Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Più Niente da Ridere
la Pagina di Chi andò dietro alla Morte e portò l’Italia con sé nel mese di settembre del 2010
“Libertà, giustizia sociale, amor di patria. Noi siamo decisi a difendere la Resistenza. Lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei morti e per l’avvenire dei vivi, lo compiremo fino in fondo. Costi quel che costi.” (Sandro Pertini, Genova, 28 giugno 1960).
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In questa pagina raccoglievamo le parole di chi vuol farci piangere e cercavamo, invece, di riderne. Ma presto ci fu più niente da ridere, e la pagina cambiò. Le immagini divennero quelle de Il settimo sigillo (1957), di Ingmar Bergman, e sullo sfondo apparve l’attore Bengt Ekerot nei panni della Morte... Clicca qui per sapere perché la pagina Meglio Ridere è così cambiata! |
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Nicola “Nichi” Vendola
(su) Nicola “Nichi” Vendola: Con questi chiari di luna le elezioni sono solo rimandate, come confida Roberto Maroni a Nichi Vendola, in una conversazione captata dalle telecamere de La7. (La Repubblica, giovedì 30 settembre 2010). Ognuno si sceglie i confidenti che preferisce. E il gradimento è reciproco.
Sorrisino innamorato? Sorrisetto servile? Una cosa è certa: il Veltroni sarà contento di averlo portato in Parlamento. E col Veltroni, naturalmente, i fan del Veltroni. (Da La Repubblica del 30 settembre). A destra, per un raffronto, l’omaggio al Berlusconi dell’Angelino Alfano. Molto più sicuro di sé. (Da L’Unità del 30 settembre).
Massimo Calearo: Se qualcuno vuole picchiarmi, ne approfitti adesso. (La Repubblica, giovedì 30 settembre 2010). E lascia il Pidì al Senato anche Achille Serra (un altro che fu voluto da Veltroni), ma a differenza di Calearo resta all’opposizione con l’Uddiccì.
(su) Mariastella Gelmini: Mazzini e Carlo Alberto: Gelmini copia dal sito Wikipedia. Nell’opuscolo sui 150 anni dall’Unità d’Italia, distribuito dal ministero dell’Istruzione in occasione dell’apertura dell’anno scolastico, intere parte sono prese alla lettera dall’enciclopedia della Rete. (L’Unità, mercoledì 29 settembre 2010).
(su) la bella Italia del Berlusconi e del Bossi: Potere d’acquisto giù per operai e impiegati: in dieci anni hanno perso 5.500 euro. Paese sempre più diviso: imprenditori e professionisti più ricchi di 6.000 euro. (Titolo de La Repubblica di martedì 28 settembre 2010).
Debora Serracchiani: Nichi Vendola deve assumersi la responsabilità di tenere insieme la sinistra che sta a sinistra del Pidì e dialogare con essa. A me piacerebbe comporre un ticket con Vendola, ma non l’ho mai incontrato. Anzi, gli rivolgo un invito: chiamami. (La Repubblica, martedì 28 settembre 2010).
Massimo Calearo: Sì a Berlusconi non l’ho detto e non sono certo di dirlo. Prima voglio leggere il discorso, conoscere le aperture. Perché, se dico sì... Parliamoci chiaro: qui non esiste neanche l’ombra dell’opposizione. Non esiste l’ombra di un’alternativa. Se facciamo cadere Berlusconi, c’è il buio fitto. Quindi il mio sì a Berlusconi concede tempo a coloro che devono organizzare un’idea di governo differente da questo... Certo che mi sentirei di fare il ministro delle Attività produttive. E ci mancherebbe! Ma mica faccio questo per la poltrona. In due anni il mondo è cambiato. Sono giunto a Roma con Veltroni e mi ritrovo Bersani. (La Repubblica, martedì 28 settembre 2010). Questo era sembrato al Veltroni un uomo intelligente e affidabile. Del resto, anche il Veltroni era sembrato a tante persone un uomo intelligente e affidabile. Persone, del resto, che a tanti loro amici e congiunti sembrano persone intelligenti e affidabili...
Dinanzi a una simile enormità, la mente quasi vacilla.
Ghedini secondo Left del 13 novembre 2009.
Niccolò Ghedini: Un Berlusconi senza processi è il mio obiettivo, e lo dico contro i miei stessi interessi, perché non avrebbe più bisogno di un avvocato. Abbiamo una magistratura straordinariamente forte, alla quale non dispiacciono i processi a Berlusconi perché consentono di gridare al golpe e mantenere lo straordinario potere che i giudici hanno in questo Paese. Sono l’unico potere che si autogiudica, sono fuori controllo, bisogna riformare la magistratura attraverso una riforma costituzionale, basta trattare. Non è possibile che i magistrati non siano mai puniti per i loro errori. Berlusconi aveva ricevuto un avviso di garanzia nel ’94 a Napoli e dieci anni dopo è stato assolto perché il fatto non sussiste. La stessa cosa è accaduta in questi giorni a Vittorio Emanuele. Il Csm apre pratiche solo a tutela dei colleghi quando Berlusconi osa criticare un magistrato. (La Repubblica, lunedì 27 settembre 2010).
(su) Gianfranco Fini e tutti i suoi “finiani”: “Berluscocrazia, neanche Orwell l’aveva prevista”. È questo il titolo di copertina dell’edizione domenicale de Il Secolo d’Italia. Con un grande disegno in prima pagina che mostra tanti schermi tv che inquadrano una grande pupilla... (La Repubblica, lunedì 27 settembre 2010). Non solo l’aveva prevista un genio come Orwell fin dagli anni ’40, ma chiunque fosse minimamente sano di mente fin dalle prime trasmissioni di Canale 5. Comunque, complimenti anche a Fini: trent’anni dopo di noi è sempre meglio che mai...
(su) Silvio Berlusconi: “Anche il Capo dello Stato ha citato Angelo come esempio in occasione dell’apertura dell’anno scolastico. L’unico che non ha detto nulla è stato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi”. (Angelina Vassallo, moglie del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, assassinato il 5 settembre per il suo impegno contro la devastazione del territorio, su La Repubblica di sabato 25 settembre 2010).
Gentiloni, Veltroni e Fioroni, i tre .....oni, dal più testolino al più testolone.
(ancora su) Veltroni, Fioroni e Gentiloni, la corrente dei (cognomi in) .....oni: Pd, armistizio Bersani-Veltroni: l’area dei 75 cede e si astiene. Il leader: basta gioco dell’oca. L’ex segretario: ora unità. (Titolo de La Repubblica di venerdì 24 settembre 2010). Vennero per suonare, e invece furono suonati. Non poteva andare altrimenti, alleandosi con un genio come Giuseppe “Beppe” Fioroni. Con uno così, e per di più in combutta con un Veltroni, non va lontano neanche un Gentiloni. Che invece un certo spessore ce l’ha, anche se di destra: Pietro Ichino ha formulato una proposta: riunificare i diritti dei lavoratori, che oggi sono divisi tra i garantiti delle medie e grandi imprese e tra quelli che non hanno nessuna tutela. Il Pidì dovrebbe accogliere quella proposta. Diritti a tutti, quindi, e contrattazione libera per le aziende. Traduzione: diritti per tutti sulla carta, e nella realtà libertà assoluta di calpestarli per le aziende. Non dobbiamo essere il partito della Cgil contro Confindustria. Traduzione: lasciamo i Lavoratori a Vendola, col quale creperanno a uno a uno nel deserto, e noi rifacciamo la Democrazia cristiana con Casini e Rutelli. Il secondo fronte sarà quello della scuola e dell’università. Va bene denunciare il massacro dei tagli, ma non dobbiamo dare l’idea che la scuola vada bene così com’è. Né lasciare al ministro Gelmini temi come quelli della competizione tra atenei e della valutazione del merito. Quelli devono essere temi nostri. Traduzione: Che brava la Gelmini! Ah, se ci fossimo stati noi al suo posto! “Beppe” aveva cominciato bene, ma poi... Dategli una seconda possibilità, e della Scuola non lasceremo pietra su pietra. E soprattutto non bisogna rinunciare al bipolarismo. Non vogliamo più chiamarla “vocazione maggioritaria”? Chiamiamola Pasquale, se volete. Qualcuno ha il dubbio che vogliamo semplicemente spostare al centro l’asse del Pidì? Be’, semplificando può essere anche così. Traduzione: E soprattutto basta con l’idea che in un Paese ci debba per forza essere una Sinistra. Due destre ci vogliono. Una delle quali, per fingere di distinguersi in attesa che i tempi siano maturi per il Partito Papale Unico, si chiami Centro. (Paolo Gentiloni intervistato da La Repubblica di venerdì 24 settembre 2010). Sì, Paolo, ma... coi Veltroni e i Fioroni, più che Partito Papale Unico, sembrate uno stanco remake dell’Armata Brancaleone.
La copertina di Left di venerdì 24 settembre 2010: Rieccolo. È tornato per spaccare l’opposizione proprio quando il centrodestra è in crisi. Storia di Walter e dei disastri politici che è riuscito a combinare. Nell’interno: Da Kennedy a Fioroni. Con il documento dei 75 Walter Veltroni ha lanciato una “bomba” nel Pd. Al di là delle ripercussioni, indubbia la virata verso i moderati e gli orfani di Rutelli, di Aldo Garzia; e Lo scempio di Roma. Quando era sindaco di Roma, dispensava favori ai palazzinari. Consentendo 70 milioni di metri cubi di nuovi edifici. Poi i costruttori gli hanno voltato le spalle, e il mega appalto a Romeo per le strade ha spinto anche le piccole imprese verso Alemanno, di Paolo Berdini.
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(su) Valter Lavitola e Silvio Berlusconi: Difficile definire Lavitola. Imprenditore del pesce in Brasile (Empresa Pesqueira de barra de Sao Joao Lida, Rio de Janeiro). |
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Editore e direttore de L’Avanti. Politico ambizioso
ma di piccolo cabotaggio che si muove frenetico da un partito all’altro
per approdare infine prima ne L’Italia dei Valori e infine nel Popolo della Libertà,
dove Berlusconi chiede di candidarlo “perché ci ha dato una mano ad acquisire qualche senatore
utile a far cadere il governo Prodi”. Lavitola deve aver fatto proprio un buon lavoro perché sarà candidato alle Europee 2004. Gli va male, ma ― come oggi ricordano i finiani ― “Berlusconi gli compra L’Avanti e soprattutto ne fa il rappresentante del presidente del Consiglio per il Centro e Sud America”. Un incarico ad personam che l’inner circle del Cavaliere digerisce male e che comunque gli consente di essere sull’aereo presidenziale quando Berlusconi visita in luglio Brasile e Panama. Lavitola avrà il suo momento di gloria quando si scopre che, per il piacere del Sultano, organizza a San Paolo, nella suite presidenziale dell’hotel Tivoli, una festicciola notturna con cinque ragazze e una celebre ballerina di lap dance. Questo è Valter Lavitola. Vediamo ora qual è ― secondo i collaboratori del presidente della Camera ― il suo ruolo nella trappola. “È Lavitola,” ti raccontano, “che briga ai Caraibi per confezionare il documento falso che accusa il cognato di Fini. Per quel che ci viene riferito è Lavitola che si procaccia la sua pubblicazione non nei giornali di Santa Lucia, che ancora oggi ignorano la storia, ma in quelli di Santo Domingo dove i due giornali concorrenti pubblicano lo stesso testo, parola per parola”. “È Lavitola,” continuano i finiani, “che una volta rientrato in Italia consegna il falso direttamente nelle mani di Berlusconi che lo gira, attraverso Daniela Santanchè, alla direzione de Il Giornale che, il giorno prima della pubblicazione del titolo Ecco la prova incontra il presidente del Consiglio per riceverne l’ultimo, definitivo placet”. Questa è la ricostruzione messa insieme da Gianfranco Fini e dai suoi collaboratori. Una prima approssimata conclusione si può trarre. Se hanno ragione gli amici di Fini (e certo hanno ragione se il documento pubblicato dai giornali del presidente del Consiglio è farlocco) il capo del Governo muove una campagna ossessiva di calunnia e degradazione per condizionare la volontà e le decisioni della terza carica dello Stato. (Giuseppe D’Avanzo su La Repubblica di venerdì 24 settembre 2010).
(su) Mariastella Gelmini e Ignazio La Russa: Pattuglie di studenti che come soldati imparano a tirare con l’arco, a mirare e sparare con pistole ad aria compressa, a sperimentare tecniche di primo soccorso e arrampicata, ma anche di “superamento ostacoli e sopravvivenza in ambienti ostili”. Come in guerra. Un “progetto di addestramento”, si legge nella circolare che recepisce il protocollo “Allenati per la vita”, siglato tra la direzione scolastica della Lombardia e il comando militare dell’Esercito, “supportato dalla sinergia” tra i ministri della Difesa Ignazio La Russa e dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Un corso che coinvolge tutte le province lombarde, 800 studenti, 140 istruttori appartenenti all’Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia, 27 docenti e 38 scuole superiori. (La Repubblica, venerdì 24 settembre 2010). La Russa ha sùbito tentato di azzittire il centrosinistra sostenendo che il progetto era la continuazione di un protocollo d’intesa avviato nel settembre 2007 dagli allora ministri dell’Istruzione Giuseppe Fioroni (del quale non ci sarebbe da meravigliarsi, n.d.r.) e della difesa Arturo Parisi. Ma il Pidì smentisce una continuità nei contenuti: “Aprimmo un canale con il ministero della Pubblica Istruzione,” dichiara Fausto Recchia, deputato Pidì ed ex caposegreteria di Parisi, “per permettere ai militari italiani di raccontare nelle scuole la nostra partecipazione alle missioni di pace internazionali. Andava sotto l’insegna della cultura della difesa. Non a caso il titolo era: La pace si fa a scuola”. (Left, venerdì 1° ottobre 2010).
(su) la premiata ditta Bertone-Ratzinger: Sconto Ici alla Chiesa, la Ue processa l’Italia. Esenzioni per due miliardi l’anno. Bruxelles accelera: “Sono aiuti di Stato”. (Titolo de La Repubblica di venerdì 24 settembre 2010).
Bonanni e Fioroni fingono di partecipare alla grande manifestazione per la Scuola del 30 ottobre 2008. Il Bonanni, in quel momento, aveva già la penna in mano per firmare, solo qualche ora dopo, l’accordo con il governo Berlusconi sui contratti pubblici... (La Repubblica, venerdì 31 ottobre 2008). Dopo di che, cena al ristorante Loreto, nel giorno dell’accordo separato per gli statali e della manifestazione per la scuola, con il ministro Giulio Tremonti e il segretario della Uil, Luigi Angeletti.
(su) Raffaele Bonanni e Giuseppe “Beppe” Fioroni: Bonanni, raccontano, avrebbe telefonato personalmente a 6 senatori democratici di provenienza popolare per invitarli a firmare il documento dei 75 che ha scosso la segreteria Bersani. E non è la vocazione maggioritaria la spinta ideale del leader sindacale. Tanto meno un’improvvisa cotta per Walter Veltroni. Spaccare il Pidì facendo leva sul disagio dei moderati significa dare una mano alla nascita del terzo polo, dominato da Pier Ferdinando Casini. Il pacchetto di voti Cisl fa gola a molti. E paura a chi potrebbe perderlo. Una scissione corroborata da quel bacino elettorale sarebbe un problema gigantesco per Bersani, niente a che vedere con le fughe isolate degli ultimi tempi. Non è un mistero che Bonanni ha un alleato fedele nel Pidì, “Beppe” Fioroni. Promotore del testo dei 75, cassaforte di buon numero di voti ex pippi-ì e tra i dirigenti più a disagio nel soggetto creato tre anni fa, Fioroni lavora anche sul territorio per creare una rete legata agli ex popolari. E al mondo cislino. Anche l’operazione della giunta Lombardo quater in Sicilia è stata una trovata tattica gestita tutta dall’area ex popolare, in cui la componente ex diessina non ha toccato palla. (La Repubblica, venerdì 24 settembre 2010).
(su) Luciano Violante: Lobbisti, P3 e Propaganda Fide all’insediamento di Pasquale De Lise: la cerimonia al Consiglio di Stato diventa passerella per i protagonisti delle inchieste. Ci sono i ministri Matteoli, Galan, Sacconi, persino il leghista Calderoli. Ecco il sindaco Gianni Alemanno. E la governatrice Renata Polverini. Gianni Letta. In seconda fila, a ridosso del presidente del Senato Renato Schifani, c’è la poltrona di Ivan Dias, prefetto di Propaganda Fide. A scalare, il presidente della Cassazione Vincenzo Carbone, pressato dal manipolo della P3 sul lodo Alfano, sull’evasione fiscale della Mondadori. E il sottosegretario alle Finanze Giacomo Caliendo, indagato per associazione segreta. Invitato, ma sistemato lontano, Mario Sancetta, consigliere della Corte dei conti che spalancò le sue conoscenze agli imprenditori edili del giro Anemone: “Il provveditore del Lazio si è messo a disposizione”. Tra le fila migliori, Franco Carraro: fu lui a voler De Lise nella giustizia sportiva prima di Calciopoli e, silurato il commissario moralista Guido Rossi, annacquato lo scandalo, a consentirgli di piazzare i protetti in Federcalcio. Ci sono gli amici dei circoli romani, certo. I luoghi del potere mascherati da centri benessere. Barba incolta in maniera colta, sorride l’immancabile Giovanni Malagò, entrato nel grande calderone degli scandali per una piscina di pregio ai piedi della collina dei Parioli. In una sala minore c’è il banchiere Michele Anastasio Pugliese, presidente dell’Ex Tiro a volo. De Lise è socio di entrambi i circoli potenti: il Canottieri di Malagò, il Tiro a volo di Pugliese. Ed è assiduo del Parioli, presieduto dalla nuora di Letta. Ecco, c’è anche l’opposizione all’insediamento. Meglio, c’è Luciano Violante. I funzionari del cerimoniale alla vigilia di questa consacrazione di poteri e poteracci italiani se l’erano dimenticato. Gli hanno dato la poltrona 16 bis, cartellino scritto a penna. Non c’era più tempo per le formalità.
(Corrado Zunino su La Repubblica di giovedì 23 settembre 2010).
Giuseppe “Beppe” Fioroni: Ormai Areadem è entrata nella maggioranza bersaniana. Franceschini e gli altri hanno fatto un’inversione a 360 gradi. (La Repubblica, giovedì 23 settembre 2010).
(su) la premiata ditta Tarcisio Bertone-Joseph Ratzinger: Ironia della sorte, mentre il banchiere di Unicredit Alessandro Profumo, laico, di sinistra, votante alle primarie del Pidì, che la stampa germanica continua a definire mister Arrogance, era sotto processo per la decapitazione da parte dei suoi azionisti, Ettore Gotti Tedeschi, cattolico, opusdeista (ma lui nega), papista e liberista antikeynesiano, presidente della Banca vaticana che fu artefice delle peggiori nefandezze perpetrate nella prima Repubblica, finisce in un’inchiesta della magistratura per riciclaggio. Lui che dello Ior, la banca extraterritoriale allocata nel Torrione di Niccolò V addossato al palazzo di Sisto V, da cui transitarono centinaia di miliardi di lire di tangenti italiche, aveva promesso di fare il regno della celeste armonia. (Alberto Statera su La Repubblica di mercoledì 22 settembre 2010).
Per la serie Le grandi opere di Walter Veltroni: Massimo Calearo.
Massimo Calearo: “Sono pronto a fare il ministro dello Sviluppo economico”: si propone così l’ex deputato Pidì, ora Api, Massimo Calearo. (La Repubblica, lunedì 20 settembre 2010).
Walter Veltroni: Ritroviamo noi stessi. Intercettiamo il bisogno di cambiamento. Parliamo anche agli otto milioni di partite Iva. (La Repubblica, domenica 19 settembre 2010).
Giuseppe “Beppe” Fioroni: Da mesi chiedo un nuovo Prodi. (La Repubblica, domenica 19 settembre 2010).
Lo squallore cattocomunista viene da lontano. Speriamo, almeno, che non vada lontano.
(su) Fausto Bertinotti: Ricorderà Giovanni Paolo II, la sua figura storica, il suo ruolo di evangelizzazione e il contributo che diede al superamento del comunismo. Proprio lui che è stato leader del partito della Rifondazione comunista. Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera, riceverà oggi a Scafati, in provincia di Salerno, un premio intitolato a Giovanni Paolo. Un premio giunto alla VI edizione e organizzato dall’associazione Aglaia. L’ex leader di Rifondazione comunista avrà anche il compito di tratteggiare la figura del pontefice. Tra i premiati anche il ministro per l’Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi. (La Repubblica, domenica 19 settembre 2010).
(ancora su) Walter Veltroni e la corrente dei .....oni (vedi qui, qui e qui): Pietro Ichino: al congresso aveva appoggiato Ignazio Marino, ora sta con i movimentisti. Marco Minniti: ex “Lothar” dalemiano, è tra gli estensori del documento con i veltroniani Tonini e Verini. Maria Pia Garavaglia: popolare, ma anche ex vice sindaco con Veltroni, è una dei “75” con Melandri, Touadì e Nicola Rossi. (La Repubblica, sabato 18 settembre 2010). Tutti nomi da ricordare. Se mai tornassero le preferenze e questi non avessero ancora portato le loro facce toste fuori dal Pidì.
(su) Walter Veltroni: Il documento di dieci pagine (vedi qui e poi qui) promosso dall’ex sindaco, da Fioroni e da Gentiloni e presentato come un contributo “in positivo” demolisce l’alfa e l’omega della linea bersaniana. Il Nuovo Ulivo viene definito un’ipotesi “neo-frontista” richiamando l’esperienza perdente del Fronte popolare, cioè tutta la Sinistra contro la Dc. L’attenzione verso Casini invece appartiene alla categoria “vetero-centrista” che conduce dritti al trasformismo. Tutto sbagliato, quindi. Il risultato è che il Pd, scrivono Veltroni e gli altri, “naviga senza bussola”. (Di) Walter Veltroni: Tutto quello che farò sarà per e dentro il Pd. Non voglio dividere ma discutere. Riconosco la leadership di Bersani, il mio documento non contiene una parola contro di lui, però dovremmo cominciare anche a cercare un nuovo Prodi nella società civile. Non fondo un movimento né una corrente, preferisco un grande Pd a vocazione maggioritaria. Perché i sondaggi sono drammatici. Il rischio è che dopo Berlusconi arrivi un altro centrodestra. (...) Gli ultimi sondaggi elettorali ci inchiodano al 24,6%, mentre in un momento di difficoltà abbiamo ottenuto il 34%. (...) Quest’estate ho letto di tutto. Una volta sostenevamo un governo Tremonti, un’altra l’esecutivo con Fini. (La Repubblica, venerdì 17 settembre 2010).
da La Repubblica e L’Espresso di venerdì 17 settembre 2010.
Facce da Celti.
(su) Umberto Bossi e la Lega Nord: In attesa che Bossi riceva l’annunciata laurea honoris causa da un qualche Ateneo presuntivamente celtico, la Lega Nord allunga le mani sulle scuole pubbliche. È di domenica la notizia della scuola di Adro “leghizzata” con gran dispiego di “sole delle Alpi” dai banchi al tetto; intanto a Bosina di Varese la moglie di Bossi dirige la scuola “dei Popoli Padani”, privata ma con una dotazione di 800.000 euro decisa dal governo con la cosiddetta “legge mancia” (Il Giornale.it, 13 settembre). È dunque il momento giusto per interrogarsi sui meriti culturali di Bossi, che fanno tutt’uno coi progetti scolastici del suo partito. Secondo i suoi detrattori, il futuro dottore sarebbe capace solo di gestacci, insulti alla bandiera ed altre volgarità: grandi virtù comunicative, meglio di una tesi di laurea. Ma gli orizzonti culturali di Bossi sono assai più ampi. In un discorso del 27 gennaio 2004, dal titolo Dio salvi la Padania (visibile sul sito della Lega Nord), egli traccia addirittura un quadro della “rottura geopolitica del mondo” dopo l’11 settembre, colpa di “Roma ladrona” oltre che dell’attacco alle Torri gemelle. Sull’Italia, la dottrina di Bossi è questa: “quando uno Stato è eterogeneo dal punto di vista etnonazionale, i problemi girano attorno a due lealtà, la lealtà alla Nazione e quella verso lo Stato. Per i popoli che non sono dominanti, come noi padani, le due lealtà sono distinte e possono entrare in competizione tra loro. In questi casi la minoranza chiede l’autodeterminazione nazionale, un diritto sancito dall’Onu”. Eterogeneità etnonazionale, “comuni matrici etnoculturali” dei popoli padani: ecco un linguaggio “dotto” dove non ce lo aspetteremmo. Da dove viene? Il miglior parallelo sono le elaborazioni “teoriche” del “Pensiero Etnonazionalista” e dell’“Idea Völkisch nelle comunità Alpino- Padane” che si possono leggere in un libro, Fondamenti dell’Etnonazionalismo Völkisch (2006), firmato da Federico Prati, Silvano Lorenzoni e Flavio Grisolia. Secondo loro, “le comunità padane” sono la miglior risposta a “un’epoca etnicamente e culturalmente decadente”, all'“immigrazione allogena, al materialismo comunista, al mondialismo massonico”. Fin troppo chiare le matrici razziste e fasciste, anzi naziste, della terminologia usata (völkisch , “sangue, suolo e conoscenza”). Silvano Lorenzoni, festeggiato nel giorno del suo compleanno come “un vero identitario/razzialista bianco veneto/europeo”, è stato presidente dell’Associazione Culturale Identità e Tradizione, che si ispira a Iulius Evola, e capogruppo della Liga Veneta nel Consiglio Comunale di Sandrigo (Vicenza). La casa editrice Effepi (Genova), che ha pubblicato questo e altri volumi su tale “etnonazionalismo”, si distingue anche per i suoi libri di “storia non convenzionale” del Novecento, per esempio quello di Udo Walendy che considera l’Olocausto un prodotto della propaganda antitedesca ottenuto con abili fotomontaggi. Ma la neoideologia padana non si affermerebbe senza mettere le mani in pasta nell’educazione delle nuove generazioni: nella scuola. Guardiamo quel che succede in Spagna, nazione anche in questo sorella, dove l’insorgere delle autonomie regionali si lega strettamente alla fine del franchismo e alla fortuna delle lingue diverse dallo spagnolo (specialmente il catalano e il basco), fondata sulla loro lunga e nobile tradizione culturale, ma anche su una sacrosanta reazione alla repressione franchista. Ma l’ondata degli autonomismi regionali ha generato e diffuso nelle scuole una manualistica rivendicativa di altrettanti “spiriti nazionali” (basco, catalano, galiziano, andaluso...), puntualmente riflessi nel linguaggio degli storici “allineati”, come ha mostrato Pedro Heras in un bel libro recente (La España raptada: la formaciòn del espiritu nacionalista, Barcelona, Altera, 2009). Analizzando manuali scolastici e pratiche dell’insegnamento, Heras ha dimostrato che tali “processi di rinazionalizzazione” hanno adottato in pieno la stessa retorica del più vieto nazionalismo franchista, utilizzando per esaltare le nazionalità regionali le stesse identiche formule, gli stessi slogan che furono martellati per decenni dalla propaganda di regime, applicandoli al popolo spagnolo nel suo insieme, e usandoli allora anche per reprimere le lingue “proibite”. Quasi che, se applicata mettiamo al catalano, quella stolta retorica fosse “sdoganata” d’incanto. Per quanto rozzi e incolti, i tentativi di Bossi di creare dal nulla la neo-etnia dei padani hanno fatto lo stesso: pur senza rifarsi esplicitamente alla tradizione nazi-fascista, da essa hanno ripescato la terminologia “etnonazionale” con tutte le sue implicazioni, usandola simultaneamente per de-nazionalizzare l’Italia e “nazionalizzare” una Padania d’invenzione. Perciò i più agguerriti proclami in lode della “razza padana” (come quelli citati sopra) si trovano sul sito stormfront.org, alfiere del World Wide White Pride, fondato nel 1995 da Don Black, già leader del Ku Klux Klan, che usa come logo la cosiddetta “croce celtica”, surrogato della svastica. La maggioranza dei leghisti, persino di quelli che usano quelle formule e quegli slogan, è presumibilmente inconsapevole di queste derivazioni e tangenze, anzi le negherebbe accanitamente. Non per questo esse sono meno preoccupanti, in una scena politica come quella italiana, in cui secessione e federalismo sono fratelli siamesi) e gli argomenti per l’una e per l’altro s’intrecciano e si confondono in una rincorsa senza fine; in cui, con la passività o la complicità delle sinistre, il maggior argomento in favore del federalismo è la minaccia di secessione, e chi detta le regole è solo la Lega. Vedremo se la spiritosa invenzione dell’etnonazionalismo padano risulterà merito sufficiente per una laurea honoris causa: in ogni modo, sotto quella pergamena non basta la firma di un qualche ateneo galloceltico, ci vuole anche (per legge) quella di un ministro nel suo ufficio di “Roma ladrona”. (Salvatore Settis, Le mani della Lega sulla Scuola pubblica, su La Repubblica di venerdì 17 settembre 2010).
La Padania dei portatori di moccichini verdi: Giancarlo Siani, il cronista ucciso dalla camorra nel 1985, contrapposto a Roberto Saviano. Uno giornalista vero, che lavorava “acquisendo le notizie dalla strada, fra le persone”, l’altro che ha invece prodotto “una denuncia bibliografica”. Il paragone l’ha fatto ieri Romolo Martelloni su La Padania, il quotidiano della Lega Nord, piccato perché, come si ricorda nel pezzo, “giorni or sono un altro giovane, questa volta scrittore, ha fatto un’accusa forte contro la Lega Nord, e cioè di non aver fatto nulla per fermare la mafia al Nord”. Un giudizio che La Padania definisce “ingeneroso”. Al punto da affermare che fra Saviano e Siani “c’è una grande, grandissima differenza: Saviano ha scritto nel 2006, in un periodo in cui la camorra è già cambiata nella sua violenza, dove sì, ci sono le guerre per bande, ma sono circoscritte in alcune delimitate zone del napoletano, a differenza di Siani che scriveva ben 25 anni fa nella più buia e feroce lotta fra clan”. (La Repubblica, venerdì 17 settembre 2010).
Laura Marsilio e Gianni Alemanno mentre si covano a vicenda.
Laura Marsilio (assessore alla Scuola del comune di Roma, visitando l’elementare Pisacane, l’istituto più multietnico della capitale): Anche se questi bambini sono nati in Italia, è sbagliato considerarli non stranieri. Non è solo un fatto anagrafico, ma una questione culturale. (La Repubblica, venerdì 17 settembre 2010).
(su) Walter Veltroni e Giuseppe “Beppe” Fioroni: Nasce il Movimento di Veltroni, Fioroni e Gentiloni. Una “Cosa” che punta “all’esterno e all’interno” a sostenere il Pd, a ridargli forza. Questo certifica il manifesto preparato da una parte della minoranza su cui si sta ultimando la caccia alle firme con l’obiettivo di arrivare almeno a 75. Significa che nel Partito democratico c’è una nuova corrente. Dentro la quale però vivrà un’ala scissionista. Lunedì sera un gruppo di parlamentari si è visto in casa di Paolo Gentiloni. Alcuni di loro non hanno usato mezzi termini: dobbiamo andarcene al più presto. Lo hanno detto il senatore Andrea Marcucci, fratello di Marilina, ex editore de l’Unità vicino a Veltroni, l’ex rutelliano Maurizio Fistarol, il tesoriere della Margherita Luigi Lusi. Gentiloni non condivide ma quasi: “Proviamo a rimettere in piedi questa baracca,” dice, pessimista. (La Repubblica, giovedì 16 settembre 2010). Ora che al Fioroni si è aggiunto anche il Gentiloni si può ben dire che il Veltroni ha fatto il pieno dei .....oni.
Sergio Chiamparino, il piddìno più leghìno.
Sergio Chiamparino: Chi si oppone a grandi opere come la Tav difficilmente può essere un interlocutore. (...) Calderoli propone lo spostamento di alcuni ministeri al Nord? Mi sembra sensato che alcuni ministeri siano a Milano, Torino o Napoli. Il federalismo era un tema della sinistra e ce lo siamo fatti sottrarre. Magari candido la mia ciittà per le Attività produttive. (La Repubblica, giovedì 16 settembre 2010). Ha ragione: molto meglio un Calderoli, come interlocutore, che gli oppositori della Tav. Ma solo come interlocutore di un individuo come Chiamparino.
Sergio Chiamparino: Sì a una legge contro il burqa: è lesivo della dignità. Pier Luigi Bersani: La legge sul burqa non è una priorità, ma in linea di principio sono d’accordo sulla riconoscibilità delle persone. Barbara Pollastrini: In Italia il burqa non è gradito, ci vuole una legge saggia ed efficace. (La Repubblica, giovedì 16 settembre 2010).
(su) la Lega Nord: Fermati e identificati dalla polizia perché avevano con sé una bandiera italiana. È successo a Venezia a una decina di giovani, nel giorno della “festa dei popoli padani”. La denuncia arriva proprio da uno dei fermati, Marco Gavagnin, consigliere comunale della lista 5 stelle a Venezia: “Esporre il tricolore durante la festa della Lega Nord,” spiega Gavagnin, “è diventata una provocazione politica. Siamo stati insultati da decine di leghisti”. (La Repubblica, giovedì 16 settembre 2010).
La sala stampa di Renata Polverini alla regione Lazio. Che dire? Speriamo che l’abbiano attaccato male.
Roberto Maroni: Posso immaginare che abbiano scambiato il peschereccio per una barca che potesse avere a bordo clandestini. (La Repubblica, mercoledì 15 settembre 2010).
(su) Roberto Maroni e Giulio Tremonti: I libici sparano su peschereccio di Mazara. Sulla motovedetta anche finanzieri italiani. I sei uomini della Gdf “osservatori”. (La Repubblica, martedì 14 settembre 2010).
(su) Walter Veltroni e Giuseppe “Beppe” Fioroni: Walter Veltroni prepara la campagna d’autunno. L’obiettivo finale dell’ex segretario è riprovare la corsa per Palazzo Chigi. “Mi sembra improbabile, ma non impossibile,” dice il suo fedelissimo Stefano Ceccanti. “Vendola non ce la fa. Parla solo a un piccolo pezzo del Paese. Bersani nemmeno, figuriamoci. Con lui il Pd ha perso tutta la sua autorevolezza...” spiega l’altro veltroniano, Giorgio Tonini. Nell’immediato c’è la denuncia di un tradimento: quello compiuto da Bersani, colpevole di aver dimenticato i valori fondativi del progetto, di rispolverare l’Ulivo e andare a caccia di alleati. Denuncia che finirà nero su bianco, in un documento programmatico su cui Veltroni in persona sta cercando firme tra i parlamentari. L’ex sindaco sta scrivendo il testo che mette in mora l’attuale gestione del Pd. Beppe Fioroni ha promesso un mare di autografi nel confine degli ex popolari. Fioroni e Veltroni si sono incontrati ieri per fare il punto. I bersagli sono due: Bersani e il capogruppo Franceschini. (La Repubblica, martedì 14 settembre 2010). Difficile che Bersani si impressioni. Uno che si mette con un Fioroni, è un disperato per sua stessa ammissione.
(su) Mariastella Gelmini: E ieri la Gelmini, impassibile, ferma nelle sue decisioni, defilata, ha inaugurato l’anno scolastico nelle bianche corsie di un ospedale: impeccabile, nella sezione scolastica del Policlinico Gemelli, a Roma, ha regalato una borsa di studio a un bambino malato. Poi è voluta tornare sulla polemica sulla scuola di Adro, nel bresciano, dove sui banchi e su altri arredi c’è il simbolo della Lega Nord: “Mi piacerebbe che tutti coloro che hanno polemizzato col sindaco di Adro, per coerenza lo facessero anche le molte volte in cui sono simboli della sinistra a entrare in classe. Vi assicuro che è molto più facile quest’ultima situazione che non trovare simboli della Lega nelle scuole”. (La Repubblica, martedì 14 settembre 2010). Ha ragione. Le scuole infatti sono piene di riferimenti visivi alla cultura e allo studio. Che, come tutti sanno, non sono certo di destra.
Giorgio Stracquadanio. Già noto a queste pagine per aver (profeticamente?) dichiarato: Occorre riformare la Costituzione con uno scatto di impronta gollista, perché andare avanti con i “lodi” significa prendere l’aspirina per curare un tumore. Berlusconi deve intestarsi la riforma e poi, come De Gaulle, imporre lui stesso un referendum... Se aspettiamo ancora il domani, a Berlusconi fanno fare la fine di Craxi: solo che invece che ad Hammamet andrà ad Antigua (10 ottobre 2009); per aver definito l’Associazione nazionale magistrati un’associazione sovversiva che dimostra la sua natura insurrezionale (28 gennaio 2010); per aver definito la Polverini contraddittoria e masochista per aver detto no (in campagna elettorale...) al nucleare nel Lazio (15 febbraio 2010); per aver detto: La P2 era solo un club, un modo di creare relazioni. È la vita (11 maggio 2010); e per aver violentemente attaccato il Presidente della Repubblica con le seguenti parole: Sorprende e inquieta che Napolitano per esternare un suo punto di vista su un tema che non è ancora all’ordine del giorno utilizzi il giornale del suo ex partito, l’Unità. Si tratta di una prassi inedita, che pone un serio interrogativo sulla indipendenza e la neutralità del supremo garante della Costituzione. E che rileverebbe un tentativo di indirizzare le scelte istituzionali al di fuori della via maestra che la Costituzione repubblicana indica: le elezioni politiche generali sono l’unico rimedio democratico a una eventuale crisi politica della maggioranza parlamentare. È certo che il Parlamento non resterà estraneo e, se necessario, si convocherà autonomamente e d’urgenza per mantenere il rispetto dell’equilibrio dei poteri (13 agosto 2010). Adesso, in qualche modo saggiamente, torna a esternare su argomenti a lui più consoni...
Giorgio Stracquadanio: Per fare carriera ognuno utilizza quello che ha. Anche il corpo. È assolutamente legittimo. In Parlamento, come in qualsiasi altro lavoro, l’aspetto fisico è importante. Ognuno deve disporre del corpo come meglio crede. Fino a quando c’è consenso non c’è violenza e se non c’è violenza non c’è problema. Se anche una deputata o un deputato facessero coming out e ammettessero di essersi venduti per un posto in lizza, non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare Camera e Senato. Usare il proprio corpo in politica è la realtà del mondo da quando esso esiste. Io considero normale che gli uomini e le donne usino la loro avvenenza fisica per i loro scopi. (La Repubblica, martedì 14 settembre 2010). Tuttavia fa un po’ pena. Chissà tra quali donne avrà vissuto e vivrà, il poveretto...
(su) Nicola “Nichi” Vendola: Nichi Vendola viene accolto da applausi alla festa dei giovani di destra. Un applauso di benevenuto ad Atreju quando il governatore ammette: “Sono entrato in questo spazio con un po’ di batticuore, come sempre quando si superano barriere...” (La Repubblica, lunedì 13 settembre 2010).
Giuseppe “Beppe” Fioroni: Il segretario di un partito ha il diritto di parlare al suo popolo. Ma il comizio di chiusura è un simbolo superato, un modo per adagiarsi sul tempo che fu. Spero che non sia un altro segno di rinuncia all’innovazione. (La Repubblica, lunedì 13 settembre 2010).
Giulio Tremonti: L’uso della tv pubblica per la formazione è fondamentale. Gli italiani non conoscono le lingue e per questo ho proposto i sottotitoli e i cartoni in inglese. (La Repubblica, lunedì 13 settembre 2010).
I gatti e le volpi.
Maurizio Sacconi (commentando il fumogeno scagliato mercoledì scorso, alla Festa dell’Unità di Torino, contro Raffaele Bonanni): C’è il pericolo di un rigurgito terroristico. Sono sorpreso per il mancato arresto della studentessa universitaria che lo ha tirato. Mi preoccupa che ci possa essere una sorta di violenza autorizzata quando è politica. Non posso non pensare alla sentenza perdonista nei confronti dell’aggressore di Berlusconi. Eppure i reati contro la persona non possono avere inferiore dignità rispetto ai reati contro il patrimonio. In ogni caso occorre attenzione in un Paese nel quale abbiamo vissuto una stagione di terrorismo ideologico che ha praticato anche l’omicidio. Raffaele Bonanni: Vorrei dire a quella ragazza di stare lontana dai cattivi maestri, quelli delle ideologie morte, ma anche da coloro che alzano i toni perché non hanno argomenti e accusano gli altri. Più che la ragazza, io arresterei tanti cattivi maestri. Renato Brunetta: Nel Pd c’è un’anima reazionaria e squadrista. Luigi Angeletti: C’è la percezione diffusa che stia crescendo il numero di persone che non hanno nulla da perdere. Questa è la percezione, anche se non è detto che sia tutto reale. Gli industriali di Chieti: Se la Fiom confermerà lo sciopero previsto per oggi alla Sevel di Atessa (gruppo Fiat) noi la denunceremo: è uno sciopero pretestuoso. (La Repubblica, sabato 11 settembre 2010).
Joseph Ratzinger accolto “come si deve” a Malta il 17 aprile scorso.
(su) la ditta Tarcisio Bertone-Joseph Ratzinger: “Dopo le molestie, tredici suicidi”: rapporto shock sui preti pedofili. Belgio, le conclusioni della commissione d’inchiesta. (Titolo de La Repubblica di sabato 11 settembre 2010).
Maurizio Sacconi: La disdetta da parte della Federmeccanica del contratto nazionale del 2008 non ha alcuna valenza sostanziale per i lavoratori che sono protetti dal ben più conveniente contratto del 2009. Si tratta ora di auspicare l’ulteriore evoluzione delle relazioni industriali anche nell’ultima ridotta del vecchio impianto ideologico che voleva il necessario conflitto tra capitale e lavoro. (La Repubblica, mercoledì 8 settembre 2010).
L’efficacia della Gelmini ha reso obsoleti i già programmati roghi di libri (Bucchi su La Repubblica di sabato 4 settembre 2010).
(su) Mariastella Gelmini: La Scuola scoppia, ecco le superclassi: nei licei anche 35 alunni per aula. Allarme dei docenti: sicurezza a rischio e didattica penalizzata. (Titolo de La Repubblica di sabato 4 settembre 2010).
Giulio Tremonti: Questo autunno avrebbe (sic) dovuto essere il terzo autunno atteso per il crollo dell’Italia. Non è così. Non sarà così. Non c’è bisogno di fare una Finanziaria “vecchio stile”. Non c’è bisogno di fare una “manovra correttiva”. I titoli di Stato finora sono stati collocati bene. Non ci sono elementi di rottura nelle strutture economiche, industriali e sociali del Paese. Non c’è dunque un’emergenza autunnale. (La Repubblica, sabato 4 settembre 2010).
(su) Mariastella Gelmini: Dura, durissima con i precari della scuola, sospettati non di difendere il posto di lavoro ma di “fare politica strumentale”. E però Mariastella Gelmini è madre tenerissima nelle fotografie con intervista “in esclusiva” affidate a Chi. Apprendiamo che “la piccola Emma,” nata quattro mesi fa, dorme “in una culla dalla forma antica ma di plexiglas, regalata dal ministro Brunetta e dalla sua fidanzata Titti”. Il momento in cui andrà a scuola è lontano ma il ministro, sollecitato da opportuna domanda, già sceneggia il suo primo giorno di scuola: “Immagino che avrà una lavagna interattiva multimediale, il grembiule, l’e-book, un maestro unico preparatissimo... Sarà, la sua, una scuola meritocratica, con grande attenzione per inglese e musica”.
(Alessandra Longo su La Repubblica di sabato 4 settembre 2010).
Mariastella Gelmini: I precari sono 200.000, se si considerano anche quelli che hanno fatto una sola supplenza, non abbiamo la possibilità economica di sommare questo numero ai 700.000 professori già impegnati nella scuola. 700.000 insegnanti è un numero sufficiente per far fronte al bisogno del Paese. I precari non sono frutto di questo governo, sono la conseguenza di anni di politiche di consenso a buon mercato che hanno distribuito posti di lavoro di cui non c’era bisogno. Se incontrerò i precari in sciopero della fame? Queste sono rappresentazioni che servono a voi giornalisti. Io incontro sempre i precari, in questo momento però ci sono strumentalizzazioni politiche che fanno poco onore a chi le mette in campo. (La Repubblica, venerdì 3 settembre 2010).
Pensa incontrare di notte, in luoghi deserti, uno che ti fissa con questa faccia...
Tony Blair: Andai in Sardegna per chiedere aiuto sulla candidatura olimpica. Berlusconi disse: “Vedrò cosa posso fare”. Poi agì. Lo ammiro: quasi tutti i politici promettono, ma non combinano nulla. Lui aveva agito. (La Repubblica, giovedì 2 settembre 2010). Se l’Iran continuerà a sviluppare armi nucleari, l’uso della forza da parte dell’Occidente sarà inevitabile. Penso che la comunità internazionale debba essere pronta a confrontarsi con Teheran anche militarmente, se necessario. (La Repubblica, venerdì 3 settembre 2010).
(su) Mariastella Gelmini: Il segretario della Fiom Cgil, Maurizio Landini, ieri ha annunciato una querela nei confronti del ministro Mariastella Gelmini che nei giorni scorsi aveva dato ragione alla Fiat sul licenziamento degli operai di Melfi. “Possono esserci punti di vista diversi,” ha spiegato, “ma è inaccettabile che siano offesi i lavoratori, e tanto più se ciò avviene in presenza di una sentenza dei giudici”. (La Repubblica, giovedì 2 settembre 2010).
(su) I bravi imprenditori: Texas, gas tossici dalla raffineria: il disastro segreto della Bp. La fuoriuscita è durata 40 giorni. Dall’azienda, non una parola alla popolazione. (Titolo de La Repubblica di martedì 31 agosto 2010). Forse è vero che la lotta di classe è finita, come dicono il Sacconi, il Veltroni e l’Ichino: adesso è guerra contro l’Umanità.
Umberto Bossi: Confermo: Bersani non solo è andato da Berlusconi a piagnucolare perché fossero evitate le elezioni anticipate, ma ha pure detto a Silvio che, in caso di rottura parlamentare, i voti per garantire al governo di andare avanti li avrebbe messi lui. (La Repubblica, lunedì 30 agosto 2010). L’anno scorso, durante le primarie del Pidì, le dichiarazioni a favore di Bersani dei leghìni-nordìni (valga per tutti il Bossi del 15 agosto 2009) e di molti berluscìsti (valga per tutti l’Alemanno del 19 agosto 2009) avevano un solo obiettivo: la vittoria del Franceschini. Gli andò male. Non solo: con Bersani il Pidì è, se non altro, un po’ meno depresso. Di qui la rabbia dei portatori di moccichini verdi e degli sbandieratori di diti medi, il cui giudizio non può che far valere l’opposto in chi è sano di mente.
17 febbraio 2009: Matteo Renzi festeggia la vittoria alle primarie del Pidì.
(Ogni somiglianza delle facce dei suoi supporter con quelle di suore e preti è puramente casuale).
Matteo Renzi: Il Nuovo Ulivo (proposto da Bersani, n.d.r) fa sbadigliare: è ora di rottamare i nostri dirigenti. (La Repubblica, domenica 29 agosto 2010). Ricordiamo, brevemente ― anche se non ne avremmo voglia ― chi è il Renzi. Ex ciellìno ― che già basterebbe ― nel 2009 si candidò a sindaco di Firenze mettendo in lista l’ex “schedina” di Quelli che il calcio Elisa Sergi e dichiarò: Anche Berlusconi le preferisce belle, che male c’è... Il 19 giugno 2009 su La Repubblica appare questo interessante trafiletto: I siluri contro di lui da parte dello schieramento opposto sono partiti con un singolare ritardo: quando Renzi, con il 47 e mezzo per cento ottenuto al primo turno, aveva già praticamente in tasca la vittoria che celebrerà lunedì prossimo. “L’è evidente,” è stato il commento di chi nel Pidì non ama il giovane cattolico rampante, “Denis deve dimostra’ che il bimbo non l’ha cresciuto lui a mollichella”. Dove mollichella sta per coccole, Denis sta per Denis Verdini, plenipotenziario del Pidièlle in Toscana, e il bimbo per Renzi. Il quale, secondo la leggenda metropolitana, fu aiutato nelle primarie democratiche da votanti infiltrati dalla Destra, e a queste elezioni dalla scelta verdiniana di contrapporgli per favorirlo un avversario debole come l’ex calciatore della Fiorentina e del Milan Galli. Esser graditi a un individuo come Verdini non è un po’ peggio che essere bersaniani? Ma non finisce qui: all’improvviso, il giorno di Ferragosto del 2009, come morso da una tarantola il Renzi si mette a urlare: Mai più con la Sinistra radicale! Lungo silenzio, poi riappare il 28 aprile scorso e detta questa ponderosa dichiarazione: Se il Pidì è solo il gruppo dirigente, c’è da stare preoccupati. Ma se è l’esperienza di popolo, quello non ossessionato da Berlusconi, allora vedo entusiasmo ed energia. Non ce l’ho con Bersani, anzi: siamo pronti a dare una mano. Ma al Pidì, non al disegno di Fini. Perché, c’è qualcuno, a Sinistra, che straveda per Fini? Ma il Renzi si preoccupa lo stesso: ha l’ossessione di Fini, lui, mica di quel povero caro “utilizzatore finale” di “belle donne” del Berlusconi. Tutto qua: il Renzi, chissà perché, esterna solo ad aprile e ad agosto. Ma si evolve: adesso usa il verbo rottamare riferendosi a Esseri umani. Non più da ciellino ― i ciellini queste cose le pensano, certo, ma non le confessano neanche a sé stessi ― ma già quasi da fascista. O, più modernamente, da leghìno-nordìno. (P.s.: tutto questo, naturalmente, non per difendere Bersani ― che continuiamo a considerare con una certa diffidenza e amiamo, per ora, solo perché ha fatto abbandonare la nave del Pidì a un discreto numero di papalini ― ma per l’antipatia che sentiamo per i fasullissimi furbetti della parrocchietta come il Renzi e per tutti quelli che si fanno incantare dalle loro moine da cicisbei, vuote come palloncini scoppiati).
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