Ci piace concludere così, con le emozionanti parole di Schmidt, col suo bel viso e il suo bel gesto,
le pagine del 2011 di questa peraltro tristissima rubrica di ScuolAnticoli...
Per le serie (collegate) C’è Grande Vecchio e Grande Vecchio e Ogni Sinistra ha il Grande Vecchio che si merita: il Napolitano e Helmut Schmidt.
(su) i governi europei di destra della Merkel, del Sarkozy e del Monti-Fornero-Passera: Gli attori sul mercato finanziario globale hanno acquisito una potenza per ora del tutto incontrollata... Noi non abbiamo bisogno solo di razionalità, ma anche di un cuore che sappia immedesimarsi nei nostri vicini e partner. Alcune migliaia di operatori della finanza negli Stati Uniti e in Europa, e inoltre alcune agenzie di rating, hanno preso in ostaggio in Europa i governi politicamente responsabili. Non c’è da aspettarsi che Obama possa fare molto contro questo, e lo stesso vale per il governo britannico. Certamente negli anni 2008-9 i governi di tutto il mondo hanno salvato le banche con garanzie e con il denaro dei contribuenti. Ma già dal 2010 questo branco di manager della finanza super-intelligenti, e allo stesso tempo inclini alle psicosi, ha ripreso il suo gioco sui profitti. Un gioco mortale. (Helmut Schmidt, 93 anni, storico leader della Socialdemocrazia tedesca e cancelliere della Repubblica federale di Germania dal 1974 al 1982, La Repubblica, venerdì 30 dicembre 2011, per il testo completo clicca qui). Ci piace concludere così, con le emozionanti parole di Schmidt, col suo bel viso e il suo bel gesto, le pagine del 2011 di questa peraltro tristissima rubrica di ScuolAnticoli. Questo sì che è un discorso di Capodanno. Confrontarlo con il pretesco-padronal predicozzo del Napolitano alla povera Sinistra italiana è desolante ma... è anche illuminante: se siamo dei paranoici complottisti, come dice lo Scalfari, siamo in buona compagnia. E le compagnie cattive le lasciamo tutte a loro, destri, estremi destri e (di tutti, i peggiori) finti sinistri che da anni cercano la soluzione finale dell’anomalia italiana di una Sinistra che ancora resiste.
Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Più Niente da Ridere
la Pagina di Chi andò dietro alla Morte e portò l’Italia con sé nel mese di dicembre del 2011
“Libertà, giustizia sociale, amor di patria. Noi siamo decisi a difendere la Resistenza. Lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei morti e per l’avvenire dei vivi, lo compiremo fino in fondo. Costi quel che costi.” (Sandro Pertini, Genova, 28 giugno 1960).
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Per la serie Neolingua vatican-napolitan-monti-scalfariana: l’Eguaglianza? Non sanno che farsene. Perché loro si credono più uguali di Noi.
(su) Mario Monti e il suo governo: Un amico di Mario Monti, che aveva caldamente auspicato sui giornali l’avvento di un governo guidato dal Professore, rivela oggi a Repubblica che già a fine luglio, incontrando l’interessato a un convegno, l’attuale premier gli fece una confidenza sorprendente: “Ahimé, temo per me che le tue speranze non andranno deluse”. (...) Di quanto abbia detto la cancelliera a Berlusconi, di fronte a testimoni (oltre a Sarkozy, Van Rompuy e Barroso c’erano anche diplomatici e funzionari) non ci sono verbali o fuori onda. Clemente Mastella, parlamentare europeo, racconta tuttavia la versione che è rimbalzata di bocca in bocca fino a Bruxelles: “Merkel fu molto dura. Gli gridò in faccia: la crisi è colpa tua”. (La Repubblica, sabato 31 dicembre 2011). Personaggi della taglia di Monti se ne vedono pochi in giro in Italia e anche in Europa. A me che ne ho conosciuti parecchi sono venuti in mente Vanoni e Andreatta, La Malfa e Visentini, Schmidt e Jean Monnet. Esponeva i dati della situazione economica, le strettezze della finanza, le difficoltà di elaborare un programma di sviluppo senza abbandonare il rigore, tenendo insieme un’eterogenea maggioranza parlamentare e negoziando con le parti sociali sul patto generazionale senza il quale è impossibile realizzare la crescita e l’equità. Alla fine ha riassunto l’obiettivo che il suo governo si propone di realizzare indicando i tre valori che vi presiedono: libertà, giustizia, solidarietà. Sono i valori sui quali è nata l’Europa moderna e le bandiere tricolori della Grande Rivoluzione ne furono e ne sono il simbolo rappresentativo. Quella conferenza stampa è stata il battesimo di un leader di prima grandezza e ne siamo usciti rassicurati e grati. (Eugenio Scalfari, La Repubblica, sabato 31 dicembre 2011). Lo Scalfari mente, anche se forse non lo sa: i valori della Grande Rivoluzione furono la Libertà, l’Eguaglianza e la Solidarietà. Che lui e il Monti “dimentichino” proprio la seconda la dice lunga sull’equità che individui come loro son capaci di immaginare... Quanto al patto generazionale, è incredibile l’uniformità da ultracorpi con cui i montisti se ne riempiono la bocca: come se ci fosse ancora chi non ha capito che quel patto, per loro, consiste nel cancellare anche i Diritti dei Padri per fare in modo che i Figli perdano perfino la memoria di ciò che è stato loro tolto.
Per la serie Fiabe horror per gonzi: “Tu hai provocato la Crisi inseguendo un falso benessere,” disse il lupo finanziario-vaticano Monti, “e tu devi pagarla”.
Mario Monti: Una svolta eccezionale se portata a termine, spiega il premier, che allontanerà l’Italia e gli italiani ― ed ecco un’altra metafora sportiva ― da quel “surfing verso una apparenza di benessere con onde sempre più alte che andavano a travolgere le nuove generazioni”. (La Repubblica, venerdì 30 dicembre 2011). Ma di quale benessere parla costui, apparente o meno? Milioni di Italiani non arrivano a fine mese da almeno un decennio, da quando le destre e le finte sinistre europee e il berluscismo nostrano permisero che l’introduzione dell’euro si tramutasse in un magna magna per i loro grandi e medi elettori, cioè per chiunque avesse prezzi e tariffe nelle sue grinfie, e il Monti delle tirannie finanziarie e del Vaticano ha la faccia tosta (per non dir peggio) di accusare Noi, gli Italiani onesti, di aver inseguito un falso benessere a spese dei nostri Figli? Ragion per cui adesso ci meriteremmo, colpevoli come siamo, di venir per l’ennesima volta svenati, impoveriti e privati di quel che resta dei nostri Diritti?... Queste non sono “semplici” menzogne, no: sono deliberati tentativi di avvelenare e cancellare l’intelligenza, la memoria e la dignità stessa della parte migliore del Paese.
Mario Monti: L’accordo con la Svizzera per la tassazione dei capitali italiani illecitamente esportati nella Confederazione? È un’ipotesi che stiamo analizzando. Non ho però approfondito il dossier e non ho ancora una posizione. (La Repubblica, venerdì 30 dicembre 2011). Comodo, Monti, comodo. Non si scapicolli, per carità, noi non abbiamo fretta. Conteremo i giorni, però, questo sì,...
Per la serie La Trinità secondo il Casini: un dio per farli, uno per farli fruttare e uno per salvarli? Mah...
Pierferdinando Casini: Siamo nelle mani migliori che ci potessero essere. (La Repubblica, venerdì 30 dicembre 2011). Sarebbe stato tragicomicamente servile, il Casini, (pro domo sua, intendiamoci, che l’individuo non ci sembra all’altezza di farsi servo disinteressatamente) anche se si fosse limitato a dire: Siamo nelle mani migliori che c’erano. Ma con quel congiuntivo ha superato ogni limite e battuto tutti i record del servilismo: ha detto che il Monti è dio. E il Caltagirone come la prenderà? Sarà geloso?
Per la serie l’Amerikano: Il Napolitano e il Kissinger ricordano il primo incontro negli Usa mentre Aldo Moro era prigioniero delle Brigate rosse.
Giorgio Napolitano: Particolarmente acuta è oggi per le forze riformiste l’esigenza di perseguire nuovi equilibri, sul piano delle politiche economiche e sociali, tra i condizionamenti ineludibili della competizione in un mondo radicalmente cambiato e i valori di giustizia e di benessere popolare. (...) Ora che a minare la sostenibilità di quella grande e irrinunciabile conquista che è stata la creazione dell’euro concorre fortemente la crisi dei debiti sovrani di diversi Stati, tra i quali l’Italia, è diventata ineludibile una profonda, accurata operazione di riduzione e selezione della spesa pubblica, anche in funzione di un processo di sburocratizzazione e risanamento degli apparati istituzionali e del loro modus operandi. Tale discorso non può non investire le degenerazioni parassitarie del Welfare all’italiana, rifondando motivazioni, obiettivi e limiti delle politiche sociali, ovvero rimodellandole in coerenza con l’epoca della competizione globale e con le sfide che essa pone all’Italia. (La Repubblica, giovedì 29 dicembre 2011). È ormai del tutto evidente che al Napolitano il Berlusconi non piaceva perché: 1°, non era abbastanza di destra per i suoi gusti; 2, era tuttavia così insopportabilmente arrogante che spingeva il Partito democratico sempre più a sinistra, esito che il Napolitano, da amerikano amico del Kissinger, avversa fin dai tempi del Pci. Per evitare tale esito, consegnare il Pd ai finti sinistri e andare davvero a destra ci voleva dunque il Monti, che a quel che sembra sa fare tutto ciò nello stile vatican-piagnone che può incantare i gonzi. Esageriamo? Per capire che non è così, basta leggere, su La Repubblica del giorno successivo (per la serie Dimmi a chi piaci e ti dirò chi sei) le reazioni politiche al pretesco-padronal predicozzo di cui sopra. Eccole. Enrico Morando, finto sinistro veltroniano da sempre pappa e ciccia coi berluscisti: Il capo dello Stato approfondisce un punto evidente della cultura politica di sinistra, direi della sua ideologia: la difficoltà, negli anni passati, dell’incontro tra il riformismo e la tradizione liberale. Per anni siamo stati sulla frontiera del noi e loro. Oggi Napolitano spiega che il riformismo della cultura socialista è il liberal-socialismo. Non c’è più il noi e il loro... È uno stimolo per il Pd, un invito ad accelerare il suo processo verso un incontro con la cultura liberale... La sinistra, non incontrando la cultura liberale, ha finito per sostenere uno statalismo assistenziale. Una revisione integrale del concetto di spesa pubblica è necessario. In Italia e in Europa. (Liberal-socialismo vi suona un po’ come nazional-socialismo?... Be’, vi suona bene). Adolfo Urso, berluscista: Il richiamo del presidente della Repubblica alle forze riformiste affinché sia realizzata una radicale riforma del Welfare è tempestivo, coraggioso e pienamente condivisibile. Osvaldo Napoli, berluscista: Ci vuole oggi un atto di coraggio per superare quella che Napolitano ha diagnosticato come crisi di leadership a livello europeo. Anche sul terreno delle istituzioni l’Italia è chiamata a vincere una sfida forse più decisiva dello spread. Fabrizio Cicchitto, berluscista: La ragione di fondo della distanza fra Einaudi e la sinistra sta nel fatto che in quest’ultima il riformismo era assolutamente minoritario. Nel suo nocciolo duro il Pci era distante sia dal liberalismo sia dal socialismo democratico e ciò pesò, e non poco, nella nascita dell’Europa. Bene rispondono, ai laudatores del Napolitano e al Napolitamo medesimo, Matteo Orfini, responsabile del Pd per la Cultura, e Massimo D’Antoni, economista legato a Stefano Fassina ed editorialista de L’Unità. Orfini: Già il Pds aveva fatto i conti con la cultura liberale, accettandola e facendola sua. Cose successe, quindi, anni fa. Il liberalismo è patrimonio della storia socialista riformista, il neoliberismo no. D’Amtoni: C’è gente che ha perso i propri riferimenti e li cerca altrove, usa termini altrui e non riconosce neanche le proprie conquiste... C’è chi ha passato una vita nel Pci ma è convinto di venire dal Pli.
Mario Monti: È vero che il differenziale Btp/Bund è tornato ai livelli di ottobre-novembre... Ma a quel tempo la Bce (Banca centrale europea, n.d.r.) era costretta a massicci interventi sui mercati per tenere basso lo spread, mentre oggi questi acquisti sono ridotti al minimo: non si può fare assolutamente un confronto, non sarebbe corretto... Adesso siamo senza la rete della Bce e l’Italia si tiene a galla da sola. (La Repubblica, giovedì 29 dicembre 2011). Hahaha... Lo riconosciamo: questo fa ridere con molto più stile del Berlusconi.
Per la serie Difensori dei Lavoratori: l’Ichino quando difendeva i Lavoratori insieme al Sacconi.
Pietro Ichino: La verità è che oggi la riduzione degli organici, mediante licenziamento collettivo o individuale, di fatto si può fare soltanto quando l’impresa è già in crisi, altrimenti il rischio per l’impresa di una sentenza negativa è altissimo. In un tessuto produttivo sano, invece, l’aggiustamento deve poter avvenire prima, per prevenire la crisi. Traduzione: A costo di sembrare un occulto stipendiato o un servo sciocco delle tirannie finanziarie globali, non dirò neanche sotto tortura che le aziende in realtà vanno in crisi perché le tirannie finanziarie le strangolano per costringerle ad accrescere a dismisura i dividendi degli azionisti, che sono per la maggior parte le tirannie medesime; dirò, invece, che le aziende vanno in crisi perché non possono licenziare i lavoratori. Dirò, cioè, che sono i lavoratori i colpevoli delle crisi e della Crisi. Farò ridere, sostenendo tesi assurde come questa? Non importa: se vinceranno le tirannie finanziarie, riderà bene chi riderà per ultimo. Se si offre alle imprese maggiore flessibilità, si può chiedere loro di farsi carico di un trattamento complementare di disoccupazione, necessario per portare il nostro trattamento complessivo ai livelli del nord-Europa. Per altro verso, questo stesso schema consente di affidare alle imprese di scegliere il migliore servizio di assistenza al lavoratore licenziato e di attivare un controllo efficace sulla sua disponibilità per tutto quanto è necessario per il reperimento della nuova occupazione. (L’Unità, giovedì 29 dicembre 2011). Traduzione: Se pensate che vogliamo rendere schiavi i lavoratori ampliando la possibilità dei padroni di ricattarli con la minaccia del licenziamento, sbagliate per difetto: quello è solo l’inizio, ma i lavoratori non saranno davvero schiavi finché non riusciremo a far sì che le imprese (cioè le tirannie finanziarie che le dominano) abbiano il pieno controllo dell’intera esistenza dei lavoratori.
Per la serie Espressioni intelligenti di Enrico Letta: alcune espressioni straordinariamente intelligenti di Enrico Letta.
Enrico Scilipoti-di-finta-sinistra Letta (membro come il Monti della Commissione Trilaterale, nipote di Gianni-Berlusconi-Letta, nipote di Guido-Mussolini&Hitler-Letta), rispondendo alla domanda Come pensate di non esplodere, quando di linee di politica economica nel partito ce ne sono due, la sua (e di Veltroni, Fioroni) e quella di Fassina e Damiano?: C’è bisogno di un Pd che riesca a tenere insieme uno spettro largo di posizioni, che sostenga il governo e al tempo stesso abbia i piedi radicati nel disagio sociale. Traduzione: La linea del partito è unica ed è di destra, solo che Fassina e Damiano fingono di essere davvero di sinistra per darla bere a chi vive situazioni di disagio sociale. Fassina e Damiano sono i nostri specchietti per le allodole, hahahaha!. Fassina, Damiano, per favore smentite questa calunnia contro di voi. E alla domanda: Tuttavia su riforma del mercato del lavoro e articolo 18 dovrete scegliere come collocarvi...: Dovremo trovare una sintesi, perché la funzione di un partito è questa. Altrimenti torniamo al centrosinistra dei dieci partitini. Il Pd crescerà e maturerà. Finora abbiamo avuto l’alibi di Berlusconi e questo ci ha consentito di buttare la palla in tribuna. Oggi è il primo vero anno di vita del Pd, non c’è più il diavolo. (La Repubblica, giovedì 29 dicembre 2011). Traduzione: E poi, anche ammesso che i Fassina e i Damiano pensino davvero quello che dicono, be’, so’ pischelli, cresceranno: capiranno, una buona volta, che l’anomalia italiana di una Sinistra vera deve sparire dalla faccia della Terra, se vogliamo che torni il Medio evo.
Per la serie Sfruttare perfino la miseria pur di arricchire le tirannie finanziarie? Oggi si può!: la Spinelli e il suo calderone.
(di e su) Barbara Spinelli (finta sinistra ― su cui vedi anche qui, qui, qui, qui e qui ― che secondo alcuni è nel Gruppo Bilderberg con Mario Monti, Romano Prodi, Emma Bonino e Walter Veltroni): Ma no, sbagliamo definendola una finta sinistra, dobbiamo presentarle le nostre scuse... Questo abbiamo pensato, iniziando a leggere il suo ultimo (pia illusione, ce ne saranno altri...) articolo su La Repubblica, intitolato Abolire la miseria, e trovandovi condivisibilissime proposizioni come queste: Se la crisi odierna è una sorta di guerra, è urgente immaginare istituzioni durature perché i mali che stanno tornando (miseria, diseguaglianza) non trascinino ancora una volta le società in strapiombi di disperazione (...). “Abolire la miseria”: così s’intitolava lo splendido libro che l’economista Ernesto Rossi, autore con Altiero Spinelli e Eugenio Colorni del Manifesto di Ventotene, scrisse in carcere nel ’42 e pubblicò nel ’46: “Bisogna unire tutte le nostre forze per combattere la miseria per le stesse ragioni per le quali è stato necessario in passato combattere il vaiolo e la peste: perché non ne resti infetto tutto il corpo sociale”. La sfida oggi è identica, e sono le pubbliche istituzioni nazionali e europee a doversi assumere il compito. Affidarlo a chiese o filantropi vuol dire regredire a tempi in cui solo la carità era il soccorso. In molti paesi arabi sono gli estremisti musulmani a occuparsi del Welfare, confessionalizzandolo. Non è davvero il modello da imitare: gli Stati europei si sono sostituiti alle chiese fin dal ’200, creando istituzioni laiche aperte a tutti... Bello, no?... Macché, la Spinelli non si smentisce, basta continuare a leggere per scoprire che ciò che bolle nel suo pentolone non è una rivalutazione dello Stato sociale contro l’antiStato iperliberista-criminale delle tirannie finanziarie, ma uno “Stato” finto-sociale che, distrutto o svenduto il nostro Patrimonio pubblico (scuole, ospedali, infrastrutture, ecc.) per impinguare quelle stesse tirannie, “abolisce la miseria” non con i patrimoni occulti degli evasori, non accordandosi con gli altri Paesi per tassare l’immane montagna di denaro (trilioni di euro) che la finanza occulta gestisce per arricchirsi e ricattarlo sempre di più, ma: 1, impadronendosi con la forza del Patrimonio privato dei Cittadini onesti, cioè dei pochi e sudati risparmi che chi le tasse le paga ha faticosamente accumulato, più per i figli che per sé, in decenni di duro lavoro e di sacrifici; 2, privatizzando, in barba al referendum, l’acqua, l’aria (testuale: per incredibile che possa sembrare, la Spinelli ha messo in lista anche l’aria) e possibilmente nuove forme di energia. Poiché, scrive la “nostra”, il presupposto è estinguere il debito degli Stati, e trasformarlo in credito pubblico: in un patrimonio che lo Stato preveggente tiene per sé, dedicandolo non alle spese correnti ma al finanziamento del Welfare (...). Primo passo, l’estinzione del debito pubblico, (...) secondo passo: la trasformazione del debito in un credito che protegga i cittadini in tempi di crisi. Come? Attraverso un Fondo analogo a quello petrolifero norvegese, ma in Italia, che petrolio non ne ha, da creare sfruttando per l’appunto l’acqua, l’aria e, soprattutto (la Spinelli non lo dice esplicitamente, ma il puzzo che sale dal calderone è quello) il risparmio privato per la parte di esso che è nota allo Stato: Non tutti hanno come patrimonio il petrolio norvegese, ma Oslo è un modello e ogni Stato ha l’acqua, l’aria, possibilmente nuove forme di energia: altrettanti beni pubblici consumati dall’individuo. Poiché petrolio e gas prima o poi finiranno, la Norvegia ha istituito con i ricavi energetici un Fondo pensione sottratto all’azzardo dei mercati. Solo il 4% del Fondo può essere annualmente usato per la spesa pubblica, lasciando ai cittadini un capitale a disposizione per il futuro, quando il patrimonio sarà esaurito (ogni norvegese è proprietario virtuale attraverso il Fondo di circa 100.000 euro, contro una quota del debito pubblico a carico di ogni italiano di 30.000 euro). Gustosissimo, in particolare (si fa per dire: esce sempre dal calderone) quel sottratto all’azzardo dei mercati: come se la Spinelli non sapesse che i Fondi (compresi i norvegesi) son fatti di denaro virtuale registrato nei computer delle banche, cioè delle tirannie finanziarie, e che a partire da quel denaro virtuale le banche ne creano da 5 a 10 volte tanto (sì, come per magia: la finanza in trent’anni di deregulation è stata dalla politica resa magica come i calderoni delle streghe) e se ne servono per accrescere il potere incontrollato che sta portando il mondo alla catastrofe democratica, sociale ed economica. E lo stesso faranno coi risparmi (lo ripeto: i nostri, i risparmi dei Cittadini onesti, ché i patrimoni criminali il finto “Stato” non li conosce e non vuol conoscerli) che la Spinelli furbescamente suggerisce al Monti di toglierci giustificando l’esproprio con la promessa, niente meno, che poi abolirà la miseria. Ma dove, nel Paese di Acchiappacitrulli?
Per la serie Grandi Momenti della Storia d’Italia: la Fase 1 (a destra) e la Fase 2 (a sinistra) del governo Monti.
(su) il Monti, la Fornero e il Passera: Ha ripreso fiato il pressing sul governo per mettere in atto misure di finanza straordinaria, che tuttavia vengono catalogate da palazzo Chigi come le iniziative di semplici “volenterosi”. Almeno quattro o cinque piani sono stati consegnati in un modo o nell’altro all’esecutivo. Uno degli ultimi è stato quello di Mauro Cutrufo (Pdl) che si intitola “Contributo straordinario per il riequilibrio del debito pubblico”: un gettito di 400 miliardi, da gravare su contribuenti e imprese con un contributo dilazionabile in trent’anni e restituibile una volta dismesso il patrimonio immobiliare. L’altra idea è un fondo contenente l’intero patrimonio dello Stato comprese le quote delle aziende pubbliche. Chi lo sottoscriverebbe? Cittadini e imprese, come fosse un “prestito forzoso”. Altri guardano ai cosiddetti “Mosler bond”, dal nome dell’economista americano che li ha inventati: speciali emissioni di titoli pubblici che possono essere accettati, in casi estremi, dallo Stato come pagamento delle tasse. Senza dimenticare la stessa idea del ministro Corrado Passera che appena insediato si era mostrato a favore del pagamento dei crediti vantati dalle aziende (pari a 60 miliardi) in titoli di Stato. (La Repubblica, mercoledì 28 dicembre 2011). Se non li fermeremo noi, questi non si fermeranno finché non ci avranno tolto tutto ciò che abbiamo. Per salvare l’Italia? No. Perché lo brucino le Banche, le tirannie finanziarie globali e la ditta Ratzinger. (P.s.: Quanto al Cutrufo, ci piace ricordare che nell’aprile del 2010 fu tra gli organizzatori, presso la cosiddetta Scala Santa, di una preghiera collettiva “per esprimere solidarietà a Benedetto XVI contro i furiosi attacchi” di quei giorni. Questi sono i volenterosi del governo Monti. E non diteci che ne parliamo così perché rimpiangiamo gli scilipotosi del governo Berlusconi... Non li rimpiangiamo perché sono sempre qui: in tonaca, pieni di nauseante compunzione e puzzolenti di sacrestia, ma sono assolutamente gli stessi).
Per la serie Sta’ a guardare come ti frego: il Casini in azione.
Pierferdinando Casini: Il Pdl ha avuto la capacità di capire che la sua agonia coincideva con la tomba per l’Italia. Il Pd aveva la vittoria in tasca e ci ha rinunciato... Sta a loro decidere se vogliono creare come in Germania schieramenti alternativi oppure guardarsi indietro. (...) Parliamo tanto di liberalizzazioni, ma il mercato non vale solo per le farmacie o i taxi. Ci metto anche la giustizia: è un’assoluta emergenza italiana ed è a costo zero. Non dobbiamo perdere tempo, a cominciare dal tema delle intercettazioni. Bisogna agire senza intenti punitivi nei confronti della magistratura ma anche senza complessi. (...) Ho fatto di tutto perché nascesse questo governo, senza pensare certo ai miei tornaconti personali. (La Repubblica, mercoledì 28 dicembre 2011). Si finge “equidistante” tra il Pd e il Pidièlle, ma al Pidièlle offre le teste dei giudici. Perché è col Pidièlle (oltre che coi finti sinistri) che il Terzo polo vuole fare la nuova Democrazia cristiana? Perché sa che su temi come la giustizia e/o l’articolo 18 il Pd può andare in pezzi? Per entrambi i motivi.
Per la serie Futurismo: il NapoliGiano bifronte sinistro-destro.
(su) Giorgio Napolitano: Il finiano Futurista ha nominato il capo dello Stato futurista dell’anno: con “una bella lezione al resto del mondo politico, imbalsamato in dinamiche vecchie di vent’anni e pratiche degne della peggior prima Repubblica,” Giorgio Napolitano “si è dimostrato un vero futurista”. Sono le motivazioni della scelta fatta dal webmagazine diretto da Filippo Rossi.
(L’Unità, martedì 27 dicembre 2011).
Per la serie Il problema della Sinistra: il Fioroni orgoglioso delle sua unica gamba, iperdestra, iperreligiosa, iperliberista e ipertrofica.
Giuseppe “Beppe” Fioroni (finto sinistro nel Partito democratico): La nascita del governo Monti ha messo la politica italiana su un piano inclinato, dove ci si muove e ci si trasforma anche se si ha l’illusione di stare fermi. O si colgono i segni dei tempi per anticiparli, come diceva Aldo Moro, oppure si rischia grosso. Bisogna capire che le formule di oggi, Pd, Pdl e Terzo polo, non sono le uniche possibili... Parlando del Pd, dico che i cordoni ombelicali vanno rescissi, la cultura politica non può essere quella di ieri, il Pd non è nato per copiare la socialdemocrazia, e tanto meno i suoi nonni. Dobbiamo coniugare equità e sviluppo, diritti e doveri. E poi basta con l’ossessione del nemico a sinistra, dall’altra parte c’è una prateria di consensi che hanno abbandonato Berlusconi e che potrebbero guardare a noi... Servono interventi di riforma nella sanità e anche nel sistema della scuola, della formazione e del mercato del lavoro... E poi privatizzando il più possibile... Lo Stato deve dimagrire, favorire un processo di liberalizzazioni spinto e conservare un ruolo di indirizzo e di controllo... Il congresso lo facciamo ogni giorno nelle aule parlamentari mentre arrivano i provvedimenti da votare: è nelle scelte concrete che si riconosce chi è riformista e chi è conservatore. (L’Unità, martedì 27 dicembre 2011). Traduzione: nel Partito democratico noi finti sinistri siamo in minoranza, e umanamente così mal ridotti (specialmente io) che da soli non ce la facevamo a sottometterlo ai totalitarismi di cui siamo gli sgherri. Anzi: per colpa di Bersani stavamo addirittura perdendo terreno. Ora, invece, grazie a Napolitano, Bagnasco, Draghi e Monti (resi fortissimi dall’immane pressione che le tirannie finanziarie globali stanno esercitando sull’Italia per stroncarne l’anomala Resistenza democratica) abbiamo messo il Pd su un piano inclinato che lo costringe a fare quello che vogliamo. Del resto, che noi servi del Vaticano si sia anche iperliberisti e schiavisti non è strano come credono gli ingenui: la Chiesa cattolica è un regime fascista mascherato, vuole il potere assoluto, e il potere assoluto, oggi, è il potere finanziario. L’alleanza fra i due totalitarismi, fondati entrambi sull’odio contro l’Essere umano, è dunque nelle cose; e la finta sinistra (il cui compito, in questo quadro, è quello di snaturare e disumanizzare la Sinistra vera) non può non essere al contempo religiosamente iperschiavista ed economicamente iperliberista. Poi, certo, il papa ogni tanto se la prende con l’ingiustizia e la diseguaglianza, ma è fumo negli occhi. Son capace anch’io di dire che dobbiamo coniugare equità e sviluppo, anche il Monti lo ha detto, ma sono chiacchiere: la realtà è che finiremo di smantellare lo Stato, finiremo di cancellare i Diritti e ridurremo i Cittadini a sudditi impoveriti e terrorizzati sotto il tallone della Chiesa e delle tirannie finanziarie globali. Il Partito democratico? Non mi fate ridere: Bersani ha avuto paura, si è fatto incastrare... gliel’abbiamo tagliate, cari miei, e ormai è difficile che gli ricrescano, non vi pare?. (Commento? Non serve, il Fioroni si commenta da solo. Ma c’è qualcosa che non è all’altezza di commentare, ed è lo stupro del linguaggio in cui lui e i suoi compari persistono da anni con estrema violenza, ripugnante contrassegno dei finti sinistri e di tutto il fascismo contemporaneo. Come in quel vile chiamar con disprezzo conservatori le Donne e gli Uomini che lottano per difendere la possibilità di restare, di resistere e, sì, di conservarsi Umani: cioè i Diritti, l’Eguaglianza, le condizioni culturali, sociali, economiche e politiche che concretamente ci permettono di vivere da Umani e non, come gli altri animali, solo per sopravvivere. Mentre i riformisti sarebbero invece gli individui come lui, che vogliono la “trasformazione” come disgregazione e distruzione, far del mondo un campo di sterminio globale dove il mors tua vita mea della brutale razionalità economica sia legge universale e dove restare Umani sia sempre più difficile, al limite impossibile... Ci chiama conservatori, lo stupratore del linguaggio: proprio come i nazisti, che si dicevano creatori di un nuovo ordine mondiale).
Per la serie Loro sì che mi avrebbero fatto godere: il Marchionne nella giunta Pinochet.
(su) Sergio Marchionne: I delegati di fabbrica approvano l’estensione del contratto di Pomigliano all’intero gruppo Fiat. Al termine di due giorni di votazioni, il 55% delle Rsu ha detto sì: su 930 aventi diritto, hanno approvato in 513. I no sono stati 110 e gli astenuti 14, ma in molte situazioni la Fiom e gli altri sindacati contrari all’estensione del contestato contratto hanno scelto di non partecipare al voto... Con questo atto le Rsu del gruppo Fiat hanno dato validità all’accordo separato che estende l’intesa di Pomigliano e porta tutti i luoghi di lavoro del Lingotto in Italia fuori dalle regole della Confindustria. Inoltre con il voto di ieri le Rsu hanno approvato la propria cancellazione, perché dal 1° gennaio verranno sostituite da lavoratori nominati dai sindacati firmatari degli accordi con la Fiat. Dunque la Fiom, che oggi rappresenta un terzo dei dipendenti (come confermano le tabelle sul numero delle Rsu diffuse ieri) dai prossimi giorni sarà costretta ad abbandonare le salette sindacali e ad uscire dai cancelli della fabbrica con gli scatoloni in mano... “Dieci anni fa,” dice Giorgio Airaudo, “avrei detto che si è trattato di un voto in stile sudamericano, ma siccome anche in Sud America la democrazia ha fatto importanti passi avanti, non so più come definirlo”. Secondo i metalmeccanici della Cgil “si è trattato di un voto poco trasparente e senza regole, in cui in un’azienda si votava a scrutinio segreto, in un’altra a voto palese, in altre ancora si accettava il voto per telefono. E in molti posti di lavoro, come a Melfi, le Rsu dei sindacati firmatari si sono riunite di nascosto per non avvisare i delegati della Fiom”. (La Repubblica, sabato 24 dicembre 2011).
Per la serie (riservata ai solutori più che abili) Scopri le differenze!: l’Italia del Berlusconi (a destra) e l’Italia del Monti (a “sinistra”).
(su) il Monti, la Fornero e il Passera, ecco cosa dice oggi (presumibilmente, a giudicare dal tono, mentre si accinge a emigrare in Svizzera coi sudati risparmiucci da vicedirettore del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari) un finto sinistro che per settimane ci ha spiegato che questo governicchio (e il re Giorgio che ce lo ha imposto) dovevano essere da noi, a dir poco, venerati e adorati: È passato il decreto Salva-Italia, ma l’Italia non è affatto salva. La dura legge dello spread (si è dimenticato, poverino, di averci raccontato che invece era la dura legge del discredito in cui il Berlusconi aveva gettato l’Italia, n.d.r.) ci inchioda ancora una volta alle nostre debolezze. Ieri, 23 dicembre, il differenziale tra i tassi dei Btp e quelli del Bund tedesco è risalito a 515 punti. Il 16 novembre, giorno del giuramento del nuovo governo, era a quota 518. Mario Monti torna così alla casella di partenza. (...) Detto più brutalmente: i sacrifici appena imposti al Paese rischiano di essere inutili. Questa è la constatazione che rende amaro il Natale degli italiani (constatazione?, Natale? Guarda che lo sapevamo da prima di te, gnocco!, n.d.r.). (...) Elsa Fornero avverte: “La manovra appena approvata era assolutamente necessaria. Sapevamo che avrebbe avuto un impatto sulla crescita, e ora sappiamo che è proprio la crescita la leva da azionare. Ma purtroppo dal territorio ci arrivano segnali preoccupanti”. Piero Giarda è più esplicito: “Il risanamento l’abbiamo avviato, ma il quadro macroeconomico sta peggiorando. Dal fronte delle imprese giungono notizie allarmanti su ordinativi e occupazione”. Corrado Passera non si arrende: “Con il Salva-Italia abbiamo evitato la fine della Grecia. Ora dobbiamo uscire dalla sindrome delle fasi: non c’è una fase uno e una fase due, il rigore e lo sviluppo li dobbiamo fare insieme. La congiuntura è negativa, non possiamo aspettarci i fuochi d’artificio: ogni ministero deve fare la sua parte, giorno per giorno, per tagliare le spese e sostenere la crescita”. Giarda affonda il coltello nella piaga: “Non c’è dubbio, il debito è il nostro gigantesco problema. E i mercati sembrano orientati a scommettere sul fatto che noi potremmo non farcela”. (...) Per questo Monti cerca l’appoggio della più importante istituzione economica del Paese, cioè la Banca d’Italia. Nell’ennesimo faccia a faccia a Palazzo Chigi, il governatore Ignazio Visco ha tratteggiato al premier un orizzonte tutt’altro che incoraggiante: “Per il quarto trimestre c’è un ulteriore indebolimento dell’attività produttiva”. Secondo Via Nazionale, occorrerà un lavoro “chirurgico” sui tagli di spesa, nell’ottica della spending review. E poi serviranno interventi mirati per “rimuovere gli ostacoli che frenano il sistema”, dalle liberalizzazioni in tutti i settori alle misure per l’efficienza degli enti locali, dalla formazione e la scuola alla velocizzazione della giustizia civile. La Banca d’Italia ha già fornito al premier una serie di indicazioni concrete, su ciascuno di questi capitoli. Toccherà al governo tradurle in misure legislative. La via è strettissima. Ma un’alternativa non c’è. Anzi, ce n’è una sola: il default dell’Italia. Come ha spiegato Visco a Monti, questo significherebbe “10 milioni di poveri in più, dall’oggi al domani”. Buon Natale a tutti. (Massimo Giannini su La Repubblica di sabato 24 dicembre 2011).
Per la serie Ecce-ne ’n altro: Eugenio Gesuino Scalfari.
Eugenio Scalfari: In fondo a un lungo corridoio una porta a vetri si apre su una piccola stanza dove scorre il tempo di Carlo Maria Martini, già arcivescovo di Milano, biblista, pastore di anime e di coscienze, cardinale di Santa Romana Chiesa. Siede su una poltrona accanto ad una finestra dalla quale si vedono un pezzo di cielo e un cipresso... (Incipit di due paginone di salmi intitolate Il senso della vita secondo Gesù su La Repubblica di sabato 24 dicembre 2011). Mentre le tirannie finanziarie e religiose, le destre e le finte sinistre del mondo, d’Europa e d’Italia ci spingono verso il baratro, è bello sapere che almeno uno, tra quanti le hanno sempre sostenute, si accinge a lasciarci contemplando insieme a un prete un pezzo di cielo, un cipresso e Gesù sulla croce. Vai, Eugenio, vai: è ora. E non temere, la tua “conversione” in extremis non ci stupirà: la scriviamo fra virgolette perché sappiamo bene, e da tempo, che la tendenza a dare il cervello all’ammasso ecclesiastico è sempre stata irresistibile in voi finti sinistri, catafratti da una razionalità così alta e raffinata da rischiare spesso di confondersi (ai nostri incolti occhi) con una perfetta stupidità.
Per la serie Radicali per tutte le stagioni: ieri berluscisti, oggi montisti, nel frattempo anche piddìni, ma sempre nemici dei Lavoratori.
i Radicali, il Pannella, la Bonino e il resto della congrega: Con il Milleproroghe soldi a Radio radicale, tagli al Fondo editoria. (Titolo de L’Unità di sabato 24 dicembre 2011). Digiunano, digiunano, ma poi alla fine si mangiano anche i pranzi e le cene degli altri.
Per la serie Gli Uomini che salvarono l’Italia: il Casini e il Rutelli.
Pierferdinando Pierferdy Casini e Francesco Cicciobello Rutelli: Né richieste né proteste dall’Uddiccì, Monti va solo assecondato, aiutare questo governo oggi significa aiutare gli italiani... Più incontro Monti e più cresce la mia stima per lui. Pur riconoscendo le difficoltà, è sereno e risoluto: la migliore guida per l’Italia (Pierferdy). Il Terzo polo sostiene Monti nelle riforme e nelle liberalizzazioni, e noi dell’Api gli daremo una serie di proposte molto focalizzate (Cicciobello). (La Repubblica, sabato 24 dicembre 2011).
Per la serie Il Corriere della serva: Milena Gabanelli.
(su) Milena Gabanelli: Una estasiata Milena Gabanelli, sul Corriere della sera di ieri, tesse le lodi dei nuovi profeti del tempo, gli amministratori delegati, e invoca uno sforzo di intelligenza per la “costruzione di un sistema che permetta alle aziende (tutte e non solo quelle con meno di 15 dipendenti) di poter assumere e licenziare”. (L’Unità, sabato 24 dicembre 2011). E va bene che lo chiamano anche Il Corriere della serva, ma... Ah, che dolore terribile... Gabanelli, Gabanelli: anche tu ci gabbavi, o Gabanelli?
Staino su L’Unità di sabato 24 dicembre 2011.
(su) il Monti, la Fornero e il Passera: Il governo con il decreto salva Italia sfilerà dalle tasche degli Italiani 18 miliardi di euro. Il 90% della manovra è infatti costituito da nuove tasse che colpiranno la casa, le imposte addizionali locali, la benzina (per 5 miliardi di euro) e di nuovo l’Iva nell’autunno del 2012. (La Repubblica, venerdì 23 dicembre 2011). E se lo dice La Repubblica, che ogni giorno consacra dalle 5 alle 10 paginone neominzoliniane a far propaganda al governo dei servi delle tirannie finanziarie globali e del Vaticano, vuol dire che le cose stanno... ancora peggio di così. Infatti i miliardi di euro saranno 45. E all’anno. E da oggi al 2030.
Per la serie Le lacrime non sono tutte uguali, e la differenza si vede negli occhi e nei denti: la Fornero e Lucia Codurelli.
(su) il Monti, la Fornero e il Passera: Votare la manovra del governo Monti è stata una delle sofferenze più grandi della mia vita. Per questo ho pensato che fosse l’ultimo mio atto da deputata... Ho stima del segretario, e non intendo in nessun modo lasciare il Pd... Ma ad oggi il mio stato d’animo è questo: credo che sia giusto tornare a casa, questa manovra si accanisce contro quella parte della società per cui ho sempre lottato, gli operai alla catena, le donne, chi ha iniziato a lavorare a 15 anni. Dell’equità non si è vista neppure l’ombra. Con quel voto mi è sembrato di tradire la parte più debole del mondo del lavoro... Questa manovra mette in discussione i progetti di vita di tanta gente, aggiungendo anche 6-7 anni di lavoro e senza dare in cambio nulla... I privilegi, quelli veri, non sono stati neanche toccati. Mi sono dimessa perché ho avuto l’impressione di non riuscire a rappresentare queste persone, di non contare niente. (Lucia Codurelli, deputata del Partito democratico. L’Unità, venerdì 23 dicembre 2011). Rispettiamo e stimiamo la compagna Codurelli, soprattutto per il rispetto e la stima che lei dimostra verso di Noi dicendoci la verità che molti altri, nel partito, fanno di tutto per edulcorare o occultare. Ma la preghiamo di non dimettersi: sono i finti sinistri che devono lasciare il Pd e il Parlamento, sono i Veltroni, i Fioroni, gli Enrico Letta, gli Ichino, i Morando (sul quale, vedere il post che segue), non le persone per bene come lei.
(su) il Monti, la Fornero e il Passera: Il Pd e il Pdl devono garantire il successo del governo Monti per salvare l’Italia dal fallimento, realizzare le condizioni per uscire dal bipolarismo distorto che ci ha portato all’attuale collasso e aprire la stagione del bipolarismo maturo, in cui le forze centrali dei due schieramenti si emancipano dal ricatto delle componenti estremiste dei rispettivi campi. In questo senso, per il Pd, altro che governo amico: se al successo del governo Monti è vitalmente legato il futuro della nazione, noi, come partito della nazione, dobbiamo dire: questo è il nostro governo. (Enrico Morando, finto sinistro veltroniano che più volte si è dichiarato disponibile a votare coi berluscisti, su L’Unità di venerdì 23 dicembre 2011). Traduzione: Ma è mai possibile che l’Italia sia l’unico Paese occidentale in cui la cosiddetta sinistra non è ancora riuscita a diventare del tutto finta e identica alla destra?! Non ne posso più! Da confrontare con le parole di una persona per bene come la compagna Lucia Codurelli, nel post qui sopra.
Per la serie Uomo bianco parla con lingua biforcuta: Mario Monti.
Mario Monti: Ai partiti, ieri, il presidente del Consiglio ha inviato un messaggio un po’ stizzito. Dopo averli ringraziati per “il grande onere che si sono accollati”, infatti, ha spiegato “ai cittadini” che “l’appoggio che questo governo sta ricevendo dalle forze politiche è molto più grande di quello che le stesse lasciano credere o dichiarano”. “Capisco benissimo che ci siano delle occasioni in cui i colloqui che hanno luogo, per esempio, con il presidente del Consiglio da parte delle forze politiche, vengano poi presentati esternamente piuttosto dal punto di vista del veto o della forte pressione,” spiega Monti. “Capisco benissimo le esigenze che possono, a volte, indurre l’uno, l’altro o l’altro ancora dei partiti che sostengono la nostra azione a prospettare così, alle rispettive basi, il modo di rapportarsi con il Governo. Lo capisco e non vedo ciò come una diminutio nei confronti del Governo”. (L’Unità, venerdì 23 dicembre 2011). A parte il tono di furbesco disprezzo (nei confronti, prim’ancora che dei partiti, del Parlamento e della Democrazia), delle due l’una: o il Monti è del tutto inconsapevole di quel che dice, cosa che non crediamo, oppure sa benissimo che una dichiarazione come questa colpisce molto più il Partito democratico, e in particolare Pier Luigi Bersani, che non l’altro o l’altro ancora dei partiti che lo sostengono.
Mario Monti: Essenziale che gli italiani sottoscrivano Boti e Btp, le cui rendite sono elevatissime. Occorre che abbiamo fiducia in noi stessi. (L’Unità, venerdì 23 dicembre 2011). Dichiarazione da conservare a futura memoria. Ma non tanto a lungo. Solo fino a quando, probabilmente, grazie anche al Monti, Bot e Btp diventeranno carta straccia.
Per la serie Nani davanti a Giganti: il Monti dinanzi ai Paesi che davvero mettono le manette alla criminalità economica e finanziaria.
(su) il Monti, la Fornero, il Passera e la loro idea (o piuttosto delirio?) che salvare l’Italia significhi colpire i Lavoratori e i Pensionati e aggredirne i Diritti: Per anni ho sostenuto, e non sono stato certo il solo, che la criminalità economica sia la principale causa del declino del Paese e della sua crescita zero. Non è solo un problema di risorse che vengono a mancare, ma soprattutto di diffusione di una cultura dell’illegalità che inquina l’amministrazione pubblica e l’economia del Paese. Ritengo che ancora manchi la piena consapevolezza che si tratta di un’emergenza che deve essere affrontata molto seriamente e con la stessa urgenza delle manovre economiche. Spero che le dichiarazioni d’intenti dei nuovi ministri siano una vera inversione di tendenza... Le organizzazioni internazionali, sin dagli anni ’90, hanno indicato con esattezza il percorso nella lotta alla corruzione e al riciclaggio dei capitali illeciti. Ma le convenzioni non sono state ratificate e non si è mai intervenuti sui punti nevralgici del sistema, così come testualmente prescrivono le norme internazionali: la trasparenza della contabilità, la trasparenza dei flussi finanziari, il contrasto alle cricche, la prescrizione. Il risultato è che ogni anno lo Stato, tra evasione fiscale e costi della corruzione, perde tra i 150 e i 200 miliardi di euro... Spesso si sostiene che si tratti di riforme lunghe e complesse? Ma le norme sono state già scritte da tempo e giacciono da anni in Parlamento, dunque ogni ritardo esprime solo la volontà di non cambiare. (Francesco Greco, procuratore aggiunto di Milano a capo del Dipartimento reati finanziari, La Repubblica, venerdì 23 dicembre 2011). Invece il Monti, la Fornero, il Passera e la Cancellieri di volontà di cambiare ne hanno un sacco, vero?
Per la serie I nostri Figli sono in buone mani: mentre il Profumo fa da palo, il Monti si prepara a svenare...
(di e su) Francesco Profumo (neoministro della Pubblica Istruzione): Ci vuole una scuola più intensa nei tempi e consapevole che oggi un ragazzo apprende in aula solo il venti per cento di quello che sa. Non è un sogno pensare a meno ore più proficue e a cinque giorni di lavoro invece che sei (il Profumo a La Repubblica di venerdì 23 dicembre 2011). Traduzione: non è un sogno pensare di ridurre ancora l’orario scolastico raggranellando qualche altro miliarduccio a spese dei Bambini e dei Ragazzi italiani. Il bisturi della “revisione di spesa” non colpirà tutti i dicasteri (“Ci vorrebbero due anni, non due mesi”) ma verrà applicato ai cinque ministeri più grandi dove si concentrano le uscite. E sarà affidato al coordinamento della Ragioneria generale dello Stato, sotto la regia politica dello stesso Monti. “Ci vorranno mesi,” ha detto ieri il premier in Senato, “ma i risultati della spending review saranno duraturi” (il Monti secondo La Repubblica di venerdì 23 dicembre 2011). Traduzione: il più grande dei cinque ministeri più grandi è, come tutti sanno, quello della Pubblica istruzione: vedrete che con un’attenta revisione di spesa riusciremo a far sgorgare dalle vene dei Bambini e dei Ragazzi italiani tutto il sangue di cui la Gelmini, colpendoli alle arterie con tagli indiscriminati, non era riuscita a sentire neppure l’odore.
Per la serie La fatuità smascherata: Susanna Camusso e l’Ichino.
(su) Pietro Ichino: Ha lo stesso difetto di considerare i Diritti la ragione per cui non c’è la stabilizzazione. Invece non c’è perché si è costruito un sistema di formule di lavoro che costano pochissimo. Se si pagasse di più il lavoro atipico, cambierebbe tutto.
(Susanna Camusso, La Repubblica, venerdì 23 dicembre 2011).
Per la serie Le tirate di orecchi subìte da chi fin da bimbo fu nelle grinfie dei preti: Piero Giarda.
Piero Giarda (laureato in economia alla Cattolica di Milano e neoministro, in quota vaticana, per i Rapporti col Parlamento): Ma adesso ’sti senatori si fanno tre settimane di ferie pagate da noi? (La Repubblica, venerdì 23 dicembre 2011). Perché, lui invece cosa fa a Natale? Rimane a staccare chewing-gum e caccole da sotto i banchi di palazzo Madama?
Per la serie Quelli che un giorno sì e uno no se la ridono in tv mentre noi paghiamo: la Fornero a Porta a porta.
Elsa piagnucolona Fornero: Ci vuole l’antibiotico e ci vuole il ricostituente... Allora vogliamo lasciarlo stare questo articolo 18? Io sono pronta a dire che neanche lo conosco. Non l’ho mai visto. C’è tanto da fare prima di arrivare lì... Vogliamo discutere di riforme con tutti, con Bindi, Lupi, Bonanni e perfino con Camusso... Non ho nulla in mente sull’articolo 18, sono caduta in trappola... Sono stanca, sì, ma per questo mi basta una passeggiata in campagna. (La Repubblica, giovedì 22 dicembre 2011). Com’è buona, la lacrimosa Fornero: è pronta a discutere perfino con Susanna Camusso. Perfino, dice, come se parlasse di un mostriciattolo. E con quell’avverbio, con un’unica, minuscola paroletta, offende in un colpo solo cinque milioni di iscritti alla Cgil e le loro famiglie. È pronta a discutere perfino con Noi, signora Piagnistero? Prego, si accomodi. Ma tenga le distanze: non è detto che il suo alito debba necessariamente piacerci.
Per la serie Lotta dura senza paura contro i Diritti umani dei Lavoratori: il Veltroni contro l’articolo 18.
Walter Veltroni (finto sinistro infiltratosi nel Partito democratico e mistificatore della Memoria storica della Sinistra vera): La nuova frontiera della sinistra (to’, è tornato a usare questa parola. Come mai? Nel 2008 gli faceva schifo..., n.d.r.) e dei democratici è dare una risposta a 15 milioni di lavoratori che l’articolo 18 non l’hanno mai incrociato, che vivono nell’angoscia disperante dell’incertezza (angoscia in cui non vivrebbero se i finti sinistri come il Veltroni non avessero sistematicamente aggredito i Diritti dei Lavoratori fin dal pacchetto Treu del ’97, n.d.r.). (...) Va preso di petto il tema che fu al centro della campagna elettorale del Pd nel 2008: l’intollerabile ingiustizia sociale della precarietà (il Veltroni racconta balle: i temi che egli mise al centro della oscena campagna elettorale del Pd nel 2008 furono i concomitanti deliri, suoi e di tutti i finti sinistri, che la lotta di classe sia finita, che sinistra e destra siano concetti superati e che lo Stato non debbe interferire con le attività economiche e finanziarie: vedi le sue dichiarazioni dell’epoca qui, qui, qui, qui e qui, n.d.r.). Da qui si parte. Come estendere garanzie e sicurezza a quei milioni di cittadini che vivono senza certezza di futuro. Dal governo e dai sindacati perciò ci si deve aspettare, quando sederanno al tavolo della concertazione, una risposta chiara alla domanda: quali soluzioni propongono per eliminare la discriminazione sociale che divide a metà il mondo del lavoro? (...) Ma il sindacato tutto non può non porsi la questione di milioni di lavoratori che non sono rappresentati dal sindacato e nel sindacato. Non può non considerare questa sfida decisiva. Ho molta fiducia nelle organizzazioni dei lavoratori e spero che la nuova unità produca pensieri di lungo periodo. (...) Ma il punto è favorire l’integrazione dei precari in un mondo del lavoro uguale per tutti: è la battaglia del Duemila, paragonabile alle 8 ore. (La Repubblica, giovedì 22 dicembre 2011). La finta sinistra, dai primi anni ’90 a oggi, ha attivamente collaborato con la destra (e spesso l’ha preceduta) nell’incrementare a dismisura il precariato aggirando e indebolendo la legislazione sul Lavoro e alterando la Memoria storica della Sinistra. Eppure gli individui come il Veltroni, anziché scusarsi e ritirarsi a vita privata, hanno oggi la faccia come il sedere di servirsi delle profonde ingiustizie da essi create per invocare l’eliminazione dei Diritti umani per tutti i Lavoratori. E addirittura di paragonare la lora “battaglia” fascista alla battaglia per le otto ore! Fingendo di non sapere (mentre individui come il Marchionne, che il Veltroni ha pubblicamente elogiato, impongono lo straordinario obbligatorio) che grazie a loro sono sempre meno le Donne e gli Uomini il cui diritto alle otto ore di lavoro è calpestato e ridicolizzato con ogni mezzo.
Per la serie Un giorno o l’altro toccherà anche a voi...: il Bagnasco e lo Spirito di Sacrificio del Popolo Italiano.
Angelo Bagnasco (dipendente della tirannia finanziario-religiosa vaticana in qualità di cardinale e di presidente della Conferenza episcopale italiana): La crisi globale determina preoccupazioni e difficoltà, ma il patrimonio spirituale e culturale, la dedizione e lo spirito di generosità e di sacrificio del nostro popolo sono sempre vivi. (La Repubblica, mercoledi 21 dicembre 2011). I sacrifici toccano sempre al generoso popolo, mai ai caporioni vaticani. Chissà, forse hanno davvero qualche santo in paradiso dalla loro parte. Tipo san Silvio il berluscista, san Giorgio il moralsuasore, san Mario Monti il martirizzatore e santa Elsa Fornero la piagnona...
Giorgio Napolitano (sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori): Non giovano, scandisce il capo dello Stato, i “giudizi perentori”, le “battute sprezzanti”, le “contrapposizioni semplicistiche”. Ammonisce: “Si discuta liberamente e con spirito critico, ma senza rigide pregiudiziali e non rifuggendo da spinose assunzioni di responsabilità”. In tempi così difficili per il Paese “si blocchi sul nascere ogni esasperazione polemica”. (La Repubblica, mercoledì 21 dicembre 2011). Traduzione: Noi finiamo di distruggere i Diritti umani dei Lavoratori e voi non potete reagire, non potete rispondere, potete solo mugugnare, ma ce dovete sta’! Un presidente della Repubblica sempre più di destra che ormai non cerca neanche di mostrarsi equidistante almeno a parole.
Per la serie Una Donna contro le Tre del Macbeth: Susanna Camusso, la Fornero, la Marcegaglia e la Bonino.
(su) Elsa piagnucolona Fornero (neoministra del Welfare e aspirante licenziatrice di Lavoratori): Il governo parla di rifroma del lavoro, ma in realtà annuncia licenziamenti facili... Scenda dall’empireo, ministra, venga al mondo, discuta coi sindacati... L’articolo 18 è una norma di civiltà che impedisce discriminazioni: un Paese democratico e civile non può rinunciarvi. (Susanna Camusso, leader ― quant’altri mai ― della Cgil). La Camusso usa un linguaggio truculento (Pierferdinando Casini in Caltagirone). Affrontiamo la riforma con serietà: in una situazione come questa non ci sono totem né tabù (Emma Marcegaglia). È un dibattito vecchio, questi problemi sono sul tavolo da un decennio. I radicali proposero un referendum sull’articolo 18, che fu perso perché Berlusconi disse che le riforme le avrebbe fatte lui e Cofferati diceva che violavamo i diritti umani. Sollevare ancora veti e barricate è un modo di fare già visto e che non paga (Emma Bonino). (La Repubblica e L’Unità di martedì 20 dicembre 2011).
Per la serie Maestri e allievi: il de Turris oggi (a sinistra), il de Turris con l’Evola (al centro) e lo stragista neonazista Gianluca Casseri (a destra).
(su) Gianluca Casseri (stragista neonazista), CasaPound e Gianfranco de Turris (giornalista della Rai): Si fa un gran parlare, in rete e fuori, delle coperture politiche e culturali che hanno portato alla tragedia di martedì a Firenze, quando il folle Gianluca Casseri ha ucciso a colpi di arma da fuoco due Senegalesi, venditori ambulanti, ferendone gravemente altri tre prima di suicidarsi. Ma il killer xenofobo non era un soggetto isolato. Frequentava CasaPound e soprattutto godeva della stima di autorevoli intellettuali della destra italiana. Su cui ora in molti puntano l’attenzione: sul forum del collettivo di scrittori Wu Ming, sui blog dedicati alla letteratura fantastica e ieri sera a L’Infedele di Gad Lerner, sono emersi i legami stretti tra Casseri e Gianfranco de Turris, vicecaporedattore dei servizi culturali al Giornale Radio della Rai, andato in pensione nel febbraio del 2009, in quota ad Alleanza nazionale e poi al Pidièlle. In sua difesa è sceso in campo Gianluca Iannone, presidente di CasaPound Italia, mentre si sta stilando un’interrogazione alla Commissione di vigilanza sulla Rai. “Casseri e de Turris avrebbero partecipato a comuni iniziative con tanto di filmati”, scrivono il portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti e il senatore del Pd Vincenzo Vita: “Non ci interessano gli aspetti giudiziari, ma la Rai ha nulla da dire? I fatti a quando risalgono? Il de Turris in questione è forse lo stesso che continua a curare una rubrica su Radiouno Rai ogni domenica sera?” L’azienda si è vista costretta ad ammettere che il giornalista ora conduce il programma L’Argonauta, assicurando sùbito che “valuterà la sua posizione”. De Turris ha firmato ben due prefazioni encomiastiche ai libri di Casseri. L’ultimo, I protocolli del Savio di Alessandria, pubblicato a maggio per l’editore Solfanelli, è un’invettiva contro Il cimitero di Praga di Umberto Eco e conferma l’esistenza del complotto pluto-giudaico nel mondo. Nella prefazione, de Turris loda Casseri e spiega (come già fece il suo maestro Julius Evola) che i Protocolli dei Savi di Sion, pur essendo un documento falsificato, nondimeno dicono cose vere. I saggi di Casseri su Lovecraft sono sempre stati annunciati sui siti web più noti nell’ambito del fantastico italianoo, così come il romanzo scritto con Enrico Rulli, La chiave del caos, sempre con prefazione di de Turris e definito bonariamente “romanzo esoterico”. De Turris è fondatore e segretario della Fondazione Julius Evola, dedicata al “pensatore” di estrema destra, con trascorsi fascisti e nazisti, teorico della gerarchia tra le razze. Quel che ha compiuto Casseri non è in alcun modo “un atto di follia”, ma una coerente messa in pratica di queste idee. Ma non è solo la Rai a essere investita dalle polemiche. Di scrittori come J. R. R. Tolkien e H. P. Lovecraft la destra si è appropriata a lungo. Ed è proprio la casa editrice che pubblica le opere di Tolkien in Italia a essere chiamata in causa. Grazie a de Turris, Casseri ha partecipato ad Albero di Tolkien (Bompiani, 2007), raccolta di saggi che raduna il gotha della tolkienologia di estrema destra... (Roberto Arduini su L’Unità di martedì 20 dicembre 2011).
I Senegalesi in lotta? Per i finti sinistri sono come i Matti...
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Concita De Gregorio (finta sinistra ex direttrice de L’Unità, attualmente a La Repubblica): Avevo negli occhi e nelle orecchie le immagini del corteo dei senegalesi (sic, l’iniziale minuscola è dell’autrice, n.d.r.) di Firenze nelle ore in cui chiudevo il secondo dei due libri appena usciti per una piccolissima casa editrice, Alphabeta, che raccontano come fosse un romanzo d’avventura una straordinaria storia davvero accaduta in Italia negli anni Settanta. Una storia di cui i nostri ventenni sanno poco o niente e quanto sarebbe importante che la conoscessero, invece, per dare una direzione e un senso costruttivo alla loro sacrosanta indignazione (sottinteso: senso costruttivo che per il momento, privi del “verbo” basagliano, neanche si sognano, n.d.r.). C’era una volta la città dei matti e Marco Cavallo – poderosi tomi, non libriccini – narrano l’incredibile magnifica rivoluzione condotta controcorrente da un pugno di donne e di uomini guidati da Franco Basaglia. Raccontano come sia stato possibile far approvare, in Italia, nei giorni del sequestro Moro, una legge che riguardava apparentemente una irrilevante minoranza di persone, i matti dei manicomi. E siccome allora, davvero, molti dei “matti” erano semplicemente vittime delle violenze di quel tempo, non è poi così difficile per quanto sia – lo riconosco – sommamente impreciso pensare che il posto che occupavano i matti negli anni di Basaglia l’abbiano adesso i neri (sic, l’iniziale minuscola è dell’autrice, n.d.r.) d’Africa e gli afgani (sic, l’iniziale minuscola è dell’autrice, n.d.r.) e i migranti (sic, l’iniziale minuscola è dell’autrice, n.d.r.) dei barconi che muoiono speronati al largo delle nostre coste. (La Repubblica, lunedì 19 dicembre 2011). Dice bene, la De Gregorio: solo apparentemente la legge Basaglia riguarda un’irrilevante minoranza di persone. In realtà riguarda Tutti, invece, perché in Tutti insinuava e insinua tre bugie una più mostruosa e irresponsabile dell’altra: 1, che i matti non esistano, esisterebbero ribelli etichettati matti e imprigionati nei manicomi; 2, che, se il matto è un ribelle, chi si ribella non sia distinguibile da chi è matto, cioè sia matto; 3, che, se qualche matto ci fosse, non lo si possa riconoscere né tanto meno curare. Certo, nessuno sostiene che i manicomi si sarebbero dovuti lasciare com’erano: ma – anziché chiusi e tanti saluti, “eliminando” per decreto migliaia di Donne e di Uomini e di Famiglie il cui diritto costituzionale di essere aiutati fu allegramente calpestato – dovevano essere trasformati in veri luoghi di cura della malattia mentale. Malattia che esiste, e che nessuna legge può orwellianamente ridenominare e cancellare. E cura che esiste anch’essa, ed esisteva già allora, basata sulle scoperte dello psichiatra Massimo Fagioli e su un pensiero e una ricerca di gran lunga più validi di quelli (bel “pensiero”, bella “ricerca”, togliersi di torno i malati e chi s’è visto s’è visto) del Basaglia e dei Basagliani. Son passati molti anni, i guasti prodotti da quella legge sono stati e sono sotto gli occhi e nel cuore di chiunque abbia occhi per vederli e cuore per sentirsene colpito, ma la finta sinistra Concita De Gregorio continua a credere che l’abbandonatore di malati Franco Basaglia fosse un grand’uomo e che il fatto che riuscì a far passare per sano il suo nazismo mentale (me li tolgo di torno e non ci penso più) sia stata una grande rivoluzione. E non basta: quel ch’è peggio è che la finta sinistra Concita De Gregorio (come una sorta di “scimmietta” capace solo di ripetere il “verbo” che un dì le fu istillato) continua a etichettare analoghi a malati di mente, cioè malati di mente, i Senegalesi e i Neri che con civile, dignitosa fermezza resistono e protestano contro l’odio, il disprezzo e il razzismo che ogni giorno li aggredisce, e con i Neri gli Afgani, e con gli Afgani i Migranti: tutti come i matti, per lei, e tutti, perciò – sebbene la poverina, forse, non se ne renda conto – in qualche modo “conformi” all’odio e al disprezzo mascherati da commiserazione che del razzismo conclamato sono uno dei primi elementi. Rovescia su di noi intere colonne di piombo contro il razzismo, la finta sinistra Concita De Gregorio, un diluvio di virtuose parole che lì per lì quasi ci fa sentire colpevoli di averla giudicata male in passato. Ma no, non l’abbiamo giudicata male, la De Gregorio è davvero una finta sinistra poiché è davvero una (inconsapevole?) promotrice di razzismo (come quell’altro gran finto sinistro del suo Veltroni, che da sindaco di Roma “innocentemente” gridava In Italia c’è un problema Rumeni e “inconsapevolmente” scatenava devastazioni legalizzate dei Campi Nomadi), e quel che possiamo fare per immaginarla meno finta, meno ipocrita (e renderla a noi stessi meno insopportabile) è regalarle, appunto, una certa qual presunzione d’inconsapevolezza. Pur sapendo (quanto siamo buoni!) che in realtà è più che sufficiente, a revocare in dubbio tale presunzione, quel (mediocremente) letterario “migranti dei barconi che muoiono speronati al largo delle nostre coste”… Poiché delle due l’una, De Gregorio Concita: o tu credi che muoia sul serio soltanto chi muore speronato (e non, per esempio, anche chi muore abbandonato da istituzioni che hanno deciso che il suo sia un problema che non esiste) oppure il tuo dolore per i Migranti che muoiono è così deboluccio da non poter averla vinta neanche sul compiacimento per una frase a effetto. (Clicca qui per leggere l’intervista a Massimo Fagioli La negazione della malattia mentale - la psicoterapia è un atto medico).
Per la serie Licenziatori di Lavoratori: Montiana Fornero e Veltroniano Verini.
Elsa piagnucolona Fornero (ministra del Welfare), Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e i finti sinistri Pietro Ichino, Paolo Gentiloni e Walter Verini): Bisogna permettere ai giovani di entrare nel mercato del lavoro con un contratto unico, che includa le persone oggi escluse e che però forse non tuteli più al 100% il solito segmento iperprotetto (Elsa). Traduzione: finti sinistri e berluscisti, dagli anni ’90 a oggi, sono riusciti a privare di quasi ogni diritto soltanto i Giovani. Ora bisogna fare in modo che i Diritti umani dei Lavoratori spariscano del tutto, in modo che nessuno possa più darne testimonianza. Pierferdy: Da Fornero un intervento coraggioso, onesto e leale. Gianfranco: Se non si fa sì che la pletora di contratti a termine sia sostituita da un contratto unico, garantendo agli imprenditori più flessibilità in uscita, non si aiutano i giovani. Pietro: Il governo spingerà il Partito democratico sulle mie posizioni (traduzione: molto più che convincere, a me piace che le autorità convincano in mio nome). Paolo: Fornero sicura e rassicurante. L’alternativa è la difesa dello status quo di Sacconi: è questa la linea più di sinistra? Walter: Bisogna discutere senza totem anche di articolo 18, la priorità è dare garanzie ai giovani. (L’Unità, lunedì 19 dicembre 2011).
Per la serie Riflessive espressioni del Passera: una riflessiva espressione di Corrado Passera.
Corrado Passera (uomo-ossimoro in quanto banchiere e ministro per lo Sviluppo economico, che è un po’ come dire rapinatore e poliziotto allo stesso tempo): Nessuno oggi è al sicuro, ma abbiamo messo in sicurezza l’Italia ed evitato il rischio Grecia, che era ad un passo... Il nostro impegno contro l’evasione sarà senza pace. Si tratta di soldi veramente rubati, da recuperare per investire sulla crescita. (La Repubblica, lunedì 19 dicembre 2011). Non ci crediamo punto né poco, ma staremo a vedere. Chi gli crede “senza se e senza ma” è invece La Repubblica, che dedica all’“impegno” del Passera un titolone in prima pagina – Fisco, la caccia agli evasori – più tutta la seconda e la terza. Con affermazioni roboanti (Ora scatteranno i controlli, e via rivendendosi la classica pelle dell’orso) e una conclusione che ridimensiona tutto, ma che non tutti arriveranno a leggere: Tra gli evasori anche i presunti “furbetti” mimetizzati nei 15 milioni dell’Isee con zero attività finanziarie? Sul punto, Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle entrate, non si pronuncia: “Occorrerebbe un’autorizzazione di legge per iniziare da lì”. Per la serie Aspetta e spera...
(su) Monti, Fornero e Passera: Intervenire sulle detrazioni fiscali significa toccare le famiglie e anche alcuni elementi di crescita e di lotta all’evasione fiscale. Ad esempio, se si può avere una detrazione per la ristrutturazione della casa, questo è vantaggioso per la famiglia, è crescita ed è lotta all’evasione. Mi auguro che il governo Monti non faccia tagli lineari alla Tremonti, ma selettivi. Altrimenti il Paese non li può davvero reggere, tutto si abbatterebbe sulle stesse fasce che pagano di più la benzina, l’Ici. Nella tanto invocata flexsecurity è chiara la flessibilità, non si vedono altrettanto bene gli aspetti di sicurezza. Un governo tecnico che non si limita a intervenire sull’emergenza ma fa riforme strutturali deve per prima cosa confrontarsi con sindacati e forze politiche, e non per un pomeriggio. Aggiungo che la flessibilità in uscita si fa in tempi di crescita, non di recessione. Prima ci vogliono gli ammortizzatori, cioè un impianto di sicurezza che renda la flessibilità sopportabile per il lavoratore. Per tutto ciò occorrono risorse. Il governo le ha?... Temo che qualcuno si illuda che la crescita venga dalla libertà di licenziamento. (Rosy Bindi su La Repubblica di lunedì 19 dicembre 2011).
(su) Giacinto “Marco” Pannella e i Radicali in genere:
Chi sono. Loris Facchinetti: noto esponente del neofascismo romano, ex missino
passato a Ordine nuovo (l’organizzazione
di Pino Rauti, nel cuore della strategia della tensione, sciolta nel 1973
per ricostituzione del Partito Nazionale Fascista), massone del gruppo dell’ex
generale fascista Ghinazzi, facente parte della redazione del periodico L’incontro
delle genti con Elvio Sciubba. Facchinetti, con tutto il gruppo di Europa
civiltà (un movimento neopagano e paramilitare di estrema destra, nato nel
1969, che aveva rapporti pure con la massoneria e di cui è stato fondatore)
composto da Serpieri, Tacchi, Orlandini, Borghese, sin dal 1969 aveva stretti
rapporti con Miceli. Organizzatore dei campeggi dell’associazione
neofascista e paramilitare Europa Civiltà nell’Alta
Sabina e nel Parco Nazionale degli Abruzzi, Facchinetti era inoltre in contatto
con la P2 perché vi era transitato ed era in contatto con Egidio Giuliani
e Paolo Aleandri, elementi della Banda della Magliana. Oggi delegato del sindaco
Alemanno. Fonti:
http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/appunti.html /
http://www.chiesadigesucristo.it/news-e-media/visualizza-articolo/archive/2010/october/article/unintervista-a-loris-facchinetti.html
/
https://vitaliquida.wordpress.com/tag/loris-facchinetti/ /
http://www.strano.net/stragi/tstragi/pfontana/cap2.htm Valerio Fioravanti:
fascista, pluriomicida fino dal 1978, e infine condannato per la strage del 2
agosto 1980 alla Stazione di Bologna nella quale persero la vita 85 persone e
200 furone ferite o mutilate. Con sei sentenze della Corte d’Assise
d’Appello
è stato condannato per numerosi reati a 8 ergastoli e al carcere per complessivi
134 anni e 8 mesi. Fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Valerio_Fioravanti. (Immagine e testo tratti da
Segnalazioni).
Mille e trecento euro? E come fanno a comprarsi tutte le belle cosine che riempiono gli enormi cataloghi dei venditori di articoli per sacerdoti?
(di e su) Angelo Bagnasco (dipendente della tirannia finanziario-religiosa vaticana in qualità di cardinale e di presidente della Conferenza episcopale italiana): Ho letto che riceviamo 1 miliardo di euro, spendiamo 350 milioni per gli stipendi e il resto è cresta... Certamente non esiste la cresta dei vescovi, perché tutto il resto dell’otto per mille che non è destinato al sostentamento del clero va per la carità, in Italia e all’estero, per opere di solidarietà che la Chiesa fa da sempre. E va anche per opere pastorali, oratori e manutenzione delle chiese... Tutto è trasparente e rendicontato, come risulta dai rendiconti pubblici che sono sul sito Internet della Cei. Le cifre sono sotto gli occhi di tutti, i nostri stipendi sono dell’ordine di circa 1.300 euro, e anche se qualcuno di molto autorevole dice che sono troppo modesti, per noi sono più che sufficienti e ringraziamo il Signore. (La Repubblica, domenica 18 dicembre 2011). Il concetto di libertà di coscienza è da rivedere: lo afferma il cardinale Bagnasco al convegno di Retinopera... Attenzione all’espressione cattolici adulti... Quell’espressione potrebbe essere pericolosa se dovesse portare ad atteggiamenti di “autosufficienza e di autonomia verso il magistero della Chiesa”. Angelo Bagnasco lo ribadisce intervenendo alla giornata di studio sulla formazione sociale e politica dei cattolici organizzata dall’associazione Retinopera. (L’Unità, domenica 18 dicembre 2011).
(su) Giorgio Napolitano: Il presidente toscano Enrico Rossi ha rivolto un appello a Napolitano “perché conceda sùbito la cittadinanza italiana ai tre giovani rimasti feriti nell’attentato” (cioè nella strage di Firenze del terrorista neonazista Casseri, n.d.r.). (La Repubblica, domenica 18 dicembre 2011). Richiesta valida e importantissima. Sarà ascoltata? Vedremo...
Ecco come titolava L’Unità quando le manovre (meno pesanti) contro i Lavoratori, i Giovani e i Pensionati le faceva il berluscismo. Cliccala per ingrandirla!
(su) Monti, Fornero e Passera: Manovra economica atto secondo. Il governo, non appena avrà archiviato il decreto (cosiddetto, n.d.r.) salva-Italia, metterà mano ai tagli alla spesa pubblica. Obiettivo è una sforbiciata da 10 miliardi di euro. La scure si abbatterà anche sulle agevolazioni fiscali. Con i risparmi si punta poi a finanziare la riforma degli ammortizzatori sociali in vista del superamento dell’articolo 18, con il via libera ai licenziamenti. (La Repubblica, domenica 18 dicembre 2011). Un governo sempre più esplicitamente di estrema destra (per esprimersi eufemisticamente) carica di tasse (e di aumenti del costo della vita) chi le tasse le paga, cioè i Lavoratori, per fare che? Per pagarsi, coi soldi estorti ai Lavoratori, l’aggressione ai loro Diritti umani. Abbattendo la sua scure, come gongola La Repubblica in prima pagina, su agevolazioni fiscali come queste: Spese per asili nido, spese per l’istruzione, spese funebri, spese per la palestra dei figli, mutui per la prima casa, spese sanitarie, affitti, spese mediche per disabili, spese per badanti per disabili, spese acquisto cani guida, spese per adozioni internazionali, erogazioni per enti ricerca ed enti parco, spese docenti per aggiornamento, ecc. ecc. Un governo di estrema destra? Diciamo meglio: un governo di nemici dei Lavoratori e dei Pensionati e dei Giovani, ma pieno di riguardi per le banche, i preti, le industrie di armamenti, i possessori di grandi patrimoni e gli evasori fiscali.
Per la serie Gli Scilipoti piddini del governo Monti: Enrico Morando.
(su) Enrico Morando (finto sinistro veltroniano nel Pd): In mano all’esecutivo, votato con l’ultima legge di Stabilità che porta la firma dell’ex ministro Tremonti del settembre scorso, c’è anche il cosiddetto emendamento Morando, dal nome del senatore del Pd che lo ha presentato e fatto approvare dall’assemblea di Palazzo Madama, e che ora il governo Monti vuole rendere immediatamente operativo. La norma prevede che la spesa primaria del bilancio dello Stato non possa aumentare in termini nominali (cioè inflazione compresa) più del 50% della crescita del Pil stimata dal Documento di economia e finanza. Una vera e propria mordacchia ai conti pubblici che, unita al pareggio di bilancio inserito in Costituzione, renderà stazionario lo stato dei conti pubblici italiani. (La Repubblica, domenica 18 novembre 2011). Per la gioia dell’antiStato finanziario-criminale e loro, i finti sinistri han trovato chi gli ha fatto dono di un governo più antiStato di quello berluscista. I finti sinistri come il Morando, quello che il 21 agosto, dopo due anni di lotta contro la segreteria di Pier Luigi Bersani, si dichiarò disposto a firmare emendamenti con il Pidièlle per riformare le pensioni.
Per la serie Quanto ci piacciono i regalini governativi, dare, dare regalini prego!: la Severino, il Ratzinger e il Bertone. (Da Segnalazioni).
(di e su) Paola Severino (neoministra della Giustizia, prorettore vicario della Luiss, docente di Diritto penale, legale di Caltagirone, suocero di Casini, legale del legale della Fininvest, Giovanni Acampora, nel processo Imi-Sir, legale di parte civile per l’Alitalia e nel caso Ior, legale di Prodi per la Cirio, di Gironzi, di Gifuni e della Comunità ebraica contro Priebke): Gli arrestati destinati al processo per direttissima non andranno in carcere ma resteranno 48 ore nelle camere di sicurezza. Chi deve scontare ancora 18 mesi di carcere (prima erano 12) passerà direttamente ai domiciliari... Dopo le misure del Guardasigilli Paola Severino, già contestate dal Pd e dal Pidièlle per via delle camere di sicurezza, il grande evento di oggi è la visita del papa a Rebibbia. Accanto avrà il ministro della Giustizia. Novanta minuti in cui, come dice il portavoce vaticano Federico Lombardi, “ascolterà i carcerati e porterà loro una parola di conforto”. L’Osservatore romano racconta che nel penitenziario, in queste ore, “l’euforia è salita di livello” per quello che tutti considerano “un regalo del papa”, cioè le misure della Severino che hanno anticipato di 48 ore la visita. (La Repubblica, domenica 18 dicembre 2011). La Severino conta sulle camere di sicurezza negli uffici di polizia. A cui ha già cambiato il nome. Lo aveva raccomandato ai suoi mentre scrivevano il decreto: “Dobbiamo chiamarle in un altro modo, mi raccomando”. Poi a Napoli, mentre andava al San Carlo con la collega degli Interni, Annamaria Cancellieri, le è venuta in mente l’espressione alternativa: “Sale di custodia, ecco, le ribattezziamo così”. (La Repubblica, lunedì 19 dicembre 2011). Svuotare le carceri nelle celle di sicurezza degli uffici di polizia? Un’idea sopraffina, due piccioni con una fava: una pacchia per gli sbirri dall’abuso facile, che potranno picchiare e/o violentare qualche povero cristo in più, e un calcio nelle palle agli Agenti per bene, che in quegli uffici da Quarto mondo non potranno garantire agli arrestati una detenzione decente né tanto meno il rispetto dei loro Diritti. Svuotare le carceri? Come no: e riempire i pronto soccorso degli ospedali. Ma la ministra ha fatto al papa il regalino di Natale che le premeva fargli, cos’altro importa? Basta cambiar nome alle cose, del resto, per far sparire i problemi. Le celle di sicurezza? Sale di custodia (a cinque stelle, supponiamo). La mancanza d’igiene, i pidocchi, le pulci? Contatto con la Natura. Le violenze? Trattamento speciale. L’eventuale morte del detenuto? Miglior vita. La neolingua orwelliana che la destra e la finta sinistra ci rovesciano addosso da un quarto di secolo ha trovato una nuova poeta.
“Padre, questo prete mi sta molestando”. “Povero bambino... Vieni, ti proteggo io”. (Da Segnalazioni).
(su) certi dipendenti della tirannia finanziario-religiosa di Joseph Ratzinger, Angelo Bagnasco e Tarcisio Bertone: In Olanda negli ultimi 65 anni decine di migliaia di bambini e ragazzi hanno subìto abusi sessuali da parte di sacerdoti e laici all’interno di istituzioni cattoliche. Gli autori degli abusi, compiuti tra il 1945 e il 2010, sono stati 800, dei quali 150 viventi. Sono le conclusioni della Commissione d’inchiesta indipendente guidata dall’ex ministro Wim Deetman incaricata nel 2010 dalla Conferenza episcopale olandese di indagare sulla pedofilia nella Chiesa. La Commissione ha anche accertato che gli abusi sono stati sistematicamente coperti dalla Chiesa cattolica, accusata ora di “inadeguati controlli e inadeguate azioni”. (La Repubblica, sabato 17 dicembre 2011).
Per la serie E mi raccomando, falla pagare anche ai meno abbienti: il Napolitano e il Monti.
Il Napolitano visto dai neominzoliniani de La Repubblica e dai giornalisti (con ancora qualche traccia di pudore) de L’Unità. La notizia (incredibile ma vera) è che venerdì 16 dicembre il Napolitano ha avuto l’ardire di sostenere che anche i meno abbienti devono fare sacrifici. Entrambi i quotidiani cercano di renderla poco visibile e di darla con accortezza, ma La Repubblica rasenta la mistificazione presentandola così: Dal presidente Napolitano era arrivato a inizio giornata l’ammonimento: “Con Monti imboccata la strada giusta per salvare l’euro” e per recuperare credibilità. E la considerazione che in una manovra così dura i sacrifici “sono anche per i meno abbienti”. (La Repubblica, sabato 17 dicembre 2011). Per La Repubblica, cioè, il Napolitano non avrebbe spudoratamente esortato i meno abbienti a far la loro parte di sacrifici, ma sobriamente constatato che anch’essi sono stati chiamati a farne. Col rischio, così, di far passare il presidente per un poveretto che se ne va in giro a scoprire l’acqua calda. Su L’Unità, invece, la stessa notizia è presentata, un po’ più onestamente, così: L’aiuto del Quirinale, tra l’altro, viene ritenuto essenziale. E Napolitano, ieri, non lo ha fatto mancare, con il riferimento “ai sacrifici” necessari anche da parte dei “ceti più deboli” toccati dalla manovra. (L’Unità, sabato 17 dicembre 2011). Un poco più onestamente, non tantissimo. La verità? La verità è che il Napolitano ha constatato un accidente: il Napolitano, irritato con noi Italiani meno abbienti, ci ha ammoniti a sacrificarci senza protestare.
Per la serie L’idea monti-passera-forneriana di Europa: una vignetta tratta da Segnalazioni.
(su) Monti, Fornero e Passera: “Quella delle liberalizzazioni è una grande beffa, vincono le corporazioni e perde chi lavora nel commercio, con buona pace dell’equità”. Così Franco Martini, segretario della Filcams Cgil, sulla liberalizzazione degli orari commerciali, praticamente l’unica che il governo è stato in grado di varare: “Con gli obiettivi della manovra non c’entra nulla. Le previsioni sui consumi sono molto negative, perché è il reddito che manca alle famiglie, non la carenza del servizio distributivo. L’unico effetto sarà peggiorare le condizioni dei dipendenti, prevalentemente donne”. Per Martini non aumenterà nemmeno l’occupazione, “ma solo flessibilità e precarietà del lavoro”, perché “aprire i giorni di festa presenta un costo aggiuntivo per le aziende” che, non compensato dalla crescita dei consumi, si rifletterà nella compressione del costo del lavoro. “Vincono gli interessi che ruotano attorno allo sviluppo indiscriminato dei grandi formati distributivi. Queste liberalizzazioni sono ispirate a un modello di consumo poco sostenibile, sprecando l’occasione offerta dalla crisi per ripensare modelli e stili di vita e di consumo”. (L’Unità, sabato 17 dicembre 2011).
Per la serie L’Amerikano: fino a che punto ingrasserà Sergio Marchionne?
(su) Sergio Marchionne: Se hai la tessera della Fiom resti in cassa integrazione. Nella nuova fabbrica di Pomigliano nessuno dei 600 dipendenti finora assunti è iscritto ai metalmeccanici della Cgil. Lo denuncia Maurizio Landini nella conferenza stampa in cui illustra le iniziative del suo sindacato contro l’accordo separato del Lingotto: “È in atto una discriminazione pesante,” dice Landini. “Non solo i nostri iscritti non vengono assunti, ma vengono caldamente consigliati a restituire la tessera. Su questo faremo un libro bianco”. A Pomigliano la Fiom ha il 10% degli iscritti. Dunque nel passaggio dalla vecchia alla nuova fabbrica oggi i metalmeccanici della Cgil dovrebbero essere una sessantina. Invece non ce n’è nessuno. (La Repubblica, sabato 17 dicembre 2011).
Per la serie Padroni e padronacci: il Bezos, il (r.i.p.) Jobs e il Marchionne.
(su) Jeff Bezos, Steve r.i.p. Jobs, Sergio Marchionne, le loro aziende, gli individui della loro risma e molte altre cose: The Morning Call, un quotidiano della Pennsylvania, ha pubblicato una lunga e dettagliata inchiesta sulle terribili condizioni di lavoro nei magazzini Amazon della Lehigh Valley. Il reportage sta facendo il giro del mondo ed è stato ripreso dal New York Times e da altri grandi mezzi d’informazione. Il quadro è cupo: estrema precarietà del lavoro, clima di ricatto e assenza di diritti; ritmi inumani, con velocità raddoppiate da un giorno all’altro (da 250 a 500 colli, senza preavviso), con una temperatura che supera i 40° e in almeno un’occasione ha toccato i 45; provvedimenti disciplinari per chi rallenta il ritmo o sviene; licenziamenti esemplari su due piedi con il reprobo scortato fuori sotto gli occhi dei colleghi. E non finisce qui. Leggetela, l’inchiesta. Ne vale la pena. La frase chiave la dice un ex magazziniere: They’re killing people mentally and phisically, uccidono la gente mentalmente e fisicamente. A giudicare dai commenti in rete, molti cadono dalle nuvole scoprendo che Amazon (supersconti, spedizioni velocissime, offerta infinita) si regge sullo sfruttamento dei lavoratori in condizioni vessatorie, pericolose e umilianti. Proprio come il miracolo Walmart, il miracolo Marchionne e qualunque altro miracolo aziendale ci abbiano propinato i mezzi d’informazione negli anni. Dovrebbe essere ovvio, eppure non lo è. (...) Il problema delle multinazionali che sono percepite come “meno aziendali”, più cool ed eticamente (quasi spiritualmente) migliori riguarda molte aziende associate a Internet in modo così stretto da essere identificate con la rete stessa. Un caso da manuale è la Apple. L’anno scorso ha fatto scalpore (prima di essere sepolta da cunuli di sabbia e di silenzio) un’ondata di suicidi tra gli operai della Foxconn, la multinazionale cinese nelle cui fabbriche si assemblano iPad, iPhone e iPod. In realtà le morti erano iniziate prima, nel 2007, e sono proseguite. In totale, sono una ventina i dipendenti suicidi. Varie indagini hanno indicato tra le probabili cause i tempi di lavoro infernali, la mancanza di relazioni umane dentro la fabbrica e le pressioni psicologiche dei dirigenti. A volte si è andati ben oltre le pressioni psicologiche: il 16 luglio 2009 Sun Danyong, un dipendente di 25 anni, si è gettato nel vuoto dopo aver subìto un pestaggio da parte di una squadraccia dell’azienda. (...) Questi fatti, che avvengono dietro le quinte del mondo Apple, non ricevono molta attenzione a paragone di pseudoeventi come l’inaugurazione, a Bologna, del più grande Apple store italiano. In quella circostanza diverse persone hanno trascorso la notte in strada in attesa di entrare nel tempio. Persone che non sanno niente del connubio di lavoro e morte che sta a monte del marchio che venerano. (Wu Ming su Internazionale di venerdì 16 dicembre 2011). Un quadro sconvolgente del sistema capitalistico globalizzato? Sì, certo. Ma incompleto. Al di sopra e enormemente più potenti delle grandi e grandissime aziende che valgono decine di miliardi di euro, infatti, ci sono le tirannie finanziarie globali (banche, fondi d’investimento, ecc.) che valgono centinaia di miliardi di dollari. Tirannie che stanno ai Bezos e ai Marchionne come i Bezos e i Marchionne stanno agli sventurati Lavoratori che cadono nelle loro grinfie. È quello che Luciano Gallino chiama il finanzcapitalismo: un’inimmaginabile massa di denaro, per la maggior parte virtuale, che le tirannie (poche migliaia di individui al comando di forse centomila privilegiati esecutori) spostano da una parte all’altra del pianeta alla velocità della luce per (1) diventare sempre più ricche, (2) impoverire sempre di più il 99% dell’Umanità, e (3) intimidire e/o corrompere le classi dirigenti economiche, politiche e intellettuali nonché le istituzioni dei Paesi che osino opporsi alla loro prepotenza o che non riescano da sole a smantellare i Diritti dei rispettivi Popoli: Con la proliferazione incontrollata dei titoli finanziari, il mercato mondiale di tali titoli ha subìto una trasformazione radicale, sia per le dimensioni che per le modalità di funzionamento. Secondo dati della Banca dei Regolamenti Internazionali, il mercato ovvero il volume degli scambi degli strumenti derivati ammontava globalmente, nel 2008, a 1285 trilioni di dollari, o se si preferisce a 1,3 quadrilioni, con un balzo del 600% rispetto a dieci anni prima. Questa somma equivaleva a 21,4 volte il Prodotto interno lordo (Pil) mondiale dell’anno, che era di 60 trilioni. Basta questo dato a comprovare per un verso la completa separazione funzionale e strutturale dell’economia finanziaria dall’economia reale, per un altro il dominio schiacciante acquisito dalla prima sulla seconda. (...) In forza dei capitali gestiti e dell’alto grado di concentrazione finanziaria, in appena una ventina d’anni, dal 1990 in poi, gli investitori istituzionali sono diventati una potenza economica capace di influenzare in modo determinante il governo delle imprese (...) e hanno assunto il ruolo di nuovi “proprietari universali”, le cui strategie di investimento nessuna corporation può ignorare. (Luciano Gallino, Finanzcapitalismo - La civiltà del denaro in crisi, Einaudi, Torino, 2011, pp 134 - 136). Lo diciamo per giustificare i Bezos, i Marchionne e i loro simili? No. Anzi: sapere che essi son già del tutto servi (delle tirannie finanziarie globali) mentre i loro dipendenti non lo sono ancora quanto essi vorrebbero, aggiunge ai ritratti di quegli individui sfumature buffonesche che li peggiorano non poco. Tuttavia è ora di capire che al di sopra dei manager e dei padroni delle aziende, anche delle più grandi, ci sono cricche ben più mostruose da scoprire, stanare e colpire, se si vuol salvare l’Umanità dalla barbarie in cui esse la stanno precipitando. Ammesso che si sia ancora in tempo.
Per la serie I sedotti e abbandonati dal governo Monti: il finto sinistro Massimo Giannini, vicedirettore de La Repubblica.
(su) Massimo Giannini (finto sinistro vicedirettore de La Repubblica): Il governo dei Professori ci mette del suo subendo passivamente le pressioni esterne, o addirittura promuovendo direttamente le concessioni interne. Stupisce e inquieta, per esempio, che oltre ad arrendersi ai farmacisti e ai tassisti, Palazzo Chigi abbia ceduto anche di fronte alla formidabile lobby autostradale. Il decreto Salva-Italia ha istituito l’Autority (sic, invece di Authority, n.d.r.) per i Trasporti. Nel testo originario il ministro Passera aveva escluso le concessionarie autostradali dal controllo della nuova Vigilanza di settore. In Commissione c’era stato un ripensamento, grazie a un emendamento del Pd. Ma nella notte dell’assalto alla diligenza il governo ci ha ripensato, e su pressione dell’Aiscat, presieduta da Fabrizio Palenzona (altro preclaro esempio di conflitti di interesse irrisolti) ha nuovamente escluso le Autostrade dalla competenza regolatoria e tariffaria della nuova Autority (sic, invece di Authority, n.d.r.). (...) Il primo atto ufficiale di Giovanni Pitruzzella da presidente dell’Antitrust, dove ha sostituito Antonio Catricalà promosso alla presidenza del Consiglio, è stato un sorprendente via libera alla Elettronica industriale (gruppo Mediaset) per l’acquisizione della Dmt, società proprietaria di una buona parte degli impianti di trasmissione televisiva. (...) Di fatto, nasce un gigantesco monopolista dei trasmettitori e delle torri tv. (...) Così muore l’economia liberale. Così soffoca la democrazia economica. (...) Proprio per questo l’aspettativa per quanto saprà fare questo governo tecnico è almeno pari alla delusione per quanto non ha fatto finora. (...) Da commissario europeo Monti ha piegato Bill Gates, padre padrone del colosso Microsoft. Sarebbe il colmo se da premier si piegasse a Loreno Bittarelli, caporione dei tassisti romani. (La Repubblica, venerdì 16 dicembre 2011). L’incredibile, coi tipi come il Giannini (cresciuti, del resto, alla “scuola” dei tipi come lo Scalfari) è che quasi certamente, nei limiti in cui può esserlo un finto sinistro, sono in buona fede: passano da un idolo all’altro, tutti di destra o di finta sinistra come loro, rimangono ogni volta delusi, e lanciando grotteschi lamenti cadono dalle nuvole come escrementi di storni. Sarà perché da bimbi (per una religione o l’altra, o anche per una qualche ideologia) han troppo servito da chierichetti?
(su) Silvio Berlusconi e tutti i nemici della Libertà di espressione: Mediaset ha torto a pretendere che Google si metta a controllare un proprio sito per cancellare sistematicamente video delle partite di calcio di serie A. Equivale a voler censurare il web. Lo ha stabilito il Tribunale di Roma con un provvedimento depositato questa settimana. Mediaset si era rivolta al giudice per imporre a Google due cose: di eliminare video di partite caricate dagli utenti sulla piattaforma Blogspot (di proprietà di Google); e di cancellare tutti i video simili che in futuro sarebbero stati caricati. Peccato però che non si possa fare. Il giudice ha detto che un detentore di diritto d’autore può solo chiedere di rimuovere specifici contenuti. Imporre invece obblighi di sorveglianza a Google o ad altri intermediari (tra gli utenti e il web) è contrario alla normativa europea e comunque è troppo oneroso. “Ma anche se fosse fattibile,” si legge nel provvedimento, quest’obbligo “confliggerebbe con forme di libera manifestazione del pensiero”. Sarebbe una porta aperta alla censura, insomma, perché Google sarebbe costretta a indossare i panni di uno sceriffo. Obbligata a controllare quello che pubblicano gli utenti e a decidere quali contenuti possono restare on line e quali no perché violano il diritto d’autore. “Una sentenza storica,” la definisce Guido Scorza, legale del motore di ricerca, “perché ribadisce un principio da cui deriva la sopravvivenza del web: gli intermediari come Google, che danno accesso a Internet, non si devono trasformare in sorveglianti”. (La Repubblica, venerdì 16 dicembre 2011).
Per la serie Gianni e Pinotto: il Veltroni mentre finge di non conoscere il Fioroni.
Walter Veltroni e Giuseppe “Beppe” Fioroni (finti sinistri infiltratisi nel Partito democratico): Considero le proposte sul lavoro di Ichino quanto di più di sinistra ci sia (Walter). Sì, ma nel Pd c’è una divisione tra riformatori (che stanno con Monti) e conservatori (la Cgil). (La Repubblica, venerdì 16 dicembre 2011). Il Veltroni questa volta ha toppato: l’Ichino, sentendo definire di sinistra le proprie idee sul Lavoro, si sarà offeso (ma poi, rendendosi conto che il Veltroni lo ha fatto solo per ingannare meglio chi di Sinistra lo è davvero, certamente lo perdonerà). Quanto al Fioroni, che dire?, ancora una volta si è dimostrato il più intelligente dei finti sinistri: definire conservatore chi di Sinistra lo è davvero, nessuno era mai arrivato a questi livelli di astuzia. Complimenti, “Beppe”, se non ci fossi bisognerebbe inventarti: fai più tu, per far sembrare dei cretini i finti sinistri, che un milione di rivoluzionari duri e puri.
Per la serie Senza il moccichino verde esisterebbe il Buonanno?: Gianluca Buonanno.
Gianluca Buonanno (portatore di moccichino verde e deputato): Ci vorrebbero i lanciafiamme per fare pulizia della Cgil. (La Repubblica, venerdì 16 dicembre 2011). Per chi coltivasse l’insana curiosità di saper di più sul Buonanno, ricordiamo che è quello che da sindaco proibì il burqa; che da deputato, il 10 febbraio 2010, alla Camera, criticò una mostra della regione Piemonte su Darwin e i primati e si lamentò di essere stato definito “un turacciolo” dal governatore Mercedes Bresso; che il 15 giugno 2010 dichiarò che ai condannati di Cosa Nostra bisogna togliere la previdenza. L’unica pensione che meritano questi animali di mafiosi e stare in galera a mangiare pane e acqua in mutande... Antonio Gaetano Di Marco, ex 41-bis che lunedì sera si è tolto la vita nel carcere di Catania? Certo che se altri pedofili e mafiosi facessero la stessa cosa, non sarebbe affatto male. Anzi... E son sicuro che molti cittadini la pensano come me; che il 6 aprile scorso ha proposto di tassare all’1% i trasferimenti all’estero di denaro (circa 7 miliardi di euro all’anno) effettuati da extracomunitari tramite banche, agenzie di money transfer e ogni altro intermediario: si incasserebbero circa 70 milioni di euro l’anno da destinare al Fondo nazionale per le politiche sociali a favore del volontariato. Finalmente una tassa che non pagano gli italiani! È un’azione diretta contro tutti i furbi che in Italia piangono che non hanno soldi, a volte chiedono ai servizi sociali aiuti economici e alimentari e magari negli anni si sono fatti una casa nel loro paese d’origine; e che poche settimane fa, con raro sprezzo del ridicolo, ha dichiarato: Senza la Padania esisterebbe il grana padano?.
Il cosiddetto superMario Monti, tanto bravo a fare il duro coi poveri vecchi, davanti ai tassisti se la fa sotto.
Per la serie Antagonisti per professione della Democrazia e dei Diritti: Sergio Marchionne mentre guarda il Sole dell’Avvenire.
(su) Sergio Marchionne e i suoi amichetti Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti: I sindacati del sì hanno firmato. Dal primo gennaio prossimo inizierà quello che una volta Sergio Marchionne ha definito il dopo Cristo nella storia dell’industria italiana. Effettivamente, dopo la firma di ieri, nulla nelle relazioni sindacali italiane sarà più come prima: gli 86.000 dipendenti della principale azienda privata avranno un contratto totalmente diverso da quello degli altri metalmeccanici. Avranno una busta paga diversa, orari diversi e anche sindacati diversi, perché dal primo gennaio verrà messa fuori dalla fabbrica e dagli uffici la Cgil, colpevole di non aver approvato l’accordo voluto dall’azienda. In una dichiarazione diffusa sùbito dopo la firma, Marchionne parla di svolta storica, di “modernità” dell’intesa, loda i sindacati che l’hanno appoggiata e consegna tutti quei dipendenti che in questi mesi hanno votato contro gli accordi, all’area degli “antagonisti per professione”. Una lettura di sapore maccartista che divide i lavoratori in amici e nemici dell’azienda. (Paolo Griseri, La Repubblica, mercoledì 14 dicembre 2011).
Per la serie Gli scoppiati: il finto sinistro Piero Fassino e il nuclearista Umberto Veronesi.
(su) Piero finto sinistro Fassino e Umberto nuclear Veronesi: Venerdì mattina. Approfitto del blocco auto per godermi la mia Milano a passeggio, le lucine di Natale e il silenzio delle strade. All’improvviso, tra applausi e grida di rabbia, l’ex premier che si è permesso una giornata di shopping in città. Nulla di strano. Se non che l’ex premier girava in macchina! Signor Pisapia, nel suo avviso si parlava di esenzioni per gli ex premier? Sabato pomeriggio. Torino, Mole Antonelliana. Dopo due ore di coda, infreddoliti ma felici, arriviamo davanti a tutti. Tocca a noi, finalmente. Arriva il sindaco Fassino con una ventina di persone, riconosco Veronesi, e ci passano davanti. Perché non aspettare come tutti noi? Il custode risponde: “Be’, loro non sono visitatori normali”. Ecco, sì, normali non lo sono. E io sono stufa che non siano normali. (Lettera a La Repubblica di mercoledì 14 dicembre 2011). Povero Fassino, bisogna capirlo: da anni si impegna in tutti i modi per dimostrare che fra certi piddìni, i berluscisti e i portatori di moccichino verde non c’è alcuna differenza... Non vorremo mica rendergli tutto più difficile costringendolo a far la fila come noi.
Per la serie Seminarono vento e raccolsero tempesta: il finto sinistro Piero Fassino.
Seminarono vento, raccolsero tempesta
la crepa della finta sinistra nell’antirazzismo della Sinistra
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Che dice Piero Fassino (ex segretario del Pd, oggi sindaco di Torino) dell’incendio appiccato da squadracce razziste al Campo Nomadi della Continassa? Molte cose. Troppe, anzi ― bastava che si scusasse, con gli Italiani rimasti umani, per aver inseguito (e “sdoganato”) per anni l’odio leghista e fascista contro i Migranti e i Rom ― ma abbastanza interessanti, nella malcelata ostinazione nell’insensatezza che le contraddistingue, perché valga la pena di sopportarne la lettura. “No ai linciaggi,” dice il Fassino, “e a chi vuole far prevalere odio e violenza. È inaccettabile che si dia luogo a manifestazioni di linciaggio nei confronti di persone estranee ai fatti con la sola ragione che sono cittadini stranieri. Torino è una città civile. È dovere della nostra comunità respingere chi vorrebbe precipitare la vita della nostra città nell’odio e nella violenza” (La Repubblica, domenica 11 dicembre). “È inaccettabile, a maggior ragione per una città che è la capitale dell’accoglienza... È la spia di una situazione di grande difficoltà e disagio. Bisogna affrontare le ragioni che hanno provocato questo scoppio d’ira” (La Repubblica, lunedì 12 dicembre). “A Torino non c’è un problema di razzismo. Torino ha sempre mostrato una grande capacità di accogliere e integrare i flussi migratori: in passato, tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900, quando l’industrializzazione portò grandi masse contadine dalle campagne in città, e poi negli anni ’50, ’60 e ’70, quando sono arrivate centinaia di migliaia di persone dal Sud e dal Nord-est del Paese perché sapevano che qui avrebbero trovato lavoro e la possibilità di costruire una vita sicura. (...) Si tratta di un episodio inaccettabile, inammissibile, che va condannato. Vanno accertate le responsabilità e i colpevoli devono essere chiamati a rispondere. (...) Soprattutto in una fase di crisi economica e insicurezza, c’è il rischio di guardare con crescente diffidenza lo straniero, il diverso, come un competitore se non addirittura un nemico. In più questa vicenda è la spia di un malessere particolare che si ha nei confronti dei rom (sic, l’iniziale minuscola è de L’Unità, n.d.r.), una popolazione straniera diversa, meno stanziale. A Torino ce ne sono duemila: una parte è ospitata in campi regolari, altri vivono in campi irregolari, dove accanto a tanta povera gente ci sono persone dedite ad attività illecite. Questo suscita paura e pregiudizio, e il problema dev’essere affrontato e rapidamente risolto mettendo immediatamente in campo strategie che tengano insieme sicurezza e accoglienza. Bisogna anche tener conto del fatto che siamo all’indomani della sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittime alcune norme sugli immigrati assunte da Maroni e che quindi siamo in carenza di un quadro normativo adeguato. Ho parlato già la scorsa settimana con il ministro degli Interni, Cancellieri, perché sapevo e so che la situazione dei rom (sic, la minuscola è de L’Unità, n.d.r.) è critica, a Torino come a Milano, Napoli o Roma, e mi sono fatto carico di rappresentare al ministro la necessità di una strategia comune tra governo ed enti locali per dare una sistemazione ai rom (sic, la minuscola è de L’Unità, n.d.r.) che vogliono stabilizzarsi nella legalità e di allontanare chi non lo accetta” (L’Unità, lunedì 12 dicembre). Ho messo in corsivo le frasi più preoccupanti, ma prima di commentarle voglio ricordare i pesanti trascorsi del Fassino (e della finta sinistra di cui è uno dei maggiori esponenti) in questa materia. Il Fassino, infatti, è un finto sinistro non “solo” perché si schiera col Marchionne contro i Diritti umani e contro i Lavoratori. Il Fassino è un finto sinistro anche e soprattutto perché (come tutti i finti sinistri) da anni fa l’occhiolino ai razzisti portatori di moccichino verde e fascisti. Nel maggio del 2009, per esempio, mentre gli Italiani rimasti umani provavano dolore e vergogna per le violenze del governo Berlusconi-Maroni nel Canale di Sicilia, il Fassino dichiarava: “Il respingimento degli immigrati non è uno scandalo, si è fatto anche quando eravamo noi al governo”. E il Fassino era ed è un “amico di merende” di quell’altro gran finto sinistro del Chiamparino Sergio; il quale, sempre nel maggio del 2009, in un’intervista al Mattino aveva difeso i respingimenti alle frontiere (pur sapendo (1) che il modo in cui venivano eseguiti, tipico dei procedimenti posti in atto da leggi razziali, vanificava il diritto costituzionale d’asilo di alcuni dei “respinti”, (2) che i “respinti” sarebbero andati a finire nei lager di Gheddafi, e (3) che perciò i respingimenti erano stati condannati, oltre che da tutti gli Italiani rimasti umani, dall’Alto commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati), aveva chiesto “confini blindati”, aveva attaccato la parte sana del suo stesso partito, il Pd, chiamandola “sinistra degli snob”, e aveva concluso: “La mia linea, sugli immigrati clandestini, coincide con quella di Fassino”, dopo di che aveva sùbito ottenuto (che lo dico a fare?) la piena solidarietà di altri due finti sinistri di lungo corso come il Letta Enrico e il Penati Filippo. Non solo: il finto sinistro Fassino è noto anche per esser pappa e ciccia col finto sinistro Veltroni, che ai primi di dicembre del 2007 (mentre incontrava Berlusconi e ― in accordo col medesimo, per la serie Molotov-Ribbentrop ― si preparava a far cadere il governo Prodi “colpevole”, agli occhi della finta sinistra, di includere alcuni ministri della Sinistra radicale) intanto gridava: “In Italia c’è un problema Rumeni!” (facendo così di un intero popolo un problema senza curarsi del fatto che il termine “problema” è strettamente connesso ai termini “soluzione” e “finale”) e da sindaco di Roma chiedeva e otteneva la devastazione dei Campi Nomadi della capitale nonché la distruzione delle proprietà e la deportazione delle Donne, dei Bambini e degli Uomini che in quei Campi vivevano. E tutt’e tre, il Fassino il Chiamparino e il Veltroni, non son forse pappa e ciccia con quell’altro gran finto sinistro del Renzi Matteo, che a Firenze nel 2008, anche in base ai nuovi poteri conferiti ai sindaci dal decreto Maroni del 5 agosto 2008, ha varato una delibera addirittura peggiorativa della tristemente famosa ordinanza contro i lavavetri firmata dall’assessore Cioni (anche lui finto sinistro) nell’estate 2007? La finta sinistra, invero, dal 2007 a oggi si è assunta una responsabilità perfino più grave di quella dei portatori di moccichino verde e dei fascisti, poiché ― con innumerevoli prese di posizione, ordinanze di sindaci e assessori nonché campagne di stampa di quotidiani finti sinistri anch’essi ― ha aggredito e corroso la Resistenza al razzismo di milioni di Donne e di Uomini di Sinistra che sono l’unico baluardo del Paese, l’unica difesa su cui l’Italia può contare. Come si può considerare casuale, dunque, il fatto che proprio le città amministrate dai finti sinistri siano luogo oggi di esplosioni di follia razzista? Eppure il Fassino, da “buon” finto sinistro, fa finta di niente. “A Torino non c’è razzismo”, proclama, e delle due l’una, o mente o è un ignorante di prima forza, poiché i Torinesi non rimasti umani son sempre stati fra i più intolleranti e razzisti d’Italia, e gli Immigrati meridionali soffrirono a Torino le pene dell’inferno, prima di riuscire a poco a poco a integrarsi, e gli unici che li difesero, e che allo stesso modo sarebbero stati pronti a difendere i Migranti dal Sud del mondo, erano i Torinesi di Sinistra prima che i Chiamparino e i Fassino venissero a farli dubitare di sé stessi e dei propri valori. Ma il Fassino ― invece di chiedere scusa per la confusione seminata per anni nelle menti dei Cittadini di Sinistra ― dinanzi a fatti mostruosi come il pogrom incendiario alla Continassa cosa fa? Minimizza e continua a far l’occhiolino all’intolleranza e al razzismo. Minimizza: dice che è inaccettabile (aggettivo, di per sé, già molto riduttivo) che si dia luogo a manifestazioni di linciaggio nei confronti di persone estranee ai fatti con la sola ragione che sono cittadini stranieri! Perché, se non fossero stati estranei ai fatti il linciaggio sarebbe stato meno inaccettabile? E il fatto che erano cittadini stranieri, è sicuro il Fassino che possa essere definito una ragione? Fa l’occhiolino: ciò che è accaduto, dice, è la spia di una situazione di grande difficoltà e disagio. E così, oltre che spostare l’attenzione dalle vittime ai carnefici, insinua che difficoltà e disagi possano indurre gli Esseri umani a tentare stragi. Ma quanti, in Italia e nel mondo, vivono estremi disagi eppure non torcono un capello ad alcuno? Nessuna difficoltà, nessun disagio, causano follia omicida. Ma al Fassino questo livello già alto di “diseducazione” non basta. Deve anche insinuare (prima di concludere deplorando che una sentenza del Consiglio di Stato abbia dichiarato illegittime alcune norme sugli immigrati assunte da Maroni) che queste difficoltà, questi disagi (che secondo lui trasformerebbero chi li subisce in assassini) possano essere ulteriormente aggravati dal malessere particolare che si ha nei confronti dei rom. Poiché i Rom, dice, rappresentano una situazione critica. Cioè un problema, no? A cui, come a ogni problema, si dovrà trovare una soluzione, vero? E perché non una soluzione finale? I finti sinistri, come i berluscisti e i portatori di moccichino verde, stravolgono termini delicatissimi con una fatuità impressionante, e così facendo stuprano e storpiano non solo il linguaggio, quanto soprattutto i valori e i disvalori che attraverso quei termini sono stati, gli uni difesi, gli altri esecrati, ed entrambi tramandati come fondamentale patrimonio etico della Sinistra. Esagero? Magari. Ma non è così, purtroppo. E lo dimostra, lugubremente, il fatto che le “argomentazioni” del Fassino sono del tutto analoghe agli allucinanti discorsi di un Borghezio (il portatore di moccichino verde che l’estate scorsa pubblicamente difese i deliri del massacratore norvegese Breivik definendoli “idee condivisibili”) e addirittura a quelli dei dirigenti di Casa Pound. Mario Borghezio: “È un fatto sicuramente molto negativo,” dichiara, riferendosi con questo aggettivo incredibilmente minimizzante al pogrom della Continassa, “però, se non vogliamo nasconderci dietro il dito, al di là di gravi responsabilità personali di singoli che han dato luogo all’aggressione, c’è il disagio della popolazione, quella non ricca che non dimora nella collina torinese, alla quale forse non si doveva regalare un campo nomadi” (La Repubblica, lunedì 12 dicembre). Casa Pound Italia: “Oggi si è consumata una immane tragedia della follia, e quattro persone sono morte senza motivo, ma se è avvenuta vogliamo ricordare che è anche perché questo Stato non è in grado di fornire alcuna protezione e assistenza ai suoi figli più deboli”. Spostano l’attenzione dalle vittime alle presunte “ragioni” dei carnefici. Insinuano che tali presunte “ragioni” possano indurre chiunque provi un disagio alla devastazione, all’assassinio e alla strage. Invocano misure non nei confronti dei razzisti (che dovrebbero ricevere cure psichiatriche fin dalle prime parole che in tal senso si lascino sfuggire) ma contro gli Uomini, le Donne, i Bambini che da razzisti non curati (non solo: neppure diagnosticati) rischiano ogni giorno di essere offesi, umiliati e uccisi. Il Borghezio e Casa Pound parlano come il Fassino, anche se con meno cautela? No. Il Borghezio e Casa Pound sono come il Fassino. E come tutta la finta sinistra. È ora che il Partito democratico, i suoi dirigenti, i militanti e ogni Italiano rimasto umano se ne rendano conto. È tempo di tolleranza culturale zero, contro gli avvelenatori del sapere rimasto umano.
Per la serie Terrorizzare i Bambini e poi correre a nascondersi sotto le gonne del papa: la Vai (foto Schicchi, da Il Resto del Carlino),
il Garagnani (noto nemico anche degli Insegnanti, sul quale, se ne hai lo stomaco, puoi vedere anche qui, qui, qui e qui)
e il Ratzinger in una appropriata caricatura, tratta da Segnalazioni, che consigliamo vivamente di cliccare per apprezzarla al meglio.
(su) Joseph Ratzinger (capo della teocrazia finanziaria nota anche come Chiesa cattolica o come Stato della Città della Vaticano) e altri: La cruenta lotta tra il bene il male, San Michele contro Lucifero, angeli malvagi incatenati da Dio, cieli fiammeggianti tra violente ribellioni e castighi biblici. Insomma: meno di quanto trasmesso in “fascia protetta” da qualunque canale tv, ma quanto basta per allontanare dalla cattedra una maestra troppo zelante. Forse sarebbe bastato un richiamo, ma la scure del preside si è abbattuta con apocalittica durezza. A far giustizia è un “colpo di scena”. Una lettera della Segreteria di Stato vaticana prende le difese dell’insegnante della scuola Bombicci di Bologna sanzionata per una descrizione dell’Apocalisse poco politically correct che avrebbe turbato una bimba della prima elementare. Invece degli angeli rassicuranti da immaginetta votiva, ha raccontato a tinte realistiche e “sconvolgenti” quelli che nella Bibbia sfidano Dio. Per questo l’insegnante è stata sospesa e il suo caso ha fatto il giro del mondo. Benedetto XVI, pur non prendendo posizione sulla vicenda, le esprime stima per una professione “svolta con impegno e dedizione”. La maestra aveva raccontato la storia dell’Arcangelo Michele e di Lucifero facendo ricorso anche ad alcuni dipinti. I familiari di un’alunna sono andati a raccontare l’episodio (che avrebbe traumatizzato la bambina) al dirigente scolastico. Da qui la decisione, senza neanche ascoltare la versione della maestra, di sospendere l’ora di religione nella classe. A denunciare la vicenda era stato il parlamentare del Pdl Fabio Garagnani, che aveva presentato un’interpellanza per il ripristino della “legalità scolastica”, fissando i limiti di intervento del dirigente scolastico che ha deciso la sospensione. Dal Vaticano arriva la solidarietà più autorevole alla maestra accusata di aver spaventato un’allieva di sei anni con una lezione “forte” sulla caduta degli angeli. “Mi auguro che la lettera del Papa,” osserva Garagnani, “faccia chiarezza una volta per tutte sulla perfetta ortodossia cattolica dell’insegnante ed evidenzi l’arbitrio vero e proprio perpetrato nei suoi confronti dal dirigente scolastico, che ha sino a prova contraria abusato delle sue funzioni per pure ragioni politiche intromettendosi in questioni, come l’insegnamento della religione, che competono all’autorità ecclesiastica”. Il parlamentare del Pdl sta valutando gli estremi per un esposto-denuncia per abuso d’ufficio nei confronti del dirigente scolastico, suffragato da una raccolta di firme nella provincia di Bologna contro l’ideologizzazione della scuola. “A fine novembre ho scritto una lettera al Papa per raccontare le mia situazione”, spiega Cristina Vai, e ringraziarlo per la sua battaglia eroica contro lo spirito nichilista di questi tempi”. Adesso l’insegnante ha reso noto il testo della missiva, datata 2 dicembre, che reca l’intestazione della Segreteria di Stato e la firma di monsignor Peter Brian Wells, assessore per gli Affari generali: “Ella ha voluto indirizzare al Santo Padre espressioni di devoto ossequio, informandoLo circa la propria professione di insegnante, svolta con impegno e dedizione e chiedendo, allo stesso tempo, un segno della Sua spirituale vicinanza”. Inoltre, “Sua Santità ringrazia di cuore per il fiducioso gesto e per i sentimenti che lo hanno ispirato e, mentre auspica un sempre più generoso impegno educativo volto alla formazione umana e cristiana delle giovani generazioni, di cuore impartisce la Benedizione apostolica, pegno di ogni desiderato bene, che volentieri estende alle persone care, con particolare pensiero per i piccoli alunni”. Una comunicazione ufficiale arrivata all’insegnante attraverso la Curia bolognese. “È una cosa meravigliosa, che mi mette il cuore in pace, ora sento che non può accadermi niente di male”, esulta la maestra. (La Stampa, lunedì 12 dicembre 2011).
I fili del governo Monti (immagine tratta da Segnalazioni).
Gustavo Zagrebelsky (costituzionalista, antiberluscista, che stimavamo): In effetti, chi potrebbe dire che la Costituzione è stata violata? La scelta del presidente del Consiglio è stata fatta dal presidente della Repubblica; il presidente del Consiglio ha proposto al presidente della Repubblica la lista dei ministri e questi li ha nominati; il Governo si è presentato alle Camere e ha ottenuto la fiducia; leggi e decreti del governo dovranno passare all’approvazione del Parlamento. Non c’è che dire: tutto in regola. (La Repubblica, lunedì 12 dicembre 2011). Dice tutto in regola, lui. E poi butta giù cinque colonne di lamenti per la nullificazione dei partiti e i rischi che essa fa correre alla democrazia. Ma come, non era tutto in regola? Contro i partiti, caro Gustavo, si è scatenata una “rivoluzione” ben più devastante di quella di Tangentopoli. Solo che una “rivoluzione” dall’alto (alla quale hanno concorso, minacciando e ricattando e suadendo, le tirannie finanziarie globali, la tirannia finanziario-religiosa vaticana, le destre europee, le più alte istituzioni della Repubblica e gli “agenti” di tutt’e quattro all’interno dei partiti) non è una “rivoluzione” ma bensì una reazione. A cosa? Al “pericolo” che le elezioni consegnassero il Paese a un Pd in cui i servi delle tirannie finanziarie (alla Ichino) e i servi dei vescovi (alla Veltroni-Fioroni-Gentiloni) sarebbero stati in nettissima minoranza. Che la lettera della Costituzione sia stata formalmente rispettata, quindi, cosa diavolo significa? Te lo diciamo noi, caro Gustavo: significa che la Costituzione della Repubblica, per quanto meravigliosamente preveggente, purtroppo non aveva previsto un’eventualità così mostruosa. Tutto in regola? Come no. E niente in ordine.
Per la serie Profonde differenze di stile: Susanna Camusso ed Elsa Fornero.
(su) Mario Monti, Corrado Passera, Elsa Fornero e tutto il governativo cucuzzaro (dei nemici dei Lavoratori e dei Pensionati): Sul versante delle pensioni c’è una convinzione profondamente errata: la tesi è che si debba agire sul lavoro, allungando i tempi di permanenza, come se si fosse già realizzato un mutamento irreversibile. Con una battuta la ministra Fornero ci ha detto che non ci sono più le presse. Non è vero, ma soprattutto non c’è solo il lavoro alla catena di montaggio. Ci sono lavori, come quello dell’infermiera, che è incompatibile con un’età pensionistica a settant’anni... Sull’introduzione della patrimoniale, poi, ci hanno ridetto una cosa ardita: che bisogna aver tempo per studiarla e che, se l’avessero annunciata, avrebbero provocato la fuga dei capitali all’estero. Be’, si poteva almeno mettere in campo un affinamento degli strumenti per evitarla. Altrimenti ci sembra solo una scusa per mascherare il fatto che non la vogliono introdurre perché c’è un veto insormontabile del precedente governo. (Susanna Camusso, La Repubblica, lunedì 12 dicembre 2011). Proviamo a vederla con gli occhi della mente, la Fornero che “insegna” a Susanna Camusso che non esistono più “le presse”, che non ci sono più lavori usuranti. Cerchiamo di immaginarcela, se la prova non è troppo dura per la nostra sensibilità... E poi domandiamoci: è o non è un esempio di rara volgarità? E se sì, è o non è una volgarità perfino più grave della volgarità pecoreccia di certe berlusciste?
Per la serie I governi passano ma le triste vocazioni rimangono: la Marcegaglia come prima e più di prima.
Emma Marcegaglia: L’auspicio è che la manovra del governo venga approvata rapidamente, senza stravolgimenti: è essenziale che i mercati vengano rassicurati prima della riapertura, in particolare mantenendo l’invarianza dei saldi, il carattere strutturale delle misure e i necessari provvedimenti per la crescita. L’approvazione del decreto diventa tanto più necessaria ed urgente, dal momento che le decisioni prese venerdì in sede europea, pur rappresentando forse un passo in avanti, non sembrano aver convinto i mercati. La manovra giunge giusto in tempo per evitare scenari catastrofici. E non esistono alternative. (La Repubblica, lunedì 12 dicembre 2011). Cosa cambia che al posto del Berlusconi c’è il Monti? Per individui come la Marcegaglia, avvezzi da tutta la vita a genuflettersi ai forti per aizzarli contro i deboli, assolutamente niente. Servi per sempre, finché morte non li separi dai loro quattro soldi.
(Immagine tratta da Segnalazioni)
(su) Mario Monti, Corrado Passera, Elsa Fornero e tutto il cucuzzaro (dei servi delle tirannie finanziarie globali e della tirannia finanziario-religiosa vaticana): Rivalutazione degli estimi a sorpresa: per banche e Chiesa c’è lo sconto. Secondo il testo varato nei giorni scorsi, infatti, se per le abitazioni il nuovo valore è passato da 100 a 160 (categoria A, ad esclusione della A10), per i negozi (categoria catastale C1) da 34 a 55 e per gli uffici (A10) da 50 a 80, lo stesso incremento non è stato applicato agli immobili posseduti da istituti di credito e assicurazioni. Insomma, tira aria di sconto per banche e dintorni. E non solo... C’è un’altra partita tutta da giocare nelle prossime ore: è quella relativa al congelamento a quota 140 dei moltiplicatori di cappelle e oratori “non destinati all’esercizio del culto”, come recita la normativa, ovvero compresi nella categoria B... A un primo calcolo, limitato alle tipologie di immobili di proprietà della Chiesa, alcune stime parlano di un mancato introito compreso tra i 100 e i 400 milioni di euro. Una somma di tutto rispetto che potrebbe far comodo per allentare la stretta sulle pensioni. (La Repubblica, domenica 11 dicembre 2011).
Eugenio Scalfari: La vera risposta europea di chiama dunque Mario Draghi così come la risposta italiana si chiama Mario Monti. Non ci voleva un occhio di lince per capirlo. I due Mario l’Europa l’hanno salvata. (La Repubblica, domenica 11 dicembre 2011).
Per la serie Voci flautate, fregature assicurate: Giuseppe “Beppe” Pisanu.
Giuseppe “Beppe” Pisanu (ex democristiano, ex forzaitaliòta, ex ministro degli Interni berluscista, ex pidiellìno ma sempre di destra): L’assetto politico bipolare è praticamente saltato. E siamo ancora agli inizi. Dipenderà dalla legge elettorale e da quel che accadrà nei partiti maggiori. Si parla sottovoce, ma con insistenza, di scomposizioni e ricomposizioni. Il resto lo faranno l’azione del governo, l’iniziativa parlamentare sulle riforme e anche la lungimiranza degli altri gruppi dirigenti del Paese. Grande influenza avrà il risveglio politico dei cattolici, a patto che proceda laicamente e in perfetta autonomia... Se nascerà un nuovo partito dei cattolici? No, al contrario. Immagino un vasto movimento politico fatto di laici e cattolici e dotato di una forte ispirazione cristiana... Gli italiani sanno che per superare la crisi bisogna mobilitare tutte le energie migliori del Paese e alla fine premieranno le forze che uniscono, non quelle che dividono. (La Repubblica, domenica 11 dicembre 2011). Dice che il bipolarismo è saltato. Quindi, a meno che non voglia un monopolarismo, cioè la dittatura di un partito unico, il Pisanu auspica un tripolarismo, o fors’anche un quadripolarismo. Ma vorrebbe darci a bere che da due passare a tre, o a quattro, significhi unire, non dividere. Come nella Trinità, in cui tre sarebbero uno e uno sarebbe tre. Tutti uguali, questi fintacchioni: son più di destra del più di destra dei berluscisti, come dimostra il governo Monti, ma si pretendono angioletti. Non gli basta rovinarci, privarci dei Diritti, far della democrazia una messinscena: vogliono toglierci anche la rabbia, costringerci alla nauseabonda ipocrisia da chierichetti con cui loro sono arrivati dove sono a forza di compiacere preti.
Per la serie Scindiamoci e accoppiamoci: il Fioroni e il Maran.
(di e su) Giuseppe “Beppe” Fioroni e altri: Si scatenano i lettiani, gli ex Popolari, Marco Follini. Beppe Fioroni affibbia la patente di “irresponsabili” a Fassina, Damiano e gli altri che lunedì 12 scenderanno in piazza con i sindacati: “Irresponsabili e folli, perché in Parlamento fanno una cosa che poi negano nella piazza: un atto di vigliaccheria. La si finisca con questa mitologia del pesce lesso”. Follini rincara: “Penso che il Pd non possa essere partito di lotta e di governo, tra corso Monti e piazza Cgil c’è una certa distanza”. Mentre l’associazione Trecentosessanta di Enrico Letta, in una nota, fa sapere che “non si può tenere il piede in due staffe, magari protestando la mattina (in piazza) contro provvedimenti che il proprio partito vota la sera (in Parlamento)”. (La Repubblica, sabato 10 dicembre 2011). Ma non è solo lo sciopero ad agitare il partito. Sono ben altri i movimenti che in questi giorni si registrano fra i Democratici. Alessandro Maran, vicecapogruppo alla Camera, area Modem ma già iscritto al partito dei “montiani”, parla apertamente di eventuale scissione se non si arriva a una definizione della linea politica, e chiede un congresso anticipato. Il governo ha cambiato la geografia politica, argomenta, “e non prenderne atto, per i vertici del Pd, sarebbe un errore molto grave”. Come? “Con un congresso anticipato. Altrimenti potrebbe accadere qualcosa. Perfino una scissione”. Enrico Morando parla di “due modi diversi di relazionarsi”, dentro il Pd, rispetto al governo Monti: chi non vuole allontanarsi dalla linea uscita dal congresso e chi vorrebbe cogliere l’occasione “per diventare quel genere di partito riformista che noi tutti abbiamo sempre sognato”... Ma a parlare apertamente del progetto di costruire un grande partito di centro con pezzi di Pd e di Pidièlle è Rocco Buttiglione: “Non c’è nessun progetto di grande partito cattolico. Esiste l’idea di costruire un partito laico di ispirazione cristiana formato da parte del Pd, noi e una parte del Pidièlle”. (L’Unità, sabato 10 dicembre 2011). Vedi, Pier Luigi? Tu non hai ceduto al ricatto draghimontinapolitanvaticano, come ha fatto il Berlusconi, per salvare le azioni Mediaset dal tracollo. Tu hai ceduto per un nobile motivo: salvare il partito. Ma è stato un errore ugualmente, e un errore grave: come puoi non aver ancòra capito che gente come quella, e i loro servi nel Pd, ricattano soltanto per ricavare qualcosa di più da una strategia che hanno comunque già deciso, e dalla quale non defletteranno? (Quanto ad Alessandro Maran, tipo fino a oggi taciturno, ricordiamo che nel maggio del 2010 una dichiarazione di quelle che rimangono impresse se la lasciò sfuggire anche lui: La proposta della Lega Nord di eleggere i pubblici ministeri è una domanda giusta, disse).
Pietro Ichino secondo Sergio Staino sul Venerdì di Repubblica del 9 dicembre 2011.
Per la serie Siamo un bel gruppetto affiatato, no?: la Spinelli col Napolitano.
Barbara Spinelli (finta sinistra, sulla quale vedi anche qui, qui, qui e qui, che secondo alcuni è nel Gruppo Bilderberg insieme a Mario Monti, Romano Prodi, Emma Bonino e Walter Veltroni): Ma dove sta scritto che l’aspirazione più profonda dell’uomo sia il possibile, e non la perfezione? (La Repubblica, giovedì 8 dicembre 2011). Dovunque si sia compreso che il delirio di voler imporre a sé e ad altri la perfezione (impossibile non perché sia divina, altro delirio, ma perché è antiUmana) è caratteristico delle mentalità naziste.
Per la serie Non farò prigionieri: Francesco Boccia.
Francesco Boccia, Paolo Gentiloni ed Enrico Letta (finti sinistri infiltrati nel Pd): Quell’alleanza non è mai esistita. A Vendola e a Di Pietro dico che gli accordi per il futuro avverranno su base programmatica: per esser chiari, bisogna avere le stesse idee economiche e sulla politica internazionale (Francesco). In piazza a fianco dei sindacati, ci sarà anche Fassina, responsabile economico del Pd, attaccato per questo da Paolo Gentiloni e da alcuni deputati vicini a Enrico Letta. (La Repubblica, giovedì 8 dicembre 2011).
Per la serie Quelli che non solo prevedono il futuro, ma lo festeggiano in anticipo: il Napolitano e il Monti alla prima della Scala dopo aver imposto a chi
guadagna meno di 30.000 euro annui e ai pensionati al minimo tasse e maggiori spese di gran lunga superiori a quelli di ogni altra fascia di reddito.
Giorgio Napolitano: Siamo arrivati giusto in tempo per evitare la catastrofe. (La Repubblica, mercoledì 7 dicembre 2011). Mario Monti a Porta a porta: Devo essere sincero, quando abbiamo capito che bisognava chiamare a contribuire anche i pensionati ci siamo sentiti molto in difficoltà e ci siamo convinti che era il caso di chiamare a contribuire anche chi aveva usufruito dello scudo fiscale... C’era il rischio molto concreto che lo Stato non potesse più pagare gli stipendi pubblici e le pensioni. L’esempio di quello che poteva accadere è la Grecia. Guardando l’andamento dello spread si poteva vedere la Grecia a tre mesi di distanza... La concertazione sarà essenziale, ma è chiaro che certe riforme devono essere fatte attraverso la modifica dello Statuto. Oggi il tema è combinare meglio la flessibilità da parte delle imprese, con una sicurezza legata non al mantenimento di quel posto di lavoro, ma alla sicurezza del lavoratore. (La Repubblica, mercoledì 7 dicembre 2011). Traduzione: Devo essere sincero, son contento di aver trovato il modo, colpendo i pensionati, di ragranellare qualche altro miliarduccio da bruciare sull’altare delle tirannie finanziarie globali che mi onoro di servire da quando stavo alla Goldman Sachs. Quanto agli evasori fiscali, be’, son contento di aver trovato il modo di colpire quei traditori della categoria che si son fidati di una legge dello Stato e hanno aderito allo scudo fiscale, anziché lasciare i loro capitali nei forzieri delle tirannie finanziarie globali (che mi onoro di servire) nei paradisi fiscali: un’altra volta ci penseranno due volte prima di farci uno sgarbo come quello. E ora tocca allo Statuto dei Lavoratori: bisogna farla finita con questo delirio che un lavoratore goda di diritti. Commento: niente è più buffo di un devo essere sincero sulle labbra ormai quasi invisibili di individui come questo. Ma che si può pretendere dall’eloquio di chi risciacqua il vocabolario addormentandosi spesso e volentieri davanti a una tv accesa che trasmette Porta a porta?...
L’Europa colonia della banca più grande del mondo. (Segnalazione di Carlo Patrignani, che ringraziamo).
Mario Monti: Lo spread, quell’indice che nessuno di noi considera mitico ma che ci piace di più quando scende che quando sale, sta mostrando grande attenzione positiva per quanto abbiamo deliberato, e questo ci ha confortato. (La Repubblica, martedì 6 dicembre 2011). Traduzione: Grazie, Mario Draghi, per tutti i titoli di Stato italiani che la Banca centrale europea sta acquistando: così sembra che sia la mia manovra a far calare lo spread rispetto ai titoli tedeschi.
Mario Monti: L’Italia deve risolvere i problemi che la rendono poco credibile se non addirittura fonte di possibile infezione nell’Eurozona. (La Repubblica, martedì 6 dicembre 2011). E gli untori infetti, evidentemente, sono i pensionati a 1000 euro al mese che di anno in anno ottenevano un’elemosina di cinque o sei euro in più come adeguamento (offensivo) all’inflazione. Vergogna.
Attenzione, criticare un presidente del consiglio che si crede un medico psichiatra può essere pericoloso!
Mario Monti: Le polemiche sulla mia partecipazione a Porta a porta? Frutto solo di un’onda di eccitazione psicodrammatica. (La Repubblica, martedì 6 dicembre 2011). L’individuo è forse uno psichiatra? Riteniamo di no. Come si permette, dunque, di effettuare diagnosi pseudopsichiatriche? Non sa che l’esercizio abusivo della professione medica è un reato, e che il fatto di commetterlo in maniera buffonesca, anche se può mettere l’abusivo al riparo dai rigori della legge, non lo rende meno grave? Non capisce che allora potremmo improvvisarci psichiatri anche noi e chiamarlo matto? O improvvisarci magistrati e chiamarlo delinquente?
(Immagine tratta da Segnalazioni)
(su) Mario Monti, Elsa Fornero, Corrado Passera e la manovra del governo delle tirannie finanziarie, del Vaticano e dei criminali fiscali: Il conto finale della stangata per una famiglia con il reddito inferiore ai 30.000 euro è (in proporzione) superiore del 15% a quello di chi ne guadagna 50.000, e addirittura del 60% a quello di una famiglia nelle cui tasche ne entrano 150.000. Peggio ancora va ai pensionati con assegni previdenziali appena superiori ai mille euro lordi: colpiti alla voce uscite con gli aumenti delle tasse (la falce di Imu, Iva e accise varie non sta a guardare la data di nascita) e beffati pure dalla rivalutazione degli assegni previdenziali. Piove sul bagnato: l’Ocse ha certificato ieri che l’Italia è uno dei Paesi avanzati con la maggiore disuguaglianza dei redditi... La manovra rischia di farci guadagnare ancora qualche posizione in classifica. Anche perché chi ne esce meglio, manco a dirlo, sono davvero i soliti noti: quei professionisti dell’evasione fiscale che nascondono ogni anno al fisco 22 miliardi di euro. Pagheranno un po’ più di Iva e di Ici, sborseranno qualche euro in più per il pieno di benzina. Si faranno furbi per dribblare l’asticella (non proprio insormontabile) del tetto ai mille euro per il contante. Ma tutto lì. Almeno a loro, per ora, è andata bene. (Ettore Livini su La Repubblica di martedì 6 dicembre 2011). Si rischia di far passare un messaggio devastante: i pensionati possono essere massacrati, ma gli evasori non si toccano... La tracciabilità dei pagamenti oltre i mille euro non basta: un conto è limitare l’uso del contante (misura tipica contro il riciclaggio e solo indirettamente utilizzabile contro l’evasione fiscale), un conto è preparare un pacchetto di provvedimenti sulla tracciabilità delle transazioni che aumenti il controllo, spinga i contribuenti all’emersione spontanea e crei un clima di consapevolezza. Si trattava di riprendere alcune misure già introdotte dal governo Prodi e ispirarsi a quello che fanno tutti gli altri Paesi. Penso all’elenco clienti-fornitori, all’invio telematico dei corrispettivi, all’obbligo per i professionisti di non richiedere pagamento in contanti. Invece un progetto organico contro l’evasione non c’è stato. Su questo tema il governo Monti ha agito in continuità con quello Berlusconi... Purtroppo tutte le manovre che stanno chiedendo la Bce e l’Europa provocheranno una recessione nei vari Paesi: un problema di miopia teutonica. Negli anni Trenta ci fu il grande dibattito fra il Tesoro inglese e Keynes, vinse l’ortodossia. Ne derivarono la crisi e il nazismo, e la ripresa arrivò solo dopo la guerra. La storia non ha insegnato nulla. (Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze, su La Repubblica di martedì 6 dicembre 2011). La Storia, da sola, non insegna alcunché. Come per la Shoah, dovevamo conservare la Memoria delle cause di essa: tra le quali il nazismo finanziario, negli anni Venti, delle destre iperliberiste uscite vincitrici dalla Prima guerra mondiale.
Per la serie Quelli che si tagliarono le p.... per far dispetto alla Camusso: Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni.
(sull’intelligenza di) Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti: In base alle stesse norme che da gennaio escluderebbero la Fiom dai Consigli di fabbrica di tutto il gruppo Fiat, Fim e Uilm finirebbero in minoranza. L’accordo di allora, infatti (nuovamente in discussione in queste ore a Torino dopo che la Fiat ne ha proclamato l’estensione a tutti gli stabilimenti del gruppo) prevede che venga abolito qualsiasi criterio di rappresentanza in fabbrica e che dunque ogni organizzazione abbia nei Consigli due membri indipendentemente dal suo peso reale tra i lavoratori. Così accadrà che i sindacati non confederali, Fismic, Associazione quadri e Ugl, avranno in tutto sei rappresentanti, mentre Fim e Uilm insieme si fermeranno a quattro. I metalmeccanici di Bonanni e Angeletti finirebbero così per essere stritolati dallo stesso meccanismo che hanno messo in moto escludendo la Cgil. E la Fiat avrebbe ottenuto di consegnare ai sindacati autonomi la maggioranza in tutti i suoi Consigli di fabbrica. (Paolo Griseri su La Repubblica di martedì 6 dicembre 2011).
Per la serie Accadde domani: l’incredibile titolo de La Repubblica di lunedì 5 dicembre 2011 con la notizia, in diretta dal futuro, del salvataggio dell’Italia.
Immagine (un po’ rimaneggiata) tratta da Segnalazioni.
Mario Monti: Contro l’evasione non ci sono solo le nuove norme sulla tracciabilità, ma soprattutto una non misura: l’assenza di condoni. Traduzione: Cari evasori, state tranquilli: peggio del non condono non vi toccherà. Non c’è stata patrimoniale perché le grandi ricchezze sono un concetto facilissimo da cogliere mentalmente, ma difficilissimo da cogliere fiscalmente. Traduzione: Con la testa ci arrivo all’idea che anche i ricchi debbano fare sacrifici: è col corpo che sono impotente ad arrivarci. (La Repubblica, lunedì 5 dicembre 2011).
Per la serie Espressioni straordinariamente intelligenti ulteriormente migliorate per mezzo di occhiali: Olli Rehn.
Olli Guareschi Rehn (commissario agli Affari economici e monetari, ma pare che abbia fatto sapere ai giornalisti che preferisce essere descritto come vicepresidente della Commissione europea): La manovra Monti è un passo significativo: il basso potenziale di crescita dell’economia italiana non può essere corretto in una notte, ma le misure annunciate aiuteranno a rimuovere alcuni colli di bottiglia alla crescita... È cruciale mantenere il ritmo nelle riforme economiche e nel rinnovamento politico. Però, ripeto, è possibile dire che questo insieme di misure è tempestivo e ambizioso in quanto dà un segnale molto necessario di un nuovo approccio alla politica economica. (La Repubblica, lunedì 5 dicembre 2011). Traduzione: Non vi illudete che sia finita: dovrete subìre molto di più. E molto peggio.
Per la serie Signore & signori (e con mille scuse a Pietro Germi e a Gustavo D’Arpe): Lorenzo Scarabello Ornaghi.
Lorenzo Ornaghi: Si è aperto il tempo per i cattolici di tornare a essere con decisione “guelfi”? Rispetto ad altre “identità” culturali che sono state protagoniste della storia unitaria... disponiamo di idee più appropriate alla soluzione dei problemi del presente... Tornare a essere con decisione “guelfi” comporta affermare l’idea e la realtà di “italianità” quale dato storico, di cui gli essenziali e più duraturi elementi sono religiosi, cattolici. E soprattutto richiede, diversamente dal guelfismo ottocentesco, la consapevolezza che la “perennità” dell’Italia cattolica e la sua “esemplarità” nei confronti delle altre nazioni... dipendono dall’energia e dal successo dell’azione dei cattolici oggi. (Citato da Mario Pirani, che è di destra ma i razzisti e i nazisti li riconosce da lontano e non li apprezza, su La Repubblica di lunedì 5 dicembre 2011). Pura razza italiana (cattolica) e Italialand (cattolica) über alles. Ai non cattolici, agli agnostici e agli atei quale destino si prospetta, invece, secondo il neoministro della Cultura (popolare) del regimetto finanziario-vaticano Monti? I lager?
Per la serie Il mio comunista e il mio nazista preferito: Il Kissinger col Napolitano e il Pinochet.
(su) Giorgio Napolitano: Il “garante” della stabilità politica italiana in un momento “tempestoso”. La forza tranquilla del grande mediatore, “a quiet power broker” che è riuscito nell’impresa più difficile “dell’Italia del dopoguerra”... Ovvero, semplicemente, “Re Giorgio”. Così lo incorona il New York Times...: “Qualcuno ha cominciato a chiamarlo semplicemente Re Giorgio per la sua ferma difesa delle istituzioni democratiche e il ruolo straordinario, anche se dietro le quinte, giocato nel rapido passaggio da Berlusconi a Monti”. Un ruolo “impressionante”, lo definisce il quotidiano... Napolitano, “noto per lo stile concreto in una cultura eminentemente barocca”, ha saputo “spingere il suo ruolo al limite, fino a diventare un mediatore dalla forza tranquilla”... Per il Nyt il capo dello Stato è emerso così come “l’antiBerlusconi”, e al fianco di una moglie “elegante ma anche grintosa”, è “il volto di un’Italia diversa, quella delle virtù civiche”... Napolitano, “l’uomo che Henry Kissinger chiamò il mio comunista preferito”. (La Repubblica, domenica 4 dicembre 2011). Bene. E ora non ci resta che attendere, vigili ma fiduciosi, che il Napolitano, in una delle note di cui è così prolifico autore, dichiari ufficialmente che non gradisce condividere la simpatia di un Kissinger con individui come Pinochet
Per la serie Venditori di pelli d’orso prima di averli ammazzati: il sedicente Salvatore d’Italia Monti Mario.
Mario Monti: Forse non ci siamo capiti: l’Italia ha pochi mesi di vita. Se non interveniamo sùbito, andiamo in default. Non riusciremo più a pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici, in tutto il Paese si fermeranno i bus e i tram. Sarà la fine. (La Repubblica, domenica 4 dicembre 2011). Notare che non si fermeranno solo gli stipendi, ma anche i bus. E non solo i bus, ma anche i tram. Non è un crescendo, è un calando di catastrofi. Ed è questo che ci terrorizza. Alla perdita dello stipendio potremmo anche adattarci: abbiamo mani, le tenderemo ai passanti per impietosirli. Che si fermino i bus potremmo anche sopportarlo: abbiamo piedi, ce ne serviremo per andare con i forconi sotto casa del Monti. Ma la vista dei tram fermi in depositi no, quella davvero ci manderebbe ai matti. Il Monti ha ragione: meglio schiavi di Goldman Sachs per i secoli dei secoli, che Donne e Uomini liberi, sì, ma senza i tram. Grazie, o Monti, per essersi fermato prima che il suo calando giungesse alla minaccia dell’orrore estremo: in tutto il Paese si fermeranno le auto blu.
Jean-Claude Trichet (predecessore di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea): La tesi secondo cui le misure di austerità potrebbero innescare un processo di stagnazione non è corretta: da politiche che stimolano la fiducia verrà un impulso, non un ostacolo, alla ripresa economica. (Citato da Paul Krugman, premio Nobel per l’economia, nell’articolo La beffa dell’austerità: tasse e bassi consumi uccideranno l’euro, su La Repubblica di domenica 4 dicembre 2011).
Per la serie Rigore tedesco, eleganza inglese ed esibizionismo nostrano da intossicati di televisione: anche il Monti firmerà un contratto con gli Italiani?
(su) Mario Monti (presidente del Consiglio), Corrado Passera (ministro per lo Sviluppo economico) ed Elsa Fornero (ministro del Welfare): Mario Monti presenterà la manovra choc nello studio di Porta a porta martedì sera. Un bel colpo: per la Rai, per Rai1 e per Bruno Vespa. Il governo meno loquace della storia repubblicana questa volta avrà addirittura tre voci in televisione. (La Repubblica, sabato 3 dicembre 2011). Siete contenti, innamorati a prima vista del Monti dallo stile anglo-tedesco? E voi, spacciatori di santini della finta sinistra? E voi, neominzoliniani de La Repubblica, in brodo di giuggiole per il Monti che prende l’aereo come un cittadino qualunque e si porta il trolley da solo? Non c’è che dire: siete stati serviti a tempo di record. Più simili alle terze e quarte file del berluscismo che al Berlusconi (che in tv ci andava da padrone, non col cappello in mano), anzi, simili invero ai comico-patetici figuri che nelle dirette da Palazzo vediamo sgomitare intorno all’inviato, torcere il collo come pupazzi per entrare nell’inquadratura e far teneramente ciao con le stesse manacce con cui si son fatti largo a spintoni tra la folla, il Monti e i suoi ministri, si scopre, non vedevano l’ora (magari da anni, poveretti) di accalcarsi scodinzolanti sull’uscio a uscio di Bruno Vespa (battuti sul tempo dal collega Clini, che appena nominato è corso a Un giorno da pecora a far propaganda al nucleare). Chiamarlo governo Paolini sarebbe un’offesa al Paolini, che nelle dirette s’intrufolava per smadonnare, non per disgustarci con le facce da madonne e i modi compunti, falsamente umili, dell’eterno santocchio italico che ti ammaestra con voce ispirata e intanto ti si rigira come vuole. E tuttavia il Monti, il Passera e la Fornero son da ringraziare: niente più di questa ridicola corsa a esibirsi in tv (e dal Vespa! A questo punto ci manca solo il servizio fotografico su Chi...) può far capire, ai poveri Italiani che ancora una volta si stavano facendo prendere in giro, con quali individui abbiano davvero a che fare. Il Berlusconi ce li tirava in faccia, la sua protervia, l’arroganza, l’odio e il disprezzo contro di noi. Questi, invece, prima di accanirsi ancora una volta contro gli Italiani onesti, andranno dal Vespa per darci a bere quanto son buoni e pii. Come quei pretacci che prima di far del male a un bambino pretendono che baci la croce e preghi con loro.
Per la serie Ha questa faccia l’Europa che vogliamo?: Angela Merkel e Mario Draghi.
(su) l’Europa delle tirannie finanziarie, delle banche, dei tecnocrati, del Draghi, della Merkel, del Sarkozy e del Monti: Il punto non è solo che la crisi dell’euro lacera l’Europa. Questo è senz’altro vero. Il punto è, soprattutto, che in questo contesto le regole fondamentali dell’Europa democratica vengono sospese o addirittura capovolte, aggirando i parlamenti, i governi e le istituzioni dell’Unione europea. Il multilateralismo si sta trasformando in unilateralismo, l’uguaglianza in egemonia, la sovranità in sottrazione di sovranità, il riconoscimento in misconoscimento della dignità democratica di altre nazioni. Anche la Francia, che ha dominato a lungo l’Unione europea, ora che teme per la sua solvibilità internazionale, deve seguire le direttive di Berlino. In effetti, questo futuro che sta prendendo forma nel laboratorio del salvataggio dell’euro, per così dire come effetto collaterale intenzionale, assomiglia (quasi non oso dirlo) a una variante tardo-europea dell’Unione sovietica. In questo caso l’economia di piano centralizzata non si esplica più nella predisposizione di piani quinquennali per la produzione di beni e servizi, ma nella elaborazione di piani quinquennali per la riduzione del debito. (Ulrich Beck su La Repubblica di sabato 3 dicembre 2011). Perfino La Repubblica, che era diventata l’Osservatore romano del governo delle tirannie finanziarie globali, europee e vaticana (nonché, abbiamo scoperto, di Bruno Vespa) torna ora a lasciar filtrare qualche voce dissonante: che il gran bluff Napolitano-Bagnasco-Casini-Monti stia per crollare come un castello di carte? Non osiamo sperarlo...
Per la serie No, dai, Monti, non mi far fare per l’ennesima volta la figura di quello che ha creduto agli asini che volano: Massimo Giannini.
(su) Mario Monti e il suo governo vatican-tecnocratico-vespiano: Durante i governi Berlusconi, cui si deve un aumento del debito pubblico di 546 miliardi, il senso delle manovre è stato unidirezionale: colpire le constituency socio-politiche del campo avverso. Quindi stangate su lavoro dipendente, pubblico impiego, scuola. Oggi, per essere davvero “equa”, una manovra deve dunque pretendere molto da chi in questi anni ha dato nulla, e nulla da chi in questi anni ha dato molto. Questo principio, nelle 48 ore che mancano alla riunione del Consiglio dei ministri, dovrebbe guidare le scelte di Monti. Se partiamo da qui, si può già ragionare (e in qualche caso dubitare) delle ipotesi di intervento che circolano. (Massimo Giannini su La Repubblica di sabato 3 dicembre 2011). Tu quoque, o Giannini, cominci a dubitare? Ma allora c’è davvero speranza che il gran bluff Bagnasco-Napolitano-Casini-Monti duri (infinitamente) meno di quello berluscista... A farsi prendere in giro proprio tutte le volte, perfino un Giannini si ribella.
Per la serie Quinte colonne della Città del Vaticano nel governo della Repubblica italiana: Renato Balduzzi.
(su) Renato Balduzzi (costituzionalista, già presidente del Movimento dei laureati dell’Azione cattolica, vicino a Rosy Bindi e suo strettissimo collaboratore ai dicasteri della Sanità e della Famiglia, attualmente ministro della Salute): La Rai apre un’inchiesta interna sull’indicazione data ai giornalisti di Radio 1 di non usare, nella Giornata contro l’Aids, il termine profilattico. Il Comitato di redazione conferma che la mail, dell’assistente del direttore, diceva: “Il ministro ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il termine profilattico”. Replica il ministro della Salute Balduzzi: “Non mi permetterei mai di dare quest’indicazione”. (La Repubblica, sabato 3 dicembre 2011).
Pier Luigi Bersani secondo Staino sul Venerdì di Repubblica del 2 dicembre 2011.
(su) Pier Luigi Bersani, il Partito democratico e il governo Monti: Io sto dalla parte di Bersani, che non pone veti ma chiede ascolto. Poiché questo non è il nostro governo, bensì l’esecutivo di responsabilità nazionale che sosteniamo, non pretendiamo che Monti faccia quello che faremmo noi al governo. Ma non mancherà il nostro appoggio nell’interesse dell’Italia. E non ci saranno due linee nel Pd, ma una sola... Se avessimo fatto calcoli sul consenso, saremmo andati a votare. Le nostre idee non sono dettate da un tornaconto elettorale, né l’equità è un buon sentimento ma una regola di macroeconomia: la disuguaglianza e l’impoverimento della popolazione bloccano anche la crescita. (Rosy Bindi su La Repubblica di venerdì 2 dicembre 2011).
Per la serie Che il non portare giacca e cravatta sia segno di disprezzo per gli interlocutori?: Sergio Marchionne. (Caricatura tratta da Segnalazioni).
Sergio Marchionne (alla domanda: Lei ha detto che la Fiom guarda indietro e che c’è un prevalere della minoranza, e quindi lei ha detto anche che se questa tirannia continua, la Fiat ha altre opzioni e può lasciare l’Italia?): Gestiamo attività in tutte le parti del mondo. Noi dobbiamo andare avanti. Se non ci sta più l’Italia, cosa vuole che faccia? La cosa importante è che la sopravvivenza della Fiat non può essere messa in discussione. (La Repubblica, venerdì 2 dicembre 2011).
Per la serie Facce di bronzo: il Follini quando la vicinanza del Berlusconi gli arricciolava le code degli occhi come a una Minetti qualsiasi.
Marco Follini (ex uddiccìno infiltratosi nel Pd), a domanda sul rapporto tra il Pd e il governo Monti: Senza sprecare tempo e soldi, abbiamo fatto il congresso del partito. (Left, venerdì 2 dicembre 2011). A quanto sembra, per gli individui di questa risma interpellare gli iscritti a un partito (o, quant’altri mai, i Cittadini) è uno spreco di soldi e di tempo: i congressi, come i governi, si fanno e si disfano dall’alto per volontà di minoranze di golpisti freddi annidati fin nelle sfere più elevate delle Istituzioni.
Per la serie Questioni inesistenti: il portatore di moccichino verde Roberto Maroni.
(su) Roberto Maroni (portatore di moccichino verde ed ex ministro degli Interni che alcuni considerano persona più seria e affidabile rispetto ad altri leghini-nordini): Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza con cui il Tar di Roma del luglio 2009 bocciò il decreto 21 maggio 2008 voluto dal ministro degli Interni Roberto Maroni, quello della “emergenza Nomadi”. Il Consiglio di Stato ha riconosciuto ufficialmente che non esiste nessuna emergenza Nomadi. La sentenza la definisce un’emergenza inesistente, tutt’al più “paventata pro futuro quale conseguenza dell’espandersi e dello stabilizzarsi delle comunità nomadi” e fa intendere che l’allora ministro Maroni aveva fondato quel decreto su alcuni “specifici e isolati episodi” gonfiati artificialmente dando loro una eccezionale “risonanza sociale e mediatica”. (Adriano Prosperi su left di venerdì 2 dicembre 2011).
Per la serie Questa o quella per me pari sono: il Verzé col Vendola (a “sinistra”) e col Berlusconi (a destra).
(su) Luigi Verzé: Ordina: “Bruciate!” e il picciotto va e appica il fuoco. Don Luigi Verzé è il primo prete capomafia della storia d’Italia e il silenzio del Vaticano o è rassegnato o è omertoso, decidete voi... Attenzione: non un prete mafioso, non un prete al servizio della mafia, che ce ne sono stati tanti, ma un boss che amministra i sacramenti, un don Calogero Vizzini con il crocifisso portato (fateci caso) all’occhiello, lì dove si mettono gli stemmi dei Lyons e del Rotary, e i massoni vi appuntano il ramo d’acacia e i gagà la mitica pansé... Don Verzé aveva deciso di comprare i terreni confinanti con il suo ospedale, ma il proprietario non voleva vendere perché vi aveva costruito campi da tennis, da calcio e da calcetto, spogliatoi e bar... Ebbene: nel 2005 e nel 2006 quegli impianti subirono due incendi dolosi. Poi don Verzé convocò Pollari, capo del Sismi, e gli disse: “Mandaci la Finanza”. In quel periodo il prete fondatore dell’ospedale San Raffaele pubblicava con Bompiani “Io e Cristo” per spiegare “come la fede si fa opera”. E infatti la Finanza andò, controllò e multò. Ma il proprietario resisteva. E allora “sabotare”, ordinò letteralmente don Verzé prendendosi una pausa dalla pia esegesi neotestamentaria (pagg 123 sgg) del famoso “verbum caro factum est”, il verbo si è fatto carne. E specificò: “Sabotate, ma state attenti all’asilo e ai cavalli che sono nostri”. Il picciotto, che stavolta è un ingegnere, lo rassicura: “Sarà sabotato il quadro elettrico, quindi i campi non potranno essere illuminati e quando gli amici andranno a fargli la proposta di acquisto, lui sarà in ginocchio”. “Gli amici”, “in ginocchio”: il linguaggio cristologico qui diventa cosco-massonico. Qualche giorno dopo “l’ingegnere”, che sembra il personaggio misterioso dei romanzi di Le Carrè, titolo nobile e funzione ignobile: “Quando lei sarà in Brasile ci sarà del fuoco”. Come si vede, è un dialogo in argot, allusivo al crimine e alla mafia. E infatti don Verzé indossa i gessati dei mafiosi di una volta, ha la faccia anonima dei veri malacarne, con il cappello che richiama la coppola ma la nega... (Francesco Merlo su La Repubblica di venerdì 2 dicembre 2011).
(su) Mario Monti e il suo governo: La Camera ha approvato ieri in prima lettura la modifica costituzionale che prevede l’inserimento nella Carta del principio del pareggio di bilancio. Hanno votato a favore 464 deputati, mentre 11 si sono astenuti. Una larga maggioranza per introdurre il principio che “lo Stato assicura l’equilibrio fra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico”. Il governo può procedere anche a spese eccezionali, ma solo in presenza di “eventi eccezionali” e dopo l’autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta. Adesso il testo passa al Senato. (La Repubblica, giovedì 1° dicembre 2011). La democrazia suicidata dai rappresentanti del Popolo: ogni emergenza, e tanto più gravemente quanto più seria essa sarà, conferirà a un’opposizione impazzita ma ben organizzata un potere di ricatto assoluto.
Per la serie I bei tempi quando alla Fiat la politica era bandita: Vincere la Fiom. E vinceremo.
Sergio Marchionne: Mi si attacca perché non accetto che un singolo sindacato minoritario alla Fiat, la Fiom, pratichi l’antagonismo per motivi politici. Un sindacato che non ha rispetto per la libera volontà della maggioranza dei lavoratori... La Fiom aggredisce la Fiat e i suoi prodotti. Difende regole contrattuali dell’era fascista. C’era un’epoca in cui la Fiat si accomodava a questi comportamenti, ora come tutti i sopravvissuti noi siamo diversi. Sappiamo trovare la forza per rifiutare quelle pratiche del passato che metterebbero a rischio la sopravvivenza dell’azienda... Questa è l’Italia che il resto del mondo vuole vedere. (La Repubblica, giovedì 1° dicembre 2011). Traduzione: In azienda la politica non deve entrare. L’unica politica ammessa è la mia politica che la politica deve restare fuori da dove dico io. Altrimenti vi cancello, se ci riesco: vi faccio sparire dalla faccia della Terra, così il resto del mondo non vi vedrà più.
Per la serie Quelli che non si rendono conto di non poter vincere giocando con la morte: un lontano antenato della Marcegaglia.
Emma Marcegaglia (commentando Susanna Camusso, secondo la quale 40 è numero magico e intoccabile): Ormai di intoccabile non c’è più niente. Certamente vanno toccate le pensioni: 40 non è un numero invalicabile. (La Repubblica, giovedì 1° dicembre 2011). Ancora una volta, come si verifica ormai da più di un secolo, le ideologie deliranti che scaturiscono dall’anaffettività totale producono idee la cui piena realizzazione condurrebbe a rovina e a morte quegli stessi che le secernono e le diffondono.
Per la serie Fobie e ossessioni: lo Statuto dei Lavoratori e l’Ichino Pietro.
Pietro Ichino (finto sinistro ammirato e imitato dal Brunetta per essere stato il primo a chiamare fannulloni i Lavoratori del Pubblico impiego): In Germania e negli altri maggiori Paesi europei la possibilità di pensionamento senza requisiti di età anagrafica non è data a nessuno, eccetto lavori pesanti o usuranti. Non possiamo chiedere ai tedeschi di farsi carico della garanzia per il nostro debito pubblico finché non abbiamo allineato i criteri del nostro welfare al loro. (La Repubblica, giovedì 1° dicembre 2011). E meno male che non è andato in porto il tentativo di far intervenire in aiuto dell’euro i Cinesi, altrimenti l’Ichino, per allineare i nostri criteri ai loro, come minimo avrebbe preteso l’abolizione del diritto di sciopero, lo scioglimento dei sindacati e il partito unico.
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