Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Più Niente da Ridere
la Pagina di Chi andò dietro alla Morte e portò l’Italia con sé nel mese di gennaio del 2011
“Libertà, giustizia sociale, amor di patria. Noi siamo decisi a difendere la Resistenza. Lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei morti e per l’avvenire dei vivi, lo compiremo fino in fondo. Costi quel che costi.” (Sandro Pertini, Genova, 28 giugno 1960).
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Nicola “Nichi” Vendola: D’Alema lancia un appello all’unità di tutte le forse contro il berlusconismo? E io rilancio con un altro appello: apriamo un cantiere, discutiamo della crisi della società italiana e di come restituire speranza a una generazione che non può aprire una finestra per affacciarsi sul futuro. Mettiamo al centro la vita materiale, i dolori, le speranze di un Paese in cui il ceto medio si sta squagliando, la povertà interroga anche chi ha un contratto di lavoro, il welfare è stato colpito alla nuca. (La Repubblica, lunedì 31 gennaio 2011). Un appello all’unità di tutte le forze contro il berluscìsmo? Lui “rilancia” con un appello... alle discussioni. Che oggi si chiamano cantieri, ma un tempo si chiamavano pippe. Intellettali, naturalmente.
(su) i servitori dello Stato Lombardi, Indolfi e Ostuni (La Repubblica, domenica 30 gennaio 2011).
Ora, s’indignano i poliziotti, se è vero che Karima era stata “segnalata” a Berlusconi per la parentela con il presidente egiziano, come mai, quando i genitori negano “qualsivoglia parentela”, nessuno avvisa Berlusconi che può stare tranquillo? E, anzi, può dirlo allo “zio”? Perché nessun documento riporta traccia della telefonata del premier? Sono domande cruciali, i poliziotti lo sanno. E dovrebbe saperlo anche il ministro leghista Roberto Maroni, che intorno alla questione ha rivendicato in Parlamento una correttezza che non è evidente, anzi. E da allora tace. Chissà se sta leggendo anche lui gli inviti a comparire. Dove si sottolinea come Ruby alle 4.53 si collega a Internet dalla casa di Michelle Coinceicao: cioè in un luogo espressamente vietato dal magistrato dei minori Anna Maria Fiorillo. Servire lo Stato o servire Berlusconi: a questo è ridotto il dilemma di funzionari, di detective e pure dei leghisti?
(La Repubblica, domenica 30 gennaio 2011).
(su) certi dipendenti di Mariastella Gelmini e di Roberto Maroni nelle scuole italiane: Bimbi stranieri alla materna: chiesto permesso di soggiorno. “Una richiesta indebita e illegittima,” denunciano i genitori della scuola. A dar loro ragione è l’articolo 6 del testo unico sull’immigrazione, poi modificato nel 2009, che stabilisce, infatti, che il permesso di soggiorno vada esibito “fatta eccezione per le prestazioni scolastiche obbligatorie”. Ma è lo stesso preside della Regina Margherita, Massimo La Rocca, ad ammettere l’errore, “tramandatosi” nella documentazione dagli anni precedenti: “Presentare il permesso di soggiorno non è obbligatorio,” precisa il dirigente, “accoglieremo comunque i bambini”. Una spiegazione che non convince del tutto i genitori. Laura C., una mamma, assicura: “La richiesta del permesso di soggiorno è una novità in quella scuola, negli anni scorsi sulla domanda non se ne faceva il minimo accenno”. (La Repubblica, cronaca di Roma, domenica 30 gennaio 2011). Perché, se invece il testo unico sull’immigrazione era diverso, lui che faceva? I bambini non li accoglieva? Ha forse bisogno del permesso per sapere che una legge razziale non è giusta e non va applicata?
Fioroni ritratto mentre cerca il Fioroni di tanto tempo fa, che ancora sapeva distinguere chi ha ragione da chi ha torto
Giuseppe “Beppe” Fioroni: L’Italia dà la sensazione di un Paese senza bussola, non si sa più chi ha ragione e chi ha torto. È la prima volta che sugli errori privati (di gravità e di entità sicuramente diversa, perché non me la sento di accostare Berlusconi a Fini) si fa una gara a chi resiste di più nello sbaglio. Entrambi devono fare un passo indietro per far fare all’Italia un passo avanti. (La Repubblica, domenica 30 gennaio 2011). Parole che lasciano senza parole, e che perciò speriamo si commentino da sole. Ma un commento vogliamo farlo lo stesso: In Italia non si sa più chi ha ragione e chi ha torto, dice; cioè sarebbe l’Italia che non sa distinguere, mica lui e quelli come lui!
Il Berlusconi e la Biancofiore nel 2009, quando quest’ultima dichiarò che avrebbe portato in Europa il vento di Berlusconi.
Silvio Berlusconi (alla festa di compleanno della parlamentare pidiellìna Micaela Biancofiore): Devo farvi un importante annuncio... Sapete, c’è bisogno di rilanciare il partito... È per questo che ho deciso di cambiare nome al Pidièlle... Voglio dirvi che ho deciso di chiamarlo... Forza gnocca. (La Repubblica, sabato 29 gennaio 2011).
(su) l’Italia di questi begli anni: Tratta delle bimbe, via al processo. E scende in campo l’Antimafia. Due maxi-blitz, 7 arresti. L’accusa: riduzione in schiavitù. I carabinieri si sono trovati di fronte a casi di violenza estrema, le donne erano terrorizzate. Uno degli uomini ha fatto abortire la fidanzata al sesto mese: lei è salva, lui a Regina Coeli. Il racconto delle quindicenni sottratte agli aguzzini: “Io e la mia amica violentate, poi rapite e gettate in strada”. Vionica, 15 anni: “Non voglio proprio prostituirmi, allora mi picchiano in tanti finché non cedo”. (Titoli de La Repubblica, cronaca romana, di sabato 29 gennaio 2011). Tranquilli, Berlusconi non c’entra niente: questi sono criminali comuni. E dilettanti, anche: che bisogno c’è di tante violenze, quando in Italia migliaia di famiglie ottengono dalle figlie identici risultati con un sapiente impasto di anaffettività, idiozia, ignoranza e televisione propinato loro fin dalla più tenera età?
Del Gelli si può dire tutto il peggio possibile e immaginabile. Meno una cosa: per quel che se ne sa, non ha mai fatto il buffone.
Benché il Berlusconi, d’altra parte, se il Gelli è sincero, sia riuscito a sembrare una persona seria anche a lui...
(Clicca sulla tessera della P2, se vuoi vederla meglio!)
Licio Gelli: Quel Piano, non solo lo rifarei, ma vorrei anche riuscire ad attuarlo, se solo avessi vent’anni di meno. All’epoca, se avessimo avuto quattro mesi di tempo ancora, saremmo riusciti ad attuarlo... In quel momento avevamo in mano tutto: la Gladio, la P2 e... un’altra organizzazione che ancora oggi non è apparsa ufficialmente, non creata da noi ma da una persona che è ancora viva tutt’oggi, nonostante abbia ormai tanti anni. Avevamo tre organizzazioni, ancora quattro mesi di tempo e avremmo sicuramente messo in pratica il Piano. Che, sia chiaro, era valido allora e sarebbe valido anche adesso. Certo, servirebbero delle modifiche, ma attuando il Piano non saremmo arrivati alla situazione che in Italia si vive oggi. Berlusconi è venuto meno a quei princìpi che noi pensavamo che lui avesse. E ricordi che l’ho avuto per sette anni nella loggia, quindi credo di conoscerlo. Anche questo puttanaio delle ultime settimane... Sia chiaro, è vero che può fare ciò che gli pare e piace, come e quanto vuole, ma bisogna anche avere la capacità di saperlo fare, e poi esiste pur sempre un limite. Invece lui continua. Ha prima disfatto la famiglia, ora sta disfacendo l’Italia. Ma nessuno gli dice nulla? Ha commesso un reato? Se è vero ciò che gli viene attribuito (e credo che almeno in parte sia vero), allora sì: non avrebbe dovuto farlo, o, quanto meno, avrebbe dovuto utilizzare sistemi più riservati. (Il Tempo di venerdì 28 gennaio 2011 citato da L’Unità di sabato 29 gennaio 2011). Magari avessero avuto quei quattro mesi in più che gli occorrevano per esser pronti ad attaccare: gli Italiani, quelli di allora, li avrebbero fatti fisicamente a pezzi, e il tesserato Berlusconi con loro.
Il più amato della Repubblica? No, solo il più amato da Repubblica.
Walter Veltroni: Sarebbe bello se tutte le forze politiche di opposizione, le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dell’impresa, i mezzi di comunicazione e le associazioni del volontariato, i singoli cittadini promuovessero una giornata di impegno civile nel nome dell’Italia che crede nella democrazia, nelle regole, nel valore del lavoro e dell’impresa, che vorrebbe solamente avere un paese dinamico, in cui esista pluralismo, senso dello stato, rispetto reciproco... Sarebbe bello se in uno stesso giorno, in una stessa ora, in tutti gli ottomila comuni italiani, nessuno escluso, i cittadini si riunissero nella piazza centrale... Sarebbe la più grande manifestazione della storia italiana. In cui si attiverebbe un protagonismo diffuso. (La Repubblica, sabato 29 gennaio 2011). Il massismo esperto mondiale di onanismo politico, l’uomo che voleva andare da solo, quello che non ha mai partecipato a una manifestazione se non per alimentare il culto della propria personalità, si sarebbe accorto dell’esistenza degli altri? Difficile crederci. Sarebbe un miracolo. Di san Pier Luigi.
Ecco il Berlusconi che si congratula col Casini per il suo acume e la sua lungimiranza.
Pierferdinando Casini: Nel ’94 abbiamo creduto che potesse esserci un percorso attorno a Berlusconi. Vedevamo le anomalie, i conflitti d’interesse, sperando che il tempo attenuasse queste anomalie, invece si sono moltiplicate drammaticamente. Oggi siamo diventati la repubblica del videomessaggio. (La Repubblica, sabato 29 gennaio 2011). Ci ha messo 17 anni a capire quel che ogni sano di mente sapeva benissimo già 27 anni fa. Lui vedeva, poverino, non è che non vedeva, ma sperava che il tempo sistemasse tutto. Il tempo?! E perché non la Fatina dai capelli turchini?
Frattini e Lavitola: contro il Fini, il Berlusconi schiera i grossi calibri.
(su) Franco Frattini: In merito all’intervento del ministero degli Esteri nella vicenda, Rosy Bindi, vicepresidente della Camera e presidente dell’assemblea nazionale del Pd, ha detto che “è molto grave che non si colga l’enormità di una comunicazione in aula al Senato, affidata al responsabile della nostra politica estera, su carte il cui contenuto viene definito del tutto irrilevante dalla Procura di Roma, mentre in Egitto si consuma una gravissima crisi politica”. E infine Valter Lavitola. In un editoriale pubblicato su L’Avanti di oggi scrive: “La dichiarazione ufficiale del ministro Frattini, per noi, chiude la partita. La casa di Montecarlo è di proprietà di Giancarlo Tulliani. Ora la palla passa a Fini: si dimetterà dalla presidenza della Camera?”. (La Repubblica, sabato 29 gennaio 2011).
(su) Roberto Maroni: Pietrogino Pezzano, detto dottor Dobermann, neodirettore generale della Asl di Milano 1, una delle più grandi d’Italia con i suoi 73 Comuni, è riuscito poche settimane fa a conservare la poltrona. La richiesta di revoca dell’incarico non è passata in Consiglio regionale anche se una parte della Lega Nord ha appoggiato l’opposizione. Notizia oscurata dal bunga bunga. Pezzano, scelto dalla giunta Formigoni, è stato fotografato nel 2009 dai carabinieri in compagnia di due boss della ’ndrangheta. Nessuna ombra, dice il direttore Asl, che non è stato raggiunto da avvisi di garanzia. Nomina opportuna? Se lo chiedono molti sindaci di quei 73 Comuni, che oggi saranno in piazza a raccogliere firme. E chiede accertamenti, in un’interrogazione al ministro leghista Maroni, l’onorevole Vinicio Peluffo, del Pd. Ma la risposta del Viminale non arriva.
(Alessandra Longo su La Repubblica di sabato 29 gennaio 2011).
L’Alemanno e i suoi fan.
(su) Gianni Alemanno e Giulio Tremonti: Ponti, cavalcavia, sottopassaggi pedonali, viadotti e gallerie: dal 1° gennaio la competenza è passata dal dipartimento XII ai municipi, che dovranno ora assicurarne sorveglianza, pronto intervento e manutenzione stradale. Con i minisindaci che all’unisono dicono: “I fondi li distribuisce il Campidoglio: se non li hanno loro, figuriamoci noi”. Il risultato: abbandonate a sé stesse centinaia di infrastrutture vitali per la viabilità e la sicurezza dei cittadini. (La Repubblica, cronaca di Roma, sabato 29 gennaio 2011).
Brigandì.
(su) Matteo Brigandì: Ha un nome e un cognome il consigliere del Csm che una settimana fa ha preteso che gli fosse consegnato, per documentarsi, il vecchio fascicolo della disciplinare su Ilda Boccassini. Chiariamo sùbito: si tratta di carte riservate, perché al tempo della discussione le sedute non erano pubbliche, come oggi, ma segrete. Quel componente del Csm è Matteo Brigandì, notissimo esponente leghista nato a Messina ma radicalizzato in Piemonte, firmatario di una proposta di legge sul legittimo impedimento e pure di una per inasprire le norme sulla responsabilità civile dei magistrati. Entra a palazzo dei Marescialli a fine luglio nella pattuglia dei cinque laici. E dopo un altolà a Bossi. Il quale, fino a dodici ore prima del voto, aveva indicato per quel posto Mariella Ventura Sarno. Brigandì lo contesta, fa circolare la voce che si tratta solo di una vicina di casa del Senatur, minaccia di nuovo le dimissioni. Entra al Csm. Anche se su di lui pendono due condanne che potrebbero diventare definitive a breve: una per diffamazione, l’altra per non aver pagato gli alimenti alla figlia. (La Repubblica, venerdì 28 gennaio 2011). Portatore di moccichino verde, ma siciliano. Ed è dalla Sicilia che vengono i migliori amici del Berlusconi.
Renzi. Lanciato da Mike Bongiorno, dove poteva arrivare se non ad Arcore?
(su) Matteo Renzi: A 19 anni, Matteo Renzi è già in tv, con Mike Bongiorno: cinque puntate de La ruota della fortuna e 33 milioni di vincita, investiti nell’azienda paterna. Che, guarda caso, distribuisce giornali. Bell’incipit per una narrazione della politica, oggi di rigore... Il cattolico, ed ex boy scout, Renzi ha fatto la tesi di laurea sul servo di Dio Giorgio La Pira, sindaco totem di Firenze negli anni ’50 e ’60... Vuole estendere le aperture festive dei negozi al Primo maggio... Si racconta che Renzi sostenga le sue iniziative con le cene. Si dice che il convegno dei rottamatori alla Leopolda sia costato un botto. S’insinua che la finanza cattolica aiuti. (Il Venerdì di Repubblica, 28 gennaio 2011).
Mariastella Gelmini: Il canone con Santoro serve per la propaganda. (La Repubblica, venerdì 28 gennaio 2011).
(su) Mariastella Gelmini e Giulio Tremonti: Sono una insegnante e ho fatto qualche facile calcolo sugli effetti del blocco degli scatti di anzianità fino al 2013 stabilito dalla Finanziaria. Si prevedono 1.000 euro in meno (lordi l’anno) per un collaboratore scolastico e da 2.500 a 3.000 euro in meno per gli insegnanti. È questo il “contributo” che pagheranno i lavoratori della Scuola alla crisi. Questi tagli si aggiungono allo stop ai rinnovi dei contratti per il triennio 2010 - 2012: altri 1.500 euro in meno a fine triennio. Vuol dire che per un docente di scuola materna ed elementare, con 15 - 20 anni di anzianità di servizio, con una retribuzione mensile lorda di 2.146 euro, si profila una perdita annua, sempre lorda, di ben 2.528 euro (-9,9%). (Lettera a La Repubblica di venerdì 28 gennaio 2011).
Giorgia Meloni: I giovani rischiano di andare in pensione con un’indennità di fame? I genitori la smettano di regalare auto ai figli laureati, e ai neodottori offrano piuttosto il riscatto dei contributi relativi agli anni dell’università. (La Repubblica, venerdì 28 gennaio 2011). Costo: 50.000 euro.
Farinetti, Baricco e Carlucci
(su) Alessandro Baricco: Oscar Farinetti vuole rilevare il teatro Valle di Roma con la collaborazione artistica di Alessandro Baricco. Il progetto generale è chiaro se si dà retta alla filosofia commerciale di Farinetti: “Noi ci rivolgiamo alla gente comune e per vendere usiamo come persuasione (non occulta) l’arma della conoscenza”. Organizzare un polo romano fra Valle e Air terminal incentrato sulla cultura e l’enogastronomia di alta qualità rappresenta la sintesi delle tre S, saperi, sapori e soldi, di questo “mercante di utopie,” secondo il titolo di una biografia a lui dedicata nel 2008. Farinetti si è già incontrato con Alemanno poco prima dello scioglimento della giunta capitolina che ha, fra gli altri, defenestrato proprio l’assessore alla Cultura Umberto Croppi, reo di essere politicamente troppo vicino a Gianfranco Fini e di conseguenza a Luca Barbareschi, deputato di Fli che appoggia l’idea del Teatro Nazionale. Sostenitrice forte del progetto Eataly-Valle è invece Gabriella Carlucci, deputato del Pidièlle e componente della commissione Cultura della Camera... Quelli del Pidièlle vogliono impedire ai finiani di avanzare. L’eliminazione di Croppi dalla giunta capitolina è un momento di questa lotta. Allora da una parte ci sarebbero il trio berlusconiano Bondi - Alemanno - Carlucci ad appoggiare Farinetti e Baricco, dall’altra un blocco più composito. (Left 4, venerdì 28 gennaio 2011). E chi è Baricco? Uno che è diventato famoso soprattutto per un libro in cui teorizza per l’uomo, foss’anche il migliore, l’ineluttabilità della perdita della donna, foss’anche la migliore. Coerentemente, a questo punto, si è riempito di antipatia contro Beethoven (reo soprattutto di aver composto l’Inno alla gioia) e si è innamorato dei barbari che stanno devastando il mondo e in particolare l’Italia: dei quali ha a tal punto lodato la barbarie, che perfino Eugenio Scalfari si è sentito in dovere di disapprovarlo, anche se con un fil di voce che finora non gli conoscevamo. Ora i berluscìsti lo portano (per scrivere anche noi da barbari) in palma di mano? Che dire... la cosa non ci stupisce affatto. Certo che, però, il laudatore dei barbari contro i Barbareschi...
Iva Zanicchi: Berlusconi è un benefattore a cui piace la carne fresca e giovane. (Left, venerdì 28 gennaio 2011)
Sgarbi
Vittorio Sgarbi (intervistato da Lamberto Sposini): Guarda che oggi le quattordicenni hanno appetiti sessuali verso gli adulti. Anche tua figlia ce li ha. (L’Unità, lunedì 24 gennaio 2011).
Eugenio Scalfari e Walter Veltroni
Veltroni secondo Staino su L’Unità del 23 gennaio 2011. Come si vede, Bobo batte Scalfari per ko alla prima ripresa. |
Scalfari giovane fascista con la mamma (dal sito Segnalazioni). |
Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana): Bersani è un uomo concreto. D’Alema un politico fine. Franceschini un combattente esperto. Enrico Letta un abile diplomatico. All’interno di un recinto. Veltroni ha anche lui queste qualità, insieme ai difetti che in tutti rappresentano l’altra faccia dei punti di forza; ma possiede un “in più” che nessuno degli altri ha: è capace di evocare un sogno. Non il sogno dell’utopia, ma quello che emerge dalla realtà. Si discute spesso del carisma e della sua definizione. Spesso il carisma sconfina nel populismo ed è quello di Berlusconi. Ma ci fu il carisma di De Gasperi, che certo non era un populista, e quello di Berlinguer, quello di Ugo La Malfa, quello di Craxi, quello di Pertini. C’è stato uno specialissimo carisma di Ciampi e quello di Romano Prodi e quello, impalpabile perché volutamente privo d’ogni retorica, di Giorgio Napolitano. Ebbene, c’è anche un carisma di Veltroni: il realismo che evoca il sogno di un’Italia nuova e di una nuova frontiera. Veltroni ha ricordato nel suo discorso Roosevelt e Luther King e la nuova frontiera kennedyana. Potrà funzionare oppure no il suo carisma, ma nel Pd oggi è il solo che possieda quel requisito e se non lo saprà usare la responsabilità sarà soltanto sua. (La Repubblica, domenica 23 gennaio 2011). Notare le ultime due frasi, se non lo saprà usare la responsabilità sarà soltanto sua: ricordano il gesto con cui un padrone fa misurare al cane la ciabatta che sta per tirare lontano perché quello gliela riporti. Sembra di sentire il Veltroni che fa arf arf, sembra di vederlo scodinzolare, come del resto ha sempre fatto davanti a individui come lo Scalfari e il Berlusconi... Ed ecco anche Curzio Maltese, stesso giorno, pagina di fronte, anche lui scodinzolante: Berlusconi e il berlusconismo sono agonizzanti, ma resistono perché questo Pd non è capace di offrire un’alternativa. Una verità certificata dall’ultimo sondaggio: è riuscito a perdere più consensi il Pd sulla vicenda di Mirafiori che Berlusconi dopo il caso Ruby. Dal 2008 a oggi, il principale partito dell’opposizione (“oggi sceso al 24%”, constata Veltroni) ha perso più elettori del Pdl, con tutti gli scandali personali del premier, il fallimento del governo e la scissione del cofondatore Gianfranco Fini. Sono le cifre di un fallimento della linea Bersani dal quale parte la nuova sfida di Veltroni. Fuori dal Pd i berluscìsti, i fondamentaliberisti, i fondamentalisti cristiani e gli scalfariani! Pd libero!
(su) Giulio Tremonti e Romano Prodi: Una leggina, anzi la postilla di una leggina, per salvare dalla bancarotta dei risarcimenti milionari i poliziotti condannati per il G8 di Genova del 2001... Soprattutto, ciò che sorprende è una frase a suo modo rivoluzionaria: “Modalità relative all’esercizio di rivalsa o all’eventuale rinuncia a esso”. Traduzione: fino a oggi lo Stato pagava e poi si rivaleva sul condannato. Oggi una speciale commissione presieduta da un Prefetto e tutta interna al Viminale potrebbe decidere che no, non si chiederanno a Gratteri, Luperi, Canterini, Fournier e altri altissimi dirigenti la restituzione dei risarcimenti da loro originati. Il costo delle loro colpe sarà offerto dalle tasche dei cittadini italiani. “Eppure lo Stato quando ha voluto risarcire lo ha fatto,” dice il procuratore generale Enrico Zucca. “Penso al caso Aldrovandi, per il quale, ancora prima della sentenza definitiva, c’è stato il pagamento di due milioni di euro alla famiglia. Ma per la Diaz e il G8, sia con Berlusconi sia con Prodi, la scelta è sempre stata quella di impugnare i risarcimenti”. (La Repubblica, domenica 23 gennaio 2011). Non ci son soldi per i Bambini che vanno a scuola, ma per gli sbirri presunti massacratori si trovano.
Mariastella Gelmini: Nel futuro di Berlusconi non c’è l’esilio. Anche se la villa di Berlusconi ad Arcore è stata trattata come la casa del Grande fratello. Il fango si tradurrà in più consenso. (La Repubblica, domenica 23 gennaio 2011). La signora sembra un po’ confusa: sara l’emozione perché lei l’ha scampata.
Perfino Mussolini, che da maestro di Hitler ne era divenuto il servo, aveva tuttavia l’elementare pudore di tener la schiena dritta
davanti al führer. Ma evidentemente, quando le tragedie si ripetono come farse, i servi si ripetono come animali domestici.
(su) Muammar Gheddafi e Silvio Berlusconi: La Libia di Muammar Gheddafi fa il suo ingresso, malgrado i forti dubbi della Casa Bianca, nel capitale di Finmeccanica. La Lybian Investment Authority, fondo di investimento pubblico del regime del Colonnello, ha acquistato una partecipazione del 2,01% nel capitale del gruppo della difesa tricolore. Una mossa che rischia di surriscaldare i rapporti tra Roma e Washington, già messi a dura prova, nei mesi scorsi, dall’asse Berlusconi-Putin con i suoi interessi nel settore del gas... L’ingresso di Tripoli nel capitale di piazza Montegrappa chiude a questo punto il cerchio e rafforza la santa alleanza tra Silvio Berlusconi e Gheddafi. La Libia è oggi il primo azionista di Unicredit, la maggiore delle banche italiane, ha una quota in Eni, il 7% della Juventus e ha allo studio altri dossier nel nostro Paese. Per salire oltre il 3% di Finmeccanica, la Libia deve ottenere l’ok del governo italiano. (La Repubblica, sabato 22 gennaio 2011).
Umberto Bossi: Berlusconi si vada a riposare in qualche posto, al resto ci pensiamo noi. Le dimissioni? Quella cosa lì non la fa. L’hanno circondato, tenuto sotto pressione e controllato da tutte le parti, mentre in un Paese democratico queste cose non avvengono: non è mica la mafia. (La Repubblica, sabato 22 gennaio 2011).
(su) Mariastella Gelmini: Mai più “classi pollaio” nelle scuole. Il Tar del Lazio accoglie la prima class action italiana contro la Pubblica amministrazione e condanna il ministero dell’Istruzione. L’azione collettiva, corredata da un lungo elenco di classi sovraffollate, è stata avviata dal Codacons lo scorso anno. In base al provvedimento del Tar, dal prossimo anno scolastico classi con 30 o più alunni sistemati in spazi ridotti dovrebbero essere un brutto ricordo per insegnanti e alunni. Ma il ministro Mariastella Gelmini non ci sta: “Il ricorso presentato al Tar del Lazio,” replica, “è destituito di qualsiasi fondamento, perché le classi con un numero di alunni pari o superiore a 30 sono appena lo 0,4% del totale. Il sovraffollamento riguarda prevalentemente la scuola secondaria di secondo grado e si lega soprattutto alle scelte e alle preferenze delle famiglie per alcuni istituti e sezioni”. (La Repubblica, sabato 22 gennaio 2011). Coraggiosa la ministro: getta la colpa sulle famiglie. Sprezzante: ammesso e non concesso che i numeri che dà siano giusti, lo 0,4% corrisponde a 50.000 figlioli e figliole nostri che per lei sono zero. Però parlare di “classi pollaio” è molto scortese: mica è una gallina, la Gelmini.
Il quasi baciamano del Berlusconi al Vendola.
(su) Nicola “Nichi” Vendola: Non credo che Vendola sia l’Obama della politica italiana. Magari il Garcia Lorca, con quel suo linguaggio immaginifico e a volte barocco che piace. Ma io propongo un altro linguaggio, perché al prossimo giro penso che sia da offrire al Paese qualcuno di cui fidarsi e non qualcuno da cui essere incantato.
(Pier Luigi Bersani, La Repubblica, sabato 22 gennaio 2011).
Gero Grassi (fioroniano): Noi non siamo il Pd di Bersani, noi siamo alternativi a questo vertice.
(La Repubblica, sabato 22 gennaio 2011).
Piero Ostellino: Una donna che sia consapevole di essere seduta sulla propria fortuna e ne faccia ― diciamo così ― partecipe chi può concretarla non è automaticamente una prostituta. Il mondo è pieno di ragazze che si concedono al professore per goderne l’indulgenza all’esame, o al capoufficio per fare carriera. Avere trasformato in prostitute le ragazze che frequentavano casa Berlusconi non è stata (solo) un’operazione giudiziaria, bensì (anche) una violazione della dignità delle donne la cui colpa era quella di aver fatto, eventualmente, uso del proprio corpo. (La Repubblica, sabato 22 gennaio 2011). Il padrone un po’ si vergogna, tant’è vero che nega. Il lacchè, invece, esibisce senza pudore (come certe scimmie, ignare di quanto sia mostruoso il loro posteriore deforme e arrossato) la volgarità con cui spera di compiacere il padrone e fare la propria fortuna presso di lui.
Guasticchi e Paglia.
(su) Marco Guasticchi: “Mi sento come Don Camillo alle prese con tanti Peppone”. Marco Guasticchi, presidente della provincia di Perugia, pd, componente ex Margherita e, tiene a precisare, “cattolico ma non baciapile”, è al centro di una furiosa polemica a causa di una sua proposta di modifica dello statuto provinciale, nel quale desidera inserire un riferimento al movimento francescano e benedettino, a san Francesco d’Assisi e a san Benedetto da Norcia. Ma né gli esponenti locali di Rifondazione comunista né l’ala bersaniana del Pd umbro approvano. Il Don Camillo perugino, però, sostenuto dal vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia, non demorde. E la modifica è al vaglio del Consiglio provinciale. (Il Venerdì di Repubblica, venerdì 21 gennaio 2011).
Fuori dal Pd i berluscìsti, i fondamentaliberisti e i fondamentalisti cristiani! Pd libero!
(Dal sito Segnalazioni).
Silvio Berlusconi: Vorrei fare il processo sùbito, ma con giudici super partes e non con pm che vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica... È stata messa in atto un’operazione degna della lotta contro la mafia e la camorra... Le perquisizioni nei confronti delle ragazze sono state compiute con il più totale disprezzo della dignità della loro persona e della loro intimità. Sono state maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spogliarsi, perquisite corporalmente, fotografati tutti i vestiti, sequestrati soldi, carte di credito, gioielli, telefoni, computer... Tutto questo potrebbe capitare a chiunque di voi... I magistrati hanno usato una procedura irrituale e violenta, indegna di uno Stato di diritto, che non può rimanere senza un’adeguata punizione... La ragazza ha dichiarato agli avvocati e a tutti i giornali che mai ha avuto rapporti sessuali con me e che si è presentata come egiziana ventiquattrenne... Non c’è stata alcuna concussione, non c’è stata induzione alla prostituzione, meno che meno di minorenni... Né c’è stato nulla di cui mi debba vergognare... Il governo continuerà a lavorare e il Parlamento farà le riforme necessarie per garantire che qualche magistrato non possa più cercare di far fuori illegittimamente chi è stato eletto.
(La Repubblica, giovedì 20 gennaio 2011).
Dedichiamo questa immagine, e il consiglio di rivedere Nastassja Kinski in Paris, Texas, di Wim Wenders (1984),
a chi proprio non arriva a immaginare la tragedia che è nell’infanzia e in tutta la vita di un essere umano che si prostituisce.
(su) Silvio Berlusconi: Cerco un senso a tutto quello che sta accadendo ma non riesco a trovarlo. Abusata a dieci anni cresci in compagnia soltanto della rabbia che non ti abbandona mai. Non c’è molto da dire tranne quello che vivo. Donne che vendono il loro corpo e che non sanno di aver venduto insieme a lui anche l’anima. Uomini italiani che pensano che quello è l’unico lavoro che spetta a noi donne. Una signora matura che dice: “Berlusconi? Sì, è vero, ne ha combinate tante, però... che dire... mi è simpatico”. Ripenso alla reazione dei miei familiari quando gli ho detto di essere stata abusata: “Ehhh... tutto qua?” Lo scenario che porta l’Italia a essere governata da una simile persona non si è costruito in pochi anni. Nasce e cresce a causa di un certo tipo di cultura molto ben radicata nelle persone comuni. (Lettera firmata a La Repubblica di giovedì 20 gennaio 2011).
(su) Silvio Berlusconi: Un’idea insopportabile e indecente di questo Paese; sta accadendo una delle cose più tristi, e cioè che donne e mazzette diventano sinonimi e che il corpo delle donne è trasformato in strumento di corruzione. Noi donne dobbiamo indignarci, perché troppi uomini stanno zitti. In pubblico c’è la famiglia, nel privato il mercimonio. (Susanna Camusso, La Repubblica, giovedì 20 gennaio 2011).
Mariastella Gelmini: Però lui fa anche tanta beneficenza... (La Repubblica, giovedì 20 gennaio 2011).
Forse c’è del miele perfino nella Gelmini, chissà... Se non altro, per accrescere gli ascolti in certe fasce orarie.
(su) Mariastella Gelmini: L’altra sera a Porta a porta Bruno Vespa è dovuto intervenire di persona per far notare a Mariastella Gelmini che nella sua cantilena monocorde a favore del premier le stava sfuggendo di tutto, compreso il fatto che non c’è niente di male in una villa di Arcore aperta e disponibile a chiunque si presenti al cancello (e che ha parlato, spericolatamente, di “cene da Berlusconi in cui si è discusso della salvezza dell’Alitalia”. (La Repubblica, giovedì 20 gennaio 2011). Il Vespa, conoscendo i suoi telespettatori-polli, sa bene come tenere svegli fino all’una di notte berluscìsti e leghini poco propensi a raggiungere le mogli nei letti coniugali ma tuttavia bramosi, davanti alla tv, di distrazioni piccanti. E certo ricorda, il Vespa, i lanci d’agenzia che accompagnarono i primi mesi da ministro dell’avvocatessa di Reggio Calabria. La quale, per sua recente ammissione, frequenta Arcore da quando aveva 21 anni, ma nel 2008, stando a quanto riferì il Venerdì di Repubblica, aveva invece dichiarato: “Sì, fu Giacomo Tiraboschi, addetto al verde di villa Berlusconi, ad Arcore, a presentarmi al Cavaliere nel maggio 2005. Ma ovviamente lui è qualcosa di più di un semplice giardiniere. Fa anche il produttore televisivo.” Dunque, come stanno le cose? Quando ha conosciuto il Berlusconi la signora Mariastella Gelmini? Nel 2005, a 32 anni, come dichiarò nel 2008, o nel 1994, a 21, come dichiara nel 2011? Conosceva il Berlusconi da tre anni o da quattordici nel 2008, allorché, incontrandolo per via, era da lui salutata al grido di “guarda come sei bella: sembri una bambina!”? Lo conosceva solo da quattro anni o da quindici nell’agosto del 2009, quando sulla rivista francese Nouvel Observateur si poté leggere che “con lo scorrere delle rivelazioni, l’ipotesi di un’infiltrazione della mafia russa al vertice dello Stato italiano prende consistenza”, (...) e che “rischia di alimentare ancor più lo scandalo un ipotetico nastro nel quale Mara Carfagna (“amante quasi ufficiale”) e Mariastella Gelmini (le due sono definite “bimbe”, nel senso americano del termine) addirittura “s’interrogherebbero reciprocamente per sapere come «soddisfare» al meglio il primo ministro, evocando le iniezioni che deve farsi fare prima di ogni rapporto”...? Tutto ciò, chi lo ha dimenticato? Ed ecco, dunque, che per una parte di quelli che fanno le ore piccole davanti alla tv può essere “eccitante” veder la Gelmini difendere il Berlusconi dall’accusa di essere coinvolto in un caso di prostituzione minorile.
Umberto Bossi: L’hanno massacrato. Non si è mai sentito un presidente del Consiglio massacrato in quel modo. Pensate se agli uomini non piacessero le donne... (La Repubblica, giovedì 20 gennaio 2011). Per il portatore in capo di moccichino verde sono “uomini” anche quelli che per fare “sesso” pagano minorenni scappate da casa?
Fosse la volta che il Formigoni riesce a finire sul Times...
(su) Roberto Formigoni: Firme false per far entrare Nicole Minetti, l’ex igienista dentale preferita da Silvio Berlusconi, che fu imposta dal premier nel listino che sosteneva il governatore lombardo alle ultime elezioni regionali. La nuova denuncia dei Radicali, che ieri hanno consegnato altri documenti al procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, che sta indagando per falso materiale e ideologico su circa cinquecento firme a sostegno della lista di Formigoni, irrompe nel pieno della vicenda Ruby e scuote il Consiglio regionale della Lombardia... Furono Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e Roberto Formigoni a decidere, in un vertice che si tenne a villa San Martino, di far correre la Minetti. Il premier impose di mettere l’ex igienista dentale e il suo fisioterapista di fiducia, Giorgio Puricelli, ai primi posti del listino per garantire a entrambi l’elezione. I candidati della Lega Nord scivolarono nei secondi otto e non furono eletti. Ma soprattutto si dovettero raccogliere di nuovo e in tutta fretta le firme a sostegno della lista Per la Lombardia, dato che il giorno dopo, sabato 28 febbraio, scadeva il termine per la consegna all’ufficio elettorale presso la Corte d’Appello di Milano. (La Repubblica, giovedì 20 gennaio 2011).
Dussin
Luciano Dussin (portatore di moccichino verde deputato): Le regioni meridionali, o spendono con criterio gli aiuti che ricevono dalla Padania, o saranno abbandonate al loro destino. Continuano a gonfiare la spesa pubblica? E allora che guerra sia. Non occorre sparare, nemmeno con una carabina ad aria compressa. Si tratta di capire se la riforma federalista sarà rispettata o meno. Vediamo come andrà a finire, dopodiché, chi s’è visto s’è visto, chi ha dato ha dato, con i saluti a tutti. (La Repubblica, giovedì 20 gennaio 2011).
Donazzan e Speranzon
Elena Donazzan, Raffaele Speranzon e altri pidiellìni e portatori di moccichini verdi: “Non chiediamo nessun rogo di libri, intendiamoci. Semplicemente inviteremo tutte le scuole del Veneto a non adottare, far leggere o conservare nelle biblioteche i testi diseducativi degli autori che hanno firmato l’appello a favore di Cesare Battisti,” dice l’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan, trentanove anni, di Bassano del Grappa, pidiellìna fervente cattolica, con alle spalle una militanza nel Fronte della gioventù e un passaggio in Aènne. “Un boicottaggio civile è il minimo che si possa chiedere davanti a intellettuali che vorrebbero l’impunità di un condannato per crimini aberranti,” sbotta, annunciando una lettera a tutti i presidi. La sua crociata arriva dopo la “sparata” dell’assessore alla Cultura della provincia di Venezia, Raffaele Speranzon, che aveva detto: “Via quegli autori dalle biblioteche pubbliche”. Intanto casi di censura leghìsta, strisciante o esplicita, vengono denunciati da alcuni bibliotecari veneti. A venire sconsigliati sono (soprattutto) i libri di Roberto Saviano. (La Repubblica, giovedì 20 gennaio 2011).
(su) Roberto Maroni e Gianni Letta: Nessuno li ha citati per nome, ma davanti al Cavaliere è stato pronunciato questo j’accuse: “È mai possibile che la polizia abbia tenuto sotto osservazione il presidente del Consiglio e nessuno al governo ne abbia avuto il minimo sentore? Eppure i servizi segreti dipendono da Palazzo Chigi e la polizia risponde al Viminale. È tempo di finirla con le nomine bipartisan, dobbiamo sùbito mettere gente fidata negli apparati”.
(La Repubblica, mercoledì 19 gennaio 2011).
Sergio Marchionne: Vede, io sono convinto che le nostre ragioni sono ottime. Ma non sono riuscito a farle diventare ragioni di tutti. Mi sembrava chiaro: io, lavoratore, posso fare di più se mi impegno di più, guadagnando di più. E invece ha preso spazio la tesi opposta, l’entitlement, e cioè il diritto semplicemente ad avere, senza condividere il rischio. Ma questo va bene per uno statale, non per un’azienda privata che deve lottare sul mercato. (...) Eravamo sopra una torre di Babele. Io parlavo una lingua, loro un’altra. Tutti facevamo riferimento alla realtà: ma io alla realtà di oggi, così com’è nel mondo globale, la Fiom alla realtà del passato, quella che si è trascinata fin qui impantanandoci fino al collo, come Italia. (La Repubblica, martedì 18 gennaio 2011). Gli “statali” sarebbero persone che vogliono “semplicemente avere”, la “realtà di oggi, così com’è nel mondo globale,” sarebbe immodificabile, la “realtà del passato”, cioè i Diritti fondamentali degli Esseri umani, sarebbero “un pantano”. Sarà consapevole o no, il Marchionne, della volgarità e della violenza del suo dire?
Mariastella Gelmini. Nel 1994 aveva 21 anni.
Mariastella Gelmini: Collaboro con Berlusconi dal ’94, ho frequentato molto spesso Arcore, non è che Berlusconi sia dedito ai sollazzi. Lavora quindici ore al giorno, io ho partecipato a cene di lavoro, questa è la vita di Berlusconi. Tutto il resto è una falsità. Ho trovato tutto quello che si è detto ridicolo e inverosimile, immaginare che in queste cene accada chissà che cosa! Voglio ricordare quanti soldi Berlusconi dà in beneficenza, io stessa gli ho visto firmare degli assegni per chi ha bisogno del dentista o per i figli. Berlusconi è ricco ma non è avaro, non tiene i soldi per sé.
(L’Unità, martedì 18 gennaio 2011).
Stanno venendo a prenderlo?
Emilio Fede: Se una sola delle cose che mi attribuiscono si rivelasse vera, mi dimetto dal Tg4. Ma fate attenzione, perché gli scheletri nell’armadio ce l’hanno tutti. (La Repubblica, martedì 18 gennaio 2011).
Silvio Berlusconi: Alcuni noti pm di Milano hanno effettuato una gravissima intromissione nella mia vita privata... Inaccettabile... Ancora una volta la giustizia è stata piegata a finalità politiche con volontà persecutoria nei miei confronti... Non è piaciuta la fiducia del 14 dicembre e la decisione della Consulta... Contro la legge... umiliando... schedando... Le accuse che hanno formulato nei miei confronti sono infondate e risibili... Assurdo anche soltanto pensare che io abbia pagato per avere rapporti con una donna, è una cosa che non mi è mai successa una volta nella vita e che considererei degradante per la mia dignità... La persona minorenne afferma di essersi presentata a tutti come ventiquattrenne, fatto avvalorato da numerosissimi testi... Nessuno può essere rimasto turbato da quelle serate. Tutto si è sempre svolto in modo elegante, senza nessuna implicazione sessuale... Mi piace circondarmi di giovani... So quanto sia difficile affermarsi, per un giovane... Ho aiutato centinaia di persone... mai in cambio di qualcosa... Certe frasi pronunciate al telefono in tono scherzoso sono diverse quando vengono lette sulla stampa. E poi nelle conversazioni private, tra amici, ci si vanta per gioco di cose mai accadute o si danno giudizi superficiali per amore della battuta... Quello che i cittadini fanno nelle mura domestiche riguarda solo loro: un principio valido per tutti, anche per me... Da quando mi sono separato ho avuto uno stabile rapporto di affetto con una persona che era assai spesso con me anche in quelle serate e che certo non avrebbe consentito che accadessero, a cena o nei dopo cena, gli assurdi fatti che certi giornali hanno ipotizzato... Non si può andare avanti così... immediatamente... riforma della giustizia. (La Repubblica, lunedì 17 gennaio 2011).
(su) Silvio Berlusconi: Se per tenere a bada la sinistra, i maneggioni e gli spreconi debbo pagare il prezzo di un capo di governo che tocca il sedere alle signore, non ho esitazioni: meglio un vecchio porco di tanti giovani ipocriti tipo Fini. (Maurizio Belpietro citato da La Repubblica di lunedì 17 gennaio 2011). Com’è ridotto, povero Berlusconi: al punto che chiamarlo vecchio porco non è un’offesa, ma una difesa.
(su) Sergio Marchionne, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Sergio Chiamparino: Nel testo dell’accordo Fiat ci sono punti che toccano diritti indisponibili, come le limitazioni allo sciopero, sui quali si può ricorrere fino alla Corte Costituzionale. Valuteremo il ricorso alla magistratura, e lo faremo per ciò che riterremo opportuno: una clausola che impedisce a un lavoratore di partecipare a uno sciopero è un tema che sicuramente arriva sino alla Corte Costituzionale: siamo di fronte a diritti che non sono disponibili né a un’impresa né a un sindacato.
(Susanna Camusso, La Repubblica, lunedì 17 gennaio 2011).
Franco Frattini: Faccio l’esempio di Gheddafi. Ha realizzato la riforma dei congressi provinciali del popolo: distretto per distretto si riuniscono assemblee di tribù e potentati locali, discutono e avanzano richieste al governo e al leader. Cercando una via tra un sistema parlamentare, che non è quello che abbiamo in testa noi, e uno in cui lo sfogatoio della base popolare non esisteva, come in Tunisia. Ogni settimana Gheddafi va lì e ascolta. Per me sono segnali positivi. (intervista del 17 gennaio citata da La Repubblica di sabato 26 marzo 2011).
Da L’Unità di lunedì 17 gennaio 2011.
(su) Sergio Marchionne, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Sergio Chiamparino: Marchionne non è un buon manager. Ha diviso una comunità sofferente che ha di fronte a sé un anno e più di cassa a 800 euro al mese. Un signore molto ricco ha giocato con le loro vite e li ha divisi. Per realizzare una cosa irrealizzabile. Gli addetti di Mirafiori sono troppo vecchi, mantenere i ritmi previsti dall’accordo non è come viaggiare in jet da Torino a Detroit: è logorante. Sarebbe duro da realizzare anche per ventenni. In questo piano c’è più la prepotenza gratuita che la risposta a esigenze reali. I sindacati che hanno firmato ne escono male. L’impressione è che rimarranno in fabbrica, ma non staranno più nella testa degli operai come loro tutori. Mentre la Fiom, pur stando fuori, rimarrà nella loro testa come l’unico sindacato che tutela, anche in quelli che hanno votato sì. Fim, Uilm e Fismic sono diventati i guardiani: se qualcuno violerà le regole, le prime a rimetterci saranno loro. Saranno la longa manus dell’azienda. E la politica, compreso chi ha responsabilità istituzionali, ha scaricato la scelta sugli operai. Come l’entomologo che guarda le formiche. Il rapporto tra Marchionne e i 5.000 delle Carrozzerie non è una cosa privata, riguarda la città e il Paese. La politica ha fatto harakiri. (Marco Revelli su La Repubblica di domenica 16 gennaio 2011).
Silvio Berlusconi: In diciassette anni di accanita persecuzione, mai erano arrivati a stravolgere in modo così inverosimile e grottesco la realtà dei fatti, le garanzie costituzionali e lo Stato di diritto. Il fango ricadrà su chi utilizza la giustizia come arma politica. Nonostante un imponente apparato investigativo, degno di ben altro tipo di indagine e avviato a dispetto di una palese incompetenza, hanno raccolto solo chiacchiere di nessuna rilevanza penale. Sono stati intercettati tutti coloro che hanno osato varcare il cancello di Arcore, come se essere ospiti del presidente del Consiglio costituisca di per sé un grave indizio di reato. Un teorema costruito appositamente per gettare fango sulla mia persona e sul mio ruolo istituzionale ed eliminarmi dalla scena politica.
(La Repubblica, domenica 16 gennaio 2011).
(su) Silvio Berlusconi: A spiega alle sue amiche (e infine ai pm) quanto quell’uomo sia “malato”. Di come ogni parola, ogni gesto, lo stesso sguardo, durante quelle serate “imbarazzanti”, abbiano più a che fare con un girone infernale che con un magnifico eden del piacere. (...) Chi ha letto le carte usa queste parole: “Alcune scene oscillano tra lo squallore e l’orrore”. (...) Chi ha letto le carte sostiene che c’è qualcuna che è stata terrorizzata da questa atmosfera cupa, dispotica non nelle parole, sempre gentili, ma nei gesti, nei comportamenti, nei desideri, nell’umiliante sottomissione che ne è il frutto. “Sono donne giovanissime, venti, ventidue anni”, racconta una fonte vicina all’inchiesta. “Molte di loro non hanno avuto una vita felice, costrette come sono al mestiere, anzi involgarite dal mestiere, eppure tra di loro c’è chi, dopo quelle cerimonie, dopo essere stata coinvolta in serate via via più incandescenti, non ne ha voluto più sapere di tornare, era sbigottita, come preda di un malessere”.
(Piero Colaprico e Giuseppe D’Avanzo, La Repubblica, domenica 16 gennaio 2011).
(su) Silvio Berlusconi: Una minorenne, com’era Ruby al momento dei fatti su cui si indaga, dovrebbe andare a scuola e non a cena, per così dire, da vecchi ricconi. Non dovrebbe girare con migliaia di euro in tasca. Non dovrebbe essere buttata fuori dalla Questura per poi essere, un’ora dopo, riconsegnata a una prostituta. Perché una minorenne è una minorenne, a prescindere dal fisico che ha e da quello che ha in testa. E dunque va tutelata. In questo momento noi ci vergogniamo davanti al mondo. E se sopportiamo anche questo, il mondo fa bene a vergognarsi di noi.
(Pier Luigi Bersani, La Repubblica, domenica 16 gennaio 2011).
Serata ad Arcore (dal Corriere della Sera del 28 gennaio 2011).
(di) e (su) Silvio Berlusconi: L’inchiesta per concussione e prostituzione minorile, la convocazione immediata in procura, il rischio di finire in giudizio immediato sono la conferma che i magistrati puntano a “sovvertire la democrazia”, oltre a essere “invidiosi”. Giustizia “a orologeria”, che scatta dopo il pronunciamento della Consulta. Silvio Berlusconi annuncia che andrà a difendersi in tribunale (come gli impone la legge, ora che lo scudo è stato dimezzato) ma il messaggio audio serale al sito dei Promotori della libertà diventa soprattutto la trincea per un nuovo affondo a tutto campo: “La sinistra e i suoi giudici vogliono farmi fuori con ogni mezzo per raggiungere il potere”. Poche ore prima, con la telefonata a Mattino5, aveva commentato la sentenza della Corte Costituzionale (“Non me l’aspettavo diversa, non è stato demolito l’impianto del legittimo impedimento”). Ma nel pomeriggio muta lo scenario. Il Cavaliere è costretto a riprendere la parola, via web, e abbozzare una difesa sullo scandalo Ruby che diventa una nuova grana giudiziaria: “Mi aspettavo che dopo la sentenza della Consulta attendessero almeno una settimana. Invece i pm di Milano non hanno resistito e la sera stessa mi hanno mandato il loro biglietto d’auguri per il nuovo anno e per l’occasione si sono inventati il reato di cena privata a casa del presidente”, dice Berlusconi. “Ho dedotto che sono invidiosi e che mi fanno i dispetti per non essere stati invitati. Però ci sono delle persone contente, sono i miei avvocati: con me non gli mancherà mai il lavoro”. Ma l’ironia dura un istante. Poi torna allo spartito di sempre: “Si è superato ogni limite, e alcuni magistrati, che non potrebbero neppure indagare per ragioni di competenza, stanno tentando di sovvertire le regole fondamentali della democrazia”. Conosce bene i dettagli dell’inchiesta. Sa che la presenza di Ruby ad Arcore per sei giorni è stata scandagliata grazie ai movimenti del cellulare. E rincara: “Ad alcune persone è bastato venire una volta a cena nella casa del presidente del Consiglio per avere il proprio cellulare controllato per mesi, prim’ancora che fosse iniziata l’indagine nei miei confronti. Come al solito tutto finirà sui giornali, che grideranno allo scandalo seminando veleno e fango. Una intromissione nella mia vita privata che dimostra la necessità di intervenire con urgenza per evitare che certi magistrati possano impunemente violare la privacy”. (La Repubblica, sabato 15 gennaio 2011).
Mariastella Gelmini (su Silvio Berlusconi): Il premier è oggetto di persecuzione. (La Repubblica, 15 gennaio 2011).
Due aspetti di Gaetano Quagliariello.
Gaetano Quagliariello (su Silvio Berlusconi): I soliti noti colpiscono ancora, e ancora una volta l’audacia del colpo è a dir poco spudorata. Chiarito infatti che la Procura di Milano non ha nulla a che fare né per territorio né per giurisdizione con le vicende tra l’assurdo e il ridicolo che occupano le cronache odierne, è evidente che l’unica competenza di alcuni pm è quella di attaccare il presidente Berlusconi. Aspetto di vedere i preservativi, in questo caso. Non credo che abbiano prove inoppugnabili. (L’Unità, sabato 15 gennaio 2011). Il Quagliariello ce l’ha col suo capo? Non si rende conto che qualcuno potrebbe averli conservati per ricordo?
Sergio Chiamparino (su Marchionne e la Fiat): Se alla fine prevarranno i sì, sarà una vittoria di tutti i lavoratori, anche di quelli che hanno votato no. Traduzione: carta vince carta perde carta che vince vince carta che perde vince, venghino signori! Se vince il no, sarà molto difficile. Sarà come entrare in un tunnel, in una galleria molto lunga. Sarà complicato trovare l’interruttore per accendere la luce e individuare la via d’uscita. Questa, che al momento considero solo un’ipotesi, spero molto remota, mi crea una situazione di ansia... La vittoria del no sarebbe una cattiva notizia, entreremmo in una fase oscura. Sarebbe sùbito necessario un incontro delle istituzioni locali con il governo per riprendere in mano la situazione. Traduzione: se vince il no, meno male che Silvio c’è!
(La Repubblica, sabato 15 gennaio 2011).
(su) Gianluigi De Palo (nuovo assessore alla Scuola e Famiglia del Comune di Roma): Sarà il primo assessore che tutto l’anno camminerà nelle stanze del Campidoglio armato di un bel paio di sandali. Anche in completo scuro, come si addice, ma con ai piedi la calzatura francescana. Gianluigi De Palo, che si occuperà di Scuola e Famiglia, non ha rinunciato al suo look preferito nemmeno in Vaticano, e c’è da dubitare che lo faccia in Comune. Tutto verrebbe da un voto: indossare i sandali come san Francesco fino a quando non ci sarà pace in Terra Santa. Un fioretto, come lo chiama, iniziato nel 2002 a Gerusalemme. Una moglie, Maria Chiara, tre figli, nato a Roma il 16 settembre 1976, De Palo, vicinissimo al cardinale Ruini, è stato eletto per la prima volta presidente delle Acli di Roma nel 2005, per essere poi riconfermato nel 2008. Presidente del Forum delle famiglie del Lazio, dopo aver collaborato all’organizzazione della Giornata mondiale della gioventù nell’anno del Giubileo, si è interessato a lungo di temi legati alle missioni, recandosi in Mozambico, Tanzania e Palestina. Giornalista pubblicista e scrittore, collabora con Avvenire. Ha detto Alemanno: “È una persona proveniente dalla società civile, non è schierato. Anzi: alle scorse elezioni ha votato per Rutelli”. (La Repubblica, sabato 15 gennaio 2011). E nella giunta Alemanno che farà il De Palo di bello? Il palo?
Silvio Berlusconi e il berluscìsmo secondo L’Unità di venerdì 14 gennaio 2011.
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(su) Silvio Berlusconi: Berlusconi non ha alcuna intenzione di difendere la sua onorabilità nel solo luogo appropriato, l’aula del tribunale. In quel luogo, e in modo definitivo con la sentenza Mills, è stato documentato che egli è un corruttore, un bugiardo e uno spergiuro anche quando fa voto della testa di figli e nipoti. Un uomo, con un’altra idea della dignità personale e della responsabilità pubblica, filerebbe in quell’aula per dimostrare la sua correttezza e onestà. Non Berlusconi, che si è fatto politico per scampare, e non è un mistero, da un passato di malaffare, e come corruttore, bugiardo e spergiuro pretende di essere accettato dal Paese. (...) Una magistratura che il Cavaliere vorrà rappresentare come nemica del popolo, della democrazia, dell’Italia, come appunto pare che si chiamerà il suo nuovo partito. Se sei contro l’Italia (partito), sei contro l’Italia (nazione). “Quando si avoca a sé la piena rappresentatività della comunità nazionale e si disconosce la legittima cittadinanza dell’altro in quanto anti-nazionale è guerra civile,” sostiene Marco Rovelli. Si può anche non sapere se ci attenda davvero una moderna “guerra civile”, certo è che Berlusconi sta preparando, a partire dai suoi contrasti con la giustizia, qualcosa di molto simile.
(Giuseppe D’Avanzo su La Repubblica di venerdì 14 gennaio 2011).
(su) Sergio Marchionne, Maurizio Sacconi, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, Piero Fassino, Sergio Chiamparino, Matteo Renzi e tutto il berluscismo: Domande ineludibili, non “ideologiche”: chi ha accettato di pagare un presunto salvataggio di posti di lavoro a suon di turni di notte e straordinari incontrollati, mensa a fine turno, pause e indennità malattia decurtate, rinuncia al diritto di sciopero e di rappresentanza sindacale democraticamente eletta, cosa firmerà la prossima volta? E se il prezzo per ottenere un investimento in Italia fosse chiedere alle lavoratrici di rinunciare alla maternità, che non è garantita né negli Stati Uniti né in Cina? Non lo abbiamo già visto nella crisi finanziaria globale, quali risultati può portare dare mano libera alle imprese? Sono quesiti che riguardano tutti. Dalle risposte che daremo dipenderà il futuro del nostro Paese. (Chiara Ingrao a La Repubblica del 14 gennaio 2011). Da confrontare con la missiva di Stefania Craxi di pochi giorni fa sullo stesso argomento: altre figlie, altri padri.
(su) Mariastella Gelmini: Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini tenta ora l’affondo sul Cnr, il più grande ente di ricerca italiano. “Si ritiene opportuno che la nomina del direttore generale sia riservata al ministro” e “i poteri di spesa non possono che far capo al direttore generale” sono due delle clausole che la Gelmini vuole inserire nello statuto dell’ente, attualmente in discussione, insieme a quella secondo cui “è necessario esplicitare che i componenti del consiglio d’amministrazione sono nominati dal ministro”... “Finiremo per diventare una dépendance del ministero,” prevede la ricercatrice Chiara Cavallaro. “E quand’anche riuscissimo a difenderci, la pagheremmo con il taglio dei finanziamenti. Già nel 2011 il fondo ordinario sarà ridotto del 13%”. (La Repubblica, venerdì 14 gennaio 2011).
Sandro Bondi: Oggi la Consulta ha stabilito la superiorità dell’ordine giudiziario rispetto a quello democratico. Siamo di fronte al rovesciamento dei cardini della nostra Costituzione e dei princìpi fondamentali di ogni democrazia. (La Repubblica, venerdì 14 gennaio 2011).
Il Bondi, invece, è solo il rovesciamento di un proverbio: melius deficere quam abundare.
(su) e (di) Matteo Renzi: Alla fine, pare sia fruttata una bella cifra, la visita che Matteo Renzi ha fatto all’inizio di dicembre ad Arcore. Risultato: un protocollo fra il ministero dei Beni culturali e il Comune fiorentino, firmato ierri mattina, per valorizzare il patrimonio e l’offerta culturale della città, e che tra l’altro reinveste su Firenze il 20% degli introiti che derivano dai biglietti d’ingresso ai musei. Se l’esito è questo “chiederò di essere ricevuto ad Arcore una volta al mese”, anzi, “se funziona così, fisso già quella di gennaio,” ha dichiarato Renzi. (L’Unità, venerdì 14 gennaio 2011). Vada, vada. E se incontra minorenni sparite da casa e intente a incassare laute cifre anche loro, che farà? Per amore di Firenze ingoierà (il rospo) anche lui?
Nicola “Nichi” Vendola: A Zalone risponderei come lui risponde al bimbo: tu da me che cazzo vuoi? (La Repubblica, venerdì 14 gennaio 2011). L’editto bulgaro punto 2, versione “di sinistra”?
Giuseppe “Beppe” Fioroni: Vogliono cacciarci dal Pd come ha fatto Berlusconi con Fini! (La Repubblica, venerdì 14 gennaio 2011). Sì! Fuori dal Pd i berluscìsti, i fondamentaliberisti e i fondamentalisti cristiani! Pd libero!
(su) l’Italia di questi begli anni (1): Il console Usa: la camorra importa cibi avvelenati.
(Titolo de La Repubblica di venerdì 14 gennaio 2011).
(su) l’Italia di questi begli anni (2): Operazioni inutili a Ragusa, arrestato primario. Shock in ospedale. L’accusa: asportava organi sani per far salire il costo degli interventi. (Titolo de La Repubblica di venerdì 14 gennaio 2011). Notizia deprimente? Il berluscìsmo abolirà le intercettazioni e queste brutte cose non le verremo più a sapere.
Cartelli di protesta a Berlino (da La Repubblica di giovedì 13 gennaio 2011).
(su) Silvio Berlusconi: È una Repubblica senza futuro e in pericolo quella in cui un uomo che governa il Paese e vuole diventare Capo dello Stato può essere apostrofato legittimamente da chiunque come un bugiardo, uno spergiuro, un corruttore. (Giuseppe D’Avanzo su La Repubblica di giovedì 13 gennaio 2011).
Fatti l’uno per l’altro come Giovanni Agnelli e Benito Mussolini.
Silvio Berlusconi: Noi riteniamo assolutamente positivo lo sviluppo che sta avendo la vicenda della Fiat, con la possibilità di un accordo tra le forze sindacali e l’azienda nella direzione di una maggiore flessibilità dei rapporti di lavoro, una direzione molto positiva. Ove questo non dovesse accadere, ovviamente le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi in altri paesi. Ci auguriamo che la vicenda possa avere un esito positivo. (Su) Silvio Berlusconi: Non conosco nessun presidente del Consiglio di nessun altro Paese che dice questo. Che dice che il più grande gruppo industriale di quel Paese farebbe bene ad andarsene. Non conosco un presidente del Consiglio di nessun altro Paese che non pensi e non sappia che prima di tutto viene il lavoro del suo Paese. Mi piacerebbe che il mondo delle imprese e della politica oggi dicesse che, se questa è la sua idea del Paese, è meglio che se ne vada (Susanna Camusso, segretario della Cgil, La Repubblica, giovedì 13 gennaio 2011). Con tutto il rispetto per Camusso, ha indorato la pillola. Il berluscìsta in capo non ha detto il più grande gruppo industriale del Paese; ha detto: le imprese e gli imprenditori. Cioè: tutte le imprese e tutti gli imprenditori. Il berluscìsta in capo ha invitato l’intera imprenditoria italiana a minacciare e ricattare i Lavoratori.
Piero Fassino, Sergio Chiamparino e Matteo Renzi visti da Staino su L’Unità di giovedì 13 gennaio 2011.
(su) Giulio Tremonti e Mariastella Gelmini: Addio al tempo pieno nelle scuole, alle medie resiste una classe su cinque. Crollo dopo i tagli della Gelmini. E i genitori protestano. (Titolo de La Repubblica di giovedì 13 gennaio 2011).
Scusandoci per l’accostamento, Gelmini e Rodotà.
(su) Mariastella Gelmini: Difficile vedere uno spaccato della politica italiana più eloquente di quello andato in onda nell’ultimo Ballarò. Da un lato un vecchio servitore dello Stato, nonché giurista di alto profilo, Stefano Rodotà, che cercava di illustrare nel dettaglio la questione del legittimo impedimento, all’esame della Consulta. Dall’altro due giovani leader del centrodestra, Gelmini e Cota, insofferenti nei confronti di un puntiglio intellettuale non alla loro portata e soprattutto inconciliabile con il loro bisogno di semplificare, e ridurre ogni questione alla proficua banalità con Berlusconi - contro Berlusconi, ovvero, si capisce, con la gente - contro la gente. In particolare Gelmini (che è ministro dell’Istruzione, vedete un po’...) pareva strutturalmente incapace di affrontare un’analisi anche sommaria dei fatti, e cioè del motivo stesso del contendere; e continuava ad accusare di antiberlusconismo un Rodotà sempre più spossato, e incredulo, ecc. ecc. (Michele Serra su La Repubblica di giovedì 13 gennaio 2011). Con il massimo rispetto per il professor Rodotà, che stimiamo e forse addirittura veneriamo, se l’è voluta. Parteciperebbe al Grande Fratello? Entrerebbe in una teca di vetro piena di scarafaggi o di vermi come certe signorine in certe trasmissioni televisive? Certo che no, inorridirebbe al solo pensiero. E allora, e a maggior ragione, perché trascura di proteggere la propria immagine fino al punto di lasciarsi sorprendere da milioni di telespettatori a tu per tu con certi individui? E il Serra come fa a non capire che è questo il punto? Cioè che dovremmo esser noi i primi, e per primi i migliori di noi, a dar prova della dignità, dell’indignazione e del disgusto di cui altri non sono più capaci?
(su) Sergio Marchionne: Saprà misurare le auto, Marchionne, ma non sa misurare le parole. Il suo tono è inaccettabile. Stiamo ancora aspettando che dica come e dove vuole investire i 20 miliardi promessi. E mi farebbe piacere sapere in quale modo sono state utilizzate le risorse pubbliche finite al centro ricerche della Fiat: il poco dei fondi destinati dallo Stato alla ricerca finisce in primo luogo al settore aerospaziale, ma subito dopo viene l’ufficio progetti della Fiat. Eppure l’innovazione dell’azienda sembra ferma al palo. E comunque resta uno scandalo l’assenza del governo. Il ministro ha un potere insindacabile. Se convoca le parti al tavolo, c’è l’obbligo di andare. Si può essere olandesi, cinesi, russi, di Detroit o di Torino, ma bisogna sedersi al tavolo del governo. Ed è clamoroso che non sia successo, in una vicenda come questa. (Pier Luigi Bersani, ex ministro dell’Industria e attuale segretario del Pd, La Repubblica, mercoledì 12 gennaio 2011).
Matteo Renzi, detto il ciellinverdiniano e l’arcoriano: Sto con Marchionne senza se e senza ma. La Fiat tira fuori i soldi invece di chiederne e il Pd non si schiera? Io sto con chi investe. (La Repubblica, mercoledì 12 gennaio 2011). Cioè stai con chi ha più soldi contro chi ne ha meno. E se poi ti invita in villa (cfr. qui, qui e qui) ci stai ancora meglio.
Gianfranco Fini: Marchionne è il segno di quanto l’Italia è in ritardo. Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho sentito il segretario della Cisl Bonanni dire che senza le fabbriche non ci sono nemmeno i diritti dei lavoratori. Se fossi un operaio di Mirafiori? Senza dubbio voterei per l’accordo. (La Repubblica, mercoledì 12 gennaio 2011).
Renato Brunetta: Marchionne sta copiando Brunetta. Quello che ho fatto io nella Pubblica amministrazione è esattamente quello che sta cercando di fare Marchionne nelle sue fabbriche. (La Repubblica, mercoledì 12 gennaio 2011). Solo che Sergio incontra delle difficoltà perché non è alla tua altezza, vero, Renato?
I comandamenti di papa Benedetto: I. La tua vita sessuale sono affari miei. II. La nostra vita sessuale non sono affari tuoi.
(Dal sito Segnalazioni).
Joseph Ratzinger: La libertà religiosa non è minacciata solo dalle bombe dei fondamentalisti islamici. Il diritto a professare una propria fede oggi è messo a dura prova anche da quegli Stati che promuovono per legge stili di vita contrari ai princìpi della fede; non difendono la vita nascente, ricorrendo a manipolazioni genetiche, contraccezione e aborto, o limitando il diritto dei medici all’obiezione di coscienza; e vietano la pubblica esposizione dei simboli sacri, come il Crocifisso, o cancellano le ricorrenze religiose dai calendari, rinunziando di fatto a riconoscere le proprie radici socio-culturali. Né posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione. E nelle Nazioni, specialmente in America Latina, dove si punta a imporre un insegnamento scolastico interamente monopolizzato dallo Stato, senza permettere, ad esempio alla Chiesa cattolica, di aprire proprie scuole d’accordo con le famiglie. (La Repubblica, martedì 11 gennaio 2011). Notare che non ce l’ha “solo” con i corsi di educazione sessuale, ma anche con quelli di educazione civile. Il signor Ratzinger la preferisce incivile?
Sergio Marchionne: Se c’è il 51% si chiude e si va avanti, se non vogliono si va altrove... Non voglio entrare in polemica con Landini perché non risolviamo niente, ma è completamente impossibile discutere con qualcuno che considera illegittima qualsiasi cosa che facciamo noi... Se la Fiom vuole andare in tribunale lo faccia: per noi ci sono moltissime alternative, ovunque c’è un senso di di riconoscimento per gli investimenti da noi fatti, ci hanno invitato a investire e aumentare la capacità produttiva, mentre in Europa questo è un problema. (La Repubblica, martedì 11 gennaio 2011).
Matteo Renzi, detto il ciellinverdiniano e l’arcoriano (cfr. qui, qui e qui): Io primo nella classifica dei sindaci più amati? Ma non ha vinto uno fuori linea. Perché non esiste una rotta del Pd dettata da Roma. Tanto più quando a Roma siedono dirigenti che sul territorio falliscono miseramente. Non prendo certo la linea da chi viene doppiato nelle elezioni in Sicilia... I fiorentini sono gente concreta. Gliene frega il giusto delle classifiche. Sono più interessati alle politiche per Firenze. Ai volumi zero, per esempio. Significa smettere di costruire ex novo, riusare solo gli spazi dismessi (unica idea sul da farsi espressa dal Renzi in cinque colonne d’intervista; restiamo in attesa delle altre..., n.d.r.)... Non mi interessa passare le giornate a contestare le opinioni di Bersani, anche se ci sarebbe l’imbarazzo della scelta. I rottamattori sono vivi se sono capaci di affascinare il Pd con la forza delle idee, non con il posizionamento tattico. (La Repubblica, martedì 11 gennaio 2011).
L’Alemanno ai tempi in cui il suo abbigliamento, le sue attività e i suoi camerati erano più intonati al suo aspetto.
(su) Gianni Alemanno: Roma, caos nel centrodestra: Alemanno azzera la giunta. Crolla il gradimento, pesa anche l’effetto-parentopoli. (Titolo de La Repubblica di martedì 11 gennaio 2011). Il sondaggio annuale de Il Sole 24 Ore indica Alemanno fra i sindaci meno amati d’Italia, soltanto un’incollatura davanti ai casi disperati del palermitano Cammarata e della napoletana Russo Iervolino. Da tre anni i romani assistono al bizzarro esperimento di una grande capitale governata da una curva di ultras della politica. Un pugno di ex camerati del Fronte della gioventù romano, più parenti e amici, proiettati da un destino crudele e dall’imbecillità degli avversari politici (Veltroni e Rutelli, n.d.r.) verso una missione impossibile. (Curzio Maltese su La Repubblica di martedì 11 gennaio 2011).
(su) Silvio Berlusconi: I lettori dell’Helsingin Sanomat, il principale quotidiano finlandese, hanno attribuito a Silvio Berlusconi il titolo di cafone dell’anno. Il capo del governo italiano ha battuto Tiger Woods, noto per la sua non limpida condotta coniugale, e Jonas Bergstrom, ex fidanzato di Madeleine di Svezia, scoperto con un’altra in prossimità delle nobili nozze già fissate. Berlusconi ha ottenuto un voto quasi plebiscitario nel tradizionale sondaggio che ha chiuso il 2010. (Alessandra Longo su La Repubblica di domenica 9 gennaio 2011).
(su) Natale in Sudafrica: Qualche settimana fa, per puro dovere, mi sono sorbito in una sala gremita il cinepanettone numero X: Natale in Sudafrica. Routine: intrecci da Carosello, gag gratuite, il consueto momento-merda (un topos parentiano, per i futuri esegeti), gli spot non più occulti, etc. Da anni, sgomento, mi chiedo come si possa qualificare “regista” qualcuno che sta al ritmo della commedia e alla sapienza tecnica necessaria a conseguirlo come uno studente incazzato nero sta a un black bloc infiltrato. Ma stavolta ho finalmente capito che non è questo il punto. Il punto, infatti, è la sala gremita. Quando Panariello e Ghini rischiano di essere impalati da una tribù di indigeni che sta per propiziare il rito intonando “bunga bunga”, confesso, ho sorriso. Anzi, mi sono proprio lasciato andare a uno stridulo “ih ih”. Che però è risuonato come una bomba nel silenzio. Perché la sala, che fino a circa un’ora prima aveva risposto con boati ai classici e apolitici rutti e peti (animali), di fronte a un abbozzo di (Dio mi perdoni) satira sul lider maximo, è rimasta muta. Troppo “impegno”, per il Pubblico delle Libertà.
(Filippo Mazzarella su FilmTV 1/2010, domenica 9 gennaio 2011).
Giuseppe “Beppe” Fioroni: Matteo Renzi (detto il ciellinverdiniano e l’arcoriano, cfr. qui, qui e qui) ha la mia storia, è una risorsa, questi ragazzi sono oro colato, altro che trattarli come Stalin con Trotsky... (La Repubblica, sabato 8 gennaio 2011). Come volevasi dimostrare: i rottamatori attraggono i rottami. Un po’ come la morte essi hanno, dunque, una loro (spaventosa) utilità.
Il segreto (di Pulcinella) del Vaticano
(su) la Città del Vaticano: Nunzio del paradiso celeste e gestore di un paradiso (fiscale) terrestre? L’imbarazzante accostamento ha provocato un improvviso gesto di papa Ratzinger: in una lettera apostolica il papa ha annunciato, motu proprio, la promulgazione di leggi che daranno piena esecuzione alla convenzione fra lo Stato della Città del Vaticano e l’Unione Europea del 17 dicembre 2009. Si tratta, in sostanza, di norme dirette a combattere il riciclaggio dei flussi finanziari internazionali. Da qualche tempo, l’attenzione pubblica sui segreti del Vaticano (titolo del bel libro di Corrado Augias) si è intensificata in seguito a vicende traumatiche. Come l’indagine aperta, su segnalazione della Banca d’Italia, dalla procura di Roma, su alcuni conti aperti dalla Banca vaticana, lo Ior, presso l’Unicredit, che violerebbero le norme antiriciclaggio sulla trasparenza della titolarità. Come la clamorosa rivelazione dell’Archivio Nardozzi, consigliere della Segreteria di Stato: oltre quattromila documenti riservati o segreti sulle più delicate vicende della finanza vaticana, da lui raccolti e resi pubblici per sua volontà sùbito dopo la sua morte; e compendiati in un recente libro best seller (Vaticano spa) del giornalista Gianluigi Nuzzi... Documenti che testimoniano del ruolo assunto dal Vaticano come eminente centro mondiale di evasione fiscale, di riciclaggio criminoso, di sostegno alla mafia e di corruzione politica in un contesto di materne opere di beneficenza in larghissima misura fasulle. (Giorgio Ruffolo su La Repubblica di venerdì 7 gennaio 2011).
Giulio Tremonti: La crisi non è finita. È come vivere in un videogame: vedi un mostro, lo combatti, lo vinci, sei rilassato, e invece ne compare un altro più forte del primo. Adesso diciamo che va tutto bene: ne siamo sicuri? La grande depressione del secolo scorso fu gestita usando il denaro dei contribuenti per finanziare l’economia reale, l’industria e le famiglie. Quella del nostro secolo è stata gestita usando il denaro dei contribuenti per finanziare le banche, perché sono sistemiche. Ma anche la speculazione è sistemica nelle banche. Quindi con le banche è stata salvata la speculazione. Il risultato è che siamo tornati al punto di partenza. Ma non in Italia: noi abbiamo usato pochi soldi per le banche, e sono in via di restituzione. Avevamo proposto di nazionalizzarle, le banche, ma qualcuno ha risposto: non possiamo, perché siamo socialisti. (La Repubblica, venerdì 7 gennaio 2011).
(su) Walter Veltroni, Giuseppe “Beppe” Fioroni, Paolo Gentiloni e tutti gli ...oni del Pd: Un congresso anticipato per ridefinire la strategia del Pd? Lo vadano a dire davanti ai cancelli della Fiat, li inseguiranno con i forconi. (Pier Luigi Bersani secondo La Repubblica di venerdì 7 gennaio 2011). Forconi, infatti, rima con Veltroni, con Fioroni e con Gentiloni. Bravo Bersani: fuori dal Pd i berluscìsti, i fondamentaliberisti e i fondamentalisti cristiani! Pd libero!
Ministro Travicello?
Ignazio La Russa: Ho ricevuto sùbito solo la fotografia finale, e cioè quella del cecchino isolato. La notizia dell’attacco dei Taliban non è stata ritenuta importante nelle prime ore da comunicare a me, e per questo mi sono arrabbiato con i militari quando, il 4 gennaio scorso, mi è stato riferito anche che c’era stato un conflitto a fuoco in cui Miotto è morto per aiutare un compagno. È il riflesso di un vecchio metodo di cercare di indorare la pillola della realtà dei fatti. Lo faceva forse il primo governo Berlusconi, sicuramente quello di Prodi. Io preferisco raccontare quanto succede con la massima trasparenza. (La Repubblica, venerdì 7 gennaio 2011). Se quel che dice il La Russa è vero (e chi siamo noi per dubitarne?) perfino Prodi riusciva a farsi ubbidire dai militari più di quanto ci sia riuscito, in due anni e mezzo, questo ex neofascista “tutto d’un pezzo”. Ma un pezzo de che?
Silvio Berlusconi: I comunisti esistono e come, e utilizzano i magistrati a loro vicini perché mi considerano un ostacolo da eliminare per arrivare al potere... Gli italiani non si riconoscono in questa sinistra che, temo, non cambierà mai... D’Alema in cachemire? Non è un cachemire che può cambiare il cuore e il cervello della gente. I comunisti italiani hanno sperato che bastasse cambiare il nome del partito per cancellare il passato. Hanno cambiato il nome più volte, ma il trucco non ha funzionato perché sono rimasti gli stessi di prima, con gli stessi pregiudizi, con lo stesso modo di fare politica. Si sono imborghesiti, indossano capi firmati, scarpe fatte su misura e pasteggiano a caviale e champagne... Una volta andavano nelle case del popolo; ora frequentano i salotti più chic, ma non hanno perso il vecchio vizio di mistificare la realtà e di demonizzare l'avversario e calunniarlo cercando di farlo fuori, come fanno con me... Se ho mai avuto una storia con una donna di sinistra? Mai, neppure una tresca, posso giurarlo. (La Repubblica, giovedì 6 gennaio 2011). Probabilmente perché sapeva che nemmeno con tutti i suoi miliardi sarebbe riuscito a vincere il disgusto di una donna di sinistra nei suoi confronti. E d’altra parte, donne che non sniffano come potrebbero anestetizzare il proprio disgusto, anche se per assurdo lo volessero?
Per la serie Porcellini senza le ali: Sergio Marchionne.
(su) Sergio Marchionne: Vi chiedo di dirmi di sì. Se vincono quelli che dicono no, perderete tutti. Io vinco comunque. E chi mi si oppone, anche se vince, perde. (Lidia Ravera su L’Unità di giovedì 6 gennaio 2011).
Fuori dal Pd i berluscìsti, i fondamentaliberisti e i fondamentalisti cristiani! Pd libero!
(Per la serie: vorresti chiamarti Walter Veltronne ma non c’è niente da fare: finisci sempre in ...oni, come Berlusconi).
Walter Veltroni (a proposito di Sergio Marchionne, della Fiom e della Cgil): La parola chiave del centrosinistra non può essere difendere, dev’essere cambiare. Le tradizionali relazioni industriali, tutte incentrate sul contratto nazionale di categoria, non sono in grado di “ospitare” il confronto tra le parti in modo tale da renderlo capace di fornire una risposta positiva alle esigenze di grandi e piccoli insediamenti produttivi nell’Europa del nuovo millennio. Ci vuole un contratto di lavoro costruito più a ridosso dell’organizzazione aziendale... Se a questo accordo non si giunge in tempi brevi e prefissati, non si può riconoscere a nessuno il diritto di bloccare tutto col suo veto. Si dovrebbe proporre una soluzione legislativa, come quella da tempo delineata dal disegno di legge n. 1872, presentato in Senato da 55 senatori del Pd... Una disciplina della rappresentanza sindacale deve consentire ai lavoratori di definire col voto il sindacato o la coalizione sindacale titolare della maggioranza dei consensi, stabilendo chi è in grado di firmare contratti applicati erga omnes e quindi impegnativi anche per le minoranze. (L’Unità, giovedì 6 gennaio 2011). Fuori dal Pd i berluscìsti, i fondamentaliberisti e i fondamentalisti cristiani! Pd libero!
Giuseppe “Beppe” Fioroni: Pronto alla scissione con un gruppo di Popolari? Lo nego decisamente. Ma la linea politica del Pd va riplasmata, elezioni o non elezioni. Se si va al voto rapidamente e i Democratici fanno un’alleanza con Vendola e Di Pietro, è chiaro che noi siamo in sofferenza. Un partito che incontra Landini, come fa Bersani, non ci sta bene. (La Repubblica, giovedì 6 gennaio 2011). Parla dei Democratici come se fossero qualcosa di a lui estraneo. E infatti, bel “democratico” di stampo mussoliniano è il “Beppe” Fioroni: vuol decidere lui chi il segretario del partito (eletto con una forte maggioranza da milioni di iscritti) può incontrare o non incontrare. Fuori dal Pd i berluscìsti, i fondamentaliberisti e i fondamentalisti cristiani! Pd libero!
(su) Sergio Marchionne: Il crollo delle vendite auto di Fiat non frena l’entusiasmo degli investitori a tre giorni dalla scissione del titolo del Lingotto. Dal debutto in Borsa il nuovo titolo ha registrato una progressione del 13,95% non curante del fatto che, nel 2010, le vendite dell’azienda siano scese del 16,7% e che solo a dicembre il saldo negativo sia stato del 26,4%. (La Repubblica, giovedì 6 gennaio 2011). Il mondo della finanza è l’impero dell’autodistruzione (o della distruzione dell’auto) e il Marchionne è il suo profetino.
(su) Giulio Tremonti e Angelino Alfano: I Tribunali italiani potrebbero dover chiudere. E milioni di processi sono a rischio. L’allarme arriva dall’Associazione nazionale magistrati (Anm). Il taglio dei fondi ha causato il blocco, dal 1° gennaio scorso, dell’assistenza informatica agli uffici giudiziari. Per questo l’Anm dice che si rischia “una paralisi complessiva del sistema, con la chiusura dei tribunali e l’impossibilità per le imprese e i privati di partecipare a gare di appalti e concorsi”. (La Repubblica, mercoledì 5 gennaio 2011).
Comacchio, Degani e Conte: identità fondate sull’appartenenza?
(sui) portatori di moccichini verdi: Nel Veneto ai tempi della Lega Nord, il Primo maggio non è più la Festa del Lavoro e il 25 aprile celebra la Pasquetta e san Marco, non certo la Liberazione del Paese dai nazifascisti. È il calendario 2011 stampato in 50.000 copie dalla Provincia di Padova (con i soldi di tutti i Cittadini, e non solo dei portatori di moccichini verdi, n.d.r.) e ha il suo artefice nell’assessore all’Identità veneta Leandro Comacchio, esponente del Carroccio. Il presidente pidiellìno della Provincia, Barbara Degani, minimizza il caso: “Noi il Primo maggio lo festeggiamo, ma vogliamo anche mantenere vivo nelle nuove generazioni il ricordo delle nostre origini”. L’assessore regionale Maurizio Conte rivendica invece i contenuti dell’iniziativa: “La festa di san Marco, in un calendario veneto, ha di certo priorità su quella della Liberazione. Quanto al Primo maggio, dovrebbe esserci un almanacco che riporta la festa del lavoratore tutti i santi giorni. Contestando questo calendario, la sinistra cerca di minare il nostro senso di appartenenza identitaria ad un popolo ma otterrà l’effetto contrario”. (La Repubblica, mercoledì 5 gennaio 2011). Crede, il portatore di moccichino verde, che l’identità si fondi sull’appartenenza? Cioè che nessuno esista se non come proprietà di qualcosa o di qualcuno? Sarebbe un’ideologia da servi. Anzi: da schiavi. Adatta a un popolo bue.
Pietro Ichino (inventore del termine fannulloni per i Lavoratori statali e perciò nominato dal Veltroni deputato al Parlamento della Repubblica italiana, commentando l’“accordo” imposto dal Marchionne, dal Bonanni, dall’Angeletti e dal Sacconi ai Lavoratori della Fiat): Il modello della conflittualità permanente ha fatto il suo tempo. Ma guardi che anche chi a sinistra rifiuta l’accordo non lo fa per il suo contenuto attuale, lo fa per la paura del “piano inclinato”: “si sa dove s’incomincia, ma non dove si va a finire”. Chi la pensa così non si rende conto che quello del “piano inclinato” è l’argomento principale a sostegno di tutti i peggiori conservatorismi. (La Repubblica, mercoledì 5 gennaio 2011). A che servono la Storia e la Memoria se non a evitare i piani inclinati? Ebbene: l’Ichino sostiene che la Storia e la Memoria sono di sostegno a tutti i peggiori conservatorismi. Perché lo farà? Perché è uno stupido? Noi pensiamo di no: l’Ichino non è stupido.
Stefania Craxi mentre depone un fiore e mentre prega sulla tomba di Bettino Craxi (da La Repubblica di lunedì 18 gennaio 2010).
Stefania Craxi: Caro direttore, leggo con piacere nell’editoriale di Massimo Giannini del 30 dicembre scorso, un caloroso elogio di mio padre, inconsueto sulle colonne di Repubblica. Giannini paragona l’inerzia dell’attuale governo sul caso Fiat alla decisione con cui Craxi vinse l’inflazione che depauperava le tasche degli italiani. Ma Giannini non ce l’ha solo con il governo. Distribuisce le carte, e dei protagonisti del caso Fiat non si salva nessuno. Non la Cisl e la Uil, che hanno firmato un ricatto; non la Fiom, che invece di fare controproposte ha fatto solo grida; non la Cgil, che non sa prendere una decisione unitaria; non il Pd, che sa solo dividersi; non Sergio Marchionne, che non ha ancora spiegato dove vada Fabbrica Italia, che non parla di modelli e strategie e vorrebbe vincere la sfida con i giganti dell’auto con un modello di relazioni industriali all’americana, Detroit e non più Torino. Tutto giusto, ma l’elenco di Giannini andrebbe completato. No agli italiani che non hanno più voglia di lavorare, come scrive Aldo Cazzullo ne L’Italia de noantri (150.000 posti non occupati solo nell’artigianato); no alle famiglie che snobbano l’istruzione tecnica perché il liceo fa più chic, che vogliono i figli tutti laureati e non si curano se apprendano davvero qualcosa di utile; no all’Università con i suoi 5.000 insegnamenti che servono a moltiplicare le cattedre e i cattedratici, ma 5 volte su 10 producono laureati disoccupati perché hanno appreso discipline estranee al mercato del lavoro. Potrei continuare, ma una domanda si impone: per rimettere un po’ a posto l’Italia, è molto importante se la frusta di Marchionne sia italiana o americana? (Lettera a La Repubblica di mercoledì 5 gennaio 2011). Perché ci sentiamo del tutto diversi dalla signora Craxi? Perché lei non si vergogna di dire che ci vorrebbe la frusta, mentre a noi un’idea così non passerebbe neanche per l’anticamera del cervello. Nemmeno sulle adipose terga di Bettino Craxi, a suo tempo, auspicammo l’applicazione di tale strumento. Anche se non possiamo non pensare che se frustato ben bene da piccolo, probabilmente Bettino Craxi sarebbe riuscito nell’impresa che invece, pur con tutta la cattiva volontà, miseramente fallì: ridursi lui come il Caimano, e ridurre lui l’Italia come il Caimano la sta riducendo.
Il Dio della Bibbia: Fiat lux, e la luce fu. Il deuccio della Fiat: Fiat dux, e vedremo come andrà a finire.
Sergio Marchionne: Questo è un momento molto importante per la Fiat, perché rappresenta allo stesso tempo un punto di arrivo e un punto di partenza. (...) Opportunità di crescita personale per i nostri lavoratori. (...) Ma se a Mirafiori i no al referendum arrivano al 51%, la Fiat non fa l’investimento a Mirafiori. (...) Se qualcuno ha deciso di non firmare, non significa che io abbia lasciato fuori qualcuno: la Fiat ha bisogno di libertà gestionale. (...) È veramente offensivo il fatto che bisogna vedere i punti specifici del piano. Chiedere a Fiat di svelare i dettagli del piano lo trovo ridicolo. Vogliono vedere il resto degli investimenti? Ma che, scherziamo? Smettiamola di comportarci da provinciali, quando serviranno gli altri 18 miliardi del piano li metteremo. (...) In Brasile nessuno si sarebbe mai permesso di farsi dare i dettagli dell’investimento. (...) Non ho chiesto allo Stato, ai sindacati, di finanziare niente: è la Fiat che sta andando in giro per il mondo a raccogliere i finanziamenti necessari a portare avanti il piano. (...) Il governo? Ci ha dato tutto l’appoggio necessario per portare avanti il discorso. (La Repubblica, martedì 4 gennaio 2011).
L’Italia dalla bocca storta, come la chiama Maurizio Sacconi.
Maurizio Sacconi: L’accordo del 1993 è morto. Perché quell’intesa, già debole in partenza, è stata svuotata autonomamente dalla maggioranza delle parti sociali e sostituita con il nuovo sistema di contrattazione nel 2009. (...) C’è un’Italia dalla bocca storta a cui danno fastidio i fatti anche quando due più due fa quattro. È un’Italia che non può sorprendersi di essere minoritaria, perché i più avvertono il dovere di essere ottimisti, quanto meno della volontà. (Traduzione: quel che fanno il governo e il Marchionne deve piacere a tutti. Non per forza, ma perché essere ottimisti non è più una libertà, è un dovere. Chi non è ottimista è malato, è un essere mostruoso, non umano, come si vede dal fatto che ha la bocca storta). Ma si può davvero pensare che Cisl, Uil, Ugl e Fismic abbiano fatto un accordo svendendo i diritti dei lavoratori? Bisogna avere rispetto per le reciproche posizioni. (Traduzione: chi non è d’accordo col governo, col Marchionne o coi sindacati che ci appoggiano, deve rispettarci. Mica può fare come faccio io, che chiamo gli avversari “Italia dalla bocca storta”). (...) I diritti sono regolati dalle leggi. I contratti li possono promuovere o sostenere con le tutele. La vera novità di questi accordi è che finisce il tempo del rigido controllo sociale della produzione, cioè che i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e della produzione sono imposti dall’andamento del mercato. E questo nell’interesse dell’azienda e dei lavoratori. È la fine di un controllo sociale rigido sull’organizzazione del lavoro e della produzione. (Traduzione: non esiste una Società umana; o, se esiste, conta come il due di coppe. Esiste il mercato. Esiste, cioè, solo chi è così ricco da indirizzare il mercato, o da illudersi di indirizzarlo: poche migliaia di individui in tutto il pianeta. Gli altri devono adattarsi. La Società e le sue pretese di democrazia sono fuori gioco. Conta solo la legge della giungla. Di quella “moderna” giungla che è il mercato). (...) Ed è la vittoria di entrambi, dell’impresa e dei lavoratori, perché il sindacato moderno non ha problemi a mettere in gioco la maggiore flessibilità organizzativa dell’azienda in cambio di occupazione e salario. (Traduzione: i diritti? Sono regolati dalle leggi, come dicevo prima ― a me non piace nominare la Costituzione, preferisco parlare delle leggi perché quelle si possono fare e disfare più facilmente ― ma poi, in sede di contrattazione, vince il più forte. Però i lavoratori, se la smettono di far la bocca storta, in cambio dei diritti possono chiedere l’elemosina ― quattro soldi, sia chiaro, ché non c’è trippa per gatti ― o almeno supplicare di non essere licenziati. Col cappello in mano, s’intende). (...) Non ci sono più interessi divergenti, gli interessi sono condivisi. E devono esserlo le fatiche come i risultati. Questa è la fuoriuscita dall’ideologia che ha realizzato la bassa produttività e i bassi salari. (...) Se Marchionne sia un uomo di destra? Credo che considererebbe offensiva anche questa domanda. È una domanda da mondo antico. Non è né di destra né di sinistra realizzare un investimento, raccogliere sul mercato le risorse, garantire reddito e occupazione ai lavoratori e un ritorno agli azionisti. È il dovere di un buon manager in ogni latitudine geografica e politica. (Traduzione: il mondo non si può migliorare o peggiorare, quindi non ha senso dividersi in destra e sinistra. Il mondo va accettato com’è, cioè come lo vogliamo noi, poche migliaia di individui in tutto il pianeta. Gli altri possono solo adattarsi. Cioè ubbidire. A noi. Anzi: A NOI!, come dicevano Benito e Adolfo). (La Repubblica, martedì 4 gennaio 2011).
Da La Repubblica di martedì 4 gennaio 2011.
(su) Sergio Marchionne: La Borsa ha salutato la scissione Fiat con un rialzo “cumulato” del 3,8% dei due titoli rispetto al precedente prezzo di chiusura. (...) Fiat frena, ora vende meno di 600.000 auto. Nel 2010 immatricolazioni in calo del 16,7%. Mentre i concorrenti tedeschi della Volkswagen incassano un progresso dell’8,25% rispetto al 2009. E risultati positivi, nel confronto con l’anno precedente, anche per la Opel e per la Renault. Scende, invece, la quota della Ford (ma solo dal 9,7% del 2009 al 9,3 del 2010) che resta, comunque, la casa straniera più venduta. (La Repubblica, martedì 4 gennaio 2011). Al mercato finanziario il Marchionne piace, forse perché il mercato finanziario (anche se alcune migliaia di individui si illudono di controllarlo) è quasi del tutto acefalo. Al mercato delle auto, invece, dove i compratori si ostinano a recarsi portandosi dietro anche il cervello, quelle del Marchionne piacciono sempre meno. Staremo a vedere quale dei due mercati ha intuìto meglio il futuro (o l’assenza di futuro) della Fiat.
Avrà ragione L’Espresso? O i criminali fiscali italiani sono solo più fortunati di quelli tedeschi?
(su) Giulio Tremonti: Per le autorità tributarie tedesche, pur di ottenere informazioni sui soldi all’estero di migliaia di grandi evasori, vale la pena di patteggiare con ambienti dubbi. Acquistando dischetti di computer di banche elvetiche, poi del Liechtenstein, forse anche di trafficanti di dati, la tributaria tedesca ha scoperto migliaia e migliaia di contribuenti infedeli. E le imposte recuperate sono state oltre 1 miliardo e mezzo di euro nel 2009, e ancora di più, cioè circa due miliardi, nel 2010 (cifra, per fare un unico esempio tra le centinaia possibili, che è pari a oltre un terzo di quanto sottratto dal Tremonti alla Scuola dei Cittadini italiani, n.d.r.). Le riserve sul contatto fra autorità e contrabbandieri di dati sono state rigettate dalla Corte costituzionale tedesca in una recente sentenza. In sostanza il messaggio del governo Merkel è chiarissimo: il fine della giustizia fiscale e del risanamento dei conti pubblici giustifica i mezzi. Intanto almeno 26.000 grandi evasori (ma sarebbe ora di chiamarli ladri e criminali, perché altro non sono, e con l’aggravante di non essere in stato di bisogno, n.d.r.) si sono autodenunciati cercando riduzioni di pena, ma il dovuto all’erario resta da pagare fino all’ultimo centesimo. E con gli interessi.
(Andrea Tarquini su La Repubblica di martedì 4 gennaio 2010).
(su) Umberto Bossi: Il ministro Bossi ha una visione assai singolare delle procedure giudiziarie. Prima parla di “terrorismo” organizzato “dalla palude romana” quando esplodono due bombe-carta davanti alla sede della Lega Nord a Gemonio, poi dice che i due ragazzi accusati di averle fatte scoppiare non devono andare in galera: “Non serve”. Lo stesso giorno si scopre che ha trovato delle microspie a casa e in ufficio e non ha fatto alcuna denuncia: “Abbiamo chiamato un privato per la bonifica, tanto un’inchiesta non trova niente”. La vera differenza tra Berlusconi e Bossi, in fondo, è tutta qui: uno vuole risolvere politicamente le sue grane con la legge, l’altro vuole risolvere fuori dalla legge le sue grane politiche. Sono complementari, e hanno in comune una cosa: a nessuno dei due importa un fico secco di quello che noi chiamiamo Stato. (Sebastiano Messina su La Repubblica di martedì 4 gennaio 2011).
(su) Mariastella Gelmini: La scuola “a premio” di Mariastella Gelmini non parte: la sperimentazione per definire i docenti “migliori” delle elementari, medie e superiori del Paese e premiarli con uno stipendio in più, una quattordicesima ad personam, è stata sonoramente bocciata nelle due città scelte come campione. Cristina Martin, 43 anni, insegnante di matematica al liceo delle Scienze umane Regina Margherita di Torino, dice: “Non ci spaventa essere valutati, ma non vorremmo partecipare a una gara che ci mette uno contro l’altro per un riconoscimento una tantum piuttosto scarso e basato su criteri inafferrabili: in pratica, ogni docente che si ritiene all’altezza del premio invia il curriculum vitae e compila una scheda in cui precisa la bontà della sua didattica e i risultati ottenuti. Il preside, aiutato da due insegnanti, deciderà quindi qual è l’autovalutazione migliore. Avremmo preferito un giudizio su un percorso didattico visto negli anni. E poi i soldi recuperati per elargire questi premi sono stati tolti ai colleghi precari, non possiamo accettarlo”. (La Repubblica, martedì 4 gennaio 2011).
Facce, espressioni e gesti dei capi dei portatori di moccichini verdi.
Umberto Bossi (capo dei portatori di moccichini verdi): I giorni clou saranno quelli tra il 17 e il 23 gennaio: questa è l’ultima occasione per il federalismo. O l’ultima occasione per votare. Il tempo delle chiacchiere è finito. Se non si fa il federalismo, la legislatura non ha più senso e quindi si va al voto anticipato. Scherzi non ne faccio, ma non voglio che me ne facciano altri. (La Repubblica, lunedì 3 gennaio 2011). Il portatore-capo di moccichino verde dà ordini al presidente della Repubblica. Al bravo presidente, autore di uno dei migliori messaggi di fine anno della storia della presidenza. Vedremo se il bravo presidente ubbidirà agli ordini del portatore-capo di moccichino verde.
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Il governo italiano crede davvero di poter dare al resto del mondo lezioni di rispetto delle minoranze religiose?
Un governo servo dei servi del signor Joseph Ratzinger? Un governo di cui fa parte il partito dei portatori di moccichini verdi,
tra i quali ci sono individui che portano a spasso maiali (o maiali che portano a spasso individui, non ricordiamo bene)
nei luoghi in cui dovrebbero sorgere delle moschee? Ma a chi vuol darla a bere il ministro Frattini?
(Nelle immagini, in ordine decrescente di pericolosità per le minoranze religiose: Joseph Ratzinger, Franco Frattini,
il trio Roberto-Umberto-Roberto, Mario Carossa e Stefano Allasia).
Franco Frattini e i portatori di moccichini verdi: L’Italia chiederà all’Unione europea di dare una risposta politica forte e unitaria sul tema delle violenze religiose. Gli ultimi episodi, quelli delle violenze in Nigeria e gli attentati ad Alessandria hanno tragicamente confermato che il fenomeno dell’intolleranza religiosa, soprattutto contro i cristiani, ma che non risparmia anche le altre minoranze religiose, ha assunto un’intensità e dimensioni troppo gravi e preoccupanti (Franco Frattini, ministro degli Esteri). Temiamo che Torino diventi un’altra Alessandria d’Egitto. Islam e terrorismo non sempre coincidono, ma nessuno ci può garantire che nella nuova moschea non ci sarà qualcuno pronto a emulare le gesta di Alessandria. Nel nostro Paese la libertà di religione e di culto è tutelata, ma deve esserlo anche la libertà di ogni singolo cittadino di poter vivere non nella paura. Il sospetto che nella nuova moschea non si pregherà soltanto, senza dubbio c’è (Stefano Allasia, deputato dei portatori di moccichini verdi). Non credo a un Islam moderato. Nel resto del mondo i cristiani vengono ammazzati proprio dai seguaci di Allah (Mario Carossa, capogruppo dei portatori di moccichini verdi nel Consiglio regionale del Piemonte). (La Repubblica, lunedì 3 gennaio 2011). Il diritto di ogni cittadino italiano di non vivere nella paura? Certo che va difeso. Noi, per esempio, viviamo nella paura perché in Italia l’intera classe politica, dal Vendola al Berlusconi, piega la schiena dinanzi al signor Joseph Ratzinger e ai suoi dogmi medioevali. Ma non solo. Viviamo nella paura che in Italia prendano il potere i portatori di moccichini verdi e le migliaia di neonazisti fanatici e ignoranti di cui quel partito pullula. E non solo. Viviamo nella paura che i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica, unica difesa delle Italiane e degli Italiani sani di mente (tra i quali principi c’è l’articolo 8, che per sempre stabilisce che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. E che le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano) vengano stravolti e distrutti da individui come il Carrossa e l’Allasia. Queste sono le nostre paure, e certo saremo profondamente grati, per i secoli dei secoli, a chi avrà la generosità e la forza di liberarcene una volta per sempre.
Il titolo dice una cosa. Bersani, invece, ha detto il contrario.
(su) La Repubblica (quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, massimo comun divisore della Sinistra italiana): Quello che si vede qui sopra è il titolo, cioè la disinformazione. La verità, invece, è nel testo dell’articolo (di Piero Ricci) che però, si sa, leggeranno in pochi: Pier Luigi Bersani risponde alle richieste di dialogo del Carroccio con un’apertura molto cauta e molto condizionata: “Calderoli deve convincersi di una cosa. Noi riteniamo di essere i veri federalisti. Abbiamo la nostra proposta e se prende la nostra proposta facciamo l’accordo. Se si tiene fermo sulla sua, no”.
(La Repubblica, venerdì 31 dicembre 2010).
Francesco Boccia e la sua evidente sofferenza.
Francesco Boccia (piddìno chierichetto-padronista, a proposito dell’“accordo” imposto dal Marchionne, dal Bonanni, dall’Angeletti e dal Sacconi ai Lavoratori della Fiat): Altro che padroni, gli imprenditori sono gli eroi moderni! (L’Unità, venerdì 31 dicembre 2010). Sconfitto nel 2009 alle primarie da Nicola “Nichi” Vendola, il Boccia si è da sé cotto a lungo nel proprio brodo per poi riemergerne con roboanti dichiarazioni contro la manifestazione della Fiom del 16 ottobre scorso: Quando vedo politici che sgambettano dietro un corteo sindacale mi viene un’infinita tristezza. Opportunismo che dura mezza giornata. Sono nauseato dalle finzioni, il corteo è pieno di intellettuali milionari, ex deputati con vitalizio e politici che, dopo la passerella davanti alle tv, tornano a casa in auto blu. Rituffatosi nel brodo, ecco che riaffiora ancor più fascistoide riecheggiando, forse senza rendersene conto, il Dell’Utri che chiamò eroe il mafioso Mangano. La prossima volta, pur di superarsi, come se ne uscirà? Inneggiando a Pinochet? Sparando da un balcone su un corteo sindacale? Pur con tutta la comprensione che si deve a un caso umano (riuscire a farsi sconfiggere da un Vendola dev’essere terribile per l’autostima) ci sembra che dovrebbe esserci un limite.
Paolo Pirani, piddìno con precisi collegamenti con il cosiddetto sindacato chiamato Uil.
Paolo Pirani (segretario confederale della Uil con tessera del Partito democratico): La Fiom si configura come un movimento politico di antagonismo sociale con precise interlocuzioni nazionali verso le fasce più estreme dei centri sociali e con precisi collegamenti internazionali verso i movimenti del radicalismo ecologista e della cosiddetta resistenza palestinese. (La Repubblica, giovedì 30 dicembre 2010).
(su) Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e i portatori di moccichini verdi: Denuncia per Radio Padania. L’ha presentata a Perugia Arianna Ciccone, animatrice del gruppo Valigia Blu, che nei mesi scorsi ha tra l’altro promosso la campagna di denuncia delle faziosità del Tg1 diretto da Augusto Minzolini. Ciccone ha deciso di denunciare l’emittente leghìna-nordìna dopo averne ascoltato alcune trasmissioni. In una di esse “degli studenti padovani invitavano le forze dell’ordine a spaccare le ossa ai manifestanti”. In un’altra un individuo della Guardia padana nazionale dichiarava, riferisce Ciccone, che “i Rom hanno l’omicidio nel loro dna”. “Bisogna ribellarsi,” dice l’animatrice di Valigia Blu, “bisogna dire: no, questo non potete farlo. Nella nostra Società, nella nostra Democrazia, non dovete avere alcuna possibilità di infettare di odio razziale i nostri figli. Quali sono le ipotesi di reato? Istigazione alla violenza e odio razziale. Saranno le autorità giudiziarie a decidere”. (La Repubblica, giovedì 30 dicembre 2010).
(su) Roberto Maroni, il berluscìsmo-leghìsmo e i Pastori sardi ai quali a Civitavecchia è stato revocato l’articolo 16 della Costituzione della Repubblica): Adesso dicono che si trattava di una manifestazione non autorizzata, può darsi. Ma la manifestazione non c’è stata. In nome di che queste persone sono state private del loro diritto costituzionale di muoversi liberamente sul territorio nazionale? Mi sfugge l’articolo della Costituzione che ammette le azioni preventive sulla libertà (da una lettera del signor Gian Luca Artizzu a La Repubblica di giovedì 30 dicembre 2010). Ai Pastori, a Civitavecchia, la polizia del Maroni ha impedito di salire sui pullman che essi avevano prenotato e pagato per andare a Roma? Se è così, si è trattato o no di un abuso di potere gravissimo?
(su) Giulio Tremonti e le tirannie private che pullulano in ogni parte d’Italia all’ombra del berluscìsmo-leghìsmo: Nel 2007 mia figlia, priva di redditi propri, ottenne un piccolo lavoro alla Fiera di Milano da un individuo che la ricompensò con circa 300 euro al netto delle ritenute, ma che ne dichiarò, lo abbiamo scoperto ora, 3.000 sul modello 770 della sua società. In questo modo mia figlia non risulta più a nostro carico relativamente ai redditi 2007 e l’Agenzia delle entrate, nonostante le spiegazioni da noi fornite, ci ha inviato multa e integrazione da pagare entro 30 giorni. Perché quell’individuo la farà franca e noi dobbiamo pagare? Mi fa piacere sapere che l’Agenzia si stia prodigando per stanare gli evasori, ma temo che, in quest’enfasi, stia pescando tra le persone sbagliate. (Lettera a La Repubblica di giovedì 30 dicembre 2010).
Berlinguer, Bertinotti, Ferrara e Fassino nel 1980. Notare la faccia torva di Ferrara: pregustava già il giorno in cui finalmente avrebbe rivelato di essere un agente della Cia? Fassino invece no, non sembrerebbe un infiltrato nel Pci dai servizi segreti Usa...
Piero Maria-De-Filippi Fassino (intervistato dopo aver detto, dell’accordo imposto dal Marchionne, dal Bonanni, dall’Angeletti e dal Sacconi ai Lavoratori della Fiat, che se fosse un operaio voterebbe sì): È vero, ai lavoratori sono richieste condizioni onerose. Compensate però dalla sicurezza del lavoro. In America i sindacati della Chrysler hanno sottoscritto un accordo che prevede per i neoassunti la riduzione del salario da 28 a 14 dollari l’ora e 5 anni di non conflittualità. Qui siamo in Italia? Magari. Qui siamo nel mondo globalizzato. In Germania i sindacati di molte aziende stanno ricontrattando le condizioni salariali per tenerne conto. Ecco perché rifiutare l’accordo mi sembra un grave errore. Che, per altro, avrebbe conseguenze solo sui lavoratori. La Fiat invece ne uscirebbe indenne limitandosi a trasferire la produzione negli Usa. Ma c’è un punto nell’intesa che non condivido. Marchionne vuole l’esigibilità del contratto, e ha ragione. Ma l’obiettivo può essere conseguito con un’intesa, interconfederale o aziendale, che stabilisca che gli accordi vengano sottoposti a referendum il cui esito sia vincolante per tutti i lavoratori e tutte le sigle. In questo modo l’azienda sarebbe garantita nel rispetto del contratto, ma nessun sindacato sarebbe negato nella sua funzione di rappresentanza. (La Repubblica, giovedì 30 dicembre 2010). Nel film The ghost writer (in Italia L’uomo nell’ombra) il regista Polanski e soprattutto lo scrittore Robert Harris (dal cui romanzo The ghost il film è tratto) avanzano l’ipotesi che l’ex leader laburista e primo ministro inglese Tony Blair fosse condizionato dai servizi segreti Usa fin dall’inizio della sua carriera politica. Fantapolitica? Può darsi. In Italia però, qualche anno fa, il Ferrara ha rivelato di essere stato un agente della Cia, e questa non è fantapolitica. Ma il Fassino no. Il Fassino vuò’ fa’ l’americano truce (i sindacati, tuona, nell’era della globalizzazione, devono peggiorare le condizioni dei Lavoratori, non migliorarle!) ma si vede subito che è nato in Italy. Basta sentirlo avanzare al Marchionne la sua brava propostina, fiducioso che quello non aspetti altro per mostrarci quale good fellow egli sia in realtà. Sì, il Fassino crede ancora a Babbo Natale. È vero o non è vero che la De Filippi lo fece piangere in diretta scritturando la sua vecchia tata? Ecco: il Fassino, tutt’al più, ha la stoffa per essere l’agente segreto... di Maria De Filippi.
Lo “schema” del “contagio” berluscìsta-leghìsta europeo e mondiale è semplice, in fondo: conditio sine qua non della sua diffusione
non è “solo” il cattolicesimo di vaste masse, ma anche il controllo delle tv. Al fascismo e al nazismo, invece
(come, del resto, alle mafie e alle tirannie private di tutte le epoche) bastò largamente il primo.
(su) Silvio Berlusconi: Da una parte il produttore di contenuti (la tv a pagamento spagnola Canal+), dall’altra Telefonica, principale fornitore di banda larga. In mezzo Mediaset, che tramite la controllata (con il 41,6%) Telecinco (nella quale è suo socio al 17% Prisa, il gruppo che pubblica il quotidiano El Pais) diventa il primo operatore televisivo di Madrid. Dopo un anno di operazioni Mediaset ha acquisito il 100% di Cuatro e il 22% di Canal+, insieme a Telefonica che ha un altro 22%. Attraverso la sua controllata, Mediaset ha infatti rilevato il 100% di Sogecuatro (titolare del canale in chiaro Cuatro) e il 22% di Digital+, la tv satellitare a pagamento. Il passaggio di mano di Cuatro e di Digital+ provocherà la chiusura di Cnn+, canale all news sul quale Prisa aveva un’opzione che non ha esercitato. La frequenza passerà a Telecinco, che con ogni probabilità, scrive la stampa spagnola, la userà per trasmettere in diretta, 24 ore su 24, Gran Hermano, il Grande Fratello iberico. (La Repubblica, mercoledì 29 dicembre 2010). Lo “schema” del “contagio” berluscìsta-leghìsta europeo e mondiale è semplice, in fondo: conditio sine qua non della sua diffusione non è “solo” il cattolicesimo di vaste masse, ma anche il controllo delle tv. Al fascismo e al nazismo, invece (come, del resto, alle mafie e alle tirannie private di tutte le epoche) bastò largamente il primo.
(su) Silvio Berlusconi: Chi comanda i piccoli schermi trascina masse stupefatte. (Franco Cordero su La Repubblica di mercoledì 29 dicembre 2010). Grande Cordero: tutto l’articolo da cui ho tratto questa “perla” è, come sempre, interessantissimo e scritto straordinariamente bene. Dimentica solo che nessuno potrebbe comandare attraverso i “piccoli schermi” masse che non fossero già stupefatte dalla religione.
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