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Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

Più Niente da Ridere

 

In questa pagina raccoglievamo le parole di chi vuol farci piangere e cercavamo, invece, di riderne. Ma presto ci fu più niente da ridere, e la pagina cambiò. Le immagini divennero quelle de "Il settimo sigillo" (1957), di Ingmar Bergman, e sullo sfondo apparve l’attore Bengt Ekerot nei panni della Morte...

la Pagina di Chi andò dietro alla Morte e portò lItalia con sé nel mese di marzo del 2012

 

“Libertà, giustizia sociale, amor di patria. Noi siamo decisi a difendere la Resistenza.

Lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei morti e per l’avvenire dei vivi,

lo compiremo fino in fondo. Costi quel che costi.” (Sandro Pertini, Genova, 28 giugno 1960).

 

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Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Overlook Hotel Italia, gestione Monti": i rapporti con la "libera" stampa.

Per la serie Overlook Hotel Italia, gestione Monti: i rapporti con la “libera” stampa.

 

(di e su) Mario Monti ed Elsa Fornero (estremisti di destra a cui il Napolitano e soci hanno consegnato lItalia): Mario Monti mette in chiaro, lasciando Tokio per Pechino: Nei Paesi che ho visitato c’è molta attenzione sulla proposta fatta dal governo per la riforma del lavoro, e attesa su quello che accadrà in Parlamento. Stavolta (sic, n.d.r.) sono i cinesi (la minuscola è de La Repubblica, n.d.r.) a mettersi in fila per incontrarlo. Il primo è, forse, anche il più importante. Si chiama Lou Jiwei, presidente del China Investment Corporation, il quarto fondo al mondo per volume di fuoco (410 miliardi di dollari) e si fa trovare all’hotel Kempinski (si fa trovare? Ma non avevi detto che stavolta erano i cinesi a mettersi in fila per incontrare il Monti? Misteri del neominzolinismo repubblichino, n.d.r.) per capire dal diretto interessato se è il caso di iniziare a investire in Italia. Il colloquio fila liscio, ma anche i cinesi (sic, n.d.r.) vogliono sapere se Monti ce la farà sull’articolo 18: “Hanno posto grande enfasi”, riferisce il premier più tardi, “sulla riforma del lavoro. Un ostacolo che li aveva finora disincentivati dall’intervenire nel nostro paese (la minuscola è de La Repubblica, n.d.r.)”. (...) Il ministro Fornero va a parlare al congresso dellUgl e confessa di aver provato “un dispiacere personale nel vedere ridotto a un solo tema, larticolo 18, un lavoro fatto in due mesi e mezzo”. E ripete: “Spaccare il Paese sullarticolo 18 è l’ultima cosa che vogliamo fare. Purtroppo l’80% della riforma è stato sommerso da una discussione in parte ideologica e in parte simbolica su questa norma”. (...) Monti in serata arringa a Pechino una platea di un centinaio di imprenditori italiani e cinesi, accorsi (accorsi? ma no, i più anziani avranno camminato piano, n.d.r.) in ambasciata per ascoltarlo. Torna a parlare della situazione politica in Italia, con parole che sembrano accarezzare i partiti (“con senso di responsabilità hanno messo da parte le loro divisioni”) ma che in realtà sottintendono sempre un giudizio di inadeguatezza. Tra “il mondo politico” e “noi cittadini”, spiega infatti il premier, ci sono ormai “nuove regole d’ingaggio”. L’opinione pubblica ora “è più esigente: vuole la verità... Gli italiani (la minuscola è de La Repubblica, n.d.r.) hanno dimostrato che sono pronti a sacrificare in parte il presente, a patto che alla guida del paese (la minuscola è de La Repubblica, n.d.r.) ci siano forze politiche che sappiano guardare avanti e non si limitano (sic, n.d.r.) al calcolo elettorale di breve durata”. (La Repubblica, sabato 31 marzo 2012). Cos’ha in mente il Monti? Una teocrazia a partito unico (con senso di responsabilità hanno messo da parte le loro divisioni) guidata dal depositario della Verità. Andrà a sbattere, naturalmente, e si farà molto male. Ma ancor più ne farà a Noi.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Giù le mani!": il Riccardi e un rito di imposizione delle mani.Per la serie "Giù le mani!": il Riccardi e un rito di imposizione delle mani.

Per la serie Giù le mani!: il Riccardi e un rito di imposizione delle mani.

 

(su) le gravissime parole del ministro per la Cooperazione internazionale e per l’Integrazione, Andrea Riccardi, sulla donna tunisina che nel centro di Monterotondo (Roma) otto giovanotti hanno picchiato e umiliato togliendole lhijab con la forza: Ci sono stereotipi figli di una mentalità. Purtroppo sono alimentati dalla stoltezza dell’islamismo radicale. Ma la maggior parte dei musulmani qui lavora e si fa volere bene. Traduzione: è colpa dell’islamismo radicale se quelli odiano i Musulmani. Anche perché una parte dei Musulmani qui si comportano male e si fanno odiare... (...) Ho riunito tutti i leader religiosi in Italia, che considero dei mediatori importanti con le comunità straniere. E a loro ho ricordato il ruolo decisivo che ha la donna. La donna rischia talvolta di essere prigioniera della famiglia e di una cultura che non rispetta i diritti umani. Mentre, quando può relazionarsi con il mondo esterno, è un elemento fondamentale di integrazione. Traduzione: Io sono molto più furbo di quei giovanotti, però la penso come loro: infatti ho riunito i leader religiosi e ho detto che le donne musulmane in Italia devono integrarsi, cioè andare in giro come vogliamo noi. (...) Io credo che sia giusto conservare le tradizioni religiose, ma che non si devono nemmeno negare le regole del Paese in cui si vive. Perché dobbiamo avere valori comuni e sicurezza per tutti. Traduzione: Se quella donna non avesse negato le nostre regole, nessuno le avrebbe fatto niente. (...) Un uomo che picchia una donna è un fatto inqualificabile. Però qui c’è un clima di tensione da prevenire trasmettendo alla gente il messaggio di speranza che, dopo i sacrifici, ce la faremo a vivere meglio, tutti insieme. Traduzione: Un uomo che picchia una donna è un fatto inqualificabile. Però, con il clima di tensione scatenato dai nemici del governo Monti, si può anche capire. (La Repubblica, sabato 31 marzo 2012). Ve lo immaginate questo individuo, davanti alla donna aggredita, che finge di “confortarla” a forza di ma e di però che invece attenuano la responsabilità degli aggressori? E lei che non può neanche sputargli in faccia, solo piangere?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Mani pulite": la destra del destro Veltroni nella destra del destro Calearo.

Per la serie Mani pulite: la destra del destro Veltroni nella destra del destro Calearo.

 

Massimo Calearo (ex piddìno messo in Parlamento dal finto sinistro Veltroni, ex apìno del Rutelli, ora in Popolo e Territorio ma sempre deputato a spese degli Italiani onesti): Con lo stipendio da parlamentare pago la casa che ho comprato, 12.000 euro al mese di mutuo. È una casa molto grande. E la mia Porsche ha la targa slovacca: l’ho comprata lì perché ho un’attività in quel Paese con 250 dipendenti. E poi in Slovacchia si possono scaricare tutte le spese per la vettura. In Italia no... Fino a novembre mi sono divertito a fare il consulente di Berlusconi sul commercio estero, ora non servo più. È usurante andare alla Camera solo a premere un pulsante. Dimissioni? No, perché al posto mio entrerebbe uno del Pd molto di sinistra. (La Repubblica, venerdì 30 marzo 2012). Un uomo che è un monumento. A imperitura memoria del disprezzo del Veltroni per gli Italiani di sinistra.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "La madre ce l'ha data Dio, il padre ce lo scegliamo noi": il Monti e i suoi piccoli cloni dell’università Bocconi.

Per la serie La madre ce l’ha data Dio, il padre ce lo scegliamo noi: il Monti e i suoi piccoli cloni dell’università Bocconi.

 

(su) Mario Monti e i suoi piccoli cloni: In una lettera aperta a sostegno della modifica dellarticolo 18, promossa da studenti della Bocconi (oh, guarda caso!, n.d.r.) e pubblicata con risalto dal Corriere della sera (oh, guarda caso!, n.d.r.) il 21 febbraio, leggiamo: “I nostri padri oggi vivono nella bambagia delle tutele grazie a un dispetto generazionale”. Bambagia? È questa la rappresentazione del lavoro dipendente che si studia nelle aule dell’ateneo del presidente del Consiglio? Corredata magari del rimprovero ai giovani che aspirano alla monotonia del posto fisso? (Gad Lerner, La Repubblica, giovedì 29 marzo 2012). Bravi, ragazzi, voi sì che sapete stare al mondo: al diavolo i vostri padri, se insultarli ve ne può far trovare di ben altro peso nelle università, nelle tirannie finanziarie e in politica. Ma i vostri padri (quelli veri, fino a prova del dna contraria) non se ne avranno a male? O sono stati loro, mostrandovi come trattavano i propri, a insegnarvi a disprezzarli e a tradirli?... Quanto al dispetto generazionale, però, attenti agli eccessi di zelo: non si parla di corda in casa dell’impiccato, voi un figlio lo battezzereste Mario Monti rischiando di farlo prendere in giro per tutta la carriera scolastica a suon di mari e monti? I dispetti generazionali esistono, ragazzi, ma non sono quelli che credete. I cosiddetti studi prestigiosi, per esempio, avete mai pensato che razza di dispettaccio risulterebbero se riuscissero a disumanizzarvi del tutto?...

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

 

(su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato lItalia) e i suoi tentativi di cancellare il Diritto di Sciopero non solo dal nostro Paese ma da tutta l’Europa: Il gruppo degli eurodeputati S&D (Socialisti e Democratici), di cui fanno parte gli eletti del Pd, ha criticato fortemente la proposta della Commissione europea sui diritti sociali fondamentali nel mercato interno, la cosiddetta Monti II, e hanno ammonito che la respingeranno. “Così com’è la proposta della Commissione non risolve il problema del dumping sociale in Europa”, hanno detto in un comunicato congiunto il vice-presidente S&D, Stephen Hughes, e il portavoce S&D Alejandro Cercas. “Se adottata, questa legislazione minerà il diritto di sciopero nell’Unione europea e gli altri diritti collettivi: è contraria ai trattati internazionali come le convenzioni dell’Organizzazione internazionale del Lavoro”. Il testo in discussione prende le mosse da un documento elaborato nel 2010 dall’attuale premier italiano Mario Monti. “Un’Europa socialmente giusta non può essere costruita sulla base del dumping sociale (espressione con cui si indica la pratica delle imprese di localizzare la propria attività in aree in cui possono beneficiare di disposizioni meno restrittive in materia di lavoro o in cui il costo del lavoro è inferiore, n.d.r.) e senza rispettare il principio della parità di trattamento. Se il testo non verrà modificato, il Gruppo S&D non avrà altra scelta che respingerlo”. “La proposta di Regolamento approvata dalla Commissione europea il 21 marzo scorso si configura come somma di princìpi e possibili provvedimenti che rischiano di favorire l’erosione del diritto di sciopero”, afferma Sergio Cofferati, europarlamentare del Pd. “Appare evidente che il criterio ispiratore propone una sorta di rispetto sindacale nei confronti delle libertà economiche, rischiando di vanificare l’autonomia del sindacato nel negoziare e, ancor più, nello scioperare”. (L’Unità, giovedì 29 marzo 2012). Nessuna meraviglia. Il naziliberista si era già fatto conoscere, e il Napolitano lo ha scelto proprio per questo.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

 

Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano e soci hanno consegnato lItalia): La gente sembra apprezzare un modo moderato e non gridato di affrontare i problemi e, nonostante alcuni giorni di declino recenti a causa delle misure sul mercato del lavoro, il governo sta godendo di un alto consenso nei sondaggi di opinione. I partiti no. (La Repubblica, giovedì 29 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Processione di Bambini, in Spagna, al tempo in cui la Chiesa era pappa e ciccia con la dittatura fascista di Francisco Franco.

Processione di Bambini, in Spagna, al tempo in cui la Chiesa era pappa e ciccia con la dittatura fascista di Francisco Franco.

 

(su) certi dipendenti della ditta Ratzinger: In Spagna, chi cerca un lavoro stabile e non si fida né del governo né dei sindacati, intanto, può sempre affidarsi al Signore: “Quante promesse ti hanno fatto senza mantenerle? Io non ti garantisco un grande stipendio. Ma ti assicuro un posto fisso”, recita la pubblicità più controversa in onda in questi giorni su tv e radio spagnole. Lo stipendio è di 850 euro al mese. A pagarlo è la Conferenza episcopale, che per attirare seminaristi ha bombardato l’etere di spot che promettono lavoro e “ricchezza eterna”, cavalcando la sirena della stabilità. (Federico Rampini, La Repubblica, giovedì 29 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Sergio Marchionne, nemico dei Diritti umani e dei Lavoratori: L'Unità di giovedì 29 marzo 2012.

(su) Sergio Marchionne, nemico dei Diritti umani e dei Lavoratori: L’Unità di giovedì 29 marzo 2012.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Un aiutino da Nostra Signora": Livia Turco.

Per la serie Un aiutino da Nostra Signora: Livia Turco.

 

Livia Turco (piddìna suorina): In questo difficile momento un aiutino ce lo darà, da lassù, Nostro Signore.

(La Repubblica, giovedì 29 marzo 2012). Ma spararti no, eh?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Campioni della Cultura Italiana còlti in momenti di grande compostezza istituzionale": Luigi Frati.

Per la serie Campioni della Cultura Italiana còlti in momenti di grande compostezza istituzionale: Luigi Frati.

 

(su) Luigi Frati (rettore dell’Università di Roma La Sapienza, sul quale vedi qui e qui, con Gheddafi, nonché qui, sul figlio Giacomo, qui, sbeffeggiato su La Repubblica da Merlo, qui, sbeffeggiato su L’Unità da Ballestra, e qui, sbeffeggiato sul Corriere della Sera da Stella): “Il rettore della Sapienza, Luigi Frati, sia destituito da primario”. Lo chiedono la Fials, la Cgil e i Cobas. Ma fra i tre sindacati è il primo che, con una diffida inviata al presidente del Consiglio, Mario Monti, attacca più duramente: “Se come primario di Oncologia”, chiede Antonio Sili Scavalli, segretario regionale della Fials Medici universitari. “il magnifico Frati non ha mai svolto attività assistenziale, venga rimosso dall’incarico... Un primario ospedaliero deve visitare e curare personalmente i pazienti e non può sostenere di svolgere le sue funzioni solo firmando i turni di servizio dei medici che coordina”. (La Repubblica, cronaca di Roma, giovedì 29 marzo 2012). Ci sembra ingeneroso infierire così: il poverino sarà ancora sotto shock per la brutta fine del tanto stimato Gheddafi.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

 

(su) Mario Monti ed Elsa Fornero (estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato lItalia) e il loro tentativo di calpestare la Costituzione riformulando l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori: Un mio diritto ed il potere del giudice a riconoscerlo possono dipendere dalla mera volontà del mio avversario in causa? Sicuramente no per fondamentali princìpi costituzionali. È allora in poche righe del documento approvato dal governo il 23 marzo la sostanziale confessione dell’incostituzionalità (che sembra davvero manifesta) della previsione che si vorrebbe inserire nel nuovo testo dell’articolo 18, là dove a pag. 10 si legge che ad assumere importanza decisiva ai fini dell’intensità della tutela cui il lavoratore avrà diritto è la motivazione attribuita al licenziamento dal datore di lavoro”. Questo infatti vuol dire, come esplicitato nello stesso capitolo del testo governativo, che a parte l’ipotesi del licenziamento discriminatorio o disciplinare camuffato, in tutti gli altri caso di licenziamento pure manifestamente illegittimo perché arbitrario (non essendovi né ragioni disciplinari né ragioni economiche per disporlo), il diritto del lavoratore al possibile reintegro viene assurdamente condizionato al tipo di “bugia” che l’imprenditore ha ritenuto di inserire nella lettera di licenziamento (appunto la decisivamotivazione attribuita al licenziamento dal datore di lavoro”. Se il datore di lavoro avrà arbitrariamente allegato inesistenti cause disciplinari, allora il lavoratore ha diritto al reintegro; se invece l’imprenditore avrà allegato, altrettanto arbitrariamente, inesistenti ragioni economiche, solo per questo il reintegro è escluso! L’incostituzionalità è quindi intrinseca a questo progetto di riscrittura dell’articolo 18 e riguarda i cittadini in quanto tali prima ancora che come lavoratori. Principi fondamentali della nostra Costituzione impediscono che l’ambito di tutela di ciascuno di noi dipenda dalla volontà della nostra controparte (articolo 24). Ed è sempre la Costituzione che impedisce che situazioni identiche vengano trattate in modo diverso (articolo 3). (Gianluigi Pellegrino, La Repubblica, mercoledì 28 marzo 2012). Non è ignoranza o superficialità. È disprezzo. È prepotenza.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Essere come la Thatcher?": be’, Monti, non basta somigliarle e vestirti da donna quando sei solo, ti ci vuole anche una guerra come quella delle Falklands e, come diceva il tuo precursore Benito Mussolini, qualche migliaio di morti.

Per la serie Essere come la Thatcher: be’, Monti, non basta somigliarle e vestirti da donna quando sei solo, ti ci vuole anche una guerra come quella delle Falklands e, come diceva il tuo precursore Benito Mussolini, qualche migliaio di morti.

 

(su) Mario Monti ed Elsa Fornero (estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato lItalia): Monti si ispira alla Thatcher... Ha una rara opportunità di educare gli italiani sulle riforme economiche. (The Wall Street Journal, quotidiano naziliberista americano, citato da La Repubblica di mercoledì 28 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Come è dolorosa la sobrietà, specialmente se dura da mezzo secolo": la signora Elsa Monti scherza con il Signorini.

Per la serie Come è dolorosa la sobrietà, specialmente se dura da mezzo secolo: la signora Elsa Monti scherza con il Signorini.

 

(su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato lItalia): Figli, carriera e cravatte berlusconiane: la prima intervista della first lady è per Chi. “Mario mi parlava di Sarkò e Cecilia”: lady Monti apre il salotto a Signorini. (...) È un mistero perché pure le mogli dei tecnici si sentano obbligate a farsi veicoli di consenso, testimonial di un potere presenzialista e chiacchierino del quale tanto più al tempo dei professori si poteva francamente sperare di fare a meno. (Filippo Ceccarelli su La Repubblica di mercoledì 28 marzo 2012). In realtà è un mistero solo per gli ingenuotti incantati dai loden e dai trolley del Monti, o dagli abiti della Fornero, come da una magia bianca contrapposta alla magia nera delle battute berlusconiane o degli svarioni di Mariastella. Ma il servizio di Chi non va ridicolizzato, a ben guardarlo è doloroso, drammatico, suscita molta pena notare la fissità del sorriso della povera protagonista, osservare come si torce le mani, e soprattutto sentirla confessare al Signorini (al Signorini!): Ben presto tra me e mio marito si è creata una suddivisione di ruoli molto marcata. La ribalta ce l’aveva lui, la retrovia spettava a me... La parte intellettuale l’ho lasciata a lui... Ho avuto una vita molto piacevole... Be’, forse piacevole è esagerato. Direi interessante... In 45 anni di matrimonio non ricordo molti weekend. Sempre stato così. Fin dai tempi in cui mio marito era assistente universitario, il sabato e la domenica erano i giorni della scrittura degli articoli, della preparazione delle lezioni... Ci siamo conosciuti da liceali. Mio marito ha studiato al Leone XIII di Milano, dai padri Gesuiti, io dalle suore Marcelline... Poi l’università, la Bocconi, e il servizio militare. Poi ha deciso di andare negli Stati Uniti a perferzionarsi all’università di Yale. Conoscendoci ormai da un po’ di anni, ho pensato che non ero più disposta ad aspettare, per cui mi sono decisa a chiedergli di sposarci... Mi spiace non essermi laureata, lo ammetto. Ma è venuto tutto naturale... Come padre mio marito si è appassionato ai figli più tardi e, anche con i nipoti, probabilmente andrà così. Li ama tantissimo, intendiamoci. Ma, finché non c’è stato tra loro lo scambio verbale, intellettuale, non è stato un padre così presente. (Chi n.14 di mercoledì 28 marzo 2012, ma con data 4 aprile). Doloroso e drammatico è dire poco.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Il Marchionne secondo Vauro. E secondo Maramotti su "L'Unità" di sabato 31 marzo 2012. Il Marchionne secondo Vauro. E secondo Maramotti su "L'Unità" di sabato 31 marzo 2012.

Il Marchionne secondo Vauro. E secondo Maramotti su L’Unità di sabato 31 marzo 2012.

 

(su) Sergio Marchionne: La Fiat non può cancellare i rappresentanti sindacali della Fiom. Anche se i metalmeccanici della Cgil non hanno firmato l’accordo aziendale. La sentenza emessa ieri dal Tribunale di Bologna è un brutto campanello d’allarme per il Lingotto e per i sindacati che avevano approvato gli accordi che dovrebbero escludere il maggiore sindacato nella Fiat dal diritto ad avere le rsa. E infatti il Lingotto ha replicato ieri sera con durezza: “La Fiat”, si legge in un comunicato ufficiale, “è sorpresa e stupefatta” e naturalmente “farà opposizione”. Ma l’azienda non spiega come si comporterà nei prossimi giorni, perché la sentenza “intima alla società convenuta di riconoscere i nominativi forniti dalla Fiom quali rsa e riconoscere altresì tutti i diritti conseguenti a tali nomine”. Secondo i legali della Fiom “la sentenza va applicata immediatamente nonostante l’opposizione della Fiat”... Il Tribunale di Bologna ha confermato che escludere la Cgil dalla rappresentanza nella Fiat costituisce “un grave vulnus al principio di democrazia nelle relazioni industriali”. Perché, sottolinea il giudice, legare la rappresentanza in fabbrica alla firma degli accordi significa “correre il rischio che l’imprenditore scelga il proprio interlocutore sindacale. (La Repubblica, mercoledì 28 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Non siete pronti? E io mica ho bisogno delle forze sociali, parlamentari, politiche e dell'Italia tutta, che vi credete?": Mario Monti. (Quanto al cane, be’, appartiene anche lui alla corrente di pensiero, parola e azione "Se mi scappa mi scappa, che volete da me?").

Per la serie Non siete pronti? E io mica ho bisogno delle forze sociali, parlamentari, politiche e dell’Italia tutta, che vi credete?: Mario Monti.

(Quanto al cane, be’, appartiene anche lui alla corrente di pensiero, parola e azione Se mi scappa mi scappa, che volete da me?).

 

Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano e soci hanno consegnato lItalia): Se il Paese, attraverso le sue forze sociali, parlamentari e politiche non si sente (sic, invece di sentisse, n.d.r.) pronto per quello che noi riteniamo un buon lavoro, non chiederemmo certo di continuare tanto per arrivare a una certa data. Meglio tirare a campare che tirare le cuoia? Per noi nessuna delle due espressioni vale, perché l’obiettivo è molto più ambizioso della durata ed è fare un buon lavoro. (La Repubblica, martedì 27 marzo 2012).

 

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(su) Francesco Profumo (ectoplasma di Mariastella Gelmini fatto ministro della Pubblica Istruzione dal Monti e dal Napolitano con il consenso e l’appoggio del Partito democratico): Il mostro di Monselice, lo hanno ribattezzato. A togliere il sonno a genitori (e insegnanti) del Comune in provincia di Padova è la nuova scuola unica a cui dovranno iscrivere i figli. Un solo, mostruoso istituto comprensivo, che da settembre conterà quasi 2.000 alunni, 16 plessi scolastici, 98 sezioni sparse in 5 località. E un solo preside, una sola segreteria. Pochissimi collaboratori. Effetto del nuovo dimensionamento scolastico deciso (dal Tremonti e dalla Gelmini, n.d.r.) con la manovra di luglio (e diligentemente portato avanti dal Profumo, n.d.r.). Obiettivo: ottenere un risparmio di circa 170 milioni (il costo della decima parte di un cacciabombardiere, n.d.r.) riducendo il numero di scuole, di segreterie, di dirigenti scolastici, di direttori amministrativi, ecc. Parole d’ordine, diventate un rompicapo per insegnanti, genitori, enti locali, uffici scolastici: scorporare e riaccorpare (soprattutto elementari e medie) fino a quando non ci siano più istituti con meno di mille alunni. I risultati, almeno sulla carta, sono già raggiunti. Ogni Regione ha approvato il proprio dimensionamento: 1050 scuole in meno, 37 in Abruzzo, 100 in Calabria, 114 in Campania, 112 in Sicilia, ben 136 in meno nel Lazio (ma la Toscana del governatore Enrico Rossi, pd, unica a non collaborare col governo naziliberista, ha chiesto un rinvio di un anno, n.d.r.). E se la Lombardia, a cui era richiesto un sacrificio di 24 scuole, ha voluto strafare tagliandone 63 (per quanto il comparativo di maggioranza più nazista possa sembrare non meno assurdo di più peggiore, anche fra nazisti vi è chi riesce a eccedere nello zelo, soprattutto quando si tratta di colpire i Bambini e i Ragazzi, n.d.r.), è soprattutto il Sud che ha dovuto fare salti mortali per adeguarsi ai nuovi parametri. La Regione che ha sacrificato di più, ben 192 scuole, è la Puglia. Sùbito dietro, il Lazio con 136 scuole tagliate. Sulla carta. Perché nella realtà il Risiko è tutt’altro che concluso. E si sta trasformando in un vero incubo per genitori e insegnanti, che, tra scomposizioni e ricomposizioni, inseguono come una chimera la cosiddetta continuità didattica, ovvero la speranza che il prossimo anno i loro figli abbiano gli stessi insegnanti. (Mariagrazia Gerina, L’Unità, martedì 27 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Non tutte le vite sono belle": Gianfranco Fini con il fucilatore di Partigiani Giorgio Almirante.Per la serie "Non tutte le vite sono belle": Gianfranco Fini con il fucilatore di Partigiani Giorgio Almirante.

Per la serie Non tutte le vite sono belle: Gianfranco Fini con il fucilatore di Partigiani Giorgio Almirante.

 

Gianfranco Fini: Il tema della mobilità in uscita va affrontato in tutti i sistemi, non solo nel settore privato: è un principio che può entrare nel pubblico impiego. L’idea che non esista avere a vita un contratto di lavoro mi sembra nella logica delle cose e del mercato. (La Repubblica, martedì 27 marzo 2012). L’ex camerata Fini crede forse che siano tutti come lui, abili nell’abbandonare le navi (politiche) prima che il pericolo di naufragio sia evidente anche agli altri. No, ex camerata Fini, noi Lavoratori statali non siamo affatto come lei: restiamo al fianco dei Lavoratori del privato, prima di tutto perché vogliamo condividerne la condizione come fratelli, e poi per non ricevere da individui come voi elemosine di privilegi che ci renderebbero, anche se in minima parte, vostri simili.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Non se ne salva uno": ginocchioni anche il Marino? Un dialogo non necessario che non ci sorprende affatto. Editore? Il Berlusconi, e chi altri? (Valido anche per la serie "Uno crede, l'altro crede di conoscere, e a pensare chi ci pensa?").

Per la serie Non se ne salva uno: ginocchioni anche il Marino, un dialogo non necessario che non ci sorprende affatto. Editore? Il Berlusconi, e chi altri?

(Valido anche per la serie Uno crede, un altro crede di conoscere, e a pensare chi ci pensa?).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Pierferdinando Casini: Un Alfano, un Enrico Letta, un Fioroni, un Fitto... vorrei fare un partito insieme a loro.

(La Repubblica, martedì 27 marzo 2012). Letta, Fioroni, sarete arcicontenti... che aspettate?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Cercare di farsi ascoltare da chi legge il giornale a tavola": la Fornero e il marito.

Per la serie Cercare di farsi ascoltare da chi legge il giornale a tavola: la Fornero e il marito.

 

Elsa Fornero: Questa è una riforma seria ed equilibrata. Spero che i partiti capiscano: modifiche se ne possono fare, ma il governo non accetterà che questo disegno di legge venga snaturato, o sia ridotto in polpette... Questo provvedimento potrà anche subire qualche cambiamento, ma chiediamo che il Parlamento sovrano ne rispetti l’impianto e i princìpi basilari. In caso contrario dovrà assumersi le sue responsabilità, e il governo farà le sue valutazioni (notare il tono minaccioso che la non eletta si permette nei confronti del Parlamento... sovrano, n.d.r.). La Camusso ha parlato di lacrime di coccodrillo. Non lo nego, ci sono rimasta male. Io avevo espresso il mio rammarico per la rottura con la Cgil. Ero stata sincera. Mi dispiace che il mio rammarico e la mia sincerità siano state giudicate con tanto sarcasmo... La linea l’ha tracciata il presidente Monti (il rapporto fra i due ricorda, per certi versi, quello tra George W. Bush e Condoleeza Rice, n.d.r.): le discussioni con le parti sociali si fanno, e sono doverose, ma a un certo punto devono finire, e il governo deve trarre le sue conclusioni, anche se qualcuno non è d’accordo. Su questo, da parte nostra, c’è assoluta fermezza. Il fatto che il premier abbia ribadito che l’approvazione del disegno di legge avviene salvo intese ha un significato meramente tecnico. Vuol dire che ci riserviamo di scrivere le norme nel modo più chiaro e più completo possibile. Non vuol dire invece che su certe norme sia ancora in corso una trattativa. Non vuol dire che la discussione è ancora aperta, e che per un’altra settimana riparte la giostra e qualcuno è ancora in tempo per salirci sopra (riparte la giostra: notare come la volgarità del linguaggio della signora Elsa paccate-di-miliardi Fornero smentisca e annulli le espressioni di retorico rispetto per il Parlamento sovrano e le parti sociali, n.d.r.). Il provvedimento è quello, e non cambierà fino al suo approdo in Parlamento... Abbiamo il massimo rispetto per il Parlamento, che valuterà il disegno di legge e deciderà se e come cambiare. Ma per quanto riguarda il governo, è chiaro che non accetteremo modifiche che snaturino il senso delle singole norme. E sull’articolo 18 il senso della nostra riforma è chiaro: nei licenziamenti per motivi economici oggettivi è previsto l’istituto dell’indennizzo, e non quello del reintegro. Si possono fare correzioni specifiche, ma questo principio-base della legge dovrà essere rispettato... Io non voglio accusare nessuno, ci mancherebbe altro. Dico solo che il Pd si è più volte dichiarato disponibile a una manutenzione sull’articolo 18, anche se noi non abbiamo mai capito cosa questo significhi nella pratica. Quanto alla Cgil, non ci ha mai fatto controproposte... Il modello tedesco? La Cgil non si è mai spinta fin lì, e quanto al modello tedesco noi non scavalchiamo a destra nessuno. Le norme scritte in una legge ordinaria si interpretano, l’articolo 18 non è scritto nella Costituzione. Il nostro provvedimento prevede espressamente che le aziende non possano ricorrere strumentalmente a licenziamenti oggettivi o economici che dissimulino altre motivazioni. In questi casi, se il lavoratore proverà la natura discriminatoria o disciplinare del licenziamento, il giudice applicherà la relativa tutela (osa nominare la Costituzione e un secondo dopo inverte l’onere della prova: sarebbe il Lavoratore, secondo lei, a dover provare di essere innocente, n.d.r.). Non solo: il presidente Monti, nella stesura definitiva del ddl, si è impegnato a evitare ogni forma di abuso in questa materia. Dunque, nessuna macelleria sociale. Non distruggiamo i diritti di nessuno... Noi siamo sereni. Pensiamo di avere dalla nostra la forza e la bontà delle argomentazioni. Come sempre, avremmo voluto fare di più. Ma le assicuro che anche noi tecnici abbiamo un cuore, e sentiamo fino in fondo il disagio che pesa sulla vita di tante persone. Non è solo la Cgil ad avere una coscienza rispetto ai lavoratori, agli operai, ai giovani, ai disoccupati. Con questo disegno di legge, per la prima volta dopo tanti anni, cerchiamo di creare le condizioni per aumentare l’occupazione, rimettiamo mano agli ammortizzatori sociali... Ai precari avremmo voluto dare di più, ma un po’ d’indennità con la mini-Aspi gliel’abbiamo pur data. Tra niente e un po’, cosa è meglio? La verità è che anche in questa riforma, come nelle altre che abbiamo fatto, abbiamo dovuto e dobbiamo tenere conto di tanti interessi contrapposti e di altrettanti opposti estremismi. In tanti, troppi, dimenticano che il Paese è in grandissima difficoltà, e le risorse a disposizione sono davvero poche. Per alcuni la grande riforma del mercato del lavoro è abolire del tutto l’articolo 18, per altri è abolire tutti i contratti flessibili. Noi ci muoviamo su questo sentiero, che è molto, molto stretto... Non mi aspetto certo licenziamenti di massa, come effetto della nostra riforma. Purtroppo mi aspetto i licenziamenti legati alla recessione, che già c’erano prima e che continueranno ad esserci, perché la crisi non è affatto finita. Ma proprio per questo rinnovo l’appello ai nostri imprenditori: non abusate della buona flessibilità che la riforma introduce. Sarebbe il modo più irresponsabile di farla fallire. (“Intervista” a Massimo Giannini, La Repubblica, lunedì 26 marzo 2012). Notare la strizzatina d’occhio finale: licenziate, licenziate adesso che potete, ché tanto daremo la colpa alla crisi.

 

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Per la serie "Lotta di classe": la classe del professor Luciano Gallino e quella del massimo comun divisore della Sinistra italiana Eugenio Scalfari.Per la serie "Lotta di classe": la classe del professor Luciano Gallino e quella del massimo comun divisore della Sinistra italiana Eugenio Scalfari.

Per la serie Lotta di Classe: la classe del professor Luciano Gallino e quella del massimo comun divisore della Sinistra italiana Eugenio Scalfari.

 

Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana) e Luciano Gallino (professore emerito di Sociologia all’Università di Torino, autore, tra l’altro, di Disuguaglianze ed Equità in Europa, 1993; Se Tre milioni vi sembran Pochi, 1998; L’Impresa Responsabile. Un’intervista su Adriano Olivetti, 2001; La Scomparsa dell’Italia industriale, 2003; Dizionario di Sociologia, 2004; L’Impresa irresponsabile, 2005; Il Costo Umano della flessibilità, 2005; Tecnologia e Democrazia, 2007; Globalizzazione e Disuguaglianze, 2007; Italia in frantumi, 2007; Il Lavoro non è una merce. Contro la flessibilità, 2007; Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisi, 2011; La Lotta di Classe dopo la Lotta di Classe. Intervista, 2012): Nel caso nostro non ci saranno per fortuna né morti né feriti, ma lo sconquasso sociale e politico sarà intenso se non si arriverà ad un compromesso: potrebbe cadere il governo Monti, potrebbe sfasciarsi il Partito democratico e la sinistra italiana finirebbe in soffitta, lo spread potrebbe tornare a livelli intollerabili con conseguenze nefaste per tutta l’Europa e tutto questo perché le due parti contrapposte vogliono stabilire (mi si passi un’espressione scurrile ma appropriata) chi ce l’ha più lungo. Infatti il peso e l’importanza dell’articolo 18 è (sic, n.d.r.) pressoché irrilevante. I casi in cui è stato applicato il reingresso nel posto di lavoro negli ultimi dieci anni non arrivano al migliaio e soprattutto non ha (sic, n.d.r.) mai avuto ripercussioni sullo sviluppo dell’economia reale e sui suoi fondamentali. (...) Mi permetto di ricordare che questo giornale ed io personalmente siamo stati fin dall’inizio e addirittura prima ancora che nascesse, fautori del governo Monti e lo siamo tuttora anche sulla riforma del lavoro, che riteniamo positiva in quasi tutte le sue parti, nella lotta al precariato, nell’estensione delle tutele a tutta la platea dei disoccupati, nell’estensione del contratto a tempo indeterminato, nella flessibilità all’entrata ed anche all’uscita. Rischiare tutto questo per difendere un simbolo di irrilevante significato è un errore politico grave. (...) Il mio ragionamento sarebbe tuttavia incompleto se non dicessi che le osservazioni fin qui formulate riguardano non soltanto il governo ma anche la Cgil perché anch’essa si sta battendo per un simbolo di irrilevante significato. Capisco che Susanna Camusso deve convivere con la Fiom, ciascuno ha i suoi crucci fuori casa e dentro casa. Ma se si minaccia di mettere a fuoco il Paese per un simbolo irrilevante possono verificarsi conseguenze sciagurate. (...) Per quanto sappiamo noi la Camusso è ferma sulla posizione che l’articolo 18 sia intoccabile. Ebbene, noi (sic, n.d.r.) siamo contrari ai cosiddetti valori non negoziabili. Lo siamo nei confronti della Chiesa che può sostenere l’intoccabilità di quei valori quando si rivolge ai suoi fedeli ma non quando pretende che la sua dottrina entri nella legislazione. Non esistono valori intoccabili salvo quelli della legalità, dell’etica pubblica e della parità dei cittadini di fronte alla legge. (...) L’ambizione di Luciano Lama, di Carniti, di Benevenuto, di Trentin, dei dirigenti storici del sindacalismo italiano dopo Bruno Buozzi e Di Vittorio, non fu soltanto quella di conquistare nuovi diritti per i lavoratori ma soprattutto quella di trasformare la classe operaia in classe generale. C’era un solo modo di realizzare quell’obiettivo: fare della classe operaia la principale e coerente portatrice degli interessi generali del Paese e dello Stato mettendo in seconda fila i suoi interessi particolari di classe (Eugenio). Sarebbe necessario comprendere anzitutto i motivi che spingono le imprese a impiegare milioni di lavoratori con contratti aventi una scadenza fissa e breve. Di un esame di tali motivi non sembra esservi traccia nelle dichiarazioni e nei testi provvisori rilasciati finora dal governo (...). Meno che mai si parla di essi nella miriade di articoli che ogni giorno commentano i passi del governo. Pare stiano tutti mettendo mano alla riparazione urgente di un complesso macchinario rimasto bloccato, senza avere la minima idea di come funziona e com’è fatto dentro. (...) Ma potrebbe anche accadere di peggio: che la precarietà esistente rimanga più o meno tal quale, ma si estenda a settori dove prima ce n’era poca (improvvisi fallimenti aziendali a parte). Lo scenario è pronto: da un lato, dinanzi al cospicuo vantaggio di poter ridurre la forza lavoro senza nemmeno dover licenziare, l’aumento dell’1,4% del costo contributivo dei contratti atipici si configura come uno svantaggio quasi trascurabile. Dall’altro lato, la libertà concessa di licenziare ciascuno e tutti per motivi economici, veri o presunti o inventati, di cui chiunque abbia un’idea di come funziona un’impresa può redigere un elenco infinito, costituisce un formidabile incentivo a modulare quantità e qualità della forza lavoro utilizzata a suon di licenziamenti. Magari assumendo giovani freschi di studi, al posto di quarantenni o cinquantenni tecnologicamente obsoleti, che tanto, una volta perso lo stipendio, non dovranno aspettare più di dieci o quindici anni per ricevere la pensione. Sarebbe un passo verso l’eliminazione del dualismo tra bacini diversi di lavoro, da molti deprecato, ma non esattamente nel modo che la riforma sembrava da principio promettere. Potrebbe il Parlamento ovviare ai limiti della riforma in discussione? In qualche misura sì, se mai si trovasse una maggioranza. Però v’è da temere non possa andare al di là di qualche ritocco, perché se non si tengono in debito conto le cause reali del guasto di un complicato macchinario, è molto difficile che la riparazione vada a buon fine, quali che siano le intenzioni dei riparatori (Luciano). Leggere i due testi uno dopo l’altro (La Repubblica di domenica 25 marzo li colloca nella stessa pagina, lo Scalfari sopra e il professor Gallino sotto, ignara di concedere così al professore l’ultima parola) è un’esperienza impressionante e istruttiva: poiché a dividerli ― a schierarli sugli opposti fronti che ScuolAnticoli contrassegna con il color nero dello Scalfari e il rosso del professor Gallino ― non c’è “solo” il fatto che il primo è un gelido articolo di propaganda (a favore del capitalismo finanziario globale naziliberista-schiavista e delle sue propaggini italiche) pieno di gelide minacce, di gelide insinuazioni, di gelidi insulti (contro la signora Camusso), di gelide e finte equidistanze e di gelidi e tendenziosi pressappochismi, e l’altro invece è tanto rigoroso quanto appassionato, pieno sì di amarezza e di amara ironia (come potrebbe essere altrimenti?) ma anche di un’indomito vigore morale e intellettuale schierato dalla parte degli oppressi: c’è, soprattutto, il violento contrasto ― percepibile in ogni riga, in ogni parola ― fra il rapporto con la realtà di cui ancora gode a ottantacinque anni il professor Gallino, fondato sulla ricerca, sullo studio, sulla continua presenza e, sì, sull’amore, e quello, di cui lo Scalfari invece soffre, che dalla realtà è ormai lontano anni luce e nondimeno pretende a dispetto di dominarla e controllarla a forza di giaculatorie come dal trono di un papa. Rimanere o non rimanere umani: due modi opposti di stare al mondo.

 

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Per la serie "Somiglianze e analogie tra i dipendenti dell'Overlook Hotel": la Fornero con un collega.

Per la serie Somiglianze e analogie tra i dipendenti dell’Overlook Hotel: la Fornero con un collega.

 

(di e su) Mario Monti ed Elsa Fornero (estremisti di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato lItalia): Nessuno pensi che la riforma del mercato del lavoro sia suscettibile di incursioni esterne: quel salvo intese vuole solo dire salvo intese tra i membri del governo e il capo dello Stato... Con la facile scelta del dire di sì a tutti, con il consociativismo, si è mantenuta una parvenza di pace sociale, ma ciò ha devastato il Paese (Mario). Fornero ci aveva detto che sui licenziamenti economici non ci sarebbe stato reintegro e che non ci sognassimo di trovare una mediazione rivolgendoci al presidente del Consiglio. Ci aveva avvisati: “Su questo punto Monti è molto più cattivo di me”. (Susanna Camusso, La Repubblica, domenica 25 marzo 2012). La comica affettazione di una durezza da sergenti che invece è da lacchè rivela che i due, lo sappiano o meno, sono due subordinati. Mentre la signora Camusso non lo è, e loro lo sentono, ed è per questo che si riempiono sempre più di livore contro di lei.

 

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Per la serie "Pontifichino quanto gli pare, tanto non ci fregano più": Dario Franceschini.

Per la serie Pontifichino quanto gli pare, tanto non ci fregano più: Dario Franceschini.

 

Dario Franceschini: Si può lavorare proprio su quella traccia, differenziando le regole per i nuovi assunti da quelle per i contratti già in essere. (La Repubblica, domenica 25 marzo 2012). Ennesimo (furbesco? stupido? furbesco e stupido?) tentativo di un finto sinistro di dividere ancora di più i Lavoratori dinanzi a un Nemico che è invece assolutamente e globalmente unito.

 

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Per la serie "Perché il Berlusconi era 'unfit' (inadatto) a governare l'Italia?": be’, era meno naziliberista del Monti e non dava ai padroni la libertà di licenziare.

Per la serie Perché il Berlusconi era unfit (inadatto) a governare l’Italia?:

be’, era meno naziliberista del Monti e non dava ai padroni la libertà di licenziare.

 

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Il Napolitano secondo Staino su "left" di venerdì 23 marzo 2012.

Il Napolitano secondo Staino su left di venerdì 23 marzo 2012.

 

Giorgio Napolitano sulla “riforma” naziliberista del Lavoro (in realtà “libertà” di licenziamento) del duo di estremisti Monti e Fornero a cui il Napolitano stesso, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato lItalia: Non ci sarà una valanga di licenziamenti facili. E se i lavoratori rischiano di perdere il posto, non è per via dellarticolo 18, ma per il crollo di determinate attività produttive... In Parlamento si confronteranno preoccupazioni e proposte affinché si arrivi ad un risultato di cui si potranno riconoscere meriti e validità. (La Repubblica, sabato 24 marzo 2012).

 

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Per la serie "I più sinceri auguri di ScuolAnticoli": Elsa Giovanna Fornero D’Arco.

Per la serie I più sinceri auguri di ScuolAnticoli: Elsa Giovanna Fornero D’Arco.

 

(di e su) Elsa Fornero (estremista di destra a cui il Napolitano, il Monti, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato i Lavoratori italiani): Abbiamo intenzione di procedere a una valutazione di ciò che viene innescato dalla riforma. (La Repubblica, sabato 24 marzo 2012). Traduzione (espressa nel linguaggio che presumibilmente ci si può aspettare da una donna che parla di paccate di miliardi): Non sappiamo manco noi che c...o succederà co’ ’sta riforma, ma staremo a vede’: tanto le cavie siete voi. Elsa Fornero è la nostra Giovanna D’Arco (Anna Maria Cancellieri, ministro degli Interni, secondo La Repubblica di sabato 24 marzo 2012). La Fornero una Giovanna D’Arco? Speriamo che lo sia davvero. Ma solo in un certo senso...

 

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Per la serie "Libertà di pensiero e di espressione": la destra del Partito democratico non sa che farsene. E la sinistra?

Per la serie Libertà di pensiero e di espressione: la destra del Partito democratico non sa che farsene. E la sinistra?

 

sulla “riforma” naziliberista del Lavoro (in realtà “libertà” di licenziamento) del duo di estremisti Monti e Fornero a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato lItalia: Nel Pd, dunque, tutti o quasi tutti sono d’accordo con la linea di Pier Luigi Bersani (“Sui diritti non sto zitto... Parlamento inutile se non cambia larticolo 18). Anche Giuseppe Fioroni, responsabile Welfare (che è come mettere il lupo a far la guardia al gregge, n.d.r.) del Pd, chiede al governo il reintegro per i licenziamenti di natura economica. Ma Paolo Gentiloni, invece, non trova “scandaloso ricevere un risarcimento economico in caso di licenziamento”. L’ex ministro non vuole il partito “cinghia di trasmissione della Cgil” e vedrebbe “molto bene la Fornero nel Pd”. Mentre Vannino Chiti annuncia un voto contrario se le proposte non lo convinceranno. (La Repubblica, sabato 24 marzo 2012). Il Fioroni ci ha messo tra le 48 e le 72 ore (vedi anche qui e qui), ma alla fine ce l’ha fatta a capire il contrordine ricevuto tre giorni fa. Il Gentiloni invece dev’essersi dato un contro-contrordine di testa sua, ma è comprensibile: si sarà reso conto che l’esistenza di Donne e di Uomini che non si barattano per denaro potrebbe far pensare a qualcuno che lui sia meno umano di loro. E l’Enrico scilipoti Letta? Da quel furbacchione che crede di essere, il Letta parla con lingua assai più biforcuta. Finge di adeguarsi alla linea bersaniana, ma fra le righe spaventa, minaccia e ricatta: L’Italia è tutt’altro che fuori dai rischi. Ci vuole attenzione e cautela, la situazione finanziaria non va dimenticata... Il governo non ha alternative... Quel provvedimento va votato, però il Parlamento non può fare da passacarte... Ma nel passaggio parlamentare il provvedimento dovrà essere votato dai tre partiti che sostengono Monti, altrimenti non c’è più Monti... Il governo non può cadere... Ho sentito frasi, anche nel mio partito, di chi si pente di aver fatto nascere il governo Monti. Non dobbiamo pentirci... Dobbiamo parlare sia ai lavoratori sindacalizzati che a quei milioni di italiani che lavorano privi di qualunque tutela. Il dualismo va superato.

 

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Per la serie "Attività antisindacali e relative sanzioni": ce l'ha lì, il Marchionne, l'unico orecchio da cui ci sente?...

Per la serie Attività antisindacali e relative sanzioni: ce l’ha lì, il Marchionne, l’unico orecchio da cui ci sente?...

 

(su) Sergio Marchionne e tutti i naziliberisti schiavisti come lui: I licenziamenti dei tre operai della Fiat di Melfi iscritti alla Fiom (sui quali vedi qui, qui, qui, qui e qui) furono “nulla più che misure adottate per liberarsi di sindacalisti che avevano assunto posizioni di forte antagonismo”. Un licenziamento politico, dunque, “con conseguente e immediato pregiudizio per lazione e la libertà sindacale”. Nelle ore in cui si fa più aspro lo scontro sulla libertà di licenziamento in Italia con la battaglia sullarticolo 18, un esempio pratico viene dalle motivazioni della sentenza con cui la corte di Appello di Melfi ha condannato il Lingotto per attività antisindacale imponendo il reintegro sul posto di lavoro dei tre licenziati. (La Repubblica, sabato 24 marzo 2012).

 

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Per la serie "Ansia e preoccupazione ai massimi livelli sono diverse da quelle dei comuni mortali": il Ratzinger si informa con ansia sulla situazione italiana, ma il Monti non è ancora in grado di rassicurarlo del tutto.

Per la serie Ansia e preoccupazione ai massimi livelli son diverse da quelle dei comuni mortali:

il Ratzinger si informa con ansia sulla situazione italiana, ma il Monti non è ancora in grado di rassicurarlo del tutto.

 

sul governo naziliberista Monti-Fornero-Passera a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato lItalia: Ieri, prima che il pontefice partisse per il Messico, il premier Mario Monti è andato a salutarlo in una saletta di Fiumicino. Era già successo a novembre (vedi qui e qui, n.d.r.), quando Monti incontrò il papa all’aeroporto prima del viaggio in Africa. Un gesto inusuale, che indica un rapporto speciale fra Monti e Ratzinger. (La Repubblica, sabato 24 marzo 2012).

 

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Per la serie "Vistoso calo delle aggressioni fasciste da quando c'è il governo Monti": Casa Pound in azione a Roma.Per la serie "Vistoso calo delle aggressioni fasciste da quando c'è il governo Monti": Casa Pound in azione a Roma.

Per la serie Vistoso calo delle aggressioni fasciste da quando c’è il governo Monti: Casa Pound in azione a Roma.

 

sul governo naziliberista Monti-Fornero-Passera a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato lItalia: Roma, scontri in piazza tra Casapound e centri sociali. Scene di guerriglia: in centinaia si affrontano con le spranghe, dieci feriti. (Titolo de La Repubblica di sabato 24 marzo 2012). Se in Parlamento si inciucia, è ovvio che il conflitto si sposti nelle piazze.

 

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Mario Draghi: I Greci devono saper rinunciare all’agiatezza. Il Paese sta affrontando questa rinuncia al benessere con tagli agli stipendi in tutti i settori. Ma l’operazione è sempre più facile all’interno dell’Europa che all’esterno. (La Repubblica, sabato 24 marzo 2012).

 

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(su) Mario Monti: L’hanno avuta vinta le banche. Le commissioni bancarie sui fidi e sulle linee di credito, annullate da un blitz parlamentare sul decreto Liberalizzazioni, sono state ripristinate ieri dal governo su richiesta di Pd, Pdl e Udc. (La Repubblica, sabato 24 marzo 2012). La Repubblica dedica alla notizia il solito paginone e una scheda con le tappe della vicenda. Eccola:

Peccato che "La Repubblica" abbia omesso, chissà perché, la tappa del 3 marzo, quando il Monti si vantò di quel che era accaduto in commissione Industria come di una prova della cosiddetta equità del suo governo...

Peccato che manchi, chissà perché, la tappa del 3 marzo, quando il Monti si vantò di quel che era accaduto in commissione Industria come di una prova della cosiddetta equità del suo governo: Nessun passo indietro. Né sui taxi né tanto meno sulle banche. Mario Monti rivendica l’approvazione del decreto liberalizzazioni al Senato. E non ci sta a indossare i panni del Robin Hood al contrario: “Non siamo stati forti coi deboli e deboli coi forti”. I tassisti dal suo punto di vista hanno poco da cantare vittoria, dato che sarà la nuova autorità a dettare le regole e i comuni ad applicarle. Ma il suo fiore all’occhiello, non fa nulla per nasconderlo, è il giro di vite sugli istituti di credito: “Non mi sembra che abbiano considerato debole l’azione del governo” dice, con riferimento alla mezza rivolta dell’Associazione delle banche. Non nega che le pressioni ci siano state, ma sono state respinte. Il suo fiore all’occhiello! Il vero fiore all’occhiello del Monti è il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, e la tappa del 3 marzo, minzolinianamente omessa, ne è l’ennesima conferma.

 

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ScuolAnticoli dedica questa immagine del Memorial ai Bambini di Lidice al ministro Francesco Profumo e alla distruzione della Scuola che egli porta avanti e intensifica contro i Bambini e i Ragazzi italiani. Contro il loro futuro. Contro le loro vite.

ScuolAnticoli dedica questa immagine del Memorial ai Bambini di Lidice al ministro Francesco Profumo e alla distruzione della Scuola

che egli porta avanti e intensifica contro i Bambini e i Ragazzi italiani. Contro il loro futuro. Contro le loro vite.

 

(su) Francesco Profumo (ectoplasma di Mariastella Gelmini fatto ministro della Pubblica Istruzione dal Monti e dal Napolitano con il consenso e l’appoggio del Partito democratico): Doveva essere l’anno del concorsone, l’anno in cui le porte della scuola italiana si riaprivano ai giovani aspiranti insegnanti, perché quelli che sono in cattedra sono troppo vecchi. Parola del ministro Francesco Profumo. Rischia di finire con una conta di nuovi docenti perdenti posto, 10.400 già ad oggi, dopo aver dedicato una vita all’insegnamento. Effetto incrociato delle politiche scolastiche messe in campo dal precedente governo e delle nuove politiche pensionistiche introdotte dal governo tecnico. E come se non bastasse, per effetto degli accorpamenti disposti dalla manovra dell’estate scorsa, nelle scuole è scattato un valzer che rischia di far saltare i nervi anche agli insegnanti fino a ieri “blindati” dalla lunga esperienza accumulata. Scuole lontane chilometri costrette a formare un solo grande istituto per raggiungere la fatidica quota di mille alunni e il fatidico taglio di 1300 istituti, corretto a 1050. In teoria, il risparmio dovrebbe essere a scapito “solo” dei dirigenti scolastici e dei direttori amministrativi che conteranno alla fine 1050 posti in meno ciascuno. Ma di fatto, anche tra gli insegnanti è scattato un “gioco della sedia”, visto che tutti, anche quelli che vorrebbero restare lì dove hanno sempre insegnato, devono fare domanda di trasferimento al nuovo istituto. Con effetti distorsivi soprattutto per quelle scuole medie che fino a ieri contavano tre o quattro sedi, ora accorpate a diversi istituti comprensivi. E con un danno certo per la continuità didattica. Si capisce che alcune Regioni, come la Toscana, abbiano chiesto la proroga di un anno. Le questioni da affrontare, anche senza i nuovi dimensionamenti, sono abbastanza pesanti. Altro che nuovi assunti. Anche se ufficialmente non è prevista una ulteriore riduzione degli organici di diritto. Per ora, all’orizzonte ci sono solo nuovi tagli. Nella scuola primaria, per esempio, si perderanno almeno 2.200 posti visto che, per effetto della riforma Gelmini non corretto dal nuovogoverno, a mano a mano che spariscono le classi a tempo pieno, i nuovi organici si formano a misura di nuove classi con massimo 27 ore di lezione. Nelle superiori non va certo meglio. Anche se qui la scure si abbatte a macchia di leopardo. Tra le cattedre più colpite dal riordino, quelle di fisica, di filosofia, di diritto. E di scuola dell’arte, tagliata persino negli istituti tecnici per il turismo. “Nella mia scuola, più della metà dei docenti nonha la certezza di continuare a insegnare nel nostro istituto il prossimo anno”, avverte Beppe Bagli, preside dell’Istituto tecnico professionale Da Vinci di Firenze - 2100 allievi, 220 insegnanti - e presidente del Cidi. “Il motto di Profumo era l’autonomia, ma con organici che consentono a malapena di coprire le ore di lezione, dove le trovi le energie per progettarla? Ognuno si fa il suo progettino di classe e finisce lì”, dice con profonda delusione. “Sulla scuola ci aspettavamo dal nuovo governo un segnale di discontinuità che ancora non c’è stato”, denuncia la stessa Francesca Puglisi, responsabile delle Politiche scolastiche del Pd. Bruciano i tentativi andati a vuoto finora per far cambiare rotta al nuovo esecutivo. E i 10mila posti per la scuola spariti all’ultimo dal decreto sulle Semplificazioni. Dovevano servire per assumere insegnanti che si occupino di sostegno, integrazione e lotta alla dispersione. “Il ministero non fornisce numeri, ma quello che temiamo è che per il prossimo anno ci saranno pochissime stabilizzazioni e un gran numero di sovrannumerari”, spiega Puglisi. Altro che concorso per giovani insegnanti. “Chiacchiere, questo governo si sta muovendo in continuità con il precedente e i tagli che in teoria dovrebbero essere finiti continuano in forma più complessa per effetto della riforma Gelmini”, denuncia il segretario della Flc Cgil Domenico Pantaleo. La vera novità alla fine è che almeno 4mila insegnanti già pronti ad andare in pensione, con la riforma Fornero, dovranno restare dietro la cattedra. Il Pd aveva chiesto di introdurre nel Milleproroghe una norma ad hoc, ma non è stato concesso. “E quelli sono quattromila posti che non si liberano per nuove assunzioni”, rivendica Manuela Ghizzoni, capogruppo del Pd in Commissione Cultura. Pronta a tornare alla carica quando si discuterà del destino degli esodati. “Dire, come fa Profumo, che bisogna abbassare l’età media degli insegnanti - chiosa Puglisi - e prendere poi provvedimenti che vanno in direzione opposta è pura demagogia.

(Maria Grazia Gerina su L’Unità di sabato 24 marzo 2012).

 

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Per la serie "L'uomo dai sette capestri": Piero Longo, avvocato a mano armata.

Per la serie L’uomo dai sette capestri: Piero Longo, avvocato a mano armata.

 

Piero Longo (legale del Berlusconi e senatore pidiellìno): Ho tre pistole: due calibro 38 special e una 765, semiautomatica. Ne ho tre, il massimo possibile, perché altrimenti dovrei chiedere un permesso come collezionista. Succede che mi porti in giro una 38, per farle prendere aria. Ma anche per sicurezza. La legittima difesa è un dovere, non solo un diritto. (L’Unità, sabato 24 marzo 2012).

 

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Per la serie "Chi lo dice lo è": Mario Draghi.

Per la serie Chi lo dice lo è: Mario Draghi.

 

Mario Draghi: Lo Stato sociale è morto. (La Repubblica, venerdì 23 marzo 2012). E il Draghi, detto fra noi, non si sente bene.

 

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Per la serie "Profonde differenze tra il Berlusconi e il Monti": il Monti secondo Altan su La Repubblica di venerdì 23 marzo 2012. (Il primo ombrello è così piccolo e sottile, per signora, forse perché in realtà non è un ombrello, ma la Fornero? E la testa non si vede perché è già entrata?)

Per la serie Profonde differenze tra il Berlusconi e il Monti: il Monti secondo Altan su La Repubblica di venerdì 23 marzo 2012.

(Il primo ombrello è così piccolo e sottile, per signora, forse perché in realtà non è un ombrello, ma la Fornero? E la testa non si vede perché è già entrata?)

 

sulla “riforma” naziliberista del Lavoro (in realtà “libertà” di licenziamento) del duo di estremisti Monti e Fornero a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato lItalia: Sullarticolo 18 abbiamo percepito una diffusa preoccupazione che il binario dei licenziamenti economici possa essere abusato con aspetti di discriminazione. Il governo si impegna, garantendo massima attenzione alla stesura del testo, affinché questo rischio non si verifichi (Mario). Nessuna marcia indietro da parte del governo, questo deve essere chiaro. Il governo fa passi avanti... Sono il crudele ministro delle pensioni... Questa proposta è buona e spero che non solo Bersani ma tutto il Pd se ne convincano... Andrei nelle fabbriche, ma mi hanno detto che è meglio di no... Bersani è un influente membro del Parlamento e il Parlamento può decidere. Ciascuno terrà la sua responsabilità e il suo ruolo, fa parte della democrazia. Noi a Bersani daremo le nostre ragioni, lui le sue. Poi speriamo che ci dia anche il suo voto. Ma noi abbiamo la forza delle argomentazioni... Il Parlamento esamini il provvedimento, lo emendi e lo approvi. Oppure ci mandi a casa (Elsa). (La Repubblica, venerdì 23 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Il valore della vita e della dignità umane per i naziliberisti Monti e Fornero

Il valore della vita e della dignità umane per i naziliberisti Monti e Fornero

 

sulla “riforma” naziliberista del Lavoro (in realtà “libertà” di licenziamento) del duo di estremisti di destra Monti e Fornero ai quali il Napolitano, il Pidièlle, il Partito democratico e il Terzo Polo hanno consegnato lItalia: Il primo nodo da sciogliere è quello dei salari. Per incentivare il lavoro a tempo indeterminato, il ministero prevede di tassare maggiormente le forme di occupazione precaria imponendo alle aziende che le utilizzano un’aliquota dell’1,4% sulla retribuzione. Originariamente questa norma era accompagnata da un tetto minimo salariale: i lavoratori non avrebbero potuto percepire meno di una certa cifra. Ma nelle bozze che circolano in queste ore il tetto minimo è sparito. Il rischio, gridavano ieri i precari davanti alla sede del governo, è che “alla fine a pagare saremo noi e la riforma si tradurrà in una riduzione dei nostri salari”. (...) Al massimo 50.000 euro per un operaio licenziato illegittimamente. (La Repubblica, venerdì 23 marzo 2012). Il valore della vita e della dignità umane per i naziliberisti Monti e Fornero.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Elsa Fornero, Ferdinando Adornato, Casa Pound e Daniela Santanchè: Adornato ha dichiarato: “Ogni atto contro i marò è un atto contro l’Unione europea”. E mentre sulla giacca di Elsa Fornero appare un fiocchetto di solidarietà con i due militari, i militanti di Casa Pound si spingono fino all’Altare della Patria a gridare: “I marò non devono pagare l’arroganza dei banchieri” e il Movimento per l’Italia di Daniela Santanchè si dichiara pronto a boicottare i ristoranti indiani. Se abbiamo una cattiva reputazione, è perché ce la meritiamo. (Cecilia Tosi, left, venerdì 23 marzo 2012). Casa Pound e la Santanchè evidenziano della Fornero i due aspetti collegati del naziliberismo e del linguaggio a base di paccate di miliardi. Ma l’Adornato che ci dice di men che ovvio su di lei?... Ah, saperlo.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Momentanei mancamenti dei destri del Pd": il finto sinistro Giuseppe "Beppe" Fioroni.

Per la serie Momentanei mancamenti dei destri del Pd: il finto sinistro Giuseppe “Beppe” Fioroni.

 

Walter Veltroni e Giuseppe “Beppe” Fioroni (finti sinistri): Non servono diktat né al Pd né al Parlamento, alla via del decreto bisogna preferire uno strumento che permetta al Parlamento di non mettere un timbro ma di modificare la riforma sullarticolo 18 in una direzione di equità e di riforma necessaria. La norma va cambiata o con il modello tedesco o con la proposta Ichino sui primi tre anni di lavoro senza articolo 18 (Walter). Dovremo fare una scelta, dovremo capire se siamo contrari ai licenziamenti tout court. Se la posizione è questa, non andiamo lontani e batteremo la testa contro il governo. La proposta della Cisl è accettabile: un ente terzo decide se esistono i fondamenti economici dell’esubero. La parola reintegro non è fondamentale. Il Pd deve dire basta alla furbizia del no (“Beppe”). Le prime reazioni della destra del Pd erano state, ieri, di scomposto omaggio al governo naziliberista e di scomposte minacce alla sinistra del partito. Oggi, tutt’a un tratto, è come se qualcosa o qualcuno li avesse magicamente sedati, “Celestino” e gli -oni del Pd. Un dietrofront inquietante, sul quale bisognerà riflettere con attenzione, perché potrebbe essere il segno che nel Pd, come molti sostengono, non c’è più alcuna sinistra, ma solo due destre: una meno furba e una più furba, con la seconda, dalemiana e bersaniana, che in questa occasione sarebbe per una volta riuscita a ficcare un po’ di giudizio nei capoccioni della prima... Al Fioroni, comunque, il contrordine compagni non è stato recapitato. O forse sì, ma il suo moderato acume ha bisogno di più tempo per venirne a capo.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Fanno male i quotidiani a non mostrarci le facce di quelli che ci scrivono, aiuterebbero a capire molte cose": il Bisin Alberto e, al suo fianco, il Brunetta Renato. Che in fatto d'odio contro i Lavoratori e contro l'Umanità ha dal Bisin molto da imparare.Per la serie "Fanno male i quotidiani a non mostrarci le facce di quelli che ci scrivono, aiuterebbero a capire molte cose": il Bisin Alberto e, al suo fianco, il Brunetta Renato. Che in fatto d'odio contro i Lavoratori e contro l'Umanità ha dal Bisin molto da imparare.

Per la serie (di cui fa parte anche il De Nicola) Fanno male i quotidiani a non mostrarci le facce di quelli che ci scrivono, aiuterebbero a capire molte cose:

il Bisin Alberto e, al suo fianco, il Brunetta Renato. Che in fatto dodio contro i Lavoratori e contro l’Umanità ha dal Bisin molto da imparare.

 

Alberto Bisin (docente di Economia alla New York University, oh guarda caso, collaboratore de lavocepuntoinfo, oh guarda caso, e anche de La Repubblica, oh guarda caso): Il governo, dopo una prova di forza nei confronti dei rappresentanti sindacali del settore privato, reagisce con solerte timore alla notizia che forse la riforma così congegnata sia in punto di legge applicabile anche al settore pubblico. No, il pubblico non si tocca, ci mancherebbe. Il settore pubblico vive col supporto della politica tutta e ha rappresentanti che capiscono bene che gli interessi dei lavoratori pubblici sono spesso opposti a quelli del privato. Loro la guerra tra poveri la sanno fare; anzi, l’hanno essenzialmente vinta. (Solo oggi la Cisl difende l’articolo 18; dopo aver compreso come la sua parziale rimozione sarebbe potuta servire da chiavistello per una operazione simile nel settore pubblico). (...) Il cuore della questione sta proprio lì, in un settore pubblico ipertrofico e spaventosamente inefficiente che drena risorse al settore privato. Il settore pubblico non compete sui mercati internazionali come quello privato; anche in questo è privilegiato. E proprio per questo è necessario un enorme sforzo di riforma che parta dalla attenta (per quanto imperfetta) misurazione della sua produttività e da intelligenti quanto sostanziali tagli alle risorse. Si tratta di una questione di giustizia, naturalmente, perché osservare il video che ritrae alcuni dipendenti del Comune di Roma che timbrano il cartellino senza nemmeno togliersi il casco mentre i lavoratori del privato si aggrappano a imprese soffocate da tasse esose e dalla competizione internazionale, fa ribollire il sangue. Ma si tratta soprattutto di una questione economica fondamentale: il carico fiscale di cui il settore pubblico gode è una delle ragioni fondamentali per cui il settore privato non riesce a competere nei mercati internazionali. Non solo, ma l’inefficienza del settore pubblico (si pensi alla giustizia civile, ai trasporti, ma anche alla scuola) è una delle principali ragioni per cui le imprese straniere non si sognano di investire in Italia. Il cerchio si chiude allora: la riduzione della spesa (e l’aumento dell’efficienza) nel settore pubblico sono condizioni necessarie perché il settore privato sia messo in condizione di generare posti di lavoro e perché si liberino risorse da utilizzare per costituire una rete di welfare che permetta la riallocazione del lavoro (privato ma anche pubblico) verso imprese e settori produttivi senza eccessivi costi sui lavoratori. Se un maggiore sforzo di analisi da parte del sindacato è necessario per proteggere i lavoratori del settore privato, a questo governo, che invece ha ben chiara la situazione economica del Paese, è opportuno chiedere maggior coraggio. Dopotutto, quella larga parte della popolazione che, su questi temi, ha seguìto addirittura le urla scomposte del ministro Brunetta, seguirebbe a fortiori una seria e ragionata proposta di riforma del settore pubblico di pari passo a quella del mercato del lavoro privato. (La Repubblica, venerdì 23 marzo 2012). Così evidente è l’odio furioso del Bisin contro i Lavoratori (e attraverso i Lavoratori contro l’Umanità tutta) che star qui a commentarlo e spiegarlo equivarrebbe a mettere in dubbio la sensibilità e l’intelligenza dei lettori. Quanto alla stilettata al povero Brunetta, be’, qui l’occhiolino ai finti sinistri nel Partito democratico, nei sindacati e nella società civile è reso talmente mostruoso dall’effetto deformante dell’odio che non sarà sfuggito nemmeno al misurato acume di un Fioroni.  Ma nella sostanza, va assolutamente detto, non si può non esser d’accordo col Bisin senza se e senza ma: l’articolo 18 o è per tutti o è per nessuno. Se i naziliberisti al governo cancellassero i Diritti dei Lavoratori del privato e (fingendo, per qualche tempo) lasciassero intatti i Diritti dei Lavoratori del pubblico, non lo farebbero ― come (risibilmente o ingannevolmente) sostiene il Bisin ― perché il settore pubblico non si tocca ci mancherebbe, ma per dividerci, metterci gli uni contro gli altri e distruggerci più facilmente tutti. Guai se una parte di Noi delirasse di poter salvarsi calpestando altri Lavoratori: solo uniti possiamo sperare di sconfiggere il naziliberismo globale che Ci vuole schiavi. E pazienza se ciò dispiacerà al Bisin: il naziliberismo globale, che come testimonia il suo cursus honorum lo ha già molteplicemente consolato della sofferenza incurabile e ininterrotta di essere il Bisin (e quel ch’è peggio di sembrarlo) saprà certo come confortarlo anche per non essere riuscito a dividerci.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Attenti! Il governo morde!": Mario Monti e Elsa Fornero.Per la serie "Attenti! Il governo morde!": Mario Monti e Elsa Fornero.

Per la serie Attenti! Il governo morde!: Mario Monti e Elsa Fornero.

 

sulla “riforma” naziliberista del Lavoro (in realtà “libertà” di licenziamento) del duo di estremisti di destra Monti e Fornero ai quali il Napolitano, il Pidièlle, il Partito democratico e il Terzo Polo hanno consegnato lItalia: Si è trovato un buon punto di equilibrio sul quale non si deve arretrare in Parlamento (Angelino Alfano). Abbiamo raggiunto una soluzione equilibrata e non sarebbe giusto modificarla. Anche per rispetto a quanti l’hanno condivisa (Mario Monti). (La Repubblica, giovedì 22 marzo 2012). Il commento di ScuolAnticoli sul Monti, la Fornero e tutti i naziliberisti come loro è qui: “tecnici” e sterminatori.

 

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"Il Sole24Ore" di mercoledì 21 Marzo citato (a mo' di "bocca della verità") da L'Unità" di gioved' 22 marzo 2012.

Il Sole24Ore di mercoledì 21 Marzo citato (a mo di bocca della verità) citato da L’Unità di gioved’ 22 marzo 2012.

 

(su) Elsa Fornero (estremista di destra fatta ministro del Lavoro e scatenata contro i Lavoratori dal Napolitano, dal Monti, dal Pidièlle, dal Pd e dal Terzo Polo): Il licenziamento discriminatorio è nullo “e comporta, quale che sia il numero dei dipendenti occupati dal datore di lavoro, le conseguenze previste dallarticolo 18”. Recita così l’art. 3 della legge 108 del 1990. Millenovecentonovanta, non martedì scorso, giorno dell’annuncio della rifroma Fornero. La nullità è la sanzione di un’ingiustizia, di una prevaricazione. Peccato che non si possa annullare una bugia. Elsa Fornero ne ha detta una grossa: ha avocato a sé e ascritto alla sua riforma l’estensione del reintegro nel posto di lavoro del dipendente licenziato per una discriminazione anche nelle piccole imprese, quelle fino a 15 addetti. Se l’è annessa e rivenduta come una novità, è “un rafforzamento delle tutele del lavoratore” ha detto in conferenza stampa. Il primo a smentirla è stato il suo predecessore, Maurizio Sacconi: “È un errore, quella norma esiste già...” Già. Possibile che la ministra del Lavoro non lo sapesse? Difficile, considerato il suo ponderoso curriculum. Più verosimilmente, come un politico navigato, la ministra “tecnica” ha fatto propaganda mentendo. Una Fornero molto sorridente, prima al tavolo con le parti sociali, poi davanti ai giornalisti, ha sparso fumus nel tentativo di far digerire lo svilimento totale dell’articolo 18 e l’alterazione dei rapporti di forza tra datore di lavoro e dipendente, a danno di quest’ultimo. Già che c’era, poteva dirla più grossa. (Se Fornero cade sulle bugie, di Felicia Masocco, su L’Unità di giovedì 22 marzo 2012). Bene. D’ora in poi, dunque, finché a L’Unità non sarà recapitata una smentita o una querela da parte della Fornero, ci sentiamo autorizzati a ribattezzare quest’ultima la verosimilmente mentitrice (secondo L’Unità) Elsa Fornero.

 

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Barbara Spinelli mentre si accinge a scrivere un nuovo articolo per "La Repubblica"...

Barbara Spinelli mentre si accinge a scrivere un nuovo articolo per La Repubblica...

 

Barbara Spinelli (sulla quale vedi anche qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui): Se la strage alla scuola ebraica di Tolosa fosse un caso isolato non ne parleremmo come di un fatto di cultura, colmo di presagi. Ma non è un evento isolato, solo criminale. Quest’odio del diverso (dell’ebreo o del musulmano o del Rom: tre figure di capro espiatorio) pervade da tempo l’Europa, mescolando storia criminale e storia politica. E ogni volta è una fucilata subitanea, che interrompe finte normalità. Fu così anche quando nella composta Norvegia scoppiò la demenza assassina del trentaduenne Behring Breivik, il 22 luglio 2011. L’attentato che compì a Oslo fece 8 morti. Il secondo, nell’isola di Utoya, uccise 69 ragazzi. Fenomeni simili, non immediatamente mortiferi, esistono anche in politica e mimeticamente vengono imitati. Nell’America degli odii razziali, in prima linea: l’odio suscitato da Obama meteco tendiamo a sottovalutarlo, a scordarcene. Ma l’Europa è terreno non meno fertile per queste idrofobie umane, peggiori d’ogni intossicazione alcolica. Colpisce la loro banalizzazione, più ancora del delitto quando erompe. In Italia abbiamo la Lega Nord, e banalizzati sono i suoi mai sconfessati incitamenti ai linciaggi. Nel dicembre 2007, il consigliere leghista Giorgio Bettio invita a “usare con gli immigrati lo stesso metodo delle SS: punirne dieci per ogni torto fatto a un nostro cittadino”. Lo anticipa nel novembre 2003 il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni, che menzionando un gruppo di clandestini sfrattati prorompe: “Peccato. Il forno crematorio di Santa Bona è chiuso”. Il gioco di Renzo Bossi (vince chi spara su più barche d’immigrati) è stato tolto dal web ma senza autocritiche. Com’è potuto succedere che gli italiani divenissero indifferenti a esternazioni di questa natura? Com’è possibile che l’Europa stessa guardi a quel che accade in Ungheria alzando appena le sopracciglia? Eppure il premier Viktor Orbán, trionfalmente eletto nell’aprile 2010, non potrebbe esser più chiaro di così. Il suo sogno è di creare un’isola prospera separata dal turbinio del mondo: una specie di autarchia nordcoreana. A questo scopo ha pervertito la costituzione, le leggi elettorali, l’alternanza democratica, scagliandosi al contempo contro l’etnicamente diverso. (...) Il vero scandalo dei tempi presenti è la punizione inflitta alla democrazia greca, e la non-punizione dell’Ungheria di Orbán. I parametri economici violati e gli spread troppo alti pesano infinitamente più dell’odio razzista, della banalizazzione del male che s’estende in Europa, della democrazia distrutta. In due articoli sul Corriere della sera, il 7 e 12 marzo, lo storico Ernesto Galli della Loggia ha difeso lo Stato-nazione oggi derubato di sovranità: lo descrive come “unico contenitore della democrazia”, poiché senza di lui non c’è autogoverno dei popoli. È una verità molto discutibile, quanto meno. Lo Stato nazione è contenitore di ben altro, nella storia. Ha prodotto le moderne democrazie ma anche mali indicibili: nazionalismi, fobie verso le impurità etnico-religiose, guerre. Ha sprigionato odii razziali, che negli imperi europei (l’austro-ungarico, l’ottomano) non avevano spazio essendo questi ultimi fondati sulla mescolanza di etnie e lingue. La Shoah è figlia del trionfo dello Stato-nazione sugli imperi. Vale la pena ricordarlo, nell’ora in cui un fatto criminoso isolato, ma emblematico, forse ci risveglia un po’. (La Repubblica, mercoledì 21 marzo 2012). La Spinelli (fino a ieri entusiasta del golpe soft Napolitano-Monti che con l’appoggio di ampi settori del Pidièlle e del Pd, di tutto il Terzo Polo, dei grandi media e di parte della magistratura sta sottomettendo l’Italia al naziliberismo schiavista) da qualche settimana si è accorta di aver esagerato, o piuttosto di essersi smascherata (mentre la fanno scrivere su La Repubblica per accalappiare gli ingenuotti di sinistra, non per disgustarli) e cerca di rifarsi un’immagine meno di destra criticando l’eccessivo “tecnicismo” del governo Monti, della Merkel, della Commissione europea, la loro spietatezza contro la Grecia e la loro acquiescenza verso movimenti e partiti come quelli del Bossi e dell’Orbán, localisti e nazionalisti e statalisti, che secondo lei sarebbero i vivai del razzismo collettivo e individuale sempre meno controllabile che imperversa nel Continente. Ma l’operazione non le riesce. Sia perché è tipicamente di destra la sua scarsa conoscenza della Storia (il pressappochismo delle ultime righe qui sopra disgusterebbe anche uno studente di terza media) e/o, se la Storia la sa, la disinvoltura con cui la strapazza per i suoi scopi. Sia perché niente è più di destra dell’accusare lo Stato nazionale di tutti gli orrori degli ultimi due secoli mentre è aggredito e smantellato dall’alleanza tra l’antiStato finanziario e l’antiStato criminale. Sia, infine, perché forse ha idee troppo confuse, povera Spinelli, per capire quanto è insensato (e comicamente disgustoso per chi è davvero di sinistra e in rapporto con la realtà) il suo rimproverare l’Europa naziliberista perché punisce la Grecia democratica e tratta con i guanti, invece, l’Ungheria del veteronazista Orbán. Non capisce o finge di non capire, la Spinelli, che il neonazismo finanziario si libererà del veteronazismo stupido degli Orbán e dei Bossi (per far più schiavi noi) con la facilità con cui le nuove tecnologie soppiantano le vecchie? Non capisce o finge di non capire, la Spinelli, che il naziliberismo invece non ci libererà mai dai Breivik perché son proprio l’ideologia e la prassi naziliberiste, piene d’odio contro l’Umanità, che li incoraggiano e li scatenano molto più efficacemente dei Bossi e degli Orbán? Se finge, signora Spinelli, la smetta: quelli che si fan menare per il naso son sempre meno, non riesce che a rendersi ridicola. E se invece davvero non capisce, visiti più spesso ScuolAnticoli, ci legga di più, ci legga meglio. Ché poi magari ne riparliamo.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "La razionalità dei cosiddetti 'tecnici' non può impedire che le fogne continuino a rigurgitare": l'Aracri tra il Monti e la Polverini.Per la serie "La razionalità dei cosiddetti 'tecnici' non può impedire che le fogne continuino a rigurgitare": l'Aracri tra il Monti e la Polverini.Per la serie "La razionalità dei cosiddetti 'tecnici' non può impedire che le fogne continuino a rigurgitare": l'Aracri tra il Monti e la Polverini.

Per la serie La razionalità dei cosiddetti “tecnici” non può impedire che le fogne continuino a rigurgitare: l’Aracri tra il Monti e la Polverini.

 

su quanto poco il governo Monti curi l’Italia dal fascismo, dal nazismo, dal razzismo, e su quanto al contrario li incoraggi e li aizzi anche più di quanto ha fatto finora il berluscismo: La chiama per il voto di fiducia sul decreto liberalizzazioni a Montecitorio è in corso, ma loro scelgono di stare su una panchina del giardino interno. Sono sei parlamentari ex Aènne, tra gli altri Francesco Aracri, Maurizio Bianconi, Francesco Giro e Andrea Ronchi. Si fuma, si scherza. E poi si insulta una data sacra dell’Italia repubblicana. Dice Aracri: Cantate con me, dai: Il 25 aprile è nata una puttana e gli hanno messo nome Repubblica italiana. E che cazzo, un po’ di sano fascismo”. Gli altri parlamentari presenti alla scena restano perplessi, tanto che l’ex sottosegretario Giro decide di tornare rapido verso il Transatlantico e allarga le braccia, come a dire: “Ma che posso farci?”. (La Repubblica, giovedì 22 marzo 2012).

 

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Per la serie Bocciati: l'ectoplasma della Gelmini, Francesco Profumo.

Per la serie Bocciati: l’ectoplasma della Gelmini, Francesco Profumo.

 

(su) Francesco Profumo (ectoplasma di Mariastella Gelmini fatto ministro della Pubblica Istruzione dal Monti e dal Napolitano con il consenso e l’appoggio del Partito democratico): Referendum on line del ministro Profumo sul valore legale dei titoli di studio: le lauree non saranno più tutte uguali. (Titolo de La Repubblica di giovedì 22 marzo 2012). Certo: ci saranno università di serie A, B, C... Così le lauree dei ricchi varranno di più. E quelle degli straricchi ancora di più. Nella Nuova Italia del naziliberismo schiavista globale. (Con un commento, su La Repubblica del giorno successivo, del professor Simone Secchi, docente dell’Università di Milano Bicocca, che bene illustra la pretesca ipocrisia di chi ha promosso il referendum: Il governo ha avviato una consultazione pubblica sul valore legale del titolo di studio, nella forma di un questionario disponibile sul sito internet del Miur. Da buon addetto ai lavori, ho voluto partecipare. Dopo qualche domanda piuttosto generica, mi sono accorto di un fatto alquanto curioso: le successive domande non prevedono la volontà di mantenere il valore del titolo di studio allo stato attuale. Insomma, tutte le domande partono dal presupposto che occorre svuotare, almeno parzialmente, la laurea del valore legale per accedere a determinate occupazioni: un’opinione contraria è esclusa in partenza. Va tanto di moda l’opposizione costruttiva, anche nelle consultazioni pubbliche!. E col parere, sempre su La Repubblica del 23, delle organizzazioni studentesche: “Il governo sui grandi temi ha deciso di sentire i cittadini anche attraverso i social network”, ha detto Profumo. Il ritorno immediato, però, è stato negativo. Gli studenti, dopo essersi avvicinati alla consultazione, l’hanno bocciata in toto: le domande sono tendenziose, hanno detto, faziose, e vogliono farti dare la risposta gradita a questo governo: aboliamo il valore legale del titolo di studio. L’Unione degli universitari chiede il ritiro immediato della consultazione:È in corso un’operazione di mistificazione di massa”. La Link dice: “La consultazione non può ridursi a un plebiscito finalizzato a legittimare una linea politica stabilita a priori”. Perplessità fra i docenti. E in Parlamento Profumo deve registrare il voto contro del Pd, sempre più nervoso sui temi della scuola, su due provvedimenti di attuazione della riforma Gelmini. L’Olezzo crede forse che siamo tutti così sciocchini da berci una finta consultazione con la credulità con cui lui si beve le omelie del Riccardi? Dopo la Moratti che ci credeva tutti tossici, il Fioroni che ci credeva tutti disumani e la Gelmini che ci credeva tutti feccia, non ci avranno mica affibbiato un ministro che invece potrebbe dare il meglio di sé appioppando contratti capestro al telefono a povere vecchine indifese?

 

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La "riforma" del Lavoro degli estremisti di destra Monti e Fornero secondo Maramotti. Da "L'Unità" di giovedì 22 marzo 2012.

La “riforma” del Lavoro degli estremisti di destra Monti e Fornero secondo Maramotti. Da L’Unità di giovedì 22 marzo 2012.

 

(su) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia), Elsa Fornero (estremista di destra fatta ministro e scatenata contro i Lavoratori dal Napolitano, dal Monti, dal Pidièlle, dal Pd e dal Terzo Polo) e i loro camerati dell’estrema destra del Pd: Per quanto riguarda i licenziamenti, l’obbligo di reintegro sul posto di lavoro resta solo nei casi di cause discriminatorie anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti. In caso di illegittimo licenziamento per crisi economica sarà invece previsto solo un indennizzo; sui motivi disciplinari, seguendo rigidi criteri, deciderà il giudice. Il Pd rischia di spaccarsi? “Certo!” è la risposta secca del vice segretario Enrico Letta. I filo-Monti hanno già indossato l’elmetto: “Il provvedimento del governo sarà comunque blindato,” dice Paolo Gentiloni senza nascondere la soddisfazione. Per molti versi sulla flessibilità in uscita la Fornero è andata oltre Pietro Ichino, il vate della componente “riformista” del Pd. Per Francesco Boccia, il partito è chiamato una volta per tutte a compiere una scelta: “Spezzare il cordone ombelicale con la Cgil, regolare i conti con il sindacato”. E Giuseppe Fioroni, coordinatore della consulta sul Welfare del Pidì, è soddisfatto: “Un lavoro importante, sia nel metodo che nella sostanza. Mi auguro che il governo sappia fare tesoro di questo buon lavoro tenendo la barra dritta”. (La Repubblica, mercoledì 21 marzo 2012). Sul fascismo che avanza non si scherza. Ma sul Fioroni sì: giorni fa si lamentava di non riuscire più a irrigidirsi, ora invece parla di barra dritta, siamo contenti per lui. Anche se, al posto suo, dovere il raddrizzamento al Monti e, quel ch’è peggio, alla Fornero, ci disgusterebbe non poco.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Non è vero che il Marchionne non investe in ricerca": secondo voci non confermate, questo sarebbe il prototipo della nuova ammiraglia...

Per la serie Non è vero che il Marchionne non investe in ricerca: secondo voci non confermate, questo sarebbe il prototipo della nuova ammiraglia...

 

Sergio Marchionne: Sergio Marchionne apprezza Mario Monti al punto da dichiarare che senza le garanzie fornite da questo governo sarebbe stato difficile confermare l’investimento per la produzione dei Suv a Mirafiori. Dichiarazione importante perché nel recente passato quell’investimento è stato via via subordinato: al sì nel referendum in fabbrica sul nuovo contratto, all’approvazione da parte del governo dell’articolo 8 della manovra finanziaria, all’uscita della Fiat dalla Confindustria. Parlando in italiano con il cronista dell’agenzia Bloomberg, l’amministratore delegato del Lingotto ha chiesto: “Che cosa fa oggi Monti? Chiude la trattativa sul lavoro?” Poi, parlando del premier, ha aggiunto: “L’ho incontrato venerdì e l’ho rivisto domenica. Onestamente devo dire che sta facendo un gran lavoro. Posso dire che se non ci fosse stato lui là, l’investimento di Mirafiori non so se sarebbe stato portato avanti... molto facilmente. (Paolo Griseri, La Repubblica, mercoledì 21 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Boccia chi?": il Boccia su "Chi" con la pidiellìna De Girolamo (clicca sulla foto per ingrandirla).

Per la serie Boccia chi?: il Boccia su Chi con la pidiellìna De Girolamo (clicca sulla foto per ingrandirla).

 

(su) Francesco Boccia (lettiano, che è come dire finto sinistro, che ancora non si decide a lasciare il Partito democratico, e sul quale vedi anche qui, qui, qui, qui, qui e qui): Pur ritenendola priva di rilevanza penale, la Finanza allega un’intercettazione tra Vito Degennaro e Francesco Boccia il giorno del matrimonio di uno dei figli dei Matarrese. Degennaro: “E be’, ti dai un po’ alla concorrenza, eh? Complimenti, eh!” Boccia (ride): “Eh, non hai idea, guarda... (...) Io ci sto giusto guarda un paio d’ore perché sono amico della sposa (Margherita Mastromauro, oggi parlamentare del Pd, n.d.r.)” (...) D.: “Hai sentito l’organizzazione?” B.: “Sì... Oggi ha fatto la riunione e praticamente ha parlato malissimo di Frisullo e bene di noi (...) Era la giornata nostra, buona. Oggi ha nominato Gaetano Prencipe dell’esecutivo come coordinatore dei segretari provinciali. Abbiamo vinto il coordinatore. (La Repubblica, mercoledì 21 marzo 2012). Anche lei è finito nelle intercettazioni e nelle carte della Finanza, onorevole Boccia. Conosce bene i Degennaro? Conosco non solo i Degennaro, ma tutti gli imprenditori baresi. Vito Degennaro ironizzava perché lei andava al matrimonio della figlia di Matarrese, cioè della concorrenza? E allora? Rivendico i rapporti con gli imprenditori e continuerò a farlo. L’unico modo di capire il funzionamento delle imprese è parlarci, con gli imprenditori. (Intervista di Giovanna Casadio, La Repubblica, mercoledì 21 marzo 2012).

 

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Per la serie "La filosofia di Paperopoli": il filosofo Roberto Esposito e la sua profonda intuizione che "si tratta di tentare uno sdoppiamento nei confronti di noi stessi. Di resistere alla tentazione del cedimento e della compromissione nei confronti del male, attraverso l’attivazione di una forza contraria cui la tradizione occidentale talvolta ha dato il nome, limpido e intenso, di anima". (Con tante scuse a Walt Disney e a Paperino, naturalmente).Per la serie "La filosofia di Paperopoli": il filosofo Roberto Esposito e la sua profonda intuizione che "si tratta di tentare uno sdoppiamento nei confronti di noi stessi. Di resistere alla tentazione del cedimento e della compromissione nei confronti del male, attraverso l’attivazione di una forza contraria cui la tradizione occidentale talvolta ha dato il nome, limpido e intenso, di anima". (Con tante scuse a Walt Disney e a Paperino, naturalmente).

Per la serie La filosofia di Paperopoli: il filosofo Roberto Esposito e la sua profonda intuizione che si tratta di tentare uno sdoppiamento nei confronti di noi stessi. Di resistere alla tentazione del cedimento e della compromissione nei confronti del male, attraverso l’attivazione di una forza contraria cui la tradizione occidentale talvolta ha dato il nome, limpido e intenso, di anima. (Con tante scuse a Walt Disney e a Paperino, naturalmente).

 

Roberto Esposito (filosofo): Perché, in quali vesti, con quali lugubri movenze, il male torna ad affacciarsi in (sic, n.d.r.) un mondo che sembra (sic, n.d.r.) averlo spinto ai suoi margini? Ed è lo stesso male che ci perseguita da sempre? Che ha devastato l’Europa nei primi decenni del Novecento? Oppure è un male diverso, nei modi e nelle intenzioni, se non nei suoi esiti omicidi? Quali sono, e da quali scaturigini emergono, i demoni che ancora ci afferrano alla gola? (...) Il volto della medusa sul quale Dostoevskij getta un fascio di luce, lacerando di colpo il velo con cui la tradizione metafisica lo aveva (sic, n.d.r.) coperto, è la consapevolezza che l’uomo (cioè tutti gli uomini, evidentemente, n.d.r.) non fa il male perché ignaro di farlo, o magari perché costretto dalle circostanze, ma perché ne trae il piacere inebriante di sottomettere altri uomini, fino a distruggerne la carne e lo spirito. In questo senso (che è quello, primordiale ed ancora attuale, del dominio e del sangue, della violenza e della resa) una intera linea interpretativa ha parlato di nichilismo come capacità di ridurre l’uomo letteralmente a niente, a pura materia, vivente o morente, di una smisurata volontà di potenza. Ma le parole del Grande Inquisitore dicono anche qualcosa di altro. (...) Esse dicono che il potere (come si esercita in tutti gli incunaboli della sovranità) non è che la controfaccia di una volontà di obbedienza che chiede di essere attivata per proteggere gli uomini non solo dai rischi esterni, ma da una libertà che essi temono di esercitare. (...) Il male non è una semplice increspatura dell’essere, destinata ad essere risarcita e dissolta nei processi di secolarizzazione, né una sostanza metafisica eternamente in lotta con il principio, altrettanto assoluto, del Bene. Esso, tutt’altro che irrigidito in una livida sentenza di morte, nasce e si sviluppa come effetto sinistro di una indifferenziata volontà di sopravvivenza - sopravvivenza ad ogni costo, anche quello di poggiare sulla infinita piramide di morti che Elias Canetti ha intravisto nei tratti sfigurati di un potere originario. (...) Se è vero, come ha sostenuto Foucault, che ogni processo di soggettivazione ha a che fare con una qualche forma di assoggettamento, è anche vero che il potere genera sempre, se non l’attualità, quanto meno la possibilità di una resistenza. Per tenerla sveglia, anche quando un peso infinito sembra gravare sulle nostre vite, si tratta di tentare uno sdoppiamento nei confronti di noi stessi. Di resistere alla tentazione del cedimento e della compromissione nei confronti del male, attraverso l’attivazione di una forza contraria cui la tradizione occidentale talvolta ha dato il nome, limpido e intenso, di anima. (La Repubblica, mercoledì 21 marzo 2012). Amen. Bel sermone, fra’ Roberto, complimenti. Inginocchiamoci insieme e rendiamo grazie a Dio. L’invito finale a diventare schizofrenici per difendersi da Satana, però, poteva risparmiarselo.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Giuseppe “Beppe” Fioroni e altri della sua risma: Aborto: mozione bipartisan per piena attuazione obiezione coscienza. Mozione bipartisan alla Camera per dare piena attuazione al diritto all’obiezione di coscienza in campo medico e paramedico e garantire la sua completa fruizione senza alcuna discriminazione o penalizzazione, in linea con l’invito del Consiglio d’Europa’’. L’iniziativa dei deputati Luca Volonté (Udc), Giuseppe Fioroni (Pd), Eugenia Roccella (Pdl), Massimo Polledri (Lega Nord), Rocco Buttiglione (Udc), Paola Binetti (Udc), Luisa Capitanio Santolini (Udc), Marco Calgaro (Udc), Domenico Di Virgilio (Pdl) e Alfredo Mantovano (Pdl) mira a tutelare l’obiezione di coscienza non solo di coloro che sono impegnati a vario titolo nelle strutture ospedaliere, ma anche quella dei farmacisti’’. Il diritto all’obiezione di coscienza, si legge nella mozione, non può essere in nessun modo bilanciato con altri inesistenti diritti e rappresenta il simbolo, oltre che il diritto umano, della libertà nei confronti degli Stati e delle decisioni ingiuste’’.

(ASCA, Roma, martedì 20 marzo 2012. Segnalazione di Paolo Izzo).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) La Repubblica (quotidiano fondato dal massimo comun divisore della Sinistra italiana, Eugenio Scalfari): A differenza non solo de l’Unità, ma anche de il Corriere della Sera, la Stampa, Il Messaggero, Il Giornale e Libero, su La Repubblica la manifestazione di Parigi non ha trovato ieri alcuno spazio. La ragione di una simile scelta editoriale meriterebbe di essere discussa. Il lancio del primo manifesto programmatico comune delle maggiori forze progressiste europee, nel pieno della decisiva campagna per le presidenziali francesi, non può infatti non apparire a tutti una notizia. E scarteremmo anche l’ipotesi che il motivo dell’oscuramento stia in una pregiudiziale avversione de La Repubblica per François Hollande o per Sigmar Gabriel. Non resta dunque che una spiegazione di carattere più generale. Il fatto è che da tempo sui giornali, anche quelli di area progressista, si insiste molto sul tema dell’inadeguatezza dei partiti, sempre più spesso chiamati in causa come tali, senza distinzioni. Sono lontani, purtroppo, i tempi in cui a sinistra s’inorridiva al solo sentir pronunciare frasi come rossi o bianchi sono tutti uguali. Bei tempi in cui a simili luoghi comuni si replicava con le parole di Nanni Moretti: Ma dove siamo, in un film di Alberto Sordi? Il trionfo politico e antropologico dell’italiano-tipo interpretato da Sordi è stato in questi anni assoluto e definitivo, anche nella cultura di sinistra. Toni e argomenti di questo nuovo “qualunquismo progressista” sono diventati così il cavallo di battaglia di chi sostiene la necessità di un perpetuo commissariamento della politica, in nome del vincolo esterno rappresentato dall’Europa. Ma la tesi di un’anomalia della politica italiana nel Vecchio Continente mal si concilia con l’immagine di Parigi, dove il segretario del Pd è protagonista alla pari con gli altri leader europei di uno sforzo comune per cambiare le politiche dell’Unione. Il cortocircuito con certe campagne di stampa è quindi duplice. Perché quell’immagine smentisce l’idea che solo un governo tecnico sarebbe capace di confrontarsi con i duri vincoli europei. E soprattutto l’idea che quei vincoli non possano essere cambiati. (Francesco Cundari, l’Unità, lunedì 19 marzo 2012).
 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Sobrietà": che ne pensa il Monti della Costituzione?

Per la serie Sobrietà: che ne pensa il Monti della Costituzione?

 

Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): Forse darebbe soddisfazione a un politico vecchia maniera poter dire: “Ho insistito affinché la Fiat continui a sviluppare investimenti in Italia”. Ma La Fiat non ha nessun dovere di ricordarsi solo dell’Italia, perché chi gestisce la Fiat ha il diritto e il dovere di scegliere per i suoi investimenti le localizzazioni più convenienti. Tre cose sono fondamentali: produttività, flessibilità e soprattutto rispetto. Il Paese può esigere molto, ma deve anche rispettare. (La Repubblica, domenica 18 marzo 2012). Come e più del Berlusconi, il Monti merita di essere definito estremista di destra per la protervia con cui mostra apertamente il suo disprezzo per i Diritti umani e per la Costituzione. Che allarticolo 41 stabilisce l’opposto di quel che dice lui. E cioè che L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. Impari a rispettare la Costituzione, il Monti, prima di permettersi di comandare rispetto a chicchessia.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "A chi poteva affidarci chi ha ridotto l'Italia nelle condizioni in cui si trova?": il Monti e la sua "soluzione finale" ai problemi del Lavoro.

Per la serie A chi poteva affidarci chi ha ridotto l’Italia nelle condizioni in cui si trova?: il Monti e la sua soluzione finale ai problemi del Lavoro.

 

(su e di) Mario Monti (estremista di destra a cui il Napolitano, il Pidièlle, il Pd e il Terzo Polo hanno consegnato l’Italia): Mario Monti protagonista al convegno della Confindustria “Cambia Italia” che gli riserva accoglienza da star e 52 secondi di applausi in piedi (ovviamente, sono i medesimi estremisti di destra che accoglievano così il Berlusconi, n.d.r.), dopo un intervento in cui il presidente del Consiglio ne ha avute per tutti, invitando tutti allo “spirito di coesione” (cioè al partito unico naziliberista montiano, n.d.r.) e a “cedere qualcosa degli interessi di parte” (e qui i padronacci si saran fatti le più grasse risate, sapendo bene che per il Monti e la Fornero gli unici che devono cedere sono i Lavoratori, n.d.r.) per chiudere in marzo la riforma del lavoro. (...) “In questi giorni avrò di nuovo bisogno di chiamare le forze sociali a uno spirito di coesione. Se veramente teniamo al futuro e ci fidiamo gli uni degli altri, ognuno deve cedere qualcosa rispetto al legittimo interesse di parte,” ha detto Monti. “Nostro compito è far emergere l’interesse generale”. Un concetto che in serata Monti ha declinato anche in chiave partitica: “Più si riesce a creare un clima di fiducia reciproca e nel futuro, più ognuno sarà convinto a disarmare dalle posizioni iniziali. Ed è quanto sta accadendo tra le forze politiche che ci sostengono, e hanno tutte rinunciato a qualcosa”. (...) “Sulla riforma del lavoro si gioca il futuro del governo e del Paese”. (...) “Temo che Elsa Fornero non possa abbandonarci al nostro destino. La settimana prossima si chiuderanno le trattative; martedì, se me lo consentirà, sarò al suo fianco per presiedere la riunione con le parti sociali. Arriveremo ad argomentare in modo che ciascuno capisca”. (...) “Bisogna rendere le tutele sociali migliori perché seguano il lavoratore in tutte le fasi senza ossificare il posto di lavoro, condizione che nessuno ritiene più realistica”. (La Repubblica, domenica 18 marzo 2012). Alcun espressioni del Monti lasciano intravedere retroscena mentali pesantemente inquietanti: Ognuno sarà convinto a disarmare dalle posizioni iniziali?! Idee diverse dalle sue sono per il Monti qualcosa di paragonabile ad armi che bisogna indurre gli avversari a deporre? Arriveremo ad argomentare in modo che ciascuno capisca?! Sta insinuando che chi non è d’accordo con lui sarebbe uno stupido? Il posto fisso è una condizione che nessuno ritiene più realistica?! Sta insinuando che chi non è d’accordo con lui sarebbe nessuno? Quanta differenza c’è (mentalmente parlando) tra chiamare nessuno gli avversari e immaginare di poter intraprendere azioni allo scopo di ridurli fisicamente a niente?

 

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Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana): Dito medio per lo spread e dito medio per il mercato. Dito medio per le banche e dito medio per la Tav. E infine dito medio per la politica, i partiti, la casta. La Repubblica parlamentare deve scomparire e deputati e senatori insieme con lei. Il popolo sovrano non delega ma decide direttamente con lo strumento del referendum. L’amministrazione sarà gestita a turno dai cittadini. Se è vero che lo Stato siamo noi, applichiamo questa affermazione radicalmente: sei mesi a rotazione di servizio volontario dietro le scrivanie dei ministeri, a tutti i livelli territoriali e gerarchici previo esame di apposite commissioni di controllo scelte anch’esse dal popolo sovrano. Vi assicuro che non sto inventando nulla, semplicemente sto descrivendo la visione della società futura auspicata da alcuni veggenti che riscuotono un discreto consenso, specie tra i giovani, ma non soltanto. Il movimento Cinque stelle di Beppe Grillo è orientato più o meno in questa direzione; i movimenti favorevoli ai “beni comuni” anche; le varie “piazze pulite” pure, Sabina Guzzanti compresa. Il grande partito dei non votanti e degli indecisi condivide e sceglie l’indifferenza, i fatti propri e non quelli degli altri. Ma anche la falange dei corrotti e dei corruttori, anche le lobby che pullulano. Le mafie vere e proprie no, loro sono un’altra cosa, le affiliazioni e le iniziazioni sono una cosa serie, le regole e i codici mafiosi sono fatti rispettare a colpi di lupara. (La Repubblica, domenica 18 marzo 2012). Traduzione: chi si oppone al pensiero unico naziliberista, al partito unico naziliberista e al suo quartetto di italici profeti Napolitano-Draghi-Monti-Fornero è uno sciocco, un insensato, un malato di mente. Le mafie, invece, sono serie. Infatti del naziliberismo globale antiStato son le più convinte sostenitrici. Commento: a mano a mano che si rendono conto di aver consegnato l’Italia a un pugno di estremisti di destra e cattofascisti, e per di più neanche intelligentissimi, certi individui cominciano a dar di fuori in modo anche manifesto. Consigliamo caldamente allo Scalfari un periodo di assoluto riposo.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Raffaele Bonanni: Se il governo deciderà da solo lo farà nel peggiore dei modi, come è già accaduto sulle pensioni. Sarebbe un errore storico gravissimo non accettare di modificare larticolo 18: è una discussione tra estremisti, un gioco al massacro che vuole che decida il governo e basta. (La Repubblica, domenica 18 marzo 2012). Il Bonanni certifica: il Monti e la Fornero sono due estremisti di destra. E il fatto che al contempo dia dell’estremista (di sinistra) anche alla signora Camusso rende la certificazione ancor più credibile.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Allora siamo intesi, eh? Ma mi raccomando: acqua in bocca!": il Monti e il Marchionne che se la ridono.

Per la serie Allora siamo intesi, eh? Ma mi raccomando: acqua in bocca!: il Monti e il Marchionne che se la ridono.

 

(su) Mario Monti e Sergio Marchionne: Due ore di colloquio riservato, tre sole persone nel salotto della presidenza del Consiglio. Il vertice tra Mario Monti, John Elkann e Sergio Marchionne dura più del previsto e si conclude senza dichiarazioni ufficiali. Un bilancio? Com’è andato l’incontro? Perfetto, risponde Marchionne nel cortile di Palazzo Chigi mentre mostra la nuova Panda al premier. Monti sorride e alla richiesta di commento sulla riunione risponde con un semplice no. (La Repubblica, sabato 17 marzo 2012). Il presidente del Consiglio della verità, come lo chiamò la Spinelli in un memorabile peana, ha scoperto il no comment della non-bugia.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Gli insolubili indovinelli di ScuolAnticoli": qual è il Ghedini? Qual è l'Orlando?Per la serie "Gli insolubili indovinelli di ScuolAnticoli": qual è il Ghedini? Qual è l'Orlando?

Per la serie Gli insolubili indovinelli di ScuolAnticoli: qual è il Ghedini? Qual è l’Orlando?

 

(su) Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, Donatella Ferranti e Andrea Orlando: Se nel disegno di legge anti-corruzione passasse l’emendamento che cancella dal codice il reato di concussione, Berlusconi sarebbe salvo anche da questo processo. Questa sarebbe per lui una causa immediata di proscioglimento. Resterebbe il reato di prostituzione minorile, più difficile da provare, con pena inferiore e termini di prescrizione ridotti. A questo punta Ghedini, il Dottor Stranamore del Pidièlle. Il paradosso è che a dargli una mano è stato il Pd, come ha anticipato Il Sole 24 Ore il 2 marzo. In commissione i democratici (dopo averlo presentato una prima volta e poi ritirato a Palazzo Madama nel giugno 2011) hanno infatti ripresentato un emendamento che abroga la concussione e ne riassorbe la fattispecie nei reati di corruzione allargata ed estorsione aggravata. Una mossa incomprensibile. Donatella Ferranti e Andrea Orlando, come altri colleghi del Pidièlle e dell’Uddiccì, la giustificano con i ripetuti richiami degli organismi europei e sovranazionali, che da oltre due anni chiedono all’Italia di rafforzare le norme contro la corruzione e di correggere quelle sulla concussione. Ma l’argomento è debole. Gli obiettivi voluti dall’Ocse hanno un’impronta restrittiva, e non vanno nella direzione abrogativa voluta dal Pd: nella concussione italiana il concusso è considerato vittima e dunque non è punibile, e questo (secondo l’Organizzazione dei Paesi industrializzati) può rappresentare un freno all’investigazione e alla repressione dei fenomeni di corruzione internazionale. (...) C’è da chiedersi perché ci si concentri su questo, invece di riscrivere norme scellerate coma la ex Cirielli che ogni anno brucia 169.000 processi e scagiona soprattutto gli imputati per corruzione. (Massimo Giannini, La Repubblica, sabato 17 marzo 2012). Donatella Ferranti, per quel che ne sa ScuolAnticoli, non ha precedenti filoberluscisti. L’Orlando sì. Il 16 aprile 2010 Rosy Bindi lo fulminò: Su una materia tanto delicata come la giustizia ci vuole più spirito di partito e una condivisione maggiore. Penso sia un problema soprattutto di metodo. Orlando non doveva anticipare un progetto mai discusso e soprattutto non avrebbe dovuto mettere tutto nero su bianco affidando i suoi pensieri al Foglio, un giornale vicino alle posizioni di Berlusconi. Qualcuno può aver sospettato l’avvio di una trattativa con il centrodestra. Per fortuna la fermezza di Bersani dimostra che ogni ipotesi di intesa con il Pidièlle è infondata. Lui rispose in modo scortese: Stupidaggini. Però lo dico chiaro: non accetto l’idea che, se c’è Berlusconi dall’altra parte, allora la giustizia non si tocca, anzi: funziona benissimo. Sappiamo che non è così. Ma il 5 maggio 2010, dichiarò: Un partito riformista è tale se realizza delle riforme e, quando è impossibilitato dai rapporti di forza a farlo, le propone... Vogliamo inserire l’ossatura per discutere dei procedimenti disciplinari sui magistrati, dei criteri per l’obbligatorietà dell’azione penale, per la riforma della legge elettorale del Consiglio superiore della magistratura... Ma bisogna partire dalle vere urgenze, dai provvedimenti su cui facilmente si può trovare un’intesa... Vogliamo essere elastici. Con un obiettivo ideale: coinvolgere anche il centrodestra, anche se penso sia possibile solo nel mondo dei sogni. E per non farsi mancare anche di peggio, sul web c’è chi va dicendo che il 3 febbraio scorso i vertici del Pd campano, presente l’Orlando, abbiano partecipato a una sorta di bunga bunga opportunamente ribattezzato People Party.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "L'Isola dei Tesorucci di Mamma": i quindici uomini sulla cassa da morto in cui vorrebbero chiudere la Sinistra italiana. Il primo è il Fioroni.

Per la serie L’Isola dei Tesorucci di Mamma: i quindici uomini sulla cassa da morto in cui vorrebbero chiudere la Sinistra italiana. Il primo è il Fioroni.

 

Giuseppe “Beppe” Fioroni, Marco Follini e Maria Pia Garavaglia (finti sinistri): Quindici parlamentari del Pd criticano l’iniziativa di Pier Luigi Bersani di firmare il manifesto “Per un nuovo rinascimento europeo” insieme a Sigmar Gabriel, presidente dellSpd, e a François Hollande, candidato socialista all’Eliseo. Un documento, firmato tra gli altri da Giuseppe Fioroni, Marco Follini e Maria Pia Garavaglia, afferma che è un errore sostenere la corsa di Hollande invece di quella del centrista François Bayrou. “Il Pd,” aggiunge il testo, “perde la sua anima se irrigidisce ideologicamente il messaggio d’innovazione che gli compete. (La Repubblica, sabato 17 marzo 2012). Premesso che non ci stupisce né che il Fioroni non comprenda e non approvi lirrigidirsi (lui non ci riesce, si sa) né che nel Pd ci sia gente che preferisce firmare con un Fioroni, un Follini e una Garavaglia anziché con la Socialdemocrazia europea (tanto di guadagnato per la Socialdemocrazia europea: almeno lei, beata lei, è libera da simili individui ), il bello è un altro, e cioè che i poveretti si son contati da soli: sono quindici! Su quanti, fra deputati e senatori del Partito democratico? (Gli altri dodici rispondono ai nomi di Carlo Chiurazzi, Lucio D’Ubaldo, Anna Rita Fioroni, Antonio Rusconi, senatori, e di Gianluca Benamati, Enrico Farinone, Giampiero Fogliardi, Tommaso Ginoble, Gero Grassi, Luciana Pedoto, Giovanni Sanga e Rodolfo Viola, deputati. Ce li ricorderemo).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Elsa Fornero: Ma quale manutenzione? Se sono vere le cose che i giornali attribuiscono al ministero del Lavoro, quella è l’oggettiva cancellazione dell’articolo 18. La distinzione ipotizzata tra licenziamenti per motivi disciplinari ed economici non sta in piedi, perché nessun imprenditore dirà mai di allontanare un lavoratore per motivi disciplinari, dirà sempre che è un problema di costi o di organizzazione. Introdurre queste distinzioni significa soltanto vanificare il contenuto dell’articolo 18. (Sergio Cofferati, La Repubblica, venerdì 16 marzo 2012). Con tutto il rispetto per Cofferati, ScuolAnticoli l’aveva già detto il 26 febbraio.

 

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Per la serie "Vampiri attraverso i secoli": Lloyd Blankfein, amministratore delegato della Goldman Sachs.

Per la serie Vampiri attraverso i secoli: Lloyd Blankfein, amministratore delegato della Goldman Sachs.

 

(su) la tirannia finanziaria globale Goldman Sachs, dove hanno fatto carriera il Monti e il Draghi: Oggi, se porti abbastanza denaro, vieni promosso a posizioni di rilievo (a meno di non essere un assassino). Quali sono tre modi per affermarsi rapidamente come leader nella Goldman Sachs? Persuadere i propri clienti a investire in titoli o in altri prodotti di cui l’azienda sta cercando di disfarsi perché considerati potenzialmente incapaci di generare grandi profitti; “dare la caccia agli elefanti”; trovarsi a vendere qualsiasi titolo illiquido od opaco con un acronimo di tre lettere. Ovvero: trarre il massimo guadagno dai clienti. Mi dà il voltastomaco il cinismo con cui le persone, nella Goldman Sachs, parlano di raggirare i clienti. Negli ultimi dodici mesi mi è capitato di vedere cinque diversi amministratori delegati che nelle mail interne definivano i propri clienti “pupazzi”. Non hanno alcuna umiltà. (...) Non ci vuole un genio per capire che di qui a dieci anni quello stesso analista che oggi siede in silenzio in un angolo della stanza e sente parlare di “pupazzi”, di “cavare gli occhi” e di “farsi pagare” non si trasformerà in quello che definiremmo un cittadino modello. (Greg Smith, banchiere, La Repubblica, giovedì 15 marzo 2012). E nemmeno un governante modello, se è per questo. O un governatore.

 

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Per la serie "Profumi": Profumo?

Per la serie Profumi: Profumo?.

 

(su) Francesco Profumo (facente funzioni della Gelmini al ministero della Pubblica Istruzione): Anche sul piano degli investimenti nella scuola e nell’università è fondamentale imprimere una svolta decisa rispetto alla miopia della classe politica e alle scelte suicide del governo precedente, che hanno sistematicamente disinvestito nel capitale umano. Purtroppo sin qui di questa svolta non c’è traccia. Il governo precedente ha ridotto l’obbligo da 16 a 15 anni. La prima cosa che ci si sarebbe aspettata da un governo che, a partire dal discorso programmatico di Monti in Senato, ha posto al centro della sua azione il problema giovanile e l’innalzamento del livello di istruzione della forza lavoro, è la riconsiderazione di questa scelta dissennata, che va in senso diametralmente opposto a quanto avviene nel resto del mondo. (...) Come minimo, avremmo perciò pensato di vedere nei primi cento giorni del nuovo esecutivo il ripristino dell’obbligo scolastico a 16 anni. Come massimo, avremmo voluto sentir proporre il suo graduale innalzamento a 18 anni. (...) Non c’è traccia di questa lungimiranza neanche quando il governo parla di infrastrutture. Dimentica sistematicamente che la prima infrastruttura da modernizzare è l’edilizia scolastica. Da anni ci è stata promessa l’anagrafe degli edifici in cui i nostri figli vanno a scuola. Secondo i dati sin qui disponibili, due edifici su tre hanno più di trent’anni. Di questi, solo il 22% è stato ristrutturato. Mille scuole sono state costruite prima dell’Ottocento e più di tremila fra il 1800 e il 1920. Di quasi settemila edifici non si sa neanche la data di costruzione. (...) Il ministro Profumo conosce a fondo l’università. Potrebbe davvero imprimerle una svolta. Invece sin qui si è limitato ad assecondare la paralisi impostaci dal suo predecessore. (Tito Boeri su La Repubblica di giovedì 15 marzo 2012). Normalmente una critica del Boeri varrebbe per ScuolAnticoli come un elogio sperticato. Ma la contraddizione non è insanabile: diremo, per cavarcela, che evidentemente il Profumo è a tal punto deludente, che perfino un Boeri se ne accorge.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Scherzi da frate": spruzzare Profumo dove è passata la Gelmini.

Per la serie Scherzi da frate: spruzzar Profumo dove è passata la Gelmini.

 

(su) Francesco Profumo (facente funzioni della Gelmini al ministero della Pubblica Istruzione): Da aerio a manovrazione: l’Italiano sfregiato nei temi della maturità. E uno su tre sbaglia i verbi. Allarme del ministero. (La Repubblica, giovedì 15 marzo 2012). Qualcuno avvisi il Profumo che i suoi predecessori hanno ridotto di un terzo le ore di Italiano nella secondaria inferiore, e che lui si è guardato bene dal restituirle, anzi... E già che c’è cerchi di togliergli dalla faccia quel sorrisino da Fra’ Melenso convinto che gli incendi si spengano soffiandoci sopra.

 

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Per la serie Non tutta la finta sinistra è tragica, c’è anche la ridicola: il Renzi e il suo prossimo cimitero.

 

(di e su) Matteo Renzi: In una sezione del camposanto di Trespiano (Firenze) saranno sepolti i feti, cioè i bambini mai nati. La decisione del Comune di Firenze di assegnare un’area in base alla normativa nazionale del 1990 che consente queste sepolture, sta sollevando non poche polemiche. Un provvedimento analogo è già stato adottato dalla giunta Alemanno a Roma e i radicali protestano vedendo in questa novità un attacco alla legge 194 sull’aborto. Trovo questa polemica molto ideologica e poco seria”, replica il sindaco di Firenze Renzi. Può succedere che ci siano bambini che nascono morti: non stiamo parlando delle interruzioni volontarie di gravidanza che si compiono entro il terzo mese, ma di feti che vengono alla luce già morti, o perchè hanno malformazioni o per problemi che arrivano nel corso della gravidanza. Può essere naturale per una mamma voler dare una sepoltura. Secondo il sindaco, che sia una polemica ideologica lo dimostra il fatto che dal 1990 esiste una normativa e dal 1996 a Trespiano c’è uno spazio dedicato a questi feti e c’è il seppellimento per chi lo vuole. Dal 1996 ad oggi, 1019 feti sono stati seppelliti nella città di Firenze: non capisco perchè fare polemica su una norma che è stata semplicemente recepita in un regolamento di polizia mortuaria che non veniva rinnovato dal 1969 e che quindi non prevedeva questo tipo di interventi, come non prevedeva tante altre cose: nei nostri cimiteri abbiamo deciso di lasciare uno spazio per chi non crede in Cristo, per i musulmani ad esempio. Mi sembra un atto di civiltà. Su questi temi bisognerebbe avere grande rispetto verso persone che vivono questi problemi senza mettere in mezzo la politica. Per 20 anni si è continuato a fare una cosa di buon senso, non vedo perchè aprire oggi un dibattito ideologico. Fioccano intanto i no al nuovo regolamento. “È agghiacciante”, dice la senatrice del Pd Magda Negri. Dal Pdl, invece, si leva un plauso: Un passo importantissimo verso il pieno riconoscimento del valore della vita, commenta il consigliere comunale del Pdl Francesco Torselli. Un’altra senatrice del Pd, Vittoria Franco, chiede che la scelta sul cimitero dei feti sia revocata. Che errore quel cimitero dei feti e del frutto del concepimento! scrive Franco. Sindaco e assessori di Firenze, vi prego: ripensateci. Non è rispetto per le scelte delle persone e delle famiglie, ma una provocazione verso il dramma dell’ aborto e del rapporto delle singole donne con la maternità. Fate un gesto di vera responsabilità, revocate quella decisione insostenibile sotto tutti i punti di vista. Non dividete ulteriormente e inutilmente la città su una questione tanto delicata, che attiene ai sentimenti e alla sofferenza. Se passasse in Consiglio una impostazione del genere”, afferma Valdo Spini, capogruppo di Spini per Firenze, assisteremmo così alla costituzione di una sorta di cimitero degli aborti, qualcosa che alla mia sensibilità personale appare veramente tutto fuori che misericordioso. Incomprensibile”, aggiunge la senatrice Negri, il riferimento a un’eventuale opzione di libertà da parte delle famiglie. Stupisce che una provvedimento più volte ipotizzato da amministrazioni comunali di ben altro segno politico e culturale possa attuarsi in una realtà come Firenze. (La Repubblica-sito, giovedì 15 marzo 2012).
 

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Profonde differenze di stile": Susanna Camusso ed Elsa Fornero.Per la serie "Profonde differenze di stile": Susanna Camusso ed Elsa Fornero.

Per la serie Profonde differenze di stile: Susanna Camusso ed Elsa Fornero.

 

Elsa Fornero: Molto in fretta... Smantellare le protezioni costituite fino alla difesa dei privilegi... Maggiore facilità in entrata e in uscita... È chiaro che se c’è un accordo io mi impegno a trovare risorse più adeguate e a fare in modo che il meccanismo degli ammortizzatori funzioni bene. Ma se uno comincia con il dire no, perché dovremmo mettere lì una paccata di miliardi e poi dire: voi diteci di sì? No, non si fa così. Mi sono impegnata a non togliere le risorse dall’assistenza. Avrei voluto sentire una piccola parola di apprezzamento. Neanche mezza. (La Repubblica, mercoledì 14 marzo 2012). Col dovuto rispetto per il grande Staino (da L’Unità di oggi) ci piace far notare che ScuolAnticoli ridicolizza le bubbole sulla sobrietà e leleganza dei professori del governo tecnico già dal 12 dicembre scorso, quando (per la serie Profonde differenze di stile) mise questa foto della Fornero dinanzi a un bel ritratto della signora Camusso. La volgarità, del resto, è da sempre uno dei più affidabili indicatori di pericolosità, e la volgarità piagnucolosa e vittimista lo è anche di più. Come sa, per esempio, chi ha letto Dickens e ha meditato sulla figura di Uriah Heep.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Ma contento di che cosa?": Manlio Contento.

Per la serie Ma contento di che cosa?: Manlio Contento.

 

Manlio Contento (pidiellìno): Il deputato Manlio Contento chiede al ministro della Giustizia, Paola Severino, l’azione disciplinare contro il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, che ha criticato la decisione su Dell’Utri. (La Repubblica, mercoledì 14 marzo 2012). E chi è Manlio Contento? Facile: quello che il 27 aprile 2010, col piddìno Lanfranco Tenaglia ― uno che, come minimo, non è affatto scrupoloso nella scelta dei cofirmatari ― presentò una proposta di legge per istituire un’assemblea costituente per riformare la seconda parte della Costituzione, e scusate se è poco; quello che nellagosto del 2011, in un’interrogazione parlamentare alla Gelmini, le domandò “quali iniziative si intendessero adottare a livello disciplinare” contro un docente che (fuori servizio, si badi bene) si era permesso di criticare il Brunetta; quello che il 29 settembre 2011, compleanno del Berlusconi, dichiarò: Quand’è che i pubblici ministeri pagheranno per i loro errori?; e quello che nellottobre del 2011 presentò alla Camera un lodo per il quale sulle telefonate registrate sarà bavaglio, perfino nel contenuto, da quando il pm le inserisce in un suo atto a quando fissa l’udienza filtro che distingue le fondamentali dalle irrilevanti. E ci sarà il carcere da sei mesi a tre anni per chi pubblica conversazioni da distruggere, per quelle di terzi, e pure per quelle irrilevanti. Un paladino della Libertà, non c’è che dire.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Germania e Italia, corsi e ricorsi storici": sempre agli ordini, oggi come ieri.Per la serie "Germania e Italia, corsi e ricorsi storici": sempre agli ordini, oggi come ieri.

Per la serie Germania e Italia, corsi e ricorsi storici: sempre agli ordini, oggi come ieri.

(Solo che nella foto a destra, a differenza che nellaltra, manca il Napolitano).

 

(su) Angela Merkel e Mario Monti: Merkel sbarca a Roma. Lunga agenda per il vertice con Monti. (L’Unità, martedì 13 marzo 2012).

 

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Per la serie "Metodi montiani per mantenere la maggioranza": la Minaccia di Morte.

Per la serie Metodi montiani per mantenere la maggioranza: la Minaccia di Morte.

 

Mario Monti ad Alfano, Bersani e Casini: Se viene meno la coesione politica tra di voi, è probabile che crolli anche la fiducia dei nostri interlocutori all’estero. Con le conseguenze che tutti possiamo immaginare. (La Repubblica, martedì 13 marzo 2012). Chiamasi ricatto. Una maggioranza politica tenuta insieme con le minacce e i ricatti è ancora una maggioranza democratica? Poiché la conseguenza è la medesima, la perdita della libertà, c’è differenza tra minacciare il fallimento del Paese e minacciare i carri armati nelle strade?

 

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Per la serie "Il Giudizio della Storia": Bruto e Cassio assassini di Cesare? Solo testimonianze, nessun riscontro oggettivo. Ma nessuno ne dubita.

Per la serie Il Giudizio della Storia: Bruto e Cassio assassini di Cesare? Solo testimonianze, nessun riscontro oggettivo. Ma nessuno ne dubita.

 

(su) Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri: Uno dei misteri di quella stagione è anche il motivo per cui, all’inizio del ’94, le stragi si fermarono. I giudici si sono chiesti se ciò sia avvenuto in relazione alla vittoria di Forza Italia. Ma, riguardo ai “nuovi referenti” indicati da Spatuzza e da altri collaboratori, e cioè Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, la corte sottolinea che al momento le “gravi affermazioni” dei pentiti non hanno ricevuto una verifica giudiziaria “neanche interlocutoria”. E ancor più nettamente rileva che, stando alle risultanze del processo fiorentino, “non ha trovato consistenza l’ipotesi secondo cui la nuova entità politica che stava per nascere si sarebbe addirittura posta come mandante o ispiratrice delle stragi”. Il che non esclude, aggiungono i giudici, “che una svolta nella direzione politica del Paese fosse stata vista dalla mafia come una chance per affrancarsi dalla precedente classe dirigente in declino”. (“Fu lo Stato ad avviare la trattativa con la mafia: per la prima volta un tribunale sancisce l’esistenza del patto.”, titolo de La Repubblica di martedì 13 marzo 2012). Niente prove, dunque, che il Berlusconi e il Dell’Utri siano implicati nelle stragi mafiose dei primi anni ’90. Solo testimonianze, senza riscontri. Come per Bruto e Cassio, accusati di essere gli assassini di Giulio Cesare.

 

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Per la serie "Nelle mani giuste? La risposta è negli occhi": il 2010-2011 della Volkswagen e il 2009-2010 della Fiat. E il 2010-2011? Lo sapremo presto.Per la serie "Nelle mani giuste? La risposta è negli occhi": il 2010-2011 della Volkswagen e il 2009-2010 della Fiat. E il 2010-2011? Lo sapremo presto.Per la serie "Nelle mani giuste? La risposta è negli occhi": il 2010-2011 della Volkswagen e il 2009-2010 della Fiat. E il 2010-2011? Lo sapremo presto.

Per la serie Nelle mani giuste? La risposta è negli occhi: il 2010-2011 della Volkswagen e il 2009-2010 della Fiat. E il 2010-2011? Lo sapremo presto.

 

(su) Sergio Marchionne: La cogestione dell’azienda con il sindacato per noi è strategica, è valore costituitivo del nostro successo. Il ruolo del sindacato, anche nel Consiglio di sorveglianza, il dialogo continuo tra i nostri capi del personale e i leader del sindacato sono elementi decisivi della nostra forza. Ma non dimentichiamoci un’altra realtà. Nel successo della Volkswagen, dei suoi modelli e dei suoi marchi c’è anche un po’ d’Italia. Il vostro design, la storia dei vostri lavoratori che vennero qui e divennero nostri concittadini. Stile italiano e precisione tedesca insieme sono imbattibili. (Martin Winterkorn, amministratore delegato della Volkswagen, su La Repubblica di martedì 13 marzo 2012). Un uomo di sinistra? No. “Soltanto” un uomo intelligente.

 

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Enrico scilipoti Letta, Paolo Gentiloni e Francesco Boccia (finti sinistri): Se Monti non convoca più vertici tra i leader della maggioranza, inizia parabola discendente e rimane anche il Porcellum. Un incubo (Enrico). Monti stia attento: rischia di far scoppiare una guerra di veti (Paolo). Cambierà qualcosa a settembre, quando nessuno potrà più ricattare il governo con la minaccia di una crisi. Questo è il momento di lavoro e fisco. Ostacolare il governo adesso sarebbe un errore. Avrebbe riflessi anche sulla legge elettorale. Sono tanti a voler mantenere il Porcellum (Francesco). (La Repubblica, martedì 13 marzo 2012). Se è vero, com’è vero, che tutto ciò che piace a questi individui è dannoso per il Paese e tutto ciò che non gli piace è invece vantaggioso, può darsi che perfino il Porcellum, nel 2013, potrebbe essere d’aiuto. Se non altro, per liberare il Parlamento dalla loro presenza.

 

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Per la serie "Esperti di gravi e sistematiche violazioni del diritto": Valerio Onida.

Per la serie Esperti di gravi e sistematiche violazioni del diritto: Valerio Onida.

 

Valerio Onida: Il Garante per le comunicazioni può oscurare i siti responsabili di “violazioni sistematiche del diritto d’autore”. E può mettere nel mirino le società stesse che forniscono connessioni a Internet. Queste società dovranno impedire ai clienti la visione dei siti fuorilegge anche quando situati all’estero. A queste conclusioni arriva il parere del “professore e avvocato” Valerio Onida, come lui stesso firma all’ultima riga del testo. A chiedere il parere di Onida, ex presidente della Corte costituzionale, è il Garante per le comunicazioni (Ag-Com), che ora punta a norme stringenti sulla Rete e il diritto d’autore. (...) Sul suo blog, il commissario Nicola D’Angelo, uno degli otto componenti del Garante, continua a opporsi alle misure in arrivo: “Forme di controllo della Rete,” scrive, “ne possono mettere a rischio la libertà. E la materia poi non può essere disciplinata da un semplice regolamento amministrativo,” come quello che il Garante prepara. Obiezione superabile, sembra rispondergli Onida nel parere, che recita: la legge non è necessaria “nei confronti di mezzi di diffusione” come Internet “per i quali la Costituzione non contiene una disciplina”. (La Repubblica, martedì 13 marzo 2012). E questo signore sarebbe un costituzionalista? Allora è una vera fortuna che quando fu scritta la Costituzione era già stata inventata la stampa tipografica, o avrebbe sostenuto che la Libertà di espressione vale soltanto per le comunicazioni a voce o a penna.

 

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Per la serie "E questo è soltanto l'inizio": l'equità naziliberista del governo tecnico.

Per la serie E questo è soltanto l’inizio: l’equità naziliberista del governo tecnico.

 

(su) Mario Monti, Elsa Fornero, Maurizio Sacconi e Francesco Boccia uniti nell’inciucio contro i Diritti: Il 25 marzo l’esecutivo vuole presentare il suo disegno di legge. Per il 26 il Pidièlle ha fissato una conferenza nazionale sul lavoro, sicuro che Monti concluderà l’opera che Sacconi e Berlusconi non sono riusciti a realizzare. Dovrebbe essere, nelle intenzioni del centrodestra, una festa, l’epifania del loro programma. Maurizio Sacconi, ex ministro del Welfare, vuole tenere un profilo di cautela: “Sta al governo fare proposte concrete. Le farà seguendo lagenda europea”. La flessibilità in uscita quindi dovrebbe esserci, secondo le indicazioni della Bce. Così larticolo 18 torna al centro della scena. Se il governo lo cambierà in maniera sostanziale, sarà il riconoscimento a una lunghissima battaglia del Pidièlle. “Condotta non per motivi ideologici,” giura Sacconi, “ma perché tutti gli interlocutori ci chiedevano di fare qualcosa. E gli stessi interlocutori lo chiedono oggi a Monti e Fornero”. In questo caso la scommessa del Pidièlle è che Susanna Camusso si tirerà indietro. Pena una corposa scissione a sinistra, quella della Fiom. Ma non è l’opinione del Pd. Le parole di Fassina raccontano di un accordo possibile sul quale il partito lavora giorno e notte. Ancora più ottimista Francesco Boccia: “Leggo alcune novità nell’atteggiamento della Camusso. Tra le righe, certo, com’è costume del sindacato. Ma quando la segreteria della Cgil sostiene la Tav e si schiera contro i manifestanti con grande determinazione sta mandando un messaggio al suo mondo. (La Repubblica, lunedì 12 marzo 2012).

 

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(sui) cosiddetti tecnici (in realtà apprendisti stregoni) Monti, Fornero, Passera e soci: Il tribunale di Arezzo ha bloccato i conti bancari delle rappresentanze diplomatiche brasiliane in Italia per tutelare un’azienda toscana, la Italplan di Terranuova Bracciolini (Arezzo) che rivendica dal Brasile il mancato pagamento del progetto per la futura linea di Alta velocità tra San Paolo e Rio de Janeiro. (La Repubblica, lunedì 12 marzo 2012). Per la serie State in campana, ragazzi!, ecco un nuovo avvertimento ai naziliberisti antiStato che meditano di scippare agli imprenditori italiani metà dei 50 - 70 miliardi di euro che devono loro.

 

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(su) Francesco Profumo (facente funzione della Gelmini al ministero della Pubblica Istruzione): L'Unità di lunedì 12 marzo 2012.

(su) Francesco Profumo (facente funzione della Gelmini al ministero della Pubblica Istruzione): L’Unità di lunedì 12 marzo 2012.

 

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Per la serie "Lo Scalfari perde il pelo ma non il vizio"...: ieri olio di ricino e manganello, oggi spread e default.Per la serie "Lo Scalfari perde il pelo ma non il vizio"...: ieri olio di ricino e manganello, oggi spread e default.

Per la serie Lo Scalfari perde il pelo ma non il vizio...: ieri olio di ricino e manganello, oggi spread e default.

 

Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana): Lo spread è quasi dimezzato rispetto a tre mesi fa, ma c’è anche chi scrive (Guido Gentili sul 24Ore di venerdì scorso) che uno spread a livelli pericolosi dava al governo Monti l’energia dell’emergenza e imponeva ai partiti di appoggiarlo senza riserve, mentre il recupero di una quasi normalità finanziaria allenta i vincoli della strana maggioranza esistente rendendo più fragile la tenuta del governo. Questa riflessione è paradossale, ma come tutti i paradossi contiene una parte di verità. Alcune fastidiose gaffe di ministri e di sottosegretari e alcuni drammatici episodi in Nigeria e in India hanno nei giorni scorsi dato la stura a critiche e ad uno scollamento evidente nel rapporto tra i partiti e il governo. La recessione in corso ha accentuato il malessere di molte categorie. Il movimento No-Tav è diventato una sorta di distintivo unificante per tutti gli scontenti d’Italia e la Fiom una sorta di sindacato-partito all’insegna del solito articolo 18. Infine il dopo Monti e l’avvicinarsi delle elezioni amministrative del 6 maggio hanno risvegliato i partiti dal letargo. Cresce l’insofferenza verso la “dittatura” dei tecnici, ai quali si guarda come a una necessaria sospensione della democrazia parlamentare che dovrà comunque cessare nella primavera del 2013. Accenti di questo tipo sono anche contenuti nel “manifesto” dell’associazione Libertà e Giustizia che sarà illustrato domani a Milano da Gustavo Zagrebelsky. (La Repubblica, domenica 11 marzo 2012). Traduzione: troppi oppositori spuntano di qua e di là, cresce l’insofferenza dei sudd... ehm... dei cittadini, la costruzione del partito unico del naziliberismo tricolore rischia di incepparsi... Gli Italiani hanno bisogno di un’altra lezioncina a base di olio di ric... ehm... di shock da spread in risalita e default incombente.

 

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(su) la Grecia schiava del naziliberismo globale, dei suoi sgherri europei Draghi, Merkel, Sarkozy, van Rompuy, Barroso, Monti, Fornero, ecc., e delle loro cure assassine: Un’altra bancarotta greca è prevista per il 2013, nelle scommesse degli investitori. Non è solo questione di finanza: l’intera eurozona sprofonda nella recessione, la Spagna vede materializzarsi lo spettro di una spirale greca, coi debiti che crescono perché il Pil va sempre più giù. Si apre un dissenso tra il Fondo monetario internazionale e la Germania, a cui il New York Times dedica la prima pagina mettendo in scena le due donne avversarie, Christine Lagarde e Angela Merkel. Dietro il Fmi c’è l’America di Obama, in forte ripresa, con oltre 700.000 posti creati in più dall’inizio dell’anno. (...) Il default greco segna l’uscita di scena dei banchieri: al loro posto nella veste di creditori di Atene subentrano gli altri Stati europei e le istituzioni sovranazionali che sono emanazione degli Stati (Fmi, fondo europeo salva-Stati). Risultato: il prossimo default greco lo pagherà il contribuente europeo, tedesco in primis. Che forse si rivelerà (per governo interposto) un negoziatore più intransigente della comunità bancaria. Quest’ultima non ha dubbi: la Grecia tornerà in bancarotta. (...) Il Portogallo è il prossimo sulla lista. Anche se il suo default non è affatto una certezza, spaventa il tasso d’interesse che Lisbona deve pagare su certi bond, attorno al 13,5% e quindi insostenibile. Il Pil portoghese continua a franare. Per rilanciare la crescita, e quindi poter ripagare i debiti, il Portogallo ha bisogno di esportare. Ma il suo principale mercato di sbocco, la Spagna, è a sua volta in recessione e quindi compre meno di prima. Il caso spagnolo lo coglie nella sua drammaticità il premier Mariano Rajoy: conservatore come la Merkel, non esita a sfidare la cancelliera tedesca per la austerity impossibile” che viene richiesta alla Spagna. Ecco i numeri dell’esercizio assurdo: l’anno scorso Madrid doveva chiudere il bilancio con il 6% di deficit sul Pil, invece il disavanzo è balzato all’8,5%. Perché? Per la stessa trappola in cui sono cadute Atene e Lisbona: con il pavimento del Pil che sprofonda sempre più in basso, gli obiettivi di deficit e debito diventano bersagli mobili che si allontanano a vista d’occhio. Se Rajoy dovesse applicare la cura che gli viene imposta dalla Germania, i consumi spagnoli perderebbero altri quattro punti solo quest’anno, in un Paese dove la disoccupazione giovanile è al 50%. (...) Obama, invece, seguendo la strategia opposta a quella della Merkel, respingendo l’austerity, raccoglie successi innegabili: 24 mesi consecutivi di crescita dell’occupazione negli Stati Uniti, e un’accelerazione negli ultimi tre mesi in cui il saldo netto tra nuove assunzioni e licenziamenti supera regolarmente le 200.000 unità mensili. Obama e l’Fmi hanno le prove che l’austerity della Merkel non danneggia solo la periferia dell’Eurozona, ma fa male alla Germania stessa. Negli ordinativi ricevuti dalle imprese industriali dall’inizio dell’anno, l’America ha una crescita seconda solo a quella dell’India. L’industria tedesca, che aveva continuato a beneficiare di una crescita degli ordini fino a tutto il 2010, dalla metà dell’anno scorso non fa che retrocedere. (Federico Rampini, La Repubblica, domenica 11 marzo 2012).

 

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Per la serie "Mendicanti aggressivi": per i creditori dello Stato italiano il "default" si chiama Monti.

Per la serie Mendicanti aggressivi: per i creditori dello Stato italiano il default si chiama Monti.

 

Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana) sulla Grecia intendendo l’Italia: Ieri il circuito mediatico ha dato largo spazio a un comunicato dell’istituto che rappresenta i possessori dei certificati di assicurazione contro il default di un debito sovrano. L’interpretazione di quel comunicato, fatta propria anche dalle agenzie di rating Moody’s e Fitch, è stata che lo Stato greco è fallito nonostante le dichiarazioni positive del governo di Atene e dell’Unione europea... Se ridurre del 53% il valore del debito equivale a fallimento, allora lo Stato greco è certamente fallito. Ma poiché quello Stato continua a emettere titoli, a collocarli nelle banche e nel pubblico, a pagare stipendi e fornitori, insomma a esistere all’interno dell’Eurozona, evidentemente non c’è fallimento ma c’è un concordato con i creditori. (La Repubblica, domenica 11 marzo 2012). Lo Scalfari in realtà parla al Monti e si riferisce alla sua ventilata intenzione di non pagare che la metà dei 50 - 70 miliardi di euro che lo Stato (strangolato dall’antiStato al potere da vent’anni) deve alle imprese. Per la serie Monti avvisato, mezzo salvato: l’insolvenza dell’Italia contro i suoi fornitori (come lo Scalfari, sempre gentile, fingendo di riferirsi a quelli greci chiama gli imprenditori italiani sull’orlo della rovina per colpa dei naziliberisti nostrani sostenuti dal suo quotidiano) è anch’essa default, fallimento, (che differenza c’è tra il non pagare gli interessi sul debito e non pagare i debiti?, caso mai è peggio la seconda cosa!), e da un momento all’altro potrebbe essere definita tale anche pubblicamente.

 

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Per la serie "Ci sono giudici e giudici...": i giudici Borsellino e Falcone (a sinistra) e il giudice Iacoviello (a destra). Per la serie "Ci sono giudici e giudici...": i giudici Borsellino e Falcone (a sinistra) e il giudice Iacoviello (a destra).

Per la serie Ci sono giudici e giudici...: i giudici Borsellino e Falcone (a sinistra) e il giudice Iacoviello (a destra).

 

(su) Francesco Mauro Iacoviello e Marcello Dell’Utri: Le affermazioni del sostituto procuratore generale della Cassazione sono gravi e irresponsabili. Così nella lotta alla mafia si riportano le lancette indietro di trent’anni e, ponendosi per altro in contrasto con la giurisprudenza delle Sezioni unite, si delegittimano in partenza centinaia di indagini e di processi e perfino molte condanne definitive (Nino di Matteo, sostituto procuratore titolare dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia). È veramente triste dover registrare, nel ventesimo anniversario delle stragi, l’ennesimo tentativo di demolizione del metodo stesso di Falcone e Borsellino sul concorso esterno. Quanto al processo Dell’Utri, la pronuncia della Cassazione non equivale in alcun modo a una dichiarazione di assoluzione di Dell’Utri. Se così fosse stato, non avrebbero disposto l’annullamento con rinvio disponendo un nuovo processo. Leggeremo le motivazioni (Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo). (La Repubblica, domenica 11 marzo 2012). Ci sono giudici che rischiano la vita per tutti noi. E giudici che di quei giudici rischiano la vita nell’esclusivo interesse di sé stessi.

 

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Maurizio Gasparri: Dopo la sentenza della Cassazione su Dell’Utri rilanceremo la nostra offensiva di verità sulle vicende riguardanti la mafia. Da Palermo alcuni settori della magistratura hanno cercato di condizionare la scrittura della storia italiana introducendo elementi non veri. (L’Unità, domenica 11 marzo 2012). Lui invece, come si evince assai bene già da queste tre righe scarse, ama introdurre elementi non veri non solo nella storia, ma anche nella lingua italiana.

 

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Per la serie "Le grandi Scalate Bancarie": la resistibile ascesa del Chiamparino Sergio.Per la serie "Le grandi Scalate Bancarie": la resistibile ascesa del Chiamparino Sergio.

Per la serie Le grandi Scalate Bancarie: la resistibile ascesa del Chiamparino Sergio.

 

(su) Sergio Chiamparino (sul quale vedi anche qui, qui e qui): “Per ora sono soltanto stato designato dalla Città per far parte del consiglio generale della Compagnia di San Paolo. Ringrazio Fassino della fiducia ma questa indicazione non prelude nulla”. Sergio Chiamparino si schermisce, ma la scelta del presidente della fondazione, primo azionista di Intesa San Paolo, è in pratica già stata fatta proprio con la comunicazione di Chiamparino e di suor Giuliana Galli (sulla quale vedi anche qui e qui, n.d.r.) quali rappresentanti della Città. E Chiamparino nelle ultime settimane ha vinto la concorrenza, compresa quella di un altro ex primo cittadino del capoluogo piemontese, Valentino Castellani. Per poter succedere ad Angelo Benessia alla guida della Compagnia, Chiamparino deve dimostrare (così vuole la Carta delle Fondazioni) di non svolgere più attività politica. (L’Unità, domenica 11 marzo 2012). Il Berlusconi aveva i suoi Bondi, il naziliberismo finanziario globale e nostrano avrà i suoi Chiamparino: ex sinistri e finti sinistri, si sa, sono i servi più richiesti. E non c’è alcun pericolo che poi scaraventino in piscina i padroni, come Alberto Sordi Claudio Gora in Una vita difficile: di certi individui, una cosa sono le fantasiose immagini poetiche, un’altra la ripugnante realtà.

 

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Per la serie "Finti sinistri che si servono del governo Monti, e perfino della cancellazione del Porcellum, per distruggere la Sinistra italiana": il Boccia.

Per la serie Finti sinistri che si servono del governo Monti, e perfino della cancellazione del Porcellum, per distruggere la Sinistra italiana: il Boccia.

 

Francesco Boccia (lettiano, che è come dire finto sinistro, che ancora non si decide a lasciare il Partito democratico, e sul quale vedi anche qui, qui e qui): Il vero spartiacque è la cancellazione del Porcellum. Se non riesce, l’esperienza del governo Monti finirà per essere ininfluente sulla politica. Con la legge porcata le lancette del sistema italiano, nel 2013, torneranno indietro al novembre del 2011, quando Berlusconi si è dimesso. (La Repubblica, domenica 11 marzo 2012). Voce dal sen fuggita...

 

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(su) Luigi Lusi e il bancomat Margherita: Staino su L'Unità di domenica 11 marzo 2012.

(su) Luigi Lusi e il bancomat Margherita (sul quale vedi anche qui, qui, qui e qui): Staino su L’Unità di domenica 11 marzo 2012.

 

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(su) Pier Luigi Bersani e Stefano Fassina: Monti sa di avere ormai al suo fianco tutti gli altri sindacati, ma non la Cgil. Sa di poter contare sul sostegno della Confindustria di Emma Marcegaglia. Sa, infine, che lungo quella traiettoria non si sfilerà, in Parlamento, il Partito democratico. Non solo perché ne ha parlato più volte direttamente con il segretario Pier Luigi Bersani, ma anche perché l’ala laburista del partito, sull’articolo 18, ha accettato di “sporcarsi le mani”. L’ha scritto su l’Unità un mese fa il responsabile economico Stefano Fassina. Un articolo importante, memorizzato da Monti, criticato dalla Cgil, firmato insieme al cislino Emilio Gabaglio, già segretario della Confederazione dei sindacati europei. In quell’articolo c’è nella sostanza il compromesso di Monti, che è qualcosa di simile alla via suggerita dalla Cisl di Raffaele Bonanni e non ostacolata dalla Confindustria, e che viene incontro anche all’unica apertura arrivata finora dalla Camusso: ridurre drasticamente i tempi delle vertenze giudiziarie per i licenziamenti, limitando i costi per le imprese e dando certezza a entrambe le parti in causa. Ma il perno dello schema resta un altro: estendere ai licenziamenti individuali per ragioni economiche il meccanismo dell’indennizzo al posto dell’attuale reintegro previsto appunto dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. (Roberto Mania, La Repubblica, domenica 11 marzo 2012). Sarà vero? O è una delle solite insinuazioni de La Repubblica (quotidiano fondato dal massimo comun divisore della Sinistra italiana Eugenio Scalfari) per confondere le nostre menti? Lo sapremo presto. Quel ch’è certo è che su questa storia il Partito democratico si gioca sé stesso una volta per tutte.

 

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Per la serie "Coppie di fatto? No, scoppiati e fatti": Angelino Alfano.

Per la serie Coppie di fatto? No, scoppiati e fatti: Angelino Alfano.

 

Angelino senza-quid Alfano: Se il Pd andrà al governo farà come la sinistra spagnola: nozze gay e coppie di fatto. (...) Al presidente dell’Abi dirò che il Pidièlle è al fianco delle banche se saranno al fianco del popolo. Ma saremo contro di loro se gli istituti saranno contro il popolo. (La Repubblica, domenica 11 marzo 2012). Se invece andrà al governo il Pidièlle, avremo la legalizzazione dello stupro delle minorenni e dello sfruttamento della prostituzione minorile da parte dei dirigenti dei partiti di destra?

 

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Per la serie "Oggi l'Italia, domani il Mondo": Giorgio Napolitano in una scena de "The Great President", di Charlie Chaplin (2011-2012).

Per la serie Oggi l’Italia, domani il Mondo: Giorgio Napolitano in una scena de The Great President, di Charlie Chaplin.

 

Giorgio Napolitano: Giorgio Napolitano ieri non ha nascosto la propria irritazione per il blitz anglo-nigeriano in cui hanno perso la vita l’italiano Franco Lamolinara e il collega britannico Chris McManus. Il Capo (l’iniziale maiuscola è de La Repubblica, n.d.r.) dello Stato ha chiesto al premier inglese Cameron “un chiarimento politico-diplomatico”. (La Repubblica, sabato 10 marzo 2012). La politica interna non gli basta più: re Giorgio vuol fare anche la politica estera.

 

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Per la serie "Bisogna esser peggio del Berlusconi, per far peggio di lui": ecco che per magia i processi vanno tutti a meraviglia, al Berlusconi e ai suoi...Per la serie "Bisogna esser peggio del Berlusconi, per far peggio di lui": ecco che per magia i processi vanno tutti a meraviglia, al Berlusconi e ai suoi...

Per la serie Bisogna esser peggio del Berlusconi, per far peggio di lui: ecco che per magia i processi vanno tutti a meraviglia, al Berlusconi e ai suoi...

 

(su) Marcello Dell’Utri: Alle otto della sera la Corte di Cassazione mette una pietra tombale sul processo per mafia a Marcello Dell’Utri, inesorabilmente destinato alla prescrizione, ma soprattutto sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa, un reato “al quale ormai non crede più nessuno”, dice il procuratore generale Francesco Mauro Iacoviello sollecitando dai giudici della quinta sezione, presieduta da Aldo Grassi, l’annullamento della sentenza con la quale, nel giugno del 2010, i giudici della Corte d’appello di Palermo hanno condannato a sette anni il senatore del Pidièlle. (...) I rapporti e le frequentazioni con esponenti di Cosa nostra non bastano, come ha stabilito la sentenza della Suprema Corte nel processo a Calogero Mannino diventata ormai una colonna del diritto in tema di mafia, e per i giudici della Cassazione non c’è prova di quanto Marcello Dell’Utri avrebbe concretamente fatto per aiutare l’organizzazione mafiosa. Il senatore tira un respiro di sollievo e ai suoi legali dice: “Non cercherò la prescrizione. Affronterò il nuovo processo ancor più convinto della mia innocenza”. Ma la prescrizione, a questo punto, sembra inevitabile. (...) C’era aria molto tesa ieri mattina in piazza Cavour per le polemiche che avevano preceduto l’udienza dopo l’assegnazione del processo ad Aldo Grassi, noto alle cronache per il suo strettissimo rapporto con Corrado Carnevale, il giudice “ammazzasentenze” del quale condivideva idee e impostazione giuridica. Era lui, silente, al telefono quando Corrado Carnevale inveiva contro Giovanni Falcone, e fu lui a essere proposto per il trasferimento d’ufficio, poi negato dal Csm, per la sua tiepidezza nei confronti dei cavalieri del lavoro di Catania, indagati per mafia, quando Grassi lavorava in quella procura. Ma ieri mattina, nel caso di Dell’Utri, a demolire la sentenza dei giudici di Palermo è stato il procuratore generale Iacoviello: “Nel caso di Dell’Utri non è stato rispettato neanche il principio del ragionevole dubbio. Non ci sono fatti, le dichiarazioni dei pentiti sono senza riscontri, l’accusa non viene descritta, il dolo non è provato, precedenti giurisprudenziali non ce ne sono e non viene mai citata la sentenza Mannino, che è un punto di riferimento imprescindibile in processi del genere. Non possiamo agganciare condanne alle parole. (La Repubblica, sabato 10 marzo 2012). Cos’ha fatto di così grave? Aveva relazioni con uomini vicini alla Cupola, ma che importa, mica c’è la prova di un suo “contributo” all’associazione criminale denominata Cosa nostra. Stare una vita al fianco di Vittorio mangano, lo “stalliere” di Arcore, trafficante di stupefacenti, uomo d’onore della famiglia di Porta Nuova, non è illecito. Invitare il sicario Gaetano Grado o il capo della decina di Santa Maria del Gesù Mimmo Teresi sù in Lombardia non è un delitto. Vincoli innocenti. Mangiate. Bevute. Flirt. (...) E “tradizione”. Quella c’è tutta, nella biografia di Marcello. Complicità non occasionali, ma lunghe venticinque anni. Da Antonio Virgilio e Salvatore Enea, detto “Robertino”, a Jimmy Fauci e Francesco Paolo Alamia. Da una generazione all’altra di mafia, dall’aristocrazia dei boss di Palermo alla follia di Totò Riina e dei suoi Corleonesi terroristi: è rimasto sempre incollato a loro, Marcello Dell’Utri. Non è reato. Però è andata così. (...) Ormai tutto viene annacquato. Un esempio: un’agenzia di ieri sera, ore 19.54. Testuale: “Vittorio Mangano, considerato vicino alla mafia...” Non si sa più quello che si dice e quello che si scrive anche sulle più autorevoli agenzie di stampa. Vittorio Mangano non era uno “considerato vicino alla mafia”: era un mafioso. Certo che così potremmo scrivere un’altra storia di Marcello Dell’Utri. Ma a noi piace raccontare quella vera. (...) Anche se non valgono niente le dichiarazioni di una ventina di pentiti di Cosa nostra. Anche se è ormai carta straccia quello che ha dichiarato nemmeno tre anni fa il killer Gaspare Spatuzza sul “paesano” Dell’Utri e il suo amico Berlusconi sulle stragi in Continente organizzate dai Graviano di Brancaccio. Tutto destinato all’archivio. Tutto inghiottito dalla scienza del diritto. Per i potenti, in Italia, funziona sempre così. Per tutti gli altri no. (Attilio Bolzoni, La Repubblica, sabato 10 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

solo sul Partito democratico dei Veltroni, dei Fioroni, dei Gentiloni? O anche su quello di... Bersani e Fassina? (da "L'Unità" di sabato 10 marzo 2012).

solo sul Partito democratico dei Veltroni, dei Fioroni, dei Gentiloni? O anche su quello di... Bersani e Fassina? (da L’Unità di sabato 10 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Mercanti di schiavi": il facente funzione della Gelmini, Francesco Profumo.

Per la serie Mercanti di schiavi: il facente funzione della Gelmini, Francesco Profumo.

 

(su) Francesco Profumo (facente funzioni della Gelmini al ministero della Pubblica Istruzione): L’ex ministro Mariastella Gelmini aveva spinto per la creazione degli Istituti tecnici superiori in sei aree industriali. Il successore Francesco Profumo prosegue sulla linea: “Il Paese deve fare un grande investimento nella formazione tecnico-professionale: siamo in ritardo, troppi gli studenti liceali”. (La Repubblica, sabato 10 marzo 2012). Altro che profumo, olezzo (anzi: puzza) di classismo lontano mille miglia: l’odio per la cultura umanistica dei cosiddetti tecnici è lo stesso dei berluscisti e di tutti i fascisti e i nazisti. L’odio di chi vuole allevare generazioni di schiavi rassegnati e silenziosi.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Auspico che non si allarghi lo spread tra i partiti della maggioranza": ecco dove non ce n'era affatto, Monti...

Per la serie Auspico che non si allarghi lo spread tra i partiti della maggioranza: ecco dove non ce n’era affatto, Monti...

 

Mario Monti: Oggi, per la prima volta dall’estate, lo spread tra i titoli italiani e i titoli tedeschi è sceso sotto i 300 punti. Auspico che restringendosi questo spread non si allarghi lo spread tra i partiti politici che sostengono la maggioranza. (La Repubblica, venerdì 9 marzo 2012). Già che c’è, perché non auspica che lo spread tra i partiti politici che sostengono la maggioranza (curioso modo di esprimersi, per un dotto professore: i partiti non sostengono la maggioranza ― quale? ― quei partiti sono la maggioranza) si riduca addirittura a zero? Così il Monti, la Fornero e il Passera avrebbero finalmente il partito unico che al loro naziliberismo piacerebbe.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Ami da pesca preferiti del naziliberismo": Tito Boeri e Marc Lazar. In qualche modo somiglianti, da bravi cloni, solo che uno dei due si tinge.Per la serie "Ami da pesca preferiti del naziliberismo": Tito Boeri e Marc Lazar. In qualche modo somiglianti, da bravi cloni, solo che uno dei due si tinge.

Per la serie Ami da pesca preferiti del naziliberismo: il Boeri e il Lazar. In qualche modo somiglianti, da bravi cloni, solo che uno dei due si tinge.

 

Tito Boeri (economista che si credeva molto ascoltato dai naziliberisti al governo, o almeno più dell’Ichino, ma che ora comincia a sospettare che invece non se lo filino de pezza): È di cambiamenti profondi, soprattutto nelle condizioni di ingresso nel mercato del lavoro, che ha bisogno il Paese. Il nostro Presidente (la maiuscola è del Boeri, n.d.r.) del Consiglio si è ripetutamente e personalmente impegnato a portare a termine entro la fine di marzo la riforma del lavoro, già scontata dai mercati. Deluderli brucerebbe d’un colpo la credibilità conquistata in questi mesi. Ancora più cocente sarebbe la delusione dei tanti giovani italiani in Italia e all’estero, dalle cui scelte di investimento di capitale umano dipendono le sorti del nostro Paese. (La Repubblica, venerdì 9 marzo 2012). Dalla pagina di fronte conforta il Boeri (nella sua “idea” naziliberista che per far star meglio i figli si debbano far star peggio i padri) il politologo e storico Marc Lazar: La crisi della rappresentanza politica è forte, l’economia è stagnante, i deficit pubblici sono elevati, il mercato del lavoro resta inflessibile, formazione, insegnamento superiore, ricerca e sviluppo (che costituiscono le premesse delle società del futuro) sono malmesse rispetto alla concorrenza internazionale, tranne qualche rara eccezione. L’aumento della disoccupazione è devastante, le ineguaglianze sociali si acuiscono ancor più, la povertà aumenta con conseguenze deleterie (esclusione, emarginazione, molteplici sofferenze). L’emarginazione urbana comporta gravi lacerazioni, le giovani generazioni e le donne sono tra le fasce più sacrificate... (...) La società intera è scossa e pervasa da molteplici paure, soprattutto in relazione alla sicurezza quotidiana, ma anche all’integrazione europea e alla globalizzazione, e quindi si interroga su quali siano i suoi fondamenti, la sua identità collettiva, la sua cultura, le ragioni del suo vivere insieme e il suo progetto per il futuro... E di chi è la colpa di questa apocalissi? Naturalmente di un modello di protezione sociale concepito in origine per i baby boomer, cioè per i nati tra la fine della Seconda guerra e i primi anni ’60! (La Repubblica, venerdì 9 marzo 2012). Farebbero ridere, queste penne a disposizione del naziliberismo, se non facessero piangere.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(Immagine tratta da Segnalazioni)

(Immagine tratta da Segnalazioni)

 

(su) Luigi Lusi e il bancomat Margherita (sul quale vedi qui, qui e qui): Lusi si fa minaccioso. Intervistato da Servizio pubblico di Michele Santoro, dice: “Tutti sapevano tutto”. Quindi chiede: “Dove sono finiti 180 dei 214 milioni di euro che ho amministrato?” E “consiglia” a Rutelli: “La cosa incredibile è che se hai raccolto 100 lire per strada e te le tieni in tasca, poi ti metti pure a dire che è giusto restituire i soldi che trovi per terra e non sono tuoi? Stai zitto, no? Invece lui parla”. (La Repubblica, venerdì 9 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Vincenzo Vita e Paolo Nerozzi (piddìni veltroniani): Fosse per loro l’articolo 18 lo cancellerebbero, almeno per i primi tre anni di lavoro. Però scenderanno in piazza con la Fiom. Parliamo di Vincenzo Vita e Paolo Nerozzi, componenti della fondazione Democratica di Walter Veltroni e firmatari di un disegno di legge sul contratto unico di ingresso molto simile a quello di un altro senatore del Pd, Pietro Ichino. Come mai? Per amor di polemica. I leader della sinistra del Pd, Stefano Fassina e Matteo Orfini, inizialmente sostenitori del corteo della Fiom in difesa dell’articolo 18, decidono di non andare in piazza con Landini. La motivazione? Il leader dei metalmeccanici ospiterà dal palco un portavoce dei No Tav, Sandro Plano, presidente della Comunità montana ed ex sindaco. Di quale partito? Del Pd, ovvio. L’annuncio dei due dirigenti provoca l’immediata reazione dei veltroniani. Sì, proprio i sostenitori del governo Monti e dell’abrogazione dell’articolo 18. Ma per amor di polemica, tra i demokrat, tutto è possibile. (Left, venerdì 9 marzo 2012). Non si sa se faccia più schifo la motivazione del Fassina e dell’Orfini per non andare alla manifestazione o quella del Vita e del Nerozzi per andarci. Nel dubbio, ci asteniamo. Dal giudizio? No, dal voto per il Partito democratico, e per il resto della vita.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Che dice Saviano? Non riesco a sentirlo!": la ministra degli Interni, Anna Maria Cancellieri.

Per la serie Che dice Saviano? Non riesco a sentirlo!: la ministra degli Interni Anna Maria Cancellieri.

 

Anna Maria Cancellieri (sull’articolo di Saviano sulla Tav e le mafie): Ho una grande stima per Saviano, che conosco e apprezzo moltissimo per il coraggio e la determinazione con cui affronta temi così delicati. Sono certa che il suo messaggio è quello di non perdere una grande occasione per garantire un impegno e fare un salto in avanti su un tema così delicato. Fare una grande opera pubblica, importante per il nostro Paese, nel pieno rispetto della legalità... I protocolli non sono affatto “pezzi di carta”. C’è un’importante attività che ha dato risultati in passato e che non va sottovalutata. Ciò non toglie che occorra essere ancora più incisivi e risolutivi... Rinunciare ai lavori per bloccare le mafie? Assolutamente no. Sarebbe drammatico lasciar perdere opere che portano sviluppo e crescita per il timore delle infiltrazioni mafiose. Dobbiamo aver fede nelle nostre capacità di contrasto e impegnarci ai massimi livelli per garantire ai cittadini che il denaro speso andrà a buon fine. Gli strumenti giuridici ci sono, li renderemo ancora più incisivi ed efficaci... Per la Tav, come abbiamo già fatto per altri lavori imponenti, funzionerà qui al ministero un tavolo a cui sederanno l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, la Procura nazionale antimafia, la Dia, il Servizio alta sorveglianza del ministero delle Infrastrutture. Verrà monitorato l’andamento dei lavori rispetto al rischio che la mafia ci metta le mani sopra. (La Repubblica, giovedì 8 marzo 2012). Traduzione: Saviano si dovrà far bastare la mia stima, ma di quel che dice e scrive non importa un fico secco né a me né al governo.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Cloni del Dottor Stranamore": il Profumo prova su di sé quel che sta facendo contro i Bambini e i Ragazzi italiani.

Per la serie Cloni del Dottor Stranamore: il Profumo prova su di sé quel che sta facendo contro i Bambini e i Ragazzi italiani.

 

(su) Francesco Profumo (facente funzioni della Gelmini al ministero della Pubblica Istruzione): Il compromesso sulla scuola, alla fine, è al ribasso. Salta il blocco degli organici voluto da Tremonti (ma non i suoi tagli: 3,2 miliardi nel 2012). Organici che potranno essere adeguati, ogni tre anni, al numero crescente degli studenti, finanziati da lotto e superenalotto e da un fondo del ministero. Ma salta anche, in modo definitivo, l’assunzione di 10.000 insegnanti precari... La trattativa sulla scuola è tesissima, mal digerita dal Pd che aveva proposto la regolarizzazione dei precari grazie all’aumento delle accise su birra e alcolici, approvata dalle commissioni competenti, ma vanificata nella notte tra lunedì e martedì dal governo in commissione Bilancio per mancanza di copertura finanziaria: secondo il sottosegretario all’Economia Polillo, il prezzo della birra sarebbe salito troppo. (La Repubblica, giovedì 8 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Fabrizio Ferrandelli": Cetto La Qualunque (immagine tratta dal blog ufficiale del Popolo Viola)

Per la serie Fabrizio Ferrandelli: Cetto La Qualunque (immagine tratta dal blog ufficiale del Popolo Viola)

 

(su) Fabrizio Ferrandelli: I carabinieri nella sede del Pd siciliano: una visita a sorpresa, ieri pomeriggio, nel corso della quale sono stati acquisiti gli elenchi dei votanti alle primarie di Palermo. In particolare quelli dello Zen, teatro di un’inchiesta della magistratura su presunti brogli che ha prodotto i primi due indagati. Gli avvisi di garanzia sono stati recapitati a Francesca Trapani, rappresentante di lista di Fabrizio Ferrandelli, e al suo compagno Maurizio Sulli: nell’automobile della Trapani e nella sede della sua associazione sono stati trovati cinquanta certificati elettorali e alcune deleghe per ritirare altre tessere al Comune. Secondo alcune testimonianze, la Trapani domenica avrebbe distribuito i certificati ai cittadini davanti al seggio, facendoseli riconsegnare dopo il voto. La donna avrebbe anche dato a molti elettori la moneta da un euro necessaria per partecipare alle primarie. (La Repubblica, giovedì 8 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Le foto di Devasto": il Veltroni e il Berlusconi nel dicembre del 2007, quando si accordarono per far cadere il governo Prodi.

Per la serie Le foto di Devasto: il Veltroni e il Berlusconi nel dicembre del 2007, quando si accordarono per far cadere il governo Prodi.

 

Silvio Berlusconi: Non andrò al vertice con Monti, Bersani e Casini. Non ci andrò perché mi pare di capire che si voglia parlare della Rai e di giustizia... Se lì mi devo incontrare per soddisfare la sete di poltrone alla Rai o per far avvicinareBersani con Vendola e Di Pietro sui temi della giustizia, sarebbe solo un teatrino della politica a cui mi sottraggo. (La Repubblica, giovedì 8 marzo 2012). I Veltroni, i Fioroni, i Gentiloni e tutti gli -oni del Pd saranno lieti di esser pappa e ciccia col Berlusconi anche sulla cosiddetta foto di Vasto...

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Non è solo al Craxi che dobbiamo il Berlusconi": il De Benedetti, ai bei tempi, col Berlusconi.

Per la serie Non è solo al Craxi che dobbiamo il Berlusconi: il De Benedetti, ai bei tempi, col Berlusconi.

 

Carlo De Benedetti: Bersani candidato premier? Ho molta stima e amicizia per lui, ma, detto questo, la gente vuole archiviare questo periodo, al di là dei meriti o demeriti delle persone: vuole voltare pagina. (Carlo De Benedetti, intervista in onda su Servizio Pubblico, la trasmissione di Michele Santoro, giovedì 8 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Titolo de "La Repubblica" di giovedì 8 marzo 2012 su Davide Boni, portatore di moccichino verde e presidente del Consiglio regionale della Lombardia.

Titolo de La Repubblica di giovedì 8 marzo 2012 su Davide Boni, portatore di moccichino verde e presidente del Consiglio regionale della Lombardia.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

La “violenza”, l“intolleranza” e le “intimidazioni” dei No Tav...

Un uomo si fa male...

Un ragazzo prende in giro...

Una ragazza suona il violino...

...nelle parole del Napolitano: L’espressione del diritto al dissenso su qualsiasi decisione politica e di governo deve escludere il ricorso a violenze, intolleranze e intimidazioni come quelle che si sono verificate in nome dell’opposizione al progetto Tav Torino-Lione. (La Repubblica, martedì 6 marzo 2012). Bene. Speriamo solo che nessuno, adesso, sia così gentile e imbecille da prodigarsi a render vere le parole del Napolitano. E nelle parole del Bagnasco Angelo di santa romana Chiesa: Se le contestazioni sono nel segno della violenza non sono mai accettabili. (La Repubblica, mercoledì 7 marzo 2012). Bene. Allora speriamo anche che nessuno sia così gentile e imbecille da prodigarsi a render vere le parole del Bagnasco.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Grazie a Monti abbiamo archiviato Berlusconi": il Gentiloni mentre archivia lo Schifani.

Per la serie Grazie a Monti abbiamo archiviato Berlusconi: il Gentiloni mentre archivia lo Schifani.

 

Paolo Gentiloni (esponente fra i più acqua-cheta della destra interna al Pd): Sintetizzo così: è cambiato tutto, tranne la nostra linea di condotta. Non possiamo continuare a ragionare con schemi maturati due anni fa di fronte a una situazione radicalmente nuova. Per questo è necessario convocare la Direzione del Pd, per rimediare al deficit di discussione collegiale che c’è stato e per analizzare finalmente la nostra linea di condotta. Non serve una resa dei conti, ma una correzione della linea politica. C’è stato un cambio di stagione che noi abbiamo lungamente atteso e in buona parte anche determinato. Oggi non possiamo e non dobbiamo vivere questa nuova fase come se fosse un periodo di penitenza. Allora il primo punto da mettere a fuoco è che questo è il nostro governo. Che ci ha rimesso al centro dell’Europa, ha archiviato Berlusconi e ha avviato alcune riforme che fanno parte da sempre dei nostri programmi. È paradossale che il Pd lasci spazio a Berlusconi per dire “questo è un mio governo”. Guai a farci “scippare” Monti come se fosse un governo Badoglio, una parentesi dopo un regime, fa male al Pd. Soprattutto, dobbiamo lasciarci alle spalle la vecchia idea che il Pd non debba avere concorrenti alla sua sinistra. (L’Unità, mercoledì 7 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(Immagine tratta dal sito Resistenza Viola)

(Immagine tratta dal sito Resistenza Viola)

 

(su) il progetto Tav Torino-Lione e chi (in mala o in buona fede) lo sostiene: Ci si divide tra chi considera la Tav in Val di Susa come un balzo in avanti per l’economia, come un ponte per l’Europa, e chi invece un’aberrazione dello spreco e una violenza sulla natura. Su un punto però ci si deve trovare uniti: bisogna avere il coraggio di comprendere che l’Italia al momento non è in grado di garantire che questo cantiere non diventi la più grande miniera per le mafie. Il governo Monti deve comprendere che nascondere il problema è pericoloso. Prima dei veleni, delle polveri, della fine del turismo, della spesa esorbitante, prima di tutte le analisi che in questi giorni vengono discusse bisognerebbe porsi un problema di sicurezza del sistema economico. Che è un problema di democrazia. Ci si può difendere dall’infiltrazione mafiosa solo fiaccando le imprese prima che entrino nel mercato, quando cioè è ancora possibile farlo. Ma ormai l’economia mafiosa è assai aggressiva e l’Italia, invece, è disarmata. Il Paese non può permettersi di tenere in vita con i fiumi di denaro della Tav le imprese illegali. Se non vuole arrendersi alle cosche, e bloccare ogni grande opera, deve dotarsi di armi nuove, efficaci e appropriate. La priorità non può che essere la messa in sicurezza dell’economia, per sottrarla all’infiltrazione e al dominio mafioso, dotandola di anticorpi che individuino e premino la liceità degli attori coinvolti e creino le condizioni per una concorrenzialità, vera, non inquinata dai fondi neri. Oggi questa messa in sicurezza non è ancora stata fatta e il Paese, per ora, non ha gli strumenti preventivi per sorvegliare l’enorme giro degli appalti e subappalti, i cantieri, la manodopera, le materie prime, i trasporti, e lo smaltimento dei rifiuti, settori tradizionali in cui le mafie lavorano (inutile negarlo o usare toni prudenti) in regime di quasi monopolio. (...) L’alta velocità in Italia è storia di accumulazione di capitali da parte dei cartelli mafiosi dell’edilizia e del cemento. Il tracciato della Lione - Torino si può sovrapporre alla mappa delle famiglie mafiose e dei loro affari nel ciclo del cemento. Esagerazioni? La Direzione nazionale Antimafia nella sua relazione annuale (2011) ha dato al Piemonte il terzo posto sul podio della penetrazione della criminalità organizzata calabrese. (...) La Tav diventa ricchezza non solo per gli appalti, ma anche perché puoi nascondere sottoterra quel che vuoi. Una buca di trenta metri di larghezza e dieci di profondità è in grado di accogliere 20.000 metri cubi di materiale. Ci si arricchisce scavando e si arricchisce riempiendo: il business è doppio. (Roberto Saviano, La Repubblica, martedì 6 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "È orribile paragonare gli Esseri umani agli animali non umani, perciò non perdoneremo mai alla destra interna del Partito democratico di averci indotti a farlo": la destra del Partito democratico.

Per la serie È orribile paragonare gli Esseri umani agli animali non umani,

perciò non perdoneremo mai alla destra interna del Partito democratico di averci indotti a farlo: la destra del Partito democratico.

 

(su) le primarie di Palermo (nelle quali il Ferrandelli della destra del Pd ha ottenuto 9.943 voti, Rita Borsellino 9.792, il renziano Faraone 7.972 e la Monastra, candidata della Sinistra dei begli addormentati, 1.741; e sulle quali vedi anche qui): Giuseppe Lumia (il senatore del Pd che ha sostenuto Ferrandelli) minaccia di chiedere le dimissioni di Bersani. I veltroniani (Tonini) invocano la convocazione della direzione. Paolo Gentiloni su Twitter denuncia: “Le ragioni sono locali, a Palermo, Milano, Napoli, Genova. Ma il problema del Pd è nazionale”. Lo stesso vicesegretario, Enrico Letta, usa l’accaduto per archiviare una volta per tutte l’ormai sbiadita foto di Vasto, l’alleanza che tiene insieme Partito democratico, Idv e Sel: “A Palermo i nostri elettori chiedono altro. Rita Borsellino ha fatto l’errore di proporsi in quello schema”. Come lui la pensano Marco Follini e i modem di Veltroni, nell’ormai consueta alleanza di chi vede il futuro del Pd lontano da Vendola e Di Pietro. In linea con il governo di Mario Monti... “L’alleanza con Idv e Sel rappresenta la vocazione minoritaria, sentenzia il veltroniano Stefano Ceccanti. E Beppe Fioroni spiega quali sono i pericoli: Il Pd deve creare un baricentro con il Terzo polo. Aperto agli altri, ma chiaramente riconoscibile. Un centro gravitazionale dove i satelliti sono gli altri e non noi. (La Repubblica, martedì 6 marzo 2012). Soprattutto è Enrico Letta a dare il via al fuoco, commentando che l’alleanza “solo con Sel e Idv è un accordo del passato” e che quindi va messa da parte “come tutto ciò che è venuto prima del governo Monti”. Letta sostiene che gli elettori hanno dimostrato di volere “un accordo al centro” e anche “rinnovamento, facce nuove”, che dopo Monti “tutto è cambiato” e che “le alleanze della politica di domani non potranno non farsi sui sì e sui no alle varie politiche di governo oggi”. Mentre i modem chiedono a Bersani di convocare la direzione per discutere come garantire nella gestione del partito “quella collegialità che in questi mesi è spesso mancata” (Achille Passoni) e per avviare “un dibattito serio e approfondito sulla proposta politica, sulla prospettiva che noi avanziamo al Paese, sulla qualità del riformismo necessario al futuro dell’Italia” (Walter Verini). (L’Unità, martedì 6 marzo 2012). Giuseppe Fioroni, non sarà il caso di riflettere sulle continue sconfitte dei candidati del Pd? In realtà a Palermo è stato sconfitto il candidato di un’intera coalizione.... Peggio ancora. E comunque Rita Borsellino era l’indicazione ufficiale del partito, sostenuta dal segretario Bersani. Se c’è una riflessione politica da fare è prima di tutto la seguente: occorre ritrovare l’orgoglio della nostra funzione di modernità e cambiamento. Bisogna essere coerenti e credibili ad ogni livello: non si può sostenere il governo Monti e allearsi con partiti, come Sel, che lo combattono. Bersani deve riflettere su ciò che è successo a Palermo e convincersi che è necessario partire ovunque da un’alleanza che definirei baricentrica con il Terzo polo. E poi, eventualmente, allargarla. Il contrario della cosiddetta foto di Vasto... Queste primarie mandano in soffitta quella foto e segnano un’inversione di tendenza: non più un candidato del Pd perdente contro quello della sinistra, ma un giovane, un cattolico espressione del rinnovamento, che vince sulla candidata indicata da tutta la coalizione. Sembra entusiasta del risultato. È il segno di una svolta. Se si sommano i voti incassati da un altro giovane come Faraone si raggiunge una solida maggioranza del Pd palermitano favorevole ad un cambiamento. Il Pd siciliano che ha appoggiato Ferrandelli, fautore dell’alleanza con Lombardo, è espressione di questo cambiamento? I 30 mila elettori di Palermo non hanno scelto il candidato di Tizio o di Caio, ma la volontà di cambiare rispetto a vecchi schemi. È un movimento di giovani che vengono da un impegno sociale e politico tra la gente. La parte del Pd che ha sostenuto Ferrandelli è comunque un’ala riformista del partito, contraria a scelte che guardano al passato, condizionate da vecchi steccati ideologici. In altre parole, è favorevole ad un’alleanza con il Terzo polo, in forte discontinuità con il passato. Il partito, a livello nazionale, appare ormai diviso sulle future alleanze. Non è venuto il momento di scegliere? Il Pd deve accorgersi una volta per tutte che siamo entrati pienamente nell’era post-Berlusconi, un tempo in cui si pone il problema di raccogliere i voti dei delusi dal Cavaliere, quelli dei moderati. Per questo occorre guardare al Terzo polo. È un grave errore per il nostro partito lasciare che siano altri ad appaltare questo lavoro rincorrendo i consensi nell’area già affollata della sinistra radicale. Un dialogo a senso unico con l’Udc e l’area di centro? Con loro, ma anche con tutti coloro che vorranno condividere il nostro programma. Eventualmente anche con Mario Monti? Prima di tutto occorre resistere alla tentazione di essere quelli che danno la patente per scendere in politica. Chi vorrà farlo ben venga. Per le elezioni del 2013 dobbiamo proporre un premier espressione di una coalizione che condivida valori e progetti e non un’alleanza dettata dall’emergenza, da furbizie o da una legge elettorale. Se allora diremo che Monti è il migliore e lui sarà disponibile perché porre ostacoli?. Dopo le primarie di Palermo c’è chi invoca il cambiamento delle regole, chi esige chiarimenti ai vertici del Pd... Non servono né cambiamenti alle regole delle primarie, né dimissioni di qualcuno: per vincere basta una linea politica autorevole. (Corriere della sera, martedì 6 marzo 2012).
 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Corsi e ricorsi storici": la Francia aggredita dalla Merkel e colpita alle spalle dal Monti.

Per la serie Corsi e ricorsi storici: la Francia aggredita dalla Merkel e colpita alle spalle dal Monti.

 

Angela Hitler Merkel, Nicolas Petain Sarkozy e Mario Mussolini Monti: “Patto tra Merkel, Monti e Cameron per frenare la corsa di Hollande”. La Germania di Angela Merkel vuole decidere chi sarà il prossimo presidente francese: vuole a ogni costo Sarkozy, non Hollande, e per questo la cancelliera ha forgiato di sua iniziativa un patto segreto europeo per boicottare con ogni mezzo lo sfidante socialista. Lo scrive l’autorevole settimanale tedesco Der Spiegel nella sua edizione on line, nel servizio breaking news. Motivo, sempre secondo Der Spiegel: Hollande chiederebbe la rinegoziazione del fiscal compact e dell’insieme delle intese raggiunte venerdì al vertice europeo di Bruxelles e metterebbe in forse “la pietra miliare della salvezza dell’euro”. È la prima volta nel dopoguerra che la Germania si ingerisce così nella sovranità della Francia, notano Der Spiegel e l’agenzia di stampa francese France Presse.No comment” dicono i portavoce del governo tedesco interpellati da Repubblica: né conferme né soprattutto smentite. Mentre una nota di Palazzo Chigi parla di “ricostruzione assolutamente fantasiosa”, ma solo per quanto riguarda l’Italia. Citiamo ancora Spiegel on line: “In colloqui riservati, la cancelliera e i leader britannico, spagnolo e italiano hanno concordato di non incontrare lo sfidante socialista François Hollande durante la campagna elettorale francese”. (La Repubblica, domenica 4 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Vi piacerebbe!...": il quotidiano La Monarchia incorona il presidente La Repubblica dinanzi agli sgherri del medesimo.

Per la serie Vi piacerebbe!...: il quotidiano La Monarchia incorona il presidente La Repubblica dinanzi agli sgherri del medesimo.

 

Eugenio Scalfari (massimo comun divisore della Sinistra italiana): Il Pd e il Centro possono allearsi per una legislatura costituente. Possono chiedere a Monti di presiedere il governo. Monti risponderà come crede, ma ove la risposta fosse positiva penso che il Parlamento riunito per eleggere il presidente della Repubblica dovrebbe votare per un nuovo settennato di Giorgio Napolitano. Lui e Monti ci stanno portando fuori dal tunnel. Se il lavoro si deve compiere, nessuno meglio di quel tandem può farlo. Napolitano, lo conosco bene, dirà risolutamente di no, ma se il nuovo Parlamento decidesse in tal senso penso che dovrebbe arrendersi alla volontà dei rappresentanti del popolo sovrano. (La Repubblica, domenica 4 marzo 2012).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "In ginocchio davanti ai forti, prepotenti con i deboli": il Monti e i Cittadini che pagano le tasse. (Con tante scuse al grande Altan!)

Per la serie In ginocchio davanti ai forti, prepotenti con i deboli: il Monti e i Cittadini che pagano le tasse. (Con tante scuse al grande Altan!)

 

Mario Monti: Nessun passo indietro. Né sui taxi né tanto meno sulle banche. Mario Monti rivendica l’approvazione del decreto liberalizzazioni al Senato. E non ci sta a indossare i panni del Robin Hood al contrario: “Non siamo stati forti coi deboli e deboli coi forti”. I tassisti dal suo punto di vista hanno poco da cantare vittoria, dato che sarà la nuova autorità a dettare le regole e i comuni ad applicarle. Ma il suo fiore all’occhiello, non fa nulla per nasconderlo, è il giro di vite sugli istituti di credito: “Non mi sembra che abbiano considerato debole l’azione del governo” dice, con riferimento alla mezza rivolta dell’Associazione delle banche. (...) Non nega che le pressioni ci siano state, ma sono state respinte. (...) Per il momento, dice Monti, l’Italia non seguirà la via della Gran Bretagna e della Germania che hanno stipulato accordi bilaterali proprio con la Svizzera per il rientro dei capitali e la lotta all’evasione: “No, preferiamo attendere regole comuni dettate dalla Commissione europea” taglia corto il premier. (Carmelo Lopapa, La Repubblica, sabato 3 marzo 2012). Sui capitali illecitamente esportati in Svizzera da fior di delinquenti, il 30 dicembre scorso il Monti dichiarò: L’accordo con la Svizzera è un’ipotesi che stiamo analizzando. Non ho però approfondito il dossier e non ho ancora una posizione. Ci ha messo ben due mesi a prendere una posizione, e naturalmente è la solita: in ginocchio dinanzi agli evasori, né più né meno del Berlusconi. Scommettiamo che con le banche finirà allo stesso modo?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "I Fratelli Karamazov nell'interpretazione dei Brutos": l'Orfini, il Tonini e il Letta.Per la serie "I Fratelli Karamazov nell'interpretazione dei Brutos": l'Orfini, il Tonini e il Letta.Per la serie "I Fratelli Karamazov nell'interpretazione dei Brutos": l'Orfini, il Tonini e il Letta.

Per la serie I Fratelli Karamazov nell’interpretazione dei Brutos: l’Orfini, il Tonini e il Letta.

 

Matteo Orfini (della segreteria del Pd), Giorgio Tonini (veltroniano, sul quale vedi qui, qui e qui) ed Enrico scilipoti Letta: Landini, il segretario della Fiom, sta sbagliando sull’Alta velocità: se i No-Tav entrano nel corteo, se un solo esponente del movimento viene invitato sul palco, me ne resto a casa (Matteo). (La Repubblica, sabato 3 marzo 2012). Ci dispiace molto, davvero... per chi quella mattina si ritroverà l’Orfini in casa. I militanti soffrono le indecisioni, ma quando la tenuta non è in discussione capiscono. E hanno assimilato una cultura di governo (Giorgio). Il video del manifestante che insulta il carabiniere ha fatto un danno enorme alla protesta. Santoro dovrà faticare parecchio per ridare un’immagine positiva ai contestatori (Enrico). Il Letta, sempre a disposizione di chi comanda, non può che essere contento che l’immagine di chi invece protesta sia stata danneggiata. Ma lo è stata davvero? Da quando in qua non si può prendere in giro? Per gli individui come il Letta, gli unici contestatori accettabili son quelli che protestano solo telepaticamente.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

 

Per la serie "Con la Costituzione non si gioca": il Napolitano in un momento di allegro bricolage costituzionale.

Per la serie Con la Costituzione non si gioca: il Napolitano in un momento di allegro bricolage costituzionale.

 

Giorgio Napolitano (sul movimento No Tav): La libertà d’espressione del pensiero è un bene fondamentale e lo Stato è impegnato a tutelarlo, ma non saranno consentite forme di illegalità e sarà contrastata ogni forma di violenza. (La Repubblica, sabato 3 marzo 2012). Bene per quanto riguarda l’illegalità e la violenza. Ma il Napolitano (consapevolmente?) storpia il dettato costituzionale: la Libertà di espressione non è un bene, è un Diritto fondamentale. E pertanto la informiamo, o Napolitano, che anche contro la Costituzione non saranno consentite forme di illegalità e sarà contrastata ogni forma di violenza. Compresi gli stupri verbali.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

A sinistra il commissario di governo per la Torino-Lione, Virano. A destra, un nostro caldo suggerimento al medesimo.A sinistra il commissario di governo per la Torino-Lione, Virano. A destra, un nostro caldo suggerimento al medesimo.

A sinistra il commissario di governo per la Torino-Lione, Virano. A destra, un nostro caldo suggerimento al medesimo.

 

Mario Virano (commissario di governo per la ferrovia Torino-Lione): Un 30% della popolazione eviterebbe di dover fare i conti con quest’opera. Quote più limitate (dunque un 25%, diciamo?, n.d.r.) ritengono che debba essere fatta. Poi c’è una minoranza più ristretta (dunque un 10%, forse?, n.d.r.) che ritiene di doversi battere sul campo e cerca lo scontro anche per significati che vanno al di là dell’opera. (La Repubblica, sabato 3 marzo 2012). 30 + 25 + 10 = 65%. E il restante 35 dov’è finito? Noi non ce ne intendiamo, ma... un’opera di alta ingegneria come la Torino-Lione non meriterebbe un commissario che sappia contare fino a cento?

 

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Per la serie "Hitler si rivolterebbe nella tomba?": un articolo del 2007 intitolato "Angela Merkel è la figlia di Hitler?" (Clicca qui per leggerlo per intero!)

Per la serie Hitler si rivolterebbe nella tomba?: un articolo del 2007 intitolato Angela Merkel è la figlia di Hitler? (Clicca qui per leggerlo per intero!)

 

l’Europa naziliberista di Angela Adolfa Merkel, del suo Petain (Sarkozy) e del suo Mussolini (Monti): La sostanza dell’accordo firmato ieri è che gli Stati membri dell’Unione Europea, i loro governi e i loro parlamenti rinunciano in larga misura alla sovranità che hanno esercitato per secoli sui bilanci nazionali. Avranno ancora un certo margine per decidere come raccogliere le entrate e come distribuire le spese. Ma non avranno più veramente voce in capitolo sui saldi di bilancio... Il pareggio di bilancio sarà una regola iscritta nelle Costituzioni, o comunque nelle legislazioni nazionali, con valore preminente su altre leggi e sulle deliberazioni dei parlamenti. E il compito di sorvegliare il rispetto di questa norma non sarà più affidato alle Corti dei Conti di ciascun Paese, ma alla Corte di Giustizia europea le cui sentenze prevarranno su quelle delle magistrature nazionali. Il debito pubblico che eccede il 60% del Pil previsto dal Trattato di Maastricht dovrà essere ridotto al ritmo del 5% all’anno (per l’Italia significa una riduzione annua media del 3%, decine di miliardi all’anno, per i prossimi vent’anni). I governi che non dovessero rispettare queste norme subiranno dure sanzioni finanziarie che inevitabilmente aggraverebbero gli squilibri dei loro conti pubblici. In questo insieme di regole draconiane il Trattato prevede, è vero, qualche forma di flessibilità e di discrezionalità. Ma ad esercitarla non saranno più i governi o i parlamenti, e neppure il consesso dei capi di governo. Il potere (enorme) di decidere se le politiche di bilancio e le politiche economiche di un Paese siano accettabili o meno tocca alla Commissione europea. Le sue decisioni saranno sottoposte al Consiglio, ma potranno essere corrette solo a maggioranza qualificata... Si dovrà aprire una riflessione su quali strutture istituzionali saranno adeguate a gestire in modo democratico un potere tanto forte e tanto centralizzato a Bruxelles. (Andrea Bonanni, La Repubblica, sabato 3 marzo 2012). Mentre la destra inglese si sfila da destra (essendo ancor più naziliberista di quella tedesca, francese e montista) e la destra spagnola si sfila... da sinistra: Mariano Rajoy ha detto che la Spagna non potrà rispettare un obiettivo di deficit del 4,4% del Pil nel 2012, e si fermerà al 5,8. I numeri, in questo caso, hanno un valore relativo: si riferiscono ai calcoli sul deficit, al netto della recessione, e sono discutibili e discussi. Ciò che conta è che Rajoy, nel momento in cui tutta Europa firmava il Fiscal compact, cioè il solenne impegno alla disciplina di bilancio voluto da Berlino, lo svuotava facendo saltare il tetto di deficit concordato: mantenerlo, osserva il premier spagnolo, significherebbe strangolare l’economia e rendere ancora più difficile il risanamento del bilancio, in una spirale già percorsa dalla Grecia. Rajoy, per altro, non è isolato. Quello che si intravede è uno scontro fra l’Europa alla tedesca e l’Fmi (Fondo monetario internazionale). Nelle scorse settimane, infatti, gli esperti del Fondo avevano più volte avvertito il governo di Madrid che mantenere quell’impegno del 4,4% avrebbe significato far precipitare la Spagna nella depressione e aggravare, anziché alleviare, la situazione della finanza pubblica. (La Repubblica, sabato 3 marzo 2012). Il naziliberismo della Merkel, del suo Petain e del suo Mussolini ha dunque superato perfino quello del Fmi.

 

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Per la serie "Chi se li beve?": il Ferrandelli, il Faraone e la Monastra, che vogliono far perdere la signora Borsellino. Sotto, i due che il Ferrandelli, il Faraone e la Monastra vogliono far vincere: il Cracolici (a sinistra, in amorosi sensi col Miccicché) e il Lumia (a destra, col Cracolici).Per la serie "Chi se li beve?": il Ferrandelli, il Faraone e la Monastra, che vogliono far perdere la signora Borsellino. Sotto, i due che il Ferrandelli, il Faraone e la Monastra vogliono far vincere: il Cracolici (a sinistra, in amorosi sensi col Miccicché) e il Lumia (a destra, col Cracolici).Per la serie "Chi se li beve?": il Ferrandelli, il Faraone e la Monastra, che vogliono far perdere la signora Borsellino. Sotto, i due che il Ferrandelli, il Faraone e la Monastra vogliono far vincere: il Cracolici (a sinistra, in amorosi sensi col Miccicché) e il Lumia (a destra, col Cracolici).

Per la serie "Chi se li beve?": il Ferrandelli, il Faraone e la Monastra, che vogliono far perdere la signora Borsellino. Sotto, i due che il Ferrandelli, il Faraone e la Monastra vogliono far vincere: il Cracolici (a sinistra, in amorosi sensi col Miccicché) e il Lumia (a destra, col Cracolici).Per la serie "Chi se li beve?": il Ferrandelli, il Faraone e la Monastra, che vogliono far perdere la signora Borsellino. Sotto, i due che il Ferrandelli, il Faraone e la Monastra vogliono far vincere: il Cracolici (a sinistra, in amorosi sensi col Miccicché) e il Lumia (a destra, col Cracolici).

Per la serie Chi se li beve?: il Ferrandelli, il Faraone e la Monastra, che vogliono sconfitta la signora Borsellino.

Sotto, i due che Ferrandelli, Faraone e Monastra vogliono vincitori: il Cracolici (a sinistra, in amorosi sensi col Miccicché) e il Lumia (a destra, col Cracolici).

 

(sui) finti sinistri di cui il Partito democratico non riesce ancora a liberarsi e sulla “sinistra stupida” che dall’esterno li aiuta: Per le primarie del Pd a Palermo, dalla straordinaria fauna dipietresca è sbucato il giovane Ferrandelli, 31 anni, capogruppo al Comune, che ha disubbidito sia a Leoluca Orlando che al leader nazionale decidendo di avanzare in solitudine contro la signora Borsellino, simbolo dell’antimafia, figura illustre e mite di una città senza più riferimenti e candidata ufficiale del Pd, dell’Idv e di Sel. Ferrandelli viene parcheggiato fuori dal partito ma nonostante tutto ottiene l’appoggio di due big siciliani del Pd, Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia, che insieme sostengono lui, essenza dell’antipolitica, e il governo Lombardo. Nella corsa si è aggiunto Davide Faraone, e fanno tre candidati. Con Lombardo anch’egli ma contro Cracolici e contro soprattutto Borsellino e Bersani. Intitola alla rottamazione del vecchio la sua calata in gioco. Fa riferimento al sindaco di Firenze Renzi, che infatti atterra a Palermo a onorare Davide, suo amico. Trova in Giorgio Gori uno spin doctor d’eccezione, regista di una campagna elettorale che darà comunque frutti. Quarto nome in lizza, quello di un’altra donna, la ginecologa Antonella Monastra, impegnata nelle periferie, testimone agguerrita della sinistra senza rappresentanza. (Antonello Caporale, La Repubblica, sabato 3 marzo 2012). Il quadro è chiaro, grazie. Borsellino: candidata di Sinistra. Ferrandelli e Faraone: candidati, l’uno dei finti sinistri, l’altro del Renzi, anche lui finto sinistro, ma che ce l’ha coi primi perché fino all’ultimo lo hanno tenuto all’oscuro del soft-golpe Monti e soprattutto non gli hanno fatto arrivare un centesimo dei soldi del Lusi. Monastra: quella che attraendo i voti della povera Sinistra stupida aiuterà gli altri a sconfiggere la signora Borsellino.

 

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Per la serie "Con ciò non intendiamo dire che bisognerebbe tagliar loro la testa": la ripugnante Idra finto-sinistra di cui il Pd non riesce a liberarsi.

Per la serie Con ciò non intendiamo dire che bisognerebbe tagliar loro la testa: la ripugnante Idra finto-sinistra di cui il Pd non riesce a liberarsi.

 

(sui) finti sinistri di cui il Partito democratico non riesce ancora a liberarsi: La “legislatura costituente” a cui tanti pensano nel Pd per il dopo 2013 ― chiamiamola Grande coalizione, chiamiamola governo di ricostruzione ― non uscirà tanto facilmente dall’orizzonte di una parte consistente del Partito democratico: è nei progetti di Walter Veltroni, Enrico Letta, Paolo Gentiloni, Beppe Fioroni, anche di Dario Franceschini. Soprattutto se a guidarla sarà ancora Mario Monti nel nome di un’opera di risanamento che non può concludersi in un anno e mezzo. Intorno all’attuale premier può coalizzarsi l’alleanza tra un pezzo del Pd, il Terzo polo e un centrodestra rinnovato. Se non c’è lui, il progetto non va in porto. (...) “Nessuno dica che Monti non si può ricandidare alla guida di Palazzo Chigi, questo è il punto” spiega Fioroni. (La Repubblica, venerdì 2 marzo 2013). Il cosiddetto governo tecnico è la dimostrazione, dopo il Berlusconi, che il peggio, come dice il proverbio, non muore mai. E i finti sinistri del Pd, vestali non di un fuoco sacro ma di sacre tenebre, lavorano per far sì che il peggio non muoia neanche col governo tecnico.

 

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Per la serie "Mercanti di Schiavi": così riempirebbero le navi a Rosarno, Italia, se avessero navi da riempire?

Per la serie Mercanti di Schiavi: così riempirebbero le navi a Rosarno, Italia, se avessero navi da riempire?

 

su Rosarno, Italia, sui Lavoratori Migranti (e sulla vera Riforma del Lavoro che ci vorrebbe, ma che ai Napolitano, ai Monti, ai Fornero, ai Passera e a tutti i naziliberisti non importa un fico secco): Probabilmente questo è il posto peggiore di tutta l’Europa occidentale. Un accampamento di fortuna con una strada rumorosa da un lato, la ferrovia dall’altro e un fiume stagnante che scorre non lontano. Il campo è un ammasso di tende tirate sù alla bell’e meglio con una serie di teloni, a cui si aggiungono un paio di case abbandonate e qualche baracca. Oltre la recinzione di fil di ferro si vedono fuochi ardere tra i mucchi di immondizia: latte vuote formato famiglia di olio d’oliva, bottiglie di plastica, giornali, avanzi di cibo e altri rifiuti non meglio identificabili. Il fumo brucia gli occhi. Al tramonto decine di immigrati si danno da fare: chi cucina, chi taglia la legna, chi urla, chi cerca di scaldarsi. Figure che si stagliano contro la luce delle fiamme. In questo squallido accampamento, dove secondo le organizzazioni umanitarie le condizioni sono simili a quelle dei campi profughi delle zone di guerra o perfino peggiori, vivono almeno duecento lavoratori stagionali. Sono arrivati da tutta l’Africa: dal Ghana, dal Burkina Faso, dalla Costa d’Avorio. Ogni inverno almeno duemila persone arrivano nella località agricola di Rosarno, in Calabria, per guadagnarsi da vivere raccogliendo le arance, che finiranno sui banchi dei mercati e dei supermercati trasformate in succo o in concentrato destinato alla produzione di bevande analcoliche. Prodotti ottenuti dallo sfruttamento di chi si trova alla base della filiera produttiva. (...) I braccianti sono spesso reclutati da caporali che lavorano per i proprietari dei campi, che sfruttano la grande disponibilità di manodopera a basso costo. I caporali, sia italiani sia africani, chiedono ai lavoratori immigrati dei soldi (si fanno pagare dai 2,5 ai 5 euro per trasportare gli immigrati avanti e indietro dal campo) e a volte trattengono una parte delle paghe versate dai coltivatori. A Rosarno e nelle campagne circostanti molti immigrati vivono in tuguri fatiscenti o in accampamenti di fortuna costruiti ai margini della cittadina, senza elettricità né acqua corrente. In molti casi non hanno neanche un tetto degno di questo nome. Nel campo più grande della zona alcuni braccianti “sono costretti a dormire all’aperto, anche in inverno,” dice Salomon, un ghaneano che vive qui da due mesi. (...) Alcuni immigrati sono ubriachi. All’uscita dell’accampamento uno di loro solleva un pantalone per mostrarci una ferita: “A casa ho due figli, sono senza documenti e ho questa ferita. Cosa posso fare?” Molti vorrebbero tornare nel loro Paese (che evidentemente ricordano, anche se molto più povero, più civile del nostro, n.d.r.) ma sono in trappola, senza soldi né documenti. (...) A Rosarno l’organizzazione non governativa Emergency mette a disposizione due volte alla settimana un ambulatorio mobile: un pulmino con un ambiente per le visite e la strumentazione per effettuare piccoli interventi di base. (...) Angelo Moccia, direttore dell’ambulatorio, sostiene che qui le condizioni sono peggiori di quelle che ha osservato in Congo. Andrea Freda, l’infermiere del progetto, aggiunge: “La situazione non è molto diversa da quella dell’Afghanistan”. Anche se ufficialmente gli ospedali italiani dovrebbero fornire cure agli immigrati, anche a quelli senza documenti, i medici sostengono che in alcuni casi i braccianti si sono sentiti rifiutare le terapie, mentre altri hanno paura di chiedere aiuto perché temono di essere spediti in un centro di identificazione ed espulsione. (Andrew Wasley, The Ecologist, Gran Bretagna, citato da Internazionale 938, venerdì 2 marzo 2012).

 

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Per la serie "Ferocia e insensatezza": il Gentilini e la Minerva.

Per la serie Ferocia e insensatezza: il Gentilini e la Minerva. (Immagine tratta da Segnalazioni).

 

Istigazione al crimine contro l’Umanità: Non c’è differenza tra l’aborto e l’uccisione di un neonato, sostengono due giovani bioeticisti italiani emigrati in Australia. “Né il feto né il neonato hanno ancora lo status morale di persona” scrivono Alberto Giubilini e Francesca Minerva in un articolo sulla rivista specializzata Journal of Medical Ethics. “E poiché l’adozione non è sempre nel loro interesse, si può concludere che l’aborto post-nascita è ammissibile in tutti i casi in cui l’aborto lo è. Inclusa l’ipotesi in cui il bambino nasca disabile”. Alberto Giubilini lavora alla Monash University di Melbourne, ma è affiliato anche all’Università di Milano, dove ha da poco completato il dottorato. Francesca Minerva lavora invece all’Università di Melbourne, sempre come esperta in bioetica e filosofia. Secondo loro “sia il feto che il neonato sono privi di quelle caratteristiche che giustificano il diritto alla vita”. (La Repubblica, venerdì 2 marzo 2012). Secondo questi due nazisti vi sarebbero dunque delle caratteristiche senza le quali, anche se si è nati da genitori umani, non si ha diritto alla vita. Saremmo curiosi di sapere chi le ha stabilite, e con il consenso di chi. Sospettiamo che se le siano inventate il Giubilini e la Minerva dopo un sommario esame delle proprie fattezze (rigorosamente non reciproco, per non spaventarsi a vicenda) negli specchi di qualche gabinetto pubblico. Noi però, avendole esaminate a nostra volta nelle fotografie qui sopra, consigliamo a entrambi di prendere in seria considerazione l’ipotesi che perfino delle facce come le loro siano abbastanza umane dal risultare del tutto compatibili col diritto alla vita. Anche (e soprattutto) quando erano appena venute al mondo.

 

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Per la serie "Quelli a cui piacerebbe eliminare una generazione in 12-15 mesi": il Monti. O quel che ne resta.

Per la serie Quelli a cui piacerebbe eliminare una generazione in 12-15 mesi: il Monti. O quel che ne resta.

 

Mario Monti: Non possiamo sperare di completare un cambiamento generazionale, inteso nel senso di un cambiamento che normalmente richiede una generazione, in 12 o 15 mesi. Ma è importante metterlo in moto. (La Repubblica, giovedì 1° marzo 2012). Completare in un anno un cambiamento generazionale non sarebbe possibile che come sterminio. E lui lo definisce una speranza? E chi è, Terminator? Un parlare meno nazista sarebbe stato non possiamo pensare di completare un cambiamento generazionale, o ancora meglio non ci passa neanche per l’anticamera del cervello. Voce dal sen fuggita...

 

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Il solo libro che resta ai finti sinistri come il Fassino.

Il solo libro che resta ai finti sinistri come il Fassino.

 

Piero Fassino: Non si vuole negare il confronto. Lo dimostra la storia stessa della Tav. Ma il dialogo con il movimento è possibile se la Torino-Lione non si trasforma in un totem ideologico da abbattere e se si accantonano gli estremismi. (La Repubblica, giovedì 1° marzo 2012). Gli ultracorpi permeati dal pensiero unico naziliberista si riconoscono anche dalla virale rapidità con cui i termini via via ridefiniti della neolingua (come, da qualche settimana, le parole totem e tabù) si diffondono da un clone all’altro come una secrezione odorosa lungo una fila di formiche. Ed è ovvio che sia così: il vuoto che si fa entro sé stessi devasta in primo luogo il rapporto con la lingua, perché la coloritura affettiva delle parole di cui è intessuta la storia personale è insopportabile per chi vuole annullarla.

 

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sul finto sinistro Enrico scilipoti Letta, i suoi soci e i suoi invitati: La Mediaset continua a non digerire la decisione del governo di annullare il beauty contest (cioè il regalo a Berlusconi, n.d.r.) delle frequenze tv. Fedele Confalonieri in persona suona la carica: “Il beauty contest sospeso è frutto di una campagna demagogica che si riassume in quello che ha detto Passera. E cioè se taglio la pensione alla vecchietta devo regalare le frequenze?”. Confalonieri era ospite dell’associazione Vedrò fondata da Enrico Letta (presente ieri alla sua conferenza), Angelino Alfano e Giulia Bongiorno. (La Repubblica, giovedì 1° marzo 2012)

 

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