Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Meglio Ridere!
la Pagina di Quelli che fanno Piangere... nel mese di dicembre del 2009!
Home Clicca qui per i mesi precedenti o successivi! Clicca qui per il Diario del Prof "La Terra vista da Anticoli Corrado"! |
In questa pagina raccogliamo le parole di chi vorrebbe farci piangere. E cerchiamo, invece, di riderne. Torna spesso: troverai sempre delle novità, perché questa è gente che una ne pensa e cento ne dice! E se vuoi segnalarci qualche “perla” che ci è sfuggita... |
Com’è brutta, non solo in Italia ma ovunque nel mondo, la Destra clerico-fascista. Quale che sia la palandrana che la maschera, costretta alla cautela o impunita fino all’esaltazione, il contrasto tra la melliflua bonomia delle immagini ufficiali e l’odio che spira dalle facce reali finisce sempre col tradirla. E allora si scopre che quale che sia la palandrana che la maschera, costretta alla cautela o impunita fino all’esaltazione, la Destra clerico-fascista ― mediatici o medioevali che siano gli strumenti con cui i sobillatori di immaginazioni malate controllano le menti riempiendole di disprezzo e di paura di sé e di ognuno ― è sempre in preda al medesimo terrore, sempre lo diffonde, parla sempre la stessa lingua e dice sempre la stessa cosa: che nessuno viva, che nessuno ami, che nessuno immagini, che nessuno crei, che nessuno si permetta... Poiché né i secoli né i millenni possono alcunché contro il ripetersi coatto di un’immaginazione cui la pazzia fa morte la vita e chiama vita la morte. Non si deve riderne? Anzi. Si può solo riderne. Ma appunto bisogna saper vedere e riconoscere, sotto gli infiniti travestimenti, gli eterni grotteschi pupazzetti che non fanno che ripetere la medesima manfrina. Fino all’ultimo, inutile respiro.
Vogliamo dirlo? Ebbene sì, è ora di dirlo: il Vendola non ci piace. Non sappiamo perché. Non ci piace e basta. Secondo noi, ha una faccia cattiva. Molto cattiva, secondo noi. E questo, se è vero, è grave più che a sufficienza per motivare la nostra avversione. Ma il Vendola non ci piace neanche nelle piccolezze, nelle bagatelle, nelle pinzillacchere. Niente, nel Vendola, ci piace anche solo un minimo. Non ci piace, per esempio, lo scontatissimo rosa della sua cravatta. Non ci piace che porti l’anello al pollice (clicca qui per vederlo). E non ci piacciono (ammesso e non concesso che si debba motivare l’antipatia anche politicamente) gli sfracelli che sta combinando pur di conservare la sua via di fuga personale ― un governatorato blindato contro tutti e contro tutti ― dal vicolo cieco in cui anche lui (e non poco) ha contribuito a cacciare la Sinistra radicale. Significa forse, tutto questo, che invece ci piacciano il D’Alema e le sue eterne e fallimentari manovrine da imitatore di mezza tacca di Giulio Andreotti? Assolutamente no. Il D’Alema, a nostro non umile parere (quantunque non sembri davvero cattivo come il Vendola né ― per dare un colpo al cerchio e uno alla botte ― davvero infido e subdolo come il Veltroni) tuttavia neanche lui sembra un politico normale in un Paese normale: è strano il suo ghigno, è strana la sua sicumera, è strano che la sua faccia sia sempre la stessa, una maschera che non prevede altri sentimenti che la tronfia arroganza, né altri modi di esprimerla che il ghigno furbesco. E soprattutto (ammesso e non concesso che si debba motivare l’antipatia anche politicamente) non ci piace che il D’Alema stia sempre lì a strisciare e tramare nei sotterranei come un mostro di Lovecraft, e che i suoi intrighi e macchinazioni puntualmente sfocino in vittorie della Destra e umiliazioni della Sinistra. Come sta avvenendo in Puglia. Dove la credibilità di Michele Emiliano è stata deturpata dalla semplicioneria con cui si è lasciato mandare allo sbaraglio dall’astuzia dalemiana contro la cattiveria vendoliana. Forse perché anche l’Emiliano un po’ stranino lo è. Guarda, per esempio ― nella foto qui sopra ― com’è evidente che del Vendola e della sua faccia cattiva l’Emiliano ha paura. E fa bene: paura sana, secondo noi. Ma allora perché non ha avuto paura anche del D’Alema e delle sue manovre? Perché dal D’Alema si è fatto infinocchiare? Forse, appunto, perché anche l’Emiliano tanto bene non sta. Non dimentichiamo che è stato lui, venerdì 17 luglio 2009 (data ben scelta, non c’è che dire) a dichiarare che dobbiamo finalmente avere il coraggio di dire che il Pidì è un partito fraternamente anticomunista. Al che commentammo: Fraternamente, eh? Questi frat-acchioni di finti “sinistri” devono sempre farcelo capire che escono da una sacrestia. Noi invece te lo diciamo compagnamente, don Emiliano: la ricerca di un assolutamente nuovo rispetto al comunismo e al suo fallimento è cosa umana, generosa e intelligente. Credere che per compierla basti proclamarsi anticomunisti è da imbecilli. Non crederlo neppure, e sibilar parolette come queste per avvelenare i sentimenti e le idee degli ingenui, è da mascalzoni. Fummo fin troppo facili profeti: son passati solo pochi mesi e l’Emiliano, come tutti i furbacchioni, ha trovato chi è più furbacchione di lui. E tra i due vasi di ferro D’Alema e Vendola, la parte del vaso di coccio (anzi: della giara, vista la corporatura) è toccata lui. Mentre noi restiamo qui a sperare di intravedere laggiù, alla testa del corteo sempre più esiguo della Sinistra che sempre più a fatica seguiamo, gente che abbia almeno un poco l’aspetto di chi la notte dorme bene e fa bei sogni.
Per la serie Ho visto mondi, nella Capitale, che voi non potete neanche immaginare: Enrico Letta.
Enrico Letta (vicesegretario del Pidì): Il Lazio è una partita delicata sia per i fatti traumatici legati a Marrazzo, sia per la costruzione dell’alleanza con l’Udc a cui lavoriamo da settimane. Se vogliamo cercare di vincere, abbiamo chiaro che l’alleanza bisogna che comprenda i centristi e possa strategicamente convincere molti mondi della Capitale che è meglio, con un sindaco di provenienza An come Alemanno, avere un presidente di Regione di centrosinistra per bilanciare... Da mesi sono oggetto di critiche per la nostra linea di apertura all’Udc. Finalmente, tutto il Pd ha capito che l’accordo con i centristi è determinante per le regionali 2010 e oltre. (La Repubblica, giovedì 31 dicembre 2009). Non fai in tempo a esultare per la partenza del Rutelli che arriva il Casini. Ma quel ch’è peggio è che il Letta parli così tranquillamente di convincere molti mondi della Capitale... Di quali mondi parli, o Letta? Certo, non siamo così ingenui da non sapere che esistono individui (come il “suocero” del Casini, per dirne uno) in grado di “spostare” migliaia (come minimo) di elettori molto più agevolmente che se fossero buoi. Ma che un politico di “sinistra”, sia pure finta, arrivasse ad accettare il Sistema (il Sistema, sì) come una realtà del tutto normale e addirittura utile, questo non eravamo ancora arrivati ad aspettarcelo. Ma va bene, in fondo: meglio saperlo con chi abbiamo a che fare, quando tra qualche mese ci chiederanno di andare a votare, qui nel Lazio, per i mondi della Capitale.
Per la serie Contenere gli sbadigli, sbracare tutto il resto: Roberto Calderoli.
(su) Roberto Calderoli (leghista, portatore di moccichino verde e ministro per la Semplificazione normativa): Il decreto legislativo sul cosiddetto “federalismo demaniale” presentato da Calderoli prevede il trasferimento dei beni statali (= del patrimonio immobiliare dei Cittadini italiani, n.d.r.) a Comuni, Province e Regioni, con la dismissione in massa di edifici pubblici, caserme e altre installazioni militari, terreni, spiagge, fiumi, laghi, torrenti, sorgenti, ghiacciai, acquedotti, porti e aeroporti. Una volta approvato definitivamente, denuncia il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, potrebbe innescare “la più grande speculazione edilizia e immobiliare nella storia della Repubblica”. (La Repubblica, giovedì 31 dicembre 2009). Decresce lo Stato e cresce l’antiStato, che per “governare” non ha bisogno di leggi ma solo di rimbambimento televisivo e di paura: una semplificazione normativa davvero super.
Per la serie Quelli che ci farebbero (se fossimo matti) rivalutare il Veltroni: Giuliano Pisapia.
Giuliano Pisapia (ex parlamentare di Rifondazione comunista): Mi chiedo come sia possibile, per la sinistra e per chi crede nella giustizia, opporsi a una modifica che renderebbe effettivi due princìpi sanciti dalla Costituzione: imparzialità del giudice e parità nel processo (non nelle indagini) tra accusa e difesa. E la difesa a oltranza del Consiglio superiore della magistratura, cioè del correntismo ivi imperante. Sbarrare la strada a qualsiasi mutamento sarebbe per la sinistra un grave errore. L’inciucio è tutt’altra cosa. (La Repubblica, giovedì 31 dicembre 2009). Definizione di utile idiota: uno che crede che una rosa rimanga una rosa, se a offrirtela è un violentatore.
Gianni De Michelis (craxista esperto di discoteche ed ex ministro degli Esteri): La stragrande maggioranza degli Italiani riconosce il ruolo politico di Craxi, cioè del più grande statista della fine del ventesimo secolo. Grillo, Travaglio, Di Pietro rappresentano una minoranza molto esigua che esiste in tutte le società del mondo. Leggiamo sui giornali che un nigeriano voleva far saltare un aereo, che nello Yemen sono pronti centinaia di kamikaze, ma poi non sono loro a interpretare il sentimento prevalente di un Paese... Era di un anticomunismo viscerale. Ma alle elezioni del ’92 cominciammo a ospitare nelle liste del Psi alcuni miglioristi: Borghini, Minopoli, Francese. Altri, più vicini a Napolitano, saltarono solo per un’esitazione dell’ultimo secondo. (La Repubblica, giovedì 31 dicembre 2009). Siamo i primi a pensare del De Michelis tutto il male possibile, ma ci rifiutiamo di credere che abbia messo Grillo, Travaglio e Di Pietro sullo stesso piano dei terroristi stragisti: non è possibile che sia un mascalzone fino a questo punto. Anche se, quel sottilissimo ricattino a Napolitano sui trascorsi milanesi dei miglioristi...
Per la serie Armiamoci e partite: fogliacci neonazisti in cerca di rogne (per gli altri).
Il Giornale del Berlusconi e La Padania dei Bossi, dei Maroni e dei Calderoli: Fermiamo gli immigrati islamici (Il Giornale). Un’altra Lepanto per fermare l’Islam (La Padania). (La Repubblica, mercoledì 30 dicembre 2009). Niente di meglio di titoli così, per mandar fuori di testa qualche psicolabile e fargli massacrare un po’ di Italiani. Così poi milioni di altri psicolabili porteranno il partito dei moccichini verdi al 51%. E l’Italia andrà davvero in cerca di un’altra Lepanto contro l’Islam, e milioni di sani di mente ci lasceranno la pelle. Tanto in guerra mica ci andranno i capi dei portatori di moccichini verdi. Né quei poveri renzibossi dei loro figli.
Giulio Tremonti (ministro dell’Economia, del Tesoro, delle Finanze e ― tirando i fili di Mariastella Gelmini ― liquidatore della Pubblica Istruzione): Con lo scudo fiscale sono stati rimpatriati 95 miliardi di euro, pari a 190.000 miliardi di vecchie lire e ben oltre 6 punti di prodotto interno lordo. (La Repubblica, mercoledì 30 dicembre 2009). Lo Stato incasserà solo 6-7 euro ogni 100, per un totale di 4,75 miliardi (già impegnati dalla Finanziaria in una miriade di regali e regalucci, tra cui alle “scuole” private, e per le rottamazioni). In Gran Bretagna o negli Stati Uniti avrebbe incassato dieci volte tanto. Dunque un regalo alle banche, alle mafie e ai criminali fiscali (in ordine decrescente di pericolosità) in cambio di una mancetta. E un potente incentivo all’evasione futura. Non solo: in Canton Ticino già pensano di imitare l’Italia per evitare che i capitali occulti li abbandonino in massa. Segno (uno dei tanti) che il virus del berluscismo, come accadde col fascismo, si sta diffondendo fuori dai confini dell’Italia. Come riderne? Pensando che (almeno per ora) non si diffonde in potenti Germanie, ma nei buchi del culo del mondo dall’interno dei quali il Berlusconi appare un gigante. Proprio come da dentro le “menti” dei suoi elettori nostrani.
Per la serie Due pinze e una tenaglia: Mariastella Gelmini.
(su) Mariastella Gelmini (signorina ministro della Pubblica Istruzione): Si è parlato tanto della bontà della legge “salva precari”, e del suo recente allargamento ai docenti che abbiano maturato 180 giorni di servizio. Ma a beneficiarne saranno solo coloro che hanno maturato i 180 giorni in un’unica scuola. Tutti gli altri, che hanno lavorato uguale ma su due o tre istituti diversi, no! (...) Stamane sono andato ad accompagnare mia figlia a ritirare i 1.000 euro di premio per aver condotto un percorso di studi di eccellenza sin dal primo anno del liceo scientifico. Avevo letto che il premio era stato decurtato a 650 euro, ma non volevo crederci fino a quando ho verificato. (Da due lettere a La Repubblica di mercoledì 30 dicembre 2009). Il padre della bravissima ragazza, se ci avesse pensato, avrebbe potuto risparmiare alla figliola questa umiliante delusione: la signorina ministro Mariastella Gelmini, infatti, avrebbe forse accettato di reintegrare a 1.000 euro l’assegno se lui gliene avesse infilati 350 nella borsetta. Di nascosto dalla figlia, ovviamente. Il povero Tremonti e i suoi miseri scherani vanno aiutati: stanno talmente svenando lo Stato per l’antiStato che tra poco saranno alla bancarotta, se non ci pensiamo un po’ noi.
|
|
Per la serie Pidì e Pidièlle li fanno e poi li accoppiano: Franca Chiaromonte (ahi, Gerardo!) e Luigi Compagna.
(su) Franca Chiaromonte (piddìna senatrice) e Luigi Compagna (pidiellìno senatore): Sulle riforme qualcosa si muove: al Senato è stato presentato da due senatori, uno pd e uno pdl, un disegno di legge bipartisan che ricalca il Lodo Maccanico del ’93 e in pratica congela gli eventuali procedimenti contro parlamentari per tutta la durata del mandato. (La Repubblica, mercoledì 30 dicembre 2009). Curiosamente, La Repubblica ha omesso i nomi di questi due solerti individui. Perché mai?, ci siamo chiesti. Forse uno dei due (indovina chi) si vergogna di sé medesimo? O è La Repubblica che pudicamente ha inteso metterci al riparo da uno spettacolo così forte e dalle sgradevolissime emozioni che esso avrebbe potuto suscitare in noi? Impavidi e incuriositi (non tanto del pidiellìno ― uno vale l’altro ― quanto del piddìno) abbiamo svolto le nostre ricerche e scoperto, dei due, i nomi e le foto. E una chicca sulla Chiaromonte, che intervistata da Claudio Sabelli Fioretti (www.melba.it) nel 2003 ebbe a dire: “Io vengo definita di estrema destra. Ho votato la mozione Fassino, firmandola all’ultimo minuto. Pago dei prezzi ma non voglio essere schierata. Mi diverte di più stare con quelli che la pensano in maniera diversa. Frequentare persone che non la pensano come te è un anticorpo serio per non diventare voltagabbana. A me capita spessissimo in qualche cena con commensali di sinistra di dover premettere: Io non sto con Berlusconi, ma...”. Tutto, come sempre, si tiene.
Per la serie Craxisti ad honorem: Filippo Penati e Nicola Latorre.
Filippo Penati (piddìno bersaniano, ex presidente della provincia di Milano trombato dopo aver espulso la Sinistra dalla giunta, persecutore dei Rom, nemico delle moschee, fautore delle ronde e dei soldati nelle città, favorevole ai respingimenti in mare, questuante senza successo di voti leghisti, oggi capo della segreteria di Pierluigi Bersani e candidato governatore del Pidì in Lombardia) e Nicola Latorre (dalemiano fedelissimo che nel novembre 2008 fu “beccato” in tv mentre inviava un “pizzino” di affettuosi suggerimenti al suo degno (ex) “camerata” Italo Bocchino: dìllo tu, ché io non posso...): Craxi è stato un grande leader politico e uno statista. Il protagonista di una lunga e importante stagione politica non riconducibile alle vicende giudiziarie. Un interprete del socialismo milanese che ha dato alla città giunte innovative con Aniasi e Tognoli. Però intestargli una via mi sembra un’iniziativa che non aiuta la sua rivalutazione (Filippo). La via a Craxi non mi scandalizza per niente. Ma in questo momento è una forzatura che non serve a capire quel periodo storico. Di Pietro e Borrelli da una parte, il Pidièlle dall’altra, strumentalizzano una vicenda politica, quella di Craxi, che meriterebbe ben altra riflessione. E rischiano di rovinare il gesto di Napolitano, il ricordo che il presidente della Repubblica vorrebbe fare dell’ex leader socialista (Nicola). (La Repubblica, mercoledì 30 dicembre 2009). Tale il padre (il Craxi), tali i figli (Bersaniano Penati e Dalemiano Latorre). E la finta “sinistra” ha il Pidì come il Berlusconi ha il Pidièlle: eredità di Bettino.
Roberto Calderoli (leghista, portatore di moccichino verde e ministro per la Semplificazione): Le elezioni regionali saranno una Waterloo per la sinistra. Bersani perderà, questo è certo, ma paradossalmente c’è da augurarsi che non perda troppo male, perché diversamente rischiamo di perdere il treno per le riforme e l’occasione per fare di questa legislatura una legislatura costituente. (La Repubblica, mercoledì 30 dicembre 2009).
Per la serie Non ditelo alla mamma che mi son tagliato i boccoloni...: Matteo Salvini.
Il nuovo look di Matteo Salvini (leghista eurodeputato e portatore di moccichino verde) è indubbiamente un decisivo passo avanti: se continua così, gli ci vorranno al massimo cinquant’anni per non sembrare più il bamboccione che nonostante la cattiveria leghista continua a sembrare. Ah, quando si dice l’imprinting materno...
Per la serie Le Pecore Nere: Mauro Moretti, amministratore delegato di Trenitalia proveniente dalla “grande famiglia” della Cgil.
(su) Mauro Moretti (ex sindacalista della Cgil e amministratore delegato di Trenitalia): Quel ragazzo senza braccia sul treno dell’indifferenza: privo di biglietto, mostra i soldi al controllore ma viene costretto a scendere. (Titolo di una testimonianza di Shulim Vogelmann, scrittore ed editore, su La Repubblica di mercoledì 30 dicembre 2009). Se ne sentono di tutti i colori, sulla gestione morettiana delle Ferrovie italiane: sale d’aspetto riservate ai viaggiatori di (cosiddetta) “prima classe”, famiglie con bambini piccoli costrette a trascorrere la notte all’addiaccio perché il personale di stazione si rifiuta di aprirgliele, treni dei pendolari sempre più simili a convogli per i campi di sterminio, conducenti lasciati soli in cabina di guida per ore e ore pur di licenziarne i colleghi... La Cgil da cui il Moretti è uscito, come una famiglia che si ritrova in casa un poco di buono, non sarebbe ora che si facesse un esamino di coscienza? Come esce un tipo così da un sindacato che dovrebbe essere dalla parte degli Esseri Umani e dei Lavoratori? Tanto più che c’era già stato il precedente del Cofferati...
Claudio Martelli (craxista, ex vice segretario del Piesseì, ex vicepresidente del Consiglio ed ex ministro della Giustizia): Di Mussolini Craxi criticava l’estremismo e la tragedia dell’entrata in guerra, ma ne parlava con rispetto. Riconosceva in lui un politico moderno ed esecrava la fine orribile di piazzale Loreto. Traduzione: se Mussolini fosse stato furbo come Francisco Franco, sarebbe rimasto al potere fino al 1975, l’avrebbe trasmesso al Craxi e il Craxi gli avrebbe eretto un bi-monumento (Garibaldi e Mussolini uniti nella lotta) in ogni piazza d’Italia. Con Berlusconi c’era uno scambio e un’amicizia. Craxi cominciò ad apprezzare la tivù quando nacque quella commerciale. La vedeva più libera e più aderente al costume reale. Berlusconi elesse Craxi a suo leader politico. Questo non mi spinge a condividere la scelta di milioni di socialisti che votano centrodestra. Ma nel ’94 l’ho fatto anch’io. Delle due l’una: o aderivamo al nuovo, rappresentato da Berlusconi, o ci arrendevamo agli antichi nemici che avevano infierito su di noi cavalcando Mani pulite. (La Repubblica, martedì 29 dicembre 2009). Traduzione: perduto il Mussolini a piazzale Loreto, e perduto anche il Craxi per colpa di giudici che si erano messi in testa che le leggi valgano anche per i delinquenti della politica, per fortuna è arrivato il Berlusconi. Che io nel ’94 ho addirittura votato gratis.
(su) José Luis Rodriguez Zapatero (premier spagnolo): La Spagna ha perseguito in questi ultimi anni, diciamo a partire dalla metà degli anni ’90, un modello di sviluppo che di fatto è quanto di più vicino, per l’Europa, a quello americano. E quindi ne riproduce i difetti. Si è basato su un massiccio sviluppo dell’industria immobiliare, anche per recuperare un gap infrastrutturale piuttosto marcato. E, proprio come l’America, allo sviluppo del settore del real estate ha affiancato un pesante indebitamento privato e uno sviluppo abnorme, viste le dimensioni del Paese, dell’industria finanziaria. Non mi sorprende che il crollo dei due comparti, a partire appunto da quello immobiliare per seguire con quello finanziario, stia avendo effetti devastanti sul sistema economico del Paese. (Michael Spence, economista statunitense premio Nobel nel 2001, intervistato da La Repubblica di lunedì 28 dicembre 2009). Qualcuno dovrebbe dirlo (magari nell’orecchio) alla signora Emma Bonino, a Marco Pannella e a tutti i “radicali” e “autentici liberali” italiani, di primo o di ultimo pelo: non basta litigare coi preti per non essere una “sinistra” finta. Bisogna avercela anche un po’ con la religione altrettanto fondamentalista del liberismo. Di farsi gli affaracci propri contro Tutti e tutto.
(di e su) Guido Bertolaso, boss della Protezione civile: Sono stufo che i nostri soccorritori perdano la vita per colpa di chi non tiene conto degli allarmi e degli appelli delle istituzioni (Guido). Condividerei se Bertolaso facesse quel che dovrebbe fare: spende milioni di euro per la Protezione civile, ma non trova i soldi per dotare il soccorso alpino di apparecchi per il volo notturno. In Svizzera ci sono, lì queste persone non sarebbero morte. Anche chi può agire e non agisce ha responsabilità (Tony Valeruz, alpinista). (La Repubblica, lunedì 28 dicembre 2010). Gli sprovveduti, già. Chissà se il Bertolaso, parlando di sprovveduti, pensava anche a quella commissione cosiddetta “Grandi Rischi” che il 1° aprile fu convocata a L’Aquila per la bellezza di 30 minuti da un Bertolaso che non vi si fece vedere, non redasse alcun verbale della riunione e consegnò alla povera città il pesce d’aprile di un invito alla calma che cinque giorni dopo fu contraddetto da 300 morti...
(su) Pierferdinando Casini: In un sol colpo l’Uddiccì di Pierferdinando Casini chiude due alleanze per le regionali. Ha avuto dal Pidì quello che chiedeva in Puglia: via Vendola, dentro Michele Emiliano. Poi, incassata una grande regione del Centrosud, ha chiuso anche nel Lazio ma con Renata Polverini, candidata del Pidièlle già in pista. (La Repubblica, lunedì 28 dicembre 2009). E l’elettorato del Casini, come una schiava sessuale, copulerà col Berlusconi o con Bersani a seconda delle convenienze del padrone? Anzi: del suocero del padrone? De gustibus...
O piuttosto, dato che per certa gente il Medioevo non è mai finito: cuius regio, eius religio.
Per la serie Perfino con la Legge, purché contro i Giudici: Fabrizio Cicchitto.
Fabrizio Cicchitto (ex craxista, attualmente pidiellìno e capogruppo alla Camera): Il legittimo impedimento, il cosiddetto processo breve, il lodo Alfano, così come il ritorno all’immunità parlamentare, non possono essere considerati come leggi ad personam: sono strumenti per disinnescare l’uso politico della giustizia, molto praticato dal 1992 a oggi. E la maggioranza può farsi carico di questo problema: auspicabilmente d’intesa con l’opposizione, oppure anche da sola. (La Repubblica, lunedì 28 dicembre 2009). Effettivamente vedere un craxista che non solo si schiera dalla parte della Legge ma addirittura ne produce fa un certo effetto a chi rammenta l’allegra e impunita furfanteria della “corte” di nani e ballerine che fu il Partito socialista di quel Bettino che si scelse come pseudonimo il nome di un bandito di strada. Dev’essere un bel sacrificio per il povero Cicchitto. Ma pur di legiferare contro la Legge...
Per la serie Una (quasi) pari opportunità di fregare i giudici non si nega a nessuno: Mara Carfagna ritratta da Grieco.
Mara Carfagna (ministro per le Pari opportunità): C’è un manipolo di magistrati che s’è messo in testa di battere l’avversario politico Berlusconi con armi improprie, e questo ha generato una deformazione preoccupante. Per cui quelle che il Pidì chiama leggi ad personam sono soltanto norme necessarie per garantire la possibilità di governare a chi è stato liberamente scelto dai cittadini. Oggi è Berlusconi, domani potrebbe capitare a qualcun altro. (La Repubblica, lunedì 28 dicembre 2009). Brava Mara, pari devono essere le opportunità di farla in barba alla legge e ai giudici: ai pregiudicati della Destra, e ai pregiudicati della finta “sinistra”.
(su) Letizia Moratti (pidiellìna, ex ministro della Pubblica Istruzione e sindaco di Milano): Davanti alle telecamere di Report il sindaco di Milano, Letizia Moratti, si è, in pratica, vantata di comparire in consiglio comunale tre volte l’anno e di non rispondere, di fatto, a un centinaio di interrogazioni consiliari. (L’Unità, lunedì 28 dicembre 2009).
Uno sfregio alla democrazia, certo. Ma tutta salute ― vedere così di rado la sosia di Stan Laurel ― per i consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione.
Per la serie Brutti ma Buoni: Silvio Berlusconi in versione addomesticata
(immagine tratta dal sito http://danieleandaloro.blogspot.com)
Silvio Berlusconi: Ho pensato che dobbiamo contrastare queste fabbriche di menzogne, di estremismo e anche di odio. (Sito de La Repubblica, sabato 26 dicembre 2009). Speriamo che per una volta sia sincero: uno come il Berlusconi sarebbe un potentissimo alleato contro di lui.
Per la serie Dai corpi di eroi agli eroi di corpo: Ignazio La Russa.
Ignazio La Russa (ex neofascista, ex aennìno, oggi pidiellìno e ministro della Difesa): La X mas fu un corpo di eroi. (La Repubblica, giovedì 24 dicembre 2009). Il corpo può anche darsi. La testa, invece, era di un altro materiale.
(su e di) Luciano Violante: (finto “sinistro” celebratore di Almirante, consigliere della Destra plurielogiato dal Berlusconi, dal Ghedini e dal Cicchitto e presidente della Commissione parlamentare antimafia quando furono assassinati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino): Riforme? Noi ci stiamo, e credo che sia il momento: sono più le cose che ci uniscono, se guardiamo ai punti della bozza Violante (Franco Frattini, pidiellìno ministro degli Esteri). Alla ripresa proviamo ad avviare un percorso condiviso per le riforme partendo dalla cosiddetta bozza Violante (Italo Bocchino, pidiellìno vicecapogruppo alla Camera). Suggerirei di non tenere troppo alte le aspettative, perché quando le vele sono troppo gonfie, poi si possono sgonfiare rapidamente. (La Repubblica, giovedì 24 dicembre 2009).
Un po’ come i palloni, eh?
(su) Mariastella Gelmini (signorina ministro della Pubblica Istruzione): Scuola a rischio chiusura, il paese cerca bambini. Un comune del Chietino: diamo casa per 3 anni a coppie con prole che si trasferiscono da noi. (La Repubblica, giovedì 24 dicembre 2009). Il Tremonti e la Gelmini, patrigno e matrigna dei Bambini d’Italia.
Per la serie C’è chi tira statuette e chi tira centrali nucleari: Luca Zaia.
(su) Luca Zaia (prima ministro dell’Agricoltura, poi ribattezzato ministro delle Politiche agricole, e infine candidato dai portatori di moccichini verdi alla presidenza della regione Veneto): Luca Zaia si è mostrato cauto sulla possibilità di realizzare in provincia di Rovigo una centrale nucleare. Per ora ha chiesto un referendum tra la popolazione (facoltativo e non vincolante, secondo le disposizioni sulle centrali), ma sarebbe già iniziato il pressing della Lega verso il Pidièlle per eliminare il Veneto dalle possibili sedi. (La Repubblica, giovedì 24 dicembre 2009).
E allora? Forse che solo i Migranti devono crepare? Tutto il mondo deve crepare. Meno il Veneto.
Anzi: meno le immediate adiacenze delle abitazioni leghiste.
Silvio Berlusconi: Credo che a tutti sia chiaro che se di un presidente del Consiglio si dice che è un corruttore di minorenni, uno che uccide la libertà di stampa, un mafioso, addirittura uno stragista, un tiranno, è chiaro che in una mente labile, e purtroppo ce ne sono in giro parecchie, diventare tirannicidi vuol dire essere eroi nazionali. Ma due Italiani su tre sono schierati con noi nella difesa dell’amore e nel convincimento che l’amore e la solidarietà vincono sempre sull’invidia e sull’odio. Questo è il messaggio che intendiamo portare in giro per tutta l’Italia. (La Repubblica, lunedì 21 dicembre 2009). Dicono, in effetti, che il gradimento popolare del Berlusconi abbia avuto un’impennata del 6-7%, dopo l’aggressione del Tartaglia. Al costo in fondo modico di due cerotti in croce e qualche goccia di sangue. Pensa se lo crocifiggevano alla Mel Gibson: in un Paese superstizioso come il nostro, con tutto quel sangue versato “per noi”, arrivava come minimo al 110%.
Luciano Violante (finto “sinistro” celebratore di Almirante, consigliere della Destra plurielogiato dal Berlusconi, dal Ghedini e dal Cicchitto e presidente della Commissione parlamentare antimafia quando furono assassinati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino): A chi grida all’inciucio, io dico che così non si affossa solo un dibattito sulle riforme: si affossa un Paese. (L’Unità, lunedì 21 dicembre 2009). Qualunque riconoscenza si aspetti dal Berlusconi la legion del disonore dei finti “sinistri” ― veltroniani o dalemiani che siano ― dev’essere una riconoscenza a cottimo.
(su) Luciano Violante (finto “sinistro” celebratore di Almirante, consigliere della Destra plurielogiato dal Berlusconi, dal Ghedini e dal Cicchitto e presidente della Commissione parlamentare antimafia quando furono assassinati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino): In questi mesi ho riflettuto a lungo con Berlusconi. Un impegno costituente comune avrebbe un effetto naturale di pacificazione e riprendere la bozza Violante sarebbe il modo migliore per continuare il cammino. (Giulio Tremonti, La Repubblica, lunedì 21 dicembre 2009).
su Maurizio Sacconi (ministro del Welfare, della Sanità, del Lavoro e delle Politiche sociali, a seconda dei turni di servizio): Co.co.pro. senza sussidio. In oltre centomila hanno perso il lavoro per la crisi, più di 10.000 hanno chiesto l’indennità una tantum prevista dalla legge (gli altri 90.000 evidentemente conoscevano meglio i loro polli), ma meno di 1.500 l’hanno ottenuta: 130 euro al mese per nove mesi. (La Repubblica, lunedì 21 dicembre 2009). Fosse stato per il Sacconi o il Tremonti, l’avrebbe ottenuta nessuno: sono individui sensibili, insultare i Lavoratori con una mancetta gli ripugnava. Ma tant’è: le pressioni dei comunisti della Cgil li hanno costretti a questo sgarbo. E ancora non son contenti: I requisiti di accesso stabiliti dal governo sono troppo alti e quindi finiscono per escludere la maggior parte dei collaboratori. Ma, si badi: quella di escludere è stata una scelta. Si sono illusi migliaia di Lavoratori, si è fatta propaganda e poi si sono usate le risorse stanziate per altre finalità (Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil). Altre finalità? E quali? Ne sanno qualcosa il Bonanni e l’Angeletti?
Per la serie I Bassi Servizi: il Dalemiano ignoto.
(su) Massimo D’Alema: Il “Lider Maximo” è in pole position per la commissione dei Servizi segreti. Il Pidièlle: nell’opposizione è il più autorevole. (Titolo de La Repubblica di domenica 20 dicembre 2009). Chissà come sarà contento quel gran democratico di Dalemiano Minniti: non starà nella pelle, pensando ai potenti mezzi in arrivo...
|
|
Per la serie Gli Inciuccinnocentoni: Walter Veltroni e Dario Franceschini.
Walter Veltroni e Dario Franceschini (alla nuora Nicola Latorre, perché intenda la suocera Massimo D’Alema): Io di inciuci che hanno fatto bene non ne conosco nemmeno uno (Dario). Mi sorprende che un nostro dirigente dica che Berlusconi deve assolutamente arrivare a fine legislatura, se ne vedono di tutti i colori (Walter). La legislatura, al Berlusconi, gliel’hanno regalata (così vogliamo sperare, non potendo credere che gliel’abbiano addirittura venduta) proprio Walter, Dario e i loro (ahinoi) tanti vicechierichetti, a partire dal Giuseppe alias “Beppe” Fioroni. Indubitabile, dunque, la sincerità con cui adesso vorrebbero troncargliela in anticipo. Per nascondere sotto il tappeto (della Storia) la peggior malefatta (della storia) della Sinistra italiana.
Per la serie Chi di crocifisso ferisce, di duomo perisce: il primo dei due.
(su) Silvio Berlusconi: La reazione diffusa conseguente all’aggressione fisica a Silvio Berlusconi è stata, giustamente, di solidarietà alla persona e di difesa dell’istituzione della presidenza del Consiglio. Ricordiamo che è di circa un mese fa la sentenza sul crocifisso della Corte europea dei Diritti dell’Uomo, organismo sovranazionale riconosciuto anche dall’Italia, in cui veniva condannato lo Stato italiano per il mancato rispetto di alcuni diritti fondamentali nei confronti della nostra famiglia, titolare del ricorso. In quell’occasione non c’è stato alcun rispetto né per le nostre persone né per l’istituzione (Cedu): autorevoli personalità politiche vi si sono scagliate contro, arrivando a forme di aggressione verbale inaudite; un ministro della Repubblica (Ignazio La Russa, n.d.r.) ha gridato davanti alle telecamere della Rai che “...possono morire loro (cioè i proponenti, quindi la nostra famiglia) e quegli organi internazionali che non contano nulla (la Cedu)”. Senza che ci sia stata alcuna reazione verso queste disgustose affermazioni. In seguito a ciò e all’atteggiamento di altre figure istituzionali, come un sindaco e deputato leghista che è arrivato a proporre qualcosa di simile a una taglia sulle nostre teste (annunciando di voler esporre manifesti con la dizione Wanted) abbiamo ricevuto lettere minatorie e siamo stati oggetto di atti vandalici. (Da una lettera di Massimo Albertin e Soile Lautsi, Terra, sabato 19 dicembre 2009). Forse, ora che sanno che neanche le loro capocce sono infrangibili (del resto, avevano forse delle buone ragioni per ritenerle tali) gli aggressori e violentatori verbali, legislativi ed esecutivi di cui la Destra pullula staranno un po’ più attenti a quel che fanno... Ma ci crediamo poco.
(su) Renato Brunetta (ministro per la Funzione pubblica): Chissà se qualcuno si sarà sorpreso, leggendo la hit parade delle truffe ai danni dello Stato diffusa dal ministro Brunetta, di constatare che i Napoletani sono più onesti dei Veneti? Ma se qualcuno si è meravigliato, significa che non conosce il Veneto. Oppure che ha la memoria corta e ha già dimenticato Tangentopoli. E con essa tutta la politica delle “grandi opere”, dannose per il territorio ma lucrose per imprenditori senza scrupoli e amministratori poco onesti. C’è anche una terza possibilità: non conosce Brunetta. Fatto sta che delle 20.000 frodi ai danni dello Stato consumate negli ultimi 5 anni in tutta Italia, il Veneto è saldamente al secondo posto dietro la Sicilia con 773 truffe, 32 episodi di corruzione, 27 di concussione e 264 di abuso in atti d’ufficio. Ma il ministero non sa cosa sia una statistica neanche per averlo letto su Wikipedia. Punto primo: i dati dovrebbero essere rapportati al numero di abitanti: è banale constatazione che nella Val d’Aosta si verifichino meno reati che nel più popoloso Lazio. Punto secondo: stiamo parlando delle truffe accertate dalla magistratura, cioè della punta dell’iceberg. Punto terzo: la statistica non tiene conto del tipo di illecito. L’automobilista che allunga 50 euro al vigile viene inserito con lo stesso peso dell’imprenditore che corrompe il funzionario incaricato di valutare l’inquinamento della sua industria. Una differenza non da poco, che ci dice molto sui criteri con i quali opera il ministro. (Terra, sabato 19 dicembre 2009). C’è poco da meravigliarsi: si ha a che fare con individui il cui livello culturale medio è quello delle barzellette sui Napoletani e sui Veneti. Meraviglioso, caso mai, è che il Brunetta pubblichi in pompa magna statistiche del genere: che fa, sfotte lo Stato? Si vanta della sua sprovvedutezza?
O istiga il proprio elettorato di riferimento, che allo Stato farebbe quello e altro?
Per la serie Magro che cola: Sergio Chiamparino.
Sergio Chiamparino (sindaco piddìno di Torino spesso elogiato non solo dal Brunetta ma anche dal Calderoli, e già noto a queste cronache per aver esortato la finta “sinistra” a essere meno timida contro lo Stato sociale e a completare la degradazione dei “garantiti” a non garantiti; per averla invitata, per non restare indietro rispetto al Brunetta, a togliere ai Lavoratori statali per dare ai Lavoratori dell’industria; per aver definito di sinistra il Brunetta medesimo; per aver chiesto che lo Stato trovi risorse a spese dei “garantiti” (cioè aggredendo i Diritti umani dei Lavoratori) anziché dei criminali fiscali; nonché per aver difeso i respingimenti in mare dei Migranti): Il vero grasso da tagliare è nelle amministrazioni pubbliche centrali. (Terra, sabato 19 dicembre 2009). Il vero nemico da colpire? Tutto ciò che è Stato. Firmato: gli amici dell’antiStato. Della Destra e della finta “sinistra”.
Il percorso dei Comunisti italiani da Antonio Gramsci a Massimo D’Alema? Dalla rivoluzione alla riduzione del danno.
(di) e (su) Massimo D’Alema: Le accuse di inciucio per aver detto che il governo dovrebbe fare una leggina ad personam per salvare il premier? O per le mie cene con Lombardo, il presidente della regione Sicilia? I comunisti italiani hanno sempre dovuto difendersi da questo tipo di accuse. C’è sempre stato qualcuno più a sinistra, una cultura azionista che ha sempre contestato questo, da quando Sofri accusa Togliatti di non voler fare la rivoluzione, dall’articolo 7 in giù, che è stato il primo grande inciucio. Ma questi inciuci sono stati molto importanti per costruire la convivenza in Italia. Oggi è più complicato, ma sarebbero utili anche adesso. Invece questa cultura azionista non ha mai fatto bene al Paese... I dirigenti comunisti hanno avuto il ruolo di educare i cittadini. (La Repubblica, sabato 19 dicembre 2009). Magari. Invece furono e sono i dirigenti “comunisti” a farsi “educare” dai preti: come il Bertone, che il D’Alema ripete a pappagallo dopo che una settimana fa ha parlato del Togliatti come di un padre della Chiesa. Chissà, forse “educherà” i cittadini anche l’inciucio che sempre il D’Alema sta patrocinando in Sicilia tra il Pidì e quel Movimento per le autonomie (Raffaele Lombardo: “Il nuovo governo regionale, che nascerà tra Natale e Capodanno, non avrà alcun assessore del Pidì. I democratici garantiranno un sostegno esterno”) che altro non è che una Lega Sud in doppio petto. Dice bene Franco Cordero: Che “l’antiberlusconismo non porti da nessuna parte”, è massima (notare la finezza di questo “massima”, n.d.r.) d’una politica codarda, immorale, stupida, suicida: da quanti anni la ripetono i musicanti d’Arcore fingendosi dottori sapienti, accorsi al letto del malato; e che imbroglio sono le misteriose riforme da combinare insieme. L’unico interessato è lui: dopo sessantadue anni la Carta risulta talmente viva da opporgli ostacoli insuperabili, sebbene nessuno allora immaginasse pirati arrembanti lo Stato; e vi batte la testa quando le ciurme votano privilegi. Molto, forse tutto, dipende dagli oppositori, essendo in ballo almeno cent’anni nella storia futura d’un Paese mezzo inebetito. Non ricordo nessuno che, da solo, abbia occupato lo Stato debellando i resistenti: glielo consegnavano abitanti complici o paurosi o pasticheuers funesti. E quel che fa più rabbia ― mentre i dalemiani inciuciano e Baffino se ne vanta e lo teorizza, imboccato dal Bertone come un pupo irlandese ― è che i non meno inciucisti franceschiniani, fassiniani, popolari e veltroniani, gli artefici del tentativo di spostamento a destra della Sinistra che nel 2007 - 2008 ha riconsegnato l’Italia al Berlusconi e alla Lega, con la più stomachevole faccia di bronzo vogliono darci a bere che dagli inciuci ci difenderanno loro: Parola d’ordine: niente inciuci dalemiani sulle riforme. Dario Franceschini tiene a battesimo la prima riunione di Area democratica chiamando a raccolta tutta l’opposizione interna al Pidì e lancia l’altolà della corrente: se D’Alema, o lo stesso Bersani, avessero in mente di aprire la porta al legittimo impedimento, ovvero a qualche altro “scambio” con Berlusconi, sono avvisati: un terzo del partito, in nome del milione di voti raccolti dal segretario sconfitto alle primarie, non ci sta. “Senza pensare di mettere in piedi, però,” precisa “Beppe” Fioroni, “un partito nel partito”. E Veltroni stamattina parlerà a Cortona dopo aver superato una fase di gelo con Franceschini. Una classe dirigente una e bina, due tragicomiche coorti di burattini manovrate entrambe dal Vaticano, dai banchieri, dai palazzinari e dai boss della Sanità, e ognuna col suo bravo codazzo di capibastone, in lite per guidare la Sinistra italiana e l’intero Paese alla disfatta finale.
E Marino? È durato meno della festa del vino a Marino?
Per la serie Sinite parvulos venire ad me: Sì sì: lasciateli, lasciateli...
(su una parte dei) dipendenti di Joseph Raztinger (capo, col grado di papa, di tutti i dipendenti di Joseph Ratzinger): Crimini consumati nella diocesi di Dublino, dove Murray (69 anni compiuti il 29 maggio scorso) era vescovo ausiliare, secondo quanto riportato dal rapporto della commissione governativa irlandese Murphy, un drammatico dossier di 720 pagine con la descrizione dettagliata delle violenze sessuali perpetrate in quasi 30 anni ― dal 1975 al 2004 ― da 46 sacerdoti ai danni di 320 piccole vittime. Un’indagine pubblicata nei giorni scorsi in Irlanda, dopo un’altra inchiesta svolta dalla commissione Ryan e resa nota sei mesi fa su analoghi casi avvenuti nelle scuole irlandesi delle congregazioni dei Fratelli Cristiani e delle Suore della Misericordia, nelle quali a partire dagli anni ’40 sarebbero state compiute 11.337 violenze sessuali. (La Repubblica, venerdì 18 dicembre 2009). E in Italia niente? Parla nessuno? Coraggio, è ora che scoppi anche qui. O ci dobbiamo far battere in velocità dalla Polonia?
Silvio Berlusconi: Se da quello che è successo deriverà una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato e più onesto nella politica italiana, allora il mio dolore non sarà stato inutile. (La Repubblica, venerdì 18 dicembre 2009). Sì, o unto del Signore: noi, che tu pacatamente e onestamente hai chiamato i coglioni che votano a Sinistra, ti ubbidiremo. Ma comincia tu, o unto, ché a noi ci viene da ridere.
Massimo D’Alema: Se Berlusconi per evitare il suo processo deve liberare centinaia di imputati di reati gravi, è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno alla sicurezza dei cittadini... Io non ho proposto nulla. Le leggi per impedire i processi non sono riforme e non si può pretendere che l’opposizione le faccia proprie. Poi, da cittadino, penso sia meglio che loro facciano una legge per il premier piuttosto che il processo breve, perché è un modo per ridurre il danno. (La Repubblica, venerdì 18 dicembre 2009). Il percorso dei Comunisti italiani da Antonio Gramsci a Massimo D’Alema? Dalla rivoluzione alla riduzione del danno.
(su) Mariastella Gelmini (signorina ministro della Pubblica Istruzione): Ho assistito al dibattito a Ballarò che aveva, tra gli argomenti, l’aggressione al premier. Sono profondamente convinta che la violenza non si giustifica nei confronti di nessuno, tantomeno verso una persona ultrasettantenne, eletta per governare. Ritengo, invece, illuminante il modo di intendere il confronto del ministro Gelmini, per la quale, da insegnante, nutro un “gerarchico” sentimento di rispetto e al contempo, da educatore, un senso di malinconico disarmo. Assistendo, infatti, alle continue interruzioni del ministro dell’Istruzione agli ospiti che esprimevano valutazioni non coincidenti con le sue, ho ripensato alle appassionate lezioni per educare i miei alunni al confronto rispettoso, anche attraverso l’ascolto critico. Sarebbe spiacevole, e non solo pedagogicamente sconveniente, che si insinuasse nei destinatari dell’intervento educativo, il dubbio che basti urlare di più e interrompere frequentemente per far prevalere le proprie ragioni. Mi sembrerebbe il contrario dell’Istruzione. E dell’educazione. (Lettera a La Repubblica di venerdì 18 dicembre 2009).
Uno spettacolo, quello a cui fa riferimento la collega, che andrebbe mostrato in tutte le scuole d’Italia a mo’ di negativissimo esempio. Tuttavia, a parziale giustificazione della signorina Gelmini, è giusto ricordare che in realtà, come ministro della Pubblica Istruzione, è solo una zelante esecutrice di ordini altrui: non si può pretendere che ogni momento stia lì a sforzarsi di rammentare l’alto incarico che ricopre...
(su) Roberto Maroni (leghista ministro degli Interni): Per uno “sgarbo” al ministro degli Interni, il prefetto perde il posto. Ha commesso l’“errore” di non opporsi all’insediamento di trentotto famiglie di nomadi in un villaggio di Mestre costruito appositamente dal Comune e duramente contestato dalla Lega. Per questo Michele Lepri Gallerano, 64 anni, napoletano, prefetto di Venezia da appena quattro mesi, è stato rimosso da Roberto Maroni. (La Repubblica, venerdì 18 dicembre 2009). Di che cosa ridiamo? Di tutti i fan del Berlusconi che ancora credono che sia lui a governare l’Italia, invece che i portatori di moccichini verdi.
Per la serie Gli insetti molesti: la vespa alla Vespa.
(su) Bruno Vespa: Si distingue in questo lavoro prepotente Bruno Vespa, dimentico di quanta solidarietà e comprensione abbia circondato il premier. Estrapola, da un lungo ragionamento, una frase di Marco Travaglio e lo indica all’opinione pubblica come il mandante morale della violenza subita da Berlusconi. Con un’ipocrita sfrontatezza lo chiama al telefono, durante la trasmissione, per chiedergli se ha qualcosa da dire in quel processo ingiusto, improvvisato alle spalle di un imputato ignaro e assente, non sostenuto da alcuno dei presenti. È la mossa più barbarica cui si è assistito in queste ore. (Giuseppe D’Avanzo su La Repubblica di giovedì 17 dicembre 2009). L’Italia dei Vespa e l’Italia dei Travaglio. I Romani dicevano: nomen omen. E infatti è lo stesso che dire l’Italia di chi dà alla luce bambini e di chi lavora e l’Italia di chi non sa che ficcar pungiglioni nella pelle del prossimo.
Per la serie Le inaccettabili: Mariastella Gelmini
Mariastella Gelmini (signorina ministro della Pubblica Istruzione): La sinistra cerca di far passare l’idea che il presidente quell’aggressione in qualche modo se la sia andata a cercare, e questo è inaccettabile. (La Repubblica, giovedì 17 dicembre 2009). Quando la signorina ministro parla ex cathedra bisogna tacere e ascoltare: lei se ne intende, non c’è dubbio, di ciò che il Berlusconi si va a cercare e di ciò che no.
Per la serie Rassicuranti espressioni di fede: Joseph Ratzinger.
(su) Joseph Ratzinger (capo, con il grado di papa, dei dipendenti di Joseph Ratzinger): “Rabbia e vergogna”, così papa Ratzinger si è espresso sull’insabbiamento degli abusi contro i minori nell’arcidiocesi di Dublino. La stampa anglosassone ha dato risalto al rapporto della commissione Murphy, indagine durata anni durante i quali la preoccupazione dei quattro arcivescovi che hanno retto la diocesi è stata di “mantenere il segreto, evitare lo scandalo, proteggere la reputazione della Chiesa e salvare le sue proprietà. E tutte le altre considerazioni, compresi benessere dei bambini e giustizia per le vittime, erano subordinate a queste priorità”. Che questa fosse la vera preoccupazione è provato dal fatto che fin dal 1987 venne stipulata una polizza assicurativa relativa a future spese legali e risarcimenti. È il secondo rapporto su questo problema dopo quello della commissione Ryan, pubblicato a maggio scorso, sugli abusi sessuali commessi su 2.500 bambini delle scuole cattoliche tra il 1940 e il 1980.
(Lettera a La Repubblica di martedì 15 dicembre 2009). E in Italia niente? Parla nessuno? Coraggio, è ora che scoppi anche qui. O ci dobbiamo far battere in velocità dalla Polonia?
su Maurizio Sacconi (ministro del Welfare, della Sanità, del Lavoro e delle Politiche sociali, a seconda dei turni di servizio): L’articolo 35 della Costituzione, primo comma, recita: “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni”. (...) Ma adesso è in arrivo il disegno di legge n. 1167, approvato dal Senato a fine novembre e trasmesso alla Camera per il voto definitivo, previsto a gennaio. (...) Esso prevede (art. 33, comma 9) che al momento di sottoscrivere un contratto di lavoro (...) il lavoratore debba compiere una scelta drastica: aderire, o rifiutare, un compromesso con il quale s’impegna, nel caso sorgano future controversie di lavoro, a rinunciare al ricorso al giudice a favore di una procedura di arbitrato o di conciliazione. Della quale, stante lo squilibrio socio-economico che sussiste fra le due parti, si può agevolmente prevedere l’esito. (...) E al potenziamento dell’arbitrato fa riscontro il depotenziamento del giudice: difatti l’art. 32 (commi 1 e 2) del disegno stesso statuisce che esso giudice, a fronte di una controversia di lavoro, deve limitarsi unicamente a stabilire se il contratto fra il datore di lavoro e il lavoratore sia stato stipulato in forma legittima o no. (...) Mentre si discute placidamente di possibili intese bilaterali per compiere grandi riforme della seconda parte della Costituzione, riguardante l’ordinamento della Repubblica, vi sono articoli fondamentali della parte prima, riguardante i princìpi, che quasi ogni giorno vengono erosi, elusi, smontati pezzo a pezzo dalla maggioranza a forza di piccole leggi dall’apparenza innocua, incomprensibili o ignote ai più, ma irte di conseguenze di rovinosa portata. (Luciano Gallino su La Repubblica di martedì 15 dicembre 2009). Chissà che risate si saranno fatti, quando il Sacconi gli ha raccontato sghignazzando la furbata, i finti “sindacalisti” e i finti “sinistri” che si ritrovano con lui a casa del Lusetti a far karaoke fino all’alba, infischiandosene dei vicini.
(su) Mariastella Gelmini (signorina ministro della Pubblica Istruzione): Stop del Consiglio di Stato alla riforma delle scuole superiori che, nell’intenzione del ministro Mariastella Gelmini, dovrebbe partire dal prossimo anno scolastico. Il Consiglio di Stato contesta che i regolamenti emanati dal ministro vanno ben al di là della delega concessa dal Parlamento. Meno ore, meno materie, con l’obiettivo di ridurre i costi e il personale, non rientrano nella delega che prevede, secondo i magistrati, “la sola ridefinizione dei curricula vigenti nei diversi ordini di scuola anche attraverso la razionalizzazione dei piani di studio e relativi quadri orari”. Il secondo punto riguarda la creazione dei Dipartimenti scolastici per la valutazione, che porterebbero alla cancellazione di fatto dei collegi dei docenti, in contrasto con la legge sull’autonomia scolastica. Il Consiglio di Stato chiede al ministero di chiarire i punti contestati e si riserva il giudizio definitivo. (La Repubblica, martedì 15 dicembre 2009). Ma perché, una signorina ministro non può fare quel che le pare infischiandosene del Parlamento? No? Ne siete proprio sicuri? Eh, mamma mia, bisognerebbe essere una professoressa di Educazione civica per conoscere tutte queste minuzie.
Per la serie Le signorine ministro:
Mara Carfagna mentre dimostra che i suoi raggi della morte sono di gran lunga più potenti di quelli delle colleghe.
Mara Carfagna (signorina ministro per le Pari opportunità): Esigiamo che Di Pietro venga isolato: il Pidì annunci oggi, non domani, che con l’Italia dei valori non farà mai alleanze politiche. E Casinui, nella sua follia, ipotizzando un fronte anti Berlusconi, dica che con il partito di Di Pietro non c’è possibilità di stare insieme. (La Repubblica, martedì 15 dicembre 2009). E Obama? E Putin? E Joseph Ratzinger? Attendono i suoi ordini, signorina Carfagna:
si spicci, per favore, a far loro conoscere i suoi voleri.
|
|
Per la serie Non sappia la guancia sinistra quel che fa la destra: Benito Mussolini e Silvio Berlusconi.
(su) Silvio Berlusconi: “Una campagna giornalistica immonda e miserabile ci ha disonorato per tre mesi. Le più fantastiche, le più raccapriccianti, le più macabre menzogne sono state affermate diffusamente su tutti i giornali. Si facevano inquisizioni anche di quel che succedeva sotto terra, si inventava, si sapeva di mentire, ma si mentiva. Io sono stato tranquillo, calmo, in mezzo a questa bufera, che sarà ricordata da coloro che verranno dopo di noi con un senso di intima vergogna”. Non l’ha detto ieri Berlusconi al popolo dei regali natalizi che scorreva, ripreso proditoriamente dalle sue tivù, verso piazza del Duomo. L’ha detto Benito Mussolini nel 1925.
(Alberto Statera, La Repubblica, lunedì 14 dicembre 2009).
(su) Mariastella Gelmini (signorina ministro della Pubblica Istruzione): Gliel’ho consigliato io alla Gelmini di dire di inasprire le pene per chi contesta le manifestazioni. (Ignazio La Russa, La Repubblica, lunedì 14 dicembre 2009). Non bastavano il Berlusconi, il Tremonti, il Sacconi, il Brunetta: adesso anche il La Russa mette in bocca alla signorina ministro tutto quello che vuole. La signorina ministro non ha forse idee personali?
Per la serie I valevoli leggeri: Sandro Mazzatorta.
Sandro Mazzatorta (leghista senatore e sindaco di Chiari, in provincia di Brescia): In una zona con un alto tasso di immigrazione dobbiamo far fronte a un aumento della criminalità. Siamo capofila di 16 comuni che hanno aderito al patto locale di sicurezza urbana: questo velivolo leggero arriverà dove non riescono le pattuglie. (La Repubblica, lunedì 14 dicembre 2009). Invece di equiparare criminali e Migranti come se fossero sinonimi, il Mazzatorta e gli altri portatori di moccichini verdi farebbero meglio a cercar di far fronte all’aumento dell’imbecillità. Che è la diretta conseguenza sui cervelli dello sfruttamento schiavista ― e quello sì criminale ― dell’immigrazione.
Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi (dopo aver appreso che dei fratelli Graviano, interrogati al processo a carico del Dell’Utri, uno ― considerato la mente finanziaria del duo ― aveva smentito il pentito Spatuzza, e l’altro ― considerato la mente criminale ― si era avvalso della facoltà di non rispondere): Ecco, ora si sgonfierà tutto, e questo processo mediatico avrà come risultato lo sputtanamento del Paese e il tentativo di coinvolgere Berlusconi in una cosa indegna... Ora mi sto stancando: datemi ’sta benedetta sentenza, il processo era finito e invece ci continuano a buttar dentro munnizza. Ho dovuto smettere di lavorare, di fare politica, faccio solo lo spettatore... Ma, ragazzi, ma state scherzando? Ma veramente c’è qualcuno che pensa che io sia il mandante delle bombe? Qui le uniche bombe sono queste fesserie che vagano per l’aria... Tutte cazzate, un vero e proprio atto di terrorismo. E Mangano, l’ho chiarito milioni di volte, è un eroe perché gravemente malato si è rifiutato di accusare me e Berlusconi in cambio della libertà. Questa gente l’ho conosciuta a Palermo, nella squadra della Bacigalupo, dove c’era anche Piero Grasso. Piero Grasso lo sa chi sono io (Marcello). Che vi aspettavate? Sono tutte chiacchiere, tutte falsità... Dal presidente della Camera a quello della Repubblica al presidente dei senatori del Pidì Finocchiaro, sono tutti contro di me, ne hanno dette di tutti i colori... Non voglio le elezioni anticipate e non rinuncerò mai alla riforma della giustizia. Cambierò la Costituzione, che è vecchia. E Napolitano, invece di preoccuparsi di quello che dico io, si dovrebbe preoccupare per gli attacchi che vengono rivolti contro di me (Silvio). (La Repubblica, sabato 12 dicembre 2009).
(su) Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri: Forse è giunto il tempo ― come chiede Dell’Utri ― di chiudere, in un modo o in un altro, questo processo che può soltanto avvelenare un clima politico, già consapevolmente attossicato dalle iniziative del capo del Governo, senza aumentare di un palmo né la qualità delle prove dell’accusa né la coerenza delle ragioni della difesa. Anche perché ― lo si può dire con ragionevole certezza ― alla “storia” del processo mancheranno le decisive “narrazioni” di Berlusconi e di Giuseppe Graviano. L’uno e l’altro sempre si avvarranno della facoltà di non rispondere. Berlusconi, che già lo ha fatto in primo grado, anche a costo di affossare l’amico per occultare i suoi primi passi d’imprenditore. L’altro ― il mafioso ― per continuare il suo ricattatorio “dialogo” con interlocutori senza volto. (Giuseppe D’Avanzo su La Repubblica di sabato 12 dicembre 2009). E se il Dell’Utri la smettesse di far l’“eroe” ― abbandonando quello che, a suo dire, fu l’“eroico” esempio dell’“eroico” stalliere Vittorio Mangano ― e parlasse lui?
Per la serie Culti che danneggiano la cultura: Michela Vittoria Brambilla.
(su) Michela Vittoria Brambilla (pidiellìna, ministro del Turismo): Lo scorso martedì mi è capitato di ascoltare dalla signora Brambilla, durante la trasmissione Ballarò di Rai 3, che la prima della Scala è stata trasmessa in 250 Paesi, e che ciò vada sottolineato per parlare finalmente delle cose che funzionano, in Italia, e non solo di quelle che non funzionano. Da insegnante di Geografia economica vorrei far sommessamente notare alla signora ministro che gli Stati nel mondo riconosciuti indipendenti sono “solo” 194. Da cittadino italiano mi addolora constatare le lacune in geografia del ministro del Turismo, materia la cui conoscenza dovrebbe essere determinante per il ruolo che ricopre. (Lettera a La Repubblica di sabato 12 dicembre 2009).
Silvio Berlusconi (a Bonn, dinanzi ai leader del Partito popolare europeo): Consentitemi adesso di dire qualcosa sul mio Paese. Abbiamo un premier super, con oltre il 60% dei consensi. C’è una sinistra che ha attaccato il presidente del Consiglio inventandosi calunnie su tutti i fronti. Chi crede in me è ancora più convinto. Tutti dicono: “Mamma mia, dove lo troviamo uno forte e duro e con le palle come Berlusconi?” (...) La sinistra è allo sbando e cerca di avere ragione attraverso i processi. (...) Nel nostro Paese succede un fatto particolare: la Costituzione italiana dice che la sovranità appartiene al popolo, il popolo vota il Parlamento, il Parlamento fa le leggi; ma se queste non piacciono al partito dei giudici della sinistra, questi si rivolgono alla Consulta, che è composta da 11 membri della sinistra su 15 e abroga le leggi fatte. In sostanza, la sovranità è passata dal Parlamento al partito dei giudici. (...) La Corte Costituzionale si è trasformata da organo di garanzia in organo politico. (...) I 5 componenti della Corte di nomina del presidente della Repubblica sono tutti di sinistra, in quanto abbiamo avuto, purtroppo, tre presidenti della Repubblica consecutivi tutti di sinistra. (...) Abbiamo una grande maggioranza in Parlamento, che lavorerà per cambiare questa situazione. Anche con una modifica della nostra Costituzione. (La Repubblica, venerdì 11 dicembre 2009). (su) Silvio Berlusconi (a Bonn, dinanzi ai leader del Partito popolare europeo): Silvio Berlusconi, secondo quanto rivela il Mail on Sunday, avrebbe scarabocchiato disegnini di “mutande femminili nel corso della storia” durante un recente vertice di capi di governo dell’Unione Europa a Bruxelles e poi avrebbe passato i suoi bozzetti agli altri premier affinché potessero apprezzarli. I leader della Ue stavano discutendo le questioni relative al cambiamento climatico in vista del summit di Copenhagen, in particolare la possibilità di dare maggiori aiuti in denaro alle nazioni povere del Terzo Mondo per combattere gli effetti del surriscaldamento globale, quando avrebbero notato che Berlusconi era intento a vergare qualcosa con impegno su dei fogli di carta. In un primo momento, scrive il giornale domenicale britannico, avrebbero pensato che facesse dei calcoli per dare il suo contributo al dibattito sulla complessa trattativa. Ma poi si sarebbero resi conto che il premier italiano stava invece disegnando mutandine femminili. Una fonte avrebbe detto al Mail che i disegnini, fatti passare di mano in mano agli altri leader presenti, includevano biancheria intima femminile usata da “donne egiziane, mutandoni dell’era vittoriana britannica, slip di seta di stile francese, tanga e g-string”, sotto il titolo “Mutandine da donna attraverso i secoli”. Riporta una fonte interpellata dal Mail: “Nessuno poteva crederci. Lui stava scarabocchiando rapidamente e poi ha messo in giro i suoi disegnini di mutandine femminili. Alcuni erano divertiti. Altri no”. (Dal sito di Repubblica, domenica 13 dicembre 2009). Non c’è che dire: i migliori commenti al Berlusconi son sempre quelli del Berlusconi medesimo.
Poiché bisogna sapere che il 5 dicembre non era mica solo il No Berlusconi day...
(su) Massimo D’Alema: Raffaele Lombardo, presidente della regione Sicilia e leader dell’Emmeppià, punta a un governo di minoranza coi ribelli del Pidièlle guidati da Gianfranco Miccicché e con l’appoggio esterno del Pidì? Intanto, la sera del 9 novembre, ha cenato con Massimo D’Alema in un ristorante palermitano. E rivela, ora, che i suoi contatti con l’ex premier diessìno non si sono fermati lì: “Non ci sono stati altri pranzi, ma non ho mai detto che non ci siamo più sentiti...” (La Repubblica, venerdì 11 dicembre 2009). Riuscirà la brace del D’Alema a farci rimpiangere la padella del Veltroni? O capiremo, una volta per tutte, che per il Pidì non ci sono più speranze? In attesa dell’ardua sentenza dei posteri, si potrebbe sentire che cosa ne pensa il dalemiano Minniti...
Per la serie Mi si nota di più se lo dico?: Tarcisio Bertone.
Tarcisio Bertone (dipendente di Joseph Ratzinger col grado di cardinale segretario di Stato) alla presenza ― tra gli altri ― di D’Alema, che lo “ringrazia per la cortesia”: Togliatti parlò alla Costituente quasi come un padre della Chiesa. (La Repubblica, venerdì 11 dicembre 2009). Lo sapevamo, caro, lo sapevamo. Solo i tipi alla Rutelli e Fioroni credono ancora che il Togliatti (e tutta la sua progenie) non fossero intrisi di religione fino al midollo.
|
|
Per la serie L’etica del capitalismo: Giulio Tremonti. (Tabelle: elaborazione Ires su dati Istat, left n°49, venerdì 11 dicembre 2009).
(su) Giulio Tremonti (ministro dell’Economia, del Tesoro, delle Finanze e ― tirando i fili di Mariastella Gelmini ― liquidatore della Pubblica Istruzione): Non si capirebbe altrimenti come mai i lavoratori autonomi, pur costituendo il 28,5% dell’occupazione, pesino sulle entrate tributarie solo per il 12,9%. Né sarebbe possibile spiegarsi per quale motivo a un calo del gettito delle imposte dirette dello 0,7% corrisponda un crollo dell’Iva, nei primi sette mesi del 2009, del 10,3% nonostante i consumi siano scesi, nella prima metà del 2009, “solo” del 2,2%. (...) La tassa che i lavoratori dipendenti italiani pagano ai furbetti, in tempi di crisi, sembra dunque destinata ad aumentare. L’Ires la misura in 3.215 euro l’anno, 247 euro al mese per ogni singolo lavoratore dipendente. (...) Eppure la Costituzione, all’articolo 53, recita: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è ispirato a criteri di progressività. Per rendersi conto di quanto questo principio venga applicato, basta leggere i dati sulle entrate fiscali del 2008: l’aumento delle entrate complessive è suddiviso così: entrate da reddito dei lavoratori dipendenti (Irpef) +8,1%, gettito Iva -2,7%. (Manuele Bonaccorsi su left n°49 di venerdì 11 dicembre 2009). Il divaricarsi della distanza tra i redditi non è il semplice effetto, ma anche la principale causa della crisi. I titoli spazzatura erano solo uno strumento per coprire, tramite il credito facile, i bassi salari. (...) A valori attuali, se il livello di tassazione del lavoro dipendente fosse lo stesso di trent’anni fa, ogni lavoratore avrebbe in busta paga 247 euro in più al mese. Gran parte di questa perdita si concentra tra il 1981 e il 1990. In quegli anni, specialmente col governo Craxi, la spesa pubblica si allarga e tutto il peso viene pagato dal lavoro dipendente, che è l’unico che versa alla fonte. Con 110 miliardi di euro all’anno di gettito evaso, siamo i primi in Europa. I lavoratori italiani pagano una vera e propria tassa sull’evasione. (Agostino Megale, segretario confederale della Cgil e presidente dell’Ires, intervistato da left n°49 di venerdì 11 dicembre 2009).
(su) Mariastella Gelmini (signorina ministro della Pubblica Istruzione), Raffaele Bonanni (segretario della Cisl) e Luigi Angeletti (segretario della Uil): Il governo sta demolendo i settori della conoscenza e attraverso i tagli sta destrutturando l’intero sistema pubblico italiano. Ci sono in campo due idee alternative: da un lato quella dell’esecutivo, che ad esempio vuole distruggere il diritto all’apprendimento di qualità per tutti, dall’altro quello della Cgil, che pensa che dalla crisi si esce investendo in conoscenza, innovazione e ricerca. Sono due concezioni sociali inconciliabili... Cisl e Uil? Ho l’impressione che, a prescindere dal merito, dicano sempre sì al governo. (Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, intervistato da left n°49 di venerdì 11 dicembre 2009). Noi di ScuolAnticoli siamo rimasti gli unici così gentiluomini da rivolgerci alla signorina ministro Mariastella Gelmini, quando si tratta di Scuola, come se fosse davvero lei il ministro della Pubblica Istruzione. Gli altri si rivolgono direttamente al governo o al Tremonti. (Quanto al Bonanni e all’Angeletti, abbiamo deciso di non parlarne più: è giusto che se lo godano in pace, il rapporto preferenziale che hanno col berluscismo e i cospicui premi-fedeltà che probabilmente ne sono derivati e ne derivano, senza che nessuno li disturbi...)
Per la serie Quelli che la vicinanza al supremo leader gl’illumina il viso d’intelligenza: Guido Bertolaso.
(su) Guido Bertolaso (capo ― già, ma perché tutti lo chiamano capo, non sarà mica innominabile quel che fa nella vita? ― della Protezione civile) e Silvio Berlusconi (che forse vorrebbe chiamarsi capo, ma ancora non c’è riuscito): Un’ordinanza per coprire le irregolarità nei subappalti all’interno dei cantieri del piano C.a.s.e. è l’ultimo caso scandaloso di esercizio di potere perpetrato dalla Protezione civile. Il 12 novembre scorso il dipartimento diretto da Guido Bertolaso emana l’ennesima ordinanza sull’emergenza terremoto in Abruzzo, la n. 3820. Tra le pieghe del provvedimento si nasconde il comma 1 dell’art. 2, con cui di fatto si elimina retroattivamente il reato di “subappalto non autorizzato”, un colpo di spugna che rende inutilizzabili le prove già raccolte dalle forze dell’ordine su almeno 132 subappalti sospetti (Angelo Venti su left n°49 di venerdì 11 dicembre 2009). Il 2 aprile (4 giorni prima del terremoto, n.d.r.) il sindaco Massimo Cialente invia alla Protezione civile un telegramma, chiedendo di dichiarare lo stato di emergenza a L’Aquila. I giornali ne danno notizia il 18 aprile. Lo stesso giorno Berlusconi dichiara: “Il giorno prima di quel telegramma il governo aveva riunito la commissione Grandi rischi, che ha avuto una sessione lunga finita con un verbale dove si dichiarava che non c’era alcuna possibilità di prevedere il sisma. Questo dimostra l’efficienza della Protezione civile, di cui dobbiamo essere fieri e orgogliosi”. Peccato che la “lunga sessione” fosse durata poco più di mezz’ora e che il “verbale” di cui parla il premier fosse stato redatto solo dopo sette giorni. E trecento morti. (...) La Corte costituzionale dovrà passare al vaglio un altro contrastato decreto legge del governo Berlusconi. Quello che ha stroncato i movimenti contro le discariche in Campania con misure da regime militare. Governate dall’uomo più potente d’Italia dopo Berlusconi, Guido Bertolaso. Mai cittadino italiano ha potuto concentrare nelle sue mani più potere di quanto ne abbia il capo della Protezione civile e sottosegretario per l’emergenza rifiuti in Campania. Secondo il decreto 90, il supercommissario può agire “in deroga a tutte le leggi in materia ambientale, paesaggistica, di pianificazione del territorio e di difesa del suolo, nonché igienico-sanitaria”. Ha disponibilità economiche pressoché infinite (solo pochi giorni fa il commissario si è assegnato, con un’ordinanza, altri 3 milioni di euro). Il suo potere non è solo politico ed economico. Ma anche “militare”: “Le autorità di pubblica sicurezza garantiscono piena attuazione alle determinazioni del sottosegretario medesimo”. Le discariche individuate da Bertolaso vengono dichiarate “siti di interesse strategico nazionale”. E viene varata una specie di legge marziale, per la quale comportamenti altrove considerati come espressione della libertà di opinione divengono gravi reati. Infine viene sospesa la regola costituzionale del giudice naturale, secondo la quale nessun cittadino può scegliere il giudice che preferisce, perché esso è stabilito dalla legge per competenza, territorio e materia (articolo 25 della Costituzione): Bertolaso può essere giudicato solo da una speciale Procura costituita per l’occasione a Napoli. (...) La Protezione civile di Bertolaso si è trasformata in uno strumento formidabile nella gestione autoritaria della cosa pubblica.
(Manuele Bonaccorsi su left n°49 di venerdì 11 dicembre 2009).
Carlo De Benedetti secondo left
(su) Carlo De Benedetti (editore de La Repubblica): Carlo De Benedetti ha querelato per diffamazione Il Giornale. La gazzetta diretta da Vittorio Feltri sarà anche brutta brutta e fatta peggio, però è iniziativa poco commendevole da parte del proprietario di quel quotidiano che quando ha ricevuto una querela da Berlusconi si è messo a strillare come una prefica in difesa della libertà di stampa. La quale non pare lesionata quando si querela Feltri, tant’è vero che la Federazione nazionale della stampa, che il 3 ottobre scorso organizzò la manifestazione per la libertà d’informazione a piazza del Popolo a Roma, sul suo sito neanche menziona l’azione legale del proprietario de La Repubblica. Le querele non sono né di destra né di sinistra. Sono giuste o intimidatorie. Resta da chiedersi per quale motivo l’antiberlusconismo dovrebbe tradursi in filodebenedettismo, e perché in Italia sia obbligatorio schierarsi per un potentato economico o per un altro. (Left n° 49, venerdì 11 dicembre 2009).
Roberto Castelli (leghista, portatore di moccichino verde, ex ministro della Giustizia, attualmente sottosegretario a non sappiamo che cosa, e nemmeno ce ne importa): Poveri milanesi: a furia di chinare il groppone per lavorare, lavorare e lavorare, senza pensare ad altro, adesso devono sorbirsi le lezioni e le paternali dell’universo mondo. L’ultimo maestrino arrivato, di cui sentivamo tanto il bisogno, è l’ennesimo professionista dell’antimafia, Saviano. Il quale viene da una terra che, per condizioni politiche e sociali, sicuramente ha molto da insegnare.
(La Repubblica, venerdì 11 dicembre 2009). Poveri Milanesi, che come tutti gli Umani hanno schiene,
non “gropponi”: è mai possibile che debbano essere dipinti come bestie da individui come il Castelli?
|
|
Per la serie Meglio un mastelliano vivo che un piddìno morto: Marco Minniti e Marilina Intrieri.
(su) Marco Minniti, alias Domenico Minniti detto Marco (ex diessìno, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei governi D’Alema I e II, ex sottosegretario alla Difesa nel governo Amato II, ex viceministro degli Interni nel governo Prodi II): Poco prima che a De Magistris fosse avocata l’indagine Why not, si racconta nel libro Il caso Genchi, edito da Aliberti e curato da Ettore Montolli, erano state acquisite dalla procura di Crotone alcune intercettazioni telefoniche sui numeri di Marilina Intrieri, successivamente diventata presidente del consiglio nazionale dell’Udeur, registrate dai carabinieri durante la campagna elettorale del 2006. Nelle intercettazioni si alludeva a raccomandazioni, a possibili collusioni politico-mafiose anche nel delitto Fortugno, a possibili ricatti sulle nomine e sulle gestioni delle Asl. Si parlava di servizi segreti, di finanziamenti pubblici da centinaia di milioni di euro. Ed emergerebbe, sempre dalla lettura del libro di Gioacchino Genchi, il ruolo predominante in Calabria svolto in particolare da Marco Minniti in praticamente quasi tutte le nomine dell’epoca, mentre la Intrieri sarebbe risultata invece imposta da Anna Serafini, moglie di Fassino. Questi dissidi emergevano in alcuni brogliacci in maniera inquietante: “La nota persona ha riferito a Marilina che la cosa non è stupida, è una cosa molto seria, perché se lei si candida può essere uccisa, in quanto a Crotone Adamo e Minniti hanno interessi precisi e chiari e non la vogliono tra i piedi”. Su questo e altro si apprestava a lavorare Genchi per conto di De Magistris, ma con la revoca dell’incarico e il passaggio di Why not nelle mani del sostituto procuratore generale Alfredo Garbati, l’incarico venne sospeso. Ma da quanto risultato al vicequestore, Garbati e Minniti erano in strettissimi rapporti: nell’ordine di centinaia le telefonate tra i due. (Pietro Orsatti su Terra di giovedì 10 dicembre 2009). Dover passare dal Pidì a Mastella per salvarsi la vita? Se è vero, vorrebbe dire che passare invece al Pidì equivarrebbe a suicidarsi.
|
|
|
Per la serie Ma che gli farai ai nonnetti?: De Gregorio con Caselli e Calabrò.
Sergio De Gregorio (ex dipietrista, oggi senatore pidiellìno), Juan Esteban Caselli (senatore pidiellìno, ma anche gentiluomo del papa in America Latina e delegato presso lo SMOM, il Sovrano Militare Ordine di Malta: oh chi si rivede!) e Raffaele Calabrò (senatore pidiellìno, già noto alle cronache per essere l’artefice del disegno di legge sul testamento biologico che mandò in brodo di giuggiole tanti piddìni papisti): Crocifisso in tutti gli uffici pubblici. E poi ospedali, porti, stazioni, aeroporti, carceri. Obbligatorio. Sanzionato di “arresto fino a sei mesi” o ammenda fino a mille euro non solo chi lo rimuove, ma anche il funzionario pubblico che si rifiuterà di esporlo. “C’è uno scontro di civiltà. E ognuno deve dire da che parte sta. Noi stiamo dalla parte della Chiesa, non ce ne vergogniamo”, dice Sergio De Gregorio, primo firmatario del disegno di legge presentato in questi giorni al Senato da nove senatori del Pidièlle. (La Repubblica, giovedì 10 dicembre 2009). Solo sei mesi di galera e mille euro di multa? Meno male. Visti gli individui, temevamo il volo giù da un aereo nel Rio de la Plata.
Per la serie Qui non si fa politica, qui si lavora: Angelino Alfano.
(di) Angelino Alfano (ministro della Giustizia): La mafia si può combattere senza andare in tv o fare convegni. Lavorando di più in procura e senza le luci delle telecamere, si arresta qualche latitante in più. Insomma, con qualche convegno in meno e qualche latitante in più si fa il bene del Paese. (su) Angelino Alfano (ministro della Giustizia): Il pomeriggio i magistrati fanno anche i cancellieri, perché non ci sono soldi per gli straordinari del personale. Ma alla procura di Palermo manca pure il 30% dei sostituti: i pm dell’antimafia devono andare persino alle udienze di convalida degli arresti per scippi e rapine. Al procuratore aggiunto non resta che tamponare le emergenze organizzative, per mantenere efficiente la macchina delle indagini. Al ministro della Giustizia chiederei di fronteggiare la pesante carenza degli organici e porre dei rimedi alla riforma delle intercettazioni (Antonio Ingroia su La Repubblica di giovedì 10 dicembre 2009). Da una parte: indebolire lo Stato, indebolire lo Stato, indebolire lo Stato. Dall’altra: resistere, resistere, resistere. Chissà quale delle due parti è più vicina all’antiStato...
Per la serie Donne non a disposizione? Dipende...: Emma Marcegaglia e Federica Guidi.
(su) Emma Marcegaglia (presidente della Confindustria) e Federica Guidi (presidente dei cosiddetti “giovani industriali”: Confindustria è molto forte con alcuni governi e molto debole con altri. Contestò il governo Prodi sull’utilizzo del Tfr versato all’Inps. Mentre oggi non dice nulla se i soldi, invece di andare agli investimenti, vanno a coprire le spese correnti dello Stato e della pubblica amministrazione. C’è qualcuno che utilizza un linguaggio con il governo di centrosinistra e uno esattamente opposto con il governo di centrodestra. (Guglielmo Epifani, segretario della Cgil. La Repubblica, giovedì 10 dicembre 2009). Ma vuoi mettere com’è più bello il Berlusconi del Prodi? E il meraviglioso rapporto che ha con le donne, dove lo mettiamo? Già: dove lo mettete, Emma e Federica?
Paola Binetti, Enzo Carra, Dorina Bianchi e Walter Veltroni (papisti in via, più o meno accelerata, di abbandono della nave del Pidì): Resto nel Pidì, per il momento. C’è un disagio dei cattolici nel Pidì evidente e trasversale, perché riguarda non solo i cosiddetti teodem ma anche il fronte (fronte?) popolare, vedi Fioroni o Merlo. Ma, detto questo, la domanda successiva è: dove vai? Per andarsene occorre avere la consapevolezza che dove si va, poi, le proprie convinzioni hanno una cittadinanza più forte. Sicuramente non a destra, dove la Lega un giorno difende i crocifissi nelle aule e il giorno dopo attacca l’arcivescovo Tettamanzi per il suo impegno nel sociale... Vediamo che cosa dirà Rutelli a Parma. Al momento non vedo i presupposti per lasciare il Pidì e quindi continuerò il mio impegno nel partito per far sì che i cattolici siano sempre meno percepiti come un problema e sempre più come una risorsa. Insomma: resto nel Pidì, ma guardando a Rutelli. E spero che i recenti abbandoni rappresentino uno stimolo per Bersani ad affrontare il disagio che c’è senza liquidarlo con faciloneria (Paola). Traduzione: Imploro chiunque ne sia in grado di fornirmi un buon pretesto per andare con Rutelli senza che la mia maledetta coscienza mi costringa a raddoppiare il cilicio! Il Pidì è stato una delusione. Non penso che piangeranno molto per la mia uscita (Dorina). Si può piangere anche di gioia, non lo sai? La mia buona volontà è stata fraintesa come acquiescenza a una linea sempre più chiaramente neo-laicista (Enzo). Ribellati, Enzo, e vattene di corsa. L’uscita di Rutelli e degli altri è un fatto che deve interrogare il partito. Mi auguro che non vi sia una “questione cattolica” nel senso di una difficoltà dei cattolici a vivere a pieno titolo e a costruire con tutti l’identità del Partito democratico (Walter). La più patetica? La Binetti, così bisognosa di aiuto per fare quel che le va, invece che quel che crede di dover imporsi. Il più antipatico? Il Carra, con quel suo tono minaccioso. Il più infido? Come sempre il Veltroni, con le sue mistificazioni pseudopsicologiche: chi crede in Dio e chi non ci crede possono convivere pacificamente e rispettarsi l’un l’altro, non certo darsi un’identità comune. Basterebbe un po’ di onestà intellettuale, per non contar balle così grossolane.
(su) Silvio Berlusconi: Al Warner Village di Vimercate, durante la proiezione di 2012, la fine del mondo, al termine della sequenza in cui il primo ministro italiano rinuncia a salvarsi e aspetta la fine in piazza San Pietro, a fianco del papa e della gente comune, scatta una standing ovation di tre minuti in omaggio a Silvio Berlusconi, presente in sala con una figlia. Ma sulla scena il regista, il tedesco Roland Emmerich, era stato chiaro: “Il mio premier italiano non può essere identificato con Silvio Berlusconi: lui sarebbe stato il primo a scappare”. (La Repubblica, mercoledì 9 dicembre 2009). Non è detto. Sarebbe il primo se avesse modo di dare a bere ai morituri che è lì con loro. Altrimenti la vanità lo costringerebbe a sacrificarsi. Fior di medaglie alla memoria, nel corso dei secoli, sono state elargite a fifoni troppo pieni di sé per darsela a gambe.
(su) Giulio Tremonti (ministro dell’Economia, del Tesoro, delle Finanze e ― tirando i fili di Mariastella Gelmini ― liquidatore della Pubblica Istruzione): Si tratta dell’utilizzo acrobatico del gettito dello scudo fiscale. I circa 4 miliardi del presunto gettito dello scudo vengono usati due volte: una volta nel 2009 per finanziare taglio e rinvio dell’acconto Irpef del novembre scorso e l’altra per coprire una serie di spese a valere sul 2010. La manovra acrobatica è consentita dall’utilizzo di una sorta di gigantesco “fondo-salvadanaio”, il fondo “grandi eventi” presso Palazzo Chigi in cui confluiranno anche i 3,1 miliardi del Tfr (cioè le liquidazioni dei lavoratori, n.d.r.) e altro fino a 8,8 miliardi: un fondo che sarà il rubinetto della presidenza del Consiglio, da cui dipenderà l’erogazione, fuori del controllo del Parlamento, di tutta la Finanziaria 2010. (La Repubblica, mercoledì 9 dicembre 2009). Denaro male acquistato, denaro mal speso. Denaro messo insieme con le mance dei criminali fiscali per il condono e con le liquidazioni scippate ai Lavoratori è, come tutto il denaro che questo governo elargisce ai complici e ai sottomessi, denaro che porta male: chi non lo riceve stringe la cinghia, è vero, ma chi lo intasca ci si strozzerà, in un modo o nell’altro. Stiamo scherzando? Mica tanto.
|
|
|
|
Per la serie I distruttori della Scuola italiana: Tremonti, Gelmini, Moratti, Padoa Schioppa e Fioroni (per Berlinguer non c’era spazio).
(su) Giulio Tremonti (ministro dell’Economia, del Tesoro, delle Finanze e ― tirando i fili di Mariastella Gelmini ― liquidatore della Pubblica Istruzione), Mariastella Gelmini (ministro della Pubblica Istruzione per conto di Giulio Tremonti), Letizia Moratti (ex ministro della Pubblica Istruzione, oggi sindaco di Milano per conto della Lega e di Cièlle) Tommaso Padoa Schioppa (ex ministro dell’Economia e della Prosopopea, oggi rifluito chissà dove) e Giuseppe “Beppe” Fioroni (ex ministro della Pubblica Istruzione, oggi piddìno papista a tempo pieno): “Il governo Berlusconi mantiene la promessa: 36.218 docenti e 4.945 classi in meno, a fronte di un aumento di 37.876 alunni”. È un commento frutto di un’analisi di Legambiente sui tagli dal 2002 al 2010. 322 istituzioni scolastiche aggregate, 68 piccoli plessi chiusi e 36.218 cattedre cancellate. Nel dossier si dà conto di otto anni spesi a ridurre le risorse finanziarie delle scuole pubbliche e a incrementare quelle delle private. Altron indicatore significativo della china in discesa della Scuola italiana è il precariato. Secondo lo studio di Legambiente, infatti, dal 2002 al 2010 si sono persi 29.302 docenti di ruolo, per arrivare nell’anno scolastico 2008 - 2009 a un 15,66% di precari (130.835) nel corpo docente, di cui ben 110.533 licenziati al termine delle attività didattiche. E non va meglio per i 90.026 docenti di sostegno, di cui oggi il 43,8% (39.428) è precario, spesso senza specializzazione e comunque impossibilitato a garantire la continuità necessaria. E anche il personale Ata è sempre più precario: dal 72,52% di collaboratori scolastici a tempo indeterminato nel 2001 - 2002, siamo scesi quest’anno al 60,37%. Il precariato rappresenta uno svilimento della figura professionale dell’insegnante, sulla quale evidentemente si vuole investire sempre di meno, se si considera che le risorse per la formazione sono scese del 27,64% rispetto allo scorso anno. Mentre le risorse per l’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana, che sono aumentati dal 2001 a oggi del 282,29% (da 164.499 a 628.876) sono rimaste invariate. (Terra, martedì 8 dicembre 2009). Però, in compenso, è aumentato il peso delle tasse sui Lavoratori, i criminali fiscali hanno potuto continuare a evaderle e la crescente diseguaglianza economica così prodotta (in Italia e nel resto del mondo) ha finanziato le speculazioni che hanno prodotto una crisi mondiale e decine di milioni di disoccupati. Vuoi mettere se invece ci tenevamo la Scuola?
(e ancora su) Giulio Tremonti (ministro dell’Economia, del Tesoro, delle Finanze e ― tirando i fili di Mariastella Gelmini ― liquidatore della Pubblica Istruzione) e su Tommaso Padoa Schioppa: Tremonti ha tenuto solo parzialmente al pressing della Camera: al Senato la Finanziaria valeva circa 4 miliardi, a Montecitorio sono diventati circa 8 (guarda caso, proprio la quantità di sangue vampirizzata alla Scuola nel triennio 2008 - 2011, n.d.r.). Alle scuole private vanno 130 milioni (guarda caso, contro la Costituzione; ma secondo gli insegnamenti del Fioroni, n.d.r.). Il governo ha deciso di appropriarsi degli accantonamenti per il Tfr (= trattamento di fine rapporto, cioè la liquidazione, n.d.r.) lasciati in azienda dai lavoratori delle imprese con più di 50 addetti. A loro insaputa, il Tfr verrà infatti trasferito a un fondo di tesoreria istituito proprio per coprire la spesa dei 200 commi inseriti in fretta e furia nel maxiemendamento alla Finanziaria. E in questa operazione avverrà un vero e proprio miracolo: i soldi dei lavoratori che figuravano a debito dell’impresa diventeranno delle entrate, sì, proprio surplus di bilancio, per lo Stato. Non ci sarà, infatti, alcuna iscrizione a debito di questi 8 miliardi. Da nessuna parte. Delle due l’una: o i soldi sono stati davvero scippati ai lavoratori e, dunque, almeno dal punto di vista contabile sono effettivamente delle entrate. Oppure, come non solo speriamo ma è nella legge e nei fatti, si tratta di soldi che i lavoratori potranno un giorno riavere con gli stessi interessi che avrebbero maturato in azienda; e, dunque, creano un debito dello Stato. Il ministro Padoa Schioppa aveva, del resto, varato sperimentalmente un’operazione analoga. (Tito Boeri su La Repubblica di martedì 8 dicembre 2009). I destri devono riconoscerlo: dal Fioroni al Padoa Schioppa, dal Violante alla Lanzillotta, son sempre i finti “sinistri” che gli danno le dritte migliori.
Per la serie I lupi e le pecore: Roberto Calderoli e Dionigi Tettamanzi
(che invece, per chi non delira, sono entrambi Umani. Come i Migranti).
Roberto Calderoli (leghista, ministro della Semplificazione e portatore di moccichino verde), Gianfranco Fini (ex neofascista, ex aennìno, attualmente pidiellìno e presidente della Camera) e Dionigi Tettamanzi (dipendente di Joseph Ratzinger col grado di arcivescovo di Milano): Tettamanzi con il suo territorio non c’entra proprio nulla. Sarebbe come mettere un prete mafioso in Sicilia (Calderoli, commentando La Padania che si era chiesta, come se fosse un insulto, se Tettamanzi sia un cardinale o un imam. La Repubblica, lunedì 7 dicembre 2009). Questo succede quando la politica prende in prestito la fede per farne uno strumento di odio e di divisione (Fare futuro web, sito definito “vicino” a Gianfranco Fini). Ai vescovi è affidata la custodia del gregge, ossia del popolo di Dio. È una custodia che comporta di riunire il gregge e in particolare di vigilare sul gregge e così difenderlo dagli assalti delle bestie spirituali, ossia dagli errori di quei lupi rapaci che sono gli eretici (Tettamanzi, La Repubblica, martedì 8 dicembre 2009). Le “idee”, il linguaggio e le velleità del Calderoli e di tutti i portatori di moccichini verdi ricordano sempre più esplicitamente l’ideologia nazista. Ma Fare futuro non sa che i leghisti non “prendono a prestito” la fede come “strumento di odio e di divisione”: le fedi sono strumenti di odio e di divisione. Lo dimostrano, una volta di più, proprio le parole del Tettamanzi. Che un giorno lamenta la mancanza di “accoglienza” e di “rispetto” verso la “persona” umana, a Milano e altrove, e l’indomani confonde gli Esseri Umani con le pecore (il gregge) e coi lupi rapaci. Solo che il Calderoli non è una bestia, benché “pensi” e dica (e induca a commettere) “bestialità” contro i Migranti, e chiamarlo bestia e lupo rapace è dunque altrettanto insensato e violento che negare i Diritti Umani dei Migranti, cioè il loro essere Umani. E tutto ciò ― il rapportarsi agli Esseri Umani come se fossero animali non umani, sia del Calderoli contro i Migranti sia del Tettamanzi contro il “gregge” e contro il Calderoli ― non è affatto “in contrasto” con la fede, poiché è proprio la fede, proclamando l’Umano inferiore al divino, il fondamento di ogni svalutazione dell’Umano; ed è per fede, dunque, che tutti loro, i Tettamanzi come i Calderoli, confondono l’Umano col non umano. Rispetto al Tettamanzi, o ai portavoce del Fini, molto meglio Gad Lerner: “La volgarità degli argomenti (del Calderoli) non deve trarre in inganno: c’è del metodo nella provocazione architettata nel dì festivo. Quasi una contro-predica rivolta al gregge della diocesi più grande del mondo, puntando dal trono del governo alla conquista dell’altare in Duomo. La Lega vuole la corona longobarda, che sia cristiana o pagana non le importa. Si erge a potere costituito che ripristina la tradizione perduta. Sente venuto il suo momento e punta al bersaglio grosso. Perciò esercita violenza verbale, scagliandosi contro il cardinale: deve dimostrarci che nulla la potrà fermare, che non ha paura di nessuno (...): la nuova teologia in camicia verde s’impone come energia scaturita dalla volontà popolare” (La Repubblica, martedì 8 dicembre 2009). Era ora. Finalmente anche qualcun altro comincia a intuire quel che su ScuolAnticoli diciamo da mesi. Lerner non perde tempo a piagnucolare su immaginarie “strumentalizzazioni politiche della fede” da parte leghista. Intuisce che quella è solo l’apparenza, la scorza; la sostanza, il midollo, è la nuova teologia in camicia verde. Al pari del nazismo, il leghismo è esso stesso una fede, si sente tale, forse addirittura sa già di esserlo, e come ogni fede pretende di essere l’unica vera: non solo l’Islam e gli imam, anche il Cristianesimo e i preti come potrebbero non essere invisi ai druidi del leghismo? Riempirsi la bocca di crocifissi e di presepi, come fanno, non è “fraintendimento”, non è “strumentalizzazione”: è ciò che resta della vecchia identità nella nuova, sono i residui, i cascami del cristianesimo e del cattolicesimo che pendono a brandelli dal leghismo come squame dall’epidermide di un serpente dopo la muta...
Clicca qui per continuare! Oppure qui per scaricare il testo - 139 kb, 5 pagine - in formato Word!
Per la serie Quelli che come tutti hanno antenati nomadi: Matteo Salvini.
Matteo Salvini (leghista eurodeputato e portatore di moccichino verde): Sul palco della Carmen abbiamo visto gli zingari che ci piacciono; quelli che ci sono nei campi abusivi ci piacciono meno. (La Repubblica, martedì 8 dicembre 2009). A dimostrazione del fatto che neanche i migliori antenati possono trattenere dal diventare uno stronzo chi proprio lo vuole, pare che alcuni degli avi di Hitler fossero ebrei. Il Salvini lo saprà.
Per la serie L’ignoranza è forza: Giuseppe “Beppe” Fioroni.
Giuseppe “Beppe” Fioroni (esponente di primo piano della banda di papisti che attraverso il Pidì tiene in ostaggio la Sinistra italiana), dopo aver appreso che la senatrice cattolica Dorina Bianchi ha lasciato il partito (alleluia!) ed è tornata nell’Uddiccì: Occorre un’evoluzione culturale. Alle parole individuo, collettivo, partito del lavoro, dobbiamo sostituire le parole persona, famiglia, etica. E non pensare di lasciare ai centristi la rappresentanza dei moderati. (La Repubblica, lunedì 7 dicembre 2009). Finalmente, grazie a “Beppe”, abbiamo ritrovato la memoria: ecco da dove vengono i neosinistri, i neolinguisti, i bispensieristi della finta “sinistra”: dal mondo di George Orwell, dove alle parole guerra, libertà, ignoranza e amore si sostituivano le parole pace, schiavitù, forza, odio. Da La fattoria degli animali sono passati direttamente a 1984.
Per la serie I finti “sinistri” sussurranti e avvelenaioli: Giorgio Merlo.
Giorgio Merlo (piddìno franceschiniano già noto alle cronache per aver detto che tutta la destra tifa per Bersani, perché vuole un grande partito socialista con qualche appendice cattolica e moderata), dopo aver appreso che la senatrice cattolica Dorina Bianchi ha lasciato il partito (alleluia!) ed è tornata nell’Uddiccì: Il No B Day? Se il Pidì insegue la piazza urlante e forcaiola, i casi Bianchi aumenteranno. (L’Unità, lunedì 7 dicembre 2009).
Silvio Berlusconi: La mafia è un fenomeno da estirpare, ma assolutamente contenuto. (La Repubblica, lunedì 7 dicembre 2009). Bisogna ammettere che in quindici anni qualche passo avanti l’ha fatto: nel 1994 il suo ministro Lunardi dichiarò, da lui non smentito, che con la mafia bisogna imparare a convivere. Ancora un piccolo sforzo, Berlusconi, e capirà che definire la criminalità organizzata un fenomeno contenuto perché si accontenta di un terzo (almeno) del territorio italiano, è un tantinello troppo generoso. Verso la criminalità organizzata.
Ignazio La Russa (ex neofascista, ex aennìno, attualmente pidiellìno e ministro della Difesa): Il No B day? Volevano partecipare anche Nicchi e Fidanzati, peccato per loro, la polizia ha fatto prima ad arrestarli. (La Repubblica, domenica 6 dicembre 2009). Se il siciliano La Russa conosce così bene addirittura i pensieri e i desideri dei capi della mafia, perché non va anche lui a deporre in tribunale e a dire tutto ciò che sa? Ha paura, forse?
Marcello Dell’Utri: Sono tranquillo, ma assisto a uno spettacolo incredibile, allucinante. Gli incontri con i Graviano non esistono, non ci sono mai stati. E non ho mai saputo addirittura chi sono. Di fronte a queste accuse una persona normale o impazzisce o si spara, ma io, io lavoro tanto su di me per restare sempre sereno. Sono sicuro che finirà tutto nel nulla, perché non c’è nulla. (La Repubblica, sabato 5 dicembre 2009). Per carità, senatore: non impazzisca.
Roberto Calderoli (ministro per la Semplificazione) sul processo a Marcello Dell’Utri e la deposizione del pentito Spatuzza: La montagna ha partorito un peto. (La Repubblica, sabato 5 dicembre 2009). Le montagne, caso mai, partoriscono topolini. Associare all’idea di un parto quella di un peto la dice lunga sulle condizioni in cui versa l’immaginazione di chi lo fa.
Per la serie I privati dipendenti solidali: Gaetano Quagliariello e Vittorio Feltri.
(Ma quella del Quagliariello è la sua faccia cattiva. Cliccalo, se vuoi vedere quella buona!)
Vittorio Feltri (direttore de Il Giornale), dopo aver dovuto riconoscere che l’ex direttore de L’Avvenire, “Dino Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato, non è implicato in vicende omosessuali e, tanto meno, è un omosessuale attenzionato”: Ho fatto solo una doverosa precisazione, senza lacrime e senza scuse. (La Repubblica, sabato 5 dicembre 2009). Ha ragione. Perché dovrebbe scusarsi? Sarebbe come scusarsi per aver pestato un piede a qualcuno dopo aver perso l’equilibrio a causa di un calcio del Berlusconi. Come ha ragione il vicecapogruppo pidiellìno in Senato, Gaetano Quagliariello, che si congratula con Feltri per il coraggio di riconoscere l’errore: è bello, generoso e nobile che gli spinti dal Berlusconi a far danno siano solidali tra loro.
Per la serie Sinite parvulos venire ad me: Sì sì: lasciateli, lasciateli...
(su) Joseph Ratzinger (papa) e i suoi dipendenti (preti): “Un caso sistematico e calcolato di uso perverso del potere e della fiducia ai danni di bambini indifesi e innocenti”. Così il governo irlandese ha definito le violenze commesse per decenni dai preti sugli alunni delle scuole cattoliche del Paese e descritte nel rapporto sull’arcidiocesi di Dublino pubblicato il 26 novembre. Secondo l’Irish Times, gli abusi sono stati possibili grazie alla connivenza della chiesa con il governo, incrinata solo dagli scandali della metà degli anni ’90. Anche il Vaticano ha gravi responsabilità: nel 2006 ha ignorato le richieste della commissione d’inchiesta irlandese sostenendo che non erano arrivate attraverso i canali diplomatici appropriati. (Internazionale 824, venerdì 4 dicembre 2009). Solo in Italia no? Proprio in Italia no, che è il centro del centro della tela del ragno ecclesiastica? Ah, ma ha da veni’ Baffone...
Angelino Alfano (ministro della Giustizia): Oltre al principio dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, ce n’è un altro nella nostra Costituzione: quello della piena autonomia, sovranità e indipendenza del Parlamento, che è eletto e che è chiamato a fare le leggi. (La Repubblica, venerdì 4 dicembre 2009). Se l’Alfano fosse un po’ meno incolto, saprebbe che neanche il Parlamento (e, se è per questo, neanche tutto il popolo Italiano messo insieme) può legiferare contro la Costituzione e contro l’uguaglianza dei Cittadini. E se fosse un po’ meno insincero non fingerebbe di non sapere che l’attuale Parlamento, più che eletto, fu nominato (capoccia per capoccia) da sì e no una dozzina di Destri e di finti “sinistri” e poi tutt’al più ratificato da un corpo elettorale virtualmente “incaprettato”. E che le “leggi” che un simile Parlamento “fa” (per esprimersi come l’Alfano) più che leggi sono ordini del Berlusconi alla sua scuderia di “legislatori” e, tramite loro, agli ex Cittadini, ora in verità sudditi, di questo infelice Paese.
Per la serie Mica tutti son capaci di essere più di destra di Berlusconi continuando a sembrar di sinistra ai gonzi: Luciano Violante.
Luciano Violante (finto “sinistro” celebratore di Almirante, consigliere della Destra plurielogiato dal Berlusconi, dal Ghedini e dal Cicchitto e presidente della Commissione parlamentare antimafia quando furono assassinati i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino): Siamo contrari al governo dei giudici, che non fa parte della democrazia. Siamo preoccupati per quello che avviene nel sistema politico, appeso da una settimana alle possibili dichiarazioni di un pentito di mafia. (...) La situazione può diventare drammatica, e solo con le riforme si può consolidare il sistema prima che si spezzi. Dopo una frattura la mafia troverebbe in alcune regioni del Sud il suo Kosovo. (...) Molti magistrati, seri e capaci, cominciano a porre il problema della difesa della propria indipendenza dalle correnti dell’Associazione nazionale magistrati. Perciò penso che vada cambiata la composizione del Consiglio superiore della magistratura con un terzo di eletti dai magistrati, un terzo di eletti dal Parlamento e un terzo di designati dal presidente della Repubblica all’interno di una ristretta rosa di personalità che abbiano rivestito alte cariche dello Stato. (Intervista a La Repubblica di venerdì 4 dicembre 2009). Il Violante diventa sempre più bravo a far finta di non essere un destro dei più destri, ma a noi non la fa. 1°: dire siamo contrari al governo dei giudici, quando nessun giudice vuol governare e tutti stanno solo facendo quel che le leggi impongono loro di fare, significa insinuare che una parte della magistratura (come sostiene il Berlusconi) stia deliberatamente tentando di sostituirsi al governo, cioè di effettuare un colpo di Stato. 2°: dire che dopo una frattura la mafia farebbe del Sud il suo Kosovo è terrorismo intellettuale per spezzare la resistenza dei giudici; e la domanda allora è: per spezzare la loro resistenza “solo” alla cosiddetta casta? O anche alla mafia? 3°: cambiare in quel modo la composizione del Csm significherebbe fare strame dell’articolo 104 della Costituzione (cioè dell’indipendenza della magistratura) per mettere la medesima nelle mani della politica. Cioè, nell’Italia attuale, nelle grinfie dei capibastone dei partiti. 4° (varie e pinzillacchere): se fossimo nel Violante, dopo Saviano e Gomorra eviteremmo di parlare del sistema come di qualcosa di positivo. A meno che, ovviamente, non volessimo (ma certamente non sarà il caso del Violante) far l’occhiolino a qualcuno. E se fossimo stati presidenti della Commissione parlamentare antimafia all’epoca delle stragi eviteremmo anche di accostare l’aggettivo capaci al sostantivo giudici. Bagatelle, certo, ma fanno il loro effetto. Brutto.
Per la serie Il dato è mio e lo do a chi pare a me: Maurizio Sacconi e Raffaele Bonanni.
su Maurizio Sacconi (ministro del Welfare, della Sanità, del Lavoro e delle Politiche sociali, a seconda dei turni di servizio): Si è bloccata una diffusione dei dati dell’Inps assolutamente necessaria in questa gravissima situazione di crisi. Alcuni esempi per tutti: quante persone finiranno ora e per tutto il 2010 gli 8 mesi di disoccupazione ordinaria? Quanti collaboratori, che hanno perso il lavoro, hanno ottenuto nel 2009 l’indennità prevista dalla Legge Finanziaria? Quanti lavoratori finiranno le 52 settimane di cassa integrazione ordinaria? È di tutta evidenza la necessità di conoscere questi dati. È un dovere dell’Inps fornire il massimo di conoscenza e trasparenza. Già nel luglio scorso in una lettera al direttore dell’Inps e al ministro del Lavoro sollevavo la scarsità di informazioni, del loro dettaglio e della loro tempistica, sul ricorso agli ammortizzatori sociali. Ho proposto specifiche domande, che non hanno ricevuto alcuna risposta. (Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, in una lettera a La Repubblica di venerdì 4 dicembre 2009). Impossibile ridere (sia pure per non piangere) sulla misconosciuta tragedia dei Lavoratori italiani schiacciati da vent’anni tra la peggior Destra dell’Occidente e la (seconda) più finta delle finte “sinistre” del pianeta. Ma si può almeno ridere dei finti “sinistri”, appunto, che delirano e sproloquiano che la lotta di classe sia finita. Perché mai, dunque, della tragedia dei Lavoratori italiani si nascondono i dati? Secondo i finti “sinistri”, probabilmente, solo per far loro uno scherzetto che li tiri un po’ su.
Per la serie Spezzeremo le reni al Montenegro: Aldo Di Biagio.
Aldo Di Biagio (pidiellìno deputato): I progetti per la costruzione di centrali nucleari nei Balcani (il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha appena firmato contratti energetici in Montenegro che vanno in questa direzione, n.d.r.) sono reali e fattibili nella misura in cui nascano da progetti di partenariato tra l’Italia e il Paese che ospita la centrale. (Alessandro De Pascale su left 48, venerdì 4 dicembre 2009). Aveva proprio ragione Karl Marx dicendo che le tragedie della Storia, se si ripetono, si ripetono come farse. Se fu già una farsa, nella tragedia, l’avventura fascista di farsi un impero da operetta in Albania e in Grecia, che buffonata sarà mai quella berluscista di farsi un impero radioattivo nella ex Iugoslavia?
Per la serie Le doti dei casti ai privati coi soldi dei Cittadini: Roberto Formigoni
(su) Roberto Formigoni (ciellìno pidiellìno e presidente della regione Lombardia): La chiamano “dote per la libertà di scelta”. È il buono che Formigoni “regala” agli alunni delle scuole pubbliche e private, con una netta preferenza per queste ultime. Secondo il Rapporto 2009 sul finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia, elaborato dal gruppo regionale di Rifondazione comunista, nell’anno scolastico 2008/2009 “ben l’80% dei fondi regionali per il diritto allo studio è stato destinato in via esclusiva agli studenti delle scuole private, frequentate però soltanto dal 9% degli studenti”. La ragione sta tutta nei criteri per accedere alla “dote”: per le scuole pubbliche i genitori devono presentare il certificato Isee ― il cosiddetto riccometro, che valuta l’intero patrimonio ― mentre i richiedenti il buono per le private, afferma il Rapporto, “godono di un meccanismo inventato ad hoc per loro, denominato indicatore reddituale, dove i limiti di reddito sono molto più tolleranti e, soprattutto, non si deve dichiarare la propria situazione patrimoniale mobiliare e immobiliare”. (Left 48, venerdì 4 dicembre 2009). Si può forse pretendere che un governo regionale di ciellìni e di portatori di moccichini verdi sia per lo Stato contro l’antiStato?
|
|
Per la serie Ah, se avessi avuto quella, di mamma, invece che la mia!...: Marco Siclari e Rosa Berlusconi.
Marco Siclari (pidiellìno, vice capogruppo del Pidièlle al Comune di Roma): Abbiamo presentato in Consiglio comunale una mozione, che mi vede primo firmatario, il cui fine è quello di valutare la possibilità di intitolare una strada o una piazza romana alla signora Rosa Berlusconi, madre del presidente del Consiglio dei ministri. Questo vuole essere un riconoscimento non tanto alla mamma di Silvio Berlusconi, ma ad una persona semplice che grazie alla sua dedizione ha concorso a scrivere una pagina della nostra storia recente contribuendo alla decisione del figlio di scendere in campo. Una scelta, questa, condivisa in 16 anni da milioni di cittadini. È fondamentale, infatti, che non si perda il ricordo di quelle persone comuni che, con il loro coraggioso contributo quotidiano, hanno determinato una svolta del nostro Paese. (La Repubblica, venerdì 4 dicembre 2009). Secondo noi, però, nella mozione che “vede” il Siclari (è il primo caso nella Storia di mozione con gli occhi, ma non ci stupisce: sarà questo, finalmente, il “nuovo miracolo italiano” di cui il Berlusconi è l’artefice...) ― nella mozione, dicevamo, che “vede” il Siclari primo firmatario, si notano alcune stranezze che a dir poco la infirmano, la svalutano, la depauperano. Come mai, per esempio, vi si parla solo di strade o di piazze? E i viali? E i larghi? E gli umili vicoli? Chi abita in corso Sempione, per sua disgrazia, perché mai verrebbe dal Siclari proditoriamente escluso dall’opportunità di ritrovarsi un bel giorno a vivere (che è qualcosa di più che semplicemente abitare) in corso Rosa Berlusconi, madre? Ma non è finita. Perché mai, ci domandiamo ― e in quanto maschi ci offendiamo ― perché mai il Siclari ha vilmente scartato dalla propria idolatrante mozione il papà di Silvio Berlusconi? Risulta forse al Siclari che il padre di Silvio avrebbe tentato di dissuadere la progenie dallo scendere in campo, se non fosse morto prima? Risulta forse al Siclari che il genitore di sesso maschile del Cavaliere non avesse per il figlio altrettanta dedizione del genitore di sesso femminile? O forse ― Dio non voglia ― il Siclari con questa disgraziata omissione intende meschinamente inisinuare che il babbo del Cavaliere non ne sia stato in realtà il vero e unico autore? Ma non è tutto. Il Siclari parla di persone semplici, di persone comuni... E perché, allora, ci domandiamo ― e in quanto noi stessi semplici e comuni ci offendiamo ― non dedicare una via anche ai 4 nonni del Berlusconi? Non fosse stato per loro e per i loro amplessi ― lo sa, il Siclari? ― il Berlusconi non sarebbe mai venuto al mondo. E gli 8 bisnonni? E i 16 trisnonni? E i 32 quadrisavoli? E i 64, i 128, i 256, i 512, i 1024, i 2048, i 4096, gli 8192, i 16.384, i 32.768, i 65.536 ― e via moltiplicando ― che per generazioni e generazioni hanno copulato in ogni landa d’Europa senza nemmeno la gioia di sapere che quel loro affaticarsi gli uni addosso agli altri avrebbe dato origine, un dì, a un così bel campione? Non hanno diritto anch’essi a un riconoscimento? Si metta al lavoro, Siclari: cerchi, scovi, sceveri, e nel più breve tempo possibile faccia sì che ogni singolo coronimo di Roma e d’Italia sia dedicato ― su, su, fino alla prima Eva africana da cui veniamo tutti ― a un avo o a un’ava del Berlusconi. (P.s.: che poi, in realtà, noi alla proposta del Siclari siamo assolutamente favorevoli. L’esempio della signora Rosa Berlusconi, secondo noi, è di fondamentale importanza. Altro che strade e piazze: andrebbe studiato a scuola in ogni minimo dettaglio. A mo’ di guida e di monito, per le future mamme, su tutto ciò che assolutamente non si deve fare, se si vuole evitare di scodellare sul groppone al prossimo altri “regalini” così.
Per la serie Un sorriso di Ratzinger val bene una (donna) messa in galera: Joseph Ratzinger e Maurizio Gasparri.
Maurizio Gasparri (ex neofascista, ex aennìno, attualmente pidiellìno e capogruppo del Pidièlle al Senato): Ribadisco: chi usa la pillola Ru486 e va a casa invece di rimanere nella struttura pubblica per tre giorni, finirà in tribunale. (La Repubblica, venerdì 4 dicembre 2009). E come farà il Gasparri a indurre un medico o un’infermiera a denunciare? Con le spiate, gli scherani dei preti, i ricatti, la paura di perdere il posto di lavoro? Se è così non ce lo dica, per favore: all’idea di un’immaginario simile, e del mondo umano che delinea, gli vomiteremmo in faccia.
Per la serie Quelli che son punizione a sé stessi: Javier Lozano Barragan.
Javier Lozano Barragan (dipendente di Joseph Ratzinger col grado di cardinale, ex presidente del Pontificio consiglio per la pastorale degli operatori sanitari): L’uso della Ru486, come ogni aborto, è un crimine, un delitto, e merita una punizione. (La Repubblica, giovedì 3 dicembre 2009). Punizione. Questi “difensori della persona umana” credono forse di aver a che fare con dei cani, invece che con degli Esseri Umani, ché parlano di punizioni?
Silvio Berlusconi (rivolto al presidente del Panama): Preparami un’accoglienza degna. E poi ti prego di preparare anche altre attrattive che mi stanno molto a cuore... Dopo ne parliamo noi due in privato. (La Repubblica, giovedì 3 dicembre 2009). Qualsiasi padre in via di divorzio dovrebbe pensarci un milione di volte, prima di uscirsene con “battute” del genere. Se ne approfitta, forse, perché i figli della signora Veronica Lario e suoi sono maggiorenni, e sa che i magistrati che decideranno sulla separazione non potranno impedirgli di vederli?
sulla finta “sinistra”: Caro ingegnere, su suo suggerimento abbiamo parlato con il nostro comune amico senatore e l’ho informato del suo pensiero che è meglio che lo fanno gli altri e non loro. Abbiamo anche saputo che si sono riuniti per dare il loro appoggio... Che il buon Dio l’assista. (Bernardo Provenzano a Vito Ciancimino, La Repubblica, giovedì 3 dicembre 2009). Ma naturalmente non è detto che “gli altri”, ai quali era meglio far fare i favori alla Mafia al posto degli amici del “nostro comune amico senatore”, fossero proprio gli ineffabili furbetti della finta “sinistra”. Chissà quanti penseranno che fossero invece Bertinotti e compagni. Non sono forse tutte loro le colpe?
Per la serie Castelli in aria, Tutti giù per terra: Roberto Castelli.
(su) Roberto Castelli (leghista, portatore di moccichino verde, ex ministro della Giustizia, attualmente sottosegretario a non sappiamo che cosa, e nemmeno ce ne importa): Caro Augias, non sono credente e la proposta Castelli mi sembra una gran stupidaggine. Penso che sarei invece favorevole a una legge che imponesse la chiusura domenicale dei negozi, visto che la domenica dovrebbe essere un’occasione per stare in famiglia, occuparsi dei nostri cari e della nostra anima, e non l’ennesima processione dentro i centri commerciali. Mi pare che la nostra religione lo preveda... o sbaglio? (Lettera a Corrado Augias della signora Bettina Scacchetti, La Repubblica, giovedì 3 dicembre 2009). La religione lo prevederebbe, cara signora (e con tanto di mercanti scacciati a scudisciate dal tempio) ma su una proposta del genere è facile prevedere che la Lega tornerebbe con le code fra le gambe dal suo dio Po: troppi rivenduglioli assatanati, tra i portatori di moccichini verdi, perché abbiano voglia di santificare le feste.
|
|
|
Per la serie Dopo di me il diluvio: Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi.
(su) Silvio Berlusconi: Il riscontro delle dichiarazioni di Spatuzza speriamo che lo facciano con uno scrupolo tale da... perché è una bomba atomica... Sì, perché non sarebbe solo un errore giudiziario, è una tale bomba che... lei lo saprà... Spatuzza parla apertamente... del presidente del Consiglio... Pare che basti... Ma lui, l’uomo... confonde il consenso popolare, che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di... qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo: magistratura, Corte dei conti, Cassazione, Capo dello Stato, Parlamento... Siccome è eletto dal popolo... confonde la leadership con la monarchia assoluta... Ma io in privato gliel’ho detto: ricordati che gli hanno tagliato la testa a... quindi statte quieto. (Gianfranco Fini, La Repubblica, mercoledì 2 dicembre 2009). La cosiddetta “svolta” liberal e democratica dell’ex neofascista sdoganato Fini la dice lunga sul terrore della parte “meno stupida” della “classe dirigente” che per il dopo Berlusconi stia maturando (“concimato” e coltivato dal berluscismo, neologismo da noi coniato e del quale siamo piuttosto orgogliosi) un 51% nazionale al neonazismo leghista. Di cui la parte “meno stupida” della “classe dirigente” sarebbe considerata responsabile dalla Storia (e forse da qualche futura Norimberga) molto più di quanto lo sarebbe, ovviamente (per i motivi di salute indicati dalla signora Lario) il Berlusconi medesimo.
(su) Silvio Berlusconi: I suoi avvocati hanno comunicato ai giudici del processo Mills che dopodomani purtroppo il premier non potrà esserci perché sarà impegnato “dalla mattinata al pomeriggio” all’inaugurazione di un tratto della Salerno-Reggio Calabria. (La Repubblica, mercoledì 2 dicembre 2009). Almeno lo fanno scarpinare per l’Italia dalla mattina alla sera, questi giudici, visto che proprio non riescono a schiaffarlo in galera. Sempre meglio che starsene in panciolle a palazzo Grazioli a costringere decine di povere ragazze ad abbuffarsi di video trionfali.
(su) Marcello Dell’Utri: Massimo Ciancimino lo ha detto ieri ai magistrati spiegando nei dettagli il “senso” di un biglietto dattiloscritto da Bernardo Provenzano e inviato a Vito Ciancimino che si trovava agli arresti domiciliari a Roma dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio: “Caro ingegnere,” scriveva Provenzano, “ho ricevuto la ricetta, ci dobbiamo incontrare nel solito posto, al cimitero, per chiarire alcune cose... Abbiamo parlato con il nostro amico senatore per quella questione, hanno fatto una riunione e sono tutti d’accordo”. Quell’amico senatore, secondo Massimo Ciancimino, sarebbe proprio Marcello Dell’Utri. E la “ricetta” che Provenzano aveva ricevuto da Vito Ciancimino sarebbe stata la richiesta di Cosa nostra ad alcuni esponenti politici di favorire i mafiosi in carcere e i loro patrimoni in cambio della fine delle stragi del ’92 - ’93. (La Repubblica, mercoledì 2 dicembre 2009).
Umberto Bossi: Gianfranco Fini è un ex fascista, ora amico della sinistra. Ma Silvio Berlusconi lo controlliamo bene: senza i voti della Lega va a casa... Fini vuole dare il voto agli immigrati, ma la nostra gente non lo seguirà. Forse quando la Padania sarà diventata davvero una nazione-stato potremmo anche farlo. Ma non ora. Da noi, i musulmani sbatteranno sempre le corna. In Europa non so, ma la Lombardia da sempre ha eretto un muro contro l’Islam. Prima dei diritti, da noi contano i doveri. (La Repubblica, mercoledì 2 dicembre 2009). Al Bossi piace dar del cornuto a chi non gli piace. Ma d’altra parte, poverino, dopo il brutto accidente che gli è capitato, come non capirlo? La lingua batte dove il dente duole.
Per la serie Gli opposti si elidono e rimane il niente, quindi opposti non sono: Walter Veltroni e Livia Turco.
Walter Veltroni e Livia Turco (le due “anime” ― nel senso di dissimili ma speculari inesistenze ― del Pidì): Il No B day? Più gente va e meglio è (Walter). Il No B day? Esserci vuol dire fare il gioco di Berlusconi (Livia) (La Repubblica, mercoledì 2 dicembre 2009). Dimostrare l’esistenza (o l’inesistenza) di Dio, si sa, è impossibile. Dimostrare l’inesistenza del Pidì, invece, è un gioco da ragazzi. La posizione del Pidì sul No B day, per esempio, è che al No B day bisogna andarci, sì, ma al tempo stesso anche non andarci. E dunque dove sarà il Pidì, in piazza, il 5 dicembre? In un luogo della piazza che sarà anche un non luogo della piazza. Ma non è così per ogni cosa? Su tutte le questioni più importanti, il Pidì è per qualcosa e per il suo contrario, a favore e contro, con una parte degli Italiani e con i loro acerrimi nemici. Il Pidì tutto intero e sempre, insomma, è come il Pidì il 5 dicembre al No B day: c’è ma non c’è, esiste ma non esiste, ha un’idea ma non ce l’ha, lotta ma non lotta, si sa che farsene ma non si sa che farsene. E il compito delle sue due “anime” (apparentemente avversarie, ma in realtà pappa e ciccia nel determinare l’inesistenza del partito) altro non è che quello di tutti i puri spiriti: far finta di esistere in noi, per fare in modo che non esistiamo noi. È forse ora di dire, purtroppo, che non esistono nel Pidì una parte “buona” e una parte “cattiva”, una parte “vera” e una parte “finta”: i Veltroni e le Turco sono gli uni lo specchio degli altri, gli uni necessari agli altri, per far sì che il Pidì, come Sinistra, non ci sia e non esista. Non solo al No B day il 5 dicembre. Ma in Italia e per sempre.
Per la serie servi e Padroni: Joseph Ratzinger e Silvio Berlusconi.
Silvio Berlusconi (parlando, in sua presenza, del nuovo presidente del Consiglio europeo): Il presidente non ha iniziato bene, perché è arrivato con un’ora di ritardo, ma adesso gli insegno io. (La Repubblica, mercoledì 2 dicembre 2009). Col Putin, col Gheddafi, col Ratzinger non si sarebbe mai permesso questi toni: il Berlusconi davanti ai (suoi) padroni striscia e “abbozza”, ma poi si rifa da villano con chi non può dargli ordini.
Per la serie Gli Stanlio e Ollio delle leggi ad personam: Matteo Brigandì ed Enrico Costa.
Enrico Costa (pidiellìno) e Matteo Brigandì (leghista): Si sono buttati in un’impresa pro-Berlusconi. Aggiornano e ampliano l’ormai famoso legittimo impedimento, il principio, già nel codice di procedura penale, che “l’assoluta impossibilità di comparire per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento” produce il rinvio di un’udienza. Fiumi di giurisprudenza. Loro due vogliono aggiungere il comma 1bis. Che recita: “Costituisce assoluta impossibilità di comparire per l’imputato lo svolgimento di attività inerenti alle funzioni istituzionali o politiche di premier, ministro, sottosegretario, parlamentare”. (La Repubblica, mercoledì 2 dicembre 2009). Il servilismo ottunde a tal punto l’intelligenza che andrà a finire che ci lasceranno il termine premier, carica che nel nostro ordinamento non esiste. Così varrà per tutti meno che per il presidente del Consiglio.
Renato Brunetta (rispondendo a chi trova grottesco che uno screanzato come lui voglia dare lezioni di gentilezza al prossimo): Ho promosso la cortesia nei confronti del cittadino, quindi del cliente. Francesco Merlo rimpiange il bel mondo antico dei melliflui con le clientele. Gusti. (La Repubblica, mercoledì 2 dicembre 2009). Il Brunetta non è pagato per indebolire “le clientele”, ma lo Stato e il senso dello Stato: non fa altro dalla mattina alla sera, ed è ciò che fa anche questa volta equiparando i cittadini a clienti. Noi, invece, pensiamo che lo Stato, in Italia, debba essere difeso e rafforzato contro l’antiStato. Gusti, direbbe il Brunetta. Che aggiunge: io sono cortese col cliente, ma mi rifiuto di essere mellifluo con le clientele. Vediamo se è vero. Quando ha detto che gli insegnanti lavorano poco, quasi mai sono aggiornati e in maggioranza non sono neppure entrati per concorso ma grazie a sanatorie, il Brunetta ― come un volgare cafone ― ha insultato anche i docenti seri, non “una clientela”. Quando ha dichiarato che gli insegnanti italiani non formano, non preparano, non producono, e che la nostra è la peggiore scuola d’Europa, se non del mondo, il Brunetta ― come un volgare buzzurro ― ha colpito in modo indiscriminato centinaia di migliaia di persone, non “una clientela”. Quando ha affermato che se uno fa il professore, il burocrate, l’impiegato al catasto, si vergogna di dire ai figli quello che fa, il Brunetta ― come un volgare bifolco ― ha offeso intere categorie, non “una clientela”. Quando ha dato per certo che le impiegate statali scappino dall’ufficio per fare la spesa e poi tornino furtivamente al lavoro, il Brunetta ― come un volgare zoticone ― ha insolentito tutte le Lavoratrici statali, non “una clientela”. Quando ha sostenuto che i magistrati lavorino solo poche ore, il Brunetta ― come un volgare maleducato ― ha diffamato tutti i giudici d’Italia, non “una clientela”. Quando ha detto che la sinistra è la parte peggiore del Paese, il Brunetta ― come un volgare villanzone ― ha ingiuriato in blocco metà degli Italiani, non “una clientela”. Quindi non ce la venga a raccontare: il Brunetta non è affatto “mellifluo” ― magari fosse capace di elevarsi a tanto ― ma il classico villan rifatto. Del quale del resto è la perfetta rappresentazione da capo a piedi. Anche se, nel suo caso, “da capo a piedi” non è gravissimo, poiché non significa che pochi centimetri. Handicap fisico sul quale non lo si dovrebbe prendere in giro, è vero, ma che lui per primo ha autorizzato a colpire quando ― da perfetto incivile ― si è permesso di chiamare panzoni i poliziotti con problemi di obesità. Che non sono “una clientela”, ma servitori dello Stato. E non dell’antiStato.
Per la serie Le facce di destra della finta “sinistra”: Enrico Letta e Nicola Latorre.
(su) Enrico Letta e Nicola Latorre (piddìni e finti “sinistri” né di primo pelo né di primo vizio): Che cosa vogliono dire in italiano, che cosa nascondono, dichiarazioni come quelle di Enrico Letta e di Nicola Latorre, che parlano del diritto di Berlusconi di difendersi nel processo (ovvio) e “dal” processo, e aggiungono che sulla giustizia c’è stato “un abuso politico” a sinistra? Che cosa stanno preparando, dopo aver incamerato il mio voto riluttante alle primarie e la mia speranza che il Pidì potesse ripartire? C’è un abuso di realpolitik, che porta a subordinare ogni cosa al “quadro politico”, cioè ad alleanze con il centro. Io sono per queste alleanze, ma non al prezzo di venderci l’anima. Cosa spinge Letta a mutuare il linguaggio (difendersi “dal” processo) da Pecorella e Ghedini? È questo il programma di Bersani? Ci voleva tanto a dire che il Pidì non va al No B day, ma che la passione, la speranza di quella piazza è benvenuta? A Letta, che vuole parlare dei “problemi veri”, domando: le scelte di Berlusconi, a partire dalla giustizia ad personam, sono un “problema vero” del Paese in cui io vivo. Anche del suo? (Lettera a La Repubblica di martedì 1° dicembre 2009 della signora Francesca Baldini). Niente da aggiungere, né tanto meno da eccepire, alle parole della signora Baldini. Solo ricordarle, per arricchire la sua documentazione, che Enrico Letta, il 16 maggio u.s., definì buon senso la solidarietà del sindaco di Torino Chiamparino (altro bell’arnese) al Maroni sul respingimento dei Migranti; che a marzo 2009 propose di trovare fondi per i disoccupati aumentando l’età pensionabile, a partire dalle donne, e tagliando la quota dello stipendio che transita nell’assegno previdenziale; che il 13 febbraio 2009 dichiarò di non gradire la forte vicinanza del Pidì alla Cgil, soprattutto riguardo al mancato voto della riforma contrattuale concordata da Cisl e Uil con il duo Sacconi-Brunetta (Epifani non ha compreso la svolta, aveva dichiarato già il 25 gennaio); e che il 15 gennaio 2009 annunciò di aver maturato l’innovativa e geniale intenzione di sedurre l’elettorato moderato. Quanto al Latorre, che ha detto che “sul processo breve Bersani non ha posto alcun dictat” (La Repubblica, giovedì 3 dicembre 2009) non vale la pena di sprecarsi a parlarne: ricordiamo solo che il 25 giugno 2008 la giudice Clementina Forleo fu assolta dal Csm per aver definito il D’Alema e lui complici di un disegno criminoso; e che nel novembre 2008 fu “beccato” in tv mentre inviava un “pizzino” di affettuosi suggerimenti al suo degno (ex) “camerata” Italo Bocchino: dìllo tu, ché io non posso... Purtroppo questa è gente, cara signora Baldini, che un’unica speranza può ancora suscitare in noi: che se ne vadano, come il Rutelli o anche più lontano, una volta per sempre.
Silvio Berlusconi, rivolgendosi ad Alexander Lukashenko, dittatore bielorusso incoronato con l’82,6% dei voti in “elezioni” che l’Osce e gli Usa hanno definito “non democratiche”: Il popolo ti ama, come dimostrano le cifre delle elezioni che sono sotto gli occhi di tutti. (La Repubblica, martedì 1° dicembre 2009). L’idea che il Berlusconi mostra di avere dell’amore e dell’amicizia ci fa rabbrividire. Come quel che s’intravede dei suoi rapporti con le donne, coi figli (ne ha parlato la signora Veronica Lario), coi cortigiani che gli si prosternano, con gli elettori che lo idolatrano... E coi pochi “amici”, tra i capi di Stato e di governo, di cui non si fa beffe chiamandoli abbronzati, standosene al telefono mentre lo aspettano o facendogli le corna dietro le spalle: Putin, Gheddafi, ora Lukashenko... Gente che ci fa rabbrividire anche più di lui. Meno male che almeno il dittatore cannibale Idi Amin Dada è morto. Altrimenti uno di questi giorni ci ritroveremmo a vergognarci dinanzi a tutto il mondo per aver “sdoganato” anche lui.
Per la serie Che tocca fa’ pe’ campa’: Renato Brunetta.
Renato Brunetta (ministro per la Funzione pubblica): La mia prossima battaglia sarà l’obbligo, per chi lavora nel pubblico impiego, della gentilezza e della cortesia. (La Repubblica, lunedì 30 novembre 2009). Adesso tutti diranno che il Brunetta è lui per primo un gran maleducato, un cafone, eccetera eccetera. Noi non siamo d’accordo. Anzi: noi lo compiangiamo, il povero Brunetta. Non dev’essere facile, con una fantasia forse limitata dalle dimensioni corporee come la sua, inventarsene ogni giorno una nuova per farsi beffe dello Stato dinanzi all’antiStato. Lo pagheranno anche bene per questo, non diciamo di no, ma gli fanno fare una vita...
Silvio Berlusconi: Dalla lettura dei quotidiani dei giorni precedenti, e anche di oggi, appare evidente a ogni persona onesta e di buon senso che ci troviamo di fronte all’attacco più incredibile e ignobile che mi sia stato rivolto nel corso di questi ultimi anni... L’attacco più incredibile e ignobile da quando ho deciso di dedicarmi con tutte le mie forze al bene del mio Paese... Se c’è una persona che per indole, sensibilità, mentalità, formazione, cultura e impegno politico, è lontanissima dalla mafia, questa persona sono io... Se c’è un partito che in questi anni più si è distinto nel contrastare la criminalità organizzata, questo partito è stato Forza Italia ed oggi è il Popolo della libertà... Se c’è un governo che più di tutti ha fatto della lotta alla mafia uno dei suoi obiettivi più netti e coerenti, questo è il mio governo. Che, sono certo, sarà ricordato anche come il governo che nella storia della nostra Repubblica ha lanciato alla mafia la sfida più determinata... Questo è il terreno civile e politico sul quale intendo contrastare la campagna di stampa del gruppo La Repubblica-L’Espresso, che chiamerò a rispondere, sul piano penale e civile, dei danni arrecati alla dignità della mia persona, della mia famiglia e dell’azienda Fininvest. (La Repubblica, lunedì 30 novembre 2009).
(su) Silvio Berlusconi e la sua lotta alla mafia: La maggioranza di destra, votando la Finanziaria al Senato, ha approvato un emendamento che abroga in pratica la decisione di requisire i beni mafiosi e della criminalità organizzata per devolverli alle comunità locali onde promuovere iniziative sociali, culturali, di solidarietà, scuole, comunità di recupero, case per anziani, ecc., e, per contro, procede alla libera vendita all’asta delle proprietà confiscate. È facile intuire che questo aprirà la porta ai criminali, magari attraverso intermediari di comodo, per ricomprarsi le proprietà sottrattegli e annullare gli effetti della legge La Torre - Rognoni. Aver lasciato 90 giorni per destinare gli immobili a finalità sociali prima di procedere all’asta è una foglia di fico, come può immaginare chiunque conosca la lungaggine delle procedure burocratiche... (...) Valutazioni economiche fatte dal sito www.lavoce.info provano che l’ammontare dei beni sequestrati ammonta a 725 milioni di euro, di cui 225 negli ultimi 18 mesi, grazie all’azione intensificata del commissario straordinario per i beni mafiosi, reintrodotto da Prodi nel 2007 dopo che Berlusconi ― guarda caso ― l’aveva soppresso nel 2003.
(Mario Pirani su La Repubblica di lunedì 30 novembre 2009).
Per la serie Ministri dalle larghe vedute: Mariastella Gelmini.
Mariastella Gelmini (ministro della Pubblica Istruzione) su Silvio Berlusconi: Quando lo accuseranno per Ustica e la strage di Bologna? (La Repubblica, lunedì 30 novembre 2009). Neanche a una futura mamma, signorina ministro,
è consentito dire e non dire su certe cose: se davvero sa qualcosa su quelle stragi, si rivolga al più presto
alla magistratura. Anche a costo di dover incrociare, per le scale o nei corridoi di qualche palazzo di Giustizia, pentiti come Gaspare Spatuzza.
Per la serie Ministri dalle larghe vedute: Mariastella Gelmini.
(su) Mariastella Gelmini (ministro della Pubblica Istruzione): Poche settimane fa è stato presentato un disegno di legge sull’Università. I grandi mezzi di comunicazione non hanno finora dato ampi spazi ai suoi contenuti e alle valutazioni espresse in varie sedi. Eppure si tratta di scelte decisive per il futuro del Paese. Ho trovato, a proposito del progetto del ministro Gelmini, solo poche annotazioni. Mi hanno colpito, comunque, quelle che fanno leva sul potere di cui disporrebbero i professori universitari e che elogiano il progetto Gelmini in quanto mirato a indebolire il suddetto potere. E l’indebolimento avrebbe la propria base in una riforma mirata a privilegiare le domende del mercato: negli atenei, insomma, si dovrebbe insegnare solo ciò che è utile per le imprese che assumeranno i futuri laureati. Mi preoccupano il diffondersi di una simile concezione della cultura e l’ipotesi che essa trovi consenso fra i cittadini. Se davvero la cultura va al mercato, allora non c’è più spazio per un Montale o per un Einstein, e al posto di una società civile e responsabile resta soltanto una massa informe e facile da governare.
(Enrico Bellone su Le Scienze n°496, dicembre 2009, lunedì 30 novembre 2009).
(su) Silvio Berlusconi e la sua “battuta” contro chi scrive o fa televisione sulla mafia: Se non ci emancipiamo da questa favoletta di regime secondo la quale la mafia è alle corde, e se non capiamo che la battaglia si vince o si perde sul fronte dei rapporti tra mafia e politica, tra vent’anni continueremo a chiederci perché ancora si paga il pizzo. (Roberto Scarpinato, procuratore aggiunto di Palermo. La Repubblica, lunedì 30 novembre 2009). Ma perché parla così? Crede forse che il Berlusconi sia uno stupido, che non capisce e non sa benissimo queste cose?
(su) Silvio Berlusconi, Angelino Alfano (pidiellìno, ministro della Giustizia) e Nicolò Ghedini (pidiellìno deputato): Tutto con le modalità d’intervento già rodate ― le leggi ad personam non arrivano direttamente dal governo, ma da singoli deputati ― che hanno il vantaggio di consentire a palazzo Chigi di smentire quello che in realtà, nel frattempo, viene fatto. È il caso della prescrizione: mentre Alfano la smentiva, Ghedini la studiava, ed ecco saltar fuori la prescrizione del processo. Così per lo scudo congela processi e per il concorso esterno in associazione mafiosa: non sarà il governo a muoversi, ma singoli parlamentari. Tutto, a questo punto, a brevissima scadenza. (Liana Milella su La Repubblica di lunedì 30 novembre 2009). Sarebbe il principio del gioco delle tre carte: bisogna muoverle rapidissimamente, o gli astanti vedranno il trucco.
Marcello Dell’Utri (pidiellìno senatore): Dalle procure mi aspetto che si acclari la verità su quelle che sono evidenti e assolute falsità. Spatuzza può inventarsi qualsiasi cosa: è anche difficile difendersi... Se dovesse cadere Berlusconi, sarebbe la fine per tutti. Anche per Fini. E lui lo sa bene... Ho detto che Vittorio Mangano è stato un eroe, e lo ripeto. Il suo comportamento è stato eroico, non so se avrei fatto lo stesso: in carcere, malato, invitato a parlare di Berlusconi e di me, ha detto di non aver nulla da dire... Taluni pm, di Magistratura democratica in particolare, sono organizzatissimi nel trovare qualcosa che possa essere presentato come apparenza di reato... La sinistra, i poteri occulti, i poteri forti, non vedono Berlusconi di buon occhio... Il concorso esterno in associazione mafiosa non è un reato, ma qualcosa di simile alla lesa maestà: consente di incriminare chiunque non sia criminale.
(La Repubblica, lunedì 30 novembre 2009).
Per la serie Né massoni né filoislamici: i naturali alleati della Lega Nord.
Roberto Castelli (leghista, portatore di moccichino verde, ex ministro della Giustizia, attualmente viceministro non ci ricordiamo di cosa, ma non importa) sul referendum che in Svizzera ha detto no alla costruzione di nuovi minareti: Ancora una volta dagli Svizzeri ci viene una lezione di civiltà. Occorre un segnale forte per battere l’ideologia massonica e filoislamica. La Lega Nord deve ottenere nella riforma costituzionale l’inserimento della croce nella bandiera italiana. (L’Unità, lunedì 30 novembre 2009).
Maurizio Gasparri: Bersani abbassi le ali, invece di dare via intervista ordini alla maggioranza: fermate la legge sul giusto processo, sulle riforme la Bibbia è la bozza Violante... Così si risponde all’invito al dialogo arrivato dalle massime istituzioni?... Sulla giustizia noi andiamo avanti, e con proposte più sagge di quelle salva-mafia fatte dalla Finocchiaro... Sulle riforme siamo aperti al confronto, ma la bozza Violante è minimalista: noi proponiamo il presidenzialismo. (La Repubblica, lunedì 30 novembre 2009). È contenta la Finocchiaro? È contento il Bersani? È contento il Violante? Il Berlusconi non li vuole i loro servizi, è inutile che si danno tanto da fare, e neanche glielo dice di persona: glielo fa dire da chi a servirlo è autorizzato.
(su) Pierferdinando Casini (ex alleato del Berlusconi e genero del banchiere Caltagirone), Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema (promotori dell’alleanza, in Puglia, con l’Uddiccì di Casini): In questi anni ho detto dei sì, come quello che ha portato all’internalizzazione dei servizi sanitari e alla stabilizzazione dei precari, in un settore storicamente monopolizzato da società di una certa provenienza sociale. Ho detto anche dei no: al nucleare, per esempio, quando l’Enea ha indicato la Puglia come il sito migliore in Italia. Oppure alla privatizzazione di un bene fondamentale, com’è l’acqua. Abbiamo toccato interessi forti: leggo sui giornali economici che all’operazione Acquedotto Pugliese erano interessati importanti gruppi nazionali, come per esempio quello che fa capo a Caltagirone. (Nichi Vendola, presidente della regione Puglia, intervistato da La Repubblica di lunedì 30 novembre 2009).
Per la serie Le facce di destra della finta “sinistra”: Lillo Speziale.
Lillo Speziale (piddìno consigliere regionale) e il Pidì di Pierluigi Bersani (molto, molto, molto diverso dai Pidì del Franceschini e del Veltroni): Non so se sarò candidato, ma mettetevi in testa che sarò io il sindaco di Gela.
(La Repubblica, lunedì 30 novembre 2009).
Per la serie Monsieur de La Palisse, un minuto prima di compiere 18 anni, non aveva ancora 18 anni:
Silvio Berlusconi con Noemi Letizia e i genitori di lei.
(su) Noemi Letizia (ex minorenne): Noemi Letizia campeggia su maxi-cartelloni pubblicitari nelle strade di Napoli. La ragazza di Portici ― diventata famosa dopo che Silvio Berlusconi partecipò, il 26 aprile scorso, alla festa organizzata per i suoi 18 anni in un locale di Casoria ― è da qualche tempo testimonial di una casa di biancheria intima. Ora i manifesti, dove Noemi è in posa su uno sfondo rosso, sono arrivati anche nelle strade della città dove la ragazza vive. (La Repubblica, lunedì 30 novembre 2009). Basta che non li mettano anche ad Arcore o sotto i palazzi della politica, ché il poverino ormai ha una certa età: potrebbero fargli male.
*
|
*