(su) Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti, Umberto Bossi e tutto il
berluscismo-leghismo:
“E allora mettiamo da
parte la Costituzione vigente e applichiamo subito una Costituzione
ipotetica, incerta, giuridicamente inesistente, di cui si ignora se,
come e quando verrà approvata”. Un colpo di sole, un effetto della
calura agostana? No, questa linea compare nel decreto sull’emergenza
economica fin dal suo primo articolo:
“In anticipazione della riforma volta ad introdurre nella Costituzione
la regola del pareggio di bilancio, si applicano le disposizioni di cui
al presente titolo”. E più avanti, in maniera ancor più sconcertante, si
aggiunge: “In attesa della revisione dell’articolo
41 della Costituzione, Comuni, Province, Regioni e Stato, entro un anno
adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui l’iniziativa
e l’attività economica privata sono libere ed è permesso tutto ciò che
non è espressamente vietato dalla legge”.
“In anticipazione”? “In attesa”? Se si rispetta la più elementare
grammatica costituzionale, queste sono espressioni insensate, e
pericolose. (...) Giuste e alte sono state le proteste contro l’iniquità
del decreto, che diviene un moltiplicatore di quelle diseguaglianze che
stanno distruggendo la coesione sociale, a parole tema di cui tutti si
dicono preoccupati. Gli obblighi imposti dalla crisi finanziaria non
sono colti come una opportunità per distribuire equamente il peso della
manovra, per chiamare all’“adempimento
dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (articolo
2 della Costituzione) i moltissimi che finora ad essi si sono
sottratti. Leggendo il decreto, si coglie piuttosto la voglia di usare
questa opportunità per una sorta di regolamento finale dei conti
soprattutto con i sindacati, con l’odiata
Cgil. (Stefano Rodotà, La Repubblica,
domenica 28 agosto 2011). Chissà perché su queste cose i “Beppe”
Fioroni
e i Sergichiamparini,
così comicamente convinti che le loro opinioni interessino al mondo
intero, non hanno mai alcunché
da dichiarare. Meno male che ci sono anche i Rodotà.
Per la serie Chi di
destra ferisce, di estrema destra perisce: Giulio Tremonti e
Mariastella Gelmini.
(su)
Giulio Tremonti e Mariastella
Gelmini: Un ruolo centrale
nella partita lo avrà il ministro dell’Economia, Tremonti. Dalla manovra
di Ferragosto è stato quotidianamente attaccato dai colleghi di partito.
Ieri, al meeting di Cl a Rimini, con alcuni amici si è
detto
“deluso e amareggiato” da questo atteggiamento, prendendosela anche con
Berlusconi: “C’è
lui dietro chi mi attacca”.
Tuttavia chi nella Lega Nord e nel Pidièlle lo ha sentito
si dice “abbastanza ottimista” sul fatto che si presenterà ad Arcore
pronto a mediare. Di Tremonti parla anche Prodi, che dice: “Era l’unico
che per un momento ha rafforzato l’autorità dell’Italia, poi anche lui
si è indebolito e hanno cominciato a sparare sulla Croce Rossa”.
E nel Pidièlle giurano che se domani il superministro dovesse
impuntarsi e minacciare ancora le dimissioni, Berlusconi gli risponderà:
“Accettate!”. (...) Intanto, gli indignados
ultracattolici accusano la “ex loro” ministra Mariastella Gelmini di
chiudere le porte delle scuole italiane a tutti quelli che si sono
laureati e si laureeranno dopo il 2008. Di aver congelato di fatto i
corsi di abilitazione indispensabili per accedere all’insegnamento.
“Il suo comportamento è inqualificabile” si arrabbia Francesco Magni,
presidente del CLDS, il Coordinamento liste per il diritto
allo studio, la potente organizzazione universitaria ciellina. “Si è
genuflessa davanti ai sindacati per far entrare solo quelli che l’abilitazione
l’hanno già ottenuta e ha tagliato fuori tutti gli altri. Altro che
nuova scuola. Adesso il tirocinio formativo è una beffa”.
Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà
e fondatore della Compagnia delle opere, la fortissima,
ramificata confindustria ciellina, aggiunge:
“È giusto
assumere i precari e sbarrare le porte ai giovani? È un intervento
statalista, in contraddizione con la natura di un governo che si dice
liberale. Su questi temi si dialogava di più con un vecchio signore
comunista come Luigi Berlinguer. Ora siamo alla guerra fra generazioni,
alla santificazione di un Paese solo per vecchi”.
Il ministro, di fatto, ha bloccato i corsi di abilitazione finché non
saranno assorbiti i 230.000 precari. “Così si perpetua un sistema che
porta in cattedra per via evolutiva, a danno dei giovani,” dice Gianni
Mereghetti, professore al liceo Bachelet di Abbiategrasso. “E senza
nessuna valutazione del merito,” aggiunge Giovanni Cerati, che insegna
al liceo Tirinnanzi di Legnano. I ciellini accusano la già idolatrata
Gelmini di ridurre le assunzioni a semplici numeri di una graduatoria,
andando contro quella libertà d’insegnamento
e reclutamento predicata da
Cl.
(La Repubblica, domenica 28
agosto 2011). Buttare a mare 230.000 persone cancellando le graduatorie
che ne attestano il diritto di precedenza sui presunti
“giovani”
ciellìni
(che si stanno ancora
“formando”,
cioè presumibilmente stanno arricchendo le agenzie cielline per
l’indottrinamento
formativo) è odio puro, è volontà di sterminio esplicita, così sicura
di trionfare da non aver più voglia (o tempo) di
dissimularsi. Un catto-nazismo consapevole e gridato, contro gli
odiati insegnanti “comunisti”, che probabilmente piacerebbe a Breivik.
Una come la Gelmini, a gente così, sembra “di sinistra” come a Breivik
sembrava “di sinistra” il Ratzinger: poco le vale, povera
Mariastella, la perenne croce al collo
che forse non si toglie neanche a letto. E lo stesso accade al
potentissimo ministro dell’Economia, di cui la Gelmini non è che un
avatar: anche lui è odiato a morte dai tea party nostrani
perché, secondo loro, non approfitta abbastanza della crisi economica
per infliggere il colpo di grazia allo Stato, alla Democrazia e ai
Diritti umani. Il vecchio Prodi (la cui intelligenza politica è meno
celebre di quella del D’Alema, ma probabilmente è più reale) sembra
averlo capito: il Tremonti, ai gelidi occhi elettronici della
speculazione finanziaria globale, è forse l’ultimo (fragile) baluardo
tra l’Italia e il default:
spazzato via lui, trionfante il cattonazismo scervellato dei tea
party nostrani, il Paese
precipiterà nel vuoto delle loro menti e porterà con sé nell’abisso, per
la seconda volta in meno di un secolo, l’Europa e il mondo.
Non
sarebbe un po’
troppo? Preti nazisti e nazisti preti, non
vogliate strafare, accontentatevi del Tremonti come vi chiede la destra
mondiale, ché anche lui vuole il Narcostato-teocratico-italico, il
Messico d’Europa, la Santa Morte per le vie di Roma, proprio come voi, ma a differenza
di voi sa misurare i passi.
Per la serie I grandi
maestri della lotta al berluscismo: Pierferdy Casini.
Pierferdinando Casini: Vincono le resistenze di una
fetta del centrosinistra che non riesce a comprendere come l’alternativa
a Berlusconi la si costruisce solo sulla via del riformismo. Finché
questa sinistra considererà un tabù il tema delle pensioni, omettendo di
vedere il conflitto generazionale, non farà molta strada... Lo sciopero
della Cgil è un colossale errore politico al quale il Pd
non ha la forza di sottrarsi. Quando l’ho detto, qualcuno mi ha
rimprovarato di essere troppo duro coi Democratici. Ma non passa ora che
uomini del Pd dicano la stessa cosa con meno garbo. Qui c’è un
problema di fondo: chi si propone di governare l’Italia non può essere
paralizzato dalla Fiom e dalla Cgil. Se al contrario il
partito si arrocca su questa trincea, regalerà sempre Cisli e Uil
alla maggioranza, ed è un regalo che la destra non merita.
(La Repubblica, domenica 28 agosto 2011). L’Italia è
probabilmente l’unico Paese dove può accadere che uno dei massimi
responsabili dell’ascesa al potere di Berlusconi non faccia ridere
perfino i polli, se pretende di insegnare agli altri quale sia il modo
più efficace per contrastare Berlusconi.
È
come se facessero istruttori di scuola guida i responsabili dei peggiori
incidenti stradali che si ricordino. Cosa, questa, che in un Paese come
il nostro potrebbe del resto accadere da un momento all’altro...
Per la serie I grandi
test d’intelligenza
e sensibilità superati con sano disgusto solo da una parte della
Sinistra italiana:
Matteo Renzi.
(su)
Matteo Renzi: Uno dei nostri slogan era: prima
il popolo, poi il leader. Mi pare che adesso Matteo si stia
occupando più del leader che del popolo... Condivido poche delle
cose che Renzi ha detto in quest’ultimo anno: non ho capito la sua
freddezza verso l’esito del referendum, né la sua uscita sui cosiddetti
Fantozzi della pubblica amministrazione, così come i suoi attacchi al
sindacato e il suo stare senza se e senza ma con Marchionne... Si sta
ricollocando da dov’era partito, nel campo moderato.
(Filippo Civati, pd, consigliere regionale lombardo, La
Repubblica, domenica 28 agosto 2011). Ci voleva tanto a capirlo? Ma
dove vuoi che vada a parare uno viene da Comunione & liberazione
ed è simpatico a Denis Verdini?
Per la serie Dimmi con
chi vai e ti dirò chi sei: il Chiamparino con Calderoli, Tremonti,
Carfagna, Marchionne, Fassino, Maroni, Ratzinger e Moratti.
(su)
Sergio Chiamparino e altri:
Sergio Chiamparino
appoggia la lettera aperta alla
Cgil che circola tra
i parlamentari democratici. Il documento s’intitola
“Non
ora” e critica la scelta dello sciopero generale. “Bisogna trovare forme
unitarie di mobilitazione contro la manovra di governo,” dice l’ex
sindaco di Torino.
“La lettera lancia un sasso in uno stagno ormai tale da parecchi anni”.
(La Repubblica, sabato 27 agosto 2011). A
firmare il documento sono otto deputati quarantenni del Pd
appartenenti un po’
a tutte le anime del partito: dal torinese sì-Tav Stefano
Esposito al tesoriere Antonio Misiani, dal lettiano Francesco Boccia al
mariniano (nel senso di Ignazio) Sandro Gozi, dalla piacentina Paola De
Micheli al barese Dario Ginefra, dall’ex operaio Thyssen Antonio
Boccuzzi al responsabile Sicurezza Emanuele Fiano.
(L’Unità,
sabato 27 agosto 2011). A costo di essere noiosi, vogliamo ancora una
volta ricordare chi è questo Chiamparino. Dunque. Il
Chiamparino, chissà perché, è stato
spesso
elogiato non solo dal Brunetta ma
anche dal Calderoli.
Forse perché esortò la
Sinistra
a essere meno timida
contro lo Stato
sociale e a completare la degradazione dei
“garantiti” a non
garantiti? Per averla invitata,
per
non restare indietro rispetto al
Brunetta, a
togliere ai Lavoratori statali per dare ai Lavoratori dell’industria?
Per aver definito
di sinistra il
Brunetta medesimo? Per aver chiesto che
lo Stato trovi risorse a spese dei
“garantiti” (cioè
aggredendo i Diritti umani dei Lavoratori) anziché dei criminali fiscali?
Per
aver difeso i respingimenti
in mare dei Migranti? Per aver dichiarato che
il vero grasso da tagliare è nelle amministrazioni pubbliche centrali?
Per
aver
in una serie di interviste proclamato
il fallimento del Pidì
e aver fatto balenare una sua candidatura alla leadership nel 2013? Per aver favorito
(accordandosi col Tremonti e col Bossi per la designazione del
pidiellìno ed ex ministro Siniscalco alla presidenza di Intesa
San Paolo) l’ingresso della
Lega nei gangli vitali della
finanza del Nord? Per aver proposto di
riorganizzare il Pd sull’esempio della Lega Nord ed
eventualmente di
allearsi con la Lega? Per aver indicato
suor Giuliana Galli, detta
sorella Banca,
come vicepresidente della Compagnia di Sanpaolo? Per essersi sempre
schierato dalla parte di Sergio Marchionne (vedi
qui,
qui,
qui,
qui,
qui
e
qui) contro la Fiom, contro la Cgil e
soprattutto contro i Diritti dei Lavoratori? Per aver
chiesto al Tremonti
un incontro separato nel bel mezzo della vertenza unitaria dei Comuni
dell’Anci sulle questioni aperte dal federalismo? Per aver
rimproverato gli
organizzatori della Festa del Pd
del 2010 che si erano permessi di non invitare il cosiddetto
governatore del Piemonte, il portatore di moccichino verde Cota? Per
aver ottenuto i pubblici complimenti del Bossi nonché, da Bossi e
Tremonti, l’evocativo
soprannome di
gatto nero? Per essersi schierato a favore
della Tav e, già che c’era, anche
a favore dello spostamento
di alcuni ministeri al Nord? Per aver detto sì
a una legge
contro il burqa? Per aver
plaudito al federalismo
fiscale leghista, ma a condizione che si
porti avanti lo strangolamento dello Stato? Per aver dichiarato, l’11
marzo scorso, che
il Partito democratico non ha futuro?
Per aver espresso
dispiacere per la vittoria della Sinistra al
referendum contro la privatizzazione dell’acqua? O perché i giornali
hanno pubblicato l’intercettazione
di una telefonata (della quale poi si è saputo
più nulla) in cui due ’ndranghetisti si consigliavano, per dare
continuità alla linea di Chiamparino, di votare per Fassino? Sia come
sia, siamo più che orgogliosi di essere iscritti dal 1984 a un
sindacato, la Cgil, che non si è ancora ridotto a incontrare
l’approvazione di un Chiamparino.
Per la serie La
sinistra che non esiste più:
Nicola “Nichi” Vendola e Fausto
Bertinotti.
(su) Fausto Bertinotti (che il
25 agosto, a Cortina, nel corso di un
dibattito con Chiamparino,
ha detto che la sinistra in Italia non esiste più, che è
come l’Araba Fenice, che c’è chi dice che ci sia ma dove sia nessuno
lo sa. E che forse, proprio come
l’Araba Fenice, potrebbe risorgere dalle proprie ceneri, ma è necessaria
una destrutturazione dei corpi inerti e la resurrezione di una nuova
sinistra europea in cui possano stare tutti coloro che non apprezzano
questa società. Ma per fare questo ci vuole una pars destruens,
bisogna bombardare il quartier generale) e
Nicola “Nichi” Vendola:
Professor Massimo
Fagioli, come si spiega le parole dell'ex
presidente della Camera? R. Non è la prima volta che lo dice. D. Ma è
vero che la sinistra non esiste più? R. È una domanda da 100 milioni di
dollari... D. Però fa sempre un certo effetto sentirlo dire, in
particolare da uno come Bertinotti. R. Credo sia impossibile definire il
concetto di sinistra: per me è sinonimo di rivolta, rifiuto, non
accettare lo status quo, l’idea
del destino, quello che dicono la Bibbia e il Vangelo. D. Addirittura?
R. Così arriviamo subito al dunque. D. E della sinistra italiana che
cosa è rimasto ? R. Protagonista assoluto della sinistra in Italia è
stato il Partito comunista. Insieme a Bertinotti abbiamo cercato di
rinnovarlo, ma purtroppo è arrivato Vendola... D. Insomma, il leader
di Sinistra e libertà proprio non la convince. R. Quello è stato
il punto di rottura di un progetto affascinante iniziato nel 2004
insieme a Bertinotti. Venne
a presentare il partito nella nostra libreria:
poteva scegliere altre sedi ma scelse la nostra. Qui a Roma c’era
un grande entusiasmo, in alcune zone avevano raggiunto l'11%. D. E poi
che cosa è successo? R. Poi ci fu l’Arcobaleno,
che fu stroncato completamente nel 2008. D. Bertinotti, però, fu
accusato di frequentare i salotti della Roma bene, come quello di Maria
Angiolillo, un comportamento un po’
poco di sinistra. R. Si tratta di suoi fatti personali. Rispetto la
privacy, ci sono giornalisti che non sono un granché e ne parlano.
D. All’epoca,
alcuni quotidiani la definivano un santone. R. Questa è una storia
stupidissima. D. Invidia per il successo? R. No, c’era
una questione culturale di mezzo. Mi accusavano di essere un guru
perché non usavo il lettino per il mio lavoro. E poi sono diventato l’anti-Freud
per eccellenza perché ho avuto il coraggio di dire che era un cretino.
Ma avevo ragione. Gli psicoanalisti ti portano a rassegnarti alla
depressione, a convivere con la malattia mentale. Vede, alla gente che
viene da me non ho mai chiesto nomi o onorari. Da me non c’è
contratto sociale. D. È molto di sinistra. R. Certo. E Bertinotti se n’era
accorto. D. Lei critica Nichi Vendola dal punto di vista politico, ma c’è
chi sostiene che lei sia contro gli omosessuali. R. Non è vero niente. A
me interessa solo se una persona è per bene, è corretta oppure no. Se
qualcuno poi viene da me, che faccio il medico, e mi dice di stare male,
lo aiuto. D. C’è
un rimedio per la sinistra in Italia? R. C’è
la ricerca e io continuo a farla. Vedo bene i Radicali. Emma Bonino e
Mario Staderini vogliono dimezzare l’8
per mille per la Chiesa cattolica. Loro sono di sinistra, secondo me, si
rivoltano e rifiutano una tradizione di violenza e di oppressione. D. Il
suo rapporto con Bertinotti è cambiato dopo la nomina di Vendola a nuovo
segretario? R. Era il luglio del 2008, io gli dissi che non ci stavo,
che un fondamentalista cattolico, che gira con il rosario in tasca e va
in ginocchio da Padre Pio, non poteva rinnovare il comunismo. Venne
fuori che Vendola leggeva di notte Paolo di Tarso, uno che le donne le
voleva chiuse in casa senza parlare. D. Non vi sentite più con l’ex
presidente della Camera? R. Ci siamo visti a Torino, al Salone del
libro. È sempre molto gentile con me. (Dai siti
Lettera43 e
Segnalazioni di
venerdì 26 agosto 2011).
Per la serie La gatta
presciolosa fece i gattini ciechi: Angelino Alfano.
(su) Angelino Alfano e tutto il berluscismo:
Il 3 agosto è stato varato il codice antimafia fortemente
voluto dall’ex ministro della Giustizia, Angelino Alfano, con
l’obiettivo di unificare tutta la legislazione vigente in tema di lotta
alla criminalità organizzata. In realtà, a parere di quasi tutti gli
addetti ai lavori (dal procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso a
don Luigi Ciotti), è stata creata solo una confusa accozzaglia
disorganica. Che non serve a molto, e per certi versi rappresenta un
pericoloso passo indietro nella lotta alla mafia. Tra le novità
introdotte, infatti, spunta una norma che rende più complicata
l’aggressione ai patrimoni criminali, l’unico vero strumento per
togliere potere alle organizzazioni criminali. A differenza di quanto
accadeva fino a pochi giorni fa, d’ora in poi ci sarà un limite massimo
di tempo per passare dal sequestro alla confisca dei beni. Se entro 18
mesi dalla sentenza di primo grado (prorogabili per sei mesi fino a un
massimo di un anno) non si arrivasse all’esproprio di immobili o
aziende, decadrebbe anche il provvedimento di sequestro. Un lasso di
tempo ragionevole in un Paese normale, una garanzia di impunità in
Italia. (...) Secondo il senatore democratico Giuseppe Lumia, il governo
ha tradito tutte le aspettative, mettendo inspiegabilmente in
discussione
“i due pilastri della legislazione antimafia, introdotti nel nostro
ordinamento da Pio La Torre a costo della sua stessa vita: il 416 bis,
ovvero il reato di associazione mafiosa, e l’aggressione
ai patrimoni dei boss”.
Inizialmente, a parere degli addetti ai lavori, l’esecutivo
aveva presentato un testo che minava le basi stesse della legislazione
esistente in tema di lotta alla criminalità organizzata: “Fortunatamente
siamo riusciti a impedire il peggio,” spiega Angela Napoli, anche lei
componente della Commissione parlamentare antimafia, ex An, oggi
in Futuro e Libertà. “Abbiamo ottenuto lo stralcio dei primi
dieci articoli del nuovo codice che il governo aveva appena formulato.
Di fatto, stava per essere annullata la legge Rognoni - La Torre”.
(Rocco Vazzana su
left di venerdì 26 agosto 2011).
Per la serie Le vie
della Provvidenza sono in Fiat ite: il Montezemolo tende la mano...
(su) Luca Cordero di Montezemolo:
Cesare Romiti, l’ex amministratore delegato della Fiat, che lo
conosce bene, ha già chiarito il suo pensiero da elettore
“Se si candidasse, non lo
voterei”. E perché non voterebbe l’uomo
Fiat della pubbliche relazioni fino al 1982. Romiti lo ha
spiegato a Giovanni Minoli durante la puntata de La Storia siamo noi
andata in onda il 7 ottobre 2010 su Raitre. Ecco la trascrizione
del passaggio, che quelli del sito di gossip e politica
Dagospia, assai poco affascinati da Montezuma, hanno maliziosamente
trascritto. Minoli: “Senta, ma è vero che lei con Montezemolo ha avuto
uno scontro durissimo, che l’ha cacciato dalla Fiat, l’ha mandato
alla Cinzano perché vendeva gli incontri con l’avvocato Agnelli e
forse anche con lei?” Romiti: “Sì, è vero questo, ma io non l’ho cacc...
non è che l’abbiamo... lo scontro durissimo non c’è stato...” Minoli:
“Ah, non c’è stato”. Romiti: “Perché lui ha ammesso quello che avveniva.
Eravamo insieme, l’avvocato Gianni Agnelli e io, e lui naturalmente ha
lasciato immediatamente l’azienda. L’Avvocato, non io, gli ha procurato
poi una posizione nella Cinzano”. La battuta di Romiti che
circola da trent’anni è questa: “Abbiamo pescato un paio di persone che
prendevano denaro per presentare qualcuno all’Avvocato. Uno dei due
l’abbiamo mandato in galera, l’altro alla Cinzano”. Su questa
storia Montezemolo non è mai stato indagato, ma in qualità di testimone
al giudice istruttore Gian Giacomo Sandrelli dichiarò nel maggio
dell’85, come riportano Peter Gomez e Marco Travaglio ne La
repubblica delle banane: “Fu nel corso del 1978 che
Maiocco...” (Gianfranco Maiocco, che si rivelerà un bancarottiere che
dava soldi al Partito socialista, n.d.r.) “mi invitò ad accettare da lui
del denaro. Il discorso fu nel senso di una riconoscenza a me per quanto
avevo fatto. Io rammento con precisione due versamenti: uno di 50
milioni di lire circa e un altro di trenta milioni di lire”. Niente di
illegale, ma intanto Luca andò alla Cinzano e nell’87, in
un’intervista a La Repubblica, dopo avere ribadito che i suoi
affari con Maiocchi erano leciti, dichiarò: “Non mi sono mai perdonato
d’aver sbagliato così clamorosamente nella valutazione di una persona.
Mi accorsi più tardi che era soprattutto un grande millantatore”. Quindi
il punto non è giudiziario ma politico: se un manager commette un
così grave errore di valutazione scambiando un affarista per un uomo
d’affari, poi questo manager ha le qualità per governare quella
roba assai più complicata d’un ufficio di pubbliche relazioni che è un
Paese? Evidentemente rispondono di sì quanti gli stanno a fianco
nell’avventura di Italia Futura: Andrea Romano, professore di
Storia comtemporanea a Tor Vergata e collaboratore de Il Sole 24 ore,
che dirige l’associazione; il senatore transfuga dal Pd Nicola
Rossi, già consigliere economico di D’Alema; Gianluca Susta, ex sindaco
di Biella ed eurodeputato del Pd; l’economista del salotto di
Ballarò Irene Tinagli, editorialista del sito. Anche l’imprenditrice
e parlamentare del Pd Maria Paola
Merloni sta con l’amico Luca, Letizia Moratti s’è trovata d’accordo
su molti punti della controfinanziaria e medita rapporti più stretti con
il politico in erba; l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari sta
portando il suo nuovo raggruppamento, Verso Nord, a fianco di
Italia Futura. Tutta gente che legge i giornali e alla quale non è
sfuggita la recente storiella che coinvolge il nuovo uomo della
Provvidenza italica: Montezemolo è imputato a Capri per violazioni
urbanistiche, falso e deturpamento di bellezze naturali per i presunti
abusi edilizi nei lavori di ristrutturazione della sua villa Caprile ad
Anacapri. Il processo è incominciato, la sentenza dovrebbe arrivare
entro l’anno. Nel frattempo a villa Caprile s’è incominciato a demolire
le costruzioni abusive: “Pare che sia il primo caso di autodemolizione
sull’isola,” ha commentato il pubblico ministero Aldo De Chiara.
(Marcantonio Lucidi su
left
di venerdì 26 agosto 2011).
Per la serie Certezze:
Giussani, Esposito, Guarnieri.
Ciellìni
al cosiddetto Meeting di Comunione & liberazione:
Filippo: “E adesso voi
relativisti come la mettete? Fukushima, Oslo, il crolle delle borse...
Come fate a cavarvela con il vostro pensiero debole, il vostro
scetticismo sistematico? Vi siete costretti a dubitare di tutto, e
adesso avete paura di tutto”.
Traduzione: Come fate a non aver paura? Io sono
terrorizzato. Costantino Esposito: “Mi capite? Mi state
seguendo? La vera certezza è appartenere a Qualcuno”.
Traduzione: Mi capite? Mi state
seguendo? La vera certezza è
esser servi così totalmente che ogni resistenza sia impossibile.
Ilaria: “Ho capito solo questo, ma per me è abbastanza”.
Traduzione: Mi hanno fatto credere
che, per una come me, desiderare più di questo sia troppo.
Luigi Giussani: “E l’esistenza
diventa un’immensa certezza”.
Traduzione: E l’esistenza
diventa un’immensa prigione, poiché dalla certezza non si può uscire
neanche con la punta di un dito.
Ma è meglio così, poiché non poter uscire da una certezza è liberazione
dal peso di non riuscire a essere all’altezza
della propria
umanità.
L’Osservatore
romano:
“L’incertezza
è una tortura invisibile”.
Traduzione: Meglio imprigionarsi e
torturarsi da sé per tutta la vita che dipendere anche solo per un
minuto dalla
presenza o dall’assenza degli
Altri. Emilia Guarnieri: “Gli uomini con una certezza incidono
nella storia, l’incertezza
fa soffrire”.
Traduzione: Gli uomini con una
certezza fanno soffrire gli Altri, gli incerti fanno soffrire sé stessi.
Perché gli Altri deludono sempre. Miriam: “Faccio la
quarta liceo, non so se troverò un lavoro, ma finché sono qui mi sento
circondata da persone che hanno qualcosa in più”.
Traduzione: Forse un giorno capirò che qui ero circondata da persone che
stavano cercando di perdere quell’umano
qualcosa in più che io invece avevo ancora.
Ignazio: “Vado male a scuola ma sono fortunato: nella vita so a chi
chiedere consiglio, prima di fare una scelta”.
Traduzione: Sto male, non mi fido di
nessuno e nemmeno di me stesso: aiutatemi! Roberto e Patrizia:
“Ti dà certezze far parte di un movimento che non è guidato solo da
menti umane”. Traduzione: quando l’ora
verrà, piccola o grande che l’ora
sia, fra le quattro mura di casa o da un capo all’altro
del Paese, contro i nostri figli o contro i figli degli altri, noi
saremo inesorabili con chi è soltanto umano. Adriano e Paola:
“Siamo preoccupati per il futuro dei nostri figli, ma chi ha la certezza
di una prospettiva di infinito ha meno paura”.
Traduzione: Siamo preoccupati per il futuro dei nostri figli, ma
abbiamo una certezza: tanto, prima o poi moriranno. (Testimonianze
raccolte da Michele Smargiassi per La Repubblica di venerdì 26
agosto 2011. Traduzioni, del tutto immaginarie, di Luigi Scialanca per
ScuolAnticoli dello stesso giorno).
Per la serie E adesso
tocca alle madri vedove e ai figli disabili: Roberto Calderoli.
Roberto
Calderoli:
Bisogna andare a
interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato, che forse è il
caso di andare a rivedere... Per esempio, di chi ha pensioni di
reversibilità eccessivamente alte o prende accompagnamenti che oggi
vengono dati indistintamente a tutti senza dei limiti legati al proprio
reddito.
(La Repubblica, venerdì 26 agosto 2011).
(su) Guido
Crosetto (sul quale vedi anche
qui
e
qui):
Dai “frondisti”
del Pidièlle, guidati dal sottosegretario Guido Crosetto, arriva
un emendamento che propone di tagliare dalle piante organiche, entro
alcuni anni, il 25% dei dipendenti pubblici: uno su quattro.
(La Repubblica, venerdì 26 agosto 2011). In base a quale
criterio? Appositi “medici” selezioneranno i Lavoratori del Pubblico
impiego preventivamente denudati e sorvegliati da guardie armate?
Per la serie Chissà
come andrà a finire?: Walter Veltroni con Istinto di morte e
conoscenza, di Massimo Fagioli,
al Salone del Libro di
Torino del 2010. (Immagine tratta da
Segnalazioni).
Walter
Veltroni:
Destra e sinistra non sono
due invenzioni, due collocazioni geografiche. Sono un insieme di
sensibilità e di aspirazioni, sono coscienza e gerarchia delle
ingiustizie e, almeno nella situazione italiana, concezione del potere e
cultura delle regole. In fondo la drammatica crisi americana non è
servita a ricordarci proprio questo? La cultura democratica e i
Tea party non sono
due variabili sfumate di un pensiero unico, sono due radicali letture
della società e dei suoi valori. Attenzione, radicalmente diverse, ma
egualmente legittime. (...) Il riformismo è, ai miei occhi, il bisogno
assoluto di questo tempo di caos. Il riformismo che non è moderatismo
(...). Che ha il coraggio di dire che ora i più deboli devono avere
qualcosa e i più forti debbono cedere qualcosa.
(La Repubblica, venerdì 26 agosto 2011). Bello, vero, sentir
parlare così uno che ancora nel 2009 si rifiutava di usare la parola
sinistra e abbracciava Massimo Calearo annunciando con lui la
fine della lotta di classe? Peccato che poi quel riferimento al
Tea party ―
a destra del quale non c’è
che Breivik, il massacratore di Utoya ―
riveli che al Veltroni sembri
“di
sinistra”
chiunque sia un po’
meno a destra di Hitler. Peccato che poi, delle numerose (e
prolisse) righe che La Repubblica come al solito gli regala, il
Veltroni ne dedichi ben venti alla necessità di
snellire l’elefantiaca macchina politico-amministrativa
(cioè
di continuare a
smantellare lo Stato) e di valorizzare il patrimonio pubblico
(cioè di continuare a privatizzare i beni dei Cittadini italiani) e
solo due (due righe due) al contrasto all’evasione
(ma, per carità, all’insegna del
pagare tutti ma pagare
meno,
roba che il Tea party gli decreterebbe una standing ovation).
E peccato, soprattutto, che il succo di tutta la (ennesima) filippica
veltroniana sia ch’è ora di finirla con
un mondo di tifosi in
cui lo spazio per la razionalizzazione e la costruzione si fa più esile.
Ecco, Walter, tu sì che hai capito tutto: c’è proprio bisogno di più
razionalità, in questo mondo così inconsultamente emotivo da non
pensare che al profitto e consegnare le migliaia di miliardi agitati
ogni giorno dalla speculazione finanziaria a migliaia di freddi e
razionalissimi computer il cui software di compravendita
titoli nessuno può fermare, neanche volendo. Ancora più razionalità,
Walter, come vuoi tu, e gli Esseri umani saranno cancellati dalla faccia
della Terra.
Per la serie Enrico,
non per noi ma per te stesso, ripudiali entrambi!: Gianni Letta, una
foto che sarebbe piaciuta a Guido Letta, Enrico Letta.
(su)
Enrico Letta (piddìno di cotanti zii, sul quale vedi anche
qui):
La cerimonia
in pompa magna alla fine non c’è stata. A celebrare ad Aielli, comune
dell’Aquilano, il busto di Guido Letta, prefetto fascista e zio del
sottosegretario Gianni, e l’intitolazione della piazza allo stesso,
sabato scorso alle 14 c’era solo qualche impiegato comunale. E il
senatore Filippo Piccone, del
Pidièlle,
con gran parte degli esponenti istituzionali della destra abruzzese.
Oltre al sindaco di Aielli e promotore dell’iniziativa, Benedetto Di
Censo. Non c’erano cittadini. E non poteva essere altrimenti, visto che
data e ora erano state scelte appositamente dall’amministrazione
comunale per impedire la protesta, già organizzata, dell’Anpi e del
comitato di Aiellesi Indignati. Non ci stanno i cittadini del piccolo
comune aquilano a vedere ribattezzata piazza del Risorgimento in piazza
Guido Letta. Prefetto fascista che si distinse per lo zelo con cui
applicò le leggi razziali, tanto che Hitler gli conferì la Croce
dell’Ordine dell’Aquila tedesca, onorificenza concessa dal führer
agli stranieri simpatizzanti del nazismo e come tali meritevoli di
onori. Ma Guido Letta, segretario particolare di Mussolini, alto
ufficiale della Camicie nere, secondo gli storici ha avuto un ruolo
anche nell’omicidio
Matteotti, facendo da intermediario tra il duce e l’assassino, Amerigo
Dumini... Il busto era stato commissionato dallo stesso prefetto
fascista mentre era ancora in vita. Dimenticato in un sottoscala per
sessant’anni senza che nessuno della famiglia lo reclamasse, è stato
riportato alla luce dal sindaco che ha deciso poi di invitare anche
l’illustre nipote. Impegni istituzionali hanno impedito al
sottosegretario di partecipare ad agosto, ma è atteso in Abruzzo il 19
settembre, quando gli sarà conferita la cittadinanza onoraria di Aielli.
(Luciana Cimino su L’Unità di venerdì 26 agosto 2011). E intanto
è a dir poco assordante il silenzio del nipote del nipote, tal
Enrico Letta, piddìno, che tra sorrisoni e brodo di giuggiole ha
sempre consentito alla stampa e alle tv nazionali di immortalarlo con lo
zio Gianni; mentre ora, invece, chissà perché si eclissa. Enrico, se ci
sei batti un colpo, fa’ come zio Paperone e zio Paperino quando a
Paperopoli lettigano: ripudiali, i tuoi imbarazzanti zii.
Per la serie Dimmi chi
ce l’ha
con te e ti dirò chi sei:
il professor Michele Trotta tra il Pittoni e il Contento.
Manlio Contento:
(pidiellìno deputato):
Un professore di un istituto tecnico critica il ministro Brunetta e il
suo caso finisce in Parlamento. Succede a Michele Trotta, docente di
Pordenone, che dopo le prove di maturità, e fuori dall’orario di
servizio, aveva detto:
“Riformare l’esame
di Stato? Prima vanno riformati i ministri Gelmini e Brunetta”.
Una posizione
“di parte” per Manlio
Contento, del Pidièlle (al quale si è
unito il senatore leghista Mario Pittoni, n.d.r.) che
in un’interrogazione
parlamentare chiede
“quali iniziative si intendano adottare a livello disciplinare”.
(Il Venerdì di Repubblica, venerdì 26 agosto 2011). Ribatte il
docente: “È
stato un giudizio esclusivamente politico. I ministri Gelmini e Brunetta
sono inadeguati al ruolo per le scelte politiche che hanno fatto e
dovrebbero dimettersi. Gli errori della Gelmini sono lampanti nel taglio
alle risorse umane ed economiche della Scuola. Il riferimento a Brunetta
era rivolto alla sua battuta sui precari, secondo lui ’la parte peggiore
dell’Italia’. Credo, invece, che i precari siano la parte migliore per
il lavoro che assicurano alla Scuola pur avendo diritti dimezzati. Ma
sono contento. Sono contento e sereno per due ragioni: la prima è che si
parla della Scuola pubblica e della sofferenza che sta vivendo. La
seconda è per l’attenzione e la vicinanza di tante persone. Sono sereno
perché l’Italia ha la Costituzione più bella del mondo: non c’è legge o
circolare che potrà mai negare la libertà di parola e di pensiero”.
(Dal sito de Il
Messaggero Veneto). Siamo in preda alla
gelosia: ma come, ScuolAnticoli da anni critica pesantemente non
solo il Brunetta e la Gelmini
(alla quale addirittura dedica una pagina personale di critiche
asperrime) ma tutto ― proprio tutto ― il cucuzzaro governativo
(nonché qualche cucuzza di finta “sinistra”) e il duo
Contento-Pittoni se la prende soltanto col professor Trotta?! E noi? Non
contiamo un fico secco, noi? (P.s.: naturalmente ci siamo sùbito
domandati se ScuolAnticoli avesse già avuto occasione di
occuparsi del Pittoni e del Contento, e la risposta è sì: del
Contento il 27
aprile 2010, quando col piddìno
Lanfranco Tenaglia ― uno che, come minimo, non è affatto scrupoloso
nella scelta dei cofirmatari ― presentò una proposta di
legge per istituire un’assemblea
costituente per
riformare la seconda parte della Costituzione,
e scusate se è poco; e del Pittoni pochi mesi fa,
il 15 aprile 2011,
quando avemmo notizia della
sua strenua battaglia per
impedire ai Decenti precari meridionali di insegnare nelle scuole della
cosiddetta Padania...
Che dire? Finché con la Gelmini e il Brunetta ci saranno il Contento e
il Pittoni, e col professor Trotta le Libertà fondamentali sancite dalla
Costituzione,
noi preferiremo sempre uno zero del professor Trotta a un
dieci degli altri quattro).
(su)
Filippo
Penati:
Gli episodi
di corruzione sono “numerosi e gravissimi”, le tangenti sono state
pagate a milioni, ci sono “gravi indizi di colpevolezza” e anche le
“esigenze cautelari”. Ma a salvare dal carcere l’ex
sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente
Pd della provincia di Milano, Filippo
Penati, e il suo capo di gabinetto Giordano Vimercati è la prescrizione,
scrive il gip di Monza Anna Magelli, perché le tangenti dell’imprenditore
Giuseppe Pasini per gli appalti sulle ex aree Falck e Marelli
e dell’altro
grande accusatore Piero Di Caterina, sarebbero state pagate fino al 2002.
(La Repubblica, venerdì 26 agosto 2011).
Il partito
Fiat: Agnelli, Montezemolo, un antico amore e Marchionne. |
Il partito
Fuit: Agnelli, un antico amore, e gerarchi vari.
|
John Elkann e Sergio
Marchionne: La
Fiat fa automobili: ne fa quattro milioni all’anno insieme alla
Chrysler. Il problema è se l’Italia vuole fare automobili, e se vuole
farle come intende farle la Fiat... Il Brasile, dove ho vissuto
da bambino, era in difficoltà. Ora ha fatto una scelta chiara, ha deciso
su quali attività puntare
(John). Per capire se
l’Italia vuole davvero fare le automobili dobbiamo essere sicuri di
governare gli stabilimenti in cui le realizziamo... A Pomigliano
l’investimento è partito e si farà. A Mirafiori e Grugliasco è
congelato: vogliamo prima capire le motivazioni della sentenza di luglio
e i termini del decreto del governo
(Sergio).
(La Repubblica,
giovedì 25 agosto 2011).
(di e su) Sergio
Marchionne: Sono
favorevole alla tassa patrimoniale perché tutti devono essere disposti a
fare sacrifici. A patto che quei sacrifici servano davvero a qualcosa...
Ma da manager dico che in
questi casi la soluzione è sempre quella di ridurre i costi di gestione
(Sergio). Marchionne è
favorevole alla patrimoniale? Allora sia coerente e trasferisca la sua
residenza fiscale dalla Svizzera all’Italia.
(Maurizio Zipponi, Idv). (La Repubblica, giovedì 25 agosto
2011).
Ferruccio Fazio
(pidiellìno ministro della Sanità):
Sulla tubercolosi abbiamo mandato una
circolare a tutte le Regioni per ribadire le raccomandazioni da fare
alle strutture e agli operatori. Abbiamo spiegato quali sono le linee di
addestramento del personale e quelle di sorveglianza della sindrome.
(La Repubblica, giovedì 25 agosto 2011). Andiamo bene: è il
ministro che deve spiegare ai medici e agli infermieri come
comportarsi. Medici e infermieri non dovrebbero saperlo a memoria? Non
hanno forse studiato e sostenuto (e superato senza l’aiuto di
raccomandazioni) appositi e durissimi esami? Oppure occupano i posti che
occupano soltanto perché le loro belle faccette son piaciute a questo o
quel vescovo?
Per la serie
I Responsabili: Fioropoti e Sciliponi.
Giuseppe
“Beppe” Fioroni:
La
Cgil è irresponsabile. (La Repubblica,
giovedì 25 agosto 2011). “Beppe” invece è responsabile. Come Scilipoti.
Con chi schierarsi, dunque, con Camusso o con Fioropoti? Solo un
irresponsabile (vero) avrebbe dubbi.
Per la serie
Chi se ne frega di Ruby e di Minetti, l’importante
è chi le paga!:
Formigoni e Minetti.
Roberto Formigoni:
...A patto che, entro
Natale, Silvio Berlusconi faccia un discorso che io definisco a reti
unificate per annunciare che non intende ricandidarsi alla carica di
primo ministro. Penso che, se questo accadrà, il centrodestra potrà
continuare a governare in Italia... Credo che se Berlusconi facesse un
gesto simile raccoglierebbe l’approvazione di larga parte
dell’elettorato del centrodestra, che lo ringrazierebbe per aver
consegnato all’Italia un partito come il
Pidièlle. Penso al contrario che
qualsiasi altra ipotesi, che non preveda il ritiro di Berlusconi e lo
svolgimento di una consultazione nel partito per scegliere il prossimo
candidato premier, finirebbe per consegnare l’Italia al
centrosinistra... Abbiamo buoni rapporti con l’Uddiccì e anche
con una parte del Pd, a partire da Rutelli. Forze che sarebbero
disposte a entrare in una coalizione moderata. Ma è evidente che oggi la
prima domanda che ci fanno è: con quale candidato premier? E la
prima condizione che ci pongono è che non ci sia più Berlusconi... Nel
nostro elettorato, più ancora della vicenda Ruby ha pesato il caso
Minetti. Chi poteva sapere che la candidata alla Regione Lombardia non
era solo una protagonista di Colorado Cafè? Gli elettori moderati
sono riamsti colpiti per il fatto che Minetti la stiano pagando i
contribuenti... Preferirei non chiamarle primarie ma
consultazioni popolari. In ogni caso ho fatto dei sondaggi e ho
scoperto di essere forte nel Nord e abbastanza forte nel Sud; mentre,
forse paradossalmente, la mia debolezza è proprio nell’ex Stato
Pontificio. (La
Repubblica, giovedì 25 agosto 2011).
Per la serie
Però il ragazzo la scatola cranica più capiente di una di queste ce l’ha:
Elkann con Montezemolo, Berlusconi e Marchionne.
John Elkann al
cosiddetto Meeting di Comunione & liberazione:
Lo sciopero generale della
Cgil? Non credo che ci dobbiamo unire a loro... Mi unisco invece
all’entusiasmo che ho trovato in questi giovani, i ragazzi della mia
generazione... Per uscire da questa crisi c’è bisogno di unità e di
credibilità. L’Italia deve saper dimostrare di rispettare gli impegni
presi. Abbiamo problemi di debito, la situazione è difficile. Devono
essere prese tutta una serie di misure... L’Italia deve essere
credibile... Ci sono molte leve, scegliamo anche guardando a quanto
fanno gli altri Paesi europei... La patrimoniale è una delle
possibilità. Ma non sta a me decidere quali siano le migliori e da
praticare... Qui si incontrano dei giovani che hanno una speranza, che
sono fiduciosi nel futuro. E questo è molto importante... Ma non è una
questione di giovani o anziani, in questi casi le responsabilità sono
divise tra le generazioni: sono i giovani che devono darsi da fare per
realizzare i loro progetti... Napolitano è uno che ha il coraggio di
dire la verità... Non sono preoccupato. La Borsa esprime preoccupazione
e tensione, come è naturale che sia in questi frangenti. Ma passerà. La
Fiat ha progetti e piani precisi per il futuro e quella è
la nostra forza... Sottovalutati i nostri titoli? Non mi metterò certo a
criticare il mercato. A chi gli chiedeva una previsione su come si
sarebbe comportato il mercato azionario, il banchiere J. P. Morgan
rispose:
“Il mercato fluttuerà”. Il mercato fa il suo prezzo e quello è ciò che
conta. (La Repubblica, mercoledì 24
agosto 2011). To’,
John parla. E dice cose profondissime, anche. Noi non saremmo mai
arrivati a capire che abbiamo problemi, che la
situazione è difficile, che l’Italia deve essere credibile e
che non si può che parlar bene di Napolitano. Bravo, John: sei in gamba
per la tua età. E soprattutto non ti metti certo a criticare il
mercato ―
cioè, per quel che ne sai tu, l’Universo ―
e in tal modo, per così dire astenendoti dalla tua eredità
(quella umana, non quella degli Agnelli) offri ai giovani la
speranza e la fiducia che il futuro sarà identico al
presente. O piuttosto che sarà peggiore, visto che al presente il
mercato è ancora un po’
frenato da qualche irresponsabile critica, poverino. Eh, avercene anche
solo una decina, d’intelligenze
coraggiose come questa!...
Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti:
A che serve questo sciopero generale, che non è generale perché non vi
partecipano tutti, ma di una parzialità che è sempre più parzialità?
Un’iniziativa semplicemente stucchevole
(Raffaele).
Siamo di fronte all’ennesimo sciopero generale proclamato dalla
Cgil in solitaria: non produrrà alcun effetto se non di far perdere
un po’ di soldi ai lavoratori
(Luigi). (L’Unità, mercoledì 24 agosto 2011).
Per la serie
I grandi protagonisti della legislatura: Gero Grassi.
Gero Grassi:
La decisione della Cgil di
indire lo sciopero è legittima. Tuttavia è una scelta errata, che divide
ancora di più le forze sindacali proprio ora che invece sarebbe
necessaria unità e compattezza per salvare tutti insieme il Paese. Il
Pd deve saper mantenere una sua autonoma linea politica: mi
auguro che a nessuno venga in mente di voler salire su uno
sciopero che rappresenta una risposta sbagliata ai problemi degli
italiani.
(L’Unità, mercoledì 24 agosto 2011). Il Grassi crede forse che
noi, per scioperare, fossimo in ansiosa attesa che lui lo dichiarasse
legittimo? Come se la Costituzione, da sola, senza l’avallo d’un
Grassi, fosse un mero flatus vocis? Qualcuno, dinanzi a tanta
presunzione di sé medesimo, potrebbe domandarsi: ma chi è questo Grassi,
e in quali altre occasioni ha fatto parlare di sé? Ecchequa: il
Grassi, noto guarda caso come fioroniano, è quel desso che
nel giugno 2009
La Repubblica (non sappiamo se a ragione o a torto) dichiarò
coinvolto insieme al Frisullo, presidente della giunta regionale
pugliese, nelle indagini sul giro di escort che un certo
Tarantini movimentava, diciamo così, verso i grandi e piccoli
palazzi del Potere; non solo: è anche quel desso che
il 22 gennaio scorso
lapidariamente dichiarò:
Noi non siamo il Pd di Bersani, noi siamo alternativi a questo
vertice.
Tutto qui?, si dirà. Ma perché, cos’altro si pretende da un povero
deputato alle prese con i mille problemi di ogni giorno?
Per la serie
Alzi la mano chi è stato ad affidare loro il futuro dei nostri Figli:
Bossi, Berlusconi e Gelmini.
Umberto Bossi, Silvio Berlusconi e Mariastella
Gelmini:
Questo è un cambiamento epocale, non è una questione nord - sud, bisogna
vedere se l’Italia ci sarà ancora... Il sistema italiano è condannato a
morte, il nord produce, dà soldi a Roma che li distribuisce al sud. La
soluzione è la Padania, perché è l’Italia che non tiene più. Sarà la
grande Padania che ci darà un altro futuro
(Umberto).
Mi spiace questa volta di non essere d’accordo con il mio amico
Umberto Bossi. Sono profondamente convinto che l’Italia c’è e ci sarà
sempre. L’Italia ha sempre saputo reagire con grande orgoglio alle
difficoltà che la storia gli (sic)
ha posto innanzi. Un Paese che è unito, con un nord e un sud che sono
partecipi di una comune storia e di un comune destino... Con Cassano 600
donne? Io le scriverò nel mio diario, come Mussolini... Se i calciatori
dovranno pagare il contributo di solidarietà? Il Parlamento deve ancora
decidere, potrebbe anche revocare quella misura; abbiamo fatto questo
decreto perché la Banca centrale europea ci ha chiesto di intervenire
sùbito per fissare il pareggio di bilancio al 2013, ma ho un rimpianto:
non avere avuto il 55% alle elezioni
(Silvio).
Berlusconi e Bossi sapranno trovare una sintesi, il Pidièlle e
la Lega Nord raccoglieranno i contributi e sapranno fare le
scelte migliori
(Mariastella). (La Repubblica, martedì 23 agosto 2011).
Resisteremo alla tentazione di chiamarli pagliacci. I pagliacci
sono onesti lavoratori. E fanno male a nessuno, e certamente non mandano
in rovina le Nazioni, né fanno i saltimbanchi sulle macerie dei Paesi da
loro distrutti.
Per la serie
Scilipoti 2: la Rimpatriata: Casini, Rutelli e Fini.
Gianfranco Fini,
Francesco Rutelli e Pierferdinando Casini:
Fini, Casini e Rutelli sono pronti a
sostenere il governo, ma a patto che Berlusconi rompa con Bossi. Casini
la spiega così:
“Berlusconi non può continuare a fare lo spettatore. Prenda l’iniziativa,
rifiuti i veti della Lega Nord, e se troverà il coraggio di
chiedere all’Italia i
sacrifici necessari con misure serie ed eque, allora troverà pure i voti
che gli servono in Parlamento”.
(La Repubblica, martedì 23 agosto 2011). Coraggio, berluscìsti:
arriva il Soccorso Nero.
Umberto Bossi:
Bisogna dare quattro legnate ai
giornalisti... Quel gran cornuto del
Corriere... e quel comunista di Repubblica... Bisogna che ci
impegniamo come un tempo a dargli dei gran passamano, a quei
delinquenti: vadano a fare i muratori.
(La Repubblica,
domenica 21 agosto 2011). Si pulisca la bocca, il vecchiaccio malefico,
prima di mettere i Muratori coi delinquenti.
(su) Silvio Berlusconi:
Il governo taglia i
risarcimenti alle vittime di incidenti stradali. Il Dpr votato ad
agosto: indennizzi ridotti del 50%.
“Questo decreto,” commenta
l’avvocato civilista Marco Bona,
“è un nuovo attacco alla magistratura, privata del suo potere
discrezionale nella decisione delle cause civili. Inoltre c’è
il rischio che la tabella ministeriale sia un domani estesa a tutti gli
altri ambiti, fra i quali la sanità e gli infortuni sul lavoro”.
L’iniziativa governativa scatena
anche la reazione delle opposizioni:
“È una gravissima cancellazione
dei diritti non negoziabili,”
protesta il deputato Francesco Boccia, responsabile Economia per il
Pd. “La definizione di questi parametri era oggetto di controversie
tra vittime e assicurazioni, poi sanate nei tribunali. Aver deciso
queste tabelle con un dpr clandestino, perché fatto ad agosto, è
l’ennesimo atto del
governo contro le persone, mentre non è difficile accorgersi dei
benefici per le compagnie assicurative”.
(La Repubblica, domenica 21 agosto 2011).
Per la serie
Date a Dio quel ch’è di Cesare: Rosy Bindi e Pierferdinando
Casini.
Pierferdinando Casini e
Rosy Bindi: Non si può
fare la contabilità con i
beni della Chiesa con criteri che non tengono conto del fatto che è
di grande aiuto ai bisognosi
(Pierferdy). Traduzione: la Chiesa, aiutando i bisognosi al posto dello
Stato, ci è di grande aiuto nella nostra battaglia contro lo Stato
perché lo fa sembrare, peggio che inutile, irresponsabile: e noi
dell’antiStato, perciò, non permetteremo che lo Stato smetta di aiutare
la Chiesa a distruggerlo. Non
appoggeremo l’emendamento dei Radicali. Credo che la Chiesa sia una
grande ricchezza per la società italiana, l’unica veramente impegnata
nella lotta alla povertà
(Rosy). (La Repubblica, domenica 21 agosto 2011). Eh, Rosy,
Rosy... E pensare che una volta ti facevi passare per una cattolica
adulta...
Per la serie
Un Paese governato da
“figli
di buona donna”
non può che affidarsi a esse: Matteo Salvini prima e dopo le
esperienze europee.
Matteo Salvini
(eurodeputato portatore di moccichino verde):
Per rimettere a posto i conti dello
Stato basterebbe che anche le lucciole pagassero le tasse, come tutti:
legalizzazione della prostituzione, creazione di quartieri comunali a
luci rosse e gestione pubblica dei proventi. E che la Chiesa non si
metta di traverso. (L’Unità,
domenica 21 agosto 2011). Salvini, Salvini... chi
era costui? Rinfreschiamoci la memoria: il Salvini è quel desso che si
fece una fama chiedendo, il
9 luglio 2008,
cento agenti che
riaccompagnassero a casa i fedeli mussulmani dopo la preghiera del venerdì;
che l’8
maggio 2009 propose
vetture riservate ai Milanesi sulla metro;
che l’8
luglio 2009 cantò:
“Senti che puzza, scappano anche i cani: sono arrivati i Napoletani. Son
colerosi, son terremotati: con il sapone non si sono mai lavati. Napoli merda,
Napoli colera: sei la rovina dell’Italia
intera”;
che
il
22 luglio 2009 invitò a
espatriare in Marocco il giudice che aveva ordinato all’Azienda tranviaria
milanese di assumere un conducente marocchino respinto solo perché straniero;
che
il
14 ottobre 2009 si
scagliò contro l’integrazione
scolastica dei Bambini stranieri;
che il 29 novembre
2009 pubblicamente difese un altro
portatore di moccichino verde, certo Fugatti, che aveva chiesto la
limitazione a sei mesi della cassa integrazione per i Lavoratori
extracomunitari; che l’8
dicembre 2009 dichiarò che
sul
palco della Carmen
aveva visto gli zingari che gli piacciono, non come quelli nei campi
abusivi;
e che il 15 febbraio 2010
se ne uscì con un chiederemo al ministro Maroni di aprire un
tavolo per gestire la situazione di via Padova a Milano. Questa è un’emergenza
che va gestita con pugno duro. Occorrono controlli ed espulsioni casa per casa,
piano per piano,
e il giorno successivo con un Nessuno ha mai parlato di rastrellamenti: chiediamo
solo controlli, se serve casa per casa, sulla regolarità delle residenze e delle
attività commerciali. Da allora, silenzio. Tanto che
cominciavamo a preoccuparci per lui... Grazie, Matteo, ci hai
tranquillizzato: ora, almeno, possiamo supporre che tu, a Strasburgo, da
eurodeputato, abbia dedicato l’ultimo
anno e mezzo allo studio del problema sul quale ora ti sei così
ponderosamente espresso.
Per la serie
Quelli che sono disposti: Enrico Morando.
Enrico Morando (piddìno scilipotiano):
Sono disposto a firmare emendamenti con il
Pidièlle per riformare le pensioni.
(La Repubblica, domenica 21 agosto 2012). Morando? E da dove
salta fuori? Per quel che ne sappiamo, dalle cronache del
dicembre 2010,
quando chiese un congresso straordinario del Pd in funzione
antibersaniana; e del
marzo scorso,
quando lapidariamente dichiarò:
la risposta di Bersani è sbagliata.
Possibile che i Contribuenti lo paghino per questo e che per questo gli
Elettori lo abbiano fatto deputato?
Per la serie
M’illumino d’immenso: Giorgio Napolitano.
(su) Giorgio Napolitano:
Sarà Giorgio Napolitano ad
aprire, domani pomeriggio, il
Meeting di Comunione e liberazione a Rimini. E sarà la prima
volta che un presidente della Repubblica partecipa all’inaugurazione
della kermesse, visto che sia Cossiga che Scalfaro furono al
Meeting ma nel corso della manifestazione (e lo stesso Napolitano nel
2007, quando al governo c’era Prodi, aveva inviato un videomessaggio).
Alle 17, il capo dello Stato sarà l’ospite d’onore a un dibattito con il
vicepresidente della Camera, Lupi, il vicesegretario del Pd,
Letta, e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la
sussidiarietà.
(La Repubblica, sabato 20 agosto 2011).
Per la serie
Le stelle e le stalle: le stelle (a sinistra) e le stalle (a
destra).
Umberto Bossi (capo dei
portatori di moccichino verde):
Non è per domani ma per dopodomani che
arriva la Padania: l’Italia l’hanno capito tutti che va giù, e dobbiamo
prepararci. La crisi è una svolta storica, non una cosa da niente, la
gente capisce che l’Italia sta finendo male e bisogna prepararsi al
dopo, che per noi è la Padania.
(La Repubblica, sabato 20 agosto 2011). Ma il Ratzinger chi se lo
prende, la Padania o l’Italia? Poiché sta qui tutta la differenza fra le
stelle e le stalle, tra chi dopo andrà sù e chi invece andrà giù.
Per la serie
È
più facile
per un cammello passare per la cruna di un ago che per la Chiesa pagare
le tasse: ma Bagnasco almeno ci prova.
Angelo Bagnasco
(dipendente di Joseph Ratzinger col grado di presidente della Cei,
Conferenza episcopale italiana):
La crisi coinvolge tutto il mondo, e
anche Paesi che sono stati i primi della classe si trovano in seria
difficoltà... Ma le cifre sull’evasione fiscale sono impressionanti.
(La Repubblica, sabato 20 agosto 2011).
Per la serie
Contro lo Stato, senza se, senza ma e senza Bersani: Walter
Veltroni.
Walter Veltroni:
Con una lettera ai capigruppo
di Camera e Senato l’ex segretario propone che il dimezzamento dei
parlamentari venga posto dal
Pd come condizione imprescindibile per votare l’introduzione del
pareggio di bilancio in Costituzione. Dario Franceschini e Anna
Finocchiaro rispondono che sì, loro sono d’accordo, l’idea è già stata
avanzata e portata avanti dal partito. Sullo scambio però non si
sbilanciano. Sembra così riaffacciarsi la spaccatura già emersa sulla
cancellazione delle province e sulla revisione del porcellum.
Veltroni chiede al Pd messaggi più chiari, ma nel partito c’è chi
giudica i suoi appelli solo un eccesso di protagonismo.
(La Repubblica, sabato 20 agosto 2011). Magari fosse un eccesso
di protagonismo. La verità, come spesso accade nei paraggi del Veltroni,
è peggiore. La verità è che il Veltroni è a tal punto dalla parte
dell’antiStato (l’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio è l’interdizione
definitiva dello Stato) da esser pronto, pur di ottenerla, a
rinunciare a metà dei parlamentari: non solo ai bersaniani, cioè, che il
Veltroni sacrificherebbe volentieri tutti, ma anche a metà dei
chierichetti e dei liberisti fondamentalisti che lui ha messo in
Parlamento.
Ahimé: il mio
spirito ha fatto questa fine quando avevo undici anni...
Joaquin Navarro Valls (già
apparso su queste pagine,
direttore della Sala stampa vaticana dal 1984 all’11 luglio 2006, quando
Joseph Ratzinger ha nominato suo successore il sacerdote gesuita
Federico Lombardi) sulla Giornata mondiale della gioventù:
Comprendere giornate intense di
preghiera e ascolto, non prive di sacrifici per i partecipanti,
significa andare al cuore dell’esperienza religiosa. Richiede di
superare in modo drastico quel relativismo imperante che spinge a fare
solo ciò che le proprie pulsioni ―
anche la noia ― impongono. Davanti
a sé e accanto a sé c’è una ragione che è vera, una spiegazione umana
che garantisce di trovare la propria identità, oltre il proprio nulla e
oltre i miraggi del convenzionalismo insipido con che spesso si presenta
la politica. D’altronde, tale spinta forte a afferrare con il pensiero,
il cuore e la volontà il senso della vita, è l’essenza della sana
ribellione che si chiama
“vita interiore”. L’alternativa,
non a caso, è il fondamentalismo irrazionale e il relativismo cinico, ma
mai, in nessun modo, l’esperienza spirituale. Perciò, in definitiva, ad
attirare tanti giovani a radunarsi è unicamente la razionalità del
sacro, un desiderio di ascoltare la verità e di far parlare la
coscienza, che solo può soddisfare le fresche aspirazioni di un giovane
ad oltrepassare i circoscritti confini determinati dello spazio e del
tempo. E quelli ancora più determinati della banalità.
(La Repubblica, venerdì 19 agosto 2011). Quante castronerie! Per
esempio, quella che i giovani aspirano ad oltrepassare i circoscritti
confini determinati dello spazio e del tempo: per andare dove, nella
quarta dimensione? O quella che
il fondamentalismo sarebbe irrazionale: che più che
castroneria è menzogna ― e sfacciata ― a poche settimane dalla mostruosa
prova di lucidissima razionalità offerta al mondo dal
fondamentalista cristiano norvegese Breivik...
Troppe per discuterle
una per una senza sacrificare un tempo di gran lunga superiore
all’interesse che il Navarro Valls suscita in me. Mi soffermo, dunque,
solo sulla più grave: l’affermazione che l’esperienza religiosa
sia l’essenza della sana ribellione che si chiama
“vita interiore”, e che senza di essa non vi sia mai, in nessun
modo,
l’esperienza spirituale. Bene. Che il Navarro Valls sia così poco
gentile da dirmi in faccia che io, in quanto ateo, non ho alcuna
esperienza spirituale, potrebbe anche non interessarmi: in primo
luogo perché, non credendo nello spirito e negli spiriti,
non m’importa
un tubo che si dica che non ne ho (credo ―
anzi: so ― che il mio cervello, frutto dell’evoluzione,
produce
una mente che è corporea e finirà con me, ma che in fatto di ricchezza
interiore e di potenza, finché dura, sa essere molto più brillante di
centinaia di
“spiriti”
messi insieme) e poi perché la scortesia dei Navarro Valls, alla fin
fine, è un problema loro e di chi non può esimersi dalla loro compagnia.
Ma c’è un ma, un grosso ma: se è vero, com’è vero, che per
il Navarro Valls ―
per tutti i Navarro Valls ― la possibilità di esperienza
spirituale è ciò che distingue l’umano dal non umano, allora il
Navarro Valls nelle righe di cui sopra sta dicendo che io, in quanto
ateo, e non potendo avere alcuna
“esperienza
spirituale”,
sarei più vicino all’animale non umano che all’animale umano, più
simile alla bestia che al
“cristiano”. E
questa non è una “svista”, non è una “castroneria” e non è una
“cafonata”: questo è nazismo, poiché dell’animale
non umano, quando annoia troppo, quando è ratto o scarafaggio o
parassita dannoso, è giustificato lo sterminio. Staremo a vedere
dunque, nei prossimi giorni, se su La Repubblica o altrove
qualcuno (magari il “laicissimo” Scalfari) replicherà alle affermazioni
di questo signore con lo sdegno che meritano.
Per la serie
Io non c’entro, non l’ho mica inventata io la religione: Joseph
Ratzinger.
(su) certi dipendenti e
fedeli di Joseph Ratzinger:
Arrestato in Spagna un giovane ultrà
cattolico messicano, studente di chimica, che minacciava di colpire i
manifestanti anti-papa con il gas Sarin.
È
scattata la sùbito la
“sindrome di Utoya”, dal
nome dell’isola norvegese
teatro il mese scorso del terrificante massacro perpetrato dal cristiano
nazionalista Anders Breivik. E non ha aiutato a distendere l’atmosfera
la notizia che il ragazzo faceva parte dei volontari dell’organizzazione
spagnola della Giornata mondiale della gioventù... Al giornale
Publico il sociologo Martin Sagera ha detto di essere stato colpito
da un giovane ultrà cattolico con una coltellata alla mano mentre
manifestava a Puerta del Sol con un cartello.
(La Repubblica, giovedì 18 agosto 2011). Ultrà cattolici,
nazionalisti cristiani, nomignoli i più bizzarri come se
piovesse: fanatici fondamentalisti cristiani invece no, chissà
perché non si dice, andava bene per Bin Laden ma per questi no. Una
curiosa indulgenza, chissà se plenaria o meno.
Per la serie
Le foto in cui s’intravede
la verità sono rare, ma esistono: Maurizio Sacconi.
Maurizio Sacconi e Guido
Crosetto: La parte
della manovra che riguarda il lavoro porterà alla deroga dei contratti e
delle leggi, compreso lo Statuto dei Lavoratori. Lo scrivono in una nota
alla Finanziaria bis i tecnici dell’Ufficio studi del Senato... Al
centro della bufera l’art. 8 del decreto, difeso dal ministro Sacconi:
“La manovra vuole
rafforzare la contrattazione aziendale. Quest’ultima
ha una capacità compiuta anche in deroga ai contratti nazionali e alle
leggi, anche in materie come le conseguenze dei licenziamenti senza
giusta causa, con l’esclusione del licenziamento discriminatorio o in
prossimità della maternità”
(Maurizio). Considero il fatto di poter licenziare
liberamente un obiettivo da raggiungere prima o poi nel Paese: certi
tabù, insomma, vanno abbattuti. L’interpretazione
dell’Ufficio studi del Senato non è una brutta notizia
(Guido).
(La Repubblica, giovedì 18 agosto 2011).
Per la serie
Non sono loro che ritornano, è lo sfacelo del Paese che li riporta
alla luce: Martino e Pera.
Antonio Martino e
Marcello Pera (pidiellìni antemarcia):
Questa manovra serve a nulla, ci vogliono riforme: se non cambia sono
pronto a rifare la marcia anti-fisco di Torino di 25 anni fa, ma questa
volta a Roma
(Antonio). Voterò
contro la manovra perché contraddice i principi liberali del
“meno tasse per tutti”
e “mai la mani in tasca agli italiani”
(Marcello). (La Repubblica, giovedì 18 agosto 2011).
Per la serie
Le due facce della loro medaglia: il Formigoni e la Santanchè.
Roberto Formigoni:
Se noi del Pidièlle non
vogliamo perdere la nostra identità, dobbiamo assolutamente cambiare
impostazione. Abbiamo scelto una strada che è lontanissima dalla ragione
politica del nostro partito. Tasse e tagli ai trasferimenti: i nostri
elettori potrebbero essere portati a dire che la sinistra avrebbe fatto
lo stesso. Abbiamo proposto di agire sulle tasse, abbiamo cioè proposto,
noi, che l’abbiamo sempre negato, di mettere le mani nelle tasche degli
italiani. E poi abbiamo deciso di tagliare i trasferimenti alle Regioni
e ai Comuni, mantenendo la mano leggera sullo Stato, noi, che abbiamo
predicato il federalismo e la centralità degli enti locali, ci stiamo
comportando come un partito centralista e statalista... Dobbiamo
adottare da sùbito dei tagli allo Stato, mi pare che i ministri siano
stati molto indulgenti con se stessi e abbiano chiesto molto di più agli
altri. Ma soprattutto invoco di essere coerenti: dobbiamo mettere in
vendita la Rai, le Poste e parte del patrimonio
immobiliare pubblico. Liberarci di asset pubblici, trasformare in
realtà la nostra idea di fondo, che è meno Stato e più società, questo
vuol dire rispettare l’identità del nostro partito... I capitali
esportati all’estero illegalmente? Ma quei capitali sono rientrati
perché lo Stato ha fatto un patto con i cittadini. Può lo Stato violare
quel patto? (La
Repubblica, mercoledì 17 agosto 2011). Grande
“rispetto”
per lo
“Stato”
che scende a patti coi criminali, zero rispetto per lo Stato ch’è
patrimonio e difesa dei Cittadini: questa la
“cultura” politica del ciellìno Formigoni e del Tea party
alle vongole che ben più del Pidièlle è la sua “identità”. E
guarda caso: è la stessa “cultura” e “identità” della Santanchè (Bisognerà
lavorare per dismettere in massa le proprietà immobiliari dello Stato,
che possono fruttare fino a 400 miliardi di euro: permetterà di evitare
patrimoniale e altri prelievi), a
dimostrazione del fatto che il santarellino e la sua opposta son le due
facce di una stessa “medaglia” (senza offesa per le medaglie).
Per la serie
Il disprezzo nello sguardo si vede, ma da una generazione all’altra
tende un pochino a svaccarsi: Heidegger, Severino e
Galimberti.
Emanuele Severino:
La distinzione tra una
volontà buona e una volontà cattiva è infondata
(traduzione: non vi è modo di sentir più valide le intenzioni di
qualcuno rispetto a quelle di un altro. Al limite, è assurdo
credere di poter sentirsi meglio accanto a uno che cerca una cura a una
malattia mortale, e peggio accanto a uno che vuol massacrare milioni di
persone). Tutto ciò
che si fa, anche il gesto più amoroso, appartiene alla follia essenziale
cui l’uomo è legato
(traduzione: siamo tutti malati di mente per natura, perciò come vuoi
distinguere la volontà di uno da quella di un altro?).
Noi veniamo al mondo e ci imbattiamo nel dolore e nella morte
(commento: parla per te, c’è chi è stato allattato con immenso amore e
tenerezza, e in seguito, più grandicello, si è imbattuto in donne
stupende). Morire è essere
nella possibilità estrema, nel tramonto del contrasto tra verità e vita.
Solo a quel punto finirà ogni dolore e ogni contraddizione. Siamo
destinati a una gioia infinitamente più intensa di quella che le
religioni e le sapienze di questo mondo promettono: i nostri morti ci
aspettano. (La
Repubblica, domenica 15 agosto 2011). Dall’assoluto disprezzo per
l’Essere umano (è un folle) consegue che la vita, cioè i rapporti
interumani, non sono che dolore e morte. Dunque, meglio la morte:
la vera gioia è nel morire... L’ultima (e la più tragica, mostruosa)
conseguenza di queste proposizioni il Severino si guarda bene dal dirla
(e forse dal pensarla) ma il suo maestro, Heidegger, non si faceva tanti
scrupoli e l’affidava a Hitler: se l’Essere umano è per natura
folle, se alla follia non vi è cura, e se tutto è per la morte, l’Essere
umano va sterminato.
Per la serie
Sì, assomiglio a
Monostatos
ne
Il flauto magico di Bergman. E allora?: Guido Crosetto.
Guido Crosetto:
Ma questa può essere
l’occasione per migliorare il nostro Paese, facendo interventi che
rendano più efficiente lo Stato. Che, lo dicono gli studi
internazionali, è il meno competitivo sul piano della pubblica
amministrazione
(traduzione: Ma questa può essere l’occasione per distruggere
definitivamente lo Stato democratico, organizzazione al servizio dei
Cittadini, e sostituirlo con un agile Stato autoritario, militare e di
polizia, che si occupi soltanto di repressione interna, contro i
dissenzienti, e di difesa dei confini dai Migranti).
È lo
Stato che forma la spesa pubblica. Riformarlo significa diminuirne il
costo. È il momento di affrontare il tabù. Al posto di colpire in modo
indiscriminato i dipendenti pubblici, ha più senso dire che alcuni vanno
premiati, altri licenziati. Ci sono uffici con tassi di assenteismo che
superano il 40%
(traduzione: Licenziamenti di massa, ecco cosa ci vuole. Se non ora,
quando ci capiterà un’occasione
migliore per la soluzione finale del problema delle centinaia di
migliaia di lavoratori pubblici che si ostinano a fornire ai Cittadini
servizi migliori di quelli privati e, quel ch’è peggio, a farlo con
passione e gratuitamente? La loro è concorrenza sleale dell’umanità e
della solidarietà contro l’interesse privato e il profitto. Se potessi
metterli nei forni lo farei, ma siccome non è ancora possibile mi tocca
trincerarmi dietro percentuali come questa, del 40% di assenteismo,
della quale naturalmente mi guardo bene dall’indicare le fonti).
Invece della tassa di solidarietà, ha più senso intervenire sull’età
pensionabile, con un drastico innalzamento. Per ripartire equamente i
sacrifici
(traduzione: Lo so benissimo che il contributo di solidarietà, che io
chiamo tassa, in realtà colpisce solo quelli che già pagano le
tasse e non i milioni di evasori fiscali veri, e quindi potrebbe anche
starmi bene. Ma è la parola solidarietà che non sopporto, perché
il solo pronunciarla, anche se per finta e per gettar fumo negli occhi,
ci fa torniare indietro di anni nella nostra battaglia per
l’annichilimento di ogni legame umano fra i Cittadini, e tra i Cittadini
e lo Stato). (La Repubblica, lunedì 15 agosto 2011). (Su
Crosetto, vedi anche
qui.
E per i suoi camerati, più o meno consapevoli di esserlo, vedi il
post qui sotto.
Per la serie
Crociati contro lo Stato: Alemanno, Napoli, Letta, Fioroni e
Vendola.
(sui camerati di) Guido
Crosetto: Abolire il
contributo di solidarietà sui redditi sopra i 90.000 euro o in
alternativa, per evitare il sospetto che resti per sempre, versarlo in
due o tre tranche entro il
2012 (Osvaldo
Napoli, pidiellìno).
L’iniziativa di Crosetto va seguita con grande attenzione: la manovra
dev’essere blindata nei saldi, non nei contenuti
(Gianni Alemanno, pidiellìno ex aennìno ex neofascista).
Ai quali non si può non aggiungere Enrico Letta, piddìno chierichetto
(ci vuole un patto Bersani
- Casini - Alfano - Maroni per salvare il Paese,
dichiarazione al quotidiano dei preti Avvenire) e Giuseppe
“Beppe” Fioroni,
piddìno superchierichetto, che invita l’opposizione
a smetterla con la continua
filastrocca della richiesta di dimissioni di Berlusconi
e a concentrarsi sul
miglioramento della manovra.
Chi ha capito davvero tutto, invece, come al solito è Nicola
“Nichi” Vendola:
Non vorrei che i più a
sinistra di tutti fossero Alemanno e Formigoni.
(La Repubblica, lunedì 15 agosto 2011). Dichiarazione che non lo
colloca né a sinistra né a destra, né da alcun’altra
parte conosciuta o immaginabile, ma, come dire, oltre.
Rinfreschiamoci
la memoria: sono passati solo due mesi da quando il grande statista
si comportò così davanti al mondo intero.
Chi può ancora
credere che i cosiddetti mercati si fideranno di lui? Forse,
neanche i milioni di poveretti che ce lo hanno imposto per vent’anni.
(su) Silvio Berlusconi,
Giulio Tremonti, Roberto Calderoli e Maurizio Sacconi:
Di buono nel decreto-schifezza c’è una
sola cosa e ci sembra doveroso darne atto: l’abolizione d’una trentina
di Province e dei relativi Prefetti e Questori, più i loro cospicui
“indotti”. E l’accorpamento
dei Comuni piccoli e piccolissimi. Era un progetto da tempo allo studio,
dall’epoca del governo Prodi del ’96, ma mai approdato in Parlamento.
È stato
tirato fuori dal ministro Calderoli col forcipe dell’emergenza.
Si tratta d’una riforma vera e strutturale. Bravo Calderoli. A sentirlo
ieri nella conferenza stampa con Tremonti e Sacconi, sembrava uno
statista al punto da farci dimenticare il ministro che disse d’aver
abolito 476.000 leggi
semplificando lo Stato. Di quella semplificazione nessuno si è accorto,
nessun cittadino, nessun contribuente, nessun utente e nessuna
istituzione. Il ministro che ieri parlava da statista ha avuto la
dabbenaggine di ricordarcelo. Dia retta: non ne parli mai più,
consideriamolo un videogame
e cerchiamo di scordarci tutti di quella pagliacciata. Una parola viene
qui acconcia a proposito del ministro Sacconi il quale durante la
conferenza stampa di ieri ha più volte attaccato il governo Prodi per
aver anticipato anziché postergarla l’età dei pensionati. Mancava però
il contesto in cui quell’attacco andava collocato. Prodi si era trovato
di fronte allo
“scalone” di Maroni e l’aveva
trasformato in altrettanti scalini per renderlo equamente accettabile.
Egregio ministro, lei appartiene a un governo di cui c’è solo da
vergognarsi. Ma noi, commentatori cattivi, cerchiamo di collocare nel
contesto perfino lei. Pensi dove arriva la nostra pietà cristiana e
cerchi, se può, di fare altrettanto. La manovra schifezza per anticipare
il pareggio del bilancio ha bisogno di almeno 20 miliardi subito e li ha
trovati in questo modo: 8 miliardi e mezzo di tagli ai ministeri nel
biennio 2011-12; 10 miliardi e mezzo di tagli a enti locali e Regioni; 1
miliardo dalle rendite tassate al 20%, un altro miliardo dal contributo
dei redditi oltre i 90.000 e i 150.000 euro. Il totale fa 21 miliardi,
dei quali 19 da ministeri ed enti locali. Questi ultimi significano
semplicemente altre tasse locali e/o azzeramento dei servizi. Non
parliamo della macelleria sociale, per altro notevole; parliamo del
fatto che, dopo questi 21 miliardi, ne restano ancora da reperire 27 per
arrivare al totale dell’operazione. Dove andarli a cercare? La risposta
c’è: nella delega assistenziale, nello sfoltimento delle detrazioni,
nelle pensioni di invalidità, di reversibilità, nei costi della Sanità.
Tutto spremuto e ridotto all’osso si arriva sì e no a 7-8 miliardi. Ne
restano altri 20, sui quali c’è il buio assoluto. Schifezza perché
pagano solo i meno abbienti e i soliti noti. Insufficienza perché questa
schifezza non basta. E infine non c’è assolutamente niente che finanzi
provvedimenti di crescita. (...) La sorpresa di ieri è
il contropiano
di Bersani. Fatti salvi i suoi giudizi politici su un governo
irresponsabile, sugli errori macroscopici di previsione, sul mancato
ascolto di quanto da molti mesi propongono le opposizioni e le parti
sociali, giudizi sui quali coincidono quelli di noi cattivi
commentatori, il contropiano si articola così: 1. Un prelievo
“una tantum” sui capitali illecitamente esportati e poi rientrati in
Italia con uno scudo fiscale ottenuto pagando soltanto il 5% dell’ammontare.
Negli altri Paesi europei che fecero analoghe operazioni il prelievo fu
mediamente del 30%. Il Pd propone ora una tassa del 20% che
frutterebbe all’erario 15 miliardi. 2. Una lotta all’evasione seguendo
lo schema che fruttò, quando Visco era ministro delle Finanze, 30
miliardi in un anno, basati sulla tracciabilità dei pagamenti e
sull’elenco dei fornitori. 3. Una descrizione del patrimonio da
effettuare ogni anno come allegato alla dichiarazione dei redditi. 4.
Un’imposta ordinaria sui cespiti immobiliari ai valori di mercato, con
ampie esenzioni sociali e inglobando le imposte comunali relative agli
immobili. 5. Dimezzamento dei parlamentari dalla prossima legislatura.
Questi sono solo alcuni dei punti, ai quali si affiancano
liberalizzazioni negli ordini professionali, della Rc auto, dei mutui e
dei conti correnti bancari, dei servizi pubblici locali (acqua esclusa)
nonché la separazione della Rete gas dalla Snam. Il pacchetto poggia
interamente sul presupposto che debbano esser messi a contributo i
ricchi e gli evasori e non le famiglie, i lavoratori e le imprese che
sono già oberati oltre misura.
(Eugenio Scalfari, La Repubblica, domenica 14 agosto 2011).
Emma Marcegaglia:
Faccio una proposta a
maggioranza e opposizione: si riformino le pensioni di anzianità. Così
si recuperano in modo strutturale risorse fino a 7 miliardi in due anni
e si può ridurre il prelievo di solidarietà sul ceto medio. Si può fare
anche di più con un piccolo aumento dell’Iva, anche un solo punto. Può
valere fino a 6,5 miliardi.
(La Repubblica, domenica 14 agosto 2011).
Per la serie
I nemici dello Stato: Giorgio Stracquadanio.
Giorgio Stracquadanio:
Non ci piacciono le tasse,
hanno effetto depressivo. Preferiamo le riforme... Ho avuto la
sensazione che non fosse rassegnato il grido di dolore del Cavaliere,
“il mio cuore
gronda sangue”. A questo punto i nostri emendamenti gli offriranno una
sponda... Quando sento l’Uddiccì
dire “troppe
tasse”, immagino che anche loro vogliano un po’
più di riforme... Chi ha un reddito lordo di 90.000 euro, circa sei
milioni di italiani, non è un ricco, ma un benestante. In un momento in
cui la borsa sta sotto, introdurre un disincentivo ad acquistare azioni
non è un’ottima idea... Il nostro approccio non è far cadere il governo,
ma cogliere l’occasione dell’emergenza per fare le riforme e risolvere
alcuni nodi strutturali... Privatizzare le grandi imprese di Stato,
accorpare i comuni da mille a cinquemila abitanti. Commissariare le 700
municipalizzate e metterle sul mercato. Intervenire con riforme su
sanità, pensioni e costi della pubblica amministrazione. Le pensioni di
anzianità sono un lusso che non possiamo più permetterci. Portare l’età
pensionabile sùbito a 67 anni, come fatto dalla Germania, ci darebbe 80
miliardi. (La
Repubblica, domenica 14 agosto 2011).
Per la serie
I Succhiapadania: Umberto Bossi.
Umberto Bossi:
Sostituiremo il Tfr
(= trattamento di fine rapporto, detto anche liquidazione,
n.d.r.) per raddoppiare
gli stipendi, così l’economia rinascerà dal basso... Bankitalia ha
telefonato a Brunetta per chiedere il taglio delle pensioni. Ma noi
della Lega Nord ci siamo
opposti: se le tagliamo ti faccio un manifesto a Venezia, poi vedrai
quanti voti in più riceverai... Se toccano la provincia di Bergamo, quei
bergamaschi prendono i fucili... E se non vogliamo essere travolti e
sprofondare anche noi, l’indipendenza della Padania è la via obbligata:
esser padroni a casa nostra... Se la Banca centrale europea non avesse
deciso di comprare i titoli di Stato italiani, avremmo rischiato il
fallimento... Che il Paese non vada molto bene lo sanno tutti: avete
voluto l’Italia, adesso succhiatevela.
(La Repubblica,
domenica 14 agosto 2011).
Per la serie
I Lombardi all’ennesima cavolata: Dario Galli.
Dario Galli (portatore
di moccichino verde, maroniano e presidente della provincia di Varese):
È ora di finirla, cos’altro
devono pagare i lombardi?
(La Repubblica, domenica 14 agosto 2011). I lombardi, non gli
Italiani. Gli Italiani, lui, li butterebbe a mare come gli scafisti con
i Migranti? Ogni volta che questi individui parlano come se l’Italia non
esistesse, un (metaforico) ceffone in bocca gli farebbe bene...
(su) Silvio Berlusconi e
Giulio Tremonti: La
destra mi paragonava a un vampiro. Portarono un milione di persone a
Roma per contestare la mia riforma fiscale, ma così noi riducemmo le
tasse e aumentammo il gettito. La destra invece per vent’anni ha fatto
demagogia sfrenata. Hanno drogato la gente, dicendo che le tasse erano
cattive e diffondendo demenziali bugie consapevoli. Tremonti è stato un
protagonista di questo atteggiamento: irridente, sprezzante... Nel ’97
annunciai l’aumento delle entrate del 30% e Tremonti commentò:
“L’economia
è ferma, se fossi Visco mi suiciderei”.
Ma quell’aumento del
gettito si ottenne grazie alle misure anti-evasione e anti-elusione. Se
uno vuole veramente colpire l’evasione fiscale, lo fa. L’evasione in
Italia è di massa: se ci fosse una vera volontà politica, la si potrebbe
ridurre a livello europeo in cinque anni... Non so se ce la faremo.
Tremonti mi sembra completamente nel pallone. Pensava di cavarsela con
la manovra di luglio, ma sbagliava per due ragioni: posticipava quasi
metà degli interventi agli anni successivi ed era di un’assurdità
distributiva evidente. Pagavano solo i lavoratori del settore pubblico,
i pensionati, i malati senza assicurazione integrativa. Né i
capitalisti, né i lavoratori dei settori privati, né gli autonomi e le
imprese venivano toccati.
(Vincenzo Visco, ministro delle Finanze nei governi Prodi, La
Repubblica, sabato 13 agosto 2011).
Giulio Tremonti e le altre
italiche marionette del
Nazismo
finanziario mondiale:
È difficile
dirci “Siete fermi, non fate niente...” È esattamente l’opposto.
La scelta di anticipare di un anno la manovra, che è tantissimo, è di
venerdì sera... Non abbiamo chiesto aiuto, ma solo di scambiare le idee.
Se poi l’aiuto c’è, è meglio, ma nessuna richiesta...
È ben difficile, prima
di andare da Napolitano e a mercati aperti, essere più precisi di come
sono stato io... Il caso Italia non è un caso nel caso, ma un caso nel
caos... C’è un modo
tipicamente europeo per aumentare la produttività: accorpare le
festività sulle domeniche, tranne quelle religiose che sono oggetto di
trattato... C’è la spinta a una contrattazione a livello aziendale e al
superamento di un sistema centrale rigido. E poi formule, come dire,
piuttosto critiche, come licenziamento e dismissione del personale,
compensato con meccanismi di assicurazione e di migliore o più felice
collocamento sul mercato del lavoro. Non è detto che tutto questo sia
parte della condivisa attività del governo
(Giulio).
Il discorso di Tremonti? Troppo fumoso. Di che cosa abbiamo parlato
con Berlusconi? Di rotture di coglioni
(Umberto Bossi). Tremonti? È scemo da ricoverare. Ho capito
più dalla lettura dei giornali che da quello che ha detto oggi
(Pierferdinando Casini). Sono allibito
(Gianfranco Fini). (La
Repubblica, venerdì 12 agosto 2011). E la cosa più atroce è che un
individuo come il Tremonti, se non ci inganniamo, dinanzi al governo (e
alla borghesia più ignorante d’Europa,
i Meno male che Silvio c’è)
è il solo argine contro la definitiva degenerazione del berluscìsmo
in uno sgangherato Tea party alle vongole,
tifoso dell’antiStato
e pronto ad allearsi con la criminalità organizzata.
Per la serie
Siamo tutti sulla stessa barca, ognuno di questi sei furbastri ha
escluso in media un milione e mezzo di iscritti alla Cgil e loro
familiari.
(su) Giulio Tremonti,
Maurizio Sacconi e Renato Brunetta:
Il vertice fra il governo e le parti
sociali è stato preceduto da due pre-vertici. Uno ufficiale, l’altro
segreto. Al primo, convocato in mattinata negli uffici della
Confindustria in via Veneto, hanno partecipato tutte le associazioni
che ai primi di agosto hanno inviato il documento comune a
Palazzo Chigi. Si è parlato più che altro di questioni di metodo, una
“regia” sul cosa
dire e come fare all’incontro
con il governo. Al secondo, tenutosi in mattinata sull’Aurelia (si dice
alla Domus Mariae) c’erano invece una parte del governo e un ristretto
gruppo di associazioni di categoria. Da una parte del tavolo sedevano
Tremonti, Brunetta e Sacconi, dall’altra Emma Marcegaglia, Raffaele
Bonanni e Luigi Angeletti, leader rispettivamente della
Confindustria, della Cisl e della Uil. Il tempo per
bere un caffè, fare il punto sullo stato delle cose e discutere delle
tante misure di cui in questi giorni si patla... Dal vertice segreto
sono state escluse sia Reteimprese, che riunisce le sigle del
commercio e dell’artigianato
e quindi è il
“cuore” delle piccole imprese, sia la Cgil. (La
Repubblica, giovedì 11 agosto 2011). Disonesti e ripugnanti fino all’ultimo
e fin nel minimo particolare. Tenderebbero la mano a chi annega? Sì, ma
nascondendo dietro la schiena l’accetta per tagliargliela di netto.
Per la serie
Che ne direbbe Lombroso?: a sinistra, lo sguardo aperto di
Massimo Zedda; a destra (e dove, se no?) quello di Fabio Fecci.
A sinistra, il sindaco
di Cagliari, Massimo Zedda, che ha tolto il crocifisso dal suo ufficio e
istituito il registro dei matrimoni gay; a destra, l’assessore
alla Toponomastica del comune di Parma, il pidiellìno Fabio
Fecci, che ha ribattezzato
“Sandra e
Raimondo” (Vianello) il parco “Falcone e Borsellino”.
I due eroici giudici assassinati dalla mafia e da settori mafiosi dello
Stato riavranno il loro parco non appena l’attuale
amministrazione finirà nella pattumiera della Storia. Ma chi pagherà la
disinfestazione del parco per il periodo in cui sarà rimasto dedicato ad
“attori”
che per decenni, sulle tv berlusciste, hanno fatto scempio della
mente di chi ne aveva già troppo poca per evitare i loro
“spettacoli”? Tutti i contribuenti?
O, come sarebbe più
giusto, solo gli elettori di destra?
Per la serie
Quelli che credono ancora a Babbo Natale: Barack Obama.
Barack Obama:
Democratici e repubblicani devono
mettere al primo posto le necessità del Paese, e non i propri interessi
o quelli del partito o di un’ideologia.
(La Repubblica, martedì 9 agosto 2011). Alla quasi veneranda età
di cinquant’anni, o Barack, non hai ancora notato che tutti sono
convinti di conoscere le vere necessità del Paese, e che
nessuno si meraviglia del fatto che (per puro caso, naturalmente!)
le vere necessità del Paese sono identiche alle proprie o a
quelle del proprio partito o a un’ideologia? Sveglia, Barack! O per caso
solo tu e proprio tu, presidente degli Stati Uniti, sei l’unico a non
conoscerle, le vere necessità del tuo Paese?
Clicca
sull’albero zio-logico della famiglia Letta per ingrandirlo!
Manca solo il massacratore di Ebrei.
(su) Guido, Gianni ed
Enrico Letta: Per lo
zio dello zio di Enrico Letta (il
piddìno) e zio di Gianni Letta (il
pidiellìno), Guido, prefetto fascista, nel piccolo comune
terremotato di Aielli sono pronti un busto e una piazza da intitolare
alla sua memoria:
“Pur a distanza di ormai
settant’anni, non si può non
ricordare che il prefetto Letta, nel 1939, fu tra i più esigenti e
rigorosi attuatori delle famigerate leggi razziali emanate dal fascismo
e causa di deportazione e morte per migliaia di ebrei italiani”,
scrive il comitato abruzzese dell’Anpi.
(La Repubblica, martedì 9 agosto 2011). Guido zio di Gianni,
Gianni zio di Enrico, ed Enrico zio di chi? Di Qui, Quo Qua? Niente
mamme e papà in questa famiglia? Come i Paperopolesi, i Letta si
riproducono esclusivamente di zio in zio?
Mario Monti:
Mario Monti sul
Corriere della sera ha descritto quello di Berlusconi come un governo
svuotato della sua sovranità, dove di fatto
“le decisioni
principali sono state prese da un governo tecnico sovranazionale”
insediato tra Bruxelles, Francoforte, Berlino, Londra e New York.
(La Repubblica, lunedì 8 agosto 2011). E perché i cosiddetti
mercati dovrebbero fidarsi dei titoli di Stato di un Paese
commissariato più di quelli dei Paesi commissariatori? Soltanto perché l’interesse
che offrono è più alto? Se è per questo, l’interesse
offerto
dai titoli greci o portoghesi è ancora più alto, eppure solo un pazzo
investirebbe i propri soldi su di essi. Dunque, ripetiamo la domanda:
poiché è di fiducia che si sta parlando, di fiducia e non altro,
perché un investitore dovrebbe fidarsi di un Paese, l’Italia,
che non solo è così poco affidabile che gli Stati Uniti, la Germania, la
Francia e la Gran Bretagna lo hanno interdetto, ma addirittura riconosce
e accetta lui stesso di dover essere commissariato?
Per la serie
Gli approfittatori: Maurizio Sacconi.
(su) Maurizio Sacconi:
Il ministro Sacconi cerca
di approfittare della situazione per limitare i diritti del lavoro e
intervenire su accordi già firmati. E ciò nonostante le parti sociali
gli abbiano detto che su quei temi fanno da sole.
(Susanna Camusso, La
Repubblica, lunedì 8 agosto 2011).
La
Marcegaglia quando lei e quelli come lei credevano che al Berlusconi non
servissero spinte
per agire
contro i Diritti umani dei Lavoratori con la massima violenza.
Abi (= banche), Confindustria, Alleanza cooperative italiane, Ania (=
assicurazioni), Cia, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi,
Reteimprese Italia:
Apprezziamo l’impegno... Con le decisioni annunciate il governo ha preso
atto della serietà della situazione... Siamo pronti a confrontarci sulle
misure proposte... Buono l’inserimento nella Costituzione dell’obbligo
del pareggio di bilancio
(= interdizione dello Stato da ogni decisione economica e da tutte le
spese = distruzione definitiva dello Stato come istituzione in grado di
influire sull’economia, n.d.r)...
Ma riteniamo che non vi sia alcun motivo di attendere una modifica dell’articolo
41 della Costituzione, in sé positiva
(in sé positiva, dicono, perché eliminerebbe il divieto, per le imprese,
di
svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare
danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Cioè
vogliono e pretendono di poter agire in contrasto con l’utilità
sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla
dignità umana, n.d.r.),
per procedere alle liberalizzazioni e a quelle semplificazioni della
pubblica amministrazione che possono ridurre gli oneri su imprese e
cittadini e dare più spazio alla libera attività imprenditoriale e al
mercato... E in materia di lavoro deve essere riconosciuto il ruolo
degli attori sociali.
Carlo Sangalli, leader della Confcommercio:
Bene l’anticipo del pareggio di bilancio al 2013, ma a condizione che
venga conseguito attraverso interventi strutturali sulla spesa pubblica,
partendo dalla delega per il riordino della spesa assistenziale ed
evitando aggravi di pressione fiscale, che sarebbero esiziali per le
prospettive di crescita del Paese.
(La Repubblica, domenica 7 agosto 2011). Mentre noi cerchiamo di
resistere a una crisi sempre più violenta, chi l’ha provocata
cerca di approfittarne per derubare, distruggere e arricchirsi
sempre di più.
Per la serie Odio a te, D’Alia!:
indovina quale di queste facce non è
quella dell’uddiccìno D’Alia...
(su) Gianpiero D’Alia
(uddiccìno liberticida):
Il Senato ha approvato il cosiddetto
pacchetto sicurezza (D.d..L. 733), tra gli
altri con un emendamento del senatore
Gianpiero D’Alia identificato dall’articolo
50-bis:
“Repressione
di attività di apologia o istigazione a
delinquere compiuta a mezzo internet”;
la prossima settimana il testo approderà
alla Camera come articolo nr. 60. Questo
senatore non fa neanche parte della
maggioranza al Governo, il che la dice lunga
sulle alleanze trasversali del disegno
liberticida della Casta. In pratica, in base
a questo emendamento, se un qualunque
cittadino dovesse invitare attraverso un
blog
(o un profilo su
Fb,
o altro sulla rete) a disobbedire o a
istigare (cioè... criticare?!) contro una
legge che ritiene ingiusta, i
provider
dovranno bloccarne il
blog
o il sito. Questo provvedimento può far
oscurare la visibilità di un sito in Italia
ovunque si trovi, anche se è all’estero;
basta che il ministro degli Interni disponga
con proprio decreto l’interruzione
dell’attività del
blogger,
ordinandone il blocco ai fornitori di
connettività alla rete internet. L’attività
di filtraggio imposta dovrebbe avvenire
entro 24 ore; pena, per i
provider,
sanzioni da 50.000 a 250.000 euro. Per i
blogger
è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni
oltre a una pena ulteriore da 6 mesi a 5
anni per l’istigazione alla disobbedienza
alle leggi di ordine pubblico o all’odio (!)
fra le classi sociali. Morale: questa legge
può
“ripulire”
immediatamente tutti i motori diricerca da
tutti i
link
scomodi per la Casta. In pratica sarà
possibile bloccare in Italia (come in Iran,
in Birmania e in Cina)
Facebook,
Youtube
e la rete da tutti i
blog
che al momento rappresentano in Italia
l’unica informazione non condizionata e/o
censurata. Italia: l’unico Paese al mondo in
cui una
media company
(Mediaset)ha
citato
YouTube
per danni chiedendo 500 milioni di euro di
risarcimento. Con questa legge non sarà più
necessario, nulla sarà più di ostacolo anche
in termini preventivi. Dopo la proposta di
legge Cassinelli e l’istituzione di una
commissione contro la pirateria digitale e
multimediale, che tra meno di 60 giorni
dovrà presenterà al Parlamento un testo di
legge su questa materia, questo emendamento
al
“pacchetto
sicurezza”
di fatto rende esplicito il progetto del
Governo di
“normalizzare”
con leggi di repressione Internet e tutto il
sistema di relazioni e informazioni che
finora non riusciva a dominare. Mentre negli
Usa Obama ha vinto le elezioni grazie a
Internet, l’Italia prende a modello la Cina,
la Birmania e l’Iran. Oggi gli unici
media
che hanno fatto rimbalzare questa notizia
sono stati la rivista specializzata
Punto Informatico
e il
blog
di Grillo. Fatela girare il più possibile
per cercare di svegliare le coscienze
addormentate degli Italiani, perché dove non
c’è libera informazione e diritto di
critica, la
“democrazia”
è un concetto vuoto. Questa documentazione è
stata diffusa da Coordinamento degli Enti
Locali per la Pace e i Diritti Umani.
(Dal sito
NoCensura,
sabato 6 agosto 2011).
Non resta, finché ancora possiamo, che
istigare all’odio
contro il D’Alia: odio a te, D’Alia, odio a
te!
Per la serie
Totò e Peppino divisi a Berlino: Giulio Tremonti e Silvio
Berlusconi.
Silvio
Berlusconi e Giulio Tremonti:
C’è
un’attenzione particolarissima della speculazione internazionale su di
noi. Va arginata. La situazione è molto difficile e investe tutti i
Paesi. Servono interventi concordati (Silvio).
Inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione è fondamentale
per qualificare storicamente questo passaggio. Saremo già al lavoro la
prossima settimana. Non dobbiamo cambiare l’impianto della manovra:
anticipare il pareggio di un anno non significa cambiarla. L’anticipo
del pareggio di bilancio dal 2014 al 2013 avverrà non modificando la
struttura della manovra, ma anticipando la tempistica della normativa a
partire dalla delega assistenziale. (Giulio).
Lavoreremo da sùbito in Parlamento per introdurre nella Costituzione
il principio di libertà, in base al quale tutto è consentito per il
soggetto economico e per le imprese, a eccezione di ciò che è vietato
dalla legge (clicca
qui per l’articolo 41 della Costituzione,
n.d.r.) (Silvio). Per la riforma del mercato del lavoro
(= per eliminare anche gli ultimi diritti dei
Lavoratori, n.d.r.) c’è un testo importante già elaborato, che
sarà presentato alle parti sociali per essere presentato al Senato. Il
mercato del lavoro è fondamentale per lo sviluppo e gli investimenti e
l’attrazione degli investimenti (Giulio).
Sempre disponibili a discutere un miglioramento delle nostre proposte
con chi porta idee (Silvio). (La Repubblica,
sabato 6 agosto 2011).
Il
Berlusconi firma il cosiddetto Contratto con gli Italiani. Quelli
che se la bevono.
(su) Silvio
Berlusconi e Giulio Tremonti:
“La Banca Centrale Europea
commissaria l’Italia, Trichet governa a Roma su mandato della Germania e
della Francia”.
Sono le 13 a Wall Street, manca un’ora e mezza alla conferenza stampa di
Silvio Berlusconi in Italia, e i mercati sanno già tutto. Un gabinetto
di crisi sovranazionale ha dato mandato alla Bce per scrivere l’agenda
del governo italiano. Anticipo dei tagli al Welfare
(= Salute, Pensioni, Servizi pubblici, n.d.r.);
pareggio di bilancio nella Costituzione (=
interdizione economica dello Stato, n.d.r.); liberalizzazioni
dei mercati (= Mano libera ai padroni contro i
Lavoratori, n.d.r.): in tre diktat, è l’anticipazione
che la Borsa americana apprende molto prima dei Cittadini italiani. La
fonte che firma lo scoop è l’agenzia Dow Jones, le gole profonde
stanno al Tesoro di Washington e alla Federal Reserve ― il segretario al
Tesoro Tim Geithner era al lavoro dietro le quinte fin da giovedì sera ―
e sùbito gli indici di Borsa recuperano. Barack Obama a tarda sera di
venerdì si mette al telefono con Angela Merkel e Nicolas Sarkozy che
“ringrazia per la loro leadership”. All’una di notte italiana non
c’erano invece conferme di telefonate con Berlusconi, a cui Obama non ha
riservato lo stesso trattamento. Tim Geithner è costretto a un
intervento eccezionale sui governi europei dopo il tracollo di 513 punti
del New York Stock Exchange, e mentre incombe un downgrading sul
debito Usa. I suoi interlocutori privilegiati sono il leader
francese che è anche presidente di turno del G7 e G20; la cancelliera
tedesca; il presidente della Bce. L’obiettivo è far passare uno schema
familiare a Geithner, che si fece le ossa al Fondo monetario
internazionale (Fmi) e nella diplomazia Usa quando i focolai di crisi
erano Thailandia, Argentina, Brasile. Per spegnerli, arrivavano gli
esperti del Fmi con i diktat del “Washington consensus” nelle
loro valigette. Commissariamento dei governi inaffidabili, in cambio di
aiuti (a questo proposito vedi, su
ScuolAnticoli, la pagina
dedicata a Shock economy, di Naomi
Klein, n.d.r.).
È la ricetta che ieri
Geithner ha caldeggiato nel corso della giornata, nelle sue ripetute
triangolazioni con Berlino, Parigi, Francoforte. A Berlusconi le
condizioni sono state anticipate dal presidente dell’Unione europea, Van
Rompuy, e dal commissario all’Economia, Olli Rehn:
“L’Italia
deve accelerare il suo risanamento,”
prendere o lasciare. Sarkozy e Geithner hanno confermato, costringendo
il premier italiano alla conferenza stampa.
(Federico Rampini, La Repubblica di sabato 6 agosto 2011). Il
nostro commento è ne
Il nazismo
finanziario mondiale e il berluscismo suo alleato.
Il Veltroni
secondo ElleKappa su La Repubblica del 30 aprile 2011.
Walter Veltroni:
Io credo che sarebbe un
segnale forte e importante se il Parlamento entro agosto approvasse in
prima lettura, modificando la Costituzione, l’introduzione del vincolo
di bilancio strutturale nella Carta. (...)
No al voto sùbito, invece, perché la Spagna anticipa di soli otto
mesi le sue elezioni e non si può tornare a votare con l’orrenda legge
elettorale in vigore. (...) Siamo in
guerra. (...) Un’emergenza di
eccezionale portata: è sotto attacco l’Euro, e con esso l’Europa. Sono
momenti della storia, non della cronaca. (...)
C’è la necessità per il Paese di girare pagina e di avere una guida
che possa essere riconosciuta in Europa come una guida autorevole e che
possa godere del più ampio sostegno delle forze parlamentari. Guidato da
un tecnico? Dovrebbe essere una personalità, com’è stato in altri
momenti drammatici della nostra storia. (La
Repubblica, sabato 6 agosto 2011).
Il nostro commento è ne
Il nazismo
finanziario mondiale e il berluscismo suo alleato.
Per la serie
C’è
un posticino anche per noi, nella scialuppa di salvataggio?:
Italo Bocchino, Pierferdinando Casini e Francesco Rutelli.
(su)
Francesco Rutelli, Italo Bocchino e Pierferdinando Casini:
Dal
Terzo polo arriva invece un’altra cauta apertura. Francesco
Rutelli incassa la voglia di mettere mano all’articolo 41 della
Costituzione: era una nostra proposta, dice.
Italo Bocchino, invece, dice che la conferenza stampa di Berlusconi
“finalmente rappresenta oggettivamente un segnale di discontinuità da
cui emerge maggior senso di responsabilità del governo”. Pierferdinando
Casini, invece, prima dell’intervento
del premier, aveva detto:
“Dobbiamo fare uno sforzo. Maggioranza e opposizione devono trovare il
modo di dialogare, perché l’Italia
va a fondo”. (La Repubblica, sabato 6
agosto 2011).
Per la serie
Arrivederci e grazie. E tanti saluti a casa: Silvio Berlusconi
firma il contratto con gli Italiani. (Cliccalo, se vuoi ingrandirlo!)
Silvio Berlusconi: E che c’entra?
Io non parlavo alle borse, parlavo agli italiani... Se avessi risparmi
importanti da parte, li investirei prepotentemente nelle mie aziende,
che continuano a dare
i risultati economici che davano negli anni passati e non hanno
subìto nessuna reazione negativa dai mercati e dalla situazione
economica... Le borse sono un orologio rotto. Lo diceva mio padre, danno
l’ora esatta solo due volte al giorno, ma per il resto non è mai quella
vera... Tanto la crisi non si aggraverà... Non è possibile che uno come
me, partito da zero e arrivato ad avere 56.000 collaboratori, si sia
improvvisamente rincoglionito... Se certe cose non riesco a farle, la
responsabilità è del sistema Paese... Vi chiederete perché siamo qui,
perché quegli altri sono peggio di noi... L’affidabilità internazionale
di cui gode l’Italia è data dal fatto che a capo del governo c’è un
tycoon... Ho lavorato per dare fiducia al Paese, bisogna sostenere la
voglia di consumare e per le imprese di rischiare... Non fatevi
spaventare... Solo i giornali hanno messo in relazione il mio discorso
con l’andamento delle borse. Io sono figlio di un padre esperto di
borse, ho aziende quotate e queste cose le so... Il mio discorso alle
Camere non era rivolto alle borse, ma agli italiani. Diceva, se avete
investito nei titoli azionari, teneteli nei cassetti, non abbiate paura,
conservateli... Per il mio passato sono molto sensibile alla
comunicazione: siccome la pubblicità mantiene e le tv private registrano
una flessione di appena l’1,2%, ciò vuol dire che va tutto bene... Non
credo che la crisi si aggraverà e non dobbiamo essere spaventati dal
fatto che lo spread rimanga ai livelli attuali, perché comunque
sarebbero riferiti a particelle del debito pubblico... Siamo in stallo
perché il governo non ha poteri: i padri costituenti temevano colpi di
Stato dopo il fascismo. Come premier posso solo fare gli ordini
del giorno del Consiglio dei ministri... Non parlo della giustizia
civile per amor di patria. Di quella penale men che meno... Ogni volta
che produciamo un cavallo purosangue, il Parlamento lo trasforma in un
ippopotamo... Il blocco del Paese è dato dai veti di Magistratura
democratica e della Consulta a maggioranza di sinistra, grazie alle
nomine fatte da capi dello Stato di sinistra... Serve la riforma della
magistratura e dell’architettura costituzionale... Bloccheremo le
intercettazioni... Dobbiamo fare cose ovvie, diminuire la burocrazia e
abbassare la pressione fiscale... Non ho mai ritenuto che potessero
esserci degli interventi da parte dei governi. Ne abbiamo discusso con
tutti i colleghi in Europa. Nessuno ha avuto idee per uno stimolo
immediato all’economia. (La Repubblica,
venerdì 5 agosto 2011).
Per la serie
I più grandi esperti di pudore: Micaela Biancofiore e Silvio
Berlusconi.
Micaela Biancofiore: I mercati
hanno dimostrato di avere una fiducia di ferro nel governo Berlusconi,
abbiate almeno il pudore di chiedere scusa. (La
Repubblica, venerdì 5 agosto 2011).
Per la serie
Arrivederci e grazie. E tanti saluti a casa: Silvio Berlusconi.
Silvio Berlusconi: I mercati non
valutano correttamente i nostri punti di forza. Per questo si allarga
tanto il divario dei tassi tra Btp e Bund... Abbiamo fatto molto, ma
tanto c’è ancora da fare. Contro la speculazione l’arma vincente è la
stabilità politica... Il governo non resterà sordo alle proposte
dell’opposizione, se saranno animate da spirito di patria... Raccolgo
con convinzione l’appello alla coesione di Napolitano, un monito saggio
che faccio mio... State parlando con un imprenditore che ha tre aziende
quotate in borsa e che si trova in una trincea finanziaria.
(La Repubblica, giovedì 4 agosto 2011).
Per la serie C’è chi ha compiuto anche
scorrettezze nella sua vita quotidiana. In altri Paesi non vorrebbero le
sue mani addosso.
Invece da noi non succede nulla:
Sergio Marchionne e Silvio Berlusconi.
Sergio Marchionne:
Il mondo non capisce la nostra confusione, non capisce cosa accade in
Italia, e tutto ciò ci danneggia moltissimo. C’è chi ha compiuto anche
scorrettezze nella sua vita quotidiana. In altri Paesi sarebbe stato
costretto a dimettersi immediatamente. Invece da noi non succede
nulla... Io non so con chi parlare. Abbiamo un grande problema di
credibilità del Paese. Serve una
leadership in grado di recuperare la coesione. Sono d’accordo con il
capo dello Stato. Serve una leadership impegnata nel fare, nel
risolvere i problemi in modo credibile... Ovviamente non tocca a me fare
nomi, non è il mio mestiere... Sto con Giorgio Napolitano: è arrivato il
momento della coesione. Non ci possiamo più permettere questa
confusione: è necessario avere una leadership più forte che ridia
credibilità al Paese... Bob King, il presidente dell’Uav, il
sindacato metalmeccanico Usa, anche oggi ha spiegato esattamente qual è
la sua visione del sindacato. Ha detto che in un mercato globalizzato,
il loro obiettivo è lavorare insieme all’azienda per migliorare la
qualità del prodotto, aumentare le vendite. Ha spiegato le ragioni che
lo hanno spinto ad abbandonare la via giudiziaria, le querele e le
denunce... In Italia invece ci sono sette sindacati e nessuno di loro è
realmente rappresentativo. Se vogliamo un futuro, dobbiamo lavorare
assieme per il successo comune... Aspetto solo la decisione del
Tribunale di Torino per tornare alla carica. La Fiat ha bisogno
della certezza del diritto, non possiamo vivere nell’incertezza. Poi la
gente non è fessa, farà la sua parte e la seguirà.
(La Repubblica, giovedì 4 agosto 2011). Per incredibile che possa
sembrare, al mondo c’è
gente che è più a destra di Berlusconi. E non sto parlando di
Hitler.
Maurizio Sacconi ed Eugenia Roccella (sulla sentenza di un giudice di
Treviso che ha dato ragione a una donna di 48 anni, affetta da una
malattia degenerativa, che rifiuta le cure): Attraverso
il giudice si vuole introdurre il suicidio assistito e programmato
(Maurizio). Non c’era alcun bisogno del
giudice: con la legge di oggi come con quella Calabrò sulle
dichiarazioni anticipate, una persona lucida, in grado di intendere e di
volere, è assolutamente libera di decidere responsabilmente di sé, ha
diritto a rinunciare alle cure. Il problema riguarda un futuro nel quale
la persona non sia più vigile (Eugenia). (La
Repubblica, giovedì 4 agosto 2011).
Per la serie
Compagni di meditazioni: Cicchitto, Lupi, Binetti, Schifani,
Alfano, Alemanno e Fisichella (sopra) e Livia Turco sotto.
(su) Livia Turco e altri 170 deputati e senatori:
Sono contriti, allargano le braccia. Sì, i lavori in aula
alla Camera potrebbero riprendere il 5 settembre, dopo un mese di ferie
(che già non è poco, di questi tempi) ma
“vi ricordo che c’è
il pellegrinaggio in Terra Santa,”
dice ai colleghi Fabrizio Cicchitto: appuntamento, ormai fisso per i
primi di settembre, che vede radunare, con la regia del ciellino
Maurizio Lupi, oltre cento parlamentari di entrambi gli schieramenti...
Non sarà certo qualche giorno in più di meditazione e riflessione al
Santuario della Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci a compromettere la
ripartenza di Montecitorio! Dunque la capigruppo, blindata dalla
maggioranza, decide solennemente: i lavori di aula riprenderanno solo
lunedì 12 settembre. Anche la Lega Nord, dura, pura e
stakanovista, vota per il pacchetto vacanze/pellegrinaggio... Tra i
pellegrini in Terra Santa, la Binetti, Schifani, Angelino Alfano,
Alemanno e Livia Turco. Dice monsignor Rino Fisichella: “Visitare
i luoghi sacri al nostro Credo invita a riflettere sull’essenziale
della vita, così da affrontare i problemi del Paese con intensità ed
efficacia”.
(Alessandra Longo, La Repubblica, mercoledì 3 agosto 2011).
Fisichella... Chi era costui?
Quello
che andò a Lourdes con Dorina Bianchi?
Quello
che consigliò il Tremonti (peccato che Dio non ci sia, o potremmo
chiedergli di scamparci e liberarci di entrambi) sull’economia?
Quello
che redarguì pubblicamente gli ecclesiastici che si permisero di
criticare le leggi berlusciste e leghiste contro i Migranti? E brava
Livia...
Per la serie
Amiche che ti si rigirano per mostrare il tuo naso ai fotografi:
Daniela Santanchè e Mariastella Gelmini.
(su e di) Mariastella
Gelmini:
Illegittimi i tagli del Governo agli organici della Scuola
(Consiglio di Stato). Le dichiarazioni secondo cui dovrebbero essere
rivisti gli organici delle scuole sono prive di fondamento. Il Consiglio
di Stato ha accolto tutti i decreti presentati dal Miur. Soltanto su
uno, ha ritenuto mancasse il parere della Conferenza Stato - Regioni,
appunto su quello riguardante la definizione degli organici. Ma la
questione sarà semplicemente superata appena sarà stato acquisito, come
è in programma, il parere della Conferenza Stato - Regioni.
(L’Unità, martedì 2 agosto 2011).
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