Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Più Niente da Ridere
la Pagina di Chi andò dietro alla Morte e portò l’Italia con sé nel mese di aprile del 2012
“Libertà, giustizia sociale, amor di patria. Noi siamo decisi a difendere la Resistenza. Lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei morti e per l’avvenire dei vivi, lo compiremo fino in fondo. Costi quel che costi.” (Sandro Pertini, Genova, 28 giugno 1960).
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Per la serie Mussolini-Hitler, il ritorno: il “nuovo” Asse Roma-Berlino.
(di e su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia) e sul suo ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero: Piano segreto Monti-Merkel, road map parallela per la crisi. Un asse (il giornalista Francesco Bei lo chiama proprio così, un asse, e altrove addirittura asse Roma-Berlino, n.d.r.) che potrebbe portare, nel giro di poche settimane, alla più spettacolare operazione di marketing politico europeo dai tempi dei Trattati di Roma: la sincronizzazione dei processi di ratifica del Fiscal compact e del Fondo salva Stati (Esm) nei Parlamenti di Roma e Berlino. Lo stesso giorno. Con la stessa maggioranza larga di unità nazionale. Con Mario Monti e Angela Merkel riuniti insieme ad assistere all’evento, incorniciato da una “dichiarazione solenne” sul comune destino europeo. Per mostrare ai mercati l’immagine di un’Italia definitivamente avviata alla disciplina di bilancio, con biglietto di sola andata. Per insinuarsi nella crisi dei rapporti tra Francia e Germania, favorita dall’ascesa di Hollande all’Eliseo, e sostituire Parigi nel rapporto privilegiato con Berlino. Ma anche per lasciarsi finalmente alle spalle “il rigore cieco” e puntare davvero a un nuovo patto per la crescita, un “Growth compact” dopo il famigerato “Fiscal compact”. (...) Monti ritiene importante che nelle due capitali, nello stesso giorno, si manifesti lo stesso arco costituzionale (una maggioranza di unità nazionale) a sostegno dei due governi. “Se in Europa,” osserva Enzo Moavero, “si vogliono fare grandi cambiamenti, come quelli che necessariamente vanno fatti perché non crolli tutto, occorre che la questione sia presa in mano dalle grandi famiglie europee. Insieme: popolari e socialisti”. (La Repubblica, lunedì 30 aprile 2012). C’è molto da sottolineare, in questa prosa grottesca e tuttavia inquietante. I lati “di colore”, certo, tipici del neo-minzolinismo in cui il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari sprofonda ormai fino al collo: chiamare asse Roma-Berlino la sudditanza del napolitano-montismo alla prepotenza tedesca; continuare ad ammannirci il Monti come un nostro eroico paladino che critica la Merkel “da sinistra” e preme “per la crescita”, quando tutto ciò che il Monti fa e dice dimostra invece che è d’accordo con lei e perfino più a destra di lei; il comico quanto disperato “gioco delle tre carte” di chiamar “famigerato” il Fiscal compact (che è molto peggio che famigerato: è il tentativo dell’1% della popolazione europea di fare schiavi tutti gli altri, e dell’1% tedesco di annettersi l’Europa senza il fastidio di dover dichiarare guerra) poche righe dopo aver invece esaltato come un evento epocale la solenne ratifica del Fiscal compact medesimo a parlamenti congiunti... Ma c’è poco da ridere: le righe di cui sopra sono anche l’annuncio drammaticamente serio che gli estremisti di destra Napolitano e Monti e le forze religiose, politiche, economiche e mediatiche che li sostengono vogliono arrivare al più presto alla definitiva sottomissione dell’Italia al naziliberismo finanziario globale nella sua più violenta espressione politica europea, la Germania dell’estremista di destra Angela Merkel. E che, onde realizzare tale obiettivo, si sforzano di compattare sempre di più lo scellerato Partito unico (di centro destra e finta sinistra uniti) di cui anche il Pidì è sciaguratamente entrato a far parte cancellando in pochi mesi tutte le speranze di riscatto che la segreteria Bersani aveva (immeritatamente) suscitato. (Riuscirà almeno la Socialdemocrazia tedesca a resistere alla nefasta sirena della finta sinistra italiana? Possiamo solo sperarlo, con l’ottimismo della volontà e col pessimismo dell’intelligenza di chi ha purtroppo ben visto che la Sinistra tedesca, negli ultimi vent’anni, è stata snaturata e falsificata dal finto sinistro Schroeder non meno di quanto quella americana lo è stata dai Clinton, quella inglese dal Blair, quella spagnola dallo Zapatero e quella italiana dal Veltroni e... ahinoi, anche dal Bersani). Ma ciò che puzza di più, nelle righe di cui sopra, è la nuova “idea” (o delirio?) di chiamare arco costituzionale la cosiddetta maggioranza di unità nazionale, cioè il Partito unico napolitano-montista. Soprattutto se si considera che è la stessa trovata che lo Scalfari Eugenio, massimo comun divisore della Sinistra italiana, ha tirato fuori dal cappello a cilindro domenica 29 chiamando partiti costituzionali le tre componenti del Partito unico. Si vuol forse preparare il terreno per arrivare a sostenere che chi non è con il napolitano-montismo è fuori dalla Costituzione? Non vogliamo nemmeno supporlo, perché sarebbe una dichiarazione di guerra civile.
(su) Elsa Tina Pica Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato i Lavoratori italiani): In una delle sue molte esternazioni la ministra Fornero ha rimproverato quei genitori che si preoccupano più di risparmiare per acquistare casa ai propri figli che di investire per farli studiare. (Citata dalla gentile professoressa Chiara Saraceno su La Repubblica di lunedì 30 aprile 2012). Il che significa che la Fornero ci invita a boicottare la Scuola italiana anche a costo di svenarci, pur di far studiare i nostri figli in quelli che gli individui come la Fornero chiamano gli istituti più prestigiosi. Definire questa dichiarazione una vergogna è poco: questa dichiarazione, pronunciata da una delle più alte autorità dello Stato contro un’Istituzione dello Stato di fondamentale importanza e garantita dalla Costituzione, non equivale forse a un alto tradimento? O, per non essere melodrammatici, a quel tanto di alto tradimento che è possibile a una Fornero? A una sorta di basso tradimento, insomma?
Siamo davvero così stupidi come credono lo Scalfari, il D’Alema e il Veltroni? Be’, se crediamo alle loro panzane indubbiamente sì.
(su) Eugenio Scalfari, Massimo D’Alema e Walter Veltroni convinti, ognuno a suo modo, che Noi siamo stupidi... Secondo lo Scalfari, tutti vogliono il nostro bene, la lotta di classe degli straricchi contro il resto dell’Umanità non esiste, e i politici servi delle tirannie finanziarie naziliberiste sono un’invenzione dell’antipolitica: Hollande punta sulla crescita dell’economia europea, ma anche la Merkel punta sulla crescita. Prima lo diceva con voce sommessa, ora lo dice con voce alta e sicura. Con la stessa voce alta e sicura lo dice anche Mario Draghi e anche il nostro Mario Monti, sostenuto in questa sua linea da tutti e tre i partiti che appoggiano il suo governo. E perciò crescita, crescita, crescita (La Repubblica, domenica 29 aprile 2012). Lo Scalfari non ha ballerine, solo nani, altrimenti l’ultima frase (crescita, crescita, crescita!!!) sarebbe apparsa in sovrimpressione su uno stuolo di belle ragazze euforiche danzanti seminude. Ci fai davvero così stupidi, Eugenio? Pensi davvero che Noi si possa credere che sia per la crescita il Monti, che un giorno sì e l’altro pure escogita nuovi trucchi per impoverire sempre più il 90% di Noi mentre aggredisce i nostri Diritti per toglierci la voglia di reagire? Il Monti che tre giorni fa (è il quotidiano che hai fondato a raccontarlo: non lo leggi?) ha ripetuto per l’ennesima volta, testardo come un mulo, che sarà il rigore che porterà gradualmente a una crescita sostenibile e al lavoro, non esistono scorciatoie per uscire dalla crisi? Il Monti che in queste ore (è il quotidiano che hai fondato a raccontarlo: non lo leggi?) annuncia: Scuole, ministeri, tribunali: partono i tagli anti deficit (titolo de La Repubblica di domenica 29 aprile 2012; titolo che però ci prende anch’esso per stupidi concludendo: Così il governo cerca di evitare la stangata Iva, hahahaha, son sei mesi che ci appioppa stangate su stangate per cercar di evitare la stangata Iva, chissà per quante altre gli verrà buona ’sta bufala)? Davvero, Eugenio, pensi che Noi si sia così stupidi da credere che stia lavorando per la crescita del Paese un individuo che si accinge a derubare per l’ennesima volta i Bambini e i Ragazzi italiani? A derubarli, sì, dell’Istruzione che dovrebbe testimoniare loro l’affetto e l’intelligenza del Paese in cui son venuti al mondo?... Ma questo è niente, il D’Alema Massimo ci crede ancora più stupidi: Sostenendo il governo Monti, dichiara (commettendo cioè un delitto contro la Nazione di cui il Partito democratico sarà chiamato a rispondere, se non dinanzi a un tribunale, almeno finché in Italia sarà possibile fare Storia onestamente), ci siamo assunti una grande responsabilità e nessun potere. È chiaro che questo ci pone in una posizione estremamente delicata, ci può rendere bersaglio del malessere sociale. (...) Questo ci spinge a sostenere il governo trasmettendogli l’acutezza della crisi sociale e la necessità di costruire delle risposte adeguate, anche nell’immediato. Servono sùbito misure per la crescita, bisogna rendere flessibile il Patto di stabilità interno per consentire ai Comuni di realizzare opere, accelerare i pagamenti della Pubblica amministrazione alle imprese, premere sul sistema creditizio. Il rischio di un indebolimento della rete delle imprese, il susseguirsi di fallimenti, potrebbe portarci, nel momento della ripresa, a una debolezza della struttura economica del Paese. E poi il tema degli esodati, delle pensioni, non può essere lasciato irrisolto per troppo tempo. Così come il tema del lavoro e dell’articolo 18: inn una situazione delicata come quella in cui ci troviamo, non si possono fare passi indietro rispetto ai compromessi raggiunti (L’Unità, domenica 29 aprile 2012). È mai possibile che il D’Alema sia davvero convinto che propinarci i suoi elenchi lagnosi di cose da fare le renda magicamente già fatte nelle nostre stupide teste pur mentre lui e il resto del Pidì sostengono, monolitici come mai lo sono stati, un governo che ogni giorno ripete che non ha alcuna intenzione di farle e ogni giorno fa esattamente l’opposto contro di Noi? Ebbene sì, accade sotto i nostri occhi: Baffino ci fa così stupidi da credere non solo che lui e gli altri finti sinistri abbiano davvero voglia di far fare a un governo di estrema destra cose di sinistra, ma addirittura che siano in grado di fargliele fare. E che dire del Veltroni? Nella sua zucca, come sempre, la nostra stupidità raggiunge livelli che nemmeno il Guinness dei primati riuscirebbe a magnificare come si conviene... Pensa, il Veltroni, che per farci dimenticare che il Partito democratico sta sostenendo un governo di estrema destra contro di Noi sia sufficiente alzar la voce contro l’Alemanno: Chi sia Freda lo sanno tutti, dichiara il Veltroni, fingendo di scandalizzarsi perché il neonazista veneto è stato invitato a presentare un suo libro in una sala del Comune di Roma. Il coinvolgimento del Campidoglio in una simile presentazione è un atto sbagliato e offensivo per la città (La Repubblica, domenica 29 aprile 2012). Pensa davvero, il Veltroni, che Noi si sia così stupidi da non capire, incantati da queste sue scenette da guitto della politica, che il governo che lui e gli altri finti sinistri suoi compari sostengono contro di Noi, contro i nostri Diritti, contro il nostro Lavoro, contro le nostre Vite, è oggi infinitamente più pericoloso, per Noi, di quanto lo sia mai stato il Freda e di quanto potrà mai esserlo l’Alemanno? Ebbene sì, il Veltroni ci fa davvero così stupidi. E come lui tutti i suoi complici e camerati che organizzano campagne contro l’Alemanno, contro la Polverini, contro il Formigoni, contro la Lega Nord delirando così di farci dimenticare che intanto il Monti e la Fornero, da loro portati al potere e da loro ogni giorno sostenuti e incoraggiati, stan cercando di distruggerci così totalmente, per conto delle tirannie finanziarie globali, che di Noi, di quel che davvero siamo stati e di ciò per cui abbiamo lottato non rimanga ai nostri Figli e Nipoti neanche un briciolo di ricordo che sia autentico e sano.
Originale manifestazione di protesta, ieri, al termine del vertice Monti-Barroso: i loro cervelli, senza preavviso, li hanno platealmente abbandonati.
Ma si è trattato di una messinscena a beneficio dei fotografi: la separazione, in realtà, è avvenuta alcuni decenni or sono.
Richiesti di una dichiarazione, i due organi hanno spiegato che dentro quei corpi stavano troppo stretti: si sentivano soffocare.
il Monti, il Barroso e la Merkel uniti per il trionfo del naziliberismo e la riduzione dell’Europa in schiavitù: La crescita economica è la nuova priorità dell’Europa, ma deve essere stimolata aumentando la competitività e non il debito pubblico: è questo il messaggio che Monti e il presidente della Commissione europea, Barroso, lanciano da Bruxelles verso Parigi, dove il candidato socialista Hollande, in polemica con Sarkozy e la Merkel, insiste per rinegoziare il trattato sull’Unione di bilancio. Un messaggio che viene autorevolmente confermato anche dalla cancelliera tedesca, che ieri in un’intervista ha escluso la possibilità di riaprire i negoziati sul trattato che impegna i governi al pareggio di bilancio: “Il fiscal compact,” ha detto la Merkel, “è stato negoziato e sottoscritto da 25 capi di governo ed è già stato ratificato da Portogallo e Grecia, mentre i parlamenti di tutta Europa sono sul punto di adottarlo: non è possibile negoziarlo nuovamente”. (...) Al termine dell’incontro, durato più del previsto, Monti e Barroso hanno emesso un comunicato in cui affermano: “Abbiamo concordato che il rilancio della crescita deve avvenire attraverso un impegno senza tregua per il miglioramento della competitività e non attraverso un ulteriore indebitamento”. (La Repubblica, sabato 28 aprile 2012). Traduzione: Abbiamo concordato che il rilancio della crescita deve avvenire attraverso un impegno senza tregua per la riduzione in schiavitù dei Lavoratori, e non attraverso un rafforzamento degli Stati che indebolisca le tirannie private finanziarie alle quali noi due dobbiamo tutto.
(su) la malignità del Partito Unico monti-napoletanista, naziliberista e inciucista che attualmente ci malgoverna: Critiche al progetto di riforma costituzionale da Libertà e Giustizia. Con un’analisi di Lorenza Carlassare che spiega che “le riforme costituzionali dovrebbero venire introdotte di fronte al manifestarsi di difficoltà di funzionamento del sistema al fine preciso e limitato di eliminarne le cause. Ridare dignità e potere al Parlamento dovrebbe essere il primo obiettivo” e non “il rafforzamento del governo” verso cui sembra propendere il progetto in discussione. (La Repubblica, sabato 28 aprile 2012). Il rafforzamento dell’esecutivo a spese del legislativo e del giudiziario, primo obiettivo del berluscismo, è anche il primo obiettivo del monti-napoletanismo: qualcuno se ne stupisce?
Per la serie Io, mammeta e tu: il Casini e il Caltagirone con una parte di quel che li unisce.
Francesco Gaetano Caltagirone (banchiere noto anche come il terno al lotto del Casini ma da non confondere col Monti, che del Casini è il superenalotto, né tanto meno coi vescovi, che del Casini son gli assi nelle maniche): “C’è una legge”. Così Francesco Gaetano Caltagirone ha ricordato che la discesa del Comune di Roma dalla maggioranza dell’Acea è un obbligo a cui ottemperare entro giugno 2013, pena la perdita delle concessioni. Anzi, ha ribadito, “siamo azionisti, se in violazione della legge si fa qualcosa che ci danneggia ci devono risarcire”, riferendosi alle polemiche tra maggioranza e opposizione sulla delibera per cessione del 20: “Sarebbe un beneficio allontanare il pubblico da dovunque c’è denaro”. (La Repubblica, sabato 28 aprile 2012). Così il denaro sarà tutto loro, e tutti Noi loro schiavi. Infischiandosene della Costituzione, che all’articolo 41 stabilisce che l’iniziativa privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Ma questi individui preferiscono riferirsi alle leggi che alla Costituzione. Forse perché sanno che essa impedisce loro di far delle leggi gli strumenti delle loro prepotenze? Individui dei quali, a ogni modo e se proprio dovesse andarci male, sarà mille volte meglio essere gli schiavi domani che i servi già oggi.
Per la serie Beppe Grillo del Partito Unico è figlio: Rosemary guarda con orrore il mostriciattolo che ha messo al mondo.
Ma è lei che l’ha fatto, sarà lei a nutrirlo e... sarà sempre lei a servirlo se mai dovesse farsi così grosso da prendere il potere.
(su) la stupidità del Partito Unico monti-napoletanista, naziliberista e inciucista che attualmente ci malgoverna: Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo cresce continuamente nei sondaggi. Lui alza ancora il tiro contro Napolitano: “È un presidente anticostituzionale” (Di Pietro fa sapere che anche l’Iddivvù aumenta i consensi, avendo sfiorato il 9,5%). Il 25 aprile il comico aveva detto, tra l’altro, che i partigiani, di fronte a tanto deserto, avrebbero forse imbracciato di nuovo le armi. Bersani s’indigna: “Grillo non si permetta di insultare Napolitano,” avverte il segretario democratico, “e non si azzardi a dire cosa farebbero i partigiani, che saprebbero cosa dire dell’Uomo Qualunque”. Il capo dello Stato, infatti, l’altro ieri aveva fatto un riferimenti al “demagogo di turno” citando proprio l’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. (La Repubblica, venerdì 27 aprile 2012). Quos Deus vult perdere, dementat prius, (quelli che vuol rovinare, Dio li fa prima impazzire), verrebbe da dire, vedendo con quanta solerzia il Partito Unico si sforza di accrescere la disperazione degli Italiani che a sua volta accresce il consenso del demagogo di turno che Giuseppe “Beppe” Grillo senza alcun dubbio è: madri impazzite che nutrono il mostro, anziché il bambino, e che mentre lo nutrono lo insultano senza rendersi conto che insultandolo lo nutrono ancora di più. Appunto: Quos Deus vult perdere, dementat prius. Solo che noi, non credendo in Dio, pensiamo che gli adepti del Partito Unico monti-napoletanista, naziliberista e inciucista siano impazziti senza aiuti dall’esterno, avvelenandosi gli uni con gli altri.
Per la serie Trasporti d’odio: il Moretti Mauro fotomontato dinanzi all’incidente avvenuto alla stazione Termini il 26 aprile.
(su) le Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti e, più in generale, il Trasporto Pubblico più o meno privatizzato come principale arma di umiliazione continua degli Esseri umani da parte del naziliberismo globale: Cede lo scambio del binario e due Frecciarossa, gioielli delle Ferrovie dello Stato, si scontrano mentre stanno per entrare in stazione. Sono le 19 quando a Termini avviene la collisione. Ed è suùbito panico. Diverse ambulanze arrivano di corsa (cosa che continuerà ad avvenire solo finché ci saranno ambulanze, carburante per farle andare e Lavoratori non schiavi adibiti a esse, n.d.r.) sulla banchina tra i binari 4 e 5: dieci in tutto i feriti trasportati in codice verde in diversi ospedali della capitale. Medici, infermieri e poliziotti corrono avanti e indietro (cosa che continuerà ad avvenire solo finché i tagli ai bilanci delle Forze dell’ordine e della Sanità non la renderanno impossibile, n.d.r.), fanno scendere dai due treni i passeggeri, spaventati e confusi, e li scortano fino a una saletta... La dinamica dell’incidente appare chiara fin dall’inizio: a quanto accertato dagli agenti della Polfer e dai carabinieri che hanno eseguito il primo sopralluogo (sopralluoghi che continueranno a essere onesti e rigorosi solo finché la sicurezza, privatizzata, non si tramuterà anch’essa in una fonte di profitti per pochi banditi contro tutti Noi, n.d.r.), la causa dell’impatto è il cedimento di un binario di scambio, probabilmente usurato. (La Repubblica, venerdì 27 aprile 2012). Sì, il Trasporto Pubblico è oggi uno strumento di umiliazione delle persone, un mezzo per far sentire senza dignità e trattati come bestie milioni di Lavoratori e di Studenti che ogni giorno devono subirne per ore gli affronti e gli insulti. Ma se questo non fosse che l’inizio? Se l’obiettivo ― anzi: la soluzione finale ― fosse quello di farne a poco a poco uno strumento diretto di sterminio?
Per la serie Testardi come muli: il Monti Mario nel campus vicino a Chicago dove apprese i rudimenti del naziliberismo.
sul Monti, naziliberista perfino più del Draghi: Serve un “patto per la crescita”. A fare il rigore a suon di imposte, si rischia di soffocare l’economia. Mario Draghi striglia i governi: “Un consolidamento fiscale attuato solo attraverso l’aumento delle tasse è sicuramente recessivo”, è giunto il momento di “darsi obiettivi di lungo termine”, di avere “una visione”. Cosa risponde il Monti? Imperterrito peggio di un mulo, altro non sa fare che ripetere gli sconci dogmi del naziliberismo: “Sarà il rigore che porterà gradualmente a una crescita sostenibile e al lavoro”, “non esistono scorciatoie per uscire dalla crisi”. (La Repubblica, giovedì 26 aprile 2012).
Maramotti su L’Unità di mercoledì 25 aprile 2012.
Giorgio Napolitano: Il 25 Aprile è la festa di tutti. (L’Unità, mercoledì 25 aprile 2012). Nossignore, lei non sa quel che si dice o sta tentando di mistificare la Storia d’Italia. Il 25 Aprile, ben lungi dall’essere una ridicola festa di tutti (cos’è, l’ha scambiata per una sorta di Santo Natale cattocomunista?) è la Festa degli Italiani che non vogliono l’Italia schiava di un partito unico. Fascista, nazista, comunista, iperliberista, cattolicista o inciucista che sia. E sarà, caso mai, una Festa di Tutti il giorno in cui gli Italiani che invece vanno in cerca di regimi avranno cessato di esistere. Le è chiaro, Napolitano? Altrimenti, possiamo ripeterglielo.
Il Napolitano comincia dunque a capire cosa ci sta preparando la combriccola di naziliberisti a cui ci ha consegnato?
(di e su) Giorgio Napolitano: Un appello al governo, firmato Giorgio Napolitano: serve una nostra “seria iniziativa” in sede europea per promuovere un’operazione-sviluppo. Troppo rigore insomma, finora, sull’asse Berlino-Parigi. Solo tasse, tagli, e freno a mano tirato sulla ripresa. Pure se, avverte il presidente della Repubblica, non è certo ancora il momento di allentare la presa per abbattere il “pesantissimo” debito pubblico. Ma è arrivata l’ora per l’Unione europea del “riequilibrio”, di un cambio di passo per adottare “indirizzi essenziali per promuovere crescita e occupazione in tutta l’area dell’euro”. (La Repubblica, mercoledì 25 aprile 2012). Paura, eh, Giorgio? Be’, ma guarda che sono ormai più di due secoli che si è capito che per aver meno paura bisogna essere meno (politicamente ed economicamente) ignoranti e meno (politicamente ed economicamente) superstiziosi.
Per la serie I crimini del cattocomunismo: san Pier Luigi Bersani immola i Lavoratori al Moloch globale naziliberista e schiavista.
sull’aggressione ai Diritti umani dei Lavoratori da parte del governo Monti, esecutivo di estremisti di destra sostenuto dal Pidì, dal Pidièlle e dal Terzo Polo: L’articolo 18 cambia ancora. Due modifiche ai licenziamenti disciplinari ed economici potrebbero arrivare nei prossimi giorni dal governo in risposta alle richieste esplicite della Confindustria. Ieri, intanto, il disegno di legge che riforma il mercato del lavoro è stato sommerso da oltre 800 emendamenti (300 Pidièlle, 150 Pidì, 125 Lega Nord, 145 Iddivvù). “Ma il Pidì e il Pidièlle non hanno presentato modifiche all’articolo 18, a conferma del fatto che il lodo Alfano-Bersani-Casini tiene,” ha precisato il senatore pidiellìno Maurizio Castro, relatore col piddìno Tiziano Treu del provvedimento (e dunque al Pidì evidentemente stanno bene i pesanti peggioramenti dell’articolo 18 denunciati ieri ― vedi qui ― dal professor Luciano Gallino, n.d.r.). Castro ha poi auspicato che gli “aggiustamenti” in materia di licenziamento (“piccolissimi”) giungano da palazzo Chigi: “Mi aspetterei che li presentasse il governo, come concordato con i partiti. Altrimenti saranno a firma dei relatori” (cioè i tre partiti preferiscono che li firmi il governo per far finta che loro non c’entrino nulla, come se noi fossimo tutti stupidi, n.d.r.). Ma di cosa si tratta? Il primo “ritocco” riguarda i licenziamenti disciplinari. Il testo della riforma giunto in Senato prevede la possibilità, per il giudice, di annullare il licenziamento illegittimo e disporre reintegro e risarcimento per due motivi: l’insussistenza dei fatti contestati o la condotta punibile con una sanzione “sulla base delle previsioni della legge, dei contratti collettivi ovvero dei codici disciplinari” (articolo 14). Secondo la Confindustria, estendere la “tipizzazione” anche alla legge (possibilità esclusa dalla prima formulazione della riforma, quella “verbalizzata” il 23 marzo) significherebbe reintegrare quasi in ogni caso, perché troppo ampia la casistica (cioè la Confindustria pretende una sorta di licenza di uccidere infischiandosene delle leggi, o comunque facendo prevalere su di esse i contratti e i regolamenti che medita di ottenere facilmente da sindacati ormai ingialliti e/o umiliati, n.d.r.). “La tipizzazione legale è un residuo dell’idea che la riforma fosse estesa anche al lavoro pubblico, ma ora la norma può essere tolta,” dice Castro, visto che il pubblico impiego sarà materia di delega (il che, tradotto, significa che la tipizzazione legale dev’essere tolta per colpire più duramente, ipotecando fin d’ora la legge-delega, non soltanto i Lavoratori del settore privato ma anche gli Statali, n.d.r.). Il secondo “ritocco” investe i licenziamenti economici e nelle intenzioni del governo è una norma anti-elusione. In sostanza, serve a impedire che il lavoratore possa fingersi malato, nei giorni successivi all’annuncio dell’intenzione di licenziare da parte del datore, allorquando scatta la procedura obbligatoria di conciliazione. Inviando certificati medici a ripetizione, infatti, il lavoratore blocca l’effettività del licenziamento. Ma l’emendamento in arrivo dovrebbe correggere il meccanismo rendendo il licenziamento effettivo fin dal suo annuncio senza dover aspettare le conclusioni dell’iter conciliativo (e il malato vero s’attacchi al tram. Ammesso e non concesso che anche il falso non abbia pienamente ragione di difendersi con ogni mezzo da chi attenta alla sua vita lavorativa, n.d.r.). Su queste due modifiche vi sarebbe un accordo di Pidièlle, Pidì e Terzo Polo e dunque un sostanziale via libera al governo. (La Repubblica, mercoledì 25 aprile 2012). Se le cose stanno così, il Pidì è complice dei naziliberisti al governo nell’aggressione ai Diritti umani dei Lavoratori perpetrata al momento dell’accordo cosiddetto ABC (come denunciato da Gallino) e resa ancor più violenta in questi giorni con i due ritocchi di cui sopra.
Per la serie Alla Fiom si credono onnipotenti?: Mussolini entra alla Fiat scortato da Giovanni Agnelli nel 1932 (a sinistra),
Elsa Tina Pica Fornero entra all’Alenia scortata dalle Forze dell’ordine nel 2012.
(su) Elsa Tina Pica Fornero e sul grave errore commesso dalla Fiom invitandola all’assemblea dell’Alenia. Vi è un unico precedente altrettanto rilevante, in centocinquant’anni di Storia unitaria, di un membro del governo che entra in fabbrica e prende la parola davanti ai Lavoratori: Benito Mussolini alla Fiat il 24 ottobre 1932 (Agnelli: “Questo sentimento che ogni vero italiano nutre per voi è fatto di ammirazione e gratitudine. Ammirazione per la vostra personalità dominatrice e gratitudine per la confidabile opera di governo con la quale avete migliorato in ogni campo della vita nazionale e internazionale il posto e il destino del Paese. I risultati di questo vostro lavoro, che è atto di fede ed esempio di organizzazione e di metodo, si impongono a tutti. Ma soprattutto parlano alla coscienza dei lavoratori perché voi stesso venite dal popolo ed è sempre soltanto verso di esso che andate col pensiero e con l'azione. Qui al Lingotto batte il cuore di Torino operaia, dal nostro cuore si leva con entusiasmo l'evviva alla rinnovata Italia e al suo Duce. Viva Benito Mussolini!”. Mussolini: “Camerati e operai della Fiat, ascoltatemi per alcuni minuti. Sarò breve, perché il mio discorso di ieri certamente lo avete ascoltato e poi perché la mia giornata di oggi è piena. Sarò breve, ma voglio dirvi alcune cose importanti. Quando in occasione della mia visita a Torino si fece anche il caso se avessi dovuto o no venire tra voi, io risposi: andrò tra gli operai della Fiat e meno sarò circondato e meglio sarà. Quello che vi ha detto poco fa il senatore Agnelli è sacrosantamente vero. Io mi preoccupo tutti i giorni, dalla mattina alla sera, lavorando senza contare le ore di lavoro, mi preoccupo di dare il massimo lavoro possibile a tutti gli italiani. E sono felice quando so che una fabbrica, che un'industria, che una maestranza ha garantito il lavoro per un lungo periodo di tempo. Nessuno può smentirmi perché questa è la parola della veridica verità. Ora i doveri mi chiamano ma io sono convinto che il nostro incontro di questa mane resterà perennemente scolpito nei vostri cuori così come resta fermamente scolpito nel mio cuore”). Sembra incredibile che la Fiom abbia permesso alla Fornero di replicare quel precedente vergognoso e al tempo stesso così significativo per la rabbiosa volontà di rivincita fascista e nazista che pervade oggi il fondamentalismo iperliberista e schiavista delle destre e delle finte sinistre. Ma incredibile non è: è una dimostrazione lampante della stupidità di fondo dei cattocomunisti.
Per la serie Quod non fecerunt Barbari, fecerunt Barberini: i realizzatori finali dell’aggressione berluscista ai Diritti dei Lavoratori.
il Partito democratico complice dei naziliberisti Monti e Fornero nell’aggressione ai Diritti dei Lavoratori? O “semplicemente” troppo inetto e imbelle per far quel che dovrebbe in loro difesa? Le facoltà fondamentali del giudice del lavoro, di contemperamento dei poteri della parte più debole (il lavoratore) e di quella più forte (il datore di lavoro), fatte salve le ragioni di entrambi, vengono drasticamente limitate dal disegno di legge di riforma del lavoro, a partire da quelle che gli assegnava l’articolo 18. In tal modo i licenziamenti individuali e collettivi saranno resi ancora più facili. Sono questi gli esiti più negativi del ddl che il Parlamento dovrebbe cercare di attutire (sempre che non prevalga nella maggioranza la volontà di peggiorarli). (...) Si prenda l’articolo 18, travestito in modo da apparire un parente della versione originale, ma in realtà radicalmente mutato. Il primo comma, dei dieci che nel ddl sostituiscono i commi dal primo al sesto dell’articolo in questione, attribuisce al giudice la facoltà di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro, in caso di licenziamento discriminatorio, quale che sia il numero dei dipendenti occupati dal datore di lavoro. Sulle prime questa parrebbe una novità meritoria, poiché da ogni parte si è sempre detto che l’articolo 18 si applica solo alle aziende con più di 15 dipendenti. E qualche voce del governo si è pure levata per far notare questa straordinaria innovazione a favore dei lavoratori. In verità si tratta din un dispositivo che ha più di vent’anni. La legge numero 108 del 1990 stabilisce infatti, all’articolo 3, che nel caso di licenziamento determinato da ragioni discriminatorie si applicano le conseguenze dell’articolo 18, cioè il reintegro nel posto di lavoro, quale che sia il numero dei dipendenti. A una facoltà di vecchia data presentata come nuova si affianca, sempre nell’articolo 18 ristrutturato, la drastica riduzione della facoltà del giudice di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. Nella precedente formulazione il giudice, a fronte di licenziamento intimato senza giustificato motivo, ordinava al datore di lavoro di reintegrare il lavoratore. Il comma 7 del nuovo articolo stabilisce anzitutto che il giudice può, non deve, applicare la predetta disciplina. Stabilire che un giudice non già deve, ma (se crede) può applicare una certa disciplina, in questo caso il reintegro del lavoratore, significa palesemente indebolirlo. Se ha il dovere di prendere una certa decisione è difficile sottoporlo a pressioni perché non lo faccia. Mentre se la sua facoltà è solamente facoltativa (non è un gioco di parole) è possibile che prima venga sollecitato da entrambe le parti affinché la eserciti nel modo più favorevole all’una o all’altra, e poi sia oggetto di valutazioni negative quale che sia la decisione presa. Tuttavia ciò che ancor più riduce la facoltà del giudice di decidere il reintegro è che esso può effettuarsi soltanto nell’ipotesi in cui egli accerti la manifesta infondatezza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo, ovvero per ragioni economiche. Che sono quelle inerenti all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa, come dice la legge 604 sui licenziamenti individuali del lontano 1966. Qui il giudice che volesse procedere in senso favorevole al lavoratore si trova dinanzi a due ostacoli monumentali. Il primo è costituito dalle infinite ragioni d’ordine produttivo, organizzativo e funzionale che un datore di lavoro può addurre per sostenere che quel tale licenziamento è giustificato. Il secondo ostacolo è la giurisprudenza. Un flusso ininterrotto di essa, consistente soprattutto in sentenze della Cassazione, ha infatti stabilito che le ragioni economiche addotte per un licenziamento sono insindacabili in forza dell’articolo 41 della Costituzione, per il quale l’iniziativa economica privata è libera. Un giudice ha facoltà di andare contro di essa soltanto nel caso remoto in cui, ad esempio, scopra nella motivazione o nei documenti esibiti come prova dall’impresa un falso clamoroso. (Luciano Gallino, La Repubblica, martedì 24 aprile 2012). Due sono le possibilità: o il Bersani e il Fassina (per non dirne che due) hanno accettato questo disegno di legge senza informarsi né documentarsi né accorgersi di quanto sopra, e allora son degli incapaci. O se ne sono accorti , ma hanno sperato che non ce ne accorgessimo Noi, e allora son degli imbroglioni. Se il disegno di legge verrà approvato in questa forma, dunque, una delle due sarà vera. E il Partito democratico potrà scordarsi per sempre, speriamo, il voto di chi non vuole i Cittadini italiani ridotti a schiavi in ogni luogo di lavoro di questo Paese.
Per la serie Inquilini del Quirinale il cui ricordo resterà: Giorgio Emanuele III di Savoia e Vittorio Migliorista I di Napolitania.
(su) Giorgio Napolitano: Scontro sulle celebrazioni del 25 aprile. Napolitano media tra partigiani e centrodestra. Il Quirinale invita i vertici dell’Anpi, il sindaco Alemanno e il governatore Polverini: serve una pacificazione. (La Repubblica, martedì 24 aprile 2012). Ecco, bravo, costringa all’inciucio anche l’Anpi. Le dava fastidio, eh?, che finora si fosse salvata dalle sue attenzioni?
Con il 25 aprile sono 162 giorni che Giorgio Napolitano ha chiesto la Cittadinanza per i Figli nati in Italia dei Migranti. |
(su) Giorgio Napolitano: Napolitano abbraccia la madre del tunisino scomparso in Italia. (Titolo de L’Unità di martedì 24 aprile 2012). Sono passati 162 giorni da quando il Napolitano, con incredibile faciloneria, illuse centinaia di migliaia di Bambini e di Ragazzi, figli di Genitori migranti, che tra non molto sarebbe stata loro concessa la Cittadinanza italiana. Né lui né il Monti né alcun ministro ne hanno più parlato, niente è stato fatto. In compenso (?) il Napolitano va in giro a distribuire abbracci e baci... Giogiò vasa vasa?
(su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): Rischio messa in mora per le compagnie aeree italiane, francesi e tedesche. Nel nostro Paese vettori come l’Alitalia o la Meridiana, tra i più sicuri al mondo, potrebbero presto cadere vittime della burocrazia e della cura Monti sulle assunzioni nella pubblica amministrazione. Tutta colpa del blocco del turn over degli ispettori dell’Enac, oggi ridotti a nove contro i 25 necessari per effettuare secondo gli standard dell’Unione europea le verifiche sugli aeromobili e sulla loro sicurezza. (La Repubblica, martedì 24 aprile 2012).
Per la serie Ridi, ché mamma ha fatto gli gnocchi: il bel sorriso del Ceriani Vieri.
(su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia e il ministero dell’Economia) e sul suo sottosegretario, tal Vieri Ceriani: Favore agli evasori, il governo si difende: “Servono certezze”. Il sottosegretario all’Economia, Ceriani, spiega le norme sull’abuso di diritto. Ma l’esecutivo non dice perché si depenalizzino i reati dei grandi evasori. Ceriani parla di aiuti alle imprese, ma dimentica che sull’abuso di diritto è aperto un contenzioso da 3 miliardi tra le banche italiane e l’Agenzia delle entrate. La Cassazione ha solo seguìto un principio europeo. L’elusione è l’evasione dei ricchi, la falsa fatturazione quella dei poveri. E la delega fiscale pensa bene di depenalizzare l’evasione dei ricchi, cioè quell’abuso di diritto che altro non è che un comportamento elusivo, mentre resta in piedi l’apparato sanzionatorio nei confronti dei poveri. (L’Unità, lunedì 23 aprile 2012).
Per la serie Straordinarie differenze tra berluscismo e montismo: il Milanese berluscista (a sinistra) e il Milanese montista (a destra).
(su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): Viene giudicata decisamente inopportuna dal Pd la nomina di Marco Milanese (sul quale vedi qui, qui, qui, qui e qui, n.d.r.) a relatore del Documento di economia e finanza in commissione Politiche Ue, alla Camera. (La Repubblica, lunedì 23 aprile 2012). Decisamente inopportuno era, è e sarà il sostegno del Pd al governo catto-naziliberista Monti-Napolitano. Il resto ne è solo la schifosa conseguenza.
(su) i Socialisti e Democratici europei (d’accordo i veri sinistri Hollande e Gabriel?): L’Unione europea deve reagire per proteggere gli investimenti in Argentina, ricorrendo al Wto, al G20, ai canali diplomatici, e sospendere le agevolazioni sui dazi doganali concesse dall’Europa. La seduta plenaria del Parlamento europeo ha approvato venerdì 20 a larghissima maggioranza (458 sì, 71 no, 16 astenuti) una risoluzione proposta dai quattro maggiori gruppi politici (Ppe, S&D, Alde e Ecr) sul caso della nazionalizzazione della Ypf, deplorando la decisione del governo argentino come “un attacco all’esercizio della libera impresa e al principio della certezza giuridica”, affermando che “ciò causa il deterioramento del contesto per gli investimenti delle imprese europee in Argentina” e “mettendo in guardia” Buenos Aires sui disinvestimenti che la decisione provocherà. (La Repubblica Affari & finanza, lunedì 23 aprile 2012). Come se le aziende argentine appartenessero all’Europa. Bravi, i Socialisti & Democratici europei. E meno male che sono socialisti & democratici: se fossero di destra che farebbero, chiederebbero la dichiarazione di guerra all’Argentina come per le Malvinas?
Da Wikipedia: Nella tradizione circense occidentale si possono identificare due figure di pagliacci: il Bianco e l’Augusto (detto in Italia Toni).
L’effetto comico di una rappresentazione con pagliacci è generato dal contrasto di queste due figure.
L’uno (il Bianco) autoritario, severo, preciso, in grado di fare; l’altro (l’Augusto) incapace, pasticcione e stralunato.
Pier Luigi Bersani: Imu Iva accise. Tasse sul burlesque. (La Repubblica, domenica 22 aprile 2012). Detto da uno che contro il Berlusconi non ha osato pretendere le elezioni che lo avrebbero distrutto e ora sostiene insieme ai berluscisti il governo Monti contro i Diritti fondamentali, i Lavoratori e i Pensionati? Andiamo, Pier Luigi, un po’ di amor proprio! Altro che burlesque: spara ancora una c...... come questa e ti chiameremo l’Augusto. Col Monti nella parte del Bianco. E tu a prender bastonate e pestoni che non ti fanno niente, perché è a Noi che fanno male. (Ma in tema di Augusti del Monti come dimenticare lo Scalfari Eugenio, massimo comun divisore della Sinistra italiana? Che oggi su La Repubblica scrive così: C’è costato molto caro quel burlesque... Eugenio, Pierluigi, fatela finita con queste pagliacciate, ché ormai l’hanno capito anche i sassi che il vostro Circo Monti ci sta costando e ci costerà molto di più. Poiché continua a fare quel che ha fatto il Berlusconi, fa anche di molto peggio e... non ci fa neanche ridere).
Per la serie Ministri tecnici seri e competenti: Elsa Tina Pica Fornero assiste al collaudo del ponte da lei progettato per esodati ed esodandi.
(su) Elsa Tina Pica Fornero e l’incredibile pasticcio di cattiveria e pressappochismo che ha ammannito ai Pensionati italiani: Come si esce dal labirinto degli esodati? Soprattutto: quanti sono gli esodandi? Se il primo termine era già brutto, questo secondo è orribile. Ma non sembra esserci un modo diverso per definire coloro che oggi sono in mobilità e domani potrebbero diventare esodati, cioè privi sia della copertura della mobilità, sia della pensione. Con la nuova riforma previdenziale, l’età pensionabile si è allontanata rendendo fasulli tutti i calcoli fatti negli anni scorsi con gli accordi su prepensionamenti e mobilità verso la pensione. Come se un ingegnere avesse progettato un ponte e dopo averlo costruito avesse allargato il fiume. Finora sono già caduti in acqua in 65.000 ed è per loro, gli esodati veri e propri, che il governo ha già trovato la copertura finanziaria per allungare gli ammortizzatori sociali fino all’inizio della nuova età pensionabile. Insomma: per loro il ponte verrà allungato fino a raggiungere la nuova riva. E gli esodandi? Non si sa neanche quanti siano... (Paolo Griseri, La Repubblica, domenica 22 aprile 2012). E meno male che Elsa Tina Pica Fornero è un ministro tecnico, una professoressa coi controcavoli, l’esperta a cui il Napolitano, il trio ABC e il Monti hanno affidato i Lavoratori e i Pensionati italiani per salvarli dalle grinfie del berluscismo. Se fosse stata una sbruffona incompetente, ignorante e maligna che avrebbe fatto?
Per la serie Scherzi da frate: chiamar profumo il puzzo di sacrestia.
(su) Elsa Tina Pica Fornero e Francesco Profumo: Il ministro del Lavoro Elsa Fornero è stata contestata e fatta oggetto di un lancio di uova da parte di un gruppo di manifestanti all’uscita del Teatro Nuovo di Torino, dove insieme al ministro Profumo aveva partecipato a un convegno sulla scuola della diocesi piemontese: “Anziché lamentarsi sempre... forse potremmo lavorare tutti insieme” ha detto la Fornero. (La Repubblica, domenica 22 aprile 2012). Su questo ha perfettamente ragione: bisogna proprio metterle intorno, ventiquattr’ore su ventiquattro, un po’ di gente davvero in gamba che lavori insieme a lei. E che controlli tutto ciò che fa. Quanto al Profumo, nessuna meraviglia: è il solito baciapile messo dai preti a danneggiare la Scuola degli Italiani affinché sempre più Bambini e Ragazzi finiscano nelle loro grinfie. E dai preti va a lezione su come assolvere “al meglio” al suo compito.
Per la serie Ecco i miei gioielli: il Berlusconi e i suoi Assi nella manica.
Silvio Berlusconi (chissà perché così sicuro di sé riguardo ai suoi processi, da quando al governo c’è il Monti, da frequentar sereno i tribunali e ilare, per niente corrucciato, ridere di noi, Italiani onesti, sputandoci addosso discorsetti come questo: Vi faccio una battuta che ho sentito: quando uno ha una barca, non deve preoccuparsi di quanto costa l’equipaggio... Sì, pago ancora oggi le ragazze delle feste. Lo faccio perché sono state rovinate dalla procura, non trovano lavoro, nemmeno il fidanzato, i genitori di una hanno chiuso il negozio. Ogni mese mando il bonifico... A tutte, a quasi tutte... Non è pagare, è aiutare... Aiuto chi è in difficoltà, aprano tutti i fascicoli che vogliono, la realtà è questa... Ma a sentire alcune dichiarazioni delle invitate alle feste sono rimasto stupito. Sembrano tutte uguali, come se siano state imbeccate da qualcuno... Le mie erano cene assolutamente eleganti, nessuna situazione che fosse meno che corretta, in una sala da pranzo con sei camerieri. Dopo cena qualche volta si scendeva al piano di sotto, dove andavano a ballare le ospiti. Si era stabilità un’atmosfera di divertimento, di gioiosità... facevamo delle gare di... come si chiama adesso?... di burlesque... No, io non facevo il giudice: guardavo, molto interessato. E continuerò a farlo. Per ora non le faccio più, queste feste, con tutto quello che mi è successo, ma riprenderò... Sì, si travestivano da poliziotte, da Babbo Natale, vero, vero, ma da Ronaldinho non ricordo... No, no, da suora no... Erano abiti che mi aveva regalato Gheddafi, c’era stata a Tripoli una fiera, ho detto “belli”, e me n’ha mandati sessanta in un container. Niente croci, ma va, erano smeraldi, diamanti, su vestiti neri... Ma è vero: io ne ho parlato con Mubarak. Ruby a noi aveva fatto vedere un video con quella che diceva essere la madre, una cantante. E io ne ho parlato con Mubarak, che conosceva benissimo questa signora cantante. Ma non sapeva che avesse una figlia, e che questa figlia fosse stata buttata fuori, non lo sapeva. E me l’ha detto lui, sì, a una cena a Roma: ci sono dieci testimoni. Cioè c’è stato un equivoco sulle mamme... Mai avuto bisogno di pagare una donna per fare sesso. Se no, che gusto c’è? (La Repubblica, sabato 21 aprile 2012). Non occorrono tante parole per commentare tanto schifo. Basta una: impunito. Il Berlusconi, che viveva nel terrore dai tempi di Tangentopoli, ora come per magia si è rasserenato, sembra perfino ringiovanito: non ha più paura, è di nuovo l’uomo che per vent’anni ha desiderato invano di tornare a essere: non l’impunito che fa l’impuntito, ma l’impunito che lo è e lo sa. Nell’occhio del ciclone c’è ora la Lega Nord, il Berlusconi lo vede. Il processo Dell’Utri è stato azzerato, il Berlusconi lo sa e le motivazioni della sentenza gli fanno un baffo... Sì, il Berlusconi è impunito e salvo ― nel melmoso inciucio antidemocratico pidiellìn-piddìn-terzopolista che a Noi fa schifo lui invece sguazza da par suo ― e da impunito e salvo ci ride in faccia e medita il ritorno in scena. Quando si traccerà il bilancio del golpe soft, dell’oscena operazione governo tecnico, di questo tentativo di far dell’Italia il regime del Partito italico unico catto-tecno-napoletanista, la ciliegina sulla torta (la torta dello sfacelo del Paese e dell’annientamento dell’anomalia che l’Italia ancora rappresentava nel quadro del naziliberismo globale schiavista trionfante) sarà dunque il ritorno del berluscismo al potere sulle macerie che una manica di sprovveduti insensati e cattivi avrà fatto di Noi?
Per la serie Affidereste una minorenne in difficoltà a chi non trovò strano affidarne una alla Minetti?: Giorgia Iafrate.
(di e su) Silvio Berlusconi: “Ma sì,” dice Berlusconi, “il mattino dopo sapemmo che Ruby non era nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak. Certo, lo disse il capo di gabinetto Pietro Ostuni a uno dei miei”. Il capo di gabinetto Pietro Ostuni, il commissario Giorgia Iafrate, il capo della Iafrate, Ivo Morelli, e il questore Vincenzo Indolfi. Questi i quattro che ieri, così come nei vecchi interrogatori, hanno mantenuto la posizione: “Tutto regolare”. Ma regolare che cosa? (...) Tutti ci giurano: “Sono inesperta, ma non sprovveduta,” rivendica Iafrate. “Fu Ruby a dirmi di non essere la nipote di Mubarak, ma che a volte si spacciava per tale”. Sùbito (è la ricostruzione) i detective avvisano il capo di gabinetto Pietro Ostuni della “non parentela”. Ma Ostuni che dice, che fa? Niente: non avvisa nessuno. Ma come mai, chiedono i magistrati? “No, non pensai a ricontattare Berlusconi o la presidenza del Consiglio per far osservare che la circostanza non era vera... No, non ho informato il questore di mie perplessità, in quel momento non ci ho pensato”. Nemmeno il questore Indolfi sente il dovere di avvisare di quella nottata il capo della polizia: “Non ci ho pensato, una volta che il problema era risolto”. Ma perché, allora, viene rilasciata una “non nipote” di Mubarak? “Dagli accertamenti avevamo capito che la ragazza era una marocchina, scappata da una comunità,” dice Giorgia Iafrate. E aggiunge che stando alle disposizioni del pubblico ministero dei minori Anna Maria Fiorillo, la diciassettenne fermata aveva due strade: o andare in una comunità o restare in questura fino al mattino. Invece è uscita. Il presidente del tribunale si è molto interessata al tema del rispetto degli ordini della magistratura da parte delle forze di polizia. “Ho agito nell’interesse della minore: nell’ambito dei miei poteri di pubblico ufficiale, di fronte alla scelta se lasciare la ragazza in questura in condizioni non sicure o affidarla a un consigliere regionale eletto dal popolo, ho ritenuto di seguire quest’ultima possibilità,” dice Iafrate (e il tribunale dei minori s’attacchi al tram?, n.d.r.). Poi, come si sa, Ruby finisce in ospedale, picchiata, ma “gli accertamenti sulla ragazza quella notte sono stati fin troppo scrupolosi”. (La Repubblica, sabato 21 aprile 2012). Curiose differenze di valutazione: c’è tanta gente che alla Minetti non affiderebbe neanche un canarino, ma la Iafrate, nell’ambito dei suoi poteri di pubblico ufficiale, decide di affidarle una minorenne in gravi difficoltà. Meno male che poi, abbandonata all’istante dall’igienista dentale del Berlusconi eletta dal popolo, la povera ragazza è stata “solo” picchiata: ma se invece l’avessero uccisa, magari defenestrandola?...
Per la serie La Fattoria degli Animali: è così il Partito Unico che il Napolitano sta fondando contro di Noi?
Giorgio Napolitano: Il capo dello Stato ha voluto sottolineare come Cafagna in quel libro avesse lavorato a identificare categorie di “lunga durata” nella storia unitaria del Paese. E così, ha spiegato Napolitano, è significativo “il capitolo conclusivo in cui compare la categoria, piuttosto contemporanea, del «ricorso al centrismo»”. Pagine in cui, ha continuato il capo dello Stato citando Cafagna, c’è “una realistica valorizzazione delle «arti, a volte geniali a volte mediocri, della mediazione e del compromesso, da Depretis-Correnti o da Giolitti-Turati, a De Gasperi-Togliatti o a Moro-Berlinguer»”. “Valorizzazione in evidente controtendenza,” ha concluso Napolitano, “rispetto alle correnti demolitorie del percorso della cosiddetta Prima Repubblica e rispetto ad una nascente mitologia del più perentorio bipolarismo”. (La Repubblica, sabato 21 aprile 2012). Dopo i vescovi, il Napolitano è forse oggi, in Italia, il peggior nemico della Democrazia e dei Diritti. Non tanto come teorico del regime del Partito Unico del compromesso (nonché, in nome del delirio fascistoide che non ci sono alternative, della colpevolizzazione, criminalizzazione e riduzione all’impotenza di ogni dissenso), poiché del teorico il Napolitano è ben lungi dall’aver lo spessore, quanto soprattutto perché la posizione che occupa (e la consorteria che intorno a essa ha saputo costruirsi nei partiti e nelle istituzioni) gli permette di esserne il maggior propagandista e divulgatore.
Per la serie Casini va avanti: ecco, bravo, va’ avanti: così magari invece dell’Italia vai a sbattere tu, una buona volta.
(di e su) Pierferdinando Casini: Casini va avanti. L’assemblea dell’Uddiccì ieri azzera i vertici del partito, primo passo verso lo scioglimento. Solo su un punto c’è la frenata del leader centrista: non tira più in ballo i ministri tecnici del governo Monti che vedrebbe bene in squadra nel Partito della Nazione, Passera in testa. Accusato di indebolire Monti con avances premature, chiarisce la lealtà al Professore e ribadisce: “L’operazione-salvataggio del Paese è ancora in corso, nessuno può permettersi di sabotarla”. Aggiunge: “La nostra iniziativa e la sua riuscita si misurano sulla capacità di rafforzare questo tentativo senza esitazioni. Confermiamo un appoggio senza riserve, senza se e senza ma a un governo che abbiamo insediato per salvare l’Italia dalla deriva greca. Avanti in piena autonomia”. Quindi nessun veto incrociato: “Chi pensa a sabotaggi se ne assuma la responsabilità”. Per Casini si andrà al voto quando Monti avrà finito il suo lavoro nel 2013, e “Monti non è una parentesi transitoria nella vita italiana ma l’ultimo serio tentativo di rinascita nazionale: politici e tecnici sono sulla stessa barca e devono remare insieme”. (La Repubblica, sabato 21 aprile 2012). L’ex autista del Berlusconi, l’autista in servizio permanente effettivo dei vescovi e del banchiere che ha sposato, ora con lo stesso servilismo (da chierichetto irrimediabilmente distrutto) guida anche il carrozzone del Partito Unico napolitano-montista: un individuo, il Casini, senza il quale non avremmo avuto (o avremmo avuto molto più difficilmente) la catastrofe italiana iniziata nei primi anni ’90 e mai terminata; un individuo, se mai dalla catastrofe risorgeremo, che non dovremo dimenticare di retribuire come merita.
Per la serie I Giganti del Pensiero: Giuseppe “Beppe” Fioroni.
Giuseppe “Beppe” Fioroni (finto sinistro tra i maggiori responsabili dello stato del Pidì): Un altro errore è stato pensare che la laicità riguardasse le coppie di fatto, la procreazione assistita e i temi eticamente sensibili, così alla fine si è scivolati nella avalorialità. Insomma, si è smesso di parlare al cuore per appellarsi alla razionalità e si è finito per pensare che anche il voto fosse un dare-avere. (L’Unità, sabato 21 aprile 2012). Mentalmente confuso? Confusore di menti? Certo è che il Fioroni sa farci ridere anche nella tragedia.
Per la serie Vennero per suonare e furono suonati: il governo Monti crede forse di poter spaventare Noi?
Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): Ci battiamo ogni giorno per evitare il drammatico destino della Grecia... devastazione... precipizio... tagli enormi al numero dei dipendenti pubblici... 1725 suicidi... (La Repubblica, giovedì 19 aprile 2012). Non ci fai paura, Monti. Anzi: poiché siamo in Italia, non in Grecia, ci sembra che dovresti averne più tu. O ti proteggi dalla paura con l’ignoranza della Storia? A ogni buon conto tie’, leggiti Paul Krugman (che diversamente da te non solo non è stato al soldo della Goldman Sachs, ma in Economia è stato anche insignito del premio Nobel): Questa, se vogliamo dirla tutta e con schiettezza, è pura follia. L’Europa ha sperimentato per molti anni inflessibili programmi di austerità, con risultati che qualsiasi studente di Storia avrebbe potuto anticipare: simili programmi spingono le economie depresse ancor più a fondo nella depressione. E dato che quando gli investitori devono valutare la capacità di un Paese di ripagare il proprio debito ne studiano accuratamente la situazione economica, i programmi di austerità non hanno mai funzionato neppure per diminuire i tassi di interesse. (...) Ciò a cui stiamo assistendo è una totale mancanza di flessibilità. A marzo i leader europei hanno firmato il fiscal pact, un’intesa che di fatto trova la risposta a ogni tipo di problema soltanto nell’austerità fiscale. Nel frattempo, gli alti funzionari della Banca centrale (= il Draghi, che col Monti è c... e camicia, n.d.r.) si piccano di sottolineare che al minimo segnale di un aumento dell’inflazione la Banca alzerà i tassi. (...) È davvero difficile sottrarsi a un certo senso di disperazione. Invece di ammettere di aver sbagliato, i leader europei (= i leader, come il Monti, dell’estrema destra naziliberista, n.d.r.) sembrano determinati a spingere l’economia nel baratro, e con essa le loro società. E a pagarne le conseguenze sarà il mondo intero. (La Repubblica, venerdì 20 aprile 2012). E sia. Ma chissà che precipitando nel baratro non riusciamo a portarne qualcuno con noi, di questi leader europei...
Per la serie Refusi umani: il ministro Elsa Fornero. (Con tante scuse a Tina Pica, che da grande attrice fingeva soltanto di essere come la Fornero).
(di e su) Elsa Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato i Lavoratori italiani): Alle 18 la nota del ministero del Lavoro che annuncia il ritiro della norma: “Con riferimento alle notizie circa lo stop all’esenzione dal ticket sanitario per i disoccupati, il ministero precisa che ha già rilevato il refuso e pertanto dà assicurazione che ne farà oggetto di una proposta emendativa”. La giornata non era favorevole ad annunci punitivi contro i disoccupati. Proprio ieri, infatti, l’Istat ha diffuso gli ultimi dati sul numero dei senza lavoro in Italia: più di 5 milioni di persone. E quel che più colpisce, oltre al numero di coloro che non hanno lavoro e lo stanno cercando (2.108.000 nel 2011), è il numero di chi il lavoro non ce l’ha, vorrebbe averlo ma non lo cerca più: 2.897.000 italiani che entrano nella categoria dei cosiddetti inattivi. La cui quota rispetto alla forza lavoro complessiva è dell’11,6%, dato superiore di oltre 3 volte a quello medio dell’Unione europea. (La Repubblica, venerdì 20 aprile 2012).
Un inno per il Partito Montista Italiano? Che ne dite di Con troppi galli a cantar non fa mai giorno? (P.s.: il Pisanu è il primo in alto a destra).
(su) Giuseppe “Beppe” Pisanu e altri individui come lui: Pisanu “strappa”. Non trasloca (per ora) da Casini, Fini e Rutelli, dove sono in corso i lavori per creare un Partito della Nazione, attraente anche per alcuni dei ministri tecnici, Passera e Grilli in testa. Però il presidente della commissione Antimafia, pidiellìno inquieto (alla vigilia della caduta del Cavaliere lanciò con Veltroni l’idea del governo di decantazione) sfida Alfano e Berlusconi: “Andiamo oltre il Pidièlle, perché da solo il Pidièlle non andrebbe lontano. Anzi: rischierebbe di arretrare ulteriormente”. Tutto scritto in un manifesto, firmato da 29 senatori del Pidièlle (secondo firmatario Lamberto Dini, più Ombretta Colli e Diana De Feo, moglie di Emilio Fede) che scuote il partito del Cavaliere. Una faglia “filo Monti” che nelle previsioni di Pisanu è destinata ad allargarsi... Il Terzo Polo dà sùbito un giudizio più che positivo del documento Pisanu. (La Repubblica, venerdì 20 aprile 2012). Il Dini che visse con la Zingone, la Colli che riuscì a sopravvivere a Giorgio Gaber e la De Feo che riesce a vivere con il Fede: ottime adesioni, “Beppe”, ti porteranno fortuna. Con il Rutelli, il Casini e il Fini. E il Montezemolo. E la Marcegaglia.
Le grinfie del governo dei non eletti sulla Libertà di espressione degli Italiani.
(su) Paola Severino (ministro della Giustizia pur non essendo mai stata eletta dal Popolo italiano a rappresentar chicchessia): Nella bozza sulle intercettazioni presentata ai partiti di maggioranza dal ministro della Giustizia, Paola Severino, rispunta la cosiddetta norma ammazza blog, quella che, inserita nel testo Alfano, aveva sollevato le proteste degli internauti che accusavano l’allora governo Berlusconi di voler imporre una censura alla rete. (L’Unità, mercoledì 18 aprile 2012). Com’è cambiato il clima, da quando il Monti ha sostituito il Berlusconi! Ah, com’è cambiato! Non c’è paragone! Prima pioveva, mentre adesso... grandina.
Per la serie Cose che succedono: l’incontro della Fiat col Marchionne.
(su) Sergio Marchionne (il genio che sta salvando la Fiat): Vendite Fiat, nuovo crollo in Europa: -25,8%. Il Lingotto,
sorpassato dalla Bmw a marzo, dice che pesa lo sciopero delle bisarche. Mentre la Audi conquista la Ducati.
(Titolo de La Repubblica di mercoledì 18 aprile 2012).
Mario Segni (o forse il Napolitano mascherato da Mario Segni): Oggi noi abbiamo, di fatto, un sistema presidenziale: la vita politica è diretta, in maniera chiara e netta, dal presidente della Repubblica. Questo ci dice che c’è bisogno di una guida e di una regia che sia staccata dal gioco dei partiti. Impariamo da questo, la strada da seguire è questa, non il ritorno alla Prima Repubblica. (La Repubblica, mercoledì 18 aprile 2012). Il credente si raccomandi a Dio. Il superstizioso faccia gli scongiuri. Chi, come noi, non ha feticci né dei, contrapponga ai malauguri del Segni le sagge e allarmate parole di Gustavo Zagrebelsky: L’esperienza del governo tecnico è temporanea. Ci sarà bisogno del ritorno a una normalità politica della quale i partiti sono condicio sine qua non. Non esiste democrazia senza strutture sociali che diano forma e sostanza alla partecipazione. Le modalità cambiano, ma l’esigenza resta. C’è chi pensa a una democrazia senza partiti, per esempio alla democrazia telematica, ma è un’illusione. Il web può accendere gli animi e convocare le piazze, ma non costruire politiche (vedi le rivolte in Nord Africa). La critica ai partiti è antipolitica se è indirizzata a farne a meno; è altamente politica se è rivolta a incalzarli, anche a farli arrabbiare, affinché si scuotano. Dovremmo dire, mentendo, che tutto va bene? Questa sì sarebbe una pretesa antipolitica. (...) Il tempo stringe. Spero che ci sia una scossa, che non ci si illuda che basti glissare perché tutto passa. Vedo un futuro difficile, un impasto di crisi sociale, di insofferenza nei confronti della politica, di demagogia. Ma abbiamo il dovere di credere che non sia troppo tardi. (La Repubblica, mercoledì 18 aprile 2012).
Per la serie Le avventure di Mario Monti: quel che il Monti si illude di essere e quel che crede che siamo Noi.
Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): State tranquilli, non c’è nessunissima preoccupazione. Il governo e i partiti che lo sostengono, con grande senso di responsabilità, sono determinati a portare a termine questa occasione difficile, ma straordinaria, di avvicinare l’Italia ad alcuni canoni, correnti sul piano internazionale, non sempre fatti propri dalla nostra tradizione... Agli occhi di alcuni protagonisti, nel disegno di legge (di cosiddetta riforma del cosiddetto mercato del lavoro, n.d.r.) ci sarebbe un arretramento rispetto alle ipotesi precedenti. Eppure, se ci si andasse a rileggere le dichiarazioni programmatiche del governo, si troverebbe che per la flessibilità in uscita si proponeva una riforma solo per i nuovi assunti e in via sperimentale. Invece è stata fatta su tutto il novero dei lavoratori e non a titolo sperimentale. Quindi su una piattaforma di lavoratori molto più ampia... Stiamo chiedendo sacrifici importanti ai cittadini, che però mostrano un tasso di comprensione verso il governo. Spero che questo possa servire come test di laboratorio per i partiti quando, dal 2013, toccherà di nuovo a loro fare l’agenda per il futuro. (La Repubblica, martedì 17 aprile 2012). Molti Italiani (ma non la maggior parte, speriamo) dopo duemila anni di violenza religiosa, mentale e fisica, non son capaci che di farsi prendere in giro o, all’opposto, di rivoltarsi come cani rabbiosi. Dal Monti si stan lasciando imbambolare per l’ennesima volta, ed è ciò che lui chiama tasso di comprensione per il governo. Perché glielo permettono? Perché sanno, in qualche modo, cosa farebbero se si infuriassero, e ne hanno paura. Per questo consigliamo al Monti, umanamente pietosi, di non portare gli Italiani al punto che la paura di sé stessi non riesca più a indurli a farsi menar per il naso da lui.
Per la serie La sovranità appartiene al Popolo: arroganza e prepotenza nascondono sempre paura, e il Fini già vede il Popolo nei suoi incubi.
Gianfranco Fini: Sta suonando la campana dell’ultimo giro per tutti. Qui si balla sul Titanic, se vogliamo restare in clima da centenario del naufragio. Serve uno scatto di reni, oppure dopo l’implosione si prospettano tre vie di uscita, una peggiore dell’altra: astensionismo senza precedenti, frammentazione della rappresentanza, un populismo all’ennesima potenza che mette nel mirino i partiti in quanto tali e l’Europa. Un mix esplosivo. (La Repubblica, martedì 17 aprile 2012). E questo è soltanto l’inizio.
(su) Elsa Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato i Lavoratori italiani) e la sua cosiddetta riforma del cosiddetto mercato del Lavoro: Mentre il Pidièlle mette a punto gli emendamenti per rendere più facili contratti a termine, partite Iva e apprendistato, il Centro studi del Senato denuncia: in caso di appello sarà possibile la sospensiva del reintegro. Come spiega la relazione, il terzo comma dell’articolo 19 del disegno di legge, che disciplina la fase delle impugnazioni, modifica la normativa in modo molto netto penalizzando i lavoratori. Se oggi, ad un lavoratore che in primo grado si vede riconosciuto il reintegro sul posto, il giudice non può sospendere l’esecutività della sentenza, con il nuovo testo previsto dalla ministra Elsa Fornero lo stesso lavoratore rischia di vedersi sospeso il provvedimento: in soldoni, rischia di rimanere a casa per tutta la durata del procedimento di appello (che in molti tribunali può durare anni) senza stipendio in attesa del verdetto. (L’Unità, martedì 17 aprile 2012). Alla faccia di quanti, nel Partito democratico (perché disonesti o stupidi, o perché disonesti e stupidi) hanno giudicato un buon compromesso quello raggiunto su questa legge fascista dal Monti, dal Bersani, dall’Alfano e dal Casini.
Per la serie Il genio di Tina Pica previde la Fornero: la Fornero intimidisce e schiavizza la Marcegaglia e lo Squinzi per poi dedicarsi con affetto al Monti.
(su) Elsa Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato i Lavoratori italiani), su Emma Marcegaglia, scheggia impazzita del padronato di estrema destra, e sulle loro risse da pianerottolo per stabilire chi delle due è più fascista: La Fornero e la Marcegaglia non si sono nemmeno salutate la scorsa settimana durante l’audizione delle parti sociali davanti alla commissione Lavoro del Senato. La stessa che si appresterebbe, secondo i rumors parlamentari, a votare clamorosamente contro la proposta del ministro di nominare presidente dell’Inail l’attuale commissario straordinario Massimo De Felice, professore a Roma di matematica finanziaria (e pensa tu cosa dev’essere questo, per aver dedicato la vita a trattar come numeri quelle degli altri, n.d.r.) ma soprattutto titolare, nel passato e nel presente, di una serie di incarichi nel mondo delle assicurazioni (dalla Intesa Vita, del gruppo Intesa Sanpaolo, alla Alleanza assicurazioni). Un’interrogazione bipartisan si domanda se De Felice “non sia un portatore sano di un poderoso conflitto d’interessi nel ramo delle assicurazioni private”. Il parere delle commissioni parlamentari non è vincolante, ma avrebbe di certo il valore di un segnale chiaro contro il ministro Fornero. (La Repubblica, lunedì 16 aprile 2012).
(su) la Standard & Poor’s e la Moody’s (agenzie di rating, cioè consorterie private addette a imbonire e/o intimidire le aziende produttive e gli Stati per conto delle tirannie finanziarie globali): A settembre, qui negli Stati Uniti, la Securities and Exchange Commission (Sec) aveva pubblicato un rapporto duro con le agenzie di rating. L’organo di vigilanza sulla Borsa, che in base alla nuova legge Dodd-Frank ha competenza anche su di esse, è tenuto per legge a riferire una volta all’anno al Congresso sul funzionamento dei rating. Il quadro fornito nell’ultimo rapporto è terribile. Ecco alcune delle piacevolezze elencate nella relazione. In una delle maggiori agenzie di rating, a dare le pagelle sulla solvibilità di una società era un analista che era al tempo stesso azionista della società stessa: alla faccia del conflitto d’interessi. Un’altra agenzia di rating diede in anteprima ad amici intimi le anticipazioni su un imminente cambio dei suoi voti: insider trading. Una terza è stata colta in fallo perché i suoi rating venivano assegnati senza seguire le regole che lei stessa si era data. Accuse pesanti, ma con quali conseguenze? Nessuna, finora. La stessa Sec aveva depotenziato il proprio rapporto al Congresso segretando nomi e cognomi. (Federico Rampini su La Repubblica - Affari & finanza di lunedì 16 aprile 2012).
Per la serie L’Italia che ci preparano gli Scalfari: l’Italia di Umberto D., 1952, di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini.
Il futuro d’Italia secondo Eugenio Scalfari, massimo comun divisore della Sinistra italiana: Nelle mani di Alfano il Pidièlle può mantenere la tregua in favore del governo, se sfugge al controllo del segretario comincerà l’esodo in larga misura diretto verso il Polo di centro. La strana maggioranza dovrebbe in tal caso reggersi su due gambe anziché su tre, ma non sarebbe più strana ma politica a tutti gli effetti, con i vantaggi che ne derivano. (...) Che cos’altro hanno fatto Monti ed Elsa Fornero se non una concertazione consultiva con le forze sociali per quanto riguarda la riforma del lavoro? Non è anche quella una questione di interesse generale? Nulla dunque cambierà (rispetto alla cosiddetta concertazione, n.d.r.) se le forze sociali andranno a quegli appuntamenti come portatori anch’essi (sic, invece di portatrici anch’esse, n.d.r.) dell’interesse generale, ma tutto cambierebbe se vi andassero come portatori (sic) degli interessi delle categorie che ad esse (sic, qui le forze sociali sono tornate di genere femminile, n.d.r.) fanno riferimento. In quel caso la sede non sarebbe più Palazzo Chigi. (La Repubblica, domenica 15 aprile 2012). Traduzione: il Partito democratico definitivamente assicurato al centro, se non al centrodestra, e i sindacati definitivamente ingialliti: che bella Italia sarebbe! Per i Lavoratori? Ma quali lavoratori e lavoratori? Senza più Sinistra, né politica né sociale, parliamo di schiavi. E gli schiavi non hanno voce in alcun capitolo.
(su) Elsa Fornero (che il 3 gennaio scorso ― sulle dimissioni in bianco fatte firmare alle dipendenti all’assunzione per poter interrompere facilmente il rapporto di lavoro, soprattutto in caso di maternità ― dichiarò: “Il problema è all’attenzione del ministero”): Il disegno di legge sul mercato del lavoro dedica un intero articolo, l’articolo 55, alla normativa contro le dimissioni in bianco. Riteniamo questa scelta giusta e frutto anche dell’iniziativa di tante donne, fuori e dentro il Parlamento, che non hanno mai smesso di chiedere e proporre norme capaci di impedire le dimissioni in bianco. Perché non era e non è possibile rassegnarsi alla pratica barbara di far firmare al momento dell’assunzione una falsa lettera di dimissioni da tirar fuori quando una lavoratrice è in gravidanza, un lavoratore è malato o non desiderato o, molto frequentemente, immigrato o immigrata. A febbraio, noi del Comitato 188 per la 188 abbiamo incontrato il ministro Fornero; abbiamo lanciato una giornata di mobilitazione nazionale; abbiamo scritto una lettera al presidente del Consiglio, ai presidenti di Camera e Senato, a tutte le parlamentari e i parlamentari; abbiamo raccolto, in un giorno e mezzo, 188 autorevolissime firme di donne di tutti i settori della società italiana, diverse per esperienze, generazioni, culture politiche. L’abbiamo fatto per sostenere la necessità din intervenire sùbito in modo da porre fine al ricatto agìto sulle persone, non solo al momento dell’assunzione, ma durante tutto quel rapporto di lavoro su cui pende la spada delle dimissioni conservate in un cassetto. Ormai “dimissioni in bianco” è un modo di dire entrato nel linguaggio e l’indignazione per l’abuso è entrata nel senso comune. Per questo abbiamo salutato con piacere l’articolo 55 del disegno di legge e il fatto che il ministro Fornero abbia mantenuto quanto aveva dichiarato in più occasioni, e per questo lo ringraziamo. È perciò senza alcun pregiudizio che vorremmo fare alcune osservazioni e domandare chiarimenti sugli 8 commi che compongono l’articolo 55. A noi la procedura prevista pare complicata. Per le dimissioni volontarie si rimanda ad un meccanismo ancora da definire entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge o in alternativa a uno scambio di raccomandate incrociate tra datore di lavoro, persona coinvolta, Direzione territoriale del lavoro. E a un meccanismo di convalida differente nel caso della lavoratrice madre. Forse era preferibile individuare un’unica modalità: un modulo numerato e progressivo, senza costi, con il quale dare le dimissioni, utilizzando la tecnologia. Non è chiaro il senso dell’“offrire entro 7 giorni dalla ricevuta della raccomandata le proprie prestazioni al datore di lavoro” come forma di contestazione delle dimissioni. Non è chiaro perché si utilizzi sempre la formula “datore di lavoro”. Implica che l’ambito della norma è riferito solo al rapporto di lavoro subordinato? Se fosse così, sarebbe un errore. Ma soprattutto non è chiaro il comma 8, laddove si dice che “salvo che il fatto costituisca reato, il datore di lavoro che abusi del foglio firmato in bianco al fine di simulare le dimissioni o la risoluzione consensuale è punito con la sanzione amministrativa da 5.000 a 30.000 euro”. Non è chiaro quando l’abuso diventa reato: di sicuro la firma in bianco estorta è un abuso grave. E, come diceva il documento policy del governo, “quell’atto, quell’abuso, configura un licenziamento discriminatorio” che semplicemente diventa nullo: questa la giusta sanzione, non la multa. Il disegno di legge non cita più il licenziamento discriminatorio e cita al contrario la legge 689 del 1981, quella sulla depenalizzazione. Può trattarsi di una dimenticanza o di un sottinteso, la multa può essere una sanzione aggiuntiva: ma il ministro e le commissioni parlamentari competenti potranno ben comprendere come si tratti di un punto particolarmente rilevante, che richiede un chiarimento e nel caso un cambiamento. (L’Unità, sabato 14 aprile 2012). Ecco cos’hanno prodotto tre mesi di attenzione ministeriale della Fornero: un articolo-beffa, che finge (a uso della propaganda governativa e filogovernativa) di sanzionare le dimissioni in bianco e invece le blinda, perché l’abuso di esse che dovrebbe renderle perseguibili è ovviamente indimostrabile. Solo un pasticcio? Crederlo sarebbe insultante: la Fornero non è una pasticciona, è cattiva.
Per la serie E intanto crollano le vendite della Fiat e crescono quelle della Volkswagen: Sergio Marchionne, l’uomo che va a fondo per la nave altrui.
(su) Sergio Marchionne: In tribunale è sfida infinita tra la Fiat e la Fiom: delegati ammessi a Napoli, vietati a Lecce. I metalmeccanici della Cgil rivendicano di fronte ai giudici il diritto alla rappresentanza sulla base del numero di iscritti. La Fiat risponde che chi non firma gli accordi non ha diritto a rimanere in azienda anche se avesse tesserato tutti i dipendenti e dunque invoca una interpretazione letterale dell’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori. Finora solo due giudici su cinque hanno accolto la tesi del Lingotto. L’esito più probabile del braccio di ferro è che si arrivi di fronte alla Corte costituzionale, chiamata a intervenire sulla costituzionalità dell’articolo 19. In alternativa si potrebbe cambiare la legge in Parlamento. Nell’attesa la Fiom ha depositato una denuncia contro la Fiat al Tribunale civile di Roma per attività discriminatoria: l’esposto si riferisce al fatto che a Pomigliano il Lingotto continua a tenere in cassa integrazione tutti gli iscritti alla Fiom. (La Repubblica, sabato 14 aprile 2012). “Facciamo il possibile per combattere il razzismo, ma anche i media devono darci una mano”, dice il direttore sportivo della Juventus, Marotta. Eccoci qua, pronti a dare una mano e addirittura un suggerimento. Quasi ogni stadio italiano ha, in curva, il suo nazi-point. Quello in dotazione alla Juve ha accumulato, quest’anno, il record di multe per cori razzisti, e il cumulo è tale da rasentare la squalifica del campo. Nessuno meglio dei dirigenti della Juve è in grado di sapere chi sono i farabutti che insozzano quel magnifico stadio. Più in generale: nessuno meglio dei dirigenti del calcio italiano conosce nome, cognome e indirizzo dei capi tribù che tengono in ostaggio gli stadi, gli autogrill, le domeniche di noi tutti. Ecco dunque il suggerimento: la società Juventus, che dalla piaga del razzismo è danneggiata moralmente ed economicamente, faccia pressione sulle altre società professionistiche per una denuncia congiunta, forte, energica, ufficiale, molto pubblicizzata, di quei mascalzoni. È pericoloso? Sì, probabilmente lo è. Ma è certamente più pericoloso, in Sicilia o a Napoli o in Calabria, ribellarsi al pizzo. Eppure c’è chi lo fa. Gli ultras sono forse più potenti della mafia? E nello specifico, la Fiat è disposta a farsi tenere in pugno da quattro nazistelli? (Michele Serra, La Repubblica, domenica 15 aprile 2012). Be’, ma forse i nazistelli sono cinque... Vero, Sergio?
Il Berlusconi in gabbia resterà un sogno? Sì, il governo dei non eletti, del naziliberismo e dell’inciucio sta provvedendo anche a questo.
(Manifestazione del Popolo Viola, Roma, 5 dicembre 2009).
(su) Paola Severino, Niccolò Ghedini e i loro volenterosi aiutanti piddìni Orlando e Ferranti: La verità, come ha spiegato a Il Sole 24 Ore il direttore del Servizio studi, Davide Bonucci, è che “l’Ocse non ha mai chiesto all’Italia di eliminare la concussione”. Nonostante questo, la “strana” maggioranza vuole eliminarla. Il Pd ha presentato a suo tempo una proposta che va proprio in questa direzione. La Severino ha dovuto cercare una mediazione. Il testo attuale prevede una pena fino a 12 anni per chiunque, abusando della propria posizione di pubblico ufficiale, ottenga da un altro soggetto denaro o altri vantaggi per sé o per un terzo. Il nuovo testo cancella questo reato, e lo riconfigura in due reati diversi: la concussione “per costrizione” (per la quale la pena massima resta di 12 anni, ma la minima sale da 4 a 6) e la “indebita induzione” (per la quale la pena si riduce da un minimo di 3 a un massimo di 8 anni). Al di là dei tecnicismi, quello che conta è il risultato pratico di questa riformulazione del codice, che mette stranamente d’accordo sia il Pidièlle che il Pd. La nuova norma impatta su tutti i processi in corso per concussione, che sono quasi un terzo dei 90 nei quali sono stati e sono coinvolti deputati e senatori e quasi la metà degli oltre 400 che riguardano gli amministratori locali. Ma tra i processi in corso che rischiano di venire stravolti ce n’è soprattutto uno, che da solo spiega l’intera “operazione”: è il processo di Berlusconi a Milano per il caso Ruby, che oltre alla prostituzione minorile vede l’ex premier imputato proprio per concussione, cioè per la famosa telefonata alla questura di Milano in cui chiese e ottenne da un funzionario il rilascio della papi-girl marocchina perché “nipote di Mubarak”. Incidentalmente, ma fino a un certo punto, tra i processi a rischio c’è anche quello che riguarda l’ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, il pd Filippo Penati, a sua volta imputato per concussione nella vicenda delle aree ex Falck. Ma è chiaro che quello che muove il sistema è soprattutto il destino giudiziario del Cavaliere. Se al Ruby-gate fosse applicata la nuova norma, nella peggiore delle ipotesi salterebbe il processo. Nella migliore il reato addebitato all’ex premier non sarebbe più la concussione, ma la “indebita induzione”, per la quale si ridurrebbe non solo la pena, ma anche (e soprattutto) la prescrizione, che scenderebbe da 15 a 10 anni. Con un risultato paradossale: quello di contraddire i precetti dell’Ocse e della Ue (che invece ci chiedono di aumentare la prescrizione) e quindi di sconfessare il “movente” affermato per giustificare la riforma. Dunque, c’è da chiedersi il perché di questa strana rincorsa a “derubricare” un reato che può avere effetti devastanti, non solo sul piano giudiziario, ma anche dal punto di vista dell’immagine che la politica dà di sé, in questa lunga notte della Repubblica. Ma c’è di più, e c’è di peggio. Nel negoziato sulla giustizia, oltre alle norme anti-corruzione, tornano di prepotenza anche quelle sul giro di vite alle intercettazioni telefoniche e sulla responsabilità civile dei magistrati. Misure che il Pidièlle torna a usare come minaccia o come “merce” di uno scambio scellerato. (Massimo Giannini, La Repubblica, venerdì 13 aprile 2012). Come altri più o meno illustri tifosi anche il Giannini, a lungo entusiasta (un paio di sue perle qui e qui) del golpe soft che ha portato al governo Monti e alla sua strana maggioranza, da qualche mese sta capendo di aver puntato sul cavallo (o meglio sull’asino) sbagliato di una maggioranza, più che strana, inciuciosa e forse perfino maledetta dal proprio marchio d’origine antidemocratico. Ma si guarda bene dallo scusarsi con Noi, il Giannini, per le pagine su pagine di immangiabile minestra che lui e il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari ci hanno fatto ingurgitare con la minaccia che altrimenti saremmo saltati tutti dalla finestra...
(su) Mario Monti e Elsa Fornero (estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): Nel 2014 il reddito disponibile degli Italiani, al netto delle tasse, tornerà ai livelli del 1986. Indietro di 28 anni, ma non tutti alla stessa velocità. Perché per alcune categorie i sacrifici saranno più onerosi. L’Espresso lo mostra con un inedito indicatore: da uno a tre ombrelli, a seconda del carico fiscale extra subìto. Si scopre che alcuni gruppi, i più organizzati, hanno quasi scampato il pericolo. Un solo ombrello per le banche ma anche per notai, avvocati e taxisti, usciti indenni dalle liberalizzazioni. A beccarsi tre ombrelli sono invece i pensionati, con il passaggio al contributivo, e i proprietari di case, attesi dall’Imu. Insieme ad alcuni dei soliti tassati, i lavoratori dipendenti e gli statali, trafitti dagli ultimi decreti di Tremonti. (La Repubblica, venerdì 13 aprile 2012). Tono ridanciano che ben si addice agli organi di stampa sedicenti di sinistra di un Paese in cui queste politiche stanno causando un incremento mai visto dei suicidi... Ma sì, ridete: noi continuiamo a pensare che riderà meglio chi riderà per ultimo.
I naziliberisti, camerati e colleghi e amici della Morte.
Il naziliberismo globale e i suoi servi politici sono ormai pronti allo sterminio come strategia voluta, consapevole, e non più “solo” come effetto collaterale, periferico, della guerra di classe dell’1% straricco contro l’Umanità? Sembra di sì, a giudicare dalle righe che seguono, e cominciando dai vecchi: Il Fondo monetario internazionale (Fmi) avverte che non ci sono più “asset” davvero sicuri. “La nozione di sicurezza assoluta ha creato un falso senso di fiducia prima della crisi”, aggiunge. Il Fondo suggerisce una ricetta in tre punti per tamponare i contraccolpi finanziari della longevità: elevare l’età di pensionamento, pagare più contributi e ridurre i benefit. I governi si attrezzino. Secondo i suoi calcoli, “se nel 2050 la vita media si allungherà di 3 anni rispetto alle attese attuali, i costi dell’invecchiamento della popolazione saliranno del 50%”. (La Repubblica, giovedì 12 aprile 2012). In realtà (e ce ne sono già i primi segni) l’innalzamento dell’età pensionabile e il peggioramento delle condizioni lavorative accorceranno le aspettative di vita, anziché allungarle. Uno sterminio sotterraneo, cioè, è già in atto. Pronto, al caso, a trasferirsi alla luce del sole.
Per la serie Il naziliberismo globale li fa e poi li accoppia: il Bisin, il De Nicola e il primo frutto dell’accoppiamento.
Alberto Bisin (docente di Economia alla New York University, oh guarda caso, collaboratore de lavocepuntoinfo, oh guarda caso, e anche de La Repubblica, oh guarda caso) e Alessandro De Nicola (tipino ― ce ne siamo già occupati qui e qui ― che viene, oh guarda caso, dall’Università cattolica del Sacro Cuore e ha le mani in pasta quasi dappertutto): Una parte del paese (minuscolo nel testo, n.d.r.) riceve trasferimenti fiscali di dimensioni notevolissime (costantemente almeno dal dopoguerra) a fronte dei quali produce servizi pubblici molto peggiori in quantità e qualità, su tutta la linea (scuola, sanità, giustizia, trasporti). (...) Il ministro Giarda, che è incaricato di produrre una spending review del settore pubblico, cioè un’analisi del bilancio del settore pubblico con l’obiettivo di individuare le aree in cui poter produrre tagli, ci annuncia che abbiamo tagliato tutto il possibile ormai; che tagli ulteriori sarebbero motivati puramente da una (malsana, sadica) ideologia liberista; ci porterebbero ad uno stato naturale di homo homini lupus in cui tutto è privato, scuole, carceri... Il ministro evoca addirittura i vigilantes al posto della polizia. Bisogna essere chiari e diretti. La strategia retorica di tacciare come liberista (titolo che nel nostro paese è spesso interpretato come affamatore del popolo) chiunque sappia far di conto ha già fatto molti danni e non ci aspetteremmo fosse utilizzata anche da questo governo di “tecnici”. (...) Tertium non datur: o si taglia la spesa pubblica e si abbassano le tasse o si accelera il declino in cui il paese (sic) si è imbarcato da una quindicina d’anni (notare la tentata captatio benevolentiae di quella quindicina d’anni, che dovrebbe farci credere che gli scriventi siano antiberlusconiani e perciò di sinistra, mentre lo sono da destra: i naziliberisti, e specialmente quelli che scrivono su La Repubblica, s’illudono ancòra di darcela a bere con mezzucci come questi, n.d.r.). (...) E per settori come la scuola, l’università e la sanità, a quando l’iniezione di sostanziose dosi di concorrenza e merito? Perché pagare allo stesso modo il professore (o il medico) bravo e volenteroso e quello incapace e pigro? E cosa si aspetta a introdurre la concorrenza tra istituti? Non occorre dare i soldi alle scuole private, basta darli alle famiglie, sceglieranno loro la scuola più adatta al proprio figlio. La competizione salva denaro. (Ridurre la spesa, il catalogo è questo, su La Repubblica di giovedì 12 aprile 2012). La Repubblica: un quotidiano che ormai piacerebbe anche ad Almirante.
Per la serie Cassandra ci vedeva bene, e ScuolAnticoli anche meglio: il Monti e la Fornero preparano l’Italia che verrà. Anzi: che è già qui.
(su) Mario Monti e Elsa Fornero (estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): Un martedì di panico nelle Borse: Milano -5%, spread oltre quota 400. È di nuovo allarme debito. I listini europei bruciano 170 miliardi. (Titolo de La Repubblica di mercoledì 11 aprile 2012). Adesso, Monti e Fornero, andate a raccontare a i Pensionati e ai Lavoratori sacrificati e derubati che voi però avete salvato l’Italia. Anzi: se non vi disturba farvi un bel viaggetto oltre tomba (con un biglietto di andata e ritorno, eh?, per carità) andate a raccontarlo ai Disoccupati e agli Imprenditori che avete spinto al suicidio.
Per la serie Il calderone della Repubblica: la Spinelli mentre prepara uno dei suoi intrugli sinistro-destri.
ed ecco Barbara Spinelli (sulla quale vedi anche qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui) che affronta con la profonda sensibilità che la contraddistingue la tragedia dei suicidi connessi con le politiche naziliberiste del governo Monti (con la Spinelli nel Gruppo Bilderberg): Il suicidio studiato nell’800 da Emile Durkheim è l’autoaffondamento del cittadino cui sono strappati non solo i diritti ma gli obblighi stessi della cittadinanza: la libera sottomissione alla necessità del lavoro, il sentirsi parte di una società, di un ordine professionale, di un sindacato che includa e integri. A differenza del suicidio intimista, o dell’immolazione altruista, Durkheim lo chiama suicidio anomico. La sua radice è nell’anomia: nello svanire di norme che ogni crisi comporta. Nell’impunità di cui godono gli iniziati che di norme fanno a meno. In quest’anomia viviamo, senza più gli avvocati dell’individuo che sono stati i sindacati, gli ordini professionali, le chiese, i partiti. La corruzione di questi ultimi è una manna, per chi vuol fare un deserto e chiamarlo pace. Grecia e Italia ne sono malate, e non a caso è qui che il cittadino tramutato in cliente non spera più di essere udito. “Mai gli uomini consentirebbero a limitare i propri desideri se si credessero autorizzati a superare il limite loro assegnato. Ma per le ragioni suddette non possono dettarsi da soli questa legge di giustizia. Dovranno perciò riceverla da un’autorità che rispettano e alla quale si inchinano spontaneamente. Soltanto la società, sia direttamente e nel suo insieme, sia mediante uno dei suoi organi è capace di svolgere questa funzione moderatrice, soltanto essa è quel potere morale superiore di cui l’individuo accetta l’autorità. Soltanto essa ha l’autorità necessaria a conferire il diritto e a segnare alle passioni il limite oltre il quale non devono andare”. (Durkheim, Il suicidio, 1897). Della società fanno parte partiti, sindacati, imprenditori, governanti: tutti si sono rivelati incapaci di osservare e quindi imporre le norme, tutti sono portatori di anomia. Per questo leggi e tutele sono così importanti. Diceva nell’800 il cattolico Henri Lacordaire: “Tra il forte e il debole, tra il ricco e il povero, tra il padrone e il servitore: quel che opprime è la libertà, quel che affranca è la legge”. Di legge, di nomos, hanno bisogno i cittadini greci e italiani, apolidi in patria. Se è vero che viviamo trasformazioni planetariee, urge sapere che esse scatenano sempre un aumento di suicidi: secondo Durkheim anche i boom economici demoralizzano. Dobbiamo infine sapere che Camus aveva ragione: la rivolta è la risposta, l’unica forse, al suicidio (il Paese “si salva al piano terra”, dice Erri De Luca). Quando è positiva, la rivolta tende a reintrodurre il senso della legge lì dove s’è insediata l’anomia. (La Repubblica, mercoledì 11 aprile 2012). Con la patetica cocciutaggine di una tartaruga contro uno scalino per lei troppo alto, la Spinelli continua a riverniciarsi di sinistra dopo le entusiastiche sbandate di estrema destra dello scorso autunno in favore di Mario Macbeth Monti. E continua a fallire, poiché (come del resto lo Scalfari) anche lei è troppo di estrema destra per riuscire a camuffarsi credibilmente. Come dimostra anche questa volta annullando quattro colonne di pirotecnici e lacrimogeni effetti speciali di sinistra con le righe di cui sopra, in cui nuovamente si suicida (eh sì) buttandosi... nell’800 per ammannirci il solito vetusto predicozzo che Noi saremmo mostri che solo la gabbia delle leggi (purché imposteci da individui altrettanto ingabbiati) può costringere a rigare dritto. Senza vedere (come tutti i suoi decrepiti predecessori da almeno duemila anni in qua) che l’Essere umano non può essere un mostro (perché non può nascere tale) e che contro quelli di Noi che mostri diventano non ci son leggi che tengano, mai ci sono state e mai ci saranno. Niente è più di destra di questo sermone, suor Spinelli. E nessuno, perciò, è più di destra di te. Ma ritenta, coraggio: chissà che la prossima volta non ti vada meglio.
L’Unità di martedì 10 aprile 2012 sul grande e glorioso leader Roberto Maroni, l’emerito razzista ma benemerito positivista
che traghetterà i portatori di moccichino verde fra le morte braccia della Chiesa naziliberista montiana.
Diego Rivera, I Vasi comunicanti (omaggio ad André Breton), 1938. (Ma da parte di ScuolAnticoli è un omaggio al poderoso cervello di Eugenio Scalfari).
Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana): La globalizzazione non è un incidente di percorso. I suoi aspetti negativi (e ce ne sono) possono essere evitati o almeno contenuti solo avendone capito bene la natura. La sua intima essenza è quella dei vasi comunicanti. Questa legge fisica ed anche economica operava anche all’epoca del gold standard ma con modalità e tecnologie completamente diverse. Adesso è una realtà e significa: libertà di movimento di merci, capitali, persone e tendenza a pareggiare i dislivelli. Sicché i redditi dei Paesi di antica opulenza dovranno cedere una parte del loro benessere ai Paesi di antica povertà. Con tutte le implicazioni sociali (e fiscali) che ciò comporta poiché il sistema dei vasi comunicanti vale (deve valere) anche all’interno dei Paesi di antica opulenza dove il principio delle pari opportunità per i ricchi e per i poveri deve essere realizzato con la massima energia e tempestività. Ci vorranno due o tre generazioni per risolvere questi problemi, ma i primi passi debbono essere compiuti da sùbito e debbono coinvolgere tutte le parti sociali. Lo sappia il ministro Fornero ma lo sappia anche Susanna Camusso; Bersani lo sa e Casini pure, ma lo sappia anche Alfano e i suoi amici non tanto amici. (La Repubblica, domenica 8 aprile 2012). Per lo Scalfari, evidentemente, i Diritti umani dei Lavoratori sono un fluido, come l’acqua o l’olio. O chissà, come l’urina... Be’, consoliamoci: se perfino i nostri Diritti devono assoggettarsi a similitudini di tal fatta, figuriamoci le idee e le parole che settimanalmente spande su di Noi lo Scalfari.
Mario Monti ne L’Italia del Nuovo Ordine mondiale si porta via la vecchia?
No, questa è la decrepita Italia naziliberista e schiavista che si porta via i nostri Figli.
(di e su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): Crolla l’occupazione giovanile. Dal 2008 un milione in meno. Crescono i lavoratori over 55. 200.000 posti a rischio nel 2012 (titolo de La Repubblica di domenica 8 aprile 2012). E il Monti: C’è una connessione tra la credibilità di uno Stato che si costruisce anche con le missioni di peace keeping e la credibilità a tutto tondo che ha effetti positivi sull’economia... In Italia, a torto, notiamo divisioni ed è una sorpresa poi vedere cosa il Paese riesca a fare quando agisce con unità ed entusiasmo... Lo scopo principale della riforma del lavoro è porre rimedio alla disoccupazione giovanile, una volta che tutti avranno dismesso le lenti del corporativismo lo riconosceranno e parteciperanno allo sforzo collettivo. (La Repubblica, domenica 8 aprile 2012). Lo ripetiamo: l’ossessione del Monti che tutti debbano essere mentalmente uniformi ricorda il 1984 di George Orwell, o L’Invasione degli ultracorpi, ed è a dir poco inquietante.
Per la serie Ormai ventennali inciuci: il Treu mentre se la ride, beato e incantato, con Maurizio Sacconi.
(su) Tiziano Treu (senator piddìno, chierichetto e naziliberista, che da ministro del Lavoro fu l’autore di quella legge 24 giugno 1997 n. 196, detta anche “pacchetto Treu”, che il professor Luciano Gallino, ne Il lavoro non è una merce, definisce la seconda tappa, dopo il protocollo d’intesa tra governo, sindacati e organizzazioni dei datori di lavoro sottoscritto dalle parti il 23 luglio 1993, in direzione d’una rimercificazione del lavoro) e, incidentalmente, su Giorgio Napolitano: Il 19 marzo 2009, commemorando Marco Biagi, il Napolitano disse: In un campo come quello delle politiche del lavoro sarebbe necessario uno sforzo comune, cui nessuna delle due parti si sottragga, per riconoscere e coltivare gli elementi di continuità e le possibilità di convergenza che vi si legano... Avvertendo l’esigenza di uscire da logiche puramente difensive, non lasciandosi guidare da vecchi riflessi di arroccamento attorno a visioni e conquiste del passato, a favore del rinnovamento del sistema delle garanzie a tutela dei meno protetti. Il giorno dopo, commentando il commemoratore, disse il Treu: L’appello di Napolitano è giusto. L’eccessiva ideologizzazione ha impedito molte soluzioni pragmatiche sul mercato del lavoro. Spesso si sono riaffacciati argomenti e polemiche da anni ’50... D’altra parte sono anni che le resistenze ideologiche rallentano i cambiamenti. Un esempio? L’articolo 18: resta un tabù... E non c’è dubbio che la Cgil ha in sé elementi di conservatorismo quando impedisce di affrontare, magari anche a fin di bene, qualsiasi novità. E oggi, commentando la sedicente riforma del mercato del lavoro del Monti e della Fornero (estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia) cosa secerne il Treu (che La Repubblica acclama come uno dei più oculati tessitori dell’accordo che ha portato al varo del ddl sul lavoro)? Ecco qua: La riforma del mercato del lavoro non è una misura di sviluppo in sé ma contribuisce in modo fondamentale a creare una cornice legislativa adeguata in cui queste misure trovino posto. Lo stesso Monti l’ha spiegato: era fondamentale modernizzare il Paese togliendoci di dosso la ruggine delle vecchie norme. Le misure di crescita seguiranno... è una riforma vera, che ci allinea all’Europa. (La Repubblica, domenica 8 aprile 2012).
Per la serie Modernizzatori d’Italia: il Guidi (e camerati vari) alle prese col monolite dell’articolo 18.
Guidalberto Guidi (ex vicepresidente della Confindustria) sulla cosiddetta riforma del lavoro del duo di estremisti di destra Monti-Fornero: Per dare il giudizio finale occorre aspettare il testo definitivo che uscirà dal Parlamento, e i suoi vari decreti applicativi. Ma una cosa è certa: almeno, qualche picconata a quel monolite dell’articolo 18 è stata data... Sarà importante verificare che non restino punti oscuri, proseguendo con l’iter parlamentare del decreto. Ma al momento io guardo di più al lato positivo di questa discussione: e cioè che sia stato messo in discussione l’obbligo di reintegro... Questo esecutivo sta facendo quello che andava fatto sùbito dopo il passaggio all’euro. E cioè dire: ragazzi, la festa è finita. Ora si taglia la spesa pubblica corrente. (L’Unità, domenica 8 aprile 2012).
Per la serie Ogni cazzotto che incassi tu, siamo noi che lo sentiamo: Pier Luigi Bersani.
(su) Pier Luigi Bersani:
L’accordo Bersani sul mercato del lavoro conferma e ribadisce il
precariato che diventa prevalente in tutte le nuove assunzioni e priva i
lavoratori del diritto al reintegro trasferendolo al giudice che potrà
imporlo ma avrà molti paletti nel suo intervento. Tutta la stampa
afferma il falso: “Torna il reintegro”. Non è vero. Avere accettato lo
“spacchettamento” dell’articolo
18 è avere aperto la strada alla manipolazione (chiamata pudicamente
“manutenzione”). Successivi interventi lo priveranno di ogni efficacia.
Intanto è stata spalancata la strada alla sua cancellazione. La
disponibilità di Cgil e Pd a discutere nel merito l’articolo18
non poteva che condurre a questo risultato disastroso. In effetti l’articolo18
è stato ammalorato in maniera forse mortale e non avrà più l’efficacia e
la deterrenza che ha finora avuto. Ai giovani inoltre hanno conficcato
grossi chiodoni con la cosidetta “flessibilità in entrata“. Il tutto
senza combattere davvero e con uno sciopero proclamato dalla Cgil
tra due mesi. L’accesso alla giustizia per il lavoratore è da tempo
diventato assai difficoltoso per la lievitazione dei costi di assistenza
legale. Mentre le aziende hanno studi legali molto quotati e ben
introdotti nei tribunali, il lavoratore spesso si deve contentare di un
avvocato magari alle prime armi. La possibilità di assicurarsi una buona
assistenza legale peserà molto. La disparità di classe si farà sentire
moltissimo e inciderà. In tribunale non si è alla pari anche se si dice
che la giustizia è eguale per tutti. (Pietro
Ancona,
Cronache laiche,
sabato 7 aprile 2012).
(su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano e soci hanno consegnato l’Italia): Monti si è arreso ai sindacati cedendo sulla riforma del lavoro e dunque “è giunto il tempo di ritirargli le lodi” perché è finita “la speranza che il professore potesse essere un leader del calibro di Margaret Thatcher, capace di affrontare i moderni Scargill”. Lo scrive il Wall Street Journal. Mentre Sergio Marchionne, certo non tenero con i sindacati italiani, si è limitato a sottolineare che “sulla riforma del lavoro saranno i mercati a dire se si tratta di una buona legge o no. Non è compito mio mettermi nei panni di Monti per decidere qual è il giusto punto di equilibrio sull’articolo 18. L’importante è fare delle scelte chiare e farle in fretta. Poi il mondo deciderà”. (La Repubblica, sabato 7 aprile 2012).
La “riforma” del “mercato” del Lavoro secondo gli schiavisti naziliberisti Monti, Fornero e Marcegaglia.
(su) Mario Monti, Elsa Fornero (estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia) e il compromesso sull’articolo 18. 1. Susanna Camusso: Il governo aveva preso un impegno formale, era pure scritto nel testo approvato dal Consiglio dei ministri, di cancellare le associazioni in partecipazione oltre il primo grado di parentela. Questa cosa non è stata fatta. E assume quasi un valore simbolico. Le 46 tipologie di contratti atipici sono rimaste sostanzialmente tutte. A dimostrazione della distanza tra gli annunci del governo e le decisioni davvero prese. Trovo particolarmente grave che sia stato detto che i giovani sarebbero stati al centro della riforma e invece sono stati solo usati, come sulle pensioni. La cosa positiva è che dopo quasi vent’anni si inverte una tendenza e si blocca l’estensione di tipologie contrattuali precarie, ma c’è un abisso tra le aspettative e le decisioni concrete. (...) Il metodo, poi, (di concordare con le parti sociali una soluzione e poi cambiarla non in Parlamento, ma in un vertice tra il governo e i leader dei partiti di maggioranza, n.d.r.), costituisce la conferma di quanto si voglia creare una crisi della rappresentanza sociale. È un tema delicato e molto serio. Ma non è quello che ha sollevato la Confindustria. Gli industriali chiedono solo licenziamenti più facili. (...) L’affermazione di Monti che i casi di reintegro saranno “estremi e improbabili” è un tentativo di ridimensionare il passo indietro che ha dovuto fare. Un modo per dire che la modifica non è così rilevante. Invece è un passo indietro significativo. Monti aveva teorizzato, anche all’estero, che tolto il reintegro c’era la liberalizzazione dei licenziamenti. Ora, invece, c’è il reintegro. Che è così importante perché ha un effetto deterrente. (...) Ma per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali non cambierà nulla rispetto alla situazione attuale. L’estensione delle tutele riguarda solo gli apprendisti. È l’unica novità. Per i lavoratori discontinui non c’è niente. Il dualismo nel nostro mercato del lavoro rimane sostanzialmente inalterato. L’obiettivo di strumenti universali è stato largamente mancato. Il fatto positivo è che si inverte la tendenza sulla precarietà. Ma non è una riforma epocale. Non risolve la complessità dei nostri problemi. E intanto fa molta impressione l’aumento dei suicidi fra i piccoli imprenditori, i disoccupati e i pensionati. Mi vengono alla mente i primi anni ’80, con i suicidi di lavoratori messi in cassa integrazione. Siamo di nuovo in una stagione in cui l’assenza di prospettiva si trasforma in disperazione individuale. In questo c’è una responsabilità collettiva. Dobbiamo riaprire uno spiraglio di luce, non può esserci solo la recessione. 2. Gianluigi Pellegrino, costituzionalista: Il governo ha corretto il principio più inaccettabile sul fronte della tutela del lavoro: attribuire all’arbitrio dell’imprenditore il potere di stabilire l’intensità del diritto del lavoratore davanti al giudice. (...) E però la scelta di “spacchettare al quadrato” gli ambiti di tutela si espone al rischio di contraddizioni interne che devono essere evitate. 1. Licenziamenti economici. Nella scrittura della norma è rimasta una coda molto scivolosa. Una parolina velenosa. Mentre nel licenziamento disciplinare l’assoluta infondatezza dell’addebito comporta giustamente che il giudice “condanna il datore di lavoro alla reintegrazione nel posto di lavoro”, con riguardo all’analogo caso di “manifesta insussistenza” del motivo economico si prevede soltanto che il giudice “può” disporre il reintegro. La disparità è evidente. (...) Inoltre resta da verificare il significato di “manifesta insussistenza”, perché si tratta di profili complessi come la riorganizzazione dell’impresa. E sugli stessi il giudice non può sindacare. (...) Certo non aiuta a capire la relazione di accompagnamento, che a pagina 8 ancora esclude categoricamente l’ipotesi di reintegro (!). (...) 3. L’onere della prova. La legge vigente stabilisce espressamente che “l’onere della prova della sussistenza della giusta causa o del giustificato motivo di licenziamento spetta al datore di lavoro”. Il disegno di legge non dice nulla di specifico al riguardo. (...) Tre punti critici accomunati da un problema di fondo: si cerca la flessibilità in uscita non già innovando con equilibrio la disciplina sostanziale, ma incidendo obliquamente sulla tutela del lavoratore dinanzi a licenziamenti illegittimi. 3. Chi paga questo colpo ai Diritti dei Lavoratori? I Lavoratori stessi: Un’importante fetta di risorse (per la cosiddetta “riforma” del mercato del lavoro, n.d.r.) arriverà anche da Inps e Inail. L’articolo 72, l’ultimo del disegno di legge, prevede per i due Istituti (pensioni e infortuni sul lavoro) una riduzione delle spese di funzionamento pari a 90 milioni all’anno, a partire dal 2013. Una rasoiata che si aggiunge alla “razionalizzazione organizzativa” già predisposta per Inps e Inail sia dalla legge di stabilità votata a novembre (l’ex finanziaria) che dal Salva Italia, la prima manovra di Monti, in dicembre. In particolare, l’Inps dovrà certificare risparmi per 72 milioni annui, mentre l’Inail scenderà di 18 milioni. Il che significa (dato che i soldi di quegli enti appartengono ai Lavoratori a cui mese dopo mese vengono detratti dagli stipendi) che il duo di estremisti di destra Monti-Fornero finanzierà la propria aggressione ai Diritti dei Lavoratori derubando i Lavoratori stessi. Non solo: sempre per finanziare l’aggressione, il Monti e la Fornero aumentano ancora le tasse sulla casa. Chi, tra i due milioni di proprietari di case affittate, non si avvale del regime agevolato della cedolare secca, sarà chiamato dal prossimo anno a contribuire alla “causa lavoro” con un aumento di 10 punti percentuali dell’imponibile su cui si paga l’Irpef. Il che significa (poiché i proprietari si rivarranno sugli affittuari) che anche per questa via saranno i Lavoratori, alla fine, a pagare i trucchetti del duo di estremisti di destra Monti-Fornero contro di essi. 4. E dulcis in fundo, ad aggiungere la beffa al danno, ecco il Monti e la Marcegaglia intenti a rivendicarsi l’uno più nazista dell’altra (e viceversa) inscenando l’edificante duetto che segue. Marcegaglia: Con le modifiche apportate nella manovra all’articolo 18 le imprese assumeranno di meno e diminuirà l’occupazione. Monti: La Confindustria è un sindacato e dunque tutela gli interessi degli associati, mentre il governo deve guardare all’interesse generale. Marcegaglia (in due interviste ai naziliberisti Financial Times e Wall Street Journal): Una legge pessima. Monti: Marcegaglia dice che è una legge pessima? Se ne assume tutte le responsabilità (la solita frase minacciosa con cui il Monti e la Fornero reagiscono alle critiche, da qualsiasi parte provengano, n.d.r.). Sapeva quel che avremmo fatto, perché il governo ha costantemente consultato tutte le parti sociali. E comunque tre mesi fa la Confindustria non avrebbe nemmeno osato sperare in una legge che prevede il reintegro nei licenziamenti di tipo economico solo in caso di abusi. Con il tempo capiranno che la parola reintegro è riferita a fattispecie molto estreme e improbabili. (La Repubblica, venerdì 6 aprile 2012). Inutile (e ripugnante) commentare le parole di due schiavisti di tal fatta: si commentano da sole.
Per la serie Altri tempi, altre strategie: Umberto Bossi e Pier Luigi Bersani (da La Repubblica del 16 luglio 2010).
Silvio e il Pd bloccarono il fascicolo sui reati di Renzo (titolo de La Repubblica di venerdì 6 aprile 2012): Nadia Dagrada, segretaria amministrativa della Lega Nord: “Rosi Mauro è convinta di avere chissà quale potere... non si rende conto che quest’uomo ha settant’anni... non ne ha altri dieci davanti, e per giunta è vero che continuano a dire ai magistrati di mettere sotto il fascicolo?... ma prima o poi il fascicolo esce”. Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega Nord: “Fino ad adesso non è uscito niente”. Dagrada: “È intervenuto Silvio, e so che ci sono di mezzo anche altri, alti del Pd e non è che hanno detto «chiudi il fascicolo», hanno detto «manda, ci sono cinquanta fascicoli», poi quello era il quinto, gli hanno detto «inizia a farlo scivolare» ed è passato il tempo... ma appena arriva l’ordine di tirarlo fuori, fuori tutto...”. Quali saranno gli alti del Pd che hanno ordinato di metter sotto il fascicolo? E come mai adesso lo sguinzagliano, il loro mettitore di fascicoli sotto? Forse perché è giunto il momento, per la Lega Nord, di assumersi la responsabilità (la minacciosa formuletta con cui il Monti e la Fornero son soliti avvisare chi li critica) della propria opposizione al governo?
Lo Stato israeliano, una Teocrazia razzista armata di bombe atomiche, ma camuffata da democrazia. (Immagine tratta da Segnalazioni)
(Teocrazia razzista e nucleare sulla quale vedi su ScuolAnticoli gli articoli
È ancora democratico il Paese ove sono eleggibili solo religiosi osservanti?, del 7 gennaio 2009;
Vaticano e dintorni: giù giù, fino alla teocrazia israeliana..., dell’11 marzo 2009;
e C’è Dio contro Obama? O solo lo Stato israeliano?, del 1° giugno 2010).
Lo scrittore tedesco e premio Nobel Günter Grass, nella sua poesia Quello che deve essere detto, ha attaccato lo Stato di Israele. “Tacendo si rischia una guerra mondiale”. (...) Cosa l’ha spinta a scrivere la poesia? “Due fatti. La visita del premier israeliano negli Usa e la dichiarazione di prontezza a ogni gesto di ultima difesa, anche un primo colpo. In Europa da centinaia di anni diciamo in diplomazia che finché si dialoga non si spara. Il secondo fatto: la fornitura a Israele, come risarcimento quasi, pagando con soldi dei contribuenti, di sottomarini tedeschi capaci di sparare missili, anche nucleari, a medio raggio. Il linguaggio del governo israeliano peggiora pericolosamente il clima in una regione (guardate alla Siria) carica di tensioni. E già con l’Iraq abbiamo visto la menzogna delle cosiddette e inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam. Ciò mi ha reso diffidente”. Khomeini parlava di distruzione di Israele. Oggi lo fa Ahmadinejad; chiamarlo fanfarone non è un po’ poco? “Nella poesia parlo di cose di cui non si parla. Prima di tutto che da anni Israele è una potenza atomica con molte testate nucleari, il governo israeliano tace e noi tacciamo. Il capo dell’esecutivo iraniano da tempo parla in discorsi, verbalmente, di negazione del diritto all’esistenza di israele, è noto, non devo per forza parlarne nel poema. Perciò lo chiamo un fanfarone, ha retorica demagogica. La realtà di cui parlo è l’esistenza di una bomba atomica iraniana che finora è stata solo presunta, non dimostrata, mentre la potenza atomica Israele si sottrae a ogni controllo. Ci vogliono negoziati”. Si aspettava tante reazioni negative? “Sì, ma constato che in un Paese democratico ove vige la libertà di stampa, il nostro, si è manifestata una certa Gleichschaltung delle opinioni. Mi ferisce. Mi chiamano eterno antisemita, è il rovesciamento del concetto di eterno ebreo: è indegno parlare sempre sùbito e solo di antisemitismo tedesco”. (La Repubblica, venerdì 6 aprile 2012). La Gleichschaltung (il rendere tutto uniforme) è il concetto con cui Göbbels uniformò i media per il regime nazista hitleriano.
Per la serie Differenze tra il Berlusconi e il Monti: per il Monti, una struttura per malati terminali è una seconda casa, una fondazione bancaria no.
(su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia) e sul suo sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani: Gli anziani residenti nelle case di riposo e nelle Rsa (strutture per malati terminali) dovranno pagare la tassa sulla loro abitazione, considerata seconda casa. Anche perché “altrimenti c’è il rischio che una simile esenzione”, ha spiegato Vieri Ceriani, “possa ingenerare condotte elusive”. Resta invece, malgrado l’emendamento contrario presentato dall’Italia dei Valori, l’esenzione dall’Imu per le fondazioni bancarie. (La Repubblica, giovedì 5 aprile 2012). Carino, no? I poveri vecchi nelle cosiddette case di riposo e i malati terminali pagheranno l’Imu per evitare che milioni di Italiani si precipitino in quei luoghi per eludere le tasse. Le banche e le tirannie finanziarie in genere, invece, saranno esentate. E poi vorrebbero farci credere che questo governo di cosiddetti tecnici non sta al governo Berlusconi come Hitler stava a Mussolini.
Mario Draghi: Il risanamento non è concluso. La flessibilità e la competitività del mercato del lavoro sono cruciali per il funzionamento dell’area euro. (La Repubblica, giovedì 5 aprile 2012).
Elsa Fornero: Non blindiamo più il lavoratore a quel particolare posto di lavoro, per cui, una volta conquistato, è tuo per sempre.
(La Repubblica, giovedì 5 aprile 2012).
Per la serie Profonde differenze tra i governi Berlusconi e Monti: la Giustizia secondo il Berlusconi (a destra) e la Giustizia secondo il Monti (a sinistra).
(Immagine tratta da Segnalazioni).
(su) il Pidièlle, la ministro della Giustizia Paola Severino e tutto il governo Monti (ma anche il Pidì, sul quale vedi qui): Il Greco preme sull’Italia per la ratifica della convenzione di Strasburgo e che fa il Pidièlle? Cerca di rallentare la corsa della ratifica alla Camera dopo il via libera del Senato. Mentre il Guardasigilli Paola Severino incontra Pidièlle, Fielleì, Uddiccì, Responsabili e Grande Sud, il capogruppo del Pidèlle in commissione Giustizia, Enrico Costa, chiede che a occuparsi della convenzione non sia solo la commissione Giustizia, ma pure la Esteri. Un passo che allungherà i tempi. E la melina del Pidièlle non finisce qui. I berlusconiani sono terrorizzati all’idea che entri in vigore la convenzione per via del lungo elenco di reati che contiene. Sono convinti che i magistrati, a convenzione ratificata, potrebbero già contestare delitti come corruzione privata e traffico di influenze. Di qui la frenata. E non è l’unica che il partito di Alfano mette in atto. L’altra si è manifestata nel corso dell’incontro di via Arenula tra il ministro della Giustizia e la delegazione del Pidièlle (Niccolò Ghedini, Nitto Palma, Enrico Costa e Franco Mugnai). Obiettivo: legare le mani al Guardasigilli. Costringerla a una sorta di trattativa globale su anticorruzione, intercettazioni, responsabilità civile. Il Pidièlle non ci sta a dare il via libera sull’anti-corruzione se non ottiene in cambio le altre due leggi nella versione che preferisce. (La Repubblica, giovedì 5 aprile 2012). Ma il Monti e la Severino questa volta si guardano bene dal dire, come per l’articolo 18, che il governo andrà avanti.
Per la serie Danze della Pioggia: l’interpretazione del Betori, pomposa ma fredda, e quella molto più appassionata e simpatica di Paperino.
(su) Giuseppe Betori, dipendente di Joseph Ratzinger in qualità di arcivescovo di Firenze: L’arcivescovo ha inviato una lettera ai sacrdoti suggerendo loro come pregare ad petendam pluviam, per chiedere la pioggia: “Per le regioni colpite dal fenomeno della siccità, perché il Signore conceda il dono della pioggia e non manchino le risorse idriche necessarie ai bisogni e alle attività degli uomini, preghiamo”. (Da una lettera a L’Unità di mercoledì 4 aprile 2012).
Per la serie La mia guerra privata al vicino di scrivania: Eugenio Scalfari, massimo comun divisore della Sinistra italiana,
sarà soddisfatto che il quotidiano da lui fondato annoveri lettori che si son ridotti a far la guerra ad altri Lavoratori per la gioia dei padroni?
Piero Fibbi (lettore de La Repubblica): Ho 40 anni e lavoro ininterrottamente dal 1997 come co.co.pro. per varie società e da 7 anni per una medesima agenzia pubblica che assorbe 50 ore di ogni mia settimana. Il collega che mi siede accanto fa il mio stesso lavoro ma è assunto a tempo indeterminato. Lavoriamo insieme ma lui ha un mansionario e vi si attiene scrupolosamente, io faccio quello che serve; lui ha un contratto nazionale di categoria, la mia categoria invece non esiste; io percepisco 11 mensilità, lui 15 più un premio produzione che spetta a tutti i dipendenti; io guadagno 1.300 euro pagati su richiesta a tre mesi, lui 1.400 euro che gli sono accreditati in automatico; io mi pago i pasti e mangio un panino al bar che costa 2,50 euro, lui ha un buono pasto giornaliero di 9,30 euro. Una volta all’anno lui viene visitato da un medico chiamato dall’istituto; i contributi che verso serviranno a pagare la sua pensione, visto che io non la avrò. Lui è sereno, in busta paga ha una voce che si chiama rimborso usura vestiario, un’altra assegni familiari e un’altra permesso per cambio assegno anche se lo pagano con bonifico. Nella mia busta paga c’è una sola voce che si chiama compenso e tante detrazioni. Scrivo per annunciare che per quanto mi riguarda il patto sociale è rotto. Voglio cominciare la mia guerra dal vicino di scrivania. (Lettera a La Repubblica di mercoledì 4 aprile 2012). Ecco uno che nel Nuovo Mondo del naziliberismo trionfante, se questa scivolosa letterina sarà notata da chi è arrivato in alto con metodi analoghi, è probabilmente destinato a far carriera...
Per la serie L’Isola del Tesoruccio: Long George (Napolitano) Silver e il suo fido pappagallo Mario Monti.
(di e su) Giorgio Napolitano (presidente della Repubblica ormai abituato a intervenire a gamba tesa in tutte le questioni politiche più importanti e perfino in politica estera): Per colpa dell’aria condizionata, “che in questo viaggio mi perseguita”, la voce del presidente Napolitano è un po’ rauca (ma il presidente non si domanda se qualche lavoratore esasperato, nelle sue immediate vicinanze, non abbia per caso voluto lanciargli l’ammonimento di un “dispettuccio”, n.d.r.). Però le parole e le intenzioni del capo dello Stato su articolo 18 e dintorni arrivano lo stesso chiare: “Ognuno naturalmente può pensarla come crede. Ma la riforma del mercato del lavoro è voluta dal governo nella convinzione che possa agevolare la crescita e gli investimenti in Italia”. (...) La Camusso, garbatamente, dissente dalle parole del Colle: “Il presidente ha sempre ragione per definizione, ma nessuno può sostenere che cambiare le regole del mercato del lavoro porti crescita e occupazione”. In contatto con Monti da una parte all’altra del mondo, il premier in Asia e il capo dello Stato impegnato ad Amman nei colloqui con re Abdallah sul rischio-contagio della confinante Siria (per la serie Il neoministro degli Esteri Giorgio Napolitano, n.d.r.), Napolitano ha concordato la linea della fermezza. La enuncia citando il caso della multinazionale che vuol abbandonare la Sardegna, scelta disinnescata dall’intervento del governo e personale dello stesso capo dello Stato: “Altro che articolo 18: all’Alcoa, se non fossimo intervenuti (per la serie Altro che diritti, lasciatevi ridurre a servi della gleba e poi vedrete che noi saremo caritatevoli e vi faremo pat-pat sulla testa con le nostre auguste mani, n.d.r.), sarebbero scattati licenziamenti per centinaia e centinaia di lavoratori, e questo in vigenza di quella norma, senza che sia stata toccata e introdotta ancora alcuna modifica. Il problema, allora, è più serio dell’articolo 18”. (Bella “logica”, non si sa se da presidente-voce dei padroni o da presidente-voce da ottantaseienne: siccome già adesso i diritti vi aiutano poco, lasciateveli togliere del tutto e non rompete, n.d.r.). È la risposta alla Cgil e al Pd che temono i licenziamenti di massa: “Non è che si può dire al governo di non occuparsi della riforma del mercato del lavoro ma della crescita perché c’è la disoccupazione. Il governo risponde: io voglio aprire nuove prospettive per l’occupazione ritenendo che l’ostacolo sia rappresentato da una situazione non soddisfacente, molto farraginosa, che si è venuta a creare nel mercato del lavoro”. (La Repubblica, martedì 3 aprile 2012). Carino, eh? Ci rimane un unico dubbio: sarà il Napolitano il pappagallo del presidente del Consiglio Long Mario Silver, o sarà il Monti il pappagallo del presidente della Repubblica Long George Silver? Propendiamo per la seconda che abbiamo detto.
Per la serie Scherza co’ ’sti briganti e lascia stare i santi: la vera santa del malgoverno Monti non sarà per caso la santa Muerte?
(su) i santi del governo Monti: Il premier Monti nei momenti difficili prega san Francesco d’Assisi. “Perché ha scritto il Cantico delle creature, un poetico inno alla vita”. Come Andrea Riccardi, Francesco Profumo, Mario Catania, Corrado Clini. Personale la devozione di Profumo: “Ho il nome del Poverello e per questo lo prego”. Il santo di Corrado Passera è Agostino, “uno dei più grandi pensatori dell’Umanità e un uomo che ha saputo cambiare totalmente la sua vita lasciandosi tutto alle spalle. Agostino ha saputo contemperare nel suo pensiero fede e ragione, e soprattutto ha saputo immaginare e poi contribuire a realizzare un mondo nuovo, superando vecchi dogmi e percorrendo strade di cambiamento”. Di Paola prega santa Barbara; Terzi san Luca, evangelista; Ornaghi san Lorenzo; Balduzzi il “servo di Dio” Giuseppe Lazzati; Severino la Madonna di Pompei; Cancellieri la Vergine Maria; Fornero san Carlo; Giarda santa Caterina da Siena perché “ha scritto che il potere è un prestito di Dio, e nessuno ha il diritto di appropriarsene indebitamente”. “Prego sant’Antonio da Padova perché è il santo dei poveri”, confida Antonio Catricalà. Hanno risposto ai frati francescani del Sacro convento di Assisi anche coloro che non indicano “santi di riferimento”: Patroni Griffi, Moavero, Gnudi. Fabrizio Barca si dichiara invece non credente e di conseguenza non ha santi da pregare. (La Repubblica, martedì 3 aprile 2012).
Per la serie E pensare che un po’ meno rigidezza e severità fa così bene alla salute!: la Fornero durante una seduta al ministero, ma senza i sindacati.
(su) Elsa Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato i Lavoratori italiani): Penso che i suoi studenti siano un po’ intimiditi, noi sindacalisti no, facciamo un altro mestiere... Scherzavamo sul capoclasse, su chi dovesse andare dietro la lavagna, ma lei non la prendeva bene. (Susanna Camusso, La Repubblica, martedì 3 aprile 2012).
Per la serie I più grandi successi di vendite della Volkswagen: Herbie Marchionne ne "Il marchionnino sempre più matto".
(su) Sergio Marchionne e la sua genialità manageriale: Il mercato crolla, la Fiat crolla di più e la Volkswagen si avvicina. Il verdetto delle vendite di marzo per Torino è pesantissimo. Il Lingotto rappresenta poco più di un quarto del mercato italiano (il 26%), uno dei livelli più bassi dal dopoguerra. E il principale concorrente dimezza in un anno la distanza: nel marzo 2011 il gruppo Fiat aveva venduto in Italia 55.000 auto contro le 25.000 della Casa tedesca. Nel marzo 2012 Torino ha venduto 35.000 auto contro le 20.000 della Volkswagen. In dodici mesi la differenza è passata da 30.000 a 15.000 pezzi venduti. (La Repubblica, martedì 3 aprile 2012).
Per la serie Profonde differenze tra il Berlusconi e il Monti: in Russia ci sono troppi partiti, il Monti preferisce la Cina. Dove ce n’è uno solo.
(di e su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): Nei colloqui con il vicepremier cinese Li Keqiang, considerato dai più il prossimo leader, e con il governatore della Banca cemtrale cinese, Zhou Xiaochuan, economista conosciuto dal premier italiano a Cernobbio, Monti ha sottolineato come ritenga un indicatore decisivo per valutare la ripresa e il successo delle riforme non solo l’andamento dello spread, ma anche la percentuale degli investimenti cinesi in Italia: “Perché, se la seconda economia del mondo investe su di noi, vuol dire che le cose stanno andando bene” è la tesi. Il Professore ha rivolto all’establishment cinese l’invito a diventare stakeholders dell’Italia, azionisti del nostro Paese, tramite appunto l’acquisto di titoli e investimenti. Magari dopo aver verificato la bontà e l’efficacia delle riforme, lavoro in testa, che il suo governo sta realizzando. (La Repubblica, lunedì 2 aprile 2012). La dittatura cinese azionista dell’Italia. Ma ci rendiamo conto?
(su) Mario Monti ed Elsa Fornero (estremisti di destra a cui il Napolitano e soci hanno consegnato l’Italia): I sindacati confederali sono stati relegati a rappresentanti di una parte, chiusi nel recinto del lavoro dipendente e dei pensionati, costretti ad appellarsi al Parlamento. Schiacciati nella loro tradizionale ambizione di rappresentanza generale. E sconfitti per la seconda volta. Perché prima della vicenda lavoro c’è quella delle pensioni, dove il governo Monti ha approvato per decreto e praticamente senza reazione sindacale una riforma delle pensioni che penetra nella carne viva del corpo degli iscritti a Cgil, Cisl e Uil. È il mondo sindacalizzato quello che finirà per pagare più duramente la riforma Fornero. Ci sono pochi dubbi su questo. Basta osservare i dati di una ricerca a campione ancora in itinere, elaborata dalla Cgil, dai quali emerge che oltre il 48% degli iscritti si colloca nella fascia di età compresa tra i 38 e i 60 anni (con un picco tra i 45 e i 50), mentre sotto i 35 anni c’è una minoranza del 23,8%, contro il 27,7% degli over 60. Vale per la Cgil ma sostanzialmente non dovrebbe essere diverso per la Cisl, mentre nella Uil la quota di lavoratori attivi si è sempre collocata sopra il 70% degli iscritti. (Roberto Mania, supplemento Affari & Finanza de La Repubblica di lunedì 2 aprile 2012).
Per la serie Condizioni mentali dei naziliberisti: il Cameron e l’Osborne.
(su) David Cameron e George Osborne (naziliberisti inglesi): Dopo aver varato nel primo anno al potere una riduzione di un quarto della spesa pubblica, il doppio di quanto fece Margaret Thatcher, il mese scorso il ministro del Tesoro, George Osborne, ha presentato un budget che prevede una tassa sui nonni, come l’hanno ribattezzata i giornali, privando di benefici fiscali 4 milioni di pensionati, e che contemporaneamente riduce dal 50 al 45% l’aliquota fiscale per i redditi più alti (sopra le 150.000 sterline l’anno) e dal 26 al 24% (con l’obiettivo di portarle al 22) le imposte per le corporation. Un’altra scure è calata sui redditi più bassi, sicché una famiglia di quattro persone al minimo salariale perderà 4.000 sterline l’anno. La disoccupazione è al 9%, il livello più alto in vent’anni. Il gap ricchi-poveri è decuplicato dal 1992. Il servizio sanitario nazionale (Nhs) subirà la più profonda privatizzazione nella storia del welfare britannico. Le scuole statali licenziano insegnanti, ma quel 7% di famiglie che manda i figli alle scuole private (30.000 euro di iscrizione l’anno) sforna il 40% degli avvocati, il 50% dei manager, il 60% dei dirigenti. E intanto i giornali rivelano che il premier Cameron invitava a cena a Downing street i businessmen più ricchi del regno, con l’esortazione del tesoriere dei Tories, Peter Cruddas, a entrare nella Premier League dei finanziatori del partito, e a influenzarne la politica, donando 250.000 sterline a testa. (La Repubblica, lunedì 2 aprile 2012).
Monti secondo Staino su left di venerdì 30 marzo 2012.
Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): Comprendo che gli aumenti delle bollette siano visibili, ma devo sempre far presente agli italiani che meno visibile ai loro occhi, ma molto più grave per il destino delle loro famiglie, sarebbe stato finire come la Grecia... Però talvolta si rimane perplessi leggendo sui giornali cose che non esistono. E mi chiedo se tanti disagi nella comprensione dell’Italia da parte di altri paesi non nascano dalla impossibilità stessa di conoscere sia pure vagamente la realtà. (La Repubblica, domenica 1° aprile 2012). Il depositario della Verità, il nuovo Unto dal Signore, non disdegna tuttavia le minacce ai Cittadini e le insinuazioni contro la Stampa di marchio berluscista, a quanto pare.
Per la serie Abbandono su Abbandono: il ministro della Pubblica Istruzione incoraggia ad abbandonare i Bambini a sé stessi?
(su) Francesco Profumo (ectoplasma di Mariastella Gelmini fatto ministro della Pubblica Istruzione dal Monti e dal Napolitano con il consenso e l’appoggio del Partito democratico): Oggi i ragazzi ricevono molti stimoli anche dall’ambiente extrascolastico, e quindi deve cambiare la struttura dei compiti e delle lezioni... Se oggi si dà una versione di greco o latino, mi racconta mia moglie che è insegnante, quasi sempre la traduzione si trova su internet. C’è anche un sito specializzato, basta inserire tre parole... Insomma, dobbiamo essere più smart dei ragazzi. (Profumo: “Basta con i vecchi compiti a casa”. Il ministro: inutili le versioni di latino, servono lavori di gruppo ed esercizi per capire internet, su La Repubblica di domenica 1° aprile 2012). Mentre finisce di distruggere la Scuola dei Bambini e dei Ragazzi italiani applicando pedissequamente la cosiddetta riforma Gelmini, mentre si prepara a cancellare per sempre, insieme al valore legale dei titoli di studio, la speranza di farcela grazie ai propri meriti di milioni di giovani che non hanno i mezzi per andare studiare in istituti e università cosiddetti di eccellenza, ecco che anche il facente funzioni della Gelmini Francesco Profumo ha trovato (come fece lei coi grembiulini) il suo bel diversivo per distrarre gli Italiani dalle proprie malefatte: la guerra ai compiti a casa. Eppure, con quel bel visetto da furbacchione che ha, si poteva sperare che s’inventasse qualcosa di più astuto.
Angelino Alfano: Ma lo sapete che quando Casini ha detto “basta invidia sociale!” e Bersani “basta all’estero parlar male dell’Italia!” mi pareva di sentire Berlusconi? Lo volevo dire sul palco, ma poi mi sono trattenuto. (La Repubblica, domenica 1° aprile 2012).
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