Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Più Niente da Ridere
la Pagina di Chi andò dietro alla Morte e portò l’Italia con sé nel mese di febbraio del 2011
“Libertà, giustizia sociale, amor di patria. Noi siamo decisi a difendere la Resistenza. Lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei morti e per l’avvenire dei vivi, lo compiremo fino in fondo. Costi quel che costi.” (Sandro Pertini, Genova, 28 giugno 1960).
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Da L’Unità.
Silvio Berlusconi: Ancora una volta la sinistra ha travisato le mie parole: non ho mai attaccato la scuola pubblica. L’insegnamento libero ripudia l’indottrinamento. Ho solo denunciato l’influenza deleteria dell’ideologia. Il mio governo ha avviato una profonda e storica riforma della scuola e dell’università proprio per restituire valore alla scuola pubblica e dignità a tutti gli insegnanti. (La Repubblica, lunedì 28 febbraio 2011).
Mariastella Gelmini: Il presidente del Consiglio si è speso in difesa di un principio sacrosanto, la libertà di scelta educativa delle famiglie: per noi la scuola può essere statale o paritaria. Bersani si rassegni: la scuola non è proprietà privata della sua parte politica. (La Repubblica, lunedì 28 febbraio 2011).
Nicola “Nichi” Vendola: Berlusconi attacca la scuola pubblica perché è anche grazie alla debolezza dell’istruzione che ha potuto godere di quindici anni di egemonia culturale. (La Repubblica, lunedì 28 febbraio 2011). Un modo talmente tortuoso di dare ragione al Berlusconi, che sembra quasi che gli abbia dato torto.
Nigi
Paolo Nigi (segretario del Confsal, sindacato cosiddetto autonomo): Non vedo i motivi di una manifestazione per la scuola pubblica, il governo ha cercato piuttosto di ridare serietà e credibilità alla scuola.
(La Repubblica, lunedì 28 febbraio 2011).
Da L’Unità.
Silvio Berlusconi: Crediamo nell’individuo e riteniamo che ciascuno debba avere il diritto di potere educare i figli liberamente. Liberamente vuol dire non essere costretto a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell’ambito della loro famiglia... I comunisti, quelli di casa nostra, erano e restano tuttora comunisti; ed è per questo che sono sceso in campo, perché non prevalgano: sono sceso in politica per non far prevalere l’ideologia più disumana e terribile della storia, il comunismo... Le intercettazioni sono una vergogna per un Paese civile, non siamo liberi, per questo faremo presto la riforma... Faremo un consiglio dei ministri straordinario... I ragazzi che sono qui sono così belli e simpatici che li invito al bunga bunga, che significa divertirsi, fare quattro salti, magari bere qualcosa, ma senza nulla di immorale... L’Italia non ha bisogno di instabilità e tensioni... Noi abbiamo il diritto-dovere di governare per portare a termine il programma... Nonostante le forze dell’odio, siamo saldi e lavoreremo fino al 2013... Chiederemo un aumento dei sottosegretari. (La Repubblica, domenica 27 febbraio 2011).
Ignazio La Russa: Di fatto il trattato di amicizia Italia-Libia non c’è già più, è inoperante, è sospeso. Per esempio, gli uomini della Guardia di finanza, che erano sulle motovedette per fare da controllo a quel che facevano i libici, sono nella nostra ambasciata... Non capisco come le mie parole possano essere state travisate. Ho detto che il trattato è inoperante in questi giorni, perché non c’è la controparte in grado di rispettarlo. Quindi di fatto è sospeso... Il trattato non si fa con i governi e le persone, ma con gli Stati. Noi speriamo cfhe un domani ci sia uno Stato libico in grado di rispettarlo... Mercenari italiani in Libia? Non mi risulta assolutamente. Anche se è vero che Gheddafi cacciò gli italiani e lasciò soltanto quelli di osservanza comunista, dal momento in cui allora era alleato con la Russia. Quindi non escludo che possano esserev rimasti o che vadano adesso dei mercenari di cui non possiamo sapere nulla, ma certamente non c’è nessun italiano che ha qualsiasi punto di riferimento con le istituzioni italiane.
(L’Unità, domenica 27 febbraio 2011).
(su) Renzo Bossi: Renzo Bossi è stato contestato ad Abbiate Guazzone. A un convegno sul federalismo, srotolato lo striscione: “Più trote nei fiumi, meno trote al governo”. (La Repubblica, domenica 27 febbraio 2011).
Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi: Anche la sinistra è stata conquistata dalla mia visione della vita e oggi mi ha accolto al grido di bunga bunga. Vogliono farlo anche loro. Vogliono divertirsi e ballare! (Silvio, L’Unità, sabato 26 febbraio 2011). La rivoluzione vincerà! Continueremo! Ballate, danzate, fratelli libici! (Muammar, La Repubblica, sabato 26 febbraio 2011).
Stival
(su) Daniele Stival (portatore di moccichino verde, assessore regionale ai Flussi migratori): Zaia ha dovuto correggere la sortita di Daniele Stival che, intervistato da una tv locale, si era detto favorevole all’uso del mitra come soluzione per fermare l’ondata dei disperati. Adesso che è nel mirino, anche per aver bestemmiato in aula, l’assessore ammette: “Forse ho fatto una battuta pesante”. (Alessandra Longo su La Repubblica di sabato 26 febbraio 2011).
(su) Umberto Bossi e tutti i portatori di moccichino verde: Sono stati tolti dal fondo per i malati oncologici i 5 milioni di euro voluti dalla Lega Nord per dare altri sei mesi di tempo agli allevatori per pagare le multe per lo sforamento delle quote latte. (La Repubblica, sabato 26 febbraio 2011). Che problema c’è? Vuoi mettere un disonesto che vota con un malato che forse tra poco non voterà più? I portatori di moccichino verde sanno far bene i propri conti.
Frattini, Napolitano, Maroni
Giorgio Napolitano, Roberto Maroni e Franco Frattini: Non cedere a vittimismi e allarmismi... Esigenza di una forte solidarietà per far fronte a questa emergenza; un’esigenza che non è solo dell’Italia o della Germania, paesi a cui non si chiede un particolare ruolo, ma di tutti... Il problema non è solo dell’Italia, ma di tutta l’Unione europea... L’Ue intervenga meglio... Sui giornali ho letto che il mio appello alla Germania sarebbe caduto nel vuoto o avrebbe trovato le porte chiuse. Non capisco da cosa ciò si desuma... Non siamo in grado di fare previsioni, le stime sono premature. Ma è importante un intervento più consistente dell’agenzia Frontex dell’Ue. Ieri non ho parlato dell’accoglienza dei profughi e della loro distribuzione sul territorio di altri paesi. Ho messo, invece, l’accento sulla necessità di linee comuni della Ue sulle politiche di immigrazione e d’asilo, come chiesto dal documento diramato due giorni fa alla fine della missione a Roma dei ministri degli Interni degli Stati membri della Ue che si affacciano sul Mediterraneo... Ci vuole un forte messaggio politico... La volontà di portare avanti una politica euromediterranea anche in tema di immigrazione ed asilo ha scarseggiato. Quanto sta accadendo rappresenta una scossa talmente forte e brusca da permettere di superare esitazioni, attendismi, elusività ed ambiguità del passato. L’importante è che dalla Ue arrivi un forte messaggio politico di disponibilità e di impegno a cooperare per lo sviluppo dell’area del Mediterraneo, ed anche un forte rinnovato impegno per una politica comune in tema di immigrazione ed asilo... L’Italia non ha mai posto veti o rifiuti a sanzioni alla Libia... Il luogo in cui discutere di sanzioni, affinché abbiano un’adeguata base giuridica ed efficacia, è l’Onu. Poi ognuno ha le sue posizioni. Noi adesso abbiamo la grossa questione di garantire la sicurezza degli italiani e degli stranieri in Libia, delle misure da attivare per evacuarli in caso di necessità, misure che mi pare siano già scattate: abbiamo il problema di arrestare una violenza repressiva inaccettabile e di favorire la transizione ordinata verso un regime che riconosca libertà e diritti e collabori con la Ue (Giorgio). Nessuno fa allarmismi. Ma quando Frontex, l’Agenzia europea, dice che in Libia c’è il rischio che vadano via un milione e mezzo di persone, io sono preoccupato. Non faccio allarmi, non faccio allarmismi, ma, se mi consente, sono preoccupato. Se qualcuno mi mette nero su bianco che dalla Libia non fuggirà nessuno, poi però deve rispondere di questo. Io non sono affatto convinto. Non abbiamo gli strumenti per essere sicuri di ciò. Cerco 50 mila posti. Non possiamo farci trovare impreparati in caso di emergenza (Roberto). Io avrei detto di essere disponibile a un nuovo governo guidato da Gheddafi o da uno dei suoi figli? Secondo il Financial Times l’Italia continua a puntare sul clan dei Gheddafi e ha messo in guardia gli europei dal promuovere attivamente la sua caduta? Perché, avrei detto, questa caduta paradossalmente potrebbe finire per rafforzare il regime? Perché, avrei detto, loro potrebbero dire: “Guardate, l’Europa colonialista vorrebbe dettarci quello che dobbiamo fare”? Perché, avrei detto, non possiamo stabilire a Bruxelles, a Roma o a Berlino cosa è bene per la Libia? Sono stupefatto. Quello che è stato scritto non corrisponde a quello che penso e quello che ho detto (Franco). (La Repubblica - sito, venerdì 25 febbraio 2011).
Orecchie d’asino? Ebbene sì!
Marco Lodoli (scrittore): Ricordo la frase di Freud, esplicita e dolorosa: “L’educazione è una lunga opera di repressione”. Per educare bisogna anche comprimere la bestialità, i desideri scomposti, la prepotenza egoista, l’avidità infantile. (La Repubblica, venerdì 25 febbraio 2011). Oh, finalmente una castroneria che il Lodoli attribuisce a Freud e a sé stesso, invece che ai suoi (immaginari o realmente esistenti?) alunni. Sarà suo anche l’assurdo titolo del pezzo, Piccole belve (sic) da ammansire con il cuore? Forse no. Forse è de La Repubblica. Che ogni volta che è colta da un attacco di panico delle elites (in buona compagnia col ministro della Paura Maroni che grida al milione e mezzo di profughi) riscopre i veri nemici suoi (de La Repubblica) e del genere umano: i Bambini e i Ragazzi.
Tedesco e Vendola
(su) Alberto Tedesco (piddìno ex assessore alla Salute della regione Puglia, attualmente senatore) e Nicola “Nichi” Vendola: Sanità, chiesto l’arresto dell’ex assessore pugliese. Tedesco è senatore Pd. Domiciliari all’uomo-scorta di Vendola. Il governatore: fiducia nei giudici. (Titolo de La Repubblica, venerdì 25 febbraio 2011).
Con chi ce l’avrà il grandissimo Altan? Col Gheddafi? Col Berlusconi? Con entrambi? Ah, saperlo...
(Da La Repubblica di giovedì 24 febbraio 2011).
Lamberto Dini (presidente della commissione Esteri del Senato): L’Italia non auspica la fine del Colonnello, non abbiamo ragioni per volere la caduta di un leader che oggi intrattiene buoni rapporti con tutta la comunità internazionale. Certo, la repressione è inaccettabile, e se Gheddafi continua a percorrere questa strada, segnerà la sua fine. (La Repubblica, giovedì 24 febbraio 2011).
Umberto Bossi: Ormai non si andrà più al voto. Anche perché il rischio immigrazione aiuta Berlusconi e aiuta noi. Almeno penso. (La Repubblica, giovedì 24 febbraio 2011).
Renzo e Umberto Bossi. La notevole somiglianza dimostra che l’uno è davvero il figlio dell’altro. L’atteggiamento del primo, che il dubbio che per lui sarebbe stato meglio il contrario non lo ha mai sfiorato. Finora.
(su) Renzo Bossi: Il Carroccio ha deciso di centralizzare la gestione delle sue “reti informative”. Tutti i media leghisti (La Padania, Radio Padania libera e Telepadania) risponderanno a un’unica struttura.
A comandarla sarà Renzo Bossi. (La Repubblica, giovedì 24 febbraio 2011).
Roberto Maroni: Stanno arrivando un milione e mezzo di profughi! Chiediamo aiuto all’Unione europea! (La Repubblica, giovedì 24 febbraio 2011). Come ha detto ieri il Bossi, la sua reazione sembra la reazione di uno che si è spaventato. Ha visto la gente in piazza e ha perso la calma. Il gran portatore di moccichino verde parlava del Gheddafi, ma le sue parole si attagliano benissimo anche al ministro della Paura... attanagliato dalla paura.
Umberto Bossi: I profughi? Intanto non sono arrivati, e speriamo che non arrivino. Ma se arriveranno li manderemo in Francia e Germania... La reazione di Gheddafi mi sembra la reazione di uno che si è spaventato. Ha visto la gente in piazza e invece di star tranquillo ha perso la calma... L’Occidente ha tollerato e accettato i dittatori pur di mantenere un equilibrio in quei Paesi. Ora qualcuno pensa che, via loro, arriverà la democrazia. Ma lì non è come nei Paesi dell’Est, dove è successo questo. Lì, via i dittatori, arrivano i Fratelli mussulmani. (La Repubblica, mercoledì 23 febbraio 2011). Povero portatore in capo di moccichino verde: è un vero peccato che le sue condizioni non gli abbiano permesso di elaborare questo bel pensierino già al tempo in cui invademmo l’Irak insieme al Bush.
Al D’Alema e al Berlusconi un bel 10 in servilismo.
(su) Massimo D’Alema: Massimo D’Alema fu il primo capo di governo europeo a visitare la tenda di Gheddafi in Libia e, ancora nel giugno scorso, vantava una specialissima confidenza con il colonnello del quale presentava un libro a Roma. (Francesco Merlo su La Repubblica di mercoledì 23 febbraio 2011). Quel giorno, per altro, il D’Alema era in buona compagnia: L’incontro per il libro del dittatore libico, scrisse Corrado Augias su La Repubblica di martedì 15 giugno 2010, ha visto radunarsi una platea eccezionale, con ex presidenti del Consiglio (D’Alema e Dini), banchieri del livello di Profumo, il presidente della commissione parlamentare antimafia Giuseppe Pisanu, un comunista doc come Valentino Parlato e costruttori, imprenditori, uomini delle imprese e della finanza. Il titolo del libro è chiaro: “Il viaggio del leader, Muhammar Gheddafi”. Ma è doveroso ricordare che la palma del servilismo spetta come sempre al Berlusconi, che nel giugno del 2009, ai cosiddetti Giovani della Confindustria disse del Gheddafi le seguenti parole: Uno che governa da quarant’anni è per forza non un dittatore, ma un uomo intelligentissimo.
Frati
(su) Luigi Frati (rettore dell’Università di Roma La Sapienza): Se il razzismo dei Graziani per esempio era accompagnato dallo sproloquio germanoide degli intellettuali di circostanza, come l’allora professore emerito Lidio Cipriani secondo il quale “la razza paleolitica del cirenaico” aveva “il mesotelio composto di resina vetrinosa”, allo stesso modo quando Gheddafi si esibì alla Sapienza di Roma ebbe il plauso, niente meno, del magnifico rettore Luigi Frati, già sospetto di intenso familismo amorale, che segnalò “spunti di grande interesse” nell’elogio del terrorismo fatto dal colonnello. (Francesco Merlo su La Repubblica di mercoledì 23 febbraio 2011). Non solo. Il Frati, mentre laureava il Gheddafi ad honorem, umiliò l’Italia e la propria moglie pronunciando le seguenti parole: Apprezzo molto le sue guardie del corpo donne, signor presidente. Ma mia moglie è in sala e non posso dire di più.
Chi coi servi ti ferisce, da servo perisce.
(su) Silvio Berlusconi e Franco Frattini: La lentezza con cui il governo italiano ha reagito alle notizie sulla repressione in Libia, la spericolata cautela con cui per ore non sono state condannate le violenze di Muhammar Gheddafi, innescano una nuova polemica sull’appoggio del governo Berlusconi al colonnello di Tripoli. Fino a ieri sera, quando Silvio Berlusconi ha dichiarato che “in Libia la violenza sui civili è inaccettabile”, il primo ministro e il ministro degli Esteri Franco Frattini avevano sempre tradito la speranza che Gheddafi riuscisse presto a rientrare in controllo della situazione in Libia. “Non lo chiamo per non disturbarlo,” aveva detto Berlusconi sabato 19; e ieri il ministro degli Esteri, finché ha potuto, ha mantenuto la linea della “non interferenza” che di fatto era un sostegno a Gheddafi, un assenso al suo tentativo di riprendere in mano la situazione. Ieri sera, dopo che i caccia dell’aviazione libica hanno mitragliato le strade di Tripoli, Palazzo Chigi è stato costretto a diffondere una nota per riferire che “il presidente del Consiglio è allarmato per l’aggravarsi degli scontri e per l’uso inaccettabile della violenza sulla popolazione civile: la Ue e la Comunità internazionale dovranno compiere ogni sforzo per impedire che la crisi libica degeneri in una guerra civile”. E ha aggiunto: “Bisogna favorire una soluzione pacifica, che tuteli la sicurezza dei cittadini così come l’integrità e la stabilità del Paese e della regione”. Manca ancora una chiara condanna del governo di Tripoli, così come a Bruxelles già domenica notte Frattini si era rifiutato di condannare il Colonnello, e ancora ieri mattina sosteneva che “la Ue non deve interferire nei processi in corso in Libia, deve limitarsi a incoraggiarli”, provocando il gelo dell’Europa sull’Italia. La presa di posizione, apparentemente rispettosa dell’autonomia e delle istituzioni libiche, era in realtà l’ultima dichiarazione a favore di Gheddafi, nella speranza che potesse riprendere il controllo del Paese. Una posizione esercitata mentre altri ministri europei (per esempio il finlandese) arrivavano a proporre sanzioni contro Gheddafi. (La Repubblica, martedì 22 febbraio 2011).
(su) Roberto Maroni: Sparare sui connazionali è il disonore più inaccettabile, per un militare. Due colonnelli dell’aviazione libica non ce l’hanno fatta: l’ordine era bombardare la folla di Bengasi, ma loro hanno deciso di non partecipare al massacro. Partiti dalla base di Okhabrin Nafe, vicino a Tripoli, hanno virato a nord e sono atterrati a Malta con i Mirage carichi di missili destinati a straziare i manifestanti. Agli stupefatti maltesi, i due libici hanno dichiarato: “Non siamo atterrati in Italia perché temevamo che ci avrebbero rispedito in Libia”. (La Repubblica, martedì 22 febbraio 2011). Ecco cos’hanno fatto i berluscìsti e i leghìni-nordìni dell’onore dell’Italia.
Silvio Sircana: Il ripristino dell’immunità parlamentare servirebbe. Per sbloccare il sistema. (La Repubblica, martedì 22 febbraio 2011). La posizione ufficiale del Pd è opposta. Ma il Sircana insiste per invertirla. Chissà perché.
Violante, Latorre, Sircana e Ceccanti. Detti Lo Spiraglio.
(su) Luciano Violante, Nicola Latorre, Mario Sircana e Stefano Ceccanti: Personaggi come Violante, Latorre, Sircana e Ceccanti avevano aperto qualche spiraglio sul ripristino dell’articolo 68 della Costituzione sull’immunità parlamentare. Poi quello spiraglio si è richiuso in maniera brusca, ma forse non definitiva. (Massimo Giannini su La Repubblica di lunedì 21 febbraio 2011). Sul Violante e il Latorre, cliccali e leggi cosa ne vien fuori. Sul Sircana stendiamo un velo. Quanto al Ceccanti, veltroniano e costituzionalista, ricordiamo che nel dicembre 2008, per dare una mano al Berlusconi tornato al governo grazie al suo caro Veltroni, propose di cambiare la Costituzione in senso presidenzialista; e che nel giugno 2010 è insorto contro Pier Luigi Bersani (insieme, anche allora, a una ben organizzata claque di finti sinistri) perché si era permesso di usare la parola compagni. E notiamo, infine, che uno spiraglio composto da quattro individui, se si apre e si chiude all’unisono, forse è uno spiraglio organizzato. E che perciò sarebbe ora che un giornalista degno di questo nome (come forse il Giannini, che da qualche tempo sembra stia cercando di farsi perdonare certi trascorsi) indaghi in maniera approfondita sulla perfetta concertazione di cui danno spesso prova i filoberluscìsti ancora annidati nel Partito democratico e tra i Radicali.
Il saluto alla Pio XII di Walter Veltroni.
(su) Walter Veltroni: È l’8 ottobre 2009, rivela Wikileaks, quando Elizabeth Dibble, numero due dell’ambasciata americana a Roma, scrive a Washington per raccontare cosa sta succedendo in Italia... Berlusconi, dice, è indebolito, ma non è sconfitto: “Il premier ha ancora una solida maggioranza in Parlamento”. Lo aiuta anche l’opposizione, con il Partito democratico definito “disorganizzato”: l’ex leader Walter Veltroni ci ha detto che il Pd “sarà competitivo fra quattro-cinque anni, riconoscendo cehe nell’immediato futuro non sarà una seria alternativa a Berlusconi”.
(La Repubblica, sabato 19 febbraio 2011).
(su) Nicola “Nichi” Vendola e Matteo Renzi: Con Pier Luigi non abbiamo avuto bisogno di dirci molte parole. Non ci faremo certo dividere. Sono presidente del Pd, condivido molto quanto stabilisce lo statuto del partito su chi debba essere il candidato premier e vorrei che questa regola fosse rispettata da tutti. Ma si dà anche il caso che Bersani abbia tutte le qualità per guidare questo Paese oltre Berlusconi. Io ringrazio Vendola, perché vedo che condivide la necessità di una grande coalizione per uscire da questa fase difficile e drammatica e accetta di fare un passo indietro. Ma i passi importanti si devono fare gratuitamente, evitando di trasferire i problemi in casa d’altri. Devo ripetermi: sono una donna che non è disponibile ad alcuna strumentalizzazione. Quanto a Renzi, che mi ha definita una candidata per perdere, spero ora di averlo tranquillizzato. So che Renzi voterebbe solo Renzi. Bisogna vedere, però, se il Pd voterebbe lui. (Rosy Bindi, La Repubblica, sabato 19 febbraio 2011).
Mariastella Gelmini
(su) Mariastella Gelmini: Caro direttore, siamo le tre organizzatrici della manifestazione che si è svolta a New York domenica scorsa a sostegno dell’appello di Libertà e Giustizia “Resignation/Dimissioni” e della mobilitazione delle donna italiane “Se non ora, quando?”. Nell’intervista all’on. Mariastella Gelmini, riportata su La Repubblica lunedì 14 febbraio, il Ministro ha dichiarato: “Si dovrebbero vergognare quelli che vanno a Times Square a manifestare contro il presidente del Consiglio. Non si denigra in questo modo il Paese all’estero.” Noi non abbiamo denigrato l’Italia. Non siamo stati noi a offrire un’immagine indecorosa del nostro Paese all’estero. Le notizie sulle indagini per prostituzione minorile e concussione a carico del presidente del Consiglio, riportate sui giornali di tutto il mondo, hanno preceduto di gran lunga la nostra manifestazione. Esprimere la propria opinione, in maniera pacifica e nel rispetto delle norme, è un diritto garantito dalla nostra Costituzione e anche da quella del Paese che ci ospita. Non c’è nulla di cui vergognarsi nell’esercitare un proprio diritto. Salvemini, ricordato da Saviano lo scorso 5 febbraio al Palasharp, scriveva che “la libertà politica è sostanzialmente il diritto del cittadino di dissentire dal partito al potere”. (Lettera di Valeria Castelli, Elena D’Amelio e Manuela Travaglianti a La Repubblica di sabato 19 febbraio 2011). Aggiungiamo che non si disonora l’Italia e non si offendono le Donne e tutti gli Italiani “solo” trasformando le residenze del presidente del Consiglio in bivacchi di prostitute, ma anche abbandonando un ministero come quello della Scuola, che fu di Francesco De Santis e di Benedetto Croce, a individui come la signora Gelmini. E, più in generale, dando al mondo l’impressione che non vi siano, in Italia, Donne di gran lunga più adatte di costei a ricoprire incarichi di così elevata responsabilità.
Gli “smemorati” di Firenze (Conso e Mancino) e gli “smemorati” di Palermo (Martelli e Violante).
(su) Giovanni Conso, Nicola Mancino: Nessuno sa niente. Nessuno ricorda niente. Tutti che smentiscono gli altri e qualche volta anche sé stessi. Sfilano i ministri della Repubblica per le stragi di mafia e va in scena l’omertà di Stato. Da loro non si saprà mai nulla su quanto è accaduto in Italia fra la morte di Falcone e le bombe ai Georgofili, da loro non riusciremo mai a sapere chi ha trattato con Cosa nostra per fermare gli attentati. Nel bunker di Firenze, dove si celebra il processo con rito immediato al boss Francesco Tagliavia, uno degli imputati per i massacri del 1993, è calato un silenzio totale e probabilmente finale. Coloro i quali, più di altri, avrebbero potuto consegnarci frammenti di verità sul movente delle stragi sono stati zitti. In due udienze, due ministri testimoni, quello della Giustizia Giovanni Conso e quello degli Interni Nicola Mancino, e due lunghe deposizioni per avvolgere i fatti criminali di diciotto anni fa dentro una nuvola di fumo. Ministri del tempo che si sono contraddetti uno con l’altro, ministri che non hanno spiegato, ministri che hanno svicolato ogniqualvolta veniva sussurrata la parola trattativa o anche solo intesa. Conso l’altro giorno e Mancino ieri, per sostenere, fin troppo categorici, che lo Stato non è mai sceso a patti con la mafia, si sono avventurati e incartati in improbabili ricostruzioni. Come quella sulla revoca nel novembre del 1993 del 41bis, il carcere duro, per 143 imputati di mafia. Il primo ha giurato di aver preso in solitudine quella decisione pur avendone parlato più volte con il suo collego ministro degli Interni; Mancino, al contrario, ha negato di aver mai discusso di 41bis con il Guardasigilli. (...) Dopo gli “smemorati” di Palermo (l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, l’ex presidente della commissione Antimafia Luciano Violante, l’ex direttore generale degli affari penali del ministero della Giustizia Liliana Ferraro) ecco le offuscate deposizioni di altri due ministri.
(Attilio Bolzoni su La Repubblica di venerdì 18 febbraio 2011).
Renzi secondo sé stesso (sotto) e secondo ElleKappa (sopra).
Matteo Renzi: Rosy Bindi leader? Be’, se giochiamo per perdere può andare bene. Ma se tanto tanto il centro sinistra volesse vincere... Possibile che non si esca mai da questa visione decoubertiniana, per cui basta sempre e solo partecipare? La Bindi è una donna di grande esperienza, però le manca la capacità di parlare a un altro mondo rispetto al suo. E poi ha già fatto cinque legislature nel Parlamento italiano più una in quello europeo, la prossima sarebbe la settima. Ancora: alle primarie si è già presentata, nel 2007, e ha perso contro Veltroni. Insomma: la Bindi rappresenta una delle facce dell’antiberlusconismo generato dal berlusconismo. Mi chiedo: dopo tanti anni, non è il caso di immaginare una leadership in grado di segnare l’Italia dei prossimi vent’anni, anziché riproporre il girone di ritorno dei venti appena trascorsi? (La Repubblica, venerdì 18 febbraio 2011). Rosy Bindi? Può andar bene se giochiamo per perdere. La volgarità, peggio che berluscìsta, di un berluscìsta di (finta) sinistra generato dal berluscìsmo di (vera) destra.
Raffaello Vignali (pidiellìno) e Marco Beltrandi (radicalìno) uniti nella lotta.
(su) Raffaello Vignali (pidiellìno) e Marco Beltrandi (radicalìno): La maggioranza di centro-destra, non contenta di ‘manipolare’ la seconda parte della Costituzione, quella che riguarda l’organizzazione dello Stato e la relazione tra i pubblici poteri, ora attacca anche i princìpi fondamentali e la Carta dei diritti e dei doveri dei cittadini. La norma presa di mira è quella sull’iniziativa economica privata, l’articolo 41. (...) Le proposte di modificare una norma che ha sicuri pregi di misura, a fronte della naturale tensione tra spirito di conservazione e indirizzi innovativi, non hanno ancora preso forma precisa, ma qualche anticipazione è sufficiente a suscitare giustificati timori. La lettura di un disegno di legge di provenienza Pdl, a firma del deputato Raffaello Vignali, può servire intanto a farsi un’idea dei propositi negativi accarezzati dalla destra; ma un negativo giudizio, e non solamente per motivi di elementare tecnica che bisogna rispettare nel fare le leggi, deve esprimersi su un progetto di estrazione radicale, a firma Beltrandi, che vorrebbe conferire espresso rilievo di rango costituzionale al principio di concorrenza tra le imprese. (...) Del disegno governativo non è dato conoscere il testo; ma non è difficile prefigurarne il dettato, non solo sulla traccia del Vignali ma altresì alla luce di qualche dichiarazione resa in pubblico dibattito da personaggi rappresentativi della coalizione. Si è sottolineata nell’occasione l’esigenza di escludere ogni preventivo sindacato su contenuti e modalità della singola iniziativa economica del privato, col fissare nella norma nuova il principio che sull’attività dei privati operatori i poteri pubblici possono intervenire solo ex post. (...) Si diceva della risposta inadeguata che al disegno ‘innovatore’ del centrodestra è venuta sino a questo momento dall’area del Pd, per la penna di un radicale. Si vorrebbe nel primo comma inserire un richiamo alla concorrenza ― l’iniziativa, si suggerisce, “deve svolgersi in condizioni di concorrenza” ― e aggiungere un altro enunciato che, se non ambisce a risolvere impegnativi risalenti problemi dell’impresa collettiva capitalistica, è di banale ovvietà: “chi la intraprende ne è esclusivo responsabile”.
(Pietro Rescigno su La Repubblica di giovedì 17 febbraio 2011).
Giovanna Melandri (fioroveltroniana): Per una grande alleanza vedo bene Mario Monti. Bindi non può federare un’alleanza da Vendola al Terzo polo. (La Repubblica, giovedì 17 febbraio 2011).
Fine 2007: Walter Veltroni riconsegna l’Italia a Silvio Berlusconi.
Solo quando lo ammetterà e chiederà scusa in ginocchio, ricominceremo (forse) a prenderlo sul serio.
Walter Veltroni: La Lega Nord deve sapere che la prospettiva di andare al voto con tre poli per poi pensare di fare un accordo postelettorale con Casini e Fini a favore di Tremonti è ora molto più difficile. L’idea di una Grande Alleanza sta maturando come reazione a questa deriva. Se si vota, loro, i leghisti, vanno all’opposizione. Tutti i sondaggi danno a un’alleanza grande un vantaggio di dieci punti. Non capisco perché Bossi e la parte del Pdl con la testa sulle spalle non dicano a Berlusconi una cosa semplice: permetti un nuovo governo, allargato alle altre forze del centrodestra, per chiudere dignitosamente la legislatura con un altro premier. (La Repubblica, mercoledì 16 febbraio 2011). Traduzione: non capisco perché Bossi e la parte del Pidièlle con la testa sulle spalle non si rendano conto che se continua questa deriva, non solo sarà la fine per il berluscìsmo e il leghìsmo, ma il Pd di Bersani diventerà il partito di maggioranza relativa e guiderà il nuovo governo. Non è meglio un bel governo Tremonti che traghetti berluscìsmo e leghìsmo fino al 2013 e li metta in salvo per sempre? Datemi retta, vi prego: sono o non sono il vostro migliore amico?
Roberto Maroni: C’è un esodo biblico, potrebbero arrivare 80.000 migranti e a Bruxelles stanno a guardare. (La Repubblica, martedì 15 febbraio 2011). Il ministro del panico, in piena crisi di panico, chiede aiuto alla mamma?...
(su) Silvio Berlusconi e tutto il berluscìsmo: Susanna Camusso alla manifestazione delle Donne Se non ora quando?, in piazza del Popolo a Roma, domenica 13 febbraio 2011. (L’Unità, lunedì 14 febbraio 2011).
Mariastella Gelmini (sulla manifestazione delle Donne Se non ora quando?, in piazza del Popolo a Roma, di domenica 13 febbraio 2011): Non ho detto che le donne scese in piazza ieri erano poche e radical chic. Io mi riferivo alle promotrici. Continuo a pensare che si sia trattato di un’iniziativa nata e cresciuta nei salotti della cultura e del cinema. Questa indignazione nei confronti di Berlusconi nel Paese non la colgo affatto. Le preoccupazioni dei cittadini sono altre, vogliono sapere semmai quanto devono aspettare per un posto letto in ospedale o quale scuola sia migliore per i figli. La sinistra farebbe bene a occuparsi di questo e lasciar perdere l’antiberlusconismo. La dignità delle donne è un argomento troppo serio per gettarlo in mezzo alla battaglia politica in questo modo. Né la Bindi né la Finocchiaro conoscono quelle ragazze se non attraverso brandelli di intercettazioni dati in pasto ai giornali: è stata emessa una condanna preventiva nei confronti di ragazze la cui unica colpa è aver frequentato Arcore, le hanno messe al rogo come le streghe di Salem. Così si difende la dignità della donna? Ma questa volta non ci sarà la liquefazione del Psi, noi la testa di Berlusconi non la consegniamo. Anzi: si dovrebbero vergognare quelli che vanno a Times Square a manifestare contro il presidente del Consiglio. Non si denigra in questo modo il Paese all’estero.
(La Repubblica, lunedì 14 febbraio 2011).
28 ottobre 2002: primo incontro tra il Berlusconi e il Gheddafi.
Il Berlusconi “rassicura” il Gheddafi: da noi, niente armi ai rivoltosi. (L’Unità, lunedì 14 febbraio 2011).
Un classico: il cosiddetto “uomo forte” che grida di paura a ogni stormir di fronde...
Roberto Maroni: Rischiamo un esodo biblico. Se in Tunisia non succede nulla, se il governo non riprende a governare, sarà difficile prevedere una fine e potrebbero arrivare in decine di migliaia. Le persone che scappano da un Paese allo sbando hanno diritto alla protezione internazionale, non possiamo certo rimandarli indietro... Siamo soli, l’Europa non sta facendo nulla. Il Maghreb sta esplodendo. C’è un terremoto istituzionale e politico che rischia di avere un impatto devastante su tutta l’Europa attraverso l’Italia. Noi siamo come al solito lasciati soli. Stiamo gestendo l’emergenza umanitaria con la protezione civile. Stiamo cercando di metterci in contatto con le forze di polizia tunisine per vedere come gestire questa emergenza, ma ci troviamo senza interlocutori. (La Repubblica, lunedì 14 febbraio 2011). Le parole di un irresponsabile? Di un uomo impaurito, anzi: così terrorizzato da chiedere aiuto alla polizia tunisina (anche perché quella italiana, grazie al suo compare Tremonti, non ha soldi nemmeno per far benzina)? In ogni caso, non le parole di un uomo di Stato. Ma per il Roberto Cota la crisi di panico del ministro degli Interni (si chiama panico delle elites, ci son fior di studi in proposito) non è allarmante: Meno male che al Viminale c’è lui, è un ottimo motivo per stare abbastanza tranquilli. (La Repubblica, lunedì 14 febbraio 2011).
(su) Giulio Tremonti e Roberto Maroni: Cartucce difettose, la Polizia è senza munizioni. Il Viminale agli agenti: stop alle esercitazioni. I proiettili della Repubblica Ceca esplodono. (Titolo de La Repubblica di lunedì 14 febbraio 2011).
Il giovane Eugenio Scalfari con la mamma e la divisa fascista. Cliccalo, se te la senti di ingrandirlo!
(Immagine tratta da Segnalazioni)
Eugenio Scalfari: C’è un tema che unifica questo panorama di eventi e lo prendo da una frase ormai celebre di Immanuel Kant sul “legno storto dell’umanità”. Isaiah Berlin ha scritto un libro intitolato a questa frase. L’umanità è un legno storto, e lo è perché l’uomo risulta da un’incredibile mescolanza di istinti e di ragione... Questo è il legno storto e questo siamo tutti noi... Ma l’opposto non è un improbabile anzi impossibile legno dritto, bensì un legno marcio, un legno imputridito, divorato dai parassiti e dai coleotteri velenosi. Noi, legno storto, non vogliamo che il nostro legno imputridisca, marcisca e sia divorato dai parassiti... Conversando l’altro giorno con Nanni Moretti, l’autore de Il caimano ha detto a un certo punto che dai geni antropologici della nostra nazione sembra emergere una sorta di predisposizione a cedere alla demagogia. (La Repubblica, domenica 13 febbraio 2011). Morale della favola: la scelta sarebbe tra il legno storto della sinistra e il legno marcio della destra. Ma storti saremmo tutti (e il legno marcio avrebbe dunque tutte le ragioni a chiamarci ipocriti, come fa il Ferrara, perché la nostra presunta diversità sarebbe solo apparente, autocontrollo razionale, autocostrizione). E perché saremmo tutti storti? Perché non siamo ragione pura, ma un’incredibile mescolanza di istinti e ragione. Incredibile davvero! Secondo Eugenio Scalfari, massimo comun divisore della Sinistra italiana, l’homo sapiens sarebbe l’unico animale evolutosi storto. L’unico animale, cioè, i cui istinti (per usare la terminologia scalfariana) si sarebbero evoluti al contrario: non in direzione di un perfezionamento della sua attitudine alla sopravvivenza, ma per metterlo in pericolo come individuo e come specie. Una vera iattura: dal più modesto dei vermetti alle maestose balene, tutti legni dritti tranne noi! E gli Italiani ancora peggio, se davvero Nanni Moretti ha pronunciato le parole che lo Scalfari gli attribuisce: feccia dell’umanità, noi Italiani saremmo non solo storti, ma condannati dai nostri geni antropologici (sic!) a non poter che sottometterci ai demagoghi. Sarebbero questi i nostri più celebrati intellettuali e maestri e leader? Omuncoli autocondannati a ripetere per tutta la vita le stupidaggini imparate da bimbi da chissà quali beghine (eh, signora mia, siamo nati per soffrire: l’uomo è una brutta bestia... ― eh, ha proprio ragione, signora mia!) mascherandole da verità scientifiche con l’aiuto di un gergo pseudoscientifico da imbonitori da fiera?
Malan
(su) Lucio Malan: Al centro della polemica un emendamento, presentato dal pidiellìno Lucio Malan, che prevede che il ministro della Salute possa richiedere qualunque informazione aggregata e disaggregata ― “il che significa sulle pazienti e sui trattamenti”, dice Ignazio Marino ― ai centri di procreazione assistita. “La schedatura di massa delle donne che si sottopongono alla fecondazione assistita,” sostiene Marino, “ecco quello che vuol fare questo governo che sembra tenere tanto alla privacy quando si tratta del premier Berlusconi”. (La Repubblica, domenica 13 febbario 2011). Quali altri malanni del Malan registrano le patrie cronache? Solo una sua feroce dichiarazione dell’ottobre 2009 a favore del ripristino dell’immunità parlamentare. Schedate le Donne, impuniti gli onorevoli: questo il bel programmino del Malan.
Giuliano Ferrara, Ignazio La Russa e le mutande.
(su) Ignazio La Russa, Giuliano Ferrara, Piero Ostellino, Pietrangelo Buttafuoco e Iva Zanicchi: Il ministro della Difesa regala alla kermesse di Giuliano Ferrara, In mutande ma vivi, un movimentato fuori programma. Gli si avvicina un giornalista di AnnoZero, Corrado Formigli, che mette in sequenza il Family day e i festini di Arcore. E soprattutto chiede come dovrebbe comportarsi il premier se fossero dimostrate le accuse di prostituzione minorile. La Russa non risponde ed è parapiglia: “Mi ha pestato i piedi” dice il giornalista, che viene identificato e allontanato. “È stato lui” ribatte il ministro. Ma le registrazioni dell’episodio sono chiare e danno ragione al giornalista. Il teatro è strapieno, 1.500 seduti in platea, molti altri fuori. Sul palco anche Piero Ostellino, Pietrangelo Buttafuoco (“Nel tempio immusonito dell’Italia azionista c’è solo una necessità: barakizzare Berlusconi”) e Iva Zanicchi, che tiene soprattutto a chiarire di non essere una bandiera della sinistra per aver disobbedito all’ordine impartitole dal premier in tv. (La Repubblica, domenica 13 febbraio 2011).
Veltroni approva.
(su) Walter Veltroni: All’ufficio stampa del Campidoglio arriva una fedelissima di Veltroni: Ester Mieli sarà la nuova responsabile per i media di Alemanno. Non solo è donna: è anche veltroniana, eletta nell’assemblea costituente del Pd che tre anni fa diede vita al nuovo partito riformista. Trentaquattro anni, due figli, freelance per Libero e Il Sole 24 ore Roma, avrà il compito di far dimenticare gli scandali che in questi tre anni hanno fatto traballare la giunta Alemanno, cercando di conquistargli il favore dei gazzettini avversi. Dalla sua ha un’altra donna, il suo vero sponsor: Isabella Rauti. (La Repubblica, domenica 13 febbraio 2011). Il Veltroni con l’Alemanno e con la figlia di Pino Rauti...
Roberto Calderoli: La festa del 17 marzo è stata istituita con una legge priva di copertura finanziaria: o si va a lavorare, oppure è anticostituzionale. In un momento di crisi come questo, non mi pare opportuno caricarsi dei costi di una giornata festiva che avrebbe sicuramente ricadute sul settore privato. (La Repubblica, domenica 13 febbraio 2011). La crisi è ancora in corso o è finita a seconda di come torna utile a berluscìsti e portatori di moccichino verde.
Ed ecco un “processo” che invece, probabilmente, non finisce mai “in niente”...
Daniela Santanché: Questo processo finirà in niente, ma nessun magistrato pagherà quando Berlusconi verrà assolto. Un tempo dicevano l’utero è mio e lo gestisco io, ora vogliono gestire l’utero di altre donne; sono solo strumento dei maschi. (La Repubblica, sabato 12 febbraio 2011). L’utero? Non sapevamo che il Berlusconi fosse interessato agli uteri... Non si starà confondendo, la nota ditomedista ex neofascista?
(Dal sito Segnalazioni).
Silvio Berlusconi: Golpe... Il popolo e il Parlamento... Germania comunista... I pm, i giornali e i talk show della lobby antiberlusconiana si muovono di concerto, si passano le carte... scelgono di trasformare in scandalo internazionale inchieste farsesche... Puritani e giacobini che hanno in mente una democrazia autoritaria... Io, qualche volta, sono come tutti anche un peccatore, ma la giustizia moraleggiante che viene agitata contro di me è fatta per andare oltre me... Il professor Zagrebelsky, la signora Spinelli, il professor Asor Rosa... golpe morale... Nel documento del Popolo della libertà si parla di eversione politica: è un giudizio tecnico, non uno sfogo irresponsabile... Non ce la faranno... In una democrazia il giudice di ultima istanza, quando si tratta di decidere chi governa, è il popolo elettore e con esso il Parlamento. (La Repubblica, sabato 12 febbraio 2011). Le chiacchiere stanno a zero, Berlusconi: o hai fatto sesso con una minorenne (scappata da casa e gravemente problematica) sapendo o sospettando che era tale, e in tal caso sei un delinquente, oppure non l’hai fatto; o hai intimidito la polizia perché abbandonasse la ragazza a una sfruttatrice di prostitute, e in tal caso sei un criminale, oppure non l’hai fatto. E la verità si stabilisce in tribunale.
Giuliano Ferrara: Non è possibile trasformare i peccati in reati. Se il premier ha ecceduto, non per questo lo si può mettere sotto processo per concussione e prostituzione, è una cosa surreale, incredibile. Sono pazzo di rabbia. (La Repubblica, sabato 12 febbraio 2011). Di rabbia? Se fosse davvero convinto che pagare per far sesso con una minorenne è un peccato e non un reato, sarebbe pazzo e basta. Ma forse, più che di rabbia, è pazzo di paura.
I volti e ciò che rivelano
Silvio Berlusconi e Umberto Bossi: Chi pagherà per questo schifo e questa vergogna? Alla fine pagherà lo Stato, perché non c’è la responsabilità dei magistrati. I pm agiscono con finalità eversive, con accuse infondate che infangano il Paese. Non sono preoccupato per me, io sono un ricco signore (Silvio). Questa è guerra totale, è la magistratura contro il Parlamento. La procura di Milano ha esagerato nei confronti di Berlusconi (Umberto).
(La Repubblica, venerdì 11 febbraio 2011). Di solito il capo dei portatori di moccichino verde è molto peggio del Berlusconi. Questa volta, invece, è identico. Che stia migliorando?
Di giorno l’Angeletti e il Bonanni fanno il trenino col Tremonti. Di notte, bucano le gomme ai Lavoratori.
(su) Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni: Alla stazione Termini di Roma ci sono Raffele Bonanni, segretario della Cisl, e Luigi Angeletti, leader della Uil. Con Giulio Tremonti salgono in prima classe sul Frecciarossa che alle 12 parte verso Napoli, prima tappa di un inedito quanto stupefacente viaggio alla scoperta dei (ben noti) disservizi nei trasporti del Meridione. C’è il tempo di mangiare un panino e una sfogliatella prima di prendere l’Intercity diretto verso le tappe successive, Lamezia e Reggio Calabria. Siamo in seconda classe, questa volta. I pendolari quasi non credono ai loro occhi. Timidamente e sotto lo sguardo attento degli uomini della sicurezza, iniziano a dialogare con Tremonti. Uno si rivolge al ministro chiedendogli di farsi vedere più spesso, in Calabria, per capire come stanno davvero le cose. Tremonti non si scompone: “Sono qui per questo”. (La Repubblica, venerdì 11 febbraio 2011).
Il Mazzatorta, quello che crede che la maestrina dalla penna rossa fosse così chiamata per via della biro...
(su) Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e tutti i portatori di moccichini verdi: La Lega Nord: “Chiudiamo l’Agenzia anti-razzismo”. Emendamento al Milleproroghe per sopprimere l’Unar, l’ufficio che denuncia le discriminazioni, insediato in tutti i Paesi dell’Unione europea. Sandro Mazzatorta, senatore della Lega Nord, sindaco di Chiari (Brescia) e primo firmatario dell’emendamento: “Questi oscuri burocrati, da sei mesi a questa parte, si sono messi a fare politica trasformandosi in maestrini dalla penna rossa: qui siete razzisti, lì xenofoni. Abusano del concetto di discriminazione indiretta e pretendono una parificazione totale tra il cittadino autoctono e l’extracomunitario ospite temporaneo. Quei due milioni sono soldi buttati, l’ufficio va soppresso”. Ma i soldi, in realtà, vengono dall’Unione europea. (La Repubblica, venerdì 11 febbraio 2011).
Maiolo, educatrice di cani.
Tiziana Maiolo (ex radicale, ex pidiellìna, attualmente portavoce di Futuro e libertà): È più facile educare un cane che un rom. (La Repubblica, venerdì 11 febbraio 2011). Forse si è espressa male, forse voleva dire: È più facile leccare il sedere di un cane che guardare la faccia di chi dice cose come queste.
Sara Tommasi (ragazza intervistata da La Repubblica sulla vicenda di Ruby) e Giuliano Ferrara: A palazzo Grazioli c’erano ministri, ministre e tanti altri. Ricordo la Gelmini, la Meloni, Paolo Romani, Paolo Berlusconi... E Giampaolo Tarantini. Con tante ragazze. Io a una certa ora sono andata via e ho visto le ragazze che venivano smistate nelle varie stanze... Ho fatto una cavolata a non accettare la candidatura del presidente Berlusconi alle Europee. Mi dessero uno stipendio, ormai sono sputtanata (Sara). Contro i puritani e i giacobini del Palasharp, contro il neopuritanesimo ipocrita, in mutande ma vivi (Giuliano). (La Repubblica, venerdì 11 febbraio 2011).
(su) Mariastella Gelmini: Graduatorie vietate ai supplenti del Sud, stop della Consulta. Bocciate le regole della Gelmini che ostacolavano il trasferimento al Nord degli insegnanti meridionali: conta solo il merito.
(Titolo de La Repubblica di giovedì 10 febbraio 2011).
Mariastella Gelmini in un momento di grande affabilità
(su) Mariastella Gelmini: Una scuola su tre, e dentro le singole scuole una classe su tre, nella stagione 2011 non porterà i ragazzi in gita scolastica. Un diluvio di no. La riforma (di medie e superiori) è passata, ma la rabbia dei docenti resta alta. Dopo aver fatto saltare la sperimentazione sulla loro valutazione, in queste ore i prof registrano un clamoroso successo dell’ultima forma di protesta: 246 scuola, segnala il censimento del sito controriformadocentiarrabbiati, hanno firmato delibere che annullano l’impegno degli insegnanti per le gite scolastiche. (La Repubblica, giovedì 10 febbraio 2011). Una forma di protesta che purtroppo è come prendere il coltello (berluscìsta) per la lama, perché dequalifica la Scuola dinnanzi alle cosiddette “scuole” private.
Karl Marx
Maurizio Prestieri, boss di camorra intervistato da Roberto Saviano, dice la sua su: 1. L’estrema sinistra e la droga: E a noi ci faceva pure comodo, tutti quelli di estrema sinistra che a piazza Bellini o davanti all’Orientale fumavano hascisc e erba, o si compravano coca, ci finanziavano. Libertà, libertà contro il potere, dicevano, contro il capitalismo, e poi il fumo e la coca a tonnellate la compravano. Quindi quelli votavano pure a sinistra, ma poi i loro soldi noi li usavamo per sostenere i nostri candidati di centrodestra. 2. Il Partito comunista e la libertà dai bisogni: Io provengo da una famiglia che votava Partito comunista, mio padre era un onestissimo lavoratore e quand’ero piccolo mi portava a tutte le manifestazioni, io mi ricordo i comizi di Berlinguer, le bandiere rosse, i pugni chiusi in cielo. Ma poi siamo diventati tutti berlusconiani, tutti. Non so com’è avvenuto il cambiamento, ma è stato naturale stare con chi vuole far fare i soldi e ti toglie tutti i problemi e le regole di mezzo. 3. La democrazia e la partecipazione: Io me li andavo a prendere uno per uno. Ho portato vecchiette inferme in braccio al seggio pur di farle votare. Nessuno l’aveva mai fatto. Garantivo che i seggi negli ospedali funzionassero, pagavamo la spesa alle famiglie povere, le bollette ai pensionati, la prima mesata di fitto alle giovani coppie. Dovevano tutti votare per noi e li compravamo con poco. Organizzavo le gite con i pulmini per andare a votare. Facevamo sentire la gente importante con un panino e una bolletta pagati. Se la democrazia è far partecipare la gente, noi siamo la democrazia perché andiamo da tutti. Poi questi ci votano e noi facciamo i cazzi nostri. (La Repubblica, giovedì 10 febbraio 2011).
Due aspetti del Berlusconi: indovina qual è il più sincero?
(su) Silvio Berlusconi: Vi invito a leggere un articolo scritto nel 2002 sul Paìs da Javier Marìas (è riprodotto nel blog http://www.mirumir.blogspot.com). Lo scrittore enumera gli ingredienti della seduzione berlusconiana: la sua disinvoltura sempre sottolineata in rosso, il sorriso falso perché costante, il passato di cantante come allenamento per staccarsi dai domestici e mischiarsi ai potenti, la mentalità di vecchio portinaio franchista ossequioso coi potenti e sdegnoso coi domestici, il risentimento dietro una bontà caricaturale, il terrore d’essere escluso dalle cerchie dei grandi, l’assenza di ogni vergogna narrativa. Egli seduce i declassati identificandosi con loro, e tanto più li sprezza. La sua morale: sei un perdente se non infrangi, come me, leggi, diritti, costituzione.
(Barbara Spinelli su La Repubblica di mercoledì 9 febbraio 2011).
Riccardo De Corato e Gian Valerio Lombardi
(su) Riccardo De Corato e Gian Valerio Lombardi: C’è un vicesindaco milanese, Riccardo De Corato, che esibisce gli sgomberi dei campi rom effettuati negli ultimi anni con la meticolosità del demagogo: pare siano ormai quasi 400 (il Veltroni e l’Alemanno davanti a lui sono zero, n.d.r.). Peccato che il viavai riguardi sempre le stesse disgraziate persone, per una buona metà minorenni. Il vanitoso buttafuori De Corato, nello stesso periodo, contabilizza l’espatrio forzato di neanche 50 stranieri irregolari: gli altri senzatetto, italiani e non, penano tuttora in vagabondaggio nei margini della città. E perfino quando si trattava di smantellare un grande campo autorizzato, il Triboniano, per le superiori esigenze dell’Expo 2015, il Comune ha preferito farsi condannare in Tribunale piuttosto che concedere alloggi popolari in disuso a 11 (solo undici!) famiglie colpevoli di appartenere all’etnia rom. Naturalmente, il prefetto di Milano che ha disatteso i contratti stipulati con le associazioni del no profit è lo stesso che riceveva sollecito la favorita caraibica del premier, nella cui cantina erano nascosti chili di cocaina. (Gad Lerner su La Repubblica di mercoledì 9 febbraio 2011). Ma sul prefetto Gad Lerner è più esplicito sul suo blog: Avete presente il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi? Protagonista dell’abiura del contratto sottoscritto per lo sgombero del campo rom legale del Triboniano, su ordine tardivo del ministro Maroni. E a seguito della vile retromarcia della firmataria Letizia Moratti, sindaco di Milano. Ora apprendiamo che questo alto funzionario dello Stato, nel mentre si rimangiava un accordo per destinare ai Rom legalmente residenti al Triboniano undici abitazioni popolari (in uno stato talmente deteriorato che comunque non si sarebbero potute assegnare in graduatoria), accoglieva servizievole in corso Monforte la soubrette Marysthell Garcia Polanco forte della raccomandazione del premier. “Posteggi pure nel nostro cortile”, si arruffianava il Lombardi. Cosa proveranno gli agenti del sindacato di polizia che lunedì scorso all’Infedele furono oggetto della protervia di Marysthell Polanco, accusati di metodi brutali nella perquisizione solo perchè avvenuta alle sette del mattino e in presenza di sua figlia? Il fidanzato della soubrette veicolava chili (sì, chilogrammi) di cocaina in giro per Milano, guarda caso, con l’automobile di Nicole Minetti. Un bel pacchetto lo teneva nella cantina di Marysthell, in via Olgettina 65. Ma lei osava protestare in tv, forte del rapporto privilegiato concessole dal prefetto Lombardi. Forte con i deboli e debole con i forti. Se avesse dignità, si sarebbe già dimesso.
E pensare che il Berlusconi lo disse a quel galantuomo di Schultz che aveva la faccia da kapò...
Cesare Bossetti, portatore di moccichino verde che non si è alzato
durante il minuto di silenzio in Consiglio regionale per i bambini rom
morti a Roma: Non sono morti così importanti. Allora
facciamolo anche per gli incidenti. (L’Unità,
mercoledì 9 febbraio 2011). Se dicessimo che ci piacerebbe, il giorno
lontano in cui questo portatore di moccichino verde tirerà le cuoia per
cause naturali, essere ancora così vivi e forti da poter ballare sulla
sua tomba, rischieremmo purtroppo di assomigliargli, sia pure alla
lontana. Diciamo, allora, che non balleremo. Anche perché, se lo
facessimo, alla sua tomba daremmo il lustro che altrimenti non avrà.
Gianni Alemanno: Chiederemo alla protezione civile di allestire delle tendopoli, così potremo sgomberare tutti i microcampi fatti di baracche e di morte... Le tendopoli ci daranno la possibilità di essere più incisivi negli sgomberi, con questo strumento l’azione del comune potrà essere più massiccia, incisiva e costante... Adesso i Rom vivono in baracche di plastica e nylon, altamente infiammabili. Le tendopoli sarebbero fatte con tende militari, in materiale ignifugo. Non accetteremo veti di Tizio o Caio, le tende sorgeranno dove riterremo opportuno, non ci saranno presidenti di municipio o comitati civici che tengano... Chiederemo al governo complessivamente 30 milioni di euro, per fronteggiare questa emergenza abbiamo intenzione di chiedere al ministero della difesa delle strutture, ci sono delle caserme dismesse che potranno essere utilizzate. Tre campi non bastano per alloggiare le 2.400 persone che vivono negli insediamenti abusivi... Chi vive a Roma dovrà accettare le nuove condizioni di sicurezza che l’amministrazione intende perseguire con i campi regolari: diversamente si potrà procedere anche all’affidamento dei minori. Chiederemo al Tribunale dei minorenni di darci la possibilità di levarli alle famiglie e darli in affidamento. (La Repubblica, martedì 8 febbraio 2011). Parole chiave: emergenza, abusivi, sgomberi, militari, milioni di euro, vi togliamo i figli.
Alemanno e Veltroni
(su) Gianni Alemanno e Walter Veltroni: Le amministrazioni, sotto la falsa insegna delle politiche di integrazione, alimentano l’emarginazione che è causa di queste morti innocenti. I piani per i campi rom vanno bocciati senza appello: hanno costruito isole di marginalità e miserie aggiuntive. La giunta Alemanno e quelle che l’hanno preceduta (Veltroni e Rutelli, n.d.r.) non hanno considerato un’evidenza basilare: i Rom sono persone. E persone non più nomadi, con gli stessi nostri doveri e lo stesso diritto alla casa. Le amministrazioni avrebbero dovuto rispettare il loro desiderio e bisogno di stanzialità. Invece sono sempre ultimi nelle graduatorie per l’assegnazione delle case popolari perché i numerosi sgomberi che subiscono non vengono considerati sfratti. Eppure sono più numerosi e traumatici. La famiglia dei bambini morti ne ha subìti trenta in dieci anni: è questo il risultato? E non si valuta mai il peso di uno sgombero, con schieramenti di ruspe, cani e forze dell’ordine, sulla vita dei minori. (Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, a La Repubblica di martedì 8 febbraio 2011). Prete per prete, meglio uno vero di un ipocrita fasullo. Soprattutto se il vero ti dice il vero: che l’ipocrita fasullo non è diverso dal camerata fascista.
Aspetti di Giuliano Ferrara.
(su) Giuliano Ferrara: L’unica cosa su cui vale la pena ragionare, nell’attacco furibondo di Giuliano Ferrara a Gustavo Zagrebelsky, dopo la manifestazione di Libertà e Giustizia di sabato scorso a Milano, non sono gli insulti (di tipo addirittura fisico, antropologico) e nemmeno la rabbia evidente per il successo di quell’appuntamento pubblico che chiedeva le dimissioni di Berlusconi: piuttosto, è l’ossessione permanente e ormai eterna della nuova destra nei confronti della cultura azionista. (Ezio Mauro su La Repubblica di martedì 8 febbraio 2011).
Osvaldo Napoli
Osvaldo Napoli (deputato pidiellìno): La manifestazione milanese di Libertà e Giustizia con Saviano, Eco e Zagrebelsky? Moralismo straccione di una plebaglia assetata di sangue, per espettorare l’odio che schiuma dai loro animi. (La Repubblica, martedì 8 febbraio 2011).
Alessandro Baricco: Se posso fare un esempio ridicolo, si sarà notato che da un po’ di tempo un’autorevole (autorevole!, n.d.r.) industria alimentare italiana ha messo in commercio una nuova linea di succhi di frutta (ma forse sono anche un po’ frullati, non ho capito, e me ne scuso) (si scusa!, n.d.r.) scegliendo questo straordinario nome: Storie di frutta. A volte, nel suo rude cinismo, il marketing ci aiuta a capire cose molto più grandi di lui (quanto gli piace il rude cinismo, è così barbaro..., n.d.r.): qui, l’idea che dalla pera al succo di pera succeda qualcosa, e quel qualcosa generi un’amplificazione dell’esperienza, e grazie a quel qualcosa scocchi in qualche modo una magia ― tutto questo è sintetizzato genialmente (genialmente!, n.d.r.) in una sola parola: storia. Così come un anziano è la somma di un bambino più tutta una vita, così la pera, diventando succo di pera, vive tutta una vita, entra nel mondo della saggezza, di una qualche grandezza: diventa una storia. Vorrei esser chiaro: all’epoca in cui io ero bambino (non semplicemente quando, ma all’epoca!, n.d.r.), un succo di frutta con quel nome glielo tiravamo dietro. Cosa è successo, nel frattempo? La stessa cosa che ha portato Obama alla Casa Bianca, probabilmente, cioè un innalzamento dello storytelling a unica lingua riconosciuta unanimemente: chi la usa meglio, vince. O vende (vince e vende!, n.d.r.). (...) Non sfugge che questo trionfo della narrazione ci sta immettendo in un mondo assai strano, in cui il confine tra i fatti e il racconto dei fatti ha confini molto labili, e spesso inesistenti. Spesso non solo non riusciamo a capire cosa è reale e cosa narrazione, ma non ci importa saperlo (me ne frego!, n.d.r.). (La Repubblica, martedì 8 febbraio 2011). Per piacere al Berlusconi e all’Alemanno e ottenere il teatro Valle bisogna dunque far loro capire che ci piace il Vendola? Chissà. Quel ch’è certo è che il rivale Barbareschi, benché ora sia tornato all’ovile, ha dato invece un po’ troppo l’impressione di veder con favore la grande alleanza antiberluscìsta proposta da Bersani.
Uno ha dato a Obama dell’abbronzato, l’altro del rabbino. La “cultura” di riferimento è la stessa
(il Ventennio o giù di lì), ma il Berlusconi, incredibile dictu, è più raffinato.
(su) Sergio Marchionne: Sergio Marchionne chiede scusa a Barack Obama per aver deprecato gli alti tassi d’interesse imposti dall’Amministrazione Usa sui suoi prestiti alla Chrysler. E chiude, così, l’altro incidente provocato dalla sua conferenza di San Francisco, nel corso della quale aveva ventilato la possibilità di trasferire in America il quartier generale dell’intero gruppo Chrysler-Fiat. Dunque marcia indietro e tante scuse a Washington per aver definito i suoi prestiti “una spina nel fianco di cui voglio liberarmi al più presto” e soprattutto per avergli appioppato l’aggettivo shyster. Un termine che secondo il dizionario descrive “politici senza scrupoli, affaristi fraudolenti”. Già abbastanza offensivo così. Inoltre, se riferito al mondo del credito, evoca inevitabilmente la figura dell’usuraio e come tale “può tingersi di antisemitismo”, come ha sùbito rilevato il New York Times costringendo un portavoce della Fiat a smentire “ogni interpretazione antisemita”. (La Repubblica, lunedì 7 febbraio 2011).
Renzi e Berlusconi uniti nella lotta.
Matteo Renzi (a Bersani, che ha dichiarato: “A Berlusconi diciamo vai a casa dieci milioni di volte, quante sono le firme che raccoglieremo e porteremo a palazzo Chigi l’8 marzo, per il giorno delle donne. Noi saremo con le donne in piazza, perché conosciamo le nostre mogli, compagne, figlie, amiche, e non accettiamo che siano merce da vendere”): Meglio se il Pd raccoglie meno firme e ha più idee. (La Repubblica, sabato 5 febbraio 2011).
Titolo de L’Unità di lunedì 7 febbraio 2011)
E d’altra parte non si erano neanche fatti raccomandare da Matteo Renzi...
Emma Marcegaglia e Umberto Bossi uniti nella lotta.
Emma Marcegaglia: Sì, il centocinquantenario dell’Unità d’Italia va festeggiato, ma al tempo stesso si deve tener conto delle esigenze di un’economia che sta facendo e sempre più deve fare ogni possibile sforzo per recuperare competitività. Una nuova festività ― per di più collocata in una giornata, il giovedì, che si presta a essere utilizzata per un ponte lungo sino al fine settimana ― comporta perdite elevate in termini di minore produzione e maggiori costi per le imprese. Darebbe un segnale fortemente dissonante rispetto alle azioni che, faticosamente, le parti sociali stanno mettendo in atto per recuperare ogni possibile margine di produttività, per poter fare nuovi investimenti e salvare posti di lavoro in Italia. (La Repubblica, sabato 5 febbraio 2011).
(su) Hydromania (parco acquatico romano sito in vicolo di Casale Lumbroso 200, 00166 Roma): Omissione di atti d’ufficio. Sarebbe questa l’ipotesi di reato al vaglio della procura di Roma, che ha iscritto nel registro degli indagati due assessori comunali, Marco Corsini (Urbanistica) e Davide Bordoni (Commercio) insieme al capo della segreteria del sindaco, Antonio Lucarelli. La vicenda nascerebbe da un esposto presentato da alcuni residenti di Casale Lumbroso che, l’anno scorso, hanno denunciato la mancata esecuzione della sentenza con cui il Tar nel 2008 aveva ordinato la riapertura di una strada comunale inglobata sin dal 2001 nel parco acquatico Hydromania, di fatto “privatizzandola” con cancelli e muretti di recinzione. Blocco che tuttora impedisce il transito agli abitanti della zona e addirittura l’accesso diretto, pena l’allungamento di un paio di chilometri, alle ville della lottizzazione “Giardini di Pescaccio”. Una vertenza annosa, condita da ricorsi e contenziosi giudiziari, sia civili sia amministrativi, in cui è parte anche il Comune, culminata in clamorose proteste di piazza. In seguito alle quali si è mosso perfino il sindaco Alemanno, che l’anno scorso si è recato di persona a casa di alcuni attivisti dei comitati di quartiere per rassicurarli circa un pronto intervento del Campidoglio... Un tentativo in realtà era stato già fatto nel 2009, quando la conferenza di servizi promossa dall’assessore Bordoni aveva ipotizzato di costruire una strada alternativa anziché utilizzare quella occupata abusivamente dalla Arim (la società che gestisce Hydromania). Interessato, il titolare del Commercio, a “scongelare” un’area coinvolta da un ambizioso programma di trasformazione urbanistica (denominato “Pescaccio-Via di Brava”) che tra l’altro prevede la nascita del terzo centro commerciale metropolitano in ordine di tempo, ma il primo per estensione a Roma, con l’apertura di un’altra Ikea e vari grandi magazzini. Fra proteste e aule di tribunale, si arriva così al 13 maggio 2010, quando la giunta comunale approva una memoria di indirizzo, firmata dagli assessori Corsini e Bordoni, con cui si dà mandato agli uffici di approfondire la pratica per trovare una soluzione. Dell’istruttoria vengono incaricati i dipartimenti Urbanistica e Mobilità che, ciascuno per la propria competenza, dovranno progettare una seconda strada e predisporre due varianti, urbanistica e viabilità, per consentire il trasferimento del parco acquatico in un’area attigua ma meno invasiva per i cittadini. In cambio, l’avvocatura comunale sospenderà tutte le azioni giudiziarie. Da allora, però, nulla è più accaduto. Almeno fino a oggi. (La Repubblica, cronaca di Roma, sabato 5 febbraio 2011). Perché ci interessiamo tanto al parco acquatico Hydromania? Per il semplice motivo che i giornali ne hanno già parlato... Il 7 giugno 2008, in una lettera inviata al quotidiano La Repubblica, si denunciava: Chiedo alla vigilanza del parco perché sia stato impedito l’ingresso alla famiglia che era in fila alla biglietteria davanti a noi. Mi rispondono: “Signora, lei vorrebbe che suo figlio facesse il bagno in piscina con uno zingaro?”. Il 16 giugno 2009, invece: Esasperata dal rumore che viene dal parco acquatico Hydromania, ieri mattina Vittoria Mastrotaro si è incatenata al cancello del Municipio XVI: “Sono anni che lottiamo contro il rumore che c’è in estate. Il Comune faccia qualcosa”. |
Marcello Dell’Utri (a destra).
(su) Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri: Spatuzza: le stragi? Avevamo le spalle coperte. Il pentito in aula a Firenze: il boss mi parlò di rapporti con Berlusconi e Dell’Utri. Gaspare Spatuzza riferisce ai giudici di Firenze tutto quello che gli ha spiegato Madre Natura, il capo che lui adorava come un dio, il mafioso Giuseppe Graviano. Quando, il 20 luglio 1992 (il giorno dopo l’uccisione di Paolo Borsellino) gli disse: “Dobbiamo stare tutti uniti perché dobbiamo fare altre cose come questa... era tutto un programma...” Quando, verso la fine del 1993, davanti al mare di Campofelice di Roccella, gli disse: “Dobbiamo fare un attentato con un po’ di morti a Roma... che era un bene che ci portavamo un po’ di morti, così chi si deve muovere si dà una smossa, c’era in piedi una situazione che se andava a buon fine ne avremo tutti dei benefici, a partire dai carcerati”. Quando, nel gennaio 1994, al bar Doney di Roma, gli disse: “Abbiamo ottenuto tutto grazie alla serietà di queste persone, che non erano come quei quattro cornuti di socialisti che ci avevano venduto nel 1988. Ed è lì che menziona la persona di Berlusconi. Io gli chiesi se era la persona di Canale 5 e lui me lo confermò e mi disse che c’era anche un suo compaesano, Marcello Dell’Utri”. Sull’incontro al bar Doney ricorda ogni particolare: “Ci siamo seduti in un tavolino e abbiamo consumato qualcosa, poi Giuseppe Graviano mi ha detto ancora che «ci siamo messi il Paese nelle mani grazie a queste persone, ma che andava fatto l’attentato all’Olimpico per dare il colpo di grazia»”. (Attilio Bolzoni, La Repubblica, venerdì 4 febbraio 2011).
Franco Frattini in un momento di relax.
(su) Franco Frattini: Come Barbareschi fa molto il politico e poco il commediante, così Franco Frattini ci tiene tanto al suo ministero degli Esteri e non abbastanza al lavoro in cui qualcuno lo ritiene un discreto mestierante: il maestro di sci. Sulla brutta storia delle carte arrivate da Santa Lucia che riguardano il cognato di Fini e la casa di Monte Carlo, Frattini è stato iscritto nel registro degli indagati per abuso d’ufficio a seguito della denuncia di un militante di Fli. Ma anche in Europa hanno da ridire: i ministri degli Esteri della Ue non hanno trovato un accordo sul nuovo testo sulle libertà religiose a causa del riferimento esplicito alle persecuzioni dei cristiani che Frattini chiedeva. Bocciato. Più facile lo slalom a Cortina che le serpentine fra Berlusconi e Vaticano. (Left, venerdì 4 febbraio 2011).
(su) Alessandro Baricco: “Previsione lunare” è stato il commento del sindaco di Roma Alemanno all’ipotesi di affidare il teatro Valle a Luca Barbareschi. Quindi la cordata alternativa capitanata da Alessandro Baricco e da Oscar Farinetti, l’imprenditore che con i suoi supermercati Eataly arriverà all’Air terminal Ostiense, è prossima alla conquista della prestigiosa sala. Infatti per mercoledì 9 febbraio è previsto un incontro in Campidoglio tra Alemanno, il suo assessore alla Cultura Gasperini, Nastasi, capo di gabinetto del ministro Bondi, Baricco e Farinetti, per definire i passaggi necessari all’affidamento del Valle e avviare le pratiche per il trasferimento del teatro dallo Stato al Comune. (Left, venerdì 4 febbraio 2011).
Sergio Chiamparino (sul federalismo fiscale): Un decreto importante che, se verrà portato avanti, ricostruisce, un po’ migliorata, la situazione dei Comuni prima dell’abolizione dell’Ici... Chiederemo insieme alle Regioni un tavolo di confronto per una revisione del fisco centrale. Se si spostano i poteri di imposizione verso la periferia e non si riduce la pressione fiscale al centro, è inevitabile che le cose si sommino con risultati che sono facilmente immaginabili: un aumento complessivo delle tasse: Questo bisogna evitarlo, i cittadini non capirebbero... Anche la presidente di Confindustria, Marcegaglia, con cui ho parlato al telefono, è d’accordo in pieno con la nostra proposta. (La Repubblica, giovedì 3 febbraio 2011). Traduzione: viva il federalismo leghìsta, purché si accompagni a un più deciso strangolamento dello Stato. E purché Confindustria sia d’accordo.
Silvio Berlusconi (a una festa): Venite, il bunga bunga è di qua. (La Repubblica, mercoledì 2 febbraio 2011).
Simeone Di Cagno Abbrescia su un sito pornografico? No, su un sito di prostitute. C’è differenza.
Fioroni ritratto mentre prega, per l’Italia, che la manifestazione delle Donne del 13 febbraio fallisca.
(su) Giuseppe “Beppe” Fioroni: Fioroni ha annunciato che il 13 febbraio non sarà in piazza a manifestare per la dignità delle donne, ma in chiesa a pregare per l’Italia. (Citato da Rosy Bindi, che si dichiara non d’accordo, su La Repubblica di mercoledì 2 febbraio 2011). Ringraziamo il “Beppe” per questa generosa ammissione che andare in chiesa a pregare è alternativo alla difesa della dignità delle Donne. Bisogna riconoscere che sta diventando meno ipocrita. Un miracolo? Nel caso, di san Pier Luigi.
Maroni premier e Letta cosa? Ministro della propaganda?
(su) Enrico Letta: Enrico Letta, vice segretario del Pd, si è detto disponibile a ragionare su un eventuale governo Maroni. (Citato da Rosy Bindi, che si dichiara non d’accordo, su La Repubblica di mercoledì 2 febbraio 2011). Traduzione: Enrico Letta, vice segretario del Pd, si è detto disponibile a ragionare su un eventuale governo nazista. Fuori dal Pd i berluscìsti, i fondamentaliberisti, i fondamentalisti cristiani e gli scalfariani! Pd libero!
Brigandì e Brigandì
(su) Matteo Brigandì: Ha chiesto le carte su Ilda Boccassini alla sezione disciplinare. E questo poteva farlo. Per leggerle se l’è portate nel suo ufficio. E qui già comincia l’anomalia. Il fascicolo, riservato, andava compulsato sul posto. Visto che c’era, e che le carte erano numerose, ha deciso che era meglio fotocopiarle. Qui siamo già in pieno abuso d’ufficio. Poiché è pur sempre un consigliere del Csm, le copie non se l’è fatte da solo, ma le ha chieste agli addetti. E qui ci sono, dunque, pure i testimoni del reato. Immuni da un coinvolgimento, poveretti, perché potevano anche non sapere cosa stessero fotocopiando. Per chiudere il cerchio, giusto in quei giorni, la cronista de Il Giornale è stata al Csm per un appuntamento con Matteo Brigandì. (La Repubblica, mercoledì 2 febbraio 2011). Ricordiamo, tanto per gradire, che nel 2009 il Brigandì presentò una proposta di legge per la castrazione chimica. Che, sempre nel 2009, propose di migliorare la legge sul cosiddetto legittimo impedimento con il seguente emendamento: Costituisce assoluta impossibilità di comparire per l’imputato lo svolgimento di attività inerenti alle funzioni istituzionali o politiche di premier, ministro, sottosegretario, parlamentare. E che, nel febbraio del 2010, apostrofò il deputato dell’Italia dei Valori Evangelisti nei seguenti termini: “Guarda che a me non me ne fotte un cazzo. Non farti vedere in giro, perché appena ti incontro e non c’è nessuno ti spacco la faccia. Di’ una parola e ti spacco il culo... Leghisti, a me: lo stronzo è lì, andiamolo a prendere!”. Infine, per completezza, proponiamo un piccolo test: se vi obbligassero col mitra alla nuca ad accettare per vostra figlia una vacanza di una settimana con la povera Ruby o con la “cronista de Il Giornale” di cui sopra, a quale delle due la consegnereste?
(su) Luca Barbareschi: Barbareschi al teatro Valle? Il sindaco: “Ipotesi lunare”. Tutto inizia quando lunedì il regista, eletto alla Camera con il Pidièlle e poi passato con Fini in Futuro e libertà, di cui ha persino inventato il nome, bussa alla porta di Arcore e incontra Berlusconi, offrendo il ritorno nella maggioranza e chiedendo la direzione del teatro Valle. Ieri, mentre trovava conferme il passaggio nel gruppo dei Responsabili, l’alzata di scudi prima e l’intervento del sindaco poi. E così alla fine era Barbareschi a tirarsi indietro, parlando al programma Un giorno da pecora, su Radio2: “Lasciare Fli per dirigere il teatro Valle? Bello sfigato che sarei! Direttore di un teatro che non ci ha una lira. Il Valle, se lo prendo, faccio io un piacere a loro perché devo metterci i soldi io, che è diverso”. Tra tanti dubbi, una verità: il ministero dei Beni culturali, che ha preso in carico il Valle, non ha ancora i soldi per garantire la programmazione della prossima stagione del più antico teatro romano in attività, inaugurato nel 1727. (La Repubblica, cronaca di Roma, mercoledì 2 febbraio 2011). E Baricco? Come mai La Repubblica in questo idilliaco quadretto non cita anche lui? Mah... misteri.
(su) Luca Barbareschi: “Berlusconi mi ha offerto di tutto per tornare nel Pidièlle, ci sono undici posti liberi da sottosegretario, ma non siamo entrati nel merito”. Dopo l’incontro con il premier lunedì ad Arcore, l’uscita di Luca Barbareschi da Fli per un ritorno in maggioranza era data per certa. Poi, ieri, un incontro con Fini e Casini e la marcia indietro: “Non ho nessuna intenzione di andare con i Responsabili di Moffa, non esco da Futuro e libertà”. Ma è possibile che Barbareschi decida di lasciare la politica e dimettersi da deputato: “Noi dobbiamo tenere una posizione di destra, e con Rutelli mai: lunedì saprete la mia scelta, parlerò del trasformismo”. (La Repubblica, edizione nazionale, mercoledì 2 febbraio 2011). E Baricco? Come mai La Repubblica in questo idilliaco quadretto non cita anche lui? Mah... misteri.
Luca Barbareschi
(su) Luca Barbareschi: Luca Barbareschi, ultrà finiano, che appena il 6 novembre scorso leggeva commosso alla kermesse di Fli a Perugia il Manifesto per l’Italia accompagnato dalle note di Morricone, ieri pomeriggio ha bussato alla porta di villa San Martino. Al premier ha raccontato quanto ormai si senta “a disagio” nel Nuovo polo, quanto ritenga di non aver “nulla da spartire con uno come Francesco Rutelli”. Ha ammesso “l’errore compiuto”. Pronto a lasciare i banchi di Bocchino e Briguglio per approdare per adesso al gruppo Misto e dopo ai Responsabili. Le richieste che, di contro, Barbareschi avrebbe posto sul piatto: il deputato ritiene di essere il candidato naturale per la guida del teatro Valle. E la sponsorizzazione del sindaco di Roma Gianni Alemanno, stando a quanto avrebbe garantito al premier, sarebbe acquisita. (La Repubblica, martedì 1° febbraio 2011). E Baricco? Come mai La Repubblica in questo idilliaco quadretto non cita anche lui? Mah... misteri.
Marco Pannella: Ho parlato in carcere con Concutelli, non posso dialogare con il porco Berlusconi?... Io ministro della Giustizia? Ne abbiamo riso insieme, e siamo passati a cose più serie. (La Repubblica, martedì 1° febbraio 2011). Chissà che proprio il Berlusconi non faccia del Pannella una persona seria. Perché il Berlusconi, anche se spesso fa il buffone, è spaventosamente serio. Mentre il Pannella, anche se qualche volta fa il serio, è sempre stato (politicamente) un buffone.
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