola Zingaretti: “È una bravissima persona e un bravo amministratore, mi aiuti a chiedere le primarie, fanno bene anche a lui. La mia non è una candidatura contro Zingaretti, siamo tutti impegnati per ricostruire la città dalle macerie”. Da Prestipino una promessa: “Mi dimetterò da consigliere non appena il partito indicherà la data delle primarie”, ha dichiarato, rifiutando in seguito l’etichetta di “rottamatrice”. (La Repubblica, mercoledì 27 giugno 2012). No, rottamatrice no. Ricordiamo infatti che la Prestipino non rottamò neanche Luca Bianchini (coordinatore del circolo de La Margherita del Torrino, Roma, accusato nel 2009 di essere un violentatore seriale), tanto che lo descrisse come un ragazzo per bene, d’altri tempi, dal quale proprio di recente si era fatta accompagnare a casa in macchina. E se poi, una volta sindaco, scegliesse con lo stesso acume i collaboratori?...
Massimo D’Alema e Pierferdinando Casini ricordano il compromesso storico di Enrico Berlinguer. (La Repubblica, martedì 26 giugno 2012). Che era insensato già quarant’anni fa (peggio: un’impressionante testimonianza di vigliaccheria politica, della quale Berlinguer era troppo intelligente per non rendersi conto, e che perciò probabilmente gli accorciò la vita), ma che oggi è un crimine contro il Paese.
Per la serie Squallidi passatempi bugiardi di individui senza affetti: lo Scalfari e il Monti giocano con la Storia del Paese.
Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana) e Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia): Nell’intervistab che Mario Monti ha dato a Repubblica nel quadro del nostro meeting bolognese, a una domanda sul nostro futuro così ha risposto: “Quando mi si fa questa domanda mi viene da pensare all’ammontare eccezionalmente elevato del nostro debito pubblico. Sono 2.000 miliardi di euro, il 120% del reddito nazionale, accumulato durante il decennio 1975-1985 e da allora mai diminuito. Che cosa è stato fatto con quella mole immensa di ricchezza che i risparmiatori hanno prestato allo Stato? Sono state costruite nuove e necessarie infrastrutture? È stata trasformata la pubblica amministrazione? È stata aperta la via alle giovani generazioni? È stato insomma fatto dell’Italia un Paese veramente europeo? A me non pare. Forse è venuto il momento che gli italiani si pongano questo problema”. Mentre Monti diceva quelle parole, anch’io ho cercato di rispondere a quella domanda. (...) In realtà gli italiani di allora lasciarono il debito ai figli e ai nipoti e gli lasciarono anche la casta da loro votata e confermata. Adesso scaricare sul futuro il debito pubblico è diventato impossibile. La nave non va più, la zavorra va buttata fuori bordo. E che cosa fa il popolo sovrano? Si innamora del demagogo di turno che promette di cacciar via il primo governo che sta tentando di riportarci a galla. (La Repubblica, domenica 24 giugno 2012). Parole senza un briciolo di verità, queste del Monti e dello Scalfari. Parole già gravissime in quanto bugiarde, dunque, ma rese ancor più gravi dall’intenzione che sottosta alla menzogna: dall’odio forsennato, cioè, che esse tentano di istillare negli Italiani (nome di popolo che lo Scalfari non a caso scrive con l’iniziale minuscola) contro gli Anziani e i Vecchi, contro i Padri e i Nonni e, in definitiva, contro gli Italiani tutti. Odio e disprezzo: siamo Noi, i Vecchi, quelli che eran di venti e trent’anni fra il ’75 e l’85, siamo noi la zavorra di cui i naziliberisti Scalfari e Monti invitano a liberarsi per nutrire le tirannie finanziarie globali. Perciò mentono, perciò riscrivono la Storia d’Italia. Ristabiliamo la Verità, dunque, se vogliamo stornare da Noi, poveri Vecchi, l’odio nazista dello Scalfari e del Monti: con quella mole immensa di ricchezza, con quei 2.000 miliardi di euro, i governi dal ’75 a oggi hanno mantenuto milioni di evasori fiscali per quarant’anni a spese degli Italiani onesti. Questo hanno fatto, i governi di destra e di finta sinistra che da allora si son succeduti nel nostro sventurato Paese. Governi votati da quegli stessi evasori fiscali, e dagli ingannati dai media della risma de La Repubblica. E oggi chi dovrebbe pagare per quelo crimine storico, secondo il Monti e lo Scalfari suo sgherro? Noi, gli Italiani onesti che nel frattempo siamo arrivati tra mille sacrifici alle soglie della pensione. E per far pagare Noi che cosa fanno il naziliberista Monti e lo Scalfari suo sgherro? Ci additano all’odio e al disprezzo dei nostri stessi Figli. Chissà, però, che ’sta volta non li abbiano fatti male, i loro calcoli nazisti. Chissà che ’sta volta non si rivolti contro di loro, l’odio che predicano contro di Noi.
Per la serie Mostri del ventunesimo secolo: Angela Merkel difende la SUA Europa...
Sul naziliberismo della Merkel, del Monti, del Draghi e della Commisione europea, servi delle tirannie finanziarie globali: La Grecia bussa e l’Europa (per ora) risponde picche. Il nuovo governo di unità nazionale di Atene ha messo nero su bianco la sua proposta per l’ammorbidimento del piano di salvataggio imposto da Ue, Bce e Fmi in cambio di 230 miliardi di euro di aiuti internazionali. Il neopremier Antonis Samaras, operato ieri senza complicazioni per il distacco della retina, chiede lo spostamento dal 2014 al 2016 della data entro cui raggiungere gli obiettivi, uno stop ai licenziamenti nel settore pubblico (Bruxelles ne vuole 150.000 entro il 2015) più l’aumento del 22% del salario minimo e il ritorno ai contratti collettivi. Un libro dei desideri che posiziona l’asticella molto in alto e che non a caso Bruxelles ha rispedito al mittente senza troppa diplomazia: “Non se ne parla nemmeno”, ha risposto a stretto giro di posta il portavoce del commissario agli Affari economici Olli Rehn. “Prima la Grecia dovrà farci il punto di cosa ha già fatto, cosa non ha fatto e cosa intende fare in futuro per rispettare i suoi impegni. Poi si discuterà”. (La Repubblica, domenica 24 giugno 2012). Angela Merkel: Voglio essere franca: se penso al vertice europeo, sono preoccupata che ancora una volta si parli troppo di eurobond, garanzie sui depositi bancari, eurobills. Tutti strumenti che sono in contrasto con la nostra Costituzione e sbagliati e controproducenti sul piano economico. (La Repubblica, lunedì 26 giugno 2012). Angela Merkel: Non ci sarà una totale condivisione del debito finché vivrò. (La Repubblica, mercoledì 27 giugno 2012). Non resta che lottare, da pacifisti e non violenti, contro la tentazione di sperare che qualcuno la prenda in parola.
Luigi Lusi (sul quale vedi anche qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui) parla, dalla galera,
di Francesco Rutelli, Giuseppe “Beppe” Fioroni, Enzo Bianco, Paolo Gentiloni e tanti altri...
Per la serie O il Pd si mette in testa che deve liberarsi di certa gente o è già morto e non lo sa: Lucio D’Ubaldo.
(su) Lucio D’Ubaldo (finto sinistro infiltratosi nel Pd): Un contratto fuori dai parametri stabiliti dalla legge: è quello che il senatore del Pd Lucio D’Ubaldo, al tempo presidente di Laziosanità, ha siglato nell’aprile 2006 per Claudio Clini, appena nominato direttore generale dell’Agenzia pubblica della Regione. Una firma da 193.000 euro all’anno, più un premio pari al 20% dello stipendio. Cifre e addizioni che sono costate a D’Ubaldo, oggi vicepresidente della Commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria, una condanna salata da parte della sezione giurisdizionale della Corte dei conti del Lazio. Il senatore dovrà restituire all’Asp 170.000 euro. A far emergere la condotta dell’ex presidente, che i giudici non esitano a definire gravemente colposa, sono state le verifiche amministrative realizzate dal ministero dell’Economia nel corso del 2008... Il senatore D’Ubaldo si difende: “In ogni caso, la Corte dei conti ha escluso il dolo. La mia onestà è fuori discussione”. (La Repubblica, domenica 24 giugno 2012). Pensaci, Lucio: escluso il dolo, resterebbe la cretineria. Non è meglio il dolo? Specialmente per uno come te, che nel corso del tempo si è fatto conoscere come tutt’altro che stupido, anzi: caso mai cattivo. Uno come te, che nel febbraio del 2009 votò con berluscìsti e leghìni l’obbligo di idratazione e alimentazione artificiale; che nell’aprile del 2009 chiese l’uscita del Pd dalla giunta del X Municipio di Roma “colpevole” di aver istituito e messo a disposizione di tutti i cittadini romani un registro dei testamenti biologici; che verso la fine di luglio 2011 ha votato no all’arresto di Alberto Tedesco; che nell’ottobre 2011 si è infuriato per una cerimonia in ricordo dell’indimenticato e indimenticabile sindaco Petroselli; e che nel marzo scorso ha pubblicamente criticato l’iniziativa di Pier Luigi Bersani di firmare il manifesto “Per un nuovo rinascimento europeo” insieme a Sigmar Gabriel, presidente dell’Spd, e a François Hollande, candidato socialista all’Eliseo... uno come te, Lucio, è un furbacchione matricolato, altro che. (Qualcuno potrebbe obiettare: Tutto qui? In quattro anni il D’Ubaldo è finito sui giornali soltanto cinque volte?... Be’, ci sarebbe anche, nel marzo scorso, una sospetta partecipazione alla Parentopoli romana, ma ci siamo astenuti dal menzionarla perché la cosa non è sicura... Sì, Lucio, in effetti non sei un presenzialista mediatico. Non ami attrarre l’attenzione su quel che fai...).
Per la serie Fu il Napolitano a non tirare la catena, e fu Bersani a non imporglielo: il ritorno del Berlusconi.
Silvio bunga-bunga Berlusconi: A chi mi chiede se oggi io abbia ancora intenzione di dedicarmi alla politica e dedicarmi al Paese, non è un fatto definitivo, ma sto maturando delle soluzioni: io ci sto, datemi però il 51%... Voglio continuare a essere la guida dei moderati... Dopo la fase transitoria dei tecnici, un centrodestra in parte rinnovato può guidare l’Italia... C’è stata una pausa nella democrazia del nostro Paese. C’era un governo democraticamente eletto, ma ad un certo punto c’è stata la crisi dello spread e delle Borse e sono arrivati i nominati dal presidente della Repubblica... Stiamo trattando con il Pd per una nuova legge elettorale proporzionale come quella tedesca. I partiti corrono ciascuno per conto proprio e il partito che ottiene più voti avrà la responsabilità di formare il governo. Quindi, non è obbligatoria una scelta precedente. Credo che per evitare il frazionamento sia preferibile che si vada nella direzione di questa nuova legge... Non dobbiamo cambiare il nostro partito, ma cambiare nome. L’acronimo Pdl non ha più appeal. Ho già un’idea su come cambiarlo. Nel nuovo nome ci saranno le parole chiave libertà e Italia... Dobbiamo senz’altro fare delle innovazioni, dobbiamo aprire ai giovani, mettere forze che portino passione autentica e innovatrice. È mia intenzione nella prossima direzione di porre un’indicazione ferma nella composizione delle liste: 50% uomini e 50 donne... Una persona amica, che è Vittorio Sgarbi, assistito da un suo amico, mi ha presentato un progetto per un nuovo partito. Io mi sono semplicemente informato della cosa, esattamente come mi informo su altri progetti. Sono 15 i protagonisti che sono venuti da me intenzionati a fare una nuova formazione politica nel centrodestra. Ho cercato di dissuaderli tutti, sono convinto che il centrodestra deve darsi un’unitarietà. (La Repubblica, sabato 23 giugno 2012). Peserebbe ancora sul Paese quest’individuo, se avessimo votato alla fine del 2011? Al contrario: l’utilizzator finale Silvio bunga bunga Berlusconi avrebbe perso alla grande. E con lui avrebbero perso la Lega Nord, il Casini e tutti gli -oni e i finti sinistri infiltratisi negli anni scorsi nel Partito democratico. Avremmo un governo davvero di Sinistra, oggi, o almeno altrettanto di sinistra di quello francese, se si fosse andati a votare alla fine del 2011. Il Berlusconi conterebbe come il due di coppe. Non ci sarebbe il governo naziliberista Monti-Fornero, che strangola l’Italia per conto delle tirannie finanziarie globali e ci porterà alla rovina. L’intera Europa starebbe meglio, oggi, se l’Italia avesse votato alla fine del 2011, e con l’Europa il mondo: isolata la Merkel, la crisi sarebbe regredita e Obama avrebbe più probabilità di essere rieletto. Un liberale tedesco ha detto che la Germania rischia di precipitare l’Europa in un baratro per la terza volta in meno di un secolo. Si è sbagliato: è l’Italia che rischia di farlo. Anzi: di averlo già fatto. In compenso, solo per la seconda volta. E il Berlusconi che torna a fare orrendamente capolino da dove spunta fuori, secondo voi, se non dall’abisso a cui il napolitano-montismo ci sta rapidamente avvicinando?
(Immagine tratte da Segnalazioni).
(su) Sergio dopo-Gesù-Cristo Marchionne: La Fiat ha discriminato la Fiom: dovrà assumere a Pomigliano 145 iscritti al sindacato di Landini. Il Tribunale di Roma ha accolto il ricorso dei metalmeccanici della Cgil condannando l’azienda a ripristinare nella fabbrica della Panda lo stesso rapporto tra addetti e iscritti alla Fiom che c’era nella vecchia Pomigliano. E questo perché, nel passaggio dalla vecchia fabbrica alla nuova, nessuno degli attuali 2.099 assunti alla linea della Panda risulta in quota Cgil. Una sentenza “immediatamente esecutiva” che il Lingotto ha annunciato di voler confutare in appello. Nella sentenza-ordinanza, firmata dal giudice Anna Baroncini, si contesta la difesa dell’azienda che sostiene come la scelta dei dipendenti da assumere sia basata solo sulla professionalità e non sull’iscrizione al sindacato. Dunque l’assenza di iscritti alla Fiom tra i nuovi assunti sarebbe assolutamente casuale. Un caso che però è particolarmente raro se, come hanno controbattuto i legali della Fiom, un professore di matematica di Birmingham ha calcolato che possa verificarsi solo meno di una volta su dieci milioni. Ma il giudice ha anche sottolineato un passaggio delle tesi della Fiat che sembrerebbe smentire la teoria della casualità. I legali del Lingotto affermano che “il pregiudiziale e fermissimo rifiuto della trattativa” da parte della Fiom e dei suoi iscritti “appare assolutamente incompatibile con lo svolgimento dell’attività lavorativa”. Affermazione che, secondo il giudice, dimostra la volontà di discriminare da parte dell’azienda. “Per l’ennesima volta la Fiat viene condannata perché sta violando le leggi e la Costituzione italiana”, ha detto il leader della Fiom, Maurizio Landini, in una conferenza stampa non priva di commozione in cui ha parlato di “ferita sanata” a Pomigliano. (La Repubblica, venerdì 22 giugno 2012). Tacciamo sulla zappa che i legali del Lingotto si son data sui piedi e parliamo del livello del Marchionne. Dunque: secondo lui, nessun iscritto alla Fiom su 2.099 assunti (a proposito, pensate come sarà rimasto il 2.100° vedendosi sbattere la porta in faccia dopo il 99°: si sentiva già al sicuro, il poverino, faranno cifra tonda, ormai son dentro, stasera ti porto a cena fuori, Maria!, e invece no, fuori ci hanno lasciato lui. Piccole grandi cattiverie, anzi: grandissime cafonate, che la dicono lunga sui padroni alla Marchionne e sulla loro capacità di vergognarsi) sarebbe un caso. Secondo un illustre matematico, invece, un caso simile può verificarsi solo una volta ogni dieci milioni. Qual è, secondo voi, il livello che sarebbe giusto aspettarsi da un supermanager celebrato nel mondo, quello del matematico o quello del Marchionne? Noi non abbiamo dubbi: solo il matematico di Birmingham può salvare la Fiat! Ma il discorso sul livello del Marchionne non finisce qui. Sentite quest’altra:
Per la serie Pensierini neo nazisti: i Lavoratori della Fiat (a sinistra), secondo il Marchionne o chi per lui, sarebbero quello che fanno.
Il Marchionne, invece (a destra), secondo il grande filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, sarebbe quel che mangia. Chi avrà ragione?
(La seconda immagina è tratta da Segnalazioni).
Tutto sotterrato nell’impianto che non ha mai scioperato da quando (a metà dicembre) ha ripreso a girare, che ha praticamente azzerato il tasso di assenteismo (l’1%, arrivato all’1,4 lunedì scorso durante Italia-Irlanda, contro il 20-25% dei decenni passati), che ha accresciuto la produttività del 20%, che ha innalzato la qualità di oltre il 50%. C’è stata una rivoluzione a Pomigliano. Che non è più solo una fabbrica di automobili: è la fabbrica di una nuova ideologia della produzione che plasma di sé tutto il processo e tutti gli addetti, operai, impiegati, dirigenti. Lo si capisce già arrivando dall’autostrada da Napoli. Lì, sopra uno dei capannoni, campeggia un mega-manifesto. Ci sono raffigurati decine di operai e operaie che in tuta bianca compongono il disegno della Nuova Panda. Sopra, la scritta (o lo slogan): “Noi siamo quello che facciamo”. (La Repubblica, venerdì 22 giugno 2012). Anche qui, tacciamo sul livello dei pubblicitari di cui si serve la Fiat e occupiamoci di quello del Marchionne. Secondo lui, saremmo quello che facciamo. E uno che fa niente, allora, signor Sergio dopo-Gesù-Cristo Marchionne, uno che fa niente cosa sarà? Niente? No, sta’ tranquillo e non chiamare i tuoi legali (dovessero darsi un’altra zappa sui piedi), non stiamo insinuando che tu faccia niente. Ma un diversamente abile? Un vecchietto che non può più alzarsi dal letto? Un ragazzo down? Tutti quelli che fanno niente sarebbero niente, secondo te, Sergio dopo-Gesù-Cristo Marchionne? E un bimbo appena nato? Cosa fanno i bimbi appena nati? Niente, vero? E dunque sarebbero niente, per te? Pensiero nazista, Sergio dopo-Gesù-Cristo Marchionne, che noi saremmo quello che facciamo, pensiero nazista allo stato puro. Noi siamo quello che siamo, Sergio dopo-Gesù-Cristo Marchionne, non quello che facciamo. Cioè siamo tutti Umani, e in quanto Umani godiamo tutti dei medesimi diritti. Quelli che tu cerchi di calpestare. Cercando, per “giustificarti”, di diffondere pensierini nazisti. Vergognati, Sergio dopo-Gesù-Cristo Marchionne.
sulla Sanità cattolica (sulla quale vedi anche qui), la Cronaca di Roma de La Repubblica di venerdì 22 giugno 2012.
Per la serie Ma mi faccia il piacere!...: don (?) Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunion & liberazion,
con don (?) Roberto Formigon e alcuni titoli dedicati appunto a Comunion & liberazion.
sul signor don (che significa?) Julián Carrón (sul quale vedi anche qui), presidente della Fraternità di Comunione & liberazione: Nel marzo del 2011, mentre il papa e la curia di interrogavano ancora su come affrontare i lenocini minorenni e le suore al palo di lap dance di Berlusconi, fin lì protetto oltre misura dalla Chiesa, decollava a Milano l’operazione contro l’arcivescovo Dionigi Tettamanzi, molto gradito ai fedeli ambrosiani, ma presentato dagli avversari come un pericoloso sovversivo. Autore di una velenosa lettera (che già circolava tra i fedeli di base e ora pubblicata nel libro di Gianluigi Nuzzi) al nunzio apostolico Giuseppe Bertello, fedele del segretario di Stato Bertone, è il presidente della Fraternità di Cl Julian Carrón, il pio successore di don Giussani. Dopo aver bollato di “intimismo e moralismo” Tettamanzi, il quale osa insultare “come affarismo” le benemerite opere di Cl, e averlo accusato, senza mai nominarlo, di “una sorta di magistero alternativo a Roma e al Santo Padre”, Carrón viene al nodo più strettamente politico: Tettamanzi favorisce “un sottile ma sistematico collateralismo verso una sola parte politica, il centrosinistra, trascurando, se non avversando, i tentativi di cattolici impegnati in politica, anche con altissime responsabilità nel governo locale”. Cioè il suo sodale memores Domini Roberto Formigoni, ormai assediato da malaffare e scandali targati immancabilmente Cl e Compagnia delle opere, pur con cospicue derive tangentizie nel terreno avverso del pd Filippo Penati. (Alberto Statera sul Venerdì di Repubblica del 22 giugno 2012). Avrà mai osato dirgliele in faccia queste cose, il Carrón, a Dionigi Tettamanzi? Non si direbbe, a giudicare dalla sua graziosa letterina al Bertone, al Bertello (e al Cacasenno no?): niente nomi, ellissi, allusioni... quanto si può scrivere di più simile a una lettera anonima quando si deve però firmarla. Insegneranno anche ai ragazzini a scriver lettere dietro le spalle, i dipendenti del Ratzinger? Quelli, intendiamo, che ai ragazzini insegnano...
Per la serie Essere davvero di sinistra non è facile: Antonio Di Pietro, uno che ci prova da anni e ancora non ci riesce.
(di e su) Antonio Di Pietro (leader di un partito di destra, l’Iddivvù, che in buona fede si sforza di trasformarsi in un partito di sinistra, ma non ha ancora capito come si fa): “Pressioni del Colle sui giudici”, insiste il leader dell’Idv, che chiede a Napolitano di cacciare il suo consigliere giuridico e il segretario generale Marra. (...) Il ministro della Giustizia, Paola Severino, replica ai sospetti e alle accuse di Di Pietro affermando che non ci sono misteri nel caso Mancino-D’Ambrosio. E che è pienamente corretto il comportamento del pg della Cassazione, al quale il Colle inviò una lettera per chiedere attenzione al coordinamento delle indagini, perché il pg ha in effetti quei poteri per legge. (...) Ma Di Pietro non ci sta, e rilancia: “Signor ministro, vedo che lei non mi ha risposto. Chiedo di accertare perché un privato cittadino come Mancino si rivolga al pg della Cassazione chiamandolo guagliò, come nei bar di periferia, e perché quel pg della Cassazione si dichiari a disposizione del suo interlocutore”. (La Repubblica, giovedì 21 giugno 2012). Di Pietro e i suoi (e il quotidiano Il Fatto) sono, appunto, di destra. Vorrebbero tanto diventar di sinistra, ma non hanno ancora capito come si fa. Ed essendo di destra non distinguono un attacco al Napolitano (o a chiunque altro) da destra (e da che destra: la peggior destra berluscista, tangentista, neofascista e paramafiosa) da un attacco al Napolitano (o a chiunque altro) da sinistra. Eppure la distinzione è di fondamentale importanza. Un attacco al Napolitano da destra è un attacco della destra perdente contro la destra vincente. Un attacco al Napolitano da sinistra, al contrario, è un attacco, in nome della Costituzione e dei Diritti Umani fondamentali, contro la destra iperliberista, serva delle tirannie finanziarie globali, che proprio perché vincente è oggi la più pericolosa. Un attacco al Napolitano e al Monti da sinistra è doveroso: o il sistema finanziario globale ci trascinerà con sé, entro pochi mesi, in un baratro inimmaginabile. Un attacco al Napolitano da destra, invece, è quanto di più sbagliato: si vuol forse che tornino al potere i berluscisti, i tangentisti, i neofascisti e i mafiosi? Di Pietro e i suoi non sono cattivi, ma non lo capiscono, e proprio per questo non sono ancora del tutto affidabili come alleati. Eppure sono tra i pochi alleati possibili, e proprio per questo devono capire al più presto. Anche perché, altrimenti, il Partito democratico finirà sempre più a destra, proprio come vogliono i napolitano-montisti. Eppure, che questo attacco al Napolitano puzzi di gente pericolosa è palese: gente così pericolosa, e così disperata, che ormai non esita a sacrificare camerati del livello di un Mancino, pur di colpire la destra vincente. La destra perdente è allo sbando, non si possono escludere schegge impazzite (vedi Brindisi). Nessun accordo, neanche tattico, è possibile con individui simili. Il napolitano-montismo deve essere vinto, è un dovere verso l’Italia, verso l’Europa e verso il Mondo. Ma non con i berluscisti, i tangentisti, i neofascisti e i mafiosi: anche questo è un dovere verso l’Italia, verso l’Europa e verso il Mondo. Caro Di Pietro, dovrai mangiare qualche altra pagnotta prima che ti si possa chiamare compagno.
Per la serie Io sol combatterò, procomberò sol io: Luigi Lusi.
Luigi Lusi (sul quale vedi anche qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui) parla, prima di andare in galera, di Francesco Rutelli, Giuseppe “Beppe” Fioroni, Enzo Bianco, Paolo Gentiloni e tanti altri: Poiché i dirigenti della Margherita hanno dichiarato di non sapere nulla della gestione contabile del partito, sarei stato io, il tesoriere, a decidere autonomamente di erogare milioni di euro per la fondazione rutelliana Centro? O per pagare fatture (dalle multe saldate a Fioroni alle spese telefoniche di Francesco Rutelli, al saldo delle fatture della società catanese M&S Congressi su indicazione di Bianco, nota de La Repubblica) inviatemi da alcuni esponenti politici della Margherita attraverso loro fiduciari? Io vivo in un paradosso: se parlo, mi accusano di calunnia. Se taccio, di reticenza. Eppure, quando ho parlato, non mi hanno creduto. Ma volendo c’è ancora molto da dire e da approfondire. (La Repubblica, giovedì 21 giugno 2012).
Per la serie Si stava meglio quando si stava meglio: i bei tempi in cui il Pd difendeva la Costituzione.
sullo Scempio della Costituzione (sul quale vedi anche qui e qui) che il Monti, il Napolitano, il Pidièlle, il Pidì e il Terzo polo stanno consumando con una maggioranza tale da impedire ai Cittadini di fermarli con un Referendum: Stiamo vivendo una fase costituente senza averne adeguata consapevolezza, senza la necessaria discussione pubblica, senza la capacità di guardare oltre l’emergenza. È stato modificato l’articolo 81 della Costituzione, introducendo il pareggio di bilancio. Un decreto legge dell’agosto dell’anno scorso e uno del gennaio di quest’anno hanno messo tra parentesi l’articolo 41. E ora il Senato discute una revisione costituzionale che incide profondamente su Parlamento, governo, ruolo del presidente della Repubblica. Non siamo di fronte alla buona “manutenzione” della Costituzione, ma a modifiche sostanziali della forma di Stato e di governo. Le poche voci critiche non sono ascoltate, vengono sopraffatte da richiami all’emergenza così perentori che ogni invito alla riflessione configura il delitto di lesa economia. (...) Con una battuta tutt’altro che banale si è detto che la riforma dellvarticolo 81 ha dichiarato l’incostituzionalità di Keynes. L’orrore del debito è stato tradotto in una disciplina che irrigidisce la Costituzione, riduce oltre ogni ragionevolezza i margini di manovra dei governi, impone politiche economiche restrittive, i cui rischi sono stati segnalati, tra gli altri, da cinque premi Nobel in un documento inviato a Obama. Soprattutto, mette seriamente in dubbio la possibilità di politiche sociali, che pure trovano un riferimento obbligato nei principi costituzionali. La Costituzione contro sé stessa? (...) L’altro fatto compiuto riguarda la riforma costituzionale strisciante dell’articolo 41. Nei due decreti citati, il principio costituzionale diviene solo quello dell’iniziativa economica privata, ricostruito unicamente intorno alla concorrenza, degradando a meri limiti quelli che, invece, sono principi davvero fondativi, che in quell’articolo si chiamano sicurezza, libertà, dignità umana. (...) Si continua a dire che le riforme attuate o in corso non toccano la prima parte della Costituzione, quella dei principi. Non è vero. Con la modifica dell’articolo 81, con la “rilettura” dell’articolo 41, con l’indebolimento della garanzia della legge derivante dal ridimensionamento del ruolo del Parlamento, sono proprio quei principi a essere abbandonati o messi in discussione.
(Stefano Rodotà, La Repubblica, mercoledì 20 giugno 2012).
Per la serie Son finiti i tempi dei governanti europei mano nella mano: David Cameron.
David Cameron (estremista di destra, “dimenticatore” di Figli nei pub e primo ministro inglese), rivolto a François Hollande, presidente socialista francese: Quando la Francia introdurrà l’aliquota del 75% per la fascia superiore dell’imposta sul reddito, srotoleremo il tappeto rosso e accoglieremo più aziende francesi che pagheranno le tasse nel Regno Unito. Servirà a pagare i nostri servizi pubblici e le scuole. (La Repubblica, martedì 20 giugno 2012). Europa unita? Siamo soltanto agli inizi (se non porremo fine alla dittatura del sistema finanziario globale e dei suoi servi politici) di una catastrofe epocale, e già volano gli stracci. Quando arriverà il peggio gli individui come il Cameron e la Merkel che faranno, dichiareranno guerra? E il Monti? Farà passare un annetto e poi andrà loro dietro?
Roma ce la farà... col Cupolone?
(Il fotomontaggio a destra è stato composto con un’immagine tratte da Segnalazioni, il Cupolone-piovra,
e col manifesto ufficiale della Festa, a sinistra, tratto dalla pagina Facebook del Pd romano).
La vittoria della destra e della finta sinistra greche non salva la Grecia e l’Europa. Anzi: peggiora la situazione.
Con i Sacrifici non si esce dalla Crisi. Con i Sacrifici la Crisi peggiora.
E se i Sacrifici continueranno? Allora la Crisi peggiorerà fino a una catastrofe inimmaginabile.
Perché? Perché i Sacrifici sono, e sempre più saranno, non “semplici” sacrifici economici, ma Sacrifici Umani.
E i “mercati”, nutriti di carne umana dai governi di destra e di finta sinistra, diventano sempre più “feroci”.
Chi sono i “mercati”? Sono megaistituzioni finanziarie globali che manovrano migliaia di miliardi di euro al giorno.
Non sono persone, non hanno colpe: sono un sistema computerizzato globale
servito da poche migliaia di individui autoconvertitisi in parti non libere del sistema stesso.
Un sistema computerizzato globale che ormai si può fermare solo danneggiandolo.
Individui che si possono liberare solo inceppando il sistema di cui si son resi parti non libere.
Perché le decisioni dei governi e i sempre maggiori Sacrifici non servono a niente, e la Crisi peggiora sempre più?
Perché il sistema finanziario, disponendo di esseri umani che lo servono, umanamente può perfezionarsi.
Perché il sistema finanziario, non inceppato ma alimentato dai governi, diventa sempre più potente e “affamato”.
Perché il sistema finanziario, essendo tuttavia un sistema computerizzato non umano, non può regolarsi da sé.
I governi gettano agli “squali” pezzi di carne umana sempre più grossi,
e poi fingono di meravigliarsi se gli “squali”, sempre più numerosi e feroci,
minacciano ormai di far affondare il mondo intero e divorare tutti Noi.
Come sarebbe a dire che i governi fingono di meravigliarsi?
I governi sono condizionati da gruppi presenti nei partiti, nelle istituzioni, nei media e perfino tra i giudici,
convertiti anch’essi, col denaro e/o col ricatto, in elementi non liberi del sistema delle tirannie finanziarie.
Se in Grecia avesse vinto la Sinistra vera, il sistema delle tirannie finanziarie avrebbero subìto un inceppamento,
le poche migliaia di individui che il sistema controlla si sarebbero resi conto che esso non è onnipotente,
avrebbero cominciato ad aver paura di esso e avrebbero imposto ai governi di tornare a regolamentarlo.
Ma i Greci si sono lasciati spaventare. E ora toccherà alla Spagna e all’Italia dimostrare quanto valgono.
I Sacrifici umani non placano il sistema finanziario, lo rafforzano:
soltanto una serie di pesanti inceppamenti può davvero placarlo.
Altrimenti? Altrimenti, lo ripeto, andiamo incontro a una catastrofe mondiale di proporzioni inimmaginabili.
Presto? Impossibile dirlo. Ma una cosa è certa: più tarderà, più la catastrofe sarà spaventosa.
Soluzioni? Delle due l’una: o gli attuali partiti riescono, alla svelta, a districarsi dal sistema finanziario,
cioè dagli individui non liberi che li condizionano ubbidendo a impulsi del sistema,
o gli attuali partiti devono essere considerati anch’essi, in toto, elementi non liberi del sistema.
E danneggiati fino a incepparli.
L’amara ironia di Staino...
...su L’Unità di lunedì 18 giugno 2012... |
... e su L’Unità di martedì 19 giugno 2012. |
(Vignetta di Vauro, tratta da Segnalazioni)
(di e su) Elsa Tina Pica Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato i Lavoratori italiani): Spero che la riforma del lavoro sia approvata al più presto... Quanto alla riforma delle pensioni, be’, bisognava amputare in fretta la gamba in cancrena per salvare il paziente. (La Repubblica, martedì 19 giugno 2012). Capito, signori Lavoratori esodati (oggi finalmente da salvaguardare)? Per la Fornero eravate la gamba in cancrena d’Italia. Ecco perché si è dimenticata di voi: non certo perché sia un’asina, ma perché di una gamba in cancrena, dopo l’amputazione, una ministra nazista cosa dovrebbe farne? Portarsela appresso? Respingo con forza ogni insinuazione che io abbia fornito informazioni non vere, o che abbia inteso sottrarre dati alla pubblica conoscenza. Rivendico un atteggiamento di chiarezza e trasparenza: risolvere sùbito i problemi più prossimi e cercare soluzioni eque per quelli più lontani. (La Repubblica, mercoledì 20 giugno 2012). Rivolta a Giorgio Squinzi, presidente della Confindustria (reo di aver dichiarato: La riforma del lavoro, così com’è, è una boiata, anche se la dobbiamo prendere così perché va portata al Consiglio europeo del 28 giugno. Quanto al decreto sviluppo, su 183 pagine mi sono fermato alla trentesima, non riuscivo a capire e già mi fumava la testa): Sono convinta che il presidente della Confindustria si ricrederà, perché c’è molto di buono in questa riforma. Mi dispiace che non abbia avuto ancora il tempo per guardarla a fondo. E in aiuto della Fornero accorre il ministro per i Rapporti col Parlamento, Piero Giarda, con un’uscita che dice tutto il disprezzo per la Democrazia di questi cosiddetti tecnici: Alla fine dovreste essere felici di approvare la riforma così com’è, pensate quanti problemi nei vostri partiti con un dibattito prolungato. (La Repubblica, martedì 20 giugno 2012).
Per la serie I migliori sono quelli che magari ci mettono qualche mese, ma poi cominciano a capire: Michele Serra.
Michele Serra (che a gennaio scriveva: In rete e su qualche quotidiano molto combattivo si leggono, sulla crisi in corso, cose molto di sinistra contro le banche e la finanza. Che paiono ben dette, e condivisibili, fino a che ti rendi conto che vanno a lambire il famoso complotto pluto-giudaico, e in quelle acque putride rischiano di nuotare fianco a fianco con il paranoico nazista, o con il leghista che dà i numeri) si allinea prontamente al contrordine, Compagni! di Eugenio Scalfari su La Repubblica dell’altro ieri: Si legge che il voto greco “non basta ai mercati” e ci si ingegna di capire che cosa basti, ai mercati: la consegna immediata di tutte le ragazze vergini? La testa del Battista su un piatto d’argento? La donazione di ogni bene pubblico e privato al circolo ricreativo dei banchieri? L’uso obbligatorio del papillon? Ma poi, soprattutto: chi diavolo sono, questi misteriosi “mercati”? Hanno fisionomia giuridica, un portavoce, un responsabile, un legale rappresentante, qualche nome e cognome al quale, all’occorrenza, presentare reclamo? Qualcuno ha mai votato per loro? Se sbagliano, si dimettono? Quando e dove è stato deciso che il loro giudizio (il famoso “giudizio dei mercati”) conta più del giudizio dell’intera classe politica mondiale? Perfino i più esecrabili dittatori (e qui il Serra è arrivato a un soffio dallo scrivere: perfino il Berlusconi..., n.d.r.) ci mettono la propria faccia, e a volte finiscono la carriera appesi a un lampione. Perché i mercati no? Se contano tanto (tanto da affamare i popoli, volendo, e tanto da salvarli, sempre volendo) perché sono l’unico potere, in tutto l’Occidente, che non si espone mai, non parla nei telegiornali, non viene intervistato, fotografato, incalzato? Perché siamo tutti ai piedi di un’entità metafisica che per giunta non dispensa alcun genere di risarcimento spirituale, anche scadente?. (La Repubblica, martedì 19 giugno 2012). Ci mettono sei mesi, ma poi capiscono. O cominciano a capire. Certo, le domande sui mercati sono ancora un po’ ingenuotte... Consigliamo al Serra un paio di ottimi libri di Luciano Gallino, Finanzcapitalismo e La lotta di classe dopo la lotta di classe: per capire il mondo non basta scrivere per spiegarlo agli altri, caro Serra, qualche volta bisogna anche leggere. Quanto al risarcimento spirituale scadente, be’, ma come fa a non vedere che proprio a quel basso servizio è deputata la tirannia finanziario-religiosa vaticana, nota ai più col marchio di Chiesa cattolica?
Come mai niente post it né lettori imbavagliati, ’sta volta, su La Repubblica?... Ah, già: ’sta volta il bavaglio è tecnico. E sobrio.
(su) la legge bavaglio del ministro Paola Severino, sulle ulteriori vicissitudini del disegno di legge cosiddetto pro corruzione (sul quale vedi anche qui, qui, qui, qui, qui e qui) e su ciò che a tal proposito stanno combinando l’attuale governo di estremisti di destra, il ministro della Giustizia, Paola Severino, il Pidièlle, il Pidì e il Terzo polo: : Un’altra cancellatura “pesante” balza agli occhi sugli spazi di pubblicazione, disciplinati dall’articolo 114 del codice di procedura penale. Nella mediazione tra l’ex Guardasigilli, Angelino Alfano, e la presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, era entrata una clausola di salvaguardia per il cronista. Al secondo comma dell’attuale 114, dove è scritto “è vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”, l’ultimo testo riportava la frase “di tali atti è sempre consentita la pubblicazione per riassunto”. Ciò garantiva, dopo un’ordinanza di custodia cautelare o un decreto di perquisizione o sequestro, la possibilità di pubblicare “per riassunto” gli atti. Ma queste due righe risultano cancellate dal testo Severino. Il risultato è evidente. Salvo che il ministro non cambi idea, scatterà il black out fino al processo. Proprio come voleva Berlusconi. (La Repubblica, lunedì 18 giugno 2012). L’intenzione è quella di giocare una partita a tre, con un gioco incrociato di “dare e avere”: ascolti, responsabilità civile, anti-corruzione. In una logica di scambio, il Pidièlle vuole cedere il meno possibile e incassare, nell’ordine: una stretta, anche se non tombale, sulle telefonate pubblicate e sulla possibilità stessa di intercettarle; la responsabilità diretta dei giudici nella versione Pini, o almeno indiretta ma con la possibilità, per lo Stato, di rivalersi per intero sulla toga (versione Palma); anti-corruzione ammorbidita, edulcorando il reato di traffico di influenze e cambiando la “norma Penati”. (...) Sulle intercettazioni, il ministro precisa che saranno i magistrati a selezionare quelle pubblicabili. Un fatto è certo: la mole di intercettazioni disponibili si ridurrà in modo drastico. Pm e gip ci penseranno cento volte prima di suscitare polemiche e magari di essere citati in giudizio, quando la responsabilità civile sarà diretta o comunque più vessatoria di oggi, per aver usato un’intercettazione che, alla prova del processo, si è rivelata non necessaria. Proprio quello che, da sempre, vuole ottenere il Pidièlle. (La Repubblica, mercoledì 20 giugno 2012). Non solo. La trovata della Severino è anticostituzionale. Talmente anticostituzionale, da configurarsi come un ritorno alla censura preventiva di stampo assolutista e poi fascista, con i giudici addetti a stabilire in anticipo cosa si può pubblicare e cosa no. Più legge bavaglio di così, si muore.
Per la serie All’Europa farà bene una purificazione, disse la Merkel: il suo degno camerata, il ministro tedesco dell’Economia Philipp Roesler.
Philipp Roesler (ministro tedesco dell’Economia): I greci votando decidono del loro futuro. In Europa nel frattemo abbiamo costruito un sistema resistente. Traduzione: Chi se ne frega dei Greci: ubbidiscano o crepino, noi andiamo avanti lo stesso. Contribuenti e risparmiatori tedeschi non possono accollarsi rischi nati o causati altrove. Per il mio partito c’è una regola ferrea: nessuna messa in comune dei debiti. E no a qualsiasi socialismo dei tassi sui debiti. Traduzione: L’Europa. Per come la vediamo noi, il suo motto dev’essere: Tutti per la Germania, la Germania per nessuno. È una questione di quel che è giusto e di quel che è sbagliato, non di maggioranza e minoranza. Traduzione: I depositari della Verità siamo noi: non c’è niente da discutere e non c’è niente da votare. (La Repubblica, domenica 17 giugno 2012). E questi non sarebbero nazisti? Sì, diciamo proprio a voi, compagni del Partito democratico: e questi non sarebbero nazisti?
Per la serie Contrordine, compagni!:Eugenio Scalfari, segretario generale del PCUS, riconosce l’esistenza delle tirannie finanziarie globali.
Accanto a lui, ma assai più giovani, i compagni Breznev e Suslov non nascondono il loro sollievo.
Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana): Da un lato ci sono le principali banche d’affari americane che guidano il gioco, le multinazionali, i fondi speculativi, le agenzie di rating, i sostenitori del liberalismo selvaggio e del rinnovamento schumpeteriano. Un impasto di interessi e di ideologie che noi chiamiamo capitalismo selvaggio e che loro nobilitano chiamandolo liberismo puro e duro. Queste forze della speculazione hanno una capacità finanziaria enorme ma non imbattibile. La controforza è guidata dalle Banche centrali. Nei loro statuti è garantita la loro indipendenza e la ragione sociale prevede per tutte la tutela del valore della moneta e il corretto funzionamento del sistema bancario sottoposto alla loro vigilanza. Ma il compito implicito è anche lo sviluppo del reddito e dei cosiddetti fondamentali tra i quali primeggiano il risparmio, gli investimenti, la produttività del sistema e l’occupazione. (La Repubblica, domenica 17 giugno 2012). Contrordine, compagni: le tirannie finanziarie globali esistono e lottano contro di noi. La Repubblica, che derideva chi lo dice da anni, aveva torto, e ScuolAnticoli (insieme a tanti altri) aveva ragione. Meglio tardi che mai, Eugenio. Peccato che questo tuo (troppo procrastinato) riconoscimento della realtà si renda sùbito ridicolo proclamando le Banche centrali guide mondiali della controforza. Cioè?... Il Draghi, il Bernanke e il Weidmann alla testa dei proletari di tutto il mondo unitevi? Non farci ridere, Eugenio, che oggi, mentre i Greci votano, proprio non ne abbiamo voglia.
Per la serie Nozze coi fichi secchi? Magari!: il Passera presenta il cosiddetto Decreto Sviluppo.
su Mario Monti e Corrado Passera (estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia): Il governo Monti tenta la carta dello sviluppo. Dopo molti rinvii e lo stop del Tesoro per la mancanza di risorse, ieri il Consiglio dei ministri ha varato l’atteso decreto Sviluppo. Il provvedimento, ha spiegato il ministro Corrado Passera, dovrebbe mettere “in movimento” risorse fino a 70-80 miliardi. Con un effetto-leva molto alto, dato che le risorse finanziarie del provvedimento ammontano a soli 250 milioni l’anno (600 a regime). (La Repubblica, sabato 16 giugno 2012). Altro che nozze coi fichi secchi: queste sono nozze con la presa per i fondelli. Al napolitano-montismo naziliberista lo Sviluppo e la Crescita del Paese interessano solo come specchietti per le allodole (ma di allodole tanto gonze ce ne son sempre di meno): tagliare e distruggere lo Stato in nome dell’antiStato, solo questo importa davvero al governo cosiddetto tecnico. E non basta: leggendo tra le righe, si scopre che quei pochi spiccioli sono stati raggranellati colpendo il Mezzogiorno: abrogando 43 leggi d’incentivazione (che servivano appunto allo Sviluppo e alla Crescita) e in particolare la legge 488 del 1992 sul Sud e le aree depresse: legge, (lo ammette perfino La Repubblica), “assai utilizzata in passato”. E ancora: Il primo passo, come Passera ha spiegato ieri, è la costituzione di una società-veicolo che verrà finanziata per un miliardo da parte del Fondo Strategico controllato dalla Cassa depositi e prestiti. I soldi serviranno per entrare nel capitale delle aziende, ma solo quelle “in condizioni di equilibrio economico-finanziario”. Cioè che producono utili. Escludendo, così, gran parte del Sud. (La Repubblica, sabato 16 giugno 2012).
(su) il Partito democratico: Lo scontro è solo rimandato all’assemblea nazionale di inizio luglio. Ma nelle caselle mail, sugli smartphone, nei colloqui privati e nelle riflessioni sulle candidature alle primarie sta cominciando a farsi largo l’eterno duello tra laici e cattolici. Il documento della commissione Diritti del Pd è troppo arretrato sulle coppie gay, secondo i primi. (La Repubblica, sabato 16 giugno 2012). Il Partito democratico italiano: l’unico partito di sinistra al mondo che si è autoimposto un matrimonio d’interesse (fasullo) con una congrega di fondamentalisti religiosi, cattofascisti e naziliberisti, prende un sacco di botte tutti i giorni, rischia prima o poi di essere assassinato, eppure non trova il coraggio di ribellarsi né tanto meno di divorziare.
Per la serie Lanciare messaggi allusivi: Giuseppe “Beppe” Fioroni.
Giuseppe “Beppe” Fioroni (cattofascista infiltrato nel Partito democratico), a proposito di Luigi Lusi (sul quale vedi anche qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui) e dell’allegra gestione margheritina dei milioni del finanziamento pubblico: Vogliamo vedere che fine hanno fatto soldi e beni degli altri partiti dismessi? (La Repubblica, sabato 16 giugno 2012). Certo che lo vogliamo vedere. Ma non con chi lo chiede con un tono ricattatorio molto più adatto a un mafioncello d’ultima tacca che a un politico di livello nazionale. E papista, per di più.
Il senso della morte de La Repubblica...
...in copertina e in quasi tutte le pagine interne del Venerdì del 15 giugno 2012.
Tra una copertina nera (vedi qui sopra), una foto a doppia pagina (nera) della partita a scacchi con la Morte de Il settimo sigillo (interpretata alla rovescia, cioè come se mettersi a giocare con la morte sia un’ottima idea) e una foto a tutta pagina (quasi nera) di Zygmunt Bauman travestito da fantasma, Riccardo Staglianò e Zygmunt Baumant, (Polonia 1925, uno dei più importanti sociologi viventi) dalle colonne del Venerdì di Repubblica del 15 giugno 2012 invitano a giocare con la morte (per sempre... per sempre...) anche noi che dacché siamo al mondo preferiamo giocare con la Vita, come Mia e Jof, e lasciare i cultori della morte a spassarsela tra loro come meglio credono: È la consapevolezza della fine che infonde ogni momento che la precede di un meraviglioso significato, pontifica il suadente Baumann per indurci a seguirlo nel suo nero castello. Non tanto perché ci dà il significato ultimo della vita, quanto perché ci incita e ci costringe a riempire le nostre vite con significati. È quella consapevolezza che ci spinge a cercare nuovi inizi. La coscienza di vivere in un tempo preso a prestito che ci suggerisce di usarne ogni boccone in maniera saggia. Insomma, la vita è piena delle cose (non una di più, né una di meno) che la morte è riuscita a piantarci dentro. (...) Detto altrimenti, la cultura, che ci fornisce infiniti spunti per pensare ad altro, è il tentativo di gettare un ponte tra le due sponde, vita mortale e immortalità, e ci spinge a lasciare una traccia della nostra seppure breve visita. E noi che mai abbiamo bisogno di una molla a cui fare appello per mettere, ogni santo giorno, un piede giù dal letto, come dice lo Staglianò, e che, se anche ne avessimo bisogno, a tutto preferiremmo fare appello piuttosto che alla morte? E noi che a incitarci a riempire la vita è la bellezza delle Donne, l’amore per i Figli, la passione per il Lavoro, il piacere della Musica, dell’Arte, della Letteratura, il desiderio di ascoltare un Saggio (un Saggio vero, s’intende) e la prospettiva di una bella passeggiata, quattro chiacchiere e un birra molto fredda in compagnia di Amici? Sciocchi!, ammoniscono lugubremente il Bauman e lo Staglianò, sciocchi e insensati! La morte, solo la morte dà senso alla vita! Tanto che il Bauman, coerentemente, arriva a “teorizzare” che non dovremmo curarci della nostra salute: Per rendere l’idea della morte meno terribile, la derubrichiamo alla somma di mille sotto-cause diverse, cancro, cattiva alimentazione, fumo e altri comportamenti nocivi: illudendoci, ingenuamente, che neutralizzando la prima, la seconda e così via, l’esito finale si possa allontanare ad infinitum. Poveretto. Fa pena. Ma la pena si muta in collera quando ci accorgiamo che anche il salmo del Bauman, come ogni altro, finisce in gloria a rafforzare la presa ideologica della Morte nera, nota ai più come Chiesa cattolica, sulle menti dei fedeli: il nostro tempo è preso a prestito, sibila infatti il Bauman (chissà da Chi, eh?)... La soluzione cristiana mi sembra la più efficace. Presuppone l’immortalità dell’anima e poi presenta due opzioni, l’immortalità buona e quella cattiva, il paradiso e l’inferno... Crede (e vuol farci credere) nell’inferno, il Bauman, e si capisce: chi vive per la morte vive all’inferno tutta la vita, come fa a non crederci? Andate, Bauman, Staglianò, Scalfari e compagnia agonizzante, andate a giocare con la morte nel tetro castello di Antonius Blok, o magari, quando il governo napolitano-montista avrà reso l’Italia il Messico d’Europa, andate ad adorare la santa muerte come si fa nel Messico d’America. Noi restiamo con Mia e Jof e il loro bambino, con chi fa della morte una maschera di Halloween... Con chi, per mettere ogni santo giorno un piede giù dal letto, immagina che anche oggi ci sarà chi gli porgerà un piatto di fragole e una ciotola di latte.
Per la serie Per la terza volta in un secolo la Germania precipita l’Europa nel baratro, e per la seconda volta il fascismo italiano si schiera con il nazismo
tedesco contro la Francia e gli Stati Uniti: François Hollande, Barack Obama, la Merkel e il Monti. (L’immagine della Merkel è da Segnalazioni).
Mario Monti (estremista di destra, prepotente contro i deboli e pusillanime contro i forti, a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia): Io e Hollande siamo d’accordo sul fatto che la disciplina dei conti pubblici non basta per avere crescita, sviluppo e creazione di posti di lavoro. (La Repubblica, venerdì 15 giugno 2012). Traduzione: Io non sono affatto d’accordo con Hollande che dobbiamo smettere di tagliare i conti pubblici per avere crescita, sviluppo e creazione di posti di lavoro. Il Monti fa finta di essere d’accordo con Hollande. Non per ingannare lui (troppe pagnotte deve ancora mangiare per avere qualche vaga speranza di riuscirci), ma per turlupinare noi. Come se non sapessimo leggere, e vedere coi nostri occhi che questa sua dichiarazione è identica a quella di Angela Merkel che La Repubblica cita poche righe più giù: E la Merkel ha ripetuto che rigore di bilancio e rilancio economico devono andare avanti insieme, “mano nella mano”, e proposto di dare alla Banca centrale europea (Bce) più poteri sulle banche. Siamo forse troppo malevoli nei confronti del “sobrio” Monti? No. Ancòra La Repubblica del 15: Sul fronte della spending review (=revisione di spesa, il nome “pudico” dei tagli sotto il governo naziliberista napolitano-montista, n.d.r.) i tagli ai ministeri potrebbero toccare la soglia record di 30 miliardi in tre anni (2012-2014) (ma attenzione: tagli ai ministeri, altra espressione “pudica”, significa in realtà tagli ai comparti a cui i ministeri sono preposti, perché nessun ministero spende miliardi per sé stesso, n.d.r.), mentre la sanità contribuirà con un miliardo nel 2012. No: il Monti e il Napolitano non sono affatto con Hollande: sono con la Merkel, senza se e senza ma. Il Monti, il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo, in un momento in cui (come qualcuno ha scritto) la Germania rischia di precipitare l’Europa in un baratro spaventoso per la terza volta in meno di cent’anni, proprio dalla parte della Germania hanno messo l’Italia: contro la Francia, contro gli Stati Uniti e (anche se per motivi diversi) contro l’Inghilterra. Vi ricorda qualcosa? (E La Repubblica è perfettamente allineata col governo dei tagli fino alla morte non “solo” sul piano ideologico, ma anche nella pratica. Ecco infatti cosa scrive, sempre il 15, il Cdr del quotidiano (sedicente di sinistra) fondato da Eugenio Scalfari: L’assemblea dei redattori di Repubblica, riunita giovedì 14 giugno, preso atto che l’azienda: 1. Rifiuta le proposte di rafforzamento della redazione, in particolar modo dei siti locali. 2. Prosegue nella logica dei tagli di spesa senza presentare un piano di sviluppo. 3. Non intende sostituire i 5 colleghi che hanno presentato le dimissioni nemmeno accelerando l’assunzione degli 11 colleghi individuati da un precedente accordo. 4. Non provvede all’assunzione di un grafico per RSera. 5. Continua a utilizzare in modo improprio pensionati e collaboratori. Impegna il Comitato di Redazione a proseguire le trattative e a sollecitare il confronto sullo sviluppo, proclama da oggi lo stato di agitazione, affida al Cdr un pacchetto di cinque giorni di sciopero e gli dà mandato di attuare ogni iniziativa che riterrà opportuna. Secondo voi ne parleranno alla Festa di Bologna?).
Corrupt Legislation, murale di Elihu Vedder (1896). Main Reading Room, Library of Congress Thomas Jefferson Building, Washington, D.C.
(Clicca l’immagine per ingrandirla).
sul disegno di legge cosiddetto anti corruzione (sul quale vedi anche qui, qui, qui, qui e qui) e su ciò che a tal proposito stanno combinando l’attuale governo di estremisti di destra, il ministro della Giustizia, Paola Severino, il Pidièlle, il Pidì e il Terzo polo: Sostiene Paola Severino: “Se l’avvocato Pellegrino scrive che si tratterebbe di un colpo di spugna per favorire qualcuno, mentre il Pidièlle asserisce che è una norma contra personam, ciò è la migliore dimostrazione che si tratta di una norma che non è né pro né contro qualcuno”. Poi: “Ho scritto queste norme senza pensare a nessun processo”. Ancora: “Legge perfettibile, ma il voto di fiducia era necessario”. Sul traffico di influenze (che attualmente è il reato commesso da chi, affermando di essere in condizioni di esercitare un’illecita influenza su un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, in relazione al compimento, all’omissione o al ritardo di un atto dell’ufficio servizi o al compimento di un atto contrario ai doveri d’ufficio, riceve indebitamento per sé o per un terzo denaro o altra utilità, quale prezzo per l’influenza esercitata o quale remunerazione per il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio suo amico o ne accetta la promessa, n.d.r.) che mette in ansia il vicecapogruppo del Pidièlle, Osvaldo Napoli (“norma aleatoria, fonte di vessazioni”), che fa dire a Gianfranco Miccichè: “Tanto vale che facciano contro di noi un maxiprocesso”, la Severino replica: “Dimenticano l’aggettivo patrimoniale, non ci sarà più reato se non ci sarà passaggio di denaro”. Commenta Giulia Bongiorno, avvocato e deputato Fli: “Vengo da una terra in cui a qualcuno basta alzare un sopracciglio per ottenere ciò che vuole. A volte non si ha nemmeno necessità di minacciare. Questo è uno dei profili della legge che avevo chiesto di modificare”. (La Repubblica, venerdì 15 giugno 2012).
Per la serie Bocciati per l’ennesima volta: il Profumo, ispiratore e continuatore e peggioratore della Gelmini per conto del Napolitano e del Monti.
(su) Francesco Profumo (ispiratore, continuatore e peggioratore della Gelmini) e i suoi mandanti (il Napolitano, il Monti, il Pdl, il Pd e il Terzo polo): Le prime notizie sul “Pacchetto Merito” (ma non c’era un logo meno indisponente?) con cui il ministro Profumo intende portare il “merito” nella scuola hanno suscitato dissensi da ogni parte. Anche le misure sull’università contenute nel pacchetto non sollevano grida di entusiasmo; anzi. (...) In questa lista di misure si ritrovano, in mescolanze varie, miti e cascami che gravano da tempo sulla sfera della ricerca e dell’educazione. Anzitutto l’idea fissa di identificare i “migliori”. In un sistema pubblico non si devono identificare i migliori; i migliori si devono creare. A questo scopo, l’università deve proporre l’offerta migliore perché tutti possano essere migliori, anche se si sa che non tutti lo saranno, e deve poi occuparsi in modo serio dei non-migliori e dei tanti che, pur avendo vocazione, sono sviati e confusi da una struttura scoordinata e di qualità instabile. L’obiettivo di riconoscere “chi-è-già-migliore” va lasciato alle università (statunitensi o giapponesi) che praticano dichiaratamente la “selezione naturale”, lasciando indietro chi non è tra i primi, invece che farsene carico. (Raffaele Simone, La Repubblica, venerdì 15 giugno 2012).
Per la serie Spiacenti, dinanzi alla Costituzione non ci son Corsari che tengano: il pidiellìno di lungo corso Corsaro Massimo.
Massimo Corsaro (pidiellìno deputato): Lo studio dell’Inno di Mameli nelle scuole è l’ultimo tassello del grande impegno del Pidièlle. (La Repubblica, venerdì 15 giugno 2012). Peccato che la Costituzione stabilisca che l’insegnamento è libero. E che, pertanto, ogni insegnante possa insegnare come gli pare e piace la (o le) discipline che è abilitato a insegnare. E abbia il pieno diritto, dunque (insegni anche Storia o Musica) di infischiarsene dell’Inno in barba a qualsiasi legge che contro la Costituzione pretenda di imporglielo.
Per la serie Uno spettro si aggira sull’Italia: il Monti in cerca di Lavoratori da licenziare, Beni pubblici da svendere e antiStato da favorire.
Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, La Repubblica, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia): Abbiamo già fatto un pesantissimo intervento, non occorrerà una seconda manovra, ma l’azione di disciplina sui conti pubblici dovrà procedere... Stiamo preprando una cessione di quote del settore pubblico e presto seguiranno atti concreti: abbiamo predisposto dei veicoli, fondi immobiliari e mobiliari, attraverso i quali convogliare, in vista di cessioni, attività mobiliari e immobiliari del settore pubblico, prevalentemente a livello regionale e comunale... Provvederemo nei prossimi giorni a un altro piccolo concentrato di misure per la crescita... Capisco l’ansia di crescita, ma ci vuole tempo perché questi provvedimenti diano i loro frutti... La situazione presenta tensioni nei mercati molto gravi e che ritoccano l’Italia. Il suggerimento che ho dato ai capi dei partiti che sostengono il governo è quello di un’intensificazione dell’azione, in particolare per quanto riguarda i tempi... Le imprese vedranno quanto potente sarà l’impatto di aver ora la libertà di procedere con licenziamenti individuali... Al Consiglio europeo si decide all’unanimità, è molto più facile bloccare cose che introdurre cose nuove. Sarebbe stato più facile bloccare nella primavera dell’anno scorso il six pack, che portava un profilo severo di rientro dal debito, di quanto non sia facile introdurre oggi una regola che faciliti gli investimenti pubblici... Gli sforzi che il popolo italiano sta facendo sono duri da accettare, ma sarebbero stati ancora più duri se fossero stati dettati dalla trojka... Paterni e talvolta materni consigli... Ma abbiamo preferito che il Paese facesse da sé... L’Italia non è fragile... Non sarei sicuro fra quale dei due sistemi bancari, quello tedesco o quello italiano, sia il più solido. (La Repubblica, giovedì 14 giugno 2012). Ma in Germania osservatori, operatori sui mercati e media non condividono per nulla l’ottimismo di facciata. Secondo loro, Roma si salverà solo perché troppo grossa per fallire senza trascinare nel baratro tutti. (La Repubblica, giovedì 14 giugno 2012). To’, guarda: l’Italia, che l’anno scorso sotto il Berlusconi poteva fallire da un momento all’altro, in un solo anno col Monti è diventata troppo grossa per fallire.
Per la serie Il peggior pericolo dopo i pedofili: Bambini, Ragazzi, attenti al Profumo, al Pdl, al Pd e al Terzo polo, agenti del naziliberismo globale.
(su) Francesco Profumo (ispiratore, continuatore e peggioratore della Gelmini) e i suoi mandanti (il Napolitano, il Monti, il Pdl, il Pd e il Terzo polo): Il 12 giugno c’è stato l’incontro tra il Ministro Profumo e i sindacati per render nota la "destinazione delle risorse derivanti dalle economie nella gestione degli organici 2010-2011. Ci aspettavamo un incontro risolutivo con una decisione immediata da parte del Ministro sul ripristino degli scatti di anzianità a tutti i lavoratori della scuola che li hanno maturati nel corso dell’anno 2011 e per gli anni successivi. Per dare copertura a questa operazione, secondo i calcoli del Miur, sarebbero necessari circa 387 milioni di euro, mentre le economie certificate dal MEF sarebbero soltanto di 87 milioni di euro. Tutto ciò perché il MEF, con una scelta indegna di un paese civile, ha deciso di far pagare ai lavoratori e alle lavoratrici della scuola gli effetti dell’aumento dei posti di sostegno per i disabili, a cui il Ministero è stato costretto dopo una sentenza della Corte Costituzionale. Una certificazione scandalosa che reclama giustizia a fronte di oltre 130.000 posti di lavoro di docenti e ATA effettivamente persi. Un affronto per migliaia di docenti e ATA che da anni sopportano il peso dei tagli voluti dai ministri Gelmini e Tremonti per giustificare le loro regressive riforme. Come se ne viene fuori? Secondo il Miur la soluzione è semplice: far pagare ai lavoratori il costo degli scatti, tagliando il Fondo di istituto di 300 milioni di euro per quest’anno e altrettanti per il prossimo. Un colpo mortale all’autonomia e alle buste paga dei lavoratori che si vedrebbero sì ripristinati gli scatti, ma con una corrispondente diminuzione del salario (già misero) accessorio. Per dirla in breve: il gioco delle tre carte. La FLC CGIL non accetterà soluzioni che fanno pagare direttamente ai lavoratori quanto invece è nelle loro legittime aspettative. Per noi è urgente il ripristino dei gradoni e di tutte le garanzie contrattuali. Per questo e non per meno di questo la FLC CGIL si sta battendo. Cordialmente, la FLC CGIL nazionale. (Lettera della Cgil agli iscritti, giovedì 14 giugno 2012). Far pagare soltanto ai Lavoratori della Scuola il doveroso sostegno di tutta la Collettività ai Bambini diversamente abili. Poi obbligare tutti i Bambini e i Ragazzi italiani a restituire ai Lavoratori della Scuola le risorse loro sottratte. Perché? Per non disturbare gli evasori fiscali e per continuare ad arricchire, a spese del Patrimonio pubblico dei Cittadini, le tirannie finanziarie globali e nazionali e la tirannia finanziario-religiosa vaticana.
sul disegno di
legge cosiddetto anti corruzione (sul quale vedi anche
qui,
qui,
qui
e
qui)
e su ciò che a tal proposito stanno combinando l’attuale governo di
estremisti di destra, il ministro della Giustizia, Paola
Severino, il Pidièlle, il Pidì e il Terzo polo:
Per orientarsi in questo bailamme sull’anticorruzione,
basta domandarsi se può mai essere coerente, con una riforma che si dice
volta a colpire la corruttela, prendere il più odioso e grave dei reati
dei pubblici ufficiali, la concussione per induzione, e assestargli tre
colpi quasi mortali.
(Gianluigi Pellegrino, La Repubblica,
giovedì 14 giugno 2012). Certo che è coerente. Non però con l’esigenza
di colpire la corruttela, ma coi bisognini di un governicchio
prepotente coi Pensionati, i Lavoratori, i Bambini, e arrendevole come
una meretrice dinanzi ai potentati finanziari e finanziario-religiosi.
Le ultime notizie: Alla
Camera, arriva l’esito
del voto di fiducia sulle norme penali, quelle che spacchettano la
concussione e danno vita all’indebita induzione, con la prescrizione
breve per via della pena più bassa che fa saltare parte del processo
Penati e mette a rischio il processo Ruby: sono 431 i sì, 71 i no, ben
38 gli astenuti...
Costa e Contento attaccano il Pd
che avrebbe favorito lo spacchettamento della concussione per
“graziare” Penati. Da sinistra negano Dario Franceschini e Donatella
Ferranti: controbattono che sarà Berlusconi a beneficiarne.
(La Repubblica, giovedì 14 giugno 2012). Hanno ragione sia il
Pidièlle sia il Pidì: ne beneficeranno sia il Penati sia il
Berlusconi. E ne maleficeremo solo
Noi, gli
Italiani. Dulcis in fundo:
la democratica Franca
Chiaromonte e il pidiellìno Luigi Compagna rilanciano
una vecchia proposta del
2010 presentando un emendamento alla riforma costituzionale in
discussione a Palazzo Madama. Una modifica all’articolo
4 del testo, uscito dalla commissione, che modifica un comma dell’articolo
68 della Carta costituzionale. In pratica, si tratta di una sorta di
lodo Alfano rivolto però a tutti i
deputati e i senatori. La coppia bipartisan
propone infatti che
“l’autorità
giudiziaria, quando, al termine delle indagini preliminari, ritenga di
esercitare l’azione penale nei confronti di un membro del Parlamento, ne
dà immediata comunicazione alla Camera di appartenenza, trasmettendo gli
atti del procedimento”.
A quel punto, Chiaromonte e Compagna prevedono che “entro il termine
perentorio di novanta giorni dalla comunicazione, nel corso dei quali il
procedimento è sospeso, la Camera decide se disporre, a garanzia della
libertà della funzione parlamentare, la sospensione del procedimento per
la durata del mandato”... Una nota del gruppo del
Pd del Senato rende noto che l’emendamento
“è stato presentato a titolo personale e non è sottoscritto né
condiviso dalla presidenza del gruppo del Pd”.
(La Repubblica, giovedì 14 giugno 2012).
Per la serie È importante studiare anche le facce di chi dice certe cose: quella del Bisin.
Alberto Bisin (docente di Economia alla New York University nonché collaboratore de lavocepuntoinfo e de La Repubblica, sul quale vedi anche qui e qui): Un maggior controllo della spesa pubblica permetterebbe di ridurre l’imposizione fiscale a famiglie e imprese in maniera sostanziale, senza la quale non c’è alcuna possibilità di crescita. Ma per crescere sono necessarie anche una riforma del mercato del lavoro e di quello del credito, che eliminino il dualismo del primo e l’inefficienza e la scarsa competitività del secondo, per non parlare di una razionalizzazione di vari servizi pubblici, dalla sanità alla scuola e alla giustizia. (La Repubblica, giovedì 14 giugno 2012).
(su) Anna Maria Cancellieri e Paola Severino (ministre degli Interni e della Giustizia del governo di estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): La scure si abbatterà sui tre dipartimenti del ministero degli Interni (che saranno unificati), sul parco auto e sulle spese energetiche degli edifici della polizia. Inoltre le sedi territoriali dei Vigili del fuoco verranno trasferite in immobili demaniali e sarà istituita una centrale unica per gli acquisti. Questo il piano per la spending review messo a punto da Annamaria Cancellieri. I risparmi attesi ammontano a circa 200 milioni. Pronte anche le proposte di Paola Severino, che si propone di risparmiare 76 milioni: si prevede un taglio di 33 piccoli Tribunali di provincia e 37 Procure. Prevista anche l’eliminazione di tutte le 220 sezioni distaccate esistenti. Con uno spostamento di 461 magistrati e 7.000 dipendenti amministrativi. (La Repubblica, giovedì 14 giugno 2012). Spostamento? E dove? Dove, nello Stato, c’è posto per 7461 persone che non han più dove andare? Forse negli edifici della polizia, a riscaldare con il loro calore umano i poliziotti assiderati dai risparmi sulle spese energetiche? Ma quel ch’è ancor più assurdo è che con 33 Tribunali, 37 Procure, 461 magistrati e 7.000 dipendenti in meno, questo governo di estremisti di destra e fanatici dell’antiStato pretende pure che la Giustizia funzioni meglio: I processi civili dovranno concludersi con sentenza definitiva entro sei anni: lo stabilisce una norma inserita dal governo nella bozza del decreto Sviluppo... Per ogni anno di ritardo, il giudice dovrà liquidare come equa riparazione una somma compresa tra i 500 e i 1.500 euro. (La Repubblica, giovedì 14 giugno 2012).
Per la serie Asse Roma-Berlino: l’Asse Merkel-Monti: quando le tragedie della Storia non si ripetono come farse, ma come nuove tragedie.
Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, La Repubblica, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia) e Angela Merkel (estremista di destra a cui il Napolitano, La Repubblica, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno dato il Monti affinché l’Europa abbia di nuovo il suo Asse Roma-Berlino): Il Paese in questo momento è più disciplinato di tanti altri (Mario).
Salta tutto? Un po’ di purificazione farà bene all’Europa (Angela). (La Repubblica, mercoledì 13 giugno 2012).
Per la serie E questo matrimonio quando provocherà finalmente il divorzio tra progressisti e moderati?: il Ratzinger e il Fioroni il dì delle nozze.
Naziliberisti e cattofascisti nel Pd: La Russa: senza presidenzialismo via dal partito. E ieri mattina, alla riunione del gruppo, Morando, Negri, Giarretta, Procacci, Tonini e Ceccanti hanno difeso l’ipotesi semipresidenziale. Ceccanti ha anche chiesto un voto, che ci sarà oggi. (La Repubblica, mercoledì 13 giugno 2012). Ennesimo scontro, nel Pd, sulle unioni omosessuali dopo che Bersani ha annunciato l’impegno del partito: “Serve una legge per far uscire dal Far West le convivenze stabili tra omosessuali” . Beppe Fioroni, cattolico, suggerisce a Bersani di “riflettere bene”, che le “priorità” per il partito devono essere altre e che i Democratici rischiano di darsi la zappa sui piedi e di regalare il voto cattolico e moderato alla destra. All’Avvenire Fioroni dichiara: “Alle primarie a questo punto potrei correre anch’io”. E insiste: “Il matrimonio gay provoca il divorzio tra progressisti e moderati”. Però in parte rettifica con un tweet: è a favore del riconoscimento dei diritti ma non del matrimonio gay, così com’è contrario all’eutanasia. (La Repubblica, mercoledì 13 giugno 2012).
Per la serie Faccende e Affaccendate: be’, ma se la Cancellieri non si occupa della mafia non potrebbe darsi che ha di meglio da fare?
(su) Anna Maria Cancellieri (ministro degli Interni, sulla quale vedi anche qui, qui e qui, del governo di estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): Bruciano i campi di grano, vanno in fumo gli ulivi, i giardini di aranci non ci sono più. Quello che era dei boss non deve appartenere a nessun altro. Toccare la loro roba è vietato. In quest’iniziio d’estate, divampano i fuochi della mafia. In tutta Italia. Nel Tavoliere delle Puglie, nell’Agro pontino, in Sicilia. Dove c’è una terra confiscata a un clan o una cooperativa che fa olio e pasta puliti, ci sono sempre fiamme. (La Repubblica, mercoledì 13 giugno 2012).
Per la serie Apprendisti violentatori della Costituzione: l’Alfano, il Bersani e il Casini.
sullo Scempio della Costituzione (sul quale vedi anche qui) che il Monti, il Pidièlle, il Pidì e il Terzo polo stanno consumando con una maggioranza tale da impedire ai Cittadini di fermarli con un Referendum: Porre gli elettori al riparo da qualsiasi avventura autoritaria populista dovrebbe essere il primo obiettivo di una riforma istituzionale democratica. L’equilibrio istituzionale tra maggioranza e opposizione non è una assurda pretesa di non-governo: è la condizione stessa della democrazia. Nel progetto questo equilibrio non c’è. C’è di più: una presa in giro. Si dice, infatti, che dovrebbero essere i regolamenti parlamentari a garantire “i diritti della opposizione in ogni fase dell’attività parlamentare”. Mentre per le “prerogative e i poteri del governo e delle maggioranze” (si noti la diversa, sontuosa formula) vi è, oltre a questa protezione “regolamentare”, quella, in assoluto preponderante, della copertura “costituzionale”. È questa asimmetria che fa allibire. Si guarda a Spagna e Germania per il modello elettorale. Si pretende addirittura di guardare alla Francia per la forma di governo. E nel progetto della commissione nessuno è riuscito a fare affacciare quello che è il contrappeso di bilanciamento in tutti quei modelli: la possibilità per le opposizioni parlamentari del ricorso diretto ai tribunali costituzionali per violazioni di diritti e procedure della Carta. Questa omissione squilibra l’intero progetto. (Andrea Manzella su La Repubblica di martedì 12 giugno 2012).
(Immagine tratta da Segnalazioni)
Elsa Tina Pica Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato i Lavoratori italiani): Una relazione tecnica preparata dall’Inps per il ministero del Lavoro, datata al 22 maggio scorso, stima in 390.000 i lavoratori coinvolti. Esodati, quindi, che secondo quanto previsto dal decreto Salva Italia e Milleproroghe, resteranno per un periodo più o meno lungo (in alcuni casi oltre i sei anni) senza reddito alcuno. Il decreto firmato in quelle stesse ore dal ministro Fornero e dal premier Monti riconosce però il diritto di ricorrere alle vecchie norme solo ai 65.000 lavoratori chiamati alla pensione entro il 2013. Per gli altri al momento non c’è nulla... La Fornero manifesta “la propria disapprovazione” e “deplora la parziale e non ufficiale diffusione di informazioni che ha provocato disagio sociale... Il governo è consapevole che il decreto varato non esaurisce la platea di persone interessate alla salvaguardia e in particolare i lavoratori per i quali sono stati conclusi accordi collettivi di uscita dal mondo del lavoro e che avrebbero avuto accesso al prepensionamento non prima del 2014. Per loro c’è l’impegno a trovare soluzioni eque e finanziariamente sostenibili”. (La Repubblica, martedì 12 giugno 2012). Questa volta Elsa Fornero ha superato sé stessa: ha mentito al Paese. E ha mentito su un argomento che brucia sulle pelle di tanti lavoratori, stravolge la loro vita e sconvolge la serenità del loro futuro. Un ministro che tiene chiuso in un cassetto un dossier scottante come quello sugli “esodati” e che, pur conoscendo le cifre ufficiali certificate dall’Inps, continua a insistere su un numero di gran lunga più basso, compie sicuramente un atto grave. (L’Unità, martedì 12 giugno 2012). Si ostina a pensare che di volta in volta, sulla base delle risorse disponibili, troverà una via d’uscita. Non si fa così. E che fanno nel frattempo quei lavoratori, muoiono d’ansia? Ci vuole una norma generale, una clausola di salvaguardia, che stabilisca il seguente principio: a tutti coloro che si trovano nelle condizioni di esodati si applicano le leggi previdenziali precedenti alla riforma. Punto. (Susanna Camusso, La Repubblica, martedì 12 giugno 2012). La signora Camusso naturalmente sa meglio di noi che la Fornero non accetterà mai quella clausola di salvaguardia. Perché? Semplice: perché essa dimostrerebbe che la sua sedicente riforma del Lavoro è molto più costosa, per le casse dello Stato, della situazione precedente, in cui la cosiddetta ministra-tecnica ha messo le mani senza la minima idea, probabilmente, di quel che faceva. O, peggio, con l’idea precisa di un Sacrificio Umano di massa per saziare (momentaneamente, molto momentaneamente) la fame di Carne Umana del Moloch finanziario globale di cui la Fornero si è ridotta a una sorta di servomeccanismo esterno senza più libertà.
Per la serie Avvelenatori della Democrazia: l’Alemanno, nemico dell’Acqua Pubblica, e il Monti che tace e acconsente.
non tanto su Gianni Alemanno quanto soprattutto su Mario Monti, estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia; con il consenso del quale, in tutta Italia, si sta facendo strame del voto della stragrande maggioranza dei Cittadini al Referendum dello scorso anno sull’Acqua pubblica: È una decisione, quella sull’Acea di Roma, che se alla fine verrà presa, va in direzione ostinata e contraria a quello che vogliono 27 milioni di Italiani. I Cittadini che il 12 e 13 luglio 2011 hanno votato sì (95,35%) al Referendum sulla ripubblicizzazione del servizio idrico integrato... A un anno dal voto, solo l’Ato di Belluno ha effettivamente tolto dalla bolletta quel ricarico del 7% a remunerazione del capitale investito, come imponeva il secondo quesito. E solo a Napoli si è passati da una spa pubblica a un ente di diritto pubblico senza obblighi di profitto. In tutto il resto della penisola, niente si è mosso. Anzi: le tariffe sono aumentate. “Se anche l’Acea diventerà una spa a maggioranza privata”, spiega Paolo Carsetti, del Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua, “il Referendum sarà tradito. A Cremona è stata tentata un’operazione simile a quella contro l’Acea. Non solo: all’Autorità per l’Energia e il gas, a cui è stato dato il mandato per riformare il sistema tariffario dell’acqua, è allo studio un documento che reintroduce un costo di immobilizzazione sul capitale per le società. In pratica, si reintroduce il margine di profitto abrogato dal referendum”. Abrogato solo in teoria. (La Repubblica, martedì 12 giugno 2012). Grande Democrazia l’Italia, vero? Per chi ci crede.
Il Formigoni in tenuta da nemico dei gay e Staino su L’Unità di martedì 12 giugno 2012.
Roberto Formigoni (ciellìno pidiellìno, governatore della Lombardia: Dedicato ai cattolici del Pd. Bersani dice sì alle coppie gay, io vi propongo una riflessione: non è ora di pensare a un altro partito? (La Repubblica-sito, martedì 12 giugno 2012)
Per la serie Governanti che odiano perfino i Figli, figurarsi i Cittadini: l’estremista di destra David Cameron, primo ministro inglese.
su David Cameron, primo ministro inglese di estrema destra: Un primo ministro deve pensare a tante cose e può capitare che ne trascuri qualcuna. Ma dimenticarsi la figlia al ristorante, e accorgersi che non c’è dopo essere arrivato a casa, sembra un po’ troppo anche per un capo di governo. È successo a David Cameron, che ha dimenticato la sua Nancy, 8 anni, in un pub dove era andato a pranzo con la famiglia e due coppie di amici. Una scampagnata domenicale, un momento di relax, naturalmente accompagnato dalla scorta: e a quanto pare neanche gli agenti del servizio segreto si sono accorti che al momento di andarsene mancava qualcuno all’appello. Mentre i genitori si apprestavano a pagare il conto, Nancy era andata alla toilette. Quando è uscita dal bagno, la bambina non ha trovato più nessuno. (La Repubblica, martedì 12 giugno 2012). Cose che succedono a chi odia una figlia così tanto, da non farsi alcuno scrupolo a imporle il nome di quell’orrore della moglie di Ronald Reagan. Siamo, come la povera piccola Nancy, nelle mani di malati di mente.
Per la serie Servomeccanismi parzialmente umani del sistema finanziario globale: il Monti.
Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, La Repubblica, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia): Quando ho nominato sottosegretario Catricalà e confermato nelle loro posizioni Fortunato e Canzio, non ero certo all’oscuro dei loro rispettivi percorsi di carriera, né di chi avesse avuto un ruolo decisivo nel valorizzarli in passato (= sapevo benissimo che sono berluscisti e che sono arrivati dove sono arrivati grazie al Berlusconi, n.d.r.). Ma si tratta di qualificati funzionari dello Stato e nel decidere di avvalermi della loro collaborazione li ho valutati alla luce di quelle che, dopo attento esame, mi sono parse le loro caratteristiche di competenza, integrità, autorevolezza nell’esercitare le funzioni ad essi attribuite, lealtà. Lealtà allo Stato e alle linee programmatiche del Governo, non ad una “mia” parte politica (che, com’è noto, non esiste). (La Repubblica, lunedì 11 giugno 2012). Ciò che conta, qui, non è se sia vero o no che una parte politica del Monti non esista: che il Monti sia un estremista di destra (e molto più del Berlusconi, che è impedito all’estremismo dall’insensibilità a quasi tutto ciò che non lo riguarda da vicino, dai suoi soldi e dalle sue piccole fissazioni) lo si vede bene da quel che il Monti fa. Ma soprattutto lo si desume da queste sua non piccola fissazione che nessuna parte politica sia all’altezza di esser sua. Chi è più estremista di chi si crede il Depositario della Verità? Il Monti è una sorta di Bin Laden. Solo che dispone di armi ben più distruttive degli aerei dirottati: si è reso parzialmente non umano facendo di sé un elemento non libero, benché di primo piano, del sistema finanziario globale. Il Monti, insomma, è più un automatismo che una persona. Lo è molto più del Berlusconi, la cui corda pazza ne impedisce il totale inserimento in sistemi che tollerano la libertà individuale ancor meno delle mafie. E lo è in maniera di gran lunga più pericolosa.
Per la serie Teste d’uovo: il Diamanti.
Ilvo Diamanti (sondaggista di lusso de La Repubblica e teorico di fama mondiale del periodare sincopato per lettori deficienti): Il post-berlusconismo, oggi, ha due eredi. Due volti. Due modelli. Monti. E Grillo. Diversi. E anche di più. (La Repubblica, lunedì 11 giugno 2012). Si è “dimenticato” (come le mamme che “dimenticano” i bambini in auto sotto il solleone) di un partito votato dal 25% degli Elettori, ma che volete che sia? Anzi: Ma. Che. Volete. Che. Sia. Del resto, i correttori di bozze de La Repubblica sono notoriamente di manica così larga da lasciar perfino scriver beh al Baricco.
Per la serie Il querulonazismo, malattia senile del neoliberismo: lo Scalfari minaccia sfracelli se Stefano Fassina non sarà cacciato dalla segreteria del Pd.
Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana): In questa situazione una parte del Pd, alla vigilia dei vertici europei dei quali abbiamo già sottolineato l’importanza, ha dichiarato la sua propensione ad accorciare la vita del governo andando al voto nell’autunno prossimo anziché nel maggio del 2013. Il segretario Bersani ha ribadito che l’appoggio dei Democratici al governo durerà, come stabilito, fino alla scadenza naturale della legislatura, ma i fautori delle elezioni anticipate hanno proseguito la loro azione in raccordo con Vendola e Di Pietro. Questa situazione non è sostenibile soprattutto perché i “guastatori” fanno parte della segreteria del partito. La logica vorrebbe che, acclarato il loro contrasto con il segretario, si fossero dimessi dalla segreteria. In mancanza di questa doverosa decisione, spetterebbe al segretario stesso di sollecitare quelle dimissioni o alla direzione costringerli a darle ma il tema non è stato neppure accennato nella riunione dell’altro ieri della direzione, come se si trattasse d’una questione di secondaria importanza. È presumibile perciò che continueranno a svolgere il loro ruolo di guastatori con la conseguenza di indebolire il governo in carica. La stessa coltre di silenzio è caduta sul caso Penati di cui è imminente il rinvio a giudizio. Questa era l’ultima occasione per separare le responsabilità del partito dal gruppo dirigente del Pd in Lombardia. Non si invochi la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva: è una giusta garanzia che non si applica però al giudizio politico che un partito ha l’obbligo di emettere: o fa corpo con l’imputato fino in fondo o lo espelle fin dall’inizio dai propri ranghi. (La Repubblica, domenica 10 giugno 2012). Traduzione: o Bersani si libera della sinistra del Pd e si sottomette perinde ac cadaver al napolitano-montismo, servo a sua volta delle tirannie finanziarie globali, oppure La Repubblica si servirà del caso Penati contro Bersani come si è servita del caso Ruby contro il Berlusconi.
Per la serie Tecnici: il tecnico Monti; i tecnici del tecnico Monti, l’Alesina e il Giavazzi; e il tecnico dei tecnici del tecnico, Adolf Hitler.
(di e su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia): Ha detto ieri il presidente del Consiglio Monti: “Il mio governo e io abbiamo sicuramente perso in questi ultimi tempi l’appoggio che gli osservatori ci attribuivano, spesso colpevolizzandoci, dei cosiddetti poteri forti... Non incontriamo favori in un grande quotidiano, rappresentante e voce di potere forte e nella Confindustria”... Tutto lascia pensare che questo suo trasparente richiamo al Corriere della sera abbia come bersaglio l’articolo di fondo uscito l’altro ieri a firma di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi e significativamente intitolato: “La direzione è sbagliata”. Ora, bisogna sapere che il professor Alesina è stato a suo tempo uno degli allievi preferiti di Monti, il quale nel 2002 ha anche scritto la prefazione a un volume alesiniano; mentre il professor Giavazzi è tuttora suo collega all’università Bocconi; ma il dato ancora più rilevante è che, appena quaranta giorni or sono, proprio Giavazzi è stato nominato consigliere del governo con l’incarico di “fornire al premier e al ministro dello Sviluppo analisi e raccomandazioni sul tema dei contributi pubblici alle imprese”. (Filippo Ceccarelli, La Repubblica, venerdì 8 giugno 2012). Gente ancor più a destra del Monti, che dal canto suo è ancor più a destra del Berlusconi? Vien proprio da temere che l’Italia sia già cadavere, e da un pezzo, per attrarre sui propri resti attenzioni di tal fatta.
Per la serie Finti sinistri che odiano i Giudici più dei berluscisti: Roberto Giachetti, piddìno rutelliano.
sul disegno di legge cosiddetto anti corruzione (sul quale vedi anche qui, qui e qui) e su quel che per suo mezzo stanno combinando l’attuale governo di estremisti di destra, in particolare il ministro della Giustizia, Paola Severino, nonché il Pidièlle, il Pidì e il Terzo polo che li sostengono: No alla norma Iannini e fiducia annunciata sul ddl anticorruzione. Ore di tensione e scontro alla Camera per la maggioranza. Il Guardasigilli costretta a ritirare l’articolo che avrebbe consentito al suo ormai ex direttore dell’ufficio legislativo, Augusta Iannini in Vespa, di andare all’Authority per la privacy, dov’è appena stata eletta, pur restando magistrato. Lei, che è già una fuori ruolo da oltre dieci anni. La soluzione Giachetti (toghe in prestito ad altri uffici per cinque anni rinnovabili al massimo una volta) trionfa in aula. Severino perde. Il capogruppo Pd, Dario Franceschini, con lei è duro: “O è una norma ad personam o sembra tale”. Certo che è una norma ad personam. Ma è anche uno dei tanti incredibili strafalcioni di questi cosiddetti tecnici che non ne azzeccano una. O, più probabilmente, una sfrontatezza da impunita che la Severino credeva di poter far passare, a favore dell’amichetta Iannini, senza che nessun inciucista se ne avesse a male. E che invece ha permesso al Pidì e al Pidièlle di far passare l’emendamento del Giachetti simulando virtuosa indignazione per la norma ad personam, quando in realtà il vero scopo di quella trovata è ben altro, è l’ennesimo colpo alla Magistratura e proprio per questo ha riscosso l’entusiastico appoggio del Pidièlle. Non lo diciamo noi, lo dice (per chi sa leggere tra le righe) La Repubblica: Trionfa la soluzione di Roberto Giachetti, il segretario d’aula del Pd che ha aggredito con il suo emendamento “la casta delle toghe”. Fuori dal lavoro ordinario per non più di dieci anni. Norma sùbito operativa. Saltano nomi eccellenti al Quirinale, a palazzo Chigi, al Csm, alla Consulta, nelle Authority. Una rivoluzione per i 227 giudici che oggi sono impegnati in incarichi speciali. (La Repubblica, venerdì 8 giugno 2012). Scacciare i Giudici dalle Istituzioni, e perfino dalla Corte costituzionale, sostuituendoli con nuovi e inesperti elementi più facilmente manovrabili. E per non farsi mancare niente, fra pochi giorni, via anche all’epurazione degli alti dirigenti dei ministeri. Cominciando, è ovvio, da chi non è abbastanza naziliberista o cattofascista per i gusti del governo. Chiamammo l’operazione napolitano-montista un golpe soft. Sbagliavamo: è un golpe a tutti gli effetti, e lo dimostra proprio l’odio contro la Magistratura, fors’anche peggiore di quello berluscista, da cui il governo Monti e chi lo vota sono instancabilmente animati. (Una controprova? La storia del Giachetti. Ricordiamo infatti, dopo aver scartabellato in queste memorabili e memori pagine, che il rutelliano Giachetti è più di destra di chiunque altro: nel febbraio scorso ha protestato contro l’incontro Bersani-Hollande-Gabriel con le farneticanti parole: Quando la smetteremo di incaprettarci sarà sempre troppo tardi; nel luglio 2008 “aprì” ai berluscisti contro la Magistratura (“apertura” rinnovata nel marzo 2011) e nel luglio 2009 attaccò Ignazio Marino per aver detto che chi non era d’accordo sulla laicità avrebbe dovuto saltare un giro. Per una volta che il Pidì mette i bastoni fra le ruote al governo napolitano-montista, si scopre così che lo fa per spingerlo ancora più a destra di quanto lo è già. E contro la magistratura) I giudici lo sanno benissimo. Ecco, infatti, cosa dicono a proposito dell’altra arma fine-di-mondo di questa soluzione finale del problema Magistratura, la cosiddetta riforma della concussione: I Democratici, per primi, ipotizzarono di dividere in due il delitto di concussione. Paola Severino ha fatto il resto, inventando il 319-quater del codice penale, l’induzione indebita a dare o promettere utilità. Severino, in veste di giurista, ne va pure fiera. E Donatella Ferranti, responsabile del Pidì per la Giustizia, è fiera di lei: “Severino è stata più brava di noi, ha scritto una norma che è in continuità con la precedente concussione. C’è solo la pena inferiore, e quindi una prescrizione più bassa, ma il processo va avanti”. Anziché 4-12 anni si passa dai 3 agli 8, e il processo si estingue in 10 invece che in 15 anni. E già non è poco. Se poi riferisci a Milano la tesi del Pd, la stroncatura è netta: “Inciucio Pidì-Pidièlle”. Semplici le motivazioni: un nuovo reato, condotte diverse, doppia punibilità, per chi induce e chi è indotto, quindi una fattispecie che cambia radicalmente. “Non c’è più continuità, il processo Ruby è in pericolo”, dicono a Milano. “C’è sempre”, ribattono in via Arenula. Da avvocato, Gian Luigi Pellegrino chiosa: “Il nuovo reato produrrà una battaglia legale senza precedenti, frenerà il processo, e francamente sono ancora qui a chiedermi il perché di questa inspiegabile modifica. Bastavano due righe in coda al vecchio reato per punire anche l’indotto. Per non parlare delle prescrizioni, così se ne produrrà una marea”. Eppure il Pidièlle non è ancora soddisfatto. Vuole di più. Non gli basta terremotare il processo, lo vuole azzerare proprio. (La Repubblica, venerdì 8 giugno 2012).
il governo Monti (governo di estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia): Il governo vara il Piano per la famiglia. Aiuti fiscali, asili, sostegno ai disabili: ecco le linee direttrici. Ma... è vero? Neanche per sogno, e il Monti e i suoi camerati non vogliono spendere (né tanto meno ricavare dagli evasori fiscali) neanche un centesimo per avverarlo. Ecco, infatti, cosa ne dice Cecilia Carmassi, responsabile Pd per le Politiche della famiglia: Per ora ha natura meramente programmatica, non è accompagnato dalla copertura economica necessaria. E non finisce qui, sentite cosa ne dice la Cgil: Il piano fu ispirato dal precedente esecutivo ed è il condensato della sua impostazione, riassunta nel Libro Bianco sul Welfare dell’ex ministro Sacconi. (La Repubblica, venerdì 8 giugno 2012). Cioè è un condensato di fondamentalismo religioso e di tagli mascherati da riordinamenti.
Per la serie Profumo? No, Puzza di anticostituzionalità: il Profumo e una dei milioni di Bambini italiani che hanno già capito cosa può venir loro da lui.
(su) Francesco Profumo (ispiratore, continuatore e peggioratore della Gelmini): Gli accorpamenti scolastici sono illegittimi. Lo ha detto ieri, dettando la sentenza numero 147, la Corte costituzionale. Lo Stato non doveva entrare in un dettaglio amministrativo: il numero degli studenti che in ogni plesso scolastico non deve essere inferiore a 600 né superiore a 1.000. Questa è materia nel potere delle Regioni. Tutto da rifare, quindi, per gli accorpamenti, la questione che più ha impegnato l’amministrazione scolastica e più agitato maestri, professori, genitori. L’accorpamento scolastico era nato per volontà di Giulio Tremonti il 6 luglio 2011: si volevano risparmiare 63 milioni di euro. La legge, quindi, è stata realizzata dal governo Monti. (...) Il ministero della Pubblica istruzione è stato preso in contropiede dalla sentenza. A tarda ora i responsabili tecnici, assunta la notizia, hanno parlato di “un bel guaio”, sottolineando come non sia più gestibile una situazione in cui “lo Stato mette i soldi e le Regioni decidono cosa fare”. Saranno le Regioni, ora, a dover rimetter mano alla partita dell’accorpamento scolastico. (La Repubblica, venerdì 8 giugno 2012). Come i suoi ultimi tre predecessori, anche il Profumo (e con lui tutto il governo di estremisti di destra di cui fa parte nonché il Napolitano, il Pidièlle, il Pidì e il Terzo polo che lo sostengono) è arrivato a colpire la Costituzione pur di colpire i Bambini e i Ragazzi italiani. Ora è dimostrato da una sentenza che più alta non si può. Ma il Profumo medita per caso di rifarsi contro chi non può difendersi, cioè contro i Bambini e i Ragazzi diversamente abili? Sembrerebbe proprio di sì, a giudicare da quel che scrive su L’Unità di oggi Angela Cortese, consigliere Pd alla Regione Campania: Tra i misuratori della civiltà di un popolo c’è il modo in cui questo si occupa delle persone in difficoltà. Ai più deboli dovrebbe essere sempre riconosciuto un posto in prima linea, nei programmi e nei bilanci dello Stato. Invece i più svantaggiati rischiano di essere ancora una volta i primi a pagare. Il ministro Profumo ha infatti deciso di affrontare la delicata questione degli insegnanti di sostegno affidando l’integrazione degli alunni diversamente abili a docenti formati in modo frettoloso e superficiale. Una decisione figlia di un’impostazione generale che fin dalle Elementari prospetta la Scuola italiana come teatro di una darwiniana lotta per la sopravvivenza. (L’Unità, venerdì 8 giugno 2012).
Per la serie Due tipi di odio: il feroce e il sobrio: Obama tra il Romney e il Draghi.
(Mancano: il Monti, sobrio e anche feroce; e la Merkel, che non è feroce né sobria perché è imbottita...).
Mario Draghi: L’Europa ha certo responsabilità per la crisi globale, ma hanno responsabilità anche altri Paesi, soprattutto quelli con alti debiti come gli Stati Uniti. Non è quindi giusto affermare che solo l’Europa abbia responsabilità. Ne hanno, insisto, anche altri Paesi, che non hanno risolto i loro problemi... Economie chiuse, con un alto debito pubblico, sbilanciamenti e deficit di crescita. (La Repubblica, giovedì 7 giugno 2012). Il Berlusconi diede a Obama dell’abbronzato. Il Draghi, più sobrio, si accontenta di dare una mano al Romney a vincere le elezioni presidenziali e a precipitare l’America e il mondo in un delirio naziliberista e fondamentalista cristiano. E il giorno dopo il Washington Post lo attacca: Mario Draghi, reo di tenere in ostaggio l’Europa. (La Repubblica, venerdì 8 giugno 2012).
Per la serie In nome di Dio e dell’Italia, vattene!: dopo il Berlusconi tocca al Monti, nessuno è abbastanza di destra per il Financial Times,
quotidiano del naziliberismo schiavista e delle tirannie finanziarie globali che pretendono di fare e disfare i governi del mondo a loro piacimento.
(su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia): Mario Monti, accusa il Financial Times, non fa fronte ai problemi italiani. Tra le cause, “un governo litigioso, una burocrazia inestirpabile e un primo ministro concentrato sui temi esteri, meno sul fronte interno”. (La Repubblica, giovedì 7 giugno 2012) Una burocrazia inestirpabile... Sarà per questo che il Monti, che sopporta nessuno alla propria destra, annuncerà fra poco una riduzione del 10% degli alti dirigenti dei ministeri? Poveretti: licenziati (rimossi) dal Financial Times! Non dovremmo commuoverci per individui simili? No. Ma il fatto è che siamo più che certi che il Monti e gli altri estremisti di destra che compongono il suo governo non si libereranno dei peggiori, ma dei migliori.
Per la serie Orecchie da mercante: il Berlusconi, il Soro e la vignetta di ElleKappa su La Repubblica del 7 giugno 2012.
sul Pidièlle, il Pd e il Terzo polo e quel che stanno combinando dopo aver consegnato l’Italia a un governo di estremisti di destra: Con 169 voti contrari (più sedici astenuti) e solo 109 a favore, il Senato salva dagli arresti domiciliari il senatore Sergio De Gregorio, indagato per essersi “appropriato indebitamente” di fondi pubblici per finanziare il giornale l’Avanti. Sùbito dopo la votazione, fatta a scrutinio segreto su richiesta del Pidièlle, è scoppiata la polemica sulla paternità dei “franchi tiratori”: stando alle dichiarazioni di voto, infatti, la richiesta del gip di Napoli avrebbe dovuto essere accolta a larga maggioranza. E invece è stata respinta con circa il 65% dei voti. Cosa è successo a Palazzo Madama? Si sussurra di uno scambio con Lusi. (...) Montecitorio e Palazzo Madama hanno montato due pesanti catafalchi rossi per garantire uno scrutinio segreto che non ha portato alcuna sorpresa. Sulle nomine, al netto di molti assenti e qualche decina di voti in fuga, tutto è andato come volevano i partiti. All’Agcom, che si occuperà tra l’altro di frequenze tv e par condicio, sono andati due berlusconiani, Antonio Martusciello (riconfermato) e Antonio Preto (capo di gabinetto di Tajani a Bruxelles), insieme a Maurizio Decina, professore di ingegneria elettronica scelto dal Pd, e al segretario della Camera Francesco Posteraro, voluto dall’Udc. Alla Privacy arrivano invece la consigliera della Rai Giovanna Bianchi Clerici, appoggiata da Pdl e Lega Nord, il capo dell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia (nonché moglie di Bruno Vespa) Augusta Iannini, in quota Pdl, e per il Pd il deputato Antonello Soro e la docente di diritto costituzionale Licia Califano. (La Repubblica, giovedì 7 giugno 2012). Quanto scommettiamo che i tre in quota Pd sono della destra del partito? Antonello Soro, per esempio, nel marzo del 2008 si dichiarò soddisfatto per la presenza del Calearo e del Colaninno al grido: Occorre innovare superando conflitti ideologici inutili; nel giugno del 2010 si dichiarò solidale con l’ex capo della Polizia De Gennaro condannato in appello per i fatti del G8 di Genova del 2001; e nel maggio del 2011 ipotizzò un articolo che aggiornasse il codice dei giornalisti e lo affidasse al Garante della privacy, perché “troppo spesso sui giornali compaiono particolari intimi per solleticare la fantasia pruriginosa del pubblico”. Antonello l’antipruriginoso, oh yeah. Ma non certo l’antiberluscista, oh no.
Per la serie Illustri professori e tecnici: il Monti, stupito, esplora il misterioso buco che si è aperto nei suoi conti.
(su) Mario Monti e il suo governo di estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia: Un nuovo buco da 3,5 miliardi nelle entrate fiscali farà quasi certamente scattare l’aumento dell’Iva in ottobre... La crisi galoppa, i redditi si contraggono e le tasse tracollano. Così, a sorpresa, si apre un buco nei conti pubblici. All’appello mancano 3,5 miliardi di entrate tributarie, avverte la Ragioneria generale nel suo rapporto mensile. Uno scostamento di quasi tre punti percentuali dal gettito che il governo pensava di mettere al sicuro nei primi quattro mesi dell’anno, così come stimato nel Documento di economia e finanza del 18 aprile scorso, ancora fresco di stampa. (La Repubblica, mercoledì 6 giugno 2012). Professori? Tecnici? Men che asini. Neanche un asino resterebbe sorpreso, se dopo aver ammazzato a calci chi lo nutre gli toccasse morir di fame. Questi invece rimangono sorpresi, dopo aver derubato Pensionati, Lavoratori, piccoli Imprenditori e piccoli Proprietari di case e aver solo finto di perseguire gli evasori, che il gettito fiscale diminuisca.
Per la serie Volli, sempre volli, fortissimamente volli: il Monti quando stava alla Moody’s e sentiva nominare l’Italia.
(su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia: “Non sono mai intervenuto sul rating né di Stati né di imprese”. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, finisce nella polemica sulle agenzie di rating al centro delle inchieste giudiziarie in diverse procure italiane. Il caso nasce sulla rete: alcuni siti hanno raccontato ieri che Monti lavorava per la Moody’s quando l’Italia del governo Berlusconi fu declassata. Nel primo poneriggio è arrivata la nota di Palazzo Chigi con i chiarimenti: “Il presidente Monti non ha mai partecipato alla valutazione, neppure in via indiretta, di Stati o imprese sotto il profilo del rating. Ai tempi della presidenza dell’università Bocconi era membro del Senior European Advisory Council della Moody’s: in pratica avrà partecipato a due-tre riunioni all’anno che avevano per oggetto scambi di vedute sull’integrazione europea e sulla politica economica dell’Unione europea”. (La Repubblica, mercoledì 6 giugno 2012). Anzi: quando passava di là, se qualcuno non accorgendosi della sua presenza contravveniva al suo espresso divieto di nominare l’Italia, lui si tappava le orecchie e dava in escandescenze. Andò a finire che davanti al Monti i dipendenti della Moody’s non osavano nemmeno più alludere alla pizza o agli spaghetti.
Per la serie Il naziliberismo schiavista non sa che farsene dei malati e dei vecchi: Nuovi segnali di crisi della Sanità pubblica.
“Sembra che le cose vadano meglio, Lois: la prossima radioterapia tocca a te”. “Ti ricordi quell’operazione al cuore che stavi aspettando?”.
“Buone notizie, Phil: all’ospedale hanno aggiunto un posto letto.”
(su) Mario Monti e il suo governo di estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia: Medicina più amara per nove milioni di Italiani, tante sono le persone che quest’anno hanno dovuto rinunciare alle cure mediche per ragioni economiche. Colpa dei tagli alla spesa pubblica, che sono drastici nelle Regioni che hanno dovuto sottostare ai piani di rientro dal deficit imposti da Roma ai capoluoghi, ma che incidono su tutto il bilancio nazionale. Per tanto, chi può si rivolge alle strutture private, che negli ultimi dieci anni hanno visto il proprio business crescere del 25,5%. Il tutto lascia presagire che in un futuro non troppo lontano, senza fondi integrativi, la Sanità non potrà più definirsi né equa né sostenibile. Almeno stando al quadro tratteggiato ieri, in occasione del Welfare Day, da una ricerca sul ruolo della Sanità integrativa nel Servizio sanitario nazionale condotta dalla Rbm Salute - Censis in collaborazione con la Munich Re. Il ranking, la classifica dei più sfortunati che non possono pagare il privato e rinunciano alle cure, vede in testa le coppie con figli, cinque milioni di persone, seguite da due milioni e mezzo di anziani. Il 65% è donna e molti (quattro milioni) risiedono nel Meridione. (L’Unità, mercoledì 6 giugno 2012). Vedrete: fra non molto le statistiche sull’aspettativa media di vita degli Italiani saranno secretate. Il naziliberismo schiavista e le tirannie finanziarie globali non sanno che farsene dei malati e dei vecchi.
Enrico e Gianni Letta, nipoti del gerarca fascista Guido Letta, elogiato da Hitler per la solerzia con cui applicò le leggi raziali,
con Bernhard van Lippe Biesterfeld (olandese, ex ufficiale delle SS, tra i fondatori del gruppo Bilderberg dopo la Seconda guerra mondiale).
(di e su) Enrico scilipoti Letta e Gianni Letta: Enrico Letta, dopo l’invito del gruppo Bilderberg, considera Mario Monti l’unica carta italiana da spendere nella crisi. Oggi e forse anche domani: “Tutti chiedevano dell’Italia. Solo grazie all’autorevolezza del premier”, racconta. (La Repubblica, mercoledì 6 giugno 2012). Un dirigente che ha partecipato all’ultima riunione notturna a palazzo Grazioli racconta un episodio illuminante: “Eravamo tutti d’accordo per lo sganciamento progressivo dal governo. Ma è intervenuto per ultimo Gianni Letta e si è rivolto direttamente a Berlusconi con queste parole: «Silvio, attento! Guarda che se togli il sostegno al governo, le banche poi tolgono i fidi a Mediaset e tu perdi le aziende»”. (La Repubblica, mercoledì 6 giugno 2012).
Per la serie Mannaggia, che m’invento ’sta volta?: la Fornero mentre pensa.
Elsa Tina Pica Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato i Lavoratori italiani): Tenendo conto della specificità del pubblico impiego, auspico che ci sia il più possibile parità di trattamento tra lavoratori del settore privato e di quello pubblico. Ma non dite che questo significa libertà di licenziare... Io sono per le pari opportunità, che non riguardano solo uomini e donne, ma anche dipendenti pubblici e privati, lavoratori extracomunitari e nativi. (La Repubblica, martedì 5 giugno 2012). Pari opportunità di licenziamento? Le trovate della Fornero sono di una furbizia così squallida, così graveolente di interminabili (e vani) ponzamenti sulla seggetta, che perfino a un truffatore di strada ripugnerebbe farvi ricorso. (La risposta di Susanna Camusso: Il ministro ha una passione per i licenziamenti che dimostra una non particolare sensibilità agli straordinari problemi della crisi... E il governo nel suo insieme, invece di affrontare le emergenze e adottare strategie utili per la crescita, preferisce seguire gli attacchi qualunquistici che stanno investendo i lavoratori pubblici. (La Repubblica, venerdì 8 giugno 2012).
Per la serie Berluscisti, cattofascisti, naziliberisti e furbacchioni nel Pd: il Boccia, il Verini, il Gentiloni, il Gozi e il Follini.
Francesco Boccia, lettiano, Walter Verini, veltroniano, Paolo Gentiloni, -one, Sandro Gozi, prodiano, Debora Serracchiani, rottamatrice in proprio, e Marco Follini, ex berluscista, ex uddiccìno, oggi finto sinistro piddìno, esternano su Stefano Fassina “colpevole” di aver detto: “Se non si riesce a fare la legge elettorale, si anticipi la finanziaria e si vada a votare a ottobre. In questo contesto politico e con questo Parlamento, Monti non ha la forza di portare avanti le riforme”, dichiarazione che non può certo definirsi di sinistra, né tanto meno rivoluzionaria, ma tutt’al più un ditino timidamente alzato: Nel solo mese di febbraio abbiamo dovuto coprire 37 miliardi di debito nelle mani di investitori stranieri che avevano deciso di non fidarsi più dell’Italia. Se anche Fassina, responsabile economico del Pd, gioca allo sfascio, è evidente che ci sono problemi seri... Ha messo insieme Scilipoti e Mussi, Brunetta e Diliberto. L’unico comune denominatore è la fretta di andare al voto con il Porcellum (Francesco). Parole gravissime (Walter). Una posizione irresponsabile e controproducente (Paolo). Mandare a casa questo governo a ottobre annullerebbe tutti i sacrifici che gli italiani stanno facendo (Sandro). Fassina dovrebbe valutare seriamente quanto le sue proposte siano in dissenso con quelle della segreteria nazionale, ed eventualmente trarne le conclusioni (Debora). In queste condizioni neppure il più incallito dei capi dorotei rimarrebbe serafico al suo posto (Marco). (La Repubblica, martedì 5 giugno 2012). Il più ridicolo, naturalmente, è il Gozi. Perfino Google avrebbe avuto da ridire di default: Forse intendevi dire che mandare a casa questo governo a ottobre annullerebbe tutti i sacrifici che agli Italiani volete ancora far fare da ottobre in poi?. Poiché i sacrifici già fatti, Gozi, sono già stati annullati da un pezzo, e quelli che stiamo facendo vengono annullati giorno per giorno. (Ci sembra doveroso aggiungere, però, che non tutti i berluscisti cattofascisti naziliberisti e furbacchioni infiltrati nel Pd sono come questi sei. C’è di peggio. Come gli altri sei che, secondo La Repubblica dello stesso giorno, sono propensi ad andare a vedere la riforma presidenzialista proposta dal Pidièlle: il Cabras, il Tonini, il Ceccanti, il Morando, il Giaretta e... to’, guarda, di nuovo il Follini).
Per la serie Tipi che piacciono al Fioroni: il portatore di moccichino verde Massimo Polledri.
Massimo Polledri (portatore di moccichino verde che insultò Giuseppina Picierno e Ileana Argentin ― vedi qui ― ma che nondimeno gode dell’amicizia e della stima del finto sinistro cattofascista Giuseppe “Beppe” Fioroni, che insieme a lui firma contro la legge sull’interruzione di gravidanza: Se i miei figli fossero gay non sarei contento: sarebbe come se mia figlia si facesse suora, o si sposasse un marocchino. Anzi: questo sarebbe uno dei peggiori casi che possano capitare! (La Repubblica, martedì 5 giugno 2012).
Per la serie Non c’è Hitler senza un Mussolini: la Merkel, entusiasticamente salutata dal Monti all’uscita dal Bundestag, non se lo fila de pezza.
(su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo polo hanno consegnato l’Italia): È noto che il premier puntava a una clamorosa ratifica del Fiscal Compact “in contemporanea” in Italia e in Germania, con la Merkel in tribuna d’onore a Montecitorio. Niente da fare, ormai il progetto sembra saltato. Ma è destinato a sfumare anche il desiderio di Monti di arrivare al consiglio europeo del 28 giugno con il trattato approvato almeno in un ramo del Parlamento. Una situazione che ha fatto suonare più di un campanello d’allarme a palazzo Chigi. Non a caso, annusata l’aria, il 22 maggio il ministro Moavero è andato a ribadire al Senato che “l’accordo sul Fiscal Compact è da rispettare” e che “non può su questo riaprirsi un dibattito a livello europeo”. Aggiungendo un’informazione ulteriore, che suona sinistra vista la situazione di semi-bancarotta delle banche spagnole: senza il Fiscal Compact non entrerà in funzione nemmeno il fondo salva-Stati “Esm”. I due strumenti sono legati, ha ricordato Moavero, “non solo concettualmente ma anche giuridicamente”. Il problema è che tra Pdl e Pd si è creata negli ultimi tempi un’intesa di fatto. Contro la Merkel, certo. Ma, come hanno capito benissimo a palazzo Chigi, anche contro la linea troppo “tedesca” di Monti. (La Repubblica, lunedì 4 giugno 2012). Si comincia ad ammettere, finalmente, che il Monti non sta affatto con Hollande. Il cattofascista Monti è il maggior sostegno che la nazista Merkel abbia al mondo, altro che balle. Per accorgersene anche le cime d’intelligenza di cui si onorano il Pdl e il Pd...
Per la serie Sturmtruppen: il disgusto della Merkel per il Monti.
l’Europa del naziliberismo schiavista e delle tirannie finanziarie globali: Ecco i principi costitutivi della proposta di riforma cui Berlino e Roma, Parigi e Madrid, passando per Bruxelles, lavorano in vista del vertice europeo di fine giugno. Un piano articolato su quattro pilastri: più controllo sui bilanci nazionali; vigilanza a livello europeo sulle banche; politica finanziaria, fiscale, estera e di difesa comune; riforme dei sistemi sociali per un welfare uniforme. Tutti punti che richiedono un forte trasferimento di sovranità dagli Stati nazionali all’Unione, per portare la Ue “a un nuovo livello, più alto”. Il piano segreto è stato rivelato da Welt am Sonntag, edizione domenicale dell’influente quotidiano liberal-conservatore e filogovernativo. Un trasferimento di sovranità di questa portata senza un vero Potere legislativo europeo eletto dai Cittadini? Si chiama colpo di Stato. Anzi, poiché ne prende decine in una volta, colpo di Stati. Uno che se ne intende, un supersqualo (pentito?) della finanza internazionale come George Soros, scrive così: Sono giunto alla conclusione che la crisi dell’euro minaccia di distruggere davvero l’Unione europea. L’Unione europea è essa stessa una bolla. (...) La zona euro sta adesso ripetendo quello che è spesso accaduto nel sistema finanziario globale. C’è uno stretto parallelismo tra la crisi dell’euro e la crisi bancaria internazionale scoppiata nel 1982. Allora le autorità finanziarie internazionali fecero tutto quello che era necessario per proteggere il sistema bancario: inflissero l’austerità alla periferia per proteggere il centro. Adesso la Germania e gli altri Paesi creditori stanno inconsapevolmente rivestendo quello stesso ruolo. I creditori stanno rifilando l’onere dell’adeguamento ai Paesi debitori, eludendo le proprie responsabilità per ciò che riguarda gli squilibri. Proprio come negli anni Ottanta, tutta la colpa e l’onere stanno ricadendo sulla “periferia”, mentre la responsabilità del “centro” non è mai stata adeguatamente riconosciuta. Eppure nella crisi dell’euro la responsabilità del “centro” è di gran lunga maggiore di quanto lo fu nel 1982. Il “centro” è responsabile per aver messo a punto un sistema bacato, per aver promulgato trattati e perseguito politiche piene di imperfezioni, e per aver sempre fatto troppo poco e troppo tardi. Negli anni Ottanta l’America latina soffrì a causa di un decennio perduto; oggi un simile destino incombe sull’Europa. Questa è la responsabilità che la Germania e gli altri Paesi devono riconoscere. Invece, non ci sono segnali che ciò stia accadendo. Le autorità hanno ancora tre mesi per correggere i loro errori. Dicendo “le autorità” intendo il governo tedesco e la Bundesbank. (La Repubblica, lunedì 4 giugno 2012). Col Monti, dunque, abbiamo messo al governo uno dei maggiori responsabili planetari della messa a punto di un sistema bacato.
Per la serie Smascherato in poco più di sei mesi: il fu-sobrio e fu-tecnico Profumo visto da Staino su L’Unità di lunedì 4 giugno 2012.
(su) Francesco Profumo (ispiratore, continuatore e peggioratore della Gelmini): Il Pd boccia la riforma della scuola del ministro Profumo. La riforma, accusa il Pd, incentiva solo la competizione ma non migliora la scuola italiana. Critiche anche dall’Idv. Qui La Repubblica concede largo spazio al piddìno cattofascista Giuseppe “Beppe” Fioroni, che criticando il Profumo cerca di darsi una riverniciata di sinistra. Frottole per i gonzi. E per chi, uscito da lungo coma, ignora che il Fioroni spese tutto il suo fortunatamente breve ministero a fare regali alle cosiddette “scuole” cattoliche; e poi, dall’opposizione (si fa per dire) a rivaleggiare col Profumo come consigliere (di malefatte) della Gelmini. Saltiamo dunque a pié pari le sue frottole e ascoltiamo Francesca Puglisi, attuale responsabile scuola del Pd, sulla quale per il momento niente abbiamo da ridire: In un momento di vera emergenza nazionale chiediamo a questo governo di fare ciò che fanno le famiglie per bene: guardano a quanti soldi hanno in tasca per darsi delle priorità, a partire dai bisogni dei più piccoli e dei più deboli. Le priorità in questo momento si chiamano scuola dell’infanzia, tempo pieno e lotta alla dispersione scolastica, soprattutto nelle periferie urbane. L’articolo 3 della Costituzione, che parla della scuola e dei suoi compiti, è quanto di più lontano possiamo immaginare dal decreto Profumo. Il ministro prima rifinanzi le norme per tenere le scuole aperte il pomeriggio e nei periodi estivi, non tocchi i pochi spiccioli che rimangono sul fondo per l’autonomia scolastica e ridia fiato a corsi di recupero tagliati di due terzi. Parole gravi: dire che il decreto Profumo è quanto di più lontano possiamo immaginare dalla Costituzione non è uno scherzo. Così lontano dalla Costituzione ci son solo il fascismo e il nazismo. Alla Gelmini, infatti, il decreto Profumo piace: Ho letto di buone misure che rafforzano la sinergia tra scuola, istruzione, università e impresa... Sono contenta che non si smantelli la mia riforma. (La Repubblica, lunedì 4 giugno 2012). Non la pensa così Daniele Lanni, portavoce della Rete degli studenti medi: A proposito di merito: negli ultimi 5 anni più di 174.000 studenti meritevoli per rendimento e reddito, pur avendone diritto, restano senza borsa di studio per mancanza di fondi. (La Repubblica, martedì 5 giugno 2012). E lo stesso giorno, sempre su La Repubblica, cala sul Profumo come una pietra tombale la stroncatura di Alberto Asor Rosa: Proprio perché ho pubblicato recentissimamente su queste colonne una specie di elogio della scuola pubblica italiana (“Tra quei banchi si vede l’Italia”, La Repubblica, 2 giugno 2012), sono rimasto di stucco leggendo il giorno dopo sul medesimo giornale che l’attuale ministro della Pubblica istruzione (grazie, Asor, per aver chiamato così il cosiddetto Miur: siamo in due, allora!, n.d.r.), Profumo, ha inserito tra le misure più appariscenti della sua riforma l’incoronazione, istituto per istituto, dello “studente migliore dell’anno”. Ho passato la mia infanzia e la mia adolescenza a tentare di conseguire, dalla prima elementare alla terza liceo classica (ahimè, riuscendovi) il riconoscimento, implicito, certo, ma anch’esso prestigioso, di “primo della classe”. So bene, dunque, di che si tratta. Solo quando sono arrivato all’Università ho capito che avere compagni migliori, e ne ho avuti, era molto meglio che dannarsi ad essere il migliore. Vorrei dire ora che tra le visioni della scuola (visioni del mondo?), che il ministro Profumo ed io nutriamo, c’è un abisso, anzi un antagonismo insormontabile. L’idea che si migliora la scuola trasformandola in una corsa a ostacoli è letale. L’impressione positiva che io volevo trasmettere, ricavandola dall’esperienza di passaggi (rapidi, ma non superficiali né da una parte né dall’altra) in quindici-venti istituti medi superiori italiani (ma ultimamente ho spiegato Dante anche in una scuola media unica di Roma!), era esattamente opposta. In sintesi: il Profumo, nazifascista per Francesca Puglisi, è letale per Alberto Asor Rosa. E dire che il poverino, con la bufala del merito, non voleva che emulare la Gelmini, che con la trovata dei grembiulini riuscì a distrarre l’attenzione di quasi tutto il Paese dalla rapina a mano armata (a mano armata, sì, perché il Governo, avendo il monopolio della violenza, è violento per natura, o non sarebbero stati escogitati tanti pesi e contrappesi per tenerlo a bada) che il Tremonti e lei stavano perpetrando contro i Bambini e i Ragazzi italiani. Al Profumo invece è andata male, chissà perché... Forse perché, quanto a merito, è inferiore persino alla Gelmini?
Per la serie Roald Dahl sapeva quel che scriveva: Natalia Aspesi e l’odio delle Streghe per i Bambini.
Natalia Aspesi: Una meravigliosa piccina, immagine poetica dell’innocenza, rivela alla direttrice dell’asilo, con le sue confuse parole infantili, che il maestro Lucas le ha mostrato il pipì: si convocano i genitori, tra l’altro amici del maestro, si fa una piccola riservata inchiesta, altri bambini raccontano le stesse molestie. Attorno al maestro sospettato si fa il vuoto, viene pestato, arrestato, processato: assolto, perché la piccina ha mentito per gelosia e i compagni l’hanno seguita per imitazione. Non è la storia vera di Rignano, ma il film La caccia del danese Vinterberg, a Cannes premio al miglior attore Mads Mikkelsen. Il film sostiene che i bambini sono naturalmente bugiardi, inventano, si piegano all’assedio persecutorio dei genitori confondendo realtà e fantasia. Gli amici riaccolgono Lucas perché credono nella giustizia: ma la sua vita sarà per sempre minacciata. Si è visto a Rignano come per certi genitori, che hanno inflitto ai loro figli anni di tormenti, sia impossibile accettare di aver drammaticamente sbagliato. (La Repubblica, lunedì 4 giugno 2012). Chissà quanti pedofili le scriveranno in cerca di comprensione, adesso. I bambini sono naturalmente bugiardi, dice... E lei è innaturalmente piena d’odio contro i Bambini. Come mai? Cosa le hanno fatto? Quali situazioni interiori nasconde, questo odio? C’è materia per un altro film...
Per la serie Paradisi diabolici: la paradisiaca gioventù (a destra) del giovane Ratzinger (a sinistra).
Joseph Ratzinger, alias Benedetto XVI, capo della tirannia finanziario-religiosa privata vaticana nota ai più come Chiesa cattolica, rispondendo a una bambina vietnamita: Il Paradiso? Dovrebbe essere simile a come era la mia gioventù, così spero di andare a casa andando dall’altra parte del mondo. (La Repubblica, domenica 3 giugno 2012). A quanto pare, il Ratzinger non ricorda (o ricorda perfettamente, ma gli andò bene così; oppure non c’era; o, se c’era, dormiva) che la sua gioventù fu accompagnata, giorno dopo giorno e anno dopo anno, da eventi come quelli che la fotografia qui sopra documenta.
Per la serie Kubrick aveva previsto anche “Beppe” Grillo: Non c’è più destra né sinistra! Vieni a giocare con noi per sempre? Per Sempre? PER SEMPRE?...
Giuseppe “Beppe” Grillo (sul quale vedi anche qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui): Non c’è più destra né sinistra, ci sono solo le cose intelligenti. I sondaggi ci danno sempre più sù, ma noi non ci accontentiamo del 30%, vogliamo il 100%. Noi abbiamo riempito un vuoto che avrebbero potuto occupare gli estremisti, come in Francia o in Ungheria. (La Repubblica, domenica 3 giugno 2012).
Estremisti? Cioè come quelli che vogliono il 100%, e agli altri niente?
Per la serie Madonne piagnucolanti: la Fornero Elsa, in giro per l’Italia a cercar di commuovere i gonzi.
Elsa Tina Pica Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato i Lavoratori italiani): Il tempo del rigore non è finito. Eravamo sull’orlo del baratro e ci siamo fermati in tempo. Ma ora occorre ricostruire e risolvere i problemi strutturali dell’Italia... Non abbiamo mai mentito agli italiani, da quando è stato costituito il governo Monti, e non dobbiamo farlo nemmeno in questa occasione. Il sistema della sicurezza sociale di cui hanno goduto gli italiani non era sostenibile, non eravamo così ricchi e non ce lo saremmo potuto permettere. Non era sicurezza, era solo produzione di debito. E con la crisi ci è stato presentato il conto... Abbiamo preso provvedimenti duri. Togliere l’indicizzazione alle pensioni è stato chiedere un grande sacrificio. Così come prevedere che una generazione di lavoratori non più giovane andrà in pensione più tardi. Ma era inevitabile per riequilibrare il patto tra le generazioni. (La Repubblica, domenica 3 giugno 2012). Menzogne su menzogne. Il sistema pensionistico italiano, come più volte documentato perfino sulle pagine del genuflesso quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, era più che in ordine e avrebbe fatto fronte agli impegni, se non fosse stato oberato di enormi oneri impropri da tutti i governi, di destra e di finta sinistra, che via via si son arrampicati sugli specchi pur di non perseguire i farabutti che ogni anno rapinavano e rapinano l’Italia di 100 miliardi di euro di tasse non pagate o eluse. Loro, gli evasori fiscali in combutta con governi di destra e di finta sinistra, hanno prodotto il debito il cui conto viene oggi presentato a chi ha sempre pagato, sempre lavorato e ben poco... goduto, come vilmente maramaldeggia la Fornero cercando, al solito, di mettere i Giovani contro i Vecchi. Quegli evasori fiscali che il governo Monti continua a proteggere, al netto degli spettacolini mediatici per gonzi con cui vorrebbe farci credere di combatterli. Ci vuol altro, Elsa Tina Pica Fornero, ci vuol altro che i tuoi piagnistei e le tue filastrocche di luoghi comuni (il tempo del rigore, l’orlo del baratro, ma non farci ridere) per prendere per il naso Noi. Ne abbiamo viste troppe. Comprese decine di madonne piangenti fasulle come te, fatte lacrimare di nascosto con la pompetta dall’imbonitore di turno.
(su) Mario Monti (estremista di destra, prepotente contro i deboli e pusillanime contro i forti, a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): Si chiama Monti II ed è la seconda puntata di un regolamento simile adottato nel 1998 sotto Mario Monti, allora commissario europeo per il Mercato interno: suggerisce che, per quanto i diritti fondamentali dei lavoratori siano intoccabili, la loro difesa non possa essere d’ostacolo allo scambio di servizi nel libero mercato. Un po’ come avrebbe voluto la British airways alla fine del 2009, quando aprì un’azione legale contro uno sciopero di dodici giorni dei dipendenti nel periodo di Natale. La protesta fu bloccata dalla Corte suprema, e poi autorizzata in appello in seguito al ricorso dei sindacati. Una vittoria che nel caso di lavoratori transfrontalieri potrebbe essere più difficile, specie se la Monti II fosse adottata. (Misa Labarile su Left di sabato 2 giugno 2012).
Per la serie Nel Mondo naziliberista delle tirannie finanziarie globali, solo ciò che è di Tutti è davvero Tuo: l’Acqua Pubblica di Parigi.
sullo stato della Democrazia sotto Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia), con particolare riferimento al rispetto degli esiti del Referendum dello scorso anno sull’Acqua Pubblica: Acqua, referendum e democrazia. Come mai la volontà popolare non è stata rispettata? Perché la gestione dei servizi idrici è ancora in mano ai privati e le tariffe sono ancora alle stelle? Per rispondere a questi interrogativi è necessario tenere distinte due questioni, che corrispondono ai due diversi quesiti del referendum dello scorso giugno. Prima domanda: il risultato del referendum ha consentito di sottrarre ai privati la gestione dei servizi idrici? La risposta è, purtroppo, negativa. A partire dagli anni Novanta l’Italia, come molti altri Paesi europei, ha scelto la via della privatizzazione del settore idrico. Le riforme che si sono susseguite hanno avuto come effetto un ricorso sempre maggiore al privato, fino ad arrivare alla norma del decreto Ronchi, abrogata dal primo quesito referendario. Quella norma optava in modo netto per la privatizzazione dei servizi: solo in casi eccezionali i Comuni avrebbero potuto scegliere la gestione in house, sotto il controllo totale dell’ente pubblico. L’abrogazione non ha però eliminato la possibilità di ricorrere ai privati. La cancellazione del decreto Ronchi, infatti, ha lasciato irrisolto il problema della disciplina applicabile dopo il referendum. La Corte costitu zionale, chiamata a esprimersi sulla ammissibilità del quesito, ha lasciato intendere che in caso di vittoria dei sì si sarebbe aperto un vuoto nell’ordinamento, colmabile con il ricorso alle norme del diritto europeo. Le quali non escludono l’intervento dei privati. Il risultato elettorale, dunque, non ha dato risposte certe sul modello di gestione (pubblica o privata). Un risultato inequivocabile è invece scaturito dal secondo quesito referendario. I cittadini si sono infatti espressi a favore della eliminazione del profitto dal calcolo delle tariffe dell’acqua. In base all’esito del referendum, infatti, la voce “remunerazione del capitale” (che corrisponde al profitto dell’imprenditore e che si aggira intorno al 7 %) dovrebbe scomparire dalle bollette. Su questo non c’è dubbio: le tariffe devono ora per legge coprire i soli costi di gestione. Comuni e privati che continuano ad applicare tariffe superiori violano la legge. Il messaggio è chiaro: con il secondo quesito referendario si è inteso tenere il profitto fuori da un bene essenziale come l’acqua. Ma la realtà è ben diversa. I gestori hanno fatto, è il caso di dirlo, orecchie da mercanti, continuando ad appli care tariffe superiori ai costi. La situazione è talmente grave da avere indotto il ministro dell’Ambiente a inviare, lo scorso febbraio, una nota all’autorità per l’Energia e alle Regioni con l’invito a fare rispettare l’esito referendario. In tutta Italia intanto gli utenti hanno avviato una campagna di “obbedienza civile” per imporre il rispetto della normativa sulle tariffe. Il primo step consiste nella richiesta di ricalcolo delle bollette secondo la nuova tariffa, e del rimborso di quanto indebitamente pagato. In caso di esito negativo, il secondo consiste nella auto decurtazione delle bollette. Sebbene da un punto di vista normativo il referendum abbia dato luogo a una situazione complessa, il messaggio delle urne è evidente. È responsabilità della politica prendeme atto e prowedere a un riordino della materia, che tenga conto delle istanze di ripubblicizzazione dell’acqua. (Mariadora Varano, giurista, su Left di sabato 2 giugno 2012).
Per la serie Pazze idee: la defenestrazione del Berlusconi.
Silvio Berlusconi: Dobbiamo andare in Europa a dire con forza che la Banca centrale europea (Bce) deve iniziare a stampare moneta, deve diventare il garante di ultima istanza del debito pubblico. Altrimenti, in caso contrario, dovremmo avere la forza di dire: “Ciao ciao, euro!”. Cioè uscire dall’euro restando nell’Unione europea o dire alla Germania di uscire lei dall’euro se non è d’accordo. La mia idea pazza è che la Banca d’Italia stampi euro. Oppure che stampi la nostra moneta. (La Repubblica, sabato 2 giugno 2012).
La politica del terrore, nazismo psicologico che si accompagna al nazismo economico dell’iperliberismo schiavista globale.
(Titolo de La Repubblica di sabato 2 giugno 2012).
Per la serie Apprendisti scemoni: il Casini, il Bersano e l’Alfano danno inizio alla Danza della distruzione della Costituzione.
L’Appello di 12 giuristi: Il Parlamento blocchi la riforma costituzionale. Con una inammissibile precipitazione il Senato ha approvato in commissione un disegno di legge di riforma costituzionale che s’intende portare in aula già martedì prossimo. Ma la Costituzione non può essere profondamente mutata senza una vera discussione pubblica, senza che i cittadini adeguatamente informati possano far sentire la loro voce. È inaccettabile che la richiesta di partecipazione, così forte ed evidente proprio in questo momento, venga ignorata proprio quando si vuole addirittura modificare l’intero edificio costituzionale. I cittadini, che negli ultimi tempi sono tornati a guardare con fiducia alla Costituzione, non possono essere messi di fronte a fatti compiuti. Offrendo ad una opinione pubblica offesa da prevaricazioni e prepotenze un’esigua riduzione del numero dei parlamentari, che passerebbero da 630 a 508 alla Camera e da 315 a 254 al Senato, si vuol cogliere l’occasione per alterare pericolosamente l’assetto dei poteri istituzionali (la riduzione dei parlamentari può essere affidata ad una legge costituzionale a sé stante, senza stravolgere la Costituzione). Viene attribuita una posizione assolutamente centrale al presidente del Consiglio, mortificando il Parlamento e ridimensionando in maniera radicale la funzione di garanzia del presidente della Repubblica. Il Parlamento è conculcato nelle sue stesse funzioni e nella sua libertà, fino a poter essere sciolto dallo stesso presidente del Consiglio, nel caso votasse contro una sua legge sulla quale fosse stata posta e negata la fiducia. L’intreccio fra sfiducia costruttiva e potere del presidente del Consiglio di chiedere lo scioglimento delle Camere attribuisce a quest’ultimo un improprio strumento di pressione e rende marginale il ruolo del presidente della Repubblica. I problemi del bicameralismo vengono aggravati, il procedimento legislativo complicato. Gli equilibri costituzionali sono profondamente alterati, cancellando garanzie e bilanciamenti propri di un sistema democratico. E ora si propone di passare da una repubblica parlamentare ad una presidenziale, di mutare dunque la stessa forma di governo, addirittura con un emendamento che sarà presentato in aula all’ultimo momento. I firmatari di questo documento denunciano all’opinione pubblica la gravità di questa iniziativa per i pregiudizi che può arrecare alle istituzioni della Repubblica e si rivolgono a tutti i parlamentari perché rinuncino a portare avanti una modifica tanto pericolosa del sistema costituzionale. Umberto Allegretti, Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Domenico Gallo, Raniero La Valle, Alessandro Pace, Alessandro Pizzorusso, Eligio Resta, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky. (La Repubblica, venerdì 1° giugno 2012). Uomo avvisato, mezzo salvato. Purché voglia salvarsi. (Commento del costituzionalista Augusto Barbera: Un appello al limite del grillismo. Da La Repubblica di martedì 5 giugno 2012).
Per la serie La Fornero? C’è chi la giudica da sinistra e chi... da destra: la signora Susanna Camusso, la Fornero e Anna Finocchiaro.
Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato, dichiarazione di voto finale sul ddl sul Lavoro di Elsa Tina Pica Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato i Lavoratori italiani): Faccio alcune osservazioni politiche, cercando di guardare avanti, perché considero questo provvedimento ottimo in ragione del lavoro svolto in commissione e più in generale in Senato, un esempio della capacità di mediazione e compromesso delle forze politiche, che può aiutare il Paese a modernizzarsi, a restare in competizione, a crescere. Oggi noi abbiamo raggiunto una sintesi razionale, laica, costituzionale, riformista della regolazione del mercato del lavoro e penso che questo sarà utile all’Italia. Quello di oggi è certamente un risultato importante, ma non è un cammino compiuto, né un punto di arresto. Siamo convinti che con questa riforma si sia intrapreso un cammino segnato da scelte importanti, ma non si sia compiuta fino in fondo l’opera, per ragioni che conosciamo di natura economica e politica. L’opera è quella di regolare con più attenzione e più mezzi il mercato del lavoro italiano per garantirgli stabilità, sicurezza, partecipazione, dignità al lavoro. Molti ideologismi hanno interferito con l’approvazione di questo testo, prima tra tutti la contrapposizione incombente tra interessi dell’impresa e dei lavoratori. Se avessimo assecondato questa deriva oggi ci troveremmo dinnanzi a un fallimento. E rivendico al mio gruppo parlamentare e al mio partito di essere sfuggiti a questo rischio, a cominciare dalla nuova regolazione dell’articolo 18, ottenendo un risultato che difendiamo. E non ho difficoltà a riconoscere che un atteggiamento ugualmente responsabile è venuto dagli altri gruppi parlamentari che appoggiano il governo Monti. Il risultato di oggi è quello di aver posto con chiarezza le prime sostanziali, ineludibili, condizioni per avere un mercato del lavoro più regolato, stabile e partecipato, per accompagnare lo sviluppo del Paese e la dignità del lavoro e dell’esistenza dei lavoratori italiani, a cominciare dalle almeno due generazioni di giovani lavoratori e lavoratrici che hanno visto in questi anni massacrato il loro lavoro e il loro impegno e la prospettiva stessa della loro esistenza. Serviranno altre urgenti politiche per la crescita e lo sviluppo, ma questo è uno strumento fondamentale per assecondarle. Torno su alcuni degli assi fondamentali del provvedimento: l’aggressione della disparità tra garantiti e non garantiti sul mercato del lavoro; il contrasto preciso alla torsione della flessibilità verso la precarietà e verso l’abuso; l’abbattimento di una macroscopica disuguaglianza, intollerabile per i costi umani e per la qualità del sistema Paese e della sua capacità di produrre; l’accesso alle opportunità di lavoro; la partecipazione dei lavoratori alle imprese e l’allargamento dello spazio negoziale per le parti sociali nella gestione delle forme contrattuali; la tendenza a universalizzare la protezione contro la inattività, nei capitoli degli ammortizzatori sociali e dei servizi all’impiego. Abbiamo detto con chiarezza che su questo riscontriamo un limite e che come Pd avremmo voluto di più ma sono evidenti le difficoltà dovute alla crisi. In ogni caso oggi vengono poste le basi per il riconoscimento universale degli ammortizzatori sociali per tutte le lavoratrici e i lavoratori. Altro limite che riscontriamo è quello sul lavoro femminile. C’è però una discriminazione positiva: puntare all’accesso dei giovani al mercato del lavoro, con la scelta che condividiamo dell’apprendistato in cui sarà centrale il ruolo delle Regioni e delle parti sociali. Mi auguro che si sviluppi verso gli anni, il decennio che ci attende, l’impegno che in Parlamento ci ha unito a tenere fuori dalla mischia riforme strutturali come questa, perché questo garantisce affidabilità e certezza di regole all’impresa e ai lavoratori. (Dal sito del Partito democratico, sabato 1° giugno 2012). Susanna Camusso: Questa riforma è un pasticcio inestricabile. Un testo squilibrato. Esattamente ciò che non serve al Lavoro e al Paese... C’è stato l’annuncio che la riforma del Lavoro doveva essere una risposta ai giovani e alla precarietà, ma questo non è avvenuto... Si è molto parlato di equità, ma continuiamo a non vederla: sono i lavoratori e i pensionati quelli che pagano il prezzo più alto... La mobilitazione della Cgil continua, decideremo quando e come. (L’Unità e La Repubblica, sabato 1° giugno 2012). Di chi ci fidiamo di più? Be’, ovviamente di quella, tra le due signore, che il 20 febbraio 2008 non dichiarò a Repubblica radio che Sulla 194 ho molte cose che mi legano alla Binetti, una mozione insieme si può fare. Che il 28 febbraio 2008 non disse che Il solo voto utile è quello al Partito democratico o al Popolo delle libertà. Che il 10 maggio 2008 non si dichiarò d’accordo con Soro e con Franceschini sulla necessità di alzare la soglia di accesso al Parlamento europeo. Che il 12 maggio 2008 non annunciò di trovare inaccettabile che Travaglio lanci accuse così gravi, come quella di collusione mafiosa, nei confronti del presidente del Senato Schifani. Che il 16 maggio 2008 non gridò: Concedere agli ex capigruppo della Sinistra radicale il diritto di essere ascoltati nelle commissioni? In Parlamento non può rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta. Che il 25 giugno 2008 non sostenne che I nostri elettori sono seccati. “Ci risiamo,” ci dicono. Il Paese ha problemi più seri di cui occuparsi piuttosto che pensare ai processi del presidente del Consiglio. Che il 22 luglio 2008, in Senato, non fu vista accarezzare i capelli (puah!) della leghista Rosy Mauro. Che il 23 luglio 2009, mentre il Senato vietava ai pm di Milano di utilizzare nel processo Bnl-Unipol le intercettazioni di Giovanni Consorte per chiarire il coinvolgimento di Luigi Grillo (Pidièlle) e Nicola Latorre (Pd), non accusò in Senato Di Pietro di non mostrare ritegno nel destabilizzare le istituzioni per lucrare vantaggi politici e nel continuare a coinvolgere in polemiche politiche il capo dello Stato, che agisce nel rigoroso rispetto della Carta. Che il 24 settembre 2009 non dovette ammettere l’ingenuità politica di aver chiesto ad Antonio Tomassini, fedelissimo di Berlusconi e amico personale di Bossi, nonché presidente della commissione Sanità, di togliere le castagne dal fuoco ai Democratici spostando più in là l’indagine sulla pillola abortiva: “A dopo il congresso, per evitare polemiche...”. Che il 4 giugno 2010 non diede atto al governo Berlusconi di aver apportato miglioramenti, per quanto riguarda le utenze telefoniche a disposizione dei servizi segreti, alla cosiddetta legge bavaglio. Che il 10 marzo 2011 non concesse ai berluscisti che la riforma della Giustizia è un tema vero, non sono conservatrice, è un nodo da affrontare. Che il 22 aprile 2011 non ci fece sapere di aver scritto la postfazione di un libro del neofascista alemanniano Andrea Augello. Che il 30 aprile 2011 non si schierò coi napolitanisti del Pd a favore dei bombardamenti sulla Libia. E che, infine (?), il 25 giugno 2011 non firmò col senatore Casson un disegno di legge limitativo della Libertà d’informazione dei Cittadini italiani riguardo alle risultanze delle intercettazioni disposte dalla Magistratura.
Per la serie Voli di Stato: la prossima volta abbi più fede, Tarcisio, così non dovrai farti pagare gli aerei dai Cittadini italiani...
(su) Tarcisio Bertone (dipendente del Raztinger, o forse è il Ratzinger il dipendente, come Segretario di Stato): Sul tavolo del papa si sono accumulati messaggi d’ogni tipo, contro il suo collaboratore più vicino, perfino l’ultima velenosa accusa, documentata e inedita, sull’uso di aerei di Stato italiani per i suoi spostamenti veloci. (Ezio Mauro su La Repubblica di venerdì 1° giugno 2012).
Per la serie La mamma dei cattofascisti è sempre incinta, e non abortisce mai: una rara immagine di Viterbo nel 1958.
(su) Giuseppe “Beppe” Fioroni (cattofascista infiltrato nel Partito democratico): Il futuro della legge 194 sull’interruzione di gravidanza si gioca a colpi di mozioni. Nell’emiciclo di Montecitorio ne sono approdate cinque. Ruotano intorno alla (cosiddetta, n.d.r.) obiezione di coscienza. Come tenere in equilibrio il (cosiddetto, n.d.r.) diritto di ginecologi, anestesisti e paramedici di non praticare l’aborto, con quello delle donne alla salute? Luca Volontè il quesito non se lo pone. Fosse per il parlamentare dell’Uddiccì, il problema sarebbe già risolto: “Il diritto all’obiezione di coscienza”, dice nella sua mozione (sulla quale vedi anche qui, n.d.r.), “non può essere in nessun modo bilanciato con altri inesistenti diritti”. A mettere la firma sul testo di Volontè un fronte trasversale che va da Alfredo Mantovano (Pidièlle) a Giuseppe Fioroni (Pidì), da Paola Binetti (Uddiccì) al leghista Massimo Polledri. Eppure l’obiezione di coscienza non è certo un (cosiddetto, n.d.r.) diritto negato, visto che ci sono regioni dove si appella l’80% dei medici. (Il Venerdì di Repubblica, venerdì 1° giugno 2012). I cofirmatari del Fioroni, in quanto non meno (tristemente) famosi di lui, non hanno bisogno di esser qui illustrati. Tranne uno, il portatore di moccichino verde Polledri. Chi è mai costui?, si domanderà più d’uno. Ebbene: il Polledri è l’individuo che nel giugno del 2011 minacciò Pina Picierno, giovane deputata del Pd, di mostrarle gli attributi (?); nonché l’individuo che indicando la deputata Ileana Argentin, nell’aprile del 2011 urlò: Fatela star zitta, quella handicappata di merda!. Come mai il Fioroni non trova ripugnante, e soprattutto offensivo dei Cittadini che lo hanno votato, apporre la propria firma accanto a quella di un individuo come il Polledri? Forse perché il Fioroni non è in grado di provare ripugnanza, o qualsiasi altro sentimento, più di quanto ne sia capace una Madonna di gesso?
Per la serie Il voto dei Cittadini? Meglio per una comparsata su Chi oggi che per una gallina domani: Federico Pizzarotti.
(su) Federico Pizzarotti, neosindaco grillino di Parma: Probabilmente violando i desiderata del guru Grillo, il neosindaco di Parma, Federico Pizzarotti, accetta il rito di iniziazione e si lascia intervistare da Chi, lo house organ della famiglia Berlusconi. Titolo della chiacchierata: “Sono il nuovo sindaco, ma comanda mia moglie”. (Alessandra Longo, La Repubblica, venerdì 1° giugno 2012).
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