Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Meglio Ridere!
la Pagina di Quelli che fanno Piangere... nel mese di luglio del 2009!
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In questa pagina raccogliamo le parole di chi vorrebbe farci piangere. E cerchiamo, invece, di riderne. Torna spesso: troverai sempre delle novità, perché questa è gente che una ne pensa e cento ne dice! E se vuoi segnalarci qualche “perla” che ci è sfuggita... |
Le facce sciupate dai digiuni e dalle mortificazioni della carne dei dipendenti di Joseph Ratzinger: Elio Sgreccia.
Elio Sgreccia (dipendente di Joseph Ratzinger col grado di presidente emerito della pontificia Accademia della vita): Chi usa o somministra la pillola Ru486 sarà scomunicato. (La Repubblica, venerdì 31 luglio 2009). Ma questa è un’ingiustizia bella e buona: chi non è donna né medico, e dunque non può usarla né somministrarla, come farà a farsi scomunicare? Dovrà forse sostenere pubblicamente che gli individui come lo Sgreccia siano dei nemici della Repubblica e del Popolo italiano prezzolati da uno Stato estero antidemocratico e aggressivo?
(di e su) Giulio Tremonti (ministro dell’Economia, del Tesoro, delle Finanze e ― tirando i fili di Mariastella Gelmini ― della Pubblica Istruzione): Siamo sicuri che l’oro sia della Banca d’Italia? L’oro è del popolo italiano, dei contribuenti (Giulio). Perché vuole limarci le unghie proprio adesso? Faccio giurisdizione da più di trent’anni ma non riesco a capirne logica e ragione (il segretario della Corte dei conti Schlitzer) (La Repubblica, venerdì 31 luglio 2009). E se fossero sull’orlo della bancarotta? Se gli elettori del Pidièlle (cioè i milioni di padroni, padroncini, padronacci e aspiranti tali che il Tremonti chiama “popolo italiano”) potessero salvarsi dalla furia del vero Popolo italiano solo rapinandolo delle sue riserve auree e impedendo ai magistrati di ficcarci il naso? Hanno già rapinato la Scuola, cioè i Bambini e i Ragazzi italiani, perché dovrebbero fermarsi davanti al caveau superblindato della Banca d’Italia?
Mille volte meglio Antonio La Trippa che certi “leader” del Pidì sempre in cerca di trippa per gatti!
il Pidì di Dario Franceschini (tanto, tanto, tanto diverso dal Pidì di Walter Veltroni): “A me è sembrato una persona normale, aveva problemi molto comuni: non trovava lavoro, era in crisi con la fidanzata e credeva di essere vittima di una maledizione”. Così il mago Nicola Trippa, di Fiumicino, descrive Luca Bianchini, il presunto stupratore seriale di Roma, che si è recato nel suo studio di occultista una ventina di volte. “Non avrei mai potuto immaginare che fosse coinvolto in una storia del genere”. (La Repubblica, venerdì 31 luglio 2009). Quelli della ex Margherita potrebbero offrire anche al mago di Fiumicino un posto di coordinatore di circolo del Pidì. Tutti gli affatturati ed esorcizzati del partito ed ex, stile Barbara Palombelli, ne sarebbero contenti. Inoltre si chiama Trippa: non sarà l’indimenticabile Antonio La Trippa di Totò, che purtroppo non è più disponibile, ma per gatti come i papisti e i padronisti del Pidì sarà sempre meglio che niente trippa del tutto.
Le facce da veri compagni di certi democratici: Alberto Tedesco.
(su) Alberto Tedesco (senatore del Pidì): Alcuni imprenditori avrebbero finanziato i partiti che governano alla regione e al comune di Bari, ottenendo in cambio una corsia preferenziale nell’aggiudicazione di appalti pubblici: un sospetto formulato sulla base delle intercettazioni telefoniche, raccolte in più di un anno d’indagine, che il 6 febbraio scorso hanno portato alle dimissioni dell’allora assessore regionale alla Sanità o ora senatore del Pidì Alberto Tedesco. (La Repubblica, venerdì 31 luglio 2009). Ora senatore? Solo un piccolo premio da parte degli allora segretario del Pidì, vicesegretario del Pidì e capintesta dei democratici pugliesi Veltroni, Franceschini e D’Alema.
Mariastella Gelmini (ministro della Pubblica Istruzione quando il Tremonti è in altre faccende affaccendato e lei non è occupata col Berlusconi) e “Beppe” Fioroni (ex ministro della Pubblica Istruzione ed esponente di rilievo della banda di papisti e padronisti che per mezzo del Pidì tiene in ostaggio la Sinistra italiana): Sulle tradizioni locali si può ragionare, non c’è distanza tra il Pidièlle e la Lega sul tema della Scuola (Mariastella). La Gelmini non può fare il sortentenna, perché in gioco non ci sono solo i rapporti tra il Pidièlle e la Lega, ma la difesa della serietà della Scuola. È una vergogna quello che sta accadendo sulla pelle degli insegnanti (“Beppe”). (La Repubblica, giovedì 30 luglio 2009). Il peggior ministro della Pubblica Istruzione della Storia d’Italia contro la peggior ministro della Pubblica Istruzione della Storia d’Italia: non è da gentiluomo.
Silvio Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”): Ho questo torcicollo che mi affligge da tempo, andrò nove giorni da quelli che fanno dimagrire. (La Repubblica, giovedì 30 luglio 2009). Se la smettesse di irrigidire il collo e le mascelle per assomigliare ai testoni di marmo di Mussolini, starebbe sùbito meglio.
(su) Giulio Tremonti (ministro dell’Economia, del Tesoro, delle Finanze e ― tirando i fili di Mariastella Gelmini ― della Pubblica Istruzione): Ieri Tremonti ha cercato di fare il furbo... Le norme che bloccano le indagini della Corte dei conti grazie al lodo Bernardo sarebbero pure entrate in vigore, anche se per una breve finestra. Con un bel risultato: bloccare le indagini romane del pm contabile Guido Patti sulle consulenze affidate dai funzionari del ministero dell’Economia. Ben 400 inviti a dedurre, e per alcuni anche qualcosa in più: una citazione. (La Repubblica, giovedì 30 luglio 2009). I risparmi li sa fare, il Tremonti, solo sulla Scuola e sulla pelle dei Bambini e dei Ragazzi italiani: quando si tratta del suo ministero, invece (se le indagini della Corte dei conti non saranno bloccate, e dimostreranno la fondatezza dell’accusa) le maniche gli si fanno sùbito larghissime.
(su) la finta “sinistra” inglese di Blair e Brown: Ai tempi d’oro di Tony Blair, il New Labour aveva agganciato i grandi dell’industria e della finanza con quell’entusiasmo incontrollato, esagerato, che è proprio dei neofiti... Adesso gli ultimi degli industriali che dal 1997 hanno sostenuto i laburisti lanciano un ultimatum: entro l’autunno il premier Gordon Brown deve lasciare, altrimenti ogni possibilità di sopravvivere sarà cancellata. Peter Slowe, capo del Labour Finance & Industry Group che da quindici anni ha aperto i ponti con un mondo che ha portato milioni di sterline nelle casse del partito e ha permesso al Labour di farsi apprezzare (anche troppo) nelle stanze del potere finanziario, ha chiamato il ministro dell’Industria, Peter Mandelson, per dirgli chiaramente che entro l’autunno dev’essere lui a guidare il governo. (La Repubblica, giovedì 30 luglio 2009). È il probabile futuro del Pidì. D’altra parte, ognuno si sceglie gli amici e sostenitori che si merita.
Continua la campagna di persuasione subliminale de La Repubblica (di mercoledì 29 luglio 2009) a favore del Franceschini. Dopo il professor Ignazio Marino, è la volta di Pierluigi Bersani. Il messaggio è: il Franceschini (e il Fassino, a sinistra nella terza foto) sì che sono oppositori seri, anche più del Di Pietro; mentre Pierluigi Bersani se la ride col bieco Tremonti. La realtà, ovviamente, è un’altra: le persone in buona fede (anche se, come noi, avversarie di Bersani) sanno che quel gesto e quell’espressione, in lui, denotano disagio e cortesia forzata.
Mariastella Gelmini (ministro della Pubblica Istruzione quando il Tremonti è occupato): Me ne fai tante, Giulio, ma lo sai che ti voglio bene. Non riesco a odiarti. Forse ho la sindrome di Stoccolma. (La Repubblica, mercoledì 29 luglio 2009). Vorrebbe convincersi che la colpa sia del Tremonti, che l’avrebbe “sequestrata”. Quando invece è lei che si “sequestra” da sé, poverina.
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Le belle facce (e gli insegnamenti quasi altrettanto belli) delle insegnanti della Lega Nord
Paola Goisis (insegnante e deputata leghista): Insisteremo fino alla fine. Ci dovrà essere un albo regionale al quale potranno iscriversi tutti i professori, ma prima dovrà essere fatta una pre-selezione per verificare il livello di conoscenza della storia, delle tradizioni,della cultura e della lingua della regione... I titoli di studio, da soli, non garantiscono omogeneità e spesso risultano comprati... Non è possibile che la maggior parte dei professori che insegna al nord sia meridionale. (La Repubblica, mercoledì 29 luglio 2009). Un maligno potrebbe pensare che il caldo non faccia bene a questa profonda conoscitrice delle lingue e dei dialetti che crede di sapere il cinese perché scrive glazie invece di grazie: era il 17 agosto dell’anno scorso, infatti, quando se ne uscì con un inopinato: “Cancelliamo le scuole medie: servono solo come parcheggio, meglio un triennio propedeutico alle superiori!” Invece è solo una coincidenza: non è il caldo, è razzismo della più brutt’acqua.
Maria De Filippi: Per Maurizio Costanzo ben venga la Rai: il mio sogno è che approdi su Rai3. (La Repubblica, mercoledì 29 luglio 2009). Dopo la Palombelli, il Costanzo e la De Filippo: la “nuova” Rai3 targata Destra-finta “sinistra” si precisa sempre di più. Ci mancano solo Mike Bongiorno, Walter Veltroni e la moglie di Giuliano Ferrara.
Maurizio Bernardo, il pidiellìno quotato Gelmini.
(su) Mariastella Gelmini (ministro della Pubblica Istruzione quando il Tremonti ha da fare): Non è vero che politicamente io sia di Comunione e Liberazione. Sono stato eletto in quota Gelmini. (Maurizio Bernardo, deputato del Pidièlle, indicato come l’autore dell’emendamento che riduce i controlli della Corte dei conti sui politici. La Repubblica, martedì 28 luglio 2009). Incredibile. La sotto-Tremonti Mariastella Gelmini, a sua volta, controlla il sotto-Gelmini Bernardo. E il sotto-Bernardo chi sarà? La mente vacilla...
Le belle facce della “sinistra” affatturata ed esorcizzata: Barbara Palombelli (con Francesco Rutelli).
Barbara Palombelli (giornalista della quale, per nostra colpa e smemoratezza, rammentiamo un solo scritto ― su La Repubblica, agli inizi del 2000 ― in cui raccontava come un esorcista l’avesse infine liberata da una malvagia fattura, e un solo momento di nostra simpatia per lei: quando, poche settimane dopo quella sorta di outing superstizioso, i “laicissimi” “non credenti” de La Repubblica la sostituirono alle Lettere con quell’altro “laicissimo” “non credente” di Corrado Augias): Caro direttore, nei giorni scorsi il tuo giornale mi ha indicato più volte come una candidata possibile alle direzioni Rai (in realtà a quella di Rai3, n.d.r.). Altre testate hanno insinuato ― fra le righe ― che una mia eventuale nomina corrisponderebbe a una “normalizzazione” di spazi evidentemente oggi “anormali” e rivoluzionari. Altre testate mi hanno invece definito solo come moglie di Rutelli... Chi opera nell’informazione e nella politica sa bene che con Francesco siamo ben distinti nelle professioni e negli schieramenti (ero iscritta al Pds, non sono nel Pd, stimo Pierluigi Bersani). Sono poco interessata ai pettegolezzi Rai e alle dietrologie. Ma difendo come una tigre, a volte anche con gli avvocati, la mia biografia e la mia storia professionale. Non sopporterei fosse manomessa o rimaneggiata per scopi diversi. Ed è proprio in nome dei dieci anni passati a Repubblica che ti chiederei di precisare quanto segue: sono entrata in Rai per la prima volta nel 1975-76, come ricercatrice e documentarista part-time, quando non esistevano i motori di ricerca. Ho prodotto decine di dossier per le trasmissioni, in merito alle grandi riforme del periodo, migliaia di pagine; sono stata assunta nel settembre 1977 (tre anni prima di conoscere Rutelli) come programmista-regista alla Radio, due mesi dopo la laurea con Ida Magli, per meriti universitari. (Lettera a La Repubblica di martedì 28 luglio 2009). Non si comprende in che modo questa edificante narrazione falsifichi l’ipotesi che la Palombelli, oggi, sia messa a dirigere Rai3 per eliminare quel poco che vi resta della creatività e originalità iniziali; e non in nome del Rutelli o del Bersani, ma in nome suo proprio, che basta e avanza. Però i suoi avvocati ci fanno così paura che le crediamo, per carità: vorrà dire che, non potendo avanzare ipotesi men che benevole su di lei, ci rivolgeremo a una fattucchiera o a un esorcista, se un domani la “sua” Rai3 non dovesse piacerci.
Roberto Maroni (ministro leghista degli Interni): Non sono la reincarnazione di Hitler che approva le leggi razziali. Anzi: ci rido sopra. (La Repubblica, sabato 25 luglio 2009). Peggio. Hitler almeno non ci rideva.
Il Pidièlle e il Pidì uniti nella lotta: Il Foglio di Giuliano Ferrara pubblica un documento del 2002, secondo il quale Ignazio Marino fu allontanato dal centro trapianti e dall’università di Pittsburgh per aver presentato “note spese truccate” o quanto meno sospette. Ignazio Marino smentisce: “Un caso sollevato ad arte per fermare il cambiamento”. E incassa la solidarietà di Pierluigi Bersani: “Ho grandissimo rispetto e stima per Marino”. (La Repubblica, sabato 25 luglio 2009). A quanto pare c’è gente, tra i papisti-padronisti del Pidì, a cui Giuliano Ferrara fa molto meno schifo di Ignazio Marino. E il disgustoso sentimento dev’essere reciproco.
Roberto Petrini (giornalista de La Repubblica): È il decreto dello scudo fiscale, della sanatoria per le badanti, della mini-stretta sulle pensioni a partire dal 2015, della rottamazione degli statali con 40 anni di contributi. (La Repubblica, sabato 25 luglio 2009). Nemmeno se n’accorgono di usare un linguaggio nazista. Ma in realtà, a livelli più profondi di quelli che i loro modesti tentativi di introspezione sono in grado di raggiungere, lo sanno benissimo.
E lo fanno apposta.
Silvio Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”): Mi posso permettere? Tu devi fare sesso da sola... Devi toccarti con una certa frequenza. (La Repubblica, venerdì 24 luglio 2009). Da milioni di posti di lavoro a... milioni di seghe per tutte.
Dario Franceschini (addetto al maquillage propagandistico del linguaggio del Pidì): Stimo Ignazio Marino, ma la sua candidatura rischia di essere tagliata troppo sui temi eticamente sensibili, sui quali bisogna cercare dialogo e sintesi. Se invece si alzano barriere e ci si divide si fa qualcosa di pericoloso, per il Pidì e per la Società. (La Repubblica, venerdì 24 luglio 2009). Ora è ufficiale, lo dice anche il Segretario: l’ultima speranza di strappare il Pidì dalla morsa papista-padronista si chiama Ignazio Marino.
Luciano Violante: il più amato da Berlusconi, da Cicchitto... e da chi altro?
Luciano Violante (Pidì, ex magistrato, ex presidente della commisione Antimafia, ex presidente della Camera, noto per aver messo sullo stesso piano i cosiddetti “ragazzi di Salò” e i Partigiani; per essersi opposto all’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla sospensione dei diritti umani attuata dalle forze “dell’ordine” durante il G8 di Genova del 2001; per aver speso i nostri soldi, da presidente della Camera, per pubblicare in cinque volumi la raccolta dei discorsi parlamentari del fucilatore di partigiani Giorgio Almirante; per aver suggerito a Niccolò Ghedini di togliere ai pubblici ministeri il controllo della polizia giudiziaria; per aver proposto una riforma della Costituzione imperniata su un premierato forte, con potere di nomina dei ministri e fiducia accordata dalla sola Camera; per essere stato definito dal Berlusconi una persona autorevole, con cui si può parlare; e per essersi meritato i complimenti di Fabrizio Cicchitto. Attualmente autocandidato a vicepresidente della Corte Costituzionale): Dopo aver letto le rivelazioni di Massimo Ciancimino, Violante ha contattato i magistrati di Palermo, chiedendo di essere ascoltato. E ieri mattina, davanti al procuratore aggiunto Antonio Ingroia e al sostituto Roberto Scarpinato ha spiegato che per davvero qualcuno gli chiese di incontrare “in modo riservato, a quattr’occhi” Vito Ciancimino. La proposta arrivò da Mario Mori subito dopo la sua nomina all’Antimafia, nel settembre 1992. Violante ha fatto mettere a verbale di avere rifiutato qualsiasi contatto con il sindaco boss. (La Repubblica, venerdì 24 luglio 2009). Ci ha messo solo 17 anni, il Violante, a ricordarsi che questa “cosetta” poteva forse interessare i magistrati. E, timido com’è, non ha potuto non attendere, per decidersi, che ne parlasse prima qualcun altro. Ma noi lo difendiamo: i 17 anni di silenzio del Violante dimostrano che c’è ancora qualche differenza, tra la Destra e la finta “sinistra”: magari anche il Berlusconi cominciasse almeno a raccontarci i suoi incontri del 1992!
Walter Veltroni secondo left n°29 (venerdì 24 luglio 2009)
Silvio Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”): Non sono un santo. (La Repubblica, giovedì 23 luglio 2009). Il Berlusconi comincia a capire che non è quel che credeva. Ma di questo passo gli ci vorrà un secolo a capire chi davvero sia. Per far prima, perché non parte da qualcosa di meno, di molto meno, di un santo?
Giulio Tremonti (ministro dell’Economia, del Tesoro, delle Finanze e ― tirando i fili di Mariastella Gelmini ― della Pubblica Istruzione, a Rino Fisichella, dipendente di Joseph Ratzinger col grado di cardinale e rettore dell’Università Lateranense): La Caritas in veritatem, l’enciclica di Benedetto XVI, è il primo e il più completo manuale per affrontare la Terra incognita che è il nuovo mondo globalizzato: è una guida per la politica. (Detto davanti a individui come Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare, Franco Marini, Paola Binetti, Savino Pezzotta, Teodoro Buontempo, Renata Polverini, segretario dell’Ugl, Piero Gnudi, presidente dell’Enel, Massimo Ponzellini, presidente della Banca popolare di Milano. La Repubblica, giovedì 23 luglio 2009).
Anna Finocchiaro e Antonello Soro (capogruppo del Pidì al Senato e alla Camera): Di Pietro non mostra ritegno nel destabilizzare le istituzioni per lucrare vantaggi politici e continua a coinvolgere in polemiche politiche il capo dello Stato, che agisce nel rigoroso rispetto della Carta. (La Repubblica, giovedì 23 luglio 2009). Lo stesso giorno, il Senato nega ai pm di Milano la possibilità di utilizzare nel processo Bnl-Unipol le intercettazioni dell ex presidente Giovanni Consorte per chiarire il coinvolgimento di Luigi Grillo (Pidièlle) e Nicola Latorre (Pidì). La Camera aveva fatto lo stesso per Massimo D’Alema, il Senato si adegua. Solo l’Italia dei valori vota contro. (La Repubblica, ibid.). Delle due l’una: o Di Pietro è davvero come lo descrivono, e allora furono degli imbecilli ad associarlo al Pidì alle scorse elezioni; o non lo è, e allora son dei volgari calunniatori. La protervia con cui continuano a negare ogni appoggio alla magistratura inquirente ci fa propendere per la seconda ipotesi.
Walter Veltroni (rispondendo a Bersani, che ha dichiarato che col veltronismo si è disperso un patrimonio immenso): Chiedo rispetto, se non altro per il lavoro e l’entusiasmo che si sono creati nei mesi di campagna elettorale per le politiche: ho girato 110 province, altro che suggestione mediatica. Bersani non può dire che veniva da un altro pianeta: ci riunivamo tutti i martedì, abbiamo preso collegialmente decisioni difficili, non ho deciso nulla da solo, non ho una vocazione leaderistica. C’è una certa semplificazione che mi fa un po’ male, perché cancella la storia di questi due anni. Alle europee mi sono impegnato per il partito, mentre mi ricordo qualcuno (= D’Alema, n.d.r.) che tolse il simbolo del partito dai manifesti su cui c’era la sua faccia... No a un’intesa da Cuffaro a Ferrero, serve un vero ciclo riformista. (La Repubblica, giovedì 23 luglio 2009). Che il Bersani e il D’Alema siano stati per anni complici suoi e dei papisti-padronisti è la pura verità. Quanto al lavoro e all’entusiasmo per cui chiede rispetto, che dire? A quanto pare, il Veltroni era così occupato a girar province con la sua piccola corte di figli di papà, che non si è accorto del moto di orrore che in quei mesi percorreva la Sinistra italiana, dinanzi alla sua politica così evidentemente pazzesca e suicida. Pazzesca e suicida? Nella migliore delle ipotesi.
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Le belle facce del regimetto vera Destra-finta “sinistra”: Morena Martini e Pietro Maria Collareda
(sul) Pidì di Dario Franceschini (tanto, tanto, tanto diverso da quello di Walter Veltroni): No ai dirigenti scolastici del Sud in provincia di Vicenza. La mozione votata martedì dal consiglio provinciale della città veneta farà discutere. Anche perché approvata da maggioranza e opposizione: 26 consiglieri su 27. A proporla l’assessore alla Scuola, Morena Martini, del Pidièlle. “Il nostro sì alla mozione,” racconta il consigliere provinciale del Pidì Pietro Maria Collareda, “è di critica alla Gelmini, che doveva bloccare le irregolarità”. (La Repubblica, giovedì 23 e venerdì 24 luglio 2009). La Martini, quando divenne assessore alla Scuola, donò un crocifisso a ogni preside della provincia. Ora che farà? Imporrà ai presidi meridionali di restituirglielo? Di Pietro Maria Collareda non sappiamo alcunché, ma il suo appoggio a questa mozione lo illustra anche troppo. Del solitario eroe dell’antifascismo e dell’antirazzismo che ha votato no, invece, La Repubblica non... pubblica neanche il nome: troppo di Sinistra, per i loro gusti?
Le belle facce della “sinistra” ridens: Barbara Palombelli e Francesco Rutelli.
Francesco Cicciobello Rutelli (esponente di rilievo della banda di papisti e padronisti che per mezzo del Pidì tiene in ostaggio la Sinistra italiana): Se il Pidì accetta di essere sistematicamente definito “la sinistra”, più che bollito è fritto. Qualificarlo così è un favore a Berlusconi, è come il rospo nell’acqua calda che si ritrova cotto. (La Repubblica, mercoledì 22 luglio 2009). E vai, Barbara: la direzione di Rai 3 è tua, Bianca Berlinguer se la può scordare! Come dice Corrado Guzzanti, Berlusconi è uno che s’aricorda deji amici.
Le belle facciotte dei razzisti dal moccichino verde: Matteo Salvini
Matteo Salvini (leader della Lega a Milano, a proposito della sentenza che ha imposto all’Azienda tramviaria milanese di assumere un lavoratore marocchino che aveva respinto solo perché straniero): È una decisione aberrante. È arrivata l’ora che questi giudici si trasferiscano in Marocco. Potranno assaporare le virtù del sistema giudiziario marocchino. I mezzi pubblici devono essere guidati solo da cittadini italiani. (La Repubblica, mercoledì 22 luglio 2009). Anche il Salvini sarebbe ora che si trasferisse in Marocco. Con la facciotta che si ritrova, riscuoterebbe presso i Marocchini con queste predilezioni un successo ancora maggiore di quello che certo già riscuote presso gli Italiani con analoghi gusti. Così anche lui potrebbe “assaporare”.
(sul) Pidì di Dario Franceschini (tanto, tanto, tanto diverso dal Pidì di Walter Veltroni): Be’, l’apertura di Franceschini sulle riforme da condividere mi sembra interessante. Meglio lui di Bersani. Ma spero che emerga anche qualcun altro. Il Pidì ha dei cavalli di razza, che io stimo moltissimo. Gente cresciuta nelle amministrazioni locali, abituata a misurarsi con i problemi della gente. Ne conosco un paio: Sergio Chiamparino e Vasco Errani. Con loro non si parla a vanvera. E se non sono d’accordo te lo dicono sul muso, sempre a ragion veduta. Magari il Pidì si affidasse a persone così: ne guadagneremmo tutti. Opposizione e maggioranza. (Roberto Calderoli, ministro leghista per la Semplificazione, intervistato da La Repubblica di lunedì 20 luglio 2009). Ovviamente, essendo la classifica del Calderoli, va letta al contrario: i peggiori del Pidì sono Chiamparino ed Errani. Non ne dubitavamo, ma personalmente ne avremmo fatto almeno una tripletta, aggiungendo il cavallo di razza (leghista) Filippo Penati. Un po’ meglio: il Franceschini. Ancora meglio: Pierluigi Bersani. E Ignazio Marino? Be’, se un Calderoli lo fa sparire, dev’essere il migliore di tutti.
Silvio Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”): Sono estremamente preoccupato per l’uso sconsiderato che i giovani fanno dell’alcol, e infatti da tempo avevo in mente di agire per mettere rimedio a questa grave emergenza. (La Repubblica, lunedì 20 luglio 2009). Intanto, però, le reti televisive sue e del suo governo continueranno a guadagnare sulle pubblicità alcoliche che ammiccano ai giovani e ai giovanissimi.
(su) Silvio Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”): Temo più Berlusconi che i guerriglieri delle Farc. In quanto con Berlusconi bisogna sempre stare nascosti. Ha un apparato di sicurezza di 180 uomini armati che controllano le colline attorno a villa Certosa con fucili di precisione e binocoli. Chi mi assicura che non mi confondano con un cecchino e mi sparino? (Antonello Zappadu, fotoreporter, intervistato dal giornale colombiano El Espectator. Citato da La Repubblica di lunedì 20 luglio 2009).
Mariastella Gelmini e “Beppe” Fioroni (la straordinaria coppia di ministri della Pubblica Istruzione che fa rimpiangere la Volpe e il Gatto): Non creiamo allarmi con la nuova influenza, al momento non c’è nessuna ipotesi di rinvio: lo slittamento dell’inizio dell’anno scolastico non è all’ordine del giorno (Mariastella). La scuola e la famiglia sono una cosa seria: non meritano il pressappochismo e l’allarmismo del governo (“Beppe”) (La Repubblica, domenica 19 luglio 2009). Il papista di finta “sinistra” che dei Bambini e dei Ragazzi parlava, come se fossero bestie, di umanizzarli, contro la papista di vera Destra che lascia la Scuola senza un soldo per favorire l’“istruzione” privata e perché il Berlusconi e il Tremonti non vogliono disturbare i delinquenti fiscali che li votano: un ottimo esempio della rissa tra padelle e braci in cui questo povero Paese è coinvolto a forza da vent’anni.
Con “Beppe” nella parte della padella, naturalmente.
Paola cilicio Binetti e “Beppe” Fioroni (la straordinaria coppia di baciapile del Pidì che fa rimpiangere la Donna Prassede de I promessi sposi): È Ignazio (=Ignazio Marino, n.d.r.) che, per la deriva radical-laicista presa, è estraneo al Pidì. Mi sono chiesta in queste settimane se è disperato e allora rastrella i voti che trova, se è un calcolo o se semplicemente non si rende conto di quel che dice. Marino è cambiato con un viraggio spiccato verso i radicali. Il punto non è che io potrei andarmene, capisco che sia irrilevante, ma migrerebbe molta gente sentendosi estranea se lui vincesse e modificasse la rotta dei Democratici (Paola cilicio). La laicità è un metodo garantito dalla Costituzione. Faccia pure Marino l’ultrà della curva sud, ma non certo il segretario di un partito plurale in una situazione difficile. Torno da un’assemblea di artigiani e lavoratori: di cosa avrei dovuto parlargli, delle differenze tra cellule staminali embrionali e adulte o delle misure anti-crisi? (“Beppe”) (La Repubblica, domenica 19 luglio 2009). Siamo orgogliosi del nostro prediletto “Beppe”: con questa dichiarazione è riuscito a superare perfino la Binetti, che almeno non si spaccia per “laica” e non insulta i Lavoratori spacciando loro per ignoranti interessati solo ai soldi.
Silvio Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”): Milano deve imparare a essere più pulita, non si può pretendere che il mondo si scomodi per venire a vedere una città che non lo è. Negli altri Paesi del G8 c’è una fortissima cura per la pulizia urbana. (La Repubblica, sabato 18 luglio 2009). Milano sporca? Strano, finora non era emerso che anche lì ci fossero state “festicciole” con le escort.
(su) Letizia Moratti (ex ministro della Pubblica Istruzione, attualmente sindaco pidiellìno di Milano): A Milano giro di vite anti-alcol: vietato il consumo agli under 16. Da lunedì multe fino a 450 euro. Con i ragazzi puniti anche i genitori. I commercianti, invece, si sta “pensando” di “coinvolgerli” per stilare un “codice di autodisciplina” con cui si “impegnino” a esibire cartelli in tutti i negosi in cui si specifica il divieto di vendita non solo per i minori di 16 anni, ma di 18. (La Repubblica, sabato 18 luglio 2009). Un brutto colpo per gli introiti pubblicitari dei proprietari (cioè lo Stato e chi lo occupa) della Rai e di Mediaset, che dalle aziende alcoliche lucrano milioni. Ma niente paura: saranno i commercianti di Destra a salvare le vendite disapplicando il tutto. Non per cattiveria, ma perché a nessuno verrà in mente di andare a spiegar loro cosa significhino parole come autodisciplina o esibire. Come successe all’epoca dell’introduzione dell’euro, quando nessuno pensò di andare a fargli un ripassino sui calcoli coi centesimi.
(su) Giuseppe Lumia (piddìno) e Fabio Granata (pidiellìno), senatore il primo e vicepresidente della commissione Antimafia il secondo: Appello bipartisan alla commissione antimafia: “Un’indagine sulle frasi di Ciancimino jr sui mandanti politici degli omicidi Falcone e Borsellino”. (La Repubblica, sabato 18 luglio 2009). Bipartisan, eh? Speriamo che il Ciancimino non si spaventi, e continui a dire tutto quello che sa.
I giulianoferrara del Pidì: Michele Emiliano.
Michele Emiliano (sindaco Pidì di Bari): Dobbiamo finalmente avere il coraggio di dire che il Pidì è un partito fraternamente anticomunista. (La Repubblica, venerdì 17 luglio 2009). Fraternamente, eh? Questi fratacchioni di finti “sinistri” devono sempre fartelo capire che escono da una sacrestia. Noi invece te lo diciamo compagnamente, don Emiliano: la ricerca di un assolutamente nuovo rispetto al comunismo e al suo fallimento è cosa umana, generosa e intelligente. Credere che per compierla sia sufficiente proclamarsi anticomunisti è da imbecilli. Non crederlo neppure, e sibilar parolette come queste per avvelenare i sentimenti e le idee degli ingenui, è da mascalzoni.
Franco Marini (esponente di rilievo della banda di papisti che attraverso il Pidì tiene in ostaggio la Sinistra italiana): Chiamiamola gestione unitaria o come volete. Ma per salvare il partito, alla fine del congresso sarà necessaria un’intesa. Io ne ho parlato con tutti, anche con D’Alema. In fondo, Dario e Pierluigi sono complementari. E tutto il mondo è paese. Anche in America, dove alle primarie scorre il sangue, oggi Obama è il presidente e Hillary Clinton segretario di Stato. (La Repubblica, venerdì 17 luglio 2009). Per la serie: Eh, signora mia, siamo nati per soffrire: non ci sono più le stagioni, ma se son rose fioriranno. (Quanto all’America, invece, speriamo che il Marini e tutti i chierichetto-padronisti come lui stiano vendendosi la pelle dell’orso prima di averlo ammazzato...)
(su) Silvio Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”): Tanti Italiani lo votano per interesse, perché è soft sull’evasione fiscale. (The Economist, citato da La Repubblica di venerdì 17 luglio 2009). Questa volta hanno esagerato: praticamente, hanno scritto che quelli che votano per Berlusconi son tutti ladri e delinquenti. Peccato che il Berlusconi medesimo abbia disattivato la class action, altrimenti alcuni milioni di evasori fiscali inviperiti avrebbero potuto intentare all’Economist una causa milionaria.
Il senatore leghista Sergio Divina, immortalato col suo bravo moccichino verde d’ordinanza, e, a destra, un articolo che lo riguarda (tratto dal sito http://www.brunodorigatti.it/) |
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Sergio Divina (senatore leghista): Troppi stranieri lavorano negli stabilimenti Iveco che costruiscono il blindato Lince. Quando si costruisce un mezzo del genere, si conosce lo spessore delle lamiere, il posizionamento della torretta. Se queste informazioni circolano, c’è il rischio che i punti di vulnerabilità vengano individuati da soggetti ostili alla nostra missione in Afghanistan. (La Repubblica, venerdì 17 luglio 2009). Se le cose stanno così, temiamo che il Divina si sia messo in un bel guaio con questa sua incauta dichiarazione. D’ora in poi, qualsiasi veicolo, oggetto o cibo destinati al senatore (e ai quali abbiano lavorato degli Stranieri) potrebbero contenere imperfezioni dovute (diciamo così) al nervosismo da lui suscitato nei Lavoratori non italiani: il garzone del suo gommista potrebbe dimenticarsi di avvitare bene le ruote della sua auto, l’infermiere del suo chirurgo potrebbe scordare una pinza dentro il suo ano, il cameriere del suo ristorante preferito potrebbe inavvertitamente far pipì nel sugo della sua polenta. Perfino la tintura dei suoi moccichini verdi potrebbe essere (senza volerlo) avvelenata!... Ma no, Divina, abbiamo scherzato, i Lavoratori stranieri hanno la testa sulle spalle: quel che certe menti (si fa per dire) fantasticano con tanta facilità, a loro non passa neanche per l’anticamera del cervello. A meno che non glielo suggerisca proprio lei...
(su) la classe politica europea sia di Destra che di finta “sinistra”: Statali, le donne in pensione più tardi per equipararle agli uomini. Ce lo impone l’Europa. (La Repubblica, giovedì 16 luglio 2009). Come riconoscere, più che un “destro”, un finto “sinistro”? Oltre che dalle sue frequentazioni pretesche, dall’idea stupida e violenta che le disparità si eliminino estendendo l’ingiustizia anche a chi finora non la subiva, anziché cancellandola. E allo stesso modo ragionano per aggredire i Diritti Umani dei Lavoratori: siccome non è giusto che chi lavora a tempo indeterminato abbia meno diritti, riduciamoli a tutti!
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Le belle facce del Pidì: Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno.
il Pidì di Dario Franceschini e Pierluigi Bersani (tanto, tanto, tanto diverso da quello di Walter Veltroni e Massimo D’Alema): Salerno, l’altro ieri: quaranta forzuti impediscono, tra schiaffi e scontri corpo a corpo, che si tenga il congresso dei Giovani democratici. Il segretario regionale Michele Grimaldi dice che sono “camorristi fascisti”, sia pur tesserati Pidì. Off the record, come si dice, sarebbero invece i “bravi” del sindaco di Salerno, il democratico Vincenzo De Luca, storico nemico di Bassolino. “Torre del Greco, come tutta la Campania,” dice l’assessore comunale Pier Paolo Telese, che propende per Bersani ma non cambierebbe una virgola di quel che dice Ignazio Marino, “è la fotografia del sistema feudale che vige a Napoli e probabilmente a Roma: vassalli, valvassori, valvassini. Geografia identica di un partito amorfo e pieno di lupi voraci”. (Alberto Statera su La Repubblica di giovedì 16 luglio 2009). Superfluo qualsiasi commento, ci limitiamo a ricordare (se qualcuno l’avesse dimenticato) chi è il De Luca. Il De Luca è quello che il 19 maggio 2008 ci intimò di smetterla di fare i poeti, perché la maggioranza dei Rom delinque. Quello che il 24 settembre 2008 annunciò telecamere in città non contro i camorristi ricercati che tranquilli vanno a fare shopping il sabato pomeriggio, ma contro i cafoni e i balordi. De Luca è quello che Isaia Sales (ex segretario regionale del Pci, ex consigliere regionale, ex deputato, ex sottosegretario al Tesoro nel governo Ciampi, intervistato sulla questione morale da La Repubblica lunedì 22 dicembre 2008) descrive così: “Il sindaco di Salerno secondo me è la quintessenza dei capibastone. Ed è schierato con Veltroni, ma è stato allevato da Fassino (e prima da D’Alema) come antagonista di Bassolino. Solo che De Luca, per il quale era stato richiesto l’arresto, si salvò utilizzando l’immunità parlamentare con il consenso di tutti i vertici dei Dièsse, che oggi guidano il Pidì. Doppia morale”.
(su) Paola Binetti (piddìna da sacrestia), Gabriele Cimadoro (deputato dipietrista) e Livia Turco (piddìna da anticamera della sacrestia): No della Camera all’aborto come strumento di controllo demografico: governo e maggioranza fanno propria la mozione dell’Uddiccì, sulla quale il Pidì e l’Iddivvù decidono di astenersi. Ma Paola Binetti e una folta pattuglia di teodem votano invece a favore, mentre alcuni deputati del Pidièlle specularmente votano la mozione del Pidì. Che però non è approvata per un solo voto: quello del dipietrista Gabriele Cimadoro, autodefinitosi un “binettiano” dell’Italia dei valori .“Se avessi dovuto votare sulla base di ciò che ho sentito dire da Livia Turco,” afferma la Binetti, “avrei votato contro. Ma la mozione del Pidì, invece, era scritta con quegli equilibrismi lessicali che mi hanno permesso di votarla”. (La Repubblica, giovedì 16 luglio 2009). Non ci si capisce un emerito ciufolo, vero? Ma è ovvio: come si possono comprendere individui simili, che della confusione fanno una passione e una professione? Provando a tradurre: Binetti e demochierichetti hanno votato convinti il testo dell’Uddiccì che piaceva anche al Pidièlle, e soffrendo quello del Pidì. Cimadoro ha respinto convinto il testo del Pidì e votato soffrendo quello del centrodestra. E Livia Turco? Ah, Livia Turco è la più spassosa: ha parlato in modo da dispiacere alla Binetti (e far contenti noi), ma poi ha scritto in modo da farla contenta (e noi fessi). Tanto si sa: verba volant, scripta manent. E la Turco un po’ di latino lo mastica, dopo anni d’anticamera nelle sacrestie.
(su) Denis Verdini (coordinatore del Pidièlle noto anche per essere stato uno dei grandi elettori del piddìno ciellino Matteo Renzi a sindaco di Firenze), Michela Vittoria Brambilla (pidiellìna, ministro del Turismo, accusata anche di saluti fascisti) e Silvio Berlusconi (presidente del Consiglio e presunto “utilizzatore finale”): “Tu mica ci hai le poppe!” mi disse Denis Verdini, quando protestai per non essere stato ricandidato al Parlamento europeo. E per rincuorarmi aggiunse che quando si era tenuto quello stravagante seminario politico per belle donne, sua moglie gli aveva chiesto di tornarsene a casa: “Tanto ormai che ci fai lì?”... Alle politiche, invece, Michela Vittoria Brambilla mi chiese di proporre per la candidatura nomi di ragazze corredando i curricula con book fotografici. E la Brambilla inoltrava a Berlusconi... Berlusconi mi ricevette nella caserma di Coppito e mi disse: “Ho in mente una rivoluzione: voglio candidare ragazze e ragazzi... Quand’è che mi presenti le tue amiche baresi?” (Marcello Vernola, ex deputato forzaitaliòta a Strasburgo, a La Repubblica di giovedì 16 luglio 2009). Il Vernola si è scoraggiato troppo presto. Le poppe poteva farsele fare. Tanto più che il Berlusconi è un grande estimatore della chirurgia estetica.
Giulio Tremonti (ministro dell’Economia, del Tesoro, delle Finanze e ― tirando i fili di Mariastella Gelmini ― della Pubblica Istruzione. Parlando a Roberto Calderoli di un giornalista straniero che gli aveva posto una domanda sul suo ennesimo regalo ai delinquenti fiscali): Che testa di c.! (La Repubblica, giovedì 16 luglio 2009).
Il signore sì che se ne intende!...
Chi ha detto che lo stupido è colui che fa del male agli altri senza trarne alcun vantaggio per sé?
Walter Veltroni (colui che consegnò l’Italia al Berlusconi senza trarne alcun vantaggio per sé): Bettino Craxi fu un innovatore. L’uomo politico che meglio ha interpretato il cambiamento della Società. Meglio anche di Berlinguer, che nel 1980, davanti ai cancelli di Mirafiori, si immolò dimostrando di non aver colto a pieno ciò che stava accadendo. Finalmente sono libero di parlare solo per la mia persona, e di dire che l’unico neo di Craxi fu quell’andate al mare in occasione del referendum sulla preferenza unica del ’91. Se avesse colto quell’occasione, avrebbe dato vita a un bipolarismo che avrebbe potuto incardinarsi solo su una leadership riformista, non certo post-comunista.
(La Repubblica, mercoledì 15 luglio 2009). Per la serie: Che gli zombie seppelliscano i morti.
il Pidì di Dario Franceschini e Pierluigi Bersani (tanto, tanto, tanto diverso da quello di Veltroni e D’Alema): Grillo non può iscriversi, è ostile al Pidì. (La Repubblica, mercoledì 15 luglio 2009). Il presunto violentatore seriale Bianchini, invece, lo amava tanto. E il Pidì amava lui.
il Pidì di Dario Franceschini e Pierluigi Bersani (tanto, tanto, tanto diverso da quello di Veltroni e D’Alema): Diciotto coordinatori dei circoli del Pidì in Germania scrivono una lettera aperta a Franceschini segnalando la vicenda di un iscritto a Stoccarda, medico ― condannato per aver violentato una donna che poi si suicidò ― che aveva assunto un ruolo di primo piano nel proprio circolo “con grave danno all’immagine e al profilo politico e morale del partito”.
(La Repubblica, mercoledì 15 luglio 2009).
Mara Carfagna quando non era ministro
Mara Carfagna (ministro per le Pari opportunità nel governo di Silvio Berlusconi, presunto “utilizzatore finale”): Se si vuole combattere la prostituzione, il problema non è soltanto quello di ripulire le strade. È sentita come prioritaria l’esigenza di colpire chi si avvale della prostituzione o contatta delle persone che si prostituiscono, alimentando così il mercato del sesso. (La Repubblica, mercoledì 15 luglio 2009). E a chi produce, a chi compra, a chi trasmette e a chi partecipa a programmi televisivi che suggeriscono la prostituzione finanche alle Bambine, non gli facciamo niente?
Clemente Mastella: Il Parlamento europeo ci dà una diaria di 290 euro?! ’Sta miseria! Non ci si sta dentro! Questi non sanno cosa si prende al Parlamento italiano. (La Repubblica, mercoledì 15 luglio 2009). 295 euro al giorno per albergo e vitto = 8.850 euro al mese. Più 3 euro a chilometro al giorno per gli spostamenti fra l’areoporto e l’abitazione; supponiamo che il Mastella abiti a due chilometri dal terminal (per far prima a tornarsene a Ceppaloni) e fanno altri 180 euro al mese: 8.850 + 180 = 9.030. Più lo stipendio, netto, di 5.700 euro al mese = 14.730 euro al mese. Più 4.402 euro al mese per spese generali (che non devono essere documentate, basta esser presenti in aula almeno sette volte all’anno) e sono 19.132 euro al mese. Più 4.148 euro al mese per viaggi fuori dai rispettivi Stati, che non aggiungiamo al conto perché non ci è chiaro se debbano essere documentati o no. Più il rimborso, previa esibizione delle ricevute, dei biglietti aerei e delle spese di benzina. 20.000 e rotti euro al mese a un Mastella? E allora se fossimo eletti noi, al Parlamento europeo, cosa dovrebbero darci? Le chiavi di Strasburgo e tutto quello che contiene?
Giorgio Merlo (piddìno, vicepresidente della Commissione di vigilanza sulla Rai, su Roberto Balducci, vaticanista del Tg3 “colpevole” di aver detto che domani il papa va in vacanza; e ci saranno anche due gatti che gli strapperanno un sorriso. Almeno quanto i quattro gatti, o forse un po’ di più, che hanno ancora il coraggio e la pazienza di ascoltare le sue parole): È singolare e inconsueto che una testata importante come il Tg3 scivoli in questa anacronistica, e volgare, deriva anticlericale. (La Repubblica, martedì 14 luglio 2009). Due mesi fa il Merlo ha creduto (e sottolineiamo creduto) d’aver dato un dispiacere al papa pronunciandosi a favore dei respingimenti dei Migranti. Oggi, per farsi perdonare, gli offre la testa del povero Balducci. Le teocrazie funzionano così.
Mariastella Gelmini (“sbrigafaccende” di Giulio Tremonti al ministero della Pubblica Istruzione): Una Scuola che promuove tutti è una Scuola che non fa il bene del ragazzo. Io ho idee diverse. (La Repubblica, martedì 14 luglio 2009). Sarà per questo, allora, che nel 2001 da Brescia andò a dare gli esami da avvocato a Reggio Calabria: voleva esser certa di essere giudicata con severità. Per il suo bene.
(su) Giulio Tremonti (ministro dell’Economia, del Tesoro, delle Finanze e ― tirando i fili di Mariastella Gelmini ― della Pubblica Istruzione): Come l’eroe di Stevenson, Giulio Tremonti vive due esistenze parallele. Di giorno il Dottor Jekyll annuncia “mai più condoni” e scrive le 12 tavole della legge morale che deve dominare la finanza planetaria. Di notte Mister Hyde prepara uno scudo che consente agli evasori di rimpatriare capitali con un gigantesco salvacondotto tributario, penale e amministrativo (Massimo Giannini, vicedirettore de La Repubblica). Sta lavorando a una sanatoria che nessun Paese europeo concepirebbe neppure lontanamente. Su questa strada si distrugge un Paese, sia economicamente sia civilmente. Spero solo che il comune senso del pudore trattenga il governo dal fare dei terremotati d’Abruzzo lo scudo umano dello scudo fiscale (Pierluigi Bersani, diessìno nel Pidì, candidato alla segreteria del partito). È riciclaggio di Stato, perché l’unico denaro depositato all’estero che finora non poteva esser fatto rientrare in Italia è quello di provenienza illecita (Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei valori). Sono indispensabili delle risorse. Giulio trovi il modo di reperirle. Decida lui come (Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio e presunto “utilizzatore finale”) (La Repubblica, lunedì 13 luglio 2009). Be’, il Tremonti potrebbe seguire il consiglio del finto “sinistro” Chiamparino: far piangere gli Statali per non lasciare questa “bandiera” al Brunetta.
Beppe Grillo: Mi candido alla segreteria del Pidì. Per offrire un’alternativa al nulla. (La Repubblica, lunedì 13 luglio 2009). Chissà se a Ignazio Marino era già capitato che un comico gli desse un calcio nel sedere mentre opera?
Piero Fassino (ex comunista miracolato fino alle lacrime da Maria De Filippi, ex pidiessìno, ex diessìno, attualmente piddìno e supporter dell’ex democristiano Franceschini): Grillo non si riconosce nel Pidì, anzi: lo attacca e lo sfregia. Non penso che si possa accettare la sua iscrizione. (La Repubblica, lunedì 13 luglio 2009). Il presunto violentatore seriale Bianchini sì e Beppe Grillo no? Be’, ma Bianchini era in quota a La Margherita.
Roberto Calderoli (leghista, ministro per la Semplificazione) e Daniela Santanchè (leader del Movimento per l’Italia): Per individui come il violentatore di Roma ci vuole la castrazione chimica (Roberto). Abbiamo chiesto al sindaco Alemanno di attivarsi con il governo a favore della castrazione chimica (Daniela) (La Repubblica, lunedì 13 luglio 2009). Ma non sanno chi comanda? Questa è la volta che il Berlusconi li caccia tutti e due.
In esclusiva su ScuolAnticoli, la Binetti nuda con il cilicio.
Paola Binetti (fondamentalista cristiana e rutelliana del Pidì, nonché esponente monstre della banda di papisti che attraverso il Pidì tiene in ostaggio la Sinistra italiana): Se Ignazio Marino dovesse vincere le primarie del Pidì e mantenesse le sue attuali posizioni su molti temi, i teodem uscirebbero dal partito. (La Repubblica, lunedì 13 luglio 2009). Entrare nel Pidì a votare Marino per farne uscire la Binetti e tutti i suoi camerati di sacrestia? Yes, we can.
I Caduti dalle Nuvole del Pidì cadono dalle nuvole su Ignazio Marino. Da sinistra (anche se son tutti di destra) e dal basso (dove in effetti stanno tutti cadendo): Luigi Zanda, Maurizio Migliavacca, Anna Finocchiaro, Luciano Nobili, Dario Franceschini, Rosy Bindi, Gianrico Carofiglio, Umberto Marroni, Pierluigi Bersani, Riccardo Milana, Patrizia Prestipino. (Clicca sulla foto per il formato grande).
i Caduti dalle Nuvole del Pidì (a proposito di Ignazio Marino, candidato alla segreteria, per aver detto, sul presunto stupratore seriale di Roma, che “è incredibile che un criminale già coinvolto in odiosi reati di violenza sessuale sia arrivato a coordinare un circolo del Pidì. Come vengono individuati i dirigenti? È chiaro che non sono scelti liberamente, ma imposti in base agli equilibri di corrente. E per di più senza sapere chi siano e se siano in grado, anche dal punto di vista morale, di guidare un circolo. Nel Pidì c’è una questione morale grande come una montagna”): Parole offensive per migliaia di militanti del Pidì. Iscritti e dirigenti non meritano di essere trascinati in una presunta questione morale originata da una drammatica storia individuale (Dario Franceschini). Cose del genere non le pensa di noi neanche il nostro peggior avversario (Pierluigi Bersani). Il caso di una doppia personalità criminale non ha nulla a che vedere con il congresso del Pidì (Umberto Marroni, capogruppo Pidì in Campidoglio). Un vergognoso, squallido calcolo di visibilità (Luciano Nobili, rutelliano). Chi si candida deve costruire, non distruggere (Filippo Penati, leghista onorario, ex presidente Pidì della provincia di Milano, oggi coordinatore della campagna del Bersani). Le nostre regole sono le più rigorose, ogni iscrizione viene vagliata da due filtri (Maurizio Migliavacca, responsabile dell’organizzazione). Marino mi sembra confuso: dovrebbe usare più equilibrio e più prudenza (Anna Finocchiaro). Marino si dimostra un campione di strumentalizzazione (Rosy Bindi). Parole a fini congressuali (Debora Serracchiani). Deve darsi una calmata (Mario Adinolfi). Non facciamoci del male con le nostre mani (Luigi Zanda). Io e Marino siamo amici e lui è un uomo di valore. Ma proprio per questo dovrebbe prestare attenzione a non fare uscite estemporanee (Gianrico Carofiglio). (La Repubblica, domenica 12 e lunedì 13 luglio 2009). Ci dispiace, ma i Caduti dalle Nuvole ― benché quasi tutti papisti, baciapile, ex democristiani, beghine e suore mancate ― hanno ragione. Tanto più che Marino si sbaglia: il presunto coordinator-violentatore Luca Bianchini, ex frequentatore di oratori, ragazzo modello e religiosissimo margheritino, era stato accuratamente vagliato dall’anche lei margheritina Patrizia Prestipino con il suo fido cornetto portafortuna, che finora non aveva mai sbagliato.
(su) Renzo Bossi (delfino ― o piuttosto trota ― di Umberto): Oggi sono particolarmente in forma perché mio figlio ha passato la maturità. Scientifica. Con 69/100. (Umberto Bossi, La Repubblica, domenica 12 luglio 2009). Bocciato tre volte ― la prima nella Scuola pubblica, la seconda e la terza in una privata ― Bossi jr al quarto tentativo finalmente l’ha sfangata. Per la serie: Per ognuno c’è qualcuno sempre. Ora è pronto, come dice lui stesso: la Lega, e la Destra tutta, non avrebbero mai potuto accettare nelle proprie file un volgare secchione.
(su) l’Italia berlusconiana: Ora che “il mondo” ci ha lasciato di nuovo soli con noi stessi, immaginiamo di poter attribuire ai “Grandi della Terra” quel che si può assegnare al nostro premier. Immaginiamo di poter dire, senza timore di essere contraddetti, che Barack Obama è un bugiardo e ha mentito al suo Paese; che Nicholas Sarkozy va in vacanza con minorenni; che Angela Merkel porta con sé in voli di Stato musici e ballerini che allietano le sue serate; che Gordon Brown, imputato in un processo, ha corrotto un testimone; che Taro Aso si riempie la casa di frotte di prostitute, pagate da un suo amico a cui poi promette affari. Pensate che, con questo peso, le opinioni pubbliche consentirebbero a chiunque di quei “Grandi” di restare al loro posto? Perché questo da noi non avvenga dovrebbe interessarci: ci mostra la malattia organica di un’Italia moralmente “gobba”. A meno di non voler pensare, con Giolitti, che convenga soltanto tagliarle addosso un abito deforme. (Giuseppe D’Avanzo su La Repubblica di sabato 11 luglio 2009). Come mai in Italia sia possibile una tale infamia? Perché in Italia da almeno vent’anni non c’è una vera Opposizione, ecco perché. E non c’è perché il patrimonio di sentimenti, d’immaginazione, di pensiero e di lavoro di milioni di Italiani di Sinistra ― sulle cui fondamenta un’Opposizione si sarebbe potuta (ri)costruire, nonostante l’irreversibile crisi del Comunismo e i tanti errori e pressapochismi e mediocrità che l’hanno preceduta e seguita ― è stato aggredito, corroso e in gran parte dilapidato e distrutto dai dirigenti del Pidièsse-Dièsse-Pidì in nome della fede in Dio e nel libero mercato
(su) Dario Franceschini, Piero Fassino e Franco Marini (che ieri avevano improvvisamente e opportunisticamente “riaperto” ai Radicali nel tentativo di tenerli lontani da Ignazio Marino): I Radicali sono molto tentati dal sostegno a Ignazio Marino, e sul web parte un tam tam in vista del tesseramento (che si chiude fra dieci giorni) per il congresso... “Non vogliamo mettere il cappello su Ignazio e magari aumentare le sue difficoltà,” dice Marco Pannella, “però ai Radicali lui piace molto. La sua vittoria sarebbe un grosso contributo a una riforma del Pidì, sarebbe un fatto positivamente traumatico”. (La Repubblica, sabato 11 luglio 2009). Fare il gesto dell’ombrello al Franceschini e ai suoi disinvolti supporter “per tutte le stagioni” non sarebbe carino, soprattutto in considerazione del fatto che anche noi stiamo per iscriverci al Pidì per votare Marino... Ci limiteremo, perciò, a dirgli solo: “Ben vi sta!”
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Patrizia Prestipino e (ingrandito) il suo bel cornino
(su) Luca Bianchini (coordinatore dell’ex circolo de La Margherita del Torrino, Roma, attualmente circolo del Pidì, accusato di essere un violentatore seriale): Non ho parole, sono costernato, basito... Lo conoscevo come un ragazzo per bene e riservato, da tantissimi anni frequentava il partito e la sezione... Non ho mai avuto nessun sospetto. Nulla, nessun segno, nessun sintomo poteva far pensare che fosse uno stupratore seriale. Una cosa così non era neanche ipotizzabile. Se non fossi più che certo della professionalità delle forze dell’ordine, stenterei a crederlo. (Riccardo Milana, segretario del Pidì romano e principale “sponsor” del Bianchini alla carica di coordinatore). Lo conosco da anni, fin da quando era il vicepresidente del comitato di quartiere del Torrino. Proprio un mese fa mi aveva accompagnato a casa in macchina. Era un ragazzo perbene, d’altri tempi. (Patrizia Prestipino, piddìna, assessore allo Sport della provincia di Roma). (La Repubblica, sabato 11 luglio 2009). Per la serie: Noi sì che sapremmo difendere dai pericoli un Paese... una città... un quartiere... un condominio... la cameretta di una bambina... Noi sì che sapremmo difendere niente.
(su) le leggi razziali di Roberto Maroni (leghista, ministro degli Interni): Assistiamo ultimamente in Italia a un crescendo di insofferenza istituzionalizzata contro lo straniero: il permesso di soggiorno obbligatorio per sposare un/a cittadino/a italiano/a ne è solo un sintomo ulteriore. Ma se anche il Paese d’origine dell’altro partner esigesse altrettanto? Si porrà fine ai matrimoni internazionali? Nel lontano 1983 io, cittadina polacca, sposavo in Polonia un cittadino italiano, arrivato per l’occasione, come le volte precedenti, con un visto turistico. Gli furono chiesti i documenti, come pure a me, ma nessuno ha indagato dove avremmo vissuto, se in Polonia, o in Italia, o in un terzo paese. Allora, anche il controllo di uno Stato totalitario si fermava davanti a scelte personali come il matrimonio.
(Da una lettera a La Repubblica, sabato 11 luglio 2009).
Piero Fassino, Dario Franceschini e Franco Marini (Pidì, dopo aver saputo che il professor Ignazio Marino, apprezzato dai Radicali, si candida a segretario del partito): Dario ha tenuto ferma la barra della laicità (Piero). La laicità è un principio indispensabile e sacro: si ascoltano tutte le voci, anche quella della Chiesa, ma poi si decide secondo il principio sacro della laicità dello Stato. E deve essere uno dei valori costituenti del Pidì... Il partito non deve aver paura di decidere a maggioranza anche sui temi più difficili, come quelli bioetici... Sono insopportabili uno Stato e un Parlamento che fanno una legge di notte per impedire che una ragazza, una famiglia prenda una decisione in coscienza (Dario). Io dentro questo partito, nel Pidì, ci vedo a pieno titolo anche la componente radicale. Quando mi attaccano: “Tu, popolare, che vai d’accordo con i radicali,” io m’incazzo subito: questi sono una ricchezza (Franco). (La Repubblica, venerdì 10 luglio 2009). Appena cinque mesi fa, il 5 febbraio, il capo della segreteria politica del Franceschini ― tale Antonello Giacomelli ― ha fatto partire una raccolta di firme tra i deputati del Pidì per cacciar fuori i Radicali dal gruppo parlamentare. Dicendo, il franceschiniano Giacomelli, che si era chiuso il percorso con i Radicali che non doveva mai iniziare. Sono incompatibili con il Pidì, la rottura è irrimediabile. Neppure a parlarne di metterli nelle liste democratiche per le elezioni europee. Infatti alle elezioni europee i Radicali sono andati da soli. Oggi invece, guarda caso, dinanzi alla candidatura di Ignazio Marino, i Radicali tornano a essere molto ambiti dal Franceschini e da tutto il franceschinume: la paura, evidentemente, fa davvero 90.
Le belle facce della finta “sinistra”: Sergio Chiamparino
Sergio Chiamparino (sindaco piddìno di Torino): Se una parte della società è garantita e una parte non lo è, un governo di centrosinistra dovrebbe spostare risorse verso chi è meno garantito per realizzare una maggiore giustizia sociale. Chi ci perderebbe e chi ci guadagnerebbe? Be’, forse ci perderebbero i dipendenti pubblici e magari ci guadagnerebbero i lavoratori dell’industria. O vogliamo lasciare questa bandiera a Brunetta? (Intervista a La Repubblica di venerdì 10 luglio 2009). Per questo individuo, la Destra italiana sono i dipendenti pubblici. I garantiti, i ricchi, i potenti, gli sfruttatori del nostro Paese sono i dipendenti pubblici. Decine e decine di miliardi all’anno di evasione fiscale? Un dettaglio trascurabile. Impossibile commentare senza scadere nel turpiloquio. Ricordiamo solo, en passant, che dopo aver invano sperato che qualcuno plaudisse alla sua intenzione di candidarsi a segretario del Pidì, il Chiamparino è adesso un sostenitore del Franceschini. Che nessuno dica di non essere stato avvisato, se un domani una squadra (o squadraccia?) di questa risma dovesse prendere il potere.
(su) Giancarlo Caselli (giudice): L’arresto, il giorno prima del G8, di 21 studenti iscritti a varie università (Padova, Napoli, Torino, Bologna), accusati di danneggiamenti e resistenza durante le manifestazioni di maggio a Torino contro il G8 dell’università, è stato ordinato dal Pidì. Il procuratore Caselli, che ha deciso gli arresti, fa riferimento a Violante. (left, venerdì 10 luglio 2009). E pensare che il Caselli una volta era un mito, per noi. Poi, un giorno, lo vedemmo e ascoltammo a Che tempo che fa (trasmissione preziosa per quel che involontariamente lascia capire, non per quel che tenta di far credere) e pensammo: Qui c’è qualcosa che non va. Una vaga intuizione, un indefinibile disagio... Ora (se left dice il vero) sappiamo che cos’era. Non si “fa riferimento” al primo “sdoganatore” dei cosiddetti “ragazzi” di Salò senza pagare un prezzo, è chiaro. (Sempre minore, comunque, del prezzo che paga chi si acconcia a “fare riferimento” alla criminalità organizzata...)
(su) Ritanna Armeni e Piero Sansonetti (giornalisti di “sinistra”): Che la sinistra, o quel che ne resta, debba “leggere e sottolineare” la nuova enciclica di Ratzinger, consiglio di Ritanna Armeni dalle pagine de Il Riformista, o che Sansonetti, dalle pagine de L’Altro, ci debba ricordare che “talvolta anche il papa ha ragione” e che “per costruire un nuovo pensiero politico bisogna uscir fuori, cercare, ascoltare” perché “anche nei giardini del Vaticano c’è qualcosa di buono”, è davvero deprimente. (left, venerdì 10 luglio 2009). Una “punizione”, per così dire, da compagni a compagni, potrebbe esser quella di lasciarceli da soli di notte (ma non nella stessa notte), nei “giardini del Vaticano”. In quali condizioni li ritroveremmo, il mattino dopo? Molte sono le ipotesi possibili...
(su) Renato Brunetta (Pidièlle, ministro della Funzione pubblica e per l’Innovazione): La campagna del ministro Brunetta contro l’assenteismo nel pubblico impiego lo portò ai primi posti per popolarità. Risultati (contestati da molti) raggiunti con la riduzione delle retribuzioni agli assenti (già prevista dai contratti del 1998) e l’estensione delle fasce orarie di reperibilità durante le malattie dalle 8 alle 20. Ora, a dieci mesi di distanza, il ministro è tornato sui suoi passi ripristinando le primitive fasce orarie. Senza farlo sapere in giro. E intanto è sparito quel poco che c’era di rapporto tra salario e produttività: nel mio caso (ministero del Lavoro) lo stipendio poteva aumentare di 1500/2000 euro annui (in altri settori fino a 7/8000) se venivano raggiunti obbiettivi stabiliti. Ora, sia che lavori sia che legga il giornale, lo stipendio è lo stesso. (Lettera del signor Bruno Nobile a La Repubblica di giovedì 9 luglio 2009). Una dura ma sacrosanta requisitoria. Eppure noi siamo inclini a comprendere e giustificare il povero Brunetta per questi suoi scarsi risultati lavorativi. Dai propri doveri egli è in questi mesi piacevolmente distratto, bisogna capirlo: Da quando sono ministro, le donne mi corteggiano... Nel sesso ero imbranato, ora ho raggiunto ritmo ed eleganza (left, venerdì 10 luglio 2009). Diciamo la verità: chi di noi non dimenticherebbe per qualche tempo le proprie furie persecutorie, in momenti così di grazia? Soprattutto se si considera che ministri non lo si rimane in eterno, e il giorno in cui le donne torneranno a passargli accanto senza chinarsi su di lui potrebbe non essere poi così lontano.
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Un’immagine (tratta da La Repubblica del 9 luglio) che non avrebbe stonato in Shining: congratulazioni al fotografo!
Joseph Ratzinger (papa) a Mariastella Gelmini (“sbrigafaccende” di Giulio Tremonti e Renato Brunetta al ministero della Pubblica Istruzione): Si vede che lei è una donna molto tenace. La trovo finalmente molto serena, dopo le tensioni dei mesi passati. Ma il peggio è passato, e ora vedo che va meglio. (La Repubblica, giovedì 9 luglio 2009). Nella Chiesa Cattolica ci son preti che violentano Bambini e Ragazzi, si sa. Speriamo che siano pochissimi. Ma ci sono anche preti che fanno complimenti a chi distrugge la Scuola pubblica dei Bambini e dei Ragazzi. Cosa molto meno grave, senza dubbio. Tra le due non c’è paragone, è chiaro. Ma neanche la seconda è per il bene dei Bambini e dei Ragazzi.
(su) “Beppe” Fioroni (ex ministro della Pubblica Istruzione ed esponente di rilievo della banda di papisti e padronisti che attraverso il Pidì tenta di sequestrare la Sinistra italiana): Caro Direttore, su La Repubblica del 4 luglio leggo una frase attribuita all’on. Giuseppe Fioroni: “La laicità è un metodo, non un contenuto, con cui affrontare i nodi dell’economia, delle politiche sociali... non conta solo in sala parta o in sala rianimazione.” Vorrei cogliere questo spunto per ricordare che la laicità in realtà non è né un metodo né un contenuto. La laicità è invece un principio a cui il politico, credente o non credente che sia, deve attenersi in uno stato democratico. Così, del resto, ha sentenziato la Corte Costituzionale. Un principio è qualcosa a cui ci si deve strettamente attenere, metodo e contenuto hanno invece un’accezione relativistica. (Lettera dell’onorevole Valdo Spini a La Repubblica di mercoledì 8 luglio 2009). Ci era sfuggita, ahinoi, l’ennesima castroneria di “Beppe”. Grazie, onorevole Spini! (Alle cui esatte parole vorremmo solo aggiungere che definire la laicità un metodo, come fa “Beppe”, significa ridurla a una tecnica per maneggiare la realtà ― qualsiasi realtà ― senza provare alcuna passione, anaffettivamente, come fanno le macchine. Il che spiega molto bene perché il Fioroni sia stato il peggior ministro della Pubblica Istruzione della storia della Repubblica prima della Gelmini: con in testa mostruosità di questa risma, quando straparlava che i Bambini e i Ragazzi italiani dovrebbero essere umanizzati, evidentemente intendeva disumanizzati. Fino a renderli entità solo numeriche da sommarre o sottrarre, laicamente, a seconda delle esigenze di bilancio. Parafrasando Mussolini, sono i “Beppe” e la finta “sinistra” che tracciano il solco: le Mariastella e la vera Destra si limitano ad approfondirlo).
(su) Silvio Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”): Il Wall Street Journal racconta che Ulrike Guerot, politologo dell’influente European Council on Foreign Relations di Berlino, ha detto ad Angela Merkel di stare attenta a come viene fotografata accanto a Berlusconi: un’immagine ridicola o offensiva, le ha detto, potrebbe costarle la rielezione. (La Repubblica, mercoledì 8 luglio 2009). Finalmente anche fuori da ScuolAnticoli cominciano a capire quel che sosteniamo da anni: il Berlusconi non è un buffone, è uno che abbassa e squalifica gli altri rendendo buffoni loro.
(su) Roberto Maroni (ministro degli Interni): Il governo propone l’affissione di manifesti con i volti dei ricercati per stupro. (La Repubblica, mercoledì 8 luglio 2009). Genitori e insegnanti ringraziano: quei manifesti saranno molto utili ai bambini che stanno imparando a leggere.
Le belle facciotte dei razzisti e neonazisti dal moccichino verde: Matteo Salvini
Matteo Salvini (leader della Lega a Milano): Senti che puzza, scappano anche i cani: sono arrivati i Napoletani. Son colerosi, son terremotati: con il sapone non si sono mai lavati. Napoli merda, Napoli colera: sei la rovina dell’Italia intera. (La Repubblica, mercoledì 8 luglio 2009). Ci sarebbe piaciuto ristrutturare questa graziosa canzoncina adattandola alle origini del Salvini. Disgraziatamente però non sappiamo chi siano, di preciso, quelli che han fatto di lui ciò che è. Né se egli, in quanto “materiale” umano, abbia dato loro altre possibilità.
Il presidente del Consiglio, Joseph Ratzinger, con papa Silvio Primoeultimo. (Grazie, Artemio!)
(su) Silvio Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”) e Joseph Ratzinger (papa): I vescovi all’attacco contro il libertinaggio: “Libertinaggio gaio e irresponsabile. Sfarzo narcisista e lussurioso. Uso della moralità, criticata e dileggiata con parole e fatti per scopi di tipo politico, economico o di altro genere... Atti moralmente discutibili che coinvolgono minorenni... La Chiesa dice no al degrado morale... Nessuno deve pensare che in questo campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati; soprattutto quando sono implicati minori, cosa la cui gravità grida vendetta al cospetto di Dio. Dobbiamo interrogarci tutti sul danno causato e sulle conseguenze prodotte dall’aver tolto l’innocenza a intere nuove generazioni”. Lo ha detto Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana... E Berlusconi tenta il contropiede: “Incontro con il papa dopo il G8”. (La Repubblica, martedì 7 luglio 2009). Un consiglio, una volta tanto, anche al povero (povero lui) Berlusconi: al Ratzinger e al Crociata, se davvero vuol coglierli in contropiede, non parli (nemmeno per giustificarsi) della povera Noemi e della povera Patrizia (povere per lui), le quali probabilmente interessano loro assai poco. Gli parli, piuttosto, dello scandalo degli abusi sessuali contro i Minori perpetrati da preti cattolici. Come? Dice che, se lo facesse, litigherebbero a morte? Non è detto: potrebbero fraternizzare per la vita.
Giuseppe Pecoraro (prefetto di Roma, a proposito dell’eventualità di manifestazioni o anche di disordini durante il G8): Per motivi eccezionali possiamo fare deroghe sui percorsi, ma la regola è tenere un atteggiamento di legalità. (La Repubblica, martedì 7 luglio 2009). Ci fa davvero piacere apprendere che il prefetto di Roma ha deciso di “tenere un atteggiamento di legalità”. Anche se noi, nella nostra ingenuità, ci illudevamo che la legalità non fosse un optional.
(sui) Geofisici e Vulcanologi italici: Le scosse che novanta giorni fa hanno distrutto tutto, ora minacciano anche il G8. Ed è per questo che è stato previsto un “piano B”. Scatterà nel caso di un sisma superiore ai 4-4,5 di magnitudo. L’eventualità che si verifichi, secondo i calcoli ufficiali dell’Ingv (l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) è del 26 per cento. (La Repubblica, lunedì 6 luglio 2009). Ma guarda: i terremoti, tutt’a un tratto, son diventati prevedibili. Peccato che questo straordinario progresso della geofisica e vulcanologia italiche non si sia prodotto novanta giorni fa: per i genitori che avevano figli nella Casa dello Studente dell’Aquila, una probabilità su quattro sarebbe stata più che sufficiente per richiamarli a casa... Facciano un altro sforzo, allora, i professori dell’Ingv, visto che son diventati così bravi: ci spieghino cosa intendono, per 4-4,5 gradi di magnitudo. Gradi veri? O forse gradi aquilani, di quelli che secondo alcuni sono stati inaugurati il 6 aprile ad usum del Berlusconi e del Bertolaso?
Le faccine allegre della finta “sinistra”: Tito Boeri
Tito Boeri (economista di finta “sinistra”): Un dato fra tutti: quattro italiani su cinque vorrebbero che gli immigrati “tornassero a casa loro” quando perdono il lavoro. Quasi il doppio di cinque anni fa. Segno della recessione. C’è, dunque, poca ideologia e molta paura in questo atteggiamento. Si teme che gli immigrati portino via le poche risorse disponibili per aiutare coloro che perdono l’impiego nella crisi... Se questa interpretazione delle paure degli italiani è legittima, pone una sfida fondamentale soprattutto alle forze politiche che si battono per ampliare le tutele a chi perde il lavoro. Spiega perché un governo che si ostina a non voler riformare gli ammortizzatori sociali non viene punito dagli elettori durante una recessione così pesante. Il fatto è che gli ammortizzatori sociali più generosi finirebbero anche agli immigrati che perdono il lavoro, rendendo il sistema alla lunga insostenibile. (La Repubblica, lunedì 6 luglio 2009). Sciocchezze come questa sono tuttavia molto significative. Non tanto perché fanno vedere che gli economisti di finta “sinistra” non vogliono pensare alla lotta contro i criminali che evadono le tasse (ladri di decine e decine di miliardi di euro all’anno) come metodo per “rendere sostenibile il sistema” ― preferiscono incitare al razzismo anche gli elettori di Sinistra, piuttosto che pensarci ― quanto perché mostrano che essi son pronti, pur di non esser costretti a pensarlo, perfino a negare l’evidenza che le uniche cause della mancata “punizione elettorale” del governo sono in realtà la disillusione e l’astensionismo dell’elettorato di Sinistra. Provocati (e giustificati) dal fatto che le idee e la prassi politica della finta “sinistra” sono ispirati, appunto, da “pensatori” come il Boeri.
Vito Mancuso
Vito Mancuso (teologo di finta “sinistra”): Ma perché il papa insiste così tanto sull’obbedienza alla Chiesa? Non certo perché vuole trasformare i cattolici in un esercito di soldatini senza razionalità, ma perché è convinto che solo aderendo in toto alla dottrina della Chiesa si aderisce alla pienezza della verità e della razionalità. (La Repubblica, lunedì 6 luglio 2009). Tenero Mancuso. Chi fa di sé un ubbidiente “soldatino”, secondo lui, non lo fa perché affetto da una “pienezza di razionalità” che lo induce a credersi numero tra numeri, ma bensì perché senza razionalità. Un Ratzinger che ci trasformasse in “soldatini”, dunque, sarebbe da biasimare non per averci resi così razionali da crederci marionette, ma bensì per averci privato della razionalità. Ma il Ratzinger questo non lo farebbe mai, che diamine: il Ratzinger è il più strenuo assertore della razionalità che ci sia al mondo. Salvato così il papa dall’“accusa” (orrenda per il Mancuso non meno che per il papa) di essere un supporter dell’irrazionalità umana (cioè un supporter degli Esseri Umani come l’evoluzione li ha fatti), il Mancuso non vede altro problema, per la (finta) “sinistra”, che quello di persuadere (razionalmente) il Ratzinger che lui, il Ratzinger, per quanto (poverino) si sforzi, non è ancora abbastanza razionale, può esserlo di più (per esempio, prendendo qualche lezioncina dal Mancuso). Ed ecco fatto: la “battaglia finale” della finta “sinistra” sul campo della religione non è più per l’emancipazione dell’Umanità dalla religione ― non sia mai! ― né, obiettivo minimo, per la liberazione dell’Italia dalla Chiesa cattolica ― per carità! ― ma perché l’Urbe, l’Orbe e la Città del Vaticano finalmente riconoscano che la finta “sinistra” è più razionale (cioè più nemica dell’Essere naturalmente Umano) del razionalissimo Ratzinger.
Carlo Giovanardi (ex uddiccìno, attualmente pidiellìno e sottosegretario non sappiamo a che cosa, ma non importa): (La legge sulla “sicurezza” che ho votato ieri dopo aver partecipato e seguito per quasi un anno i relativi lavori parlamentari? Be’, appunto, quella era ieri. Oggi dico...) Regolarizziamo colf e badanti. Non sono come gli spacciatori, non creano allarme sociale. Dobbiamo farci carico delle preoccupazioni delle famiglie: subito un provvedimento ad hoc! (La Repubblica, lunedì 6 luglio 2009). Non è colpa sua, gliel’hanno inculcato i preti quand’era piccolo: prima tu pecchi, poi tu ti confessi, e alla fine noi ti assolviamo.
Roberto Calderoli (leghista, ministro per la Semplificazione normativa): Badanti? Sì, del sesso e della droga. (La Repubblica, lunedì 6 luglio 2009). Balordaggini come questa, unite al fatto assai curioso che il Calderoli pare non essersi mai chiesto come mai proprio per lui abbiano inventato un ministero semplificato fin dal nome, ci fanno temere che egli possa davvero passare alla Storia come un grandissimo semplificatore: se cancella tutte le leggi che non riesce a semplificare, sarà già tanto se si salveranno quattro o cinque dei Dieci Comandamenti. I più semplici.
Le belle facciotte dei razzisti e neonazisti dal moccichino verde: Matteo Salvini
Matteo Salvini (leader della Lega a Milano): Giovanardi si occupi di crodini e di aperol e lasci perdere i clandestini: questo non è un governo da sanatoria. Una sanatoria c’è già stata nel 2002. La fece il centrodestra e poi perse le elezioni. I preti che non sono d’accordo lo vadano a spiegare al papa: nello Stato vaticano il reato di immigrazione clandestina esiste. E ai magistrati non fa male lavorare un po’ di più. (La Repubblica, lunedì 6 luglio 2009). In questo crescendo di celodurismo stonano i crodini e gli aperol. A meno che il Salvini, con la sua allusione apparentemente fatua, non intenda farci capire che lui trova ispirazione per il proprio razzismo in bevande ben più forti di quelle di cui si accontenta il debole Giovanardi.
Gaetano Saya (cosiddetto “ideatore” delle squadre della cosiddetta “Guardia nazionale”, presidente del cosiddetto “partito nazionalista italiano”, noto alle cronache giudiziarie per essere stato rinviato a giudizio nel 2004 per propaganda di idee fondate sull’odio razziale, messo agli arresti domiciliari nel 2005 per aver creato una sorta di polizia parallela all’interno del dipartimento studi strategici dell’Antiterrorismo, e attualmente sotto indagine a Milano per apologia fascista ― ma che differenza ci sia fra lui e i leghisti non riusciamo a capirlo): Siamo nazionalisti, amiamo la nostra patria e per la terza volta il mondo vedrà la potenza di Roma e delle sue legioni. Dio è con noi, il vento del nazionalismo soffia in Italia, e nessuno lo fermerà. (La Repubblica, lunedì 6 luglio 2009). Dissotterrati e rianimati dal berlusconismo, ogni sorta di zombie battono le città e le campagne del fu Bel Paese.
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Facce da preti del Pidì: Giachetti, Sarubbi e Lusi. Tipi: il “macerato”, il prete “bello” e il fratacchione rubizzo.
sul Pidì, verso il congresso, le primarie e oltre, verso l’Infinito: I più anziani nel Pidì devono riconoscere che le loro carte le hanno avute e se le sono giocate. Esperti di che, di perdere? (Massimo Cacciari, “filosofo”-sindaco di Venezia). Belle parole. Peccato che, dette adesso, servano solo a dare addosso al Bersani. Che non ci è simpatico (ha dalla sua l’amico dei banchieri D’Alema, il il leghista onorario Penati e il padronista ex veltroniano Matteo Colaninno) ma ha solo quattro anni più del Franceschini e sembra un fratello minore, se non un figlio, del Cacciari. Sosterremo Franceschini, che è il candidato che qui (cioè tra i papisti rutelliani, n.d.r.) ha raccolto la maggioranza dei consensi, se presenta un programma compatibile con i nostri obiettivi e se c’è la condivisione delle responsabilità del partito, leale e trasparente, perché dobbiamo superare l’impostazione della leadership solitaria e valorizzare tutte le energie. Altrimenti resteremo democratici, ma molto più liberi. E che non si dica più che qualcuno dev’essere cacciato per le sue idee, perché questo è un sintomo di pulsioni del passato (Francesco Cicciobello Rutelli). Traduzione: Appoggeremo Franceschini solo se ci promette che, con lui, noi papisti potremo comandare sul Pidì perfino di più che col Veltroni. E che non si dica che è un ricatto, quello di noi avanzi di sacrestia nei confronti del Pidì e della Sinistra italiana, altrimenti poi magari vengono a vederlo. Ignazio Marino è un po’ un Giuliano Ferrara al contrario, monotematico sul sondino (Andrea Sarubbi, deputato rutelliano). Non appoggio Ignazio Marino perché al Lingotto ha detto che chi non è d’accordo sulla laicità dovrebbe saltare un giro (Roberto Giachetti, deputato rutelliano). E a me non piace neppure Debora Serracchiani: rappresenta il nuovo populismo di centrosinistra (Luigi Lusi, deputato rutelliano) (La Repubblica, domenica 5 luglio 2009). Ma insomma, si può sapere perché tutti questi papisti rutelliani ce l’hanno tanto col povero Marino, che in fondo è un credente pure lui? La vera risposta l’ha data lui stesso a La Repubblica: “La corruzione, in Italia, non immaginavo che fosse a questi livelli. Soprattutto nella Sanità, dove circolano cifre enormi, la maggior parte dei bilanci delle regioni. La questione morale è un’emergenza assoluta”. Al cosiddetto “Beppe” Fioroni, l’unico ministro della Pubblica Istruzione per le allodole della storia d’Italia, saranno fischiate le orecchie. E non per colpa delle allodole.
Le belle facce del partito dei moccichini verdi: Max Bastoni
Max Bastoni (leghista, coordinatore nazionale dei Volontari verdi, eredi delle fu Camicie verdi, noto per essersi candidato alle elezioni comunali del 2001 con foto in cui compariva con un mucchio di mazze da baseball in bella vista e slogan come “Bastoni contro gli immigrati” e “Difendi i tuoi diritti con Bastoni”): Le prime ronde inizieranno da settembre a Milano, dove la sicurezza è ancora un problema. Cinquanta dei nostri volontari pattuglieranno le zone della città a più alta densità di immigrati. (La Repubblica, sabato 4 luglio 2009). È anche comprensibile, poveretto, che tenti di indurre la gente ad associare il suo cognome con i bastoni nel senso di randelli: dovendo recarsi a “pattugliare” (che si dice anche “battere”) in “zone ad alta densità di Immigrati”, avrà paura che quelli, se hanno letto un po’ di psicanalisi, pensino che il Max stia andando in cerca di bastoni in un altro senso...
Giulio Tremonti (Pidièlle, ministro dell’Economia, delle Finanze, del Tesoro e in realtà della Pubblica Istruzione): Al G8 dell’Aquila contiamo molto che ci assista ai lavori la bolla di San Celestino, sulla perdonanza. (La Repubblica, sabato 4 luglio 2009). E pensare che c’è gente che crede invece che l’assista il governo...
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Giancarlo Galan e Achille Variati: chi è il lupo e chi l’agnello?
sul Pidì di Dario Franceschini (tanto, tanto, tanto diverso da quello del Veltroni): Achille Variati, il sindaco Pidì di Vicenza? Da agnello democristiano si è trasformato in lupo rosso. (Giancarlo Galan, Pidièlle, governatore della regione Veneto. La Repubblica, sabato 4 luglio 2009). Ecco cosa pensa la Destra dei rimasugli democristiani e papisti che per mezzo del Pidì tengono in ostaggio la Sinistra italiana: non gli permettono nemmeno di fingersi lupi (un agnello non può diventarlo davvero), devono far le pecore e basta. E noi, ancor più pecore, votarli e basta.
(su) Joseph Ratzinger (papa): Sul reato di immigrazione clandestina, il vescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio dei Migranti, esprime “tristezza” e “preoccupazione” e accusa la legge di “ignorare i diritti umani” e di “mettere a rischio l’integrazione: il reato di clandestinità porterà solo dolore, e la criminalizzazione degli irregolari”. Ma fonti della Segreteria di Stato vaticana dicono che “parla a titolo personale”. (La Repubblica, venerdì 3 luglio 2009). Un ceffone in piena faccia, per il vescovo Marchetto “reo” di turbare la corrispondenza d’amorosi sensi Ratzinger-Berlusconi. Se il Marchetto, invece di parlare di Diritti Umani, si fosse dato agli abusi sessuali, probabilmente sarebbe stato trattato in maniera meno sgarbata: con i preti pedofili, si sa, le gerarchie ecclesiastiche sono spesso molto indulgenti. Per non dire tolleranti.
(su) Mariastella Gelmini (“sbrigafaccende” di Giulio Tremonti e Renato Brunetta al ministero della Pubblica Istruzione): Dopo il Tar del Lazio, anche la Corte Costituzionale boccia un pezzo della cosiddetta “riforma” Gelmini: l’Alta Corte, ritenendo che la gestione della rete scolastica sia di competenza delle Regioni, ha bocciato due punti dell’articolo 64 del decreto legge 112 del giugno 2008 sull’accorpamento degli istituti e la chiusura delle miniscuole. (La Repubblica, venerdì 3 luglio 2009). Mentre i Ragazzi italiani affrontano esami e scrutini, la povera ed eroica Mariastella si fa bocciare dalla Corte Costituzionale al posto dei suoi padroni: il disprezzo per le Donne del governo Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”) davvero non ha limiti.
“Beppe” Fioroni (ex ministro della Pubblica Istruzione, esponente della banda di papisti che attraverso il Pidì tiene in ostaggio la Sinistra italiana): Tra Franceschini e Bersani? Con chi stiamo è chiaro. Diremo come vogliamo che sia il Pidì: un partito capace di cogliere il segno dei tempi. (La Repubblica, venerdì 3 luglio 2009). “Noi rimasugli democristiani stiamo con Franceschini”: il cosiddetto “Beppe” Fioroni, a quanto pare, si vergogna di dirlo papale papale (strano, per un papista...) e questo ― se vero ― ci farebbe piacere: vorrebbe dire che perfino i residui democristiani iniziano a capire che il Franceschini, per sembrare ciò che non è, non deve aver troppe tonache a svolazzargli intorno. Sarebbe triste, invece, non poter più farsi quattro risate sulle esternazioni da sacrestano ridens del cosiddetto “Beppe”... Ma niente paura: uno che si sente un oracolo mentre proferisce ovvietà come “un partito capace di cogliere il segno dei tempi” ci farà ancora ridere molto.
(su) Silvio Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”) e Renato Brunetta (Pidièlle, ministro della Funzione pubblica e per l’Innovazione): Retromarcia del governo sulla rottamazione dei dirigenti: il testo del decreto legge anti-crisi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ha esonerato la dirigenza del pubblico impiego dalla norma che manda obbligatoriamente in pensione i dipendenti pubblici con 40 anni di anzianità contributiva. (La Repubblica, venerdì 3 luglio 2009). Ecco un altro buon motivo per avere in antipatia a prescindere tutti i caporali (presidi, direttori, capi, capetti e caponzoli) d’Italia: a differenza di noi “fannulloni”, i dirigenti sono evidentemente individui che a un governo come l’attuale piacciono così tanto da non poter privarsene.
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Il trucco in disfacimento cola sul viso di Gustav von Aschenbach morente
in Morte a Venezia (1971), di Luchino Visconti, con Dirk Bogarde.
Silvio Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”): Sarebbe tutto più facile se ci fosse meno invidia personale e meno odio politico. (La Repubblica, mercoledì 1° luglio 2009). Invidiare un ultrasettantenne così basso da portare scarpe col rialzo, coperto di trucco che neanche la Bouboulina di Zorba il Greco, con in testa un orto di capelli d’ignota provenienza, insonne, presunto “utilizzatore finale” di “escort”, abbandonato dalla moglie, odiato da mezza Italia e oggetto di scherno in mezzo mondo? No, grazie. Chi ti invidia, Silvio, sono i poveretti che ti vedono come un apollineo giovanotto dalla chioma fluente che si sveglia ogni mattina da sogni d’oro. Hai presente Shining, quando Jack Nicholson, abbracciando una meravigliosa ragazza nuda, si ritrova nelle grinfie di una decrepita strega coperta di piaghe purulente? No, vero? Non fa niente: non accadra a te, accadrà ai tuoi fan.
(su) Massimo D’Alema: Un segnale pro D’Alema è arrivato ieri dalla folta partecipazione al convegno promosso dalla sua Fondazione Italianieuropei sul tema “Quale futuro per le banche italiane”. In prima fila, seduto accanto al direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, c’era Cesare Geronzi, banchiere romano trapiantato in Mediobanca, con stretti rapporti con Tremonti e Letta. E poi Fabrizio Palenzona, vicepresidente Unicredit, Luigi Abete, presidente Bnl, e Giuseppe Mussari, presidente Mps... In cima alla lista dei desiderata la riforma degli ammortizzatori sociali, delle pensioni e della macchina pubblica; ma tutto ciò, conclude D’Alema, “non è al centro del dibattito odierno”. (La Repubblica, mercoledì 1° luglio 2009). Il Baffino perde qualche pelo ma non il vizio: appassionato di banche e banchieri era e appassionato di banche e banchieri resta. Anche oggi che, nel tentativo di distinguersi dalla dinastia di sacrestani Veltroni-Franceschini, cerca di sembrare “di sinistra” e manda in giro Bersani col pugno chiuso. Quando il suo quartierin generale di banchieri però si ringalluzzisce, e lo stuzzica sull’attacco allo Stato sociale e ai Lavoratori del pubblico impiego, il Baffino cambia discorso: siamo sotto congresso e sotto primarie, che diamine, bisogna continuare a far la parte del “compagno”. Tanto, se vince Bersani, ci penserà il leghista onorario Filippo Penati, fresco di trombatura all elezioni provinciali di Milano, a consigliarlo “bene”.
(suor?) Debora Serracchiani (Pidì, giovanotta di belle speranze): Perché ho scelto di stare dalla parte di Franceschini? Perché è il più simpatico. (La Repubblica, mercoledì 1° luglio 2009). Premesso che decidere chi sia meno antipatico tra il Franceschini e il Bersani è una mission impossible ― un po’ come lo sarà, il giorno delle primarie del Pidì, decidere chi dei due sia meno di destra ― diciamo però che se qualcuno ci costringesse a rispondere puntandoci un mitra alla schiena, noi sosterremmo che “il più simpatico” e “il meno di destra” è il Bersani: che è appoggiato, è vero, da pessimi individui come l’amico dei banchieri D’Alema e il leghista onorario Filippo Penati, ma è anche il candidato la cui vittoria probabilmente indurrà un gran numero di papisti baciapile e beghine a lasciare il partito e a tornarsene nei loro oratori. Insomma: il Franceschini può apparire “più simpatico” del Bersani solo a una suora, e la Serracchiani in effetti la sembra proprio... Detto questo, che (suor?) Debora abbia parlato di “simpatia” (e implicitamente di “antipatia”) è cosa che ci fa simpatia. Almeno simpatia e antipatia, in quanto sentimenti, non si possono vendere e comprare come i pacchetti di tessere e di voti e la “fedeltà” delle clientele.
(su) Dario Franceschini (tanto, tanto, tanto diverso da Walter Veltroni): E Tiziano Treu sta lavorando con il leader ai temi del Welfare e del lavoro. È la risposta “tecnica” alle competenze dello sfidante Bersani. (La Repubblica, martedì 30 giugno 2009). Come abbiamo già osservato, il Bersani non è di Sinistra, o non avrebbe con sé il “leghista onorario” Filippo Penati, la Melandri (che considera l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori “un vecchio arnese”), i catto-liberisti Follini ed Enrico Letta, e l’amico dei banchieri D’Alema. E allora il Franceschini che ti fa? Per non essere da meno “schiera” Tiziano Treu, catto-padronista che nel proprio curriculum “vanta” quella legge 24 giugno 1997 n. 196, detta anche “pacchetto Treu”, che il professor Luciano Gallino, ne Il lavoro non è una merce, definisce la seconda tappa, dopo il protocollo d’intesa tra governo, sindacati e organizzazioni dei datori di lavoro sottoscritto dalle parti il 23 luglio 1993, in direzione d’una rimercificazione del lavoro in Italia. Che dire? Che il Pidì è il solo partito al mondo con dentro due destre? E che l’Italia è il solo Paese al mondo con dentro tre destre: due dentro il Pidì e una fuori?
Marco Follini (papista, ex alleato del Berlusconi, attualmente nel Pidì): Caro direttore, leggo su Repubblica che starei “dalla parte di Bersani”. Le cose sono meno semplici. Io appoggerò il candidato che sarà più netto nell’aprire ai moderati e nel chiudere ai populisti. Che renderà meno ostico il Pidì per la parte di elettorato che si sta allontanando da Berlusconi. (La Repubblica, martedì 30 giugno 2009). Il Follini, insomma, vorrebbe come leader del Pidì qualcuno che assomigli così tanto al Berlusconi da non suscitare troppa nostalgia negli “ex” berlusconiani. E quindi è indeciso tra il Bersani e il Franceschini. Come dargli torto? È davvero difficile capire chi dei due è più di destra.
Giorgio Napolitano (presidente della Repubblica, già leader della destra del Pci ― clicca qui per le fonti ― già ministro degli Interni, già presidente per il governo Dini della Commissione per il riordino del sistema radio-televisivo) e Massimo Giannini (vicedirettore de La Repubblica): Sarebbe giusto, di qui al G8, data la delicatezza di questo grosso appuntamento internazionale, avere una tregua nelle polemiche. Capisco le ragioni dell’informazione e della politica, ma il mio augurio e il mio auspicio in questo momento sono di una tregua (Giorgio). Il monito del Quirinale non può e non deve essere trasformato in ciò che non è e non voleva essere: cioè un invito ai mass media a non occuparsi più di ciò che disturba il governo... Queste non sono polemiche. Questi sono fatti. E dove esistono i fatti c’è il giornalismo, che non può e non deve mai conoscere “tregua” (Massimo). (La Repubblica, lunedì 29 giugno 2009). Solo un anno e mezzo è trascorso da quando il Giannini scrisse: Da una parte la società, dall’altra la politica... Il fatto nuovo è che in questo dualismo sempre più straniante, il Capo dello Stato decide di rivolgersi direttamente alla prima... Con serenità e rispetto, senza vaghi qualunquismi pertiniani e afflati retorici ciampiani. La “luna di miele” è gia finita, il vicedirettore de La Repubblica dà sulla voce al suo Eroe di appena ieri, al Presidente, all’Uomo per il quale si era permesso di dare del vago qualunquista a Sandro Pertini e del retorico (cioè chiacchierone) a Ciampi... Ne siamo rattristati. Le storie d’amore ci piacciono lunghissime.
Joseph Ratzinger (papa): La parola fede adulta negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Lo si intende spesso come l’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol o non vuol credere. (La Repubblica, lunedì 29 giugno 2009). Adulti? Mai. Il Ratzinger ci vorrebbe “bambini” per tutta la vita. E “bambini” senza immaginazione né intelligenza, capaci solo di credere, credere, credere. E senza poter decidere che cosa credere. Ma “bambini” siffatti sarebbero mostriciattoli. Non Esseri Umani, ma “pecorelle”. Tutte uguali e tutte in fila dietro i loro “bravi” “Pastori”. Sorvegliate, naturalmente, dai cani dei “Pastori”.
(sul) congresso del Pidì: Dario Franceschini non è di Sinistra: non solo è democristiano, ma ha l’appoggio di tutti i veltroniani tranne Giovanna Melandri. Walter Veltroni non è di Sinistra, ora che il Berlusconi non ha più bisogno del suo aiuto sponsorizza Pietro Ichino, inventore dei “fannulloni” e ispiratore del Brunetta. Pierluigi Bersani non è di Sinistra, ha l’appoggio del “leghista onorario” Filippo Penati, della Melandri, che considera l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori “un vecchio arnese”, dei catto-liberisti Marco Follini ed Enrico Letta, e dell’amico dei banchieri Massimo D’Alema. Sergio Chiamparino non è di Sinistra, è d’accordo coi respingimenti, pensa che sia di Sinistra il Brunetta ed è un amico degli evasori fiscali. Piero Fassino non è di Sinistra, appoggia il Franceschini ed è d’accordo col Chiamparino sui respingimenti. Francesco Rutelli e i “rutelliani” non sono di Sinistra, vogliono candidare alla segreteria l’iperliberista “del secolo prossimo” e privatizzatrice dell'acqua Linda Lanzillotta. Il Marini, il “Beppe” Fioroni e il Castagnetti non sono di Sinistra, gli fa schifo perfino l’idea. I cosiddetti “giovani” (Renzi, Serracchiani e compagnia arrembante) non sono di Sinistra, appoggiano chi l’uno e chi l’altro di quelli di cui sopra. E nemmeno Ignazio Marino è di Sinistra, visto che ci tiene a definirsi “di sinistra e credente”. Eppure c’è ancora chi crede che il Pidì non sia un partito di centro-destra. Buffo, no?
Sergio Chiamparino (sindaco di Torino e candidato “in pectore” alla segreteria del Pidì): Il primo punto è come si affronta la crisi della sinistra che riguarda tutta l’Europa. Con lo stato sociale messo in crisi dai deficit del bilancio statale, l’unica strada per salvarlo è togliere qualcosa ai garantiti per dare a chi garanzie non ne ha. Brunetta in questo ci sta anticipando, sta facendo qualcosa di sinistra anche se spesso solo con annunci e spot. (La Repubblica, lunedì 29 giugno 2009). Il Chiamparino, che qualche settimana fa si disse d’accordo col Maroni sul respingimento dei Migranti e ieri ha detto che gli evasori fiscali non si toccano, adesso va a nozze col Brunetta contro i diritti dei Lavoratori. Delle due l’una: o il Chiamparino è così tonto che pensa davvero che ci siano elettori di Destra disposti, al solo scopo di mantenerlo nella “casta”, a preferirlo al Brunetta e al Maroni; oppure il Chiamparino è così di destra che pensa davvero che gli elettori di Sinistra siano così tonti da votare uno che dice queste cose.
Ignazio Marino (chirurgo-senatore Pidì): Su una serie di argomenti ho detto parole chiare, da uomo di sinistra e credente. (La Repubblica, lunedì 29 giugno 2009). Saranno anche “parole chiare”, ma continuare a mettere insieme “uomo di sinistra” e “credente” significa soprattutto dir parole stantie.
Giovanna Melandri (Pidì, ex ministro, veltroniana ma attualmente supporter di Pierluigi Bersani): Basta con l’articolo 18 (che sancisce, tra i Diritti Umani dei Lavoratori, quello di non essere licenziati senza giusta causa, n.d.r), è un vecchio arnese perché divide il mondo del lavoro tra chi è garantito e chi è tagliato fuori. (La Repubblica, domenica 28 giugno 2009). Se questo discorso non fosse completamente idiota, dovrebbe essere considerato “un vecchio arnese”, ed eliminato, ogni Diritto Umano che ancora non si è riusciti a far valere per tutti. A quanto pare, la frequentazione delle feste del Briatore non ha fatto un granché bene alla Melandri.
Sergio Chiamparino (sindaco di Torino e candidato “in pectore” alla segreteria del Pidì): Coniugare di nuovo libertà e giustizia sociale è la sfida della sinistra. Con la crisi fiscale dello Stato, però, l’unico modo per liberare risorse per chi non ha protezione è prenderle da settori garantiti. (La Repubblica, domenica 28 giugno 2009). Traduzione: Ci sono persone che la Costituzione, le leggi e lo Statuto dei Lavoratori proteggono troppo: mettiamole nelle stesse condizioni di chi non ha protezione e togliamo a loro le risorse per lo Stato, gli enti locali (cioè noi che li amministriamo) e le imprese. Altrimenti ci toccherebbe torchiare gli evasori fiscali. Dei quali invece ci servono i voti, se vogliamo restare sulle nostre poltrone nonostante la disaffezione degli elettori di Sinistra.
Eugenio Scalfari: Anche il Pidièlle ha subìto una profonda diminuzione in termini di voti assoluti: si sta allontanando l’elettorato cattolico e moderato. (La Repubblica, domenica 28 giugno 2009). Ecco un altro “laico” così convinto che saranno i religiosi e i preti a salvare l’Italia dal Berlusconi da scambiare per “allontanamento” la loro crassa indifferenza per le elezioni europee.
(su) Walter Veltroni (trasmutatore-capo della Sinistra italiana in finta “sinistra”): Non ho letto l’intervista di Veltroni, ma dal gran numero di messaggi che ho ricevuto penso che sia proprio meglio che non la legga. (Romano Prodi, La Repubblica, domenica 28 giugno 2009). Non spiega, Prodi, perché sia meglio non leggerla, ma c’è un’unica possibilità: non leggere e non ascoltare il Veltroni è meglio per la salute, sia fisica che mentale.
Silvio Berlusconi (presunto “utilizzatore finale”): Bisogna chiudere la bocca a tutti quegli organismi, anche internazionali, che continuano a diffondere dati di calo del Pil anche di cinque punti; a tutti questi signori che parlano, che strillano la crisi, e che così facendo distruggono la fiducia dei cittadini... Agli imprenditori ho detto: minacciate di non dare più la pubblicità a quei media che sono anch’essi fattori di crisi, perché la crisi a questo punto è psicologica. Stampa e tv non devono diffondere paura. (La Repubblica, sabato 27 giugno 2009). Il Berlusconi forse (a voler essere generosi) non lo sa, ma il solo modo di chiudere la bocca a qualcuno è ammazzarlo. Il Berlusconi forse (a voler essere generosi) non lo sa, ma qualcuno potrebbe credersi in dovere di dar corso a questa sua “indicazione”. O il Berlusconi forse, per evitare esiti così cruenti, ha in mente di mandare in giro, a chiuder bocche “delicatamente”, i suoi body guard ex Fininvest?
Rosso non è mai stato, ma la linguaccia, in compenso, ce l’ha sempre avuta color Forza Italia.
Walter Veltroni (trasmutatore-capo della Sinistra italiana in finta “sinistra”, intervistato da La Repubblica di sabato 27 giugno 2009): Mi addolora non che Romano abbia detto in tv che io ho fatto cadere il suo governo, ma che lo pensi. Traduzione: Sapevo già che Prodi è capace di mentire senza accorgersene, adesso so che è capace anche di mentire consapevolmente. A parte la stima, l’affetto, ma perché avrei dovuto farlo? Avrei avuto tutto da guadagnare con un anno in più. Il fatto è che quella maggioranza non si reggeva. C’erano stati i ministri in piazza contro il proprio governo, a ogni votazione al Senato eravamo nelle mani di un Rossi o un Turigliatto. E dove sono oggi Dini e Mastella? Col centrodestra. Traduzione: Prodi l’hanno fatto cadere i ministri di sinistra. Anzi no: i ministri di destra. Anzi: quelli che volete voi, basta che non date retta a Prodi che dice che è stato Mastella e che l’ho aizzato io. In tutto questo, la battuta di Prodi m’è parsa almeno ingenerosa. Ma lasciamo perdere il passato, torniamo al presente. Traduzione: Quella di Prodi sulla caduta del suo governo a opera mia non è stata una testimonianza, ma solo una battuta. Un po’ come fa Berlusconi. Prodi non è un testimone affidabile della propria storia personale e politica, e io quindi o sono un cretino per averlo appoggiato per anni, oppure fingevo di appoggiarlo. Ma lasciamo perdere questo argomento, altrimenti mi do la zappa sui piedi... Ma davvero c’è chi pensa di presentarsi con un’armata Brancaleone da Cuffaro a Ferrero? Si vede che la Storia non insegna nulla. Traduzione: Bisogna fare come me, invece, che nel Pidì ho messo insieme la Bonino e la Binetti, e per amore della varietà mi sono anche alleato con Di Pietro. Il prossimo segretario del Pidì dovrà dire cose nuove sui problemi sui quali sta franando il consenso della sinistra in Europa, a cominciare dalla sicurezza e dal nuovo welfare. Dico subito che la posizione di Penati o Chiamparino sul primo tema o quella di Ichino sul secondo mi paiono forti e convincenti. Traduzione: La Sinistra in Europa non frana perché ha deluso i propri elettori fino alla disperazione dell’astensionismo, ma perché non è ancora andata abbastanza a destra contro i Migranti e contro tutto ciò che è pubblico, dalla Scuola alla Sanità, dalle pensioni agli Impiegati statali fannulloni e assenteisti. Sì, lo so che così dicendo getto la maschera e mi rivelo per il fascistoide che sono, ma faccio cadere anche la maschera di Franceschini. E io odio così tanto Franceschini, che a lui preferirei chiunque. Perfino Bersani. Perfino D’Alema. Perfino Prodi. No, Prodi no. Prodi lo odio anche più di Franceschini. Perché Prodi è sempre stato davvero quello che io ho sempre fatto finta di essere.
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