Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca
Meglio Ridere!
la Pagina di Quelli che fanno Piangere... nel mese di marzo del 2010!
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In questa pagina raccogliamo le parole di chi vorrebbe farci piangere. E cerchiamo, invece, di riderne. Torna spesso: troverai sempre delle novità, perché questa è gente che una ne pensa e cento ne dice! E se vuoi segnalarci qualche “perla” che ci è sfuggita... |
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Per la serie Gratta un cosiddetto Capo e troverai un propriamente detto Servo:
il Berlusconi bacia le mani del Gheddafi e del Ratzinger.
(su) Zaia, Cota, Formigoni, Lombardo, Cappellacci, Palese, Polverini, Chiodi (governatori o candidati governatori pidiellìni e leghìni-nordìni): “Sì al nucleare, ma niente centrali in Veneto,” ha proclamato il candidato Zaia. A Fossano e Trino? “Il nucleare è la soluzione,” ha detto il leghìno-nordìno Cota, “ma mai in Piemonte”. Formigoni ha chiarito di essere per il nucleare, ma non in Lombardia, e “non in questo momento”. Magari a Palma di Montechiaro, in Sicilia? “Ci batteremo a costo di barricarci per impedirlo,” ha avvisato Lombardo. A Oristano? “In Sardegna non c’è posto per le centrali,” ha tagliato corto il governatore pidiellìno Cappellacci. Latina, Montalto? “Nel Lazio non ce n’è bisogno,” ha assicurato la Polverini. Forse a Mola di Bari, Nardò, Manduria? “Sono favorevole al ritorno al nucleare,” ha detto il candidato pidiellìno Palese. Ah, ecco. “Però non in Puglia!” Ah, appunto. L’abruzzese Chiodi è stato laconico: “Sono favorevole, ma non in Abruzzo”. Ci mancherebbe altro. Si potrebbe pensare che governatori e candidati tirino l’acqua al proprio mulino, ma Berlusconi tenga dritta la barra. Ma ecco che Berlusconi, passando dalla Puglia, ha detto anche lui che il nucleare è bello, ma in Puglia no. (Adriano Sofri, I pagliacci del nucleare, su La Repubblica di domenica 28 marzo 2010). Non è che questi individui siano stupidi, e neanche bugiardi e disonesti. È chi li vota che li vuole così: più sono assurdi, grotteschi, impresentabili, meglio esprimono il disprezzo e l’odio con cui gli elettori di destra li tirano addosso all’altra metà del Paese. E loro, poveretti, si adeguano.
Fabrizio Cicchitto (pidiellìno capogruppo alla Camera) e Maurizio Gasparri (ex neofascista, ex aennìno, attualmente pidiellìno e presidente dei pidiellìni senatori): Esiste un network dell’odio che ha in Di Pietro la sua punta di diamante (Fabrizio). Ricevo spesso minacce che in generale provengono da ambienti quali quelli dei noti sostenitori del noto frequentatore di criminali della ’ndrangheta o della Bulgaria, Antonio Di Pietro. Un personaggio che vediamo ritratto costantemente nel tempo in compagnia di delinquenti (Maurizio). (La Repubblica, domenica 28 marzo 2010).
Il Gasparri, invece, preferendo compagnie più pulite, è passato da quella dei picchiatori neofascisti a quella del Berlusconi e dei neonazisti leghìni-nordìni.
(su) Gabriella Carlucci (ex comparsa televisiva, attualmente pidiellìna deputata e candidata a sindaco di Margherita di Savoia, in provincia di Foggia): Nonostante l’iniziativa fosse aperta al pubblico, al mio arrivo la Carlucci mi ha insultata e intimato di uscire, urlando che si trattava di una manifestazione del centrodestra. Dopo il mio rifiuto sono stata afferrata per le spalle da una persona in preda all’isteria, osannata da una platea invasata, e ho riportato un trauma al collo. (Antonella Cusmai, assessore comunale del Pidì, su La Repubblica di domenica 28 marzo 2010). Niente di personale: la Carlucci avrà scambiato la Cusmai per la sorella. Quella che ha successo.
Antonio Riboldi (dipendente di Tarcisio Bertone e di Joseph Ratzinger come vescovo emerito di Acerra): È in atto una guerra tra la Chiesa e il mondo, tra Dio e Satana. C’è una voglia matta di attaccare la Chiesa. È questa l’aria che tira. (La Repubblica, sabato 27 marzo 2010). E chi sarebbero il mondo e Satana alleati contro la Chiesa e contro Dio? Ovvio: non i violentatori di bambini, ma le loro vittime. Non chi ha coperto i violentatori di bambini, ma chi cerca ― denunciando il pericolo ― di impedirgli di colpire ancora. Vero, Anto’?
Per la serie Il lato oscuro della Forza: Joseph Ratzinger e Tarcisio Bertone.
(su) Joseph Ratzinger (papa di cui sono state richieste le dimissioni) e Tarcisio Bertone (cardinale e segretario di Stato: Nel 1996 l’arcivescovo di Milwaukee, Rembert Weakland, tentò di espellere Murphy dal clero. In una lettera al cardinale Ratzinger ― in quanto responsabile della Congregazione della dottrina della fede ― il prelato americano spiegò che spretare Murphy era necessario per placare l’ira delle sue vittime e riparare la loro fiducia nella Chiesa. Non avendo ricevuto risposta da Ratzinger, l’arcivescovo di Milwaukee scrisse di nuovo al Vaticano nel marzo 1997, questa volta avvertendo che una causa giudiziaria era in arrivo e che “un vero scandalo” stava diventando “possibile”. Il numero due di Ratzinger nella Congregazione, il cardinale Tarcisio Bertone, diede via libera ai vescovi del Wisconsin per un processo canonico segreto. Questo poteva sfociare nell’espulsione di Murphy. Ma il procedimento venne bloccato dopo che Murphy scrisse a Ratzinger protestando di aver già manifestato pentimento: “Voglio solo,” scrisse Murphy, “vivere il tempo che mi rimane nella dignità del sacerdozio, e chiedo per questo la vostra assistenza”. Nei documenti ritrovati dal New York Times non compare una risposta di Ratzinger. Fino alla sua morte, nel 1998, Murphy non solo rimase sacerdote e non fu colpito da alcuna sanzione, ma continuò a occuparsi di bambini in diverse parrocchie, nelle scuole e in un centro per minorenni delinquenti. (La Repubblica, venerdì 26 marzo 2010). Perché stupirsi? È una delle famose leggi di Murphy, ancorché la meno nota: Se un uomo è diventato papa, si può star certi che è il solo che non ha mai lasciato in giro documenti compromettenti.
Tarcisio Bertone (ex dipendente di Joseph Ratzinger come cardinale e segretario di Stato, attualmente vero papa): Viviamo nel vortice di troppe informazioni che deviano. Meditiamo sull’atteggiamento interiore della Vergine Maria che a Nazareth accolse l’annuncio dell’angelo. Maria ascoltò, e ascoltando rispose. Questo è un primo messaggio che il mistero odierno ci offre. (La Repubblica, venerdì 26 marzo 2010). L’idea di un Tarcisio Bertone, per di più in tonaca, che mettendosi nei panni della Vergine dice cose tipo “Come avverrà questo, se io non conosco uomo?” o “Ecco l’ancella del Signore; si faccia di me secondo la tua parola” (Luca, 1, 34, 38) ci sembra alquanto sconveniente. Come modello di riferimento non era meglio qualche barbuto e nerboruto profeta, in un momento come questo?
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Per la serie I grandi paragoni impietosi: la bellezza di Silvio Berlusconi contro quella di Mercedes Bresso.
(di) e (su) Silvio Berlusconi: Mercedes Bresso al mattino si guarda allo specchio e cosa vede? Vede la Bresso e si è già rovinata la giornata (Berlusconi). Chi di specchio ferisce, di specchio perisce. Un amico che fa il direttore di un grande albergo mi ha raccontato di aver visto Berlusconi alle 4 del mattino in un corridoio dell’hotel. Gli si è presentato dinanzi, per uno di quei contrattempi che a volte accadono nel suo mestiere, un vecchietto rotondo e basso, non calvo ma spelacchiato, scolorito e stinto, la pelle tostata e avvizzita... Ebbene: il mio amico lo ha trovato, in quell’occasione, pietosamente umano. (Francesco Merlo su La Repubblica di mercoledì 24 marzo 2010). Sono più preoccupata per un’altra affermazione di Berlusconi: dice di non avermi mai visto a Roma, il che mi fa temere per il suo stato cerebrale. Ci siamo visti, invece, molte volte. Forse ricorda solo i momenti trascorsi con le veline? E poi, se non mi ha mai vista, come fa a giudicarmi? Forse ha bisogno di riposo, oltre che di un lifting al cervello. (Mercedes Bresso, La Repubblica, giovedì 25 marzo 2010). Berlusconi ossessionato dalle donne? Magari. Quello, per me, è ossessionato solo dalla fica (Umberto Eco, La Repubblica, giovedì 25 marzo 2010).
(su) Umberto Bossi, la Lega Nord e tutti i portatori di moccichini verdi: “Devono cacciare i soldi” ha proclamato Umberto Bossi presentando a Genova il Quadrilatero del Nord (Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria). “Basta con le one man company bancarie, vigileremo sui soldi dei veneti” ha fatto eco Luca Zaia; e Giulio Tremonti, ispiratore della rivolta delle fondazioni bancarie, ha annunciato: “Se Roberto Cota vincerà in Piemonte, saprà far sentire la sua voce dentro il San Paolo”. (...) Giorgetti, presidente della commissione Bilancio della Camera, è l’uomo forte della Lega Nord sul fronte della finanza. Ponzellini, neopresidente della Popolare di Milano, ha rapporti sempre più assidui con la Lega Nord. Tosi, sindaco di Verona, nomina 4 consiglieri su 22 della fondazione Cariverona. (...) Il Carroccio ha 60 deputati, 26 senatori, 9 europarlamentari, 4 ministri, 5 sottosegretari, ma soprattutto centinaia e centinaia di amministratori locali nel Nord. Sono loro che controllando il territorio, nuovo mantra della politica italiana, possono accedere all’Alta Banca. (...) Correva il 2003 quando Bossi infiammò il congresso di Assago con queste parole: “Il ministro Tremonti e il nostro Giorgetti hanno messo fine a quella logica che tolse il controllo delle fondazioni agli enti locali. Le fondazioni ritornano al territorio, agli enti locali, ai comuni, alle province. Io mi auguro che tutti noi sappiamo cosa vuol dire avere il potere finanziario, avere o non avere le banche”.
(Alberto Statera, La Repubblica, giovedì 25 marzo 2010). Dopo le banche e il sorpasso sul Pidièlle, in effetti, gli mancheranno solo i campi di sterminio per poter dire: missione compiuta.
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Per la serie C’è chi gode come può: Roberto Calderoli. (Foto tratte da Terra e da La Repubblica di giovedì 25 marzo 2010).
(su) Roberto Calderoli (leghìno-nordìno, portatore di moccichino verde e ministro per la Semplificazione): Roberto Calderoli, in una caserma dei pompieri a Roma, ha bruciato una pira di 32 metri cubi, 150 scatoloni, contenenti 375.000 leggi abrogate perché inutili. (La Repubblica, giovedì 25 marzo 2010). Fa bene, bravo Calderoli: così, quando avrà bruciato tutte le leggi inutili, finalmente saranno inutili anche lui e tutto il suo ministero.
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Per la serie I princìpi, i principìni e il Principe: Camillo Ruini e Romano Prodi.
Romano Prodi: Ho incontrato difficoltà non marginali nella mia attività di governo, quando il cardinale Camillo Ruini era presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei): forzando il concetto di non negoziabilità dei princìpi ha, con grande abilità politica, impedito ogni possibilità di mediazione su alcuni temi. (La Repubblica, giovedì 25 marzo 2010). Preziosa ammissione, che tradotta suona pressappoco così: purtroppo, metà del mio governo, incoraggiata dall’esterno dal Veltroni e da altri finti “sinistri”, prendeva ordini dal Ruini. E questa è stata la nostra ruina. Quanto al Ruini, invece, tanto di cappello: mille volte meglio forzare i princìpi, come fa lui, che violentare i principìni come tanti suoi colleghi e dipendenti.
Per la serie I grandi galoppini: Angelo Bagnasco.
Angelo Bagnasco (dipendente di Tarcisio Bertone e Joseph Ratzinger come cardinale e presidente della Conferenza episcopale italiana): L’aborto è un delitto incommensurabile, un’ecatombe progressiva. In questo contesto, inevitabilmente denso di significati, sarà bene che la cittadinanza inquadri con molta attenzione ogni singola verifica elettorale, sia nazionale sia locale e quindi regionale. L’evento del voto è un fatto qualitativamente importante, che in nessun caso converrà trascurare. (La Repubblica, martedì 23 marzo 2010). Nessun rispetto per la misura e il buon senso: usa per l’aborto parole molto più dure che per la pedofilia. Nessun rispetto per gli Esseri umani: decide lui se e come dobbiamo votare, e ci stima così poco che pensa di doverci spiegare che locale significa anche regionale. E dato che anch’egli è un Essere umano, nessun rispetto neanche per sé stesso: è cardinale, è presidente della Cei, è uomo vicino al papa, eppure si mette a fare il galoppino elettorale del papi Berlusconi.
Per la serie I grandi esperti mondiali di stress e di crisi etiliche: Maurizio Gasparri.
Maurizio Gasparri (ex neofascista, ex aennìno, attualmente pidiellìno e presidente dei pidiellìni senatori): Sui partecipanti alla manifestazione il questore di Roma, evidentemente in preda a stress o in crisi etilica, ha diffuso cifre false. (La Repubblica, martedì 23 marzo 2010). Oltre che un sindaco ex neofascista, la Destra avrebbe dunque dato alla capitale d’Italia un questore matto o ubriacone? Non possiamo crederci: che il Gasparri abbia pronunciato queste parole in preda a stress da adorazione del Capo o in piena sbornia da berluscìsmo maniacale?
Per la serie Facce da Fede: Emilio Fede.
(su) Emilio Fede: Ho 63 anni compiuti, abito a Segrate e ho lavorato vent’anni per Mediaset in qualità di dirigente. Oggi, dopo una cena piacevole, percorro con mio marito la stradina, notoriamente pedonale, abusivamente usata da poche auto di alti papaveri e rispettive scorte per raggiungere gli studi di Rete 4. Da una di queste auto ci viene suonato il clacson, mio marito fa presente che i pedoni hanno la precedenza su una strada pedonale, si abbassa un finestrino e: “Spostati, faccia di merda!” Riconosco Emilio Fede, che protende il suo viso sotto quello di mio marito, invitandolo: “Mettimi le mani addosso! Toccami!” Mi metto tra i due: “Sono stata tua collega per vent’anni, ho lavorato vent’anni con Carlo Bernasconi” (braccio destro di Berlusconi, morto nel 2001, gran brava persona). A quel punto il grande cambiamento: “Mi scusi signora, mi scusi signora...” (Lettera a La Repubblica di martedì 23 marzo 2010). Ci sono insulti molto peggiori di faccia di merda. Noi ci offenderemmo assai di più se ci dicessero faccia da Fede. O se ci dicessero faccia da servo di Berlusconi. O se ci dicessero faccia da mittente di portfolio al Berlusconi.
Per la serie Quando vi avremo ridotto alla fame, vedrete come ci starete in venticinque per metro quadro!: Denis Verdini.
Denis Verdini (pidiellìno coordinatore del Pidièlle): Siamo più di un milione! (La Repubblica, lunedì 22 marzo 2010). Considerato che piazza san Giovanni a Roma misura 39.000 (trentanovemila) metri quadri, il milione di pidiellìni “visti” da Denis Verdini erano (mediamente) venticinque per metro quadro. Questo sì che è un nuovo miracolo italiano, altro che la sconfitta del cancro in tre anni!
Umberto Bossi (portatore di moccichino verde e capo dei leghìni-nordìni): È andata abbastanza bene, c’era abbastanza gente: tutta di Berlusconi, perché la Lega Nord non si è impegnata. Se con il Pidièlle avessimo trovato un accordo per manifestare insieme, non sarebbero bastate tutte le piazze di Roma per contenere tutti; ho dovuto tenere in disparte qualche milione di persone. (La Repubblica, lunedì 22 marzo 2010).
Per la serie I Confinati: Giuseppe Scopelliti.
Giuseppe Scopelliti (pidiellìno sindaco di Reggio Calabria e candidato alla presidenza della Regione Calabria): Con chi confina la Calabria? Con la Basilicata naturalmente, e con la Puglia. E a sud con la Sicilia. (La Repubblica, lunedì 22 marzo 2010). Come disse Mike Bongiorno: “Ahiahiahi, signora Longari, lei mi è caduta sull’uccello! Mi dicono che la Calabria confina solo con la Basilicata e col mare!”
Per la serie I Granchi: Silvio Berlusconi.
Silvio Berlusconi: Nei tre anni di governo che mancano alla fine della legislatura vogliamo vincere anche il cancro. (La Repubblica, domenica 21 marzo 2010). E se invece fosse quel comunistaccio del cancro a sconfiggere voi?
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Per la serie I figli d’Italia si chiaman Balilla: Rosemarystella Gelmini e Ignazio La Russa.
(su) Mariastella Gelmini (ministro dell’Istruzione Privatizzata): Non è detto che se le facciamo un grande applauso non partorisca proprio oggi. Al caso lo chiameremo Giovanni, come questa piazza. (Ignazio La Russa, La Repubblica, domenica 21 marzo 2010). Lo vedi, Mariastella Mariastella, che avevamo ragione consigliandoti di scappare finché sei in tempo? Non sei su Scherzi a parte, Rosemarystella Rosemarystella, sei in Rosemary’s Baby: mettiti in salvo, prima che sia troppo tardi, o dopo la faccia ti porteranno via anche il figliolo!
Per la serie Il partito dell’amore: la faccia piena d’amore di Silvio Berlusconi.
Silvio Berlusconi: Prima faremo la grande, grande, grande, grande, grande, grande riforma della giustizia... Il pm che ha arrestato Frisullo è un magistrato vero, non di destra, che ha fatto il suo dovere... Ogni cittadino che vede un reato chiama i Carabinieri; io, che sono il capo del governo, ho chiamato il comandante generale... Mia mamma disse che sulla mia tomba si doveva scrivere: “Fu un uomo buono e giusto, dolce e forte”. (La Repubblica, sabato 20 marzo 2010). Un Berlusconi può ispirare compassione? La risposta è sì. Per convincersene, basta immaginare la madre del medesimo che a partire dal suo primo compleanno gli detta ogni mattina il testo della sua futura lapide... Quale madre lo farebbe? Quale figlio di cotanta donna non diventerebbe un Berlusconi, poverino, senza nessuna colpa?
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Per la serie Il partito dell’amore: Mara Carfagna, Alessandra Mussolini e Daniela Santanchè.
(su) Mara Carfagna, Alessandra Mussolini, Daniela Santanchè (pidiellìne di varia estrazione e provenienza, ma identico punto di arrivo): In Campania Alessandra Mussolini ha dichiarato guerra, con il sostegno di Nicola Cosentino, a Mara Carfagna. Le due se ne dicono di tutti i colori, la Mussolini è talmente esasperata che si è fatta pizzicare a Pianura mentre disegnava le corna su un manifesto della rivale. Da Daniela Santamchè, intanto, arriva la proposta di togliere le prostitute dalle strade per farle lavorare nei bar e nei ristoranti. “L’argomento è troppo serio per battute senza senso,” commenta la Mussolini. “La Garnero Santanchè si limiti a scaldare la poltrona che ha gentilmente quanto misteriosamente ottenuto e lasci lavorare il Parlamento.” E la Carfagna: “Il ministro per le Pari opportunità non ha mai appoggiato alcun provvedimento contro la prostituzione che non fosse il disegno di legge, che porta la sua firma, approvato dal Consiglio dei ministri l’11 settembre del 2008.” (La Repubblica, sabato 20 marzo 2010). Chissà se Paolo Guzzanti, l’inventore del termine mignottocrazia, troverebbe qualche nesso tra questo genere di risse e quelle che si svolgevano tanti anni fa nelle cosiddette “case chiuse”... Una cosa ci sembra evidente: anche certi interessi “professionali” ― come la lingua del proverbio ― battono dove il dente duole.
Denis Verdini (pidiellìno coordinatore del Pidièlle): Trovo che per la manifestazione del 20 marzo avete difficoltà a raggiungere l’obiettivo di 50 pullman dall’Abruzzo... Non posso credere che quella popolazione, beneficiata dalla straordinaria azione di Berlusconi, non riempia 100 pullman (5000 persone) oltre quelli già organizzati. La casa è un bene primario di tutta una vita e soprattutto, per tutte quante le persone, una casa ricostruita dopo un evento così disastroso vale almeno il doppio. Dovete provarci, una classe dirigente di un grande partito si misura anche su questo. Se non risponde l’Abruzzo, non vale niente governare! (La Repubblica, sabato 20 marzo 2010). Punizione se non vengono a Roma: le case gliele lasciano. Premio se invece ci vengono: mandano qualcuno ad aggiustargliele prima che gli cadano addosso. Senza bisogno di terremoto, questa volta.
Per la serie Meglio morti che in ginocchio: Luigi Negri.
Luigi Negri (dipendente di Tarcisio Bertone e di Joseph Ratzinger come arcivescovo di San Marino): Non facciamoci considerare come la multinazionale della pedofilia, non mettiamoci in ginocchio davanti alla società. (La Repubblica, venerdì 19 marzo 2010). Multinazionali della pedofilia, in effetti, non è la miglior definizione possibile delle Chiese. Poiché la pedofilia è solo uno ― il più efferato ― dei “metodi” delle Agenzie per la distruzione dell’Essere umano fin da Bambino. Quanto al mettersi in ginocchio, evidentemente il Negri teme la vendetta della Società. Si tranquillizzi, “padre”: siete stati voi, finora, a mettere in ginocchio Noi ― le Donne, gli Uomini e soprattutto i Bambini ― ma Noi non abbiamo alcuna voglia di diventare come voi. Ci accontentiamo che la facciate finita. E che andiate a lavorare. Escluse, naturalmente, le professioni che mettono a contatto coi Bambini.
(su) Raffaele in pejus Bonanni (segretario della degenerazione della Cisl da sindacato di Lavoratori a sbrigaservizi riccamente remunerato dal governo): Il problema è che il sindacato di Bonanni vuole creare un neocorporativismo, uno Stato nello Stato, un gigantesco ente bilaterale dove fanno tutto tra loro: firmano i contratti, li certificano, li amministrano ed esercitano la giustizia. Ovviamente, per entrare in questo sistema medioevale, bisognerà essere iscritti alla corporazione. (Piergiovanni Alleva, tra i più noti giuslavoristi italiani, intervistato da left di venerdì 19 marzo 2010). E altrettanto ovviamente bisognerà aver ottenuto l’imprimatur del cappellano sindacale. Come in ogni Medio Evo che si rispetti, invece di rispettare gli Esseri umani.
Angelino Alfano (ministro della Giustizia del Berlusconi) e Silvio Berlusconi (Berlusconi del ministro della Giustizia): Il Consiglio superiore della Magistratura viola la Costituzione... è quanto di più grave si sia mai visto da parte di questo organismo... Un comportamento inaccettabile... vulnera il sistema democratico della divisione dei poteri... Anziché verificare come e perché il presidente del Consiglio, ministri e parlamentari siano stati intercettati, il Csm, travalicando i propri poteri, apre una pratica che, all’evidenza, tende a comprimere l’attività degli ispettori: tutto ciò dimostra la volontà di certi magistrati di voler evitare (la “volontà di volere”? L’Alfano dovrebbe prendere qualche ripetizione d’Italiano, n.d.r.) che si faccia luce sulle patologie di inchieste che hanno una chiara e ovvia valenza politica (Angelino). La vicenda della procura che controlla il presidente del Consiglio che parla al telefono è segno di una libertà mutilata e offesa... Ci sono magistrati che spendono denaro per costose ricettazioni a tappeto per ipotesi di reato su ciò che il presidente del Consiglio dice sia in privato sia in pubblico... Certamente le continue e reiterate azioni di certa magistratura nei confronti di una istituzione dello Stato come il presidente del Consiglio finiscono per sottrarre molto tempo all’impegno e al ruolo di governo. E c’è da chiedersi se una delle finalità di tali azioni non sia proprio quella di impedire di lavorare al presidente del Consiglio (Silvio.) (La Repubblica, mercoledì 17 marzo 2010). Al contrario: lo scopo delle intercettazioni è proprio quello di costringerlo a riattaccare (mai visto un uomo simile: sta al telefono più di una casalinga disperata) e mettersi finalmente a lavorare.
Silvio Berlusconi (al telefono con un suo ex dipendente che si chiama Giancarlo Innocenzi): Sai quanto ha chiesto mia moglie di mantenimento al mese? Tre milioni e seicentomila euro al mese, che fanno 45 milioni l’anno, che fanno 90 miliardi di lire l’anno, e siccome ci ha il giudice che è amico dell’avvocato... hanno depositato ed è andato automaticamente a un certo giudice... c’è il rischio che succede che me li danno. (La Repubblica, mercoledì 17 marzo 2010). Come definire un uomo che mette in piazza così la propria situazione familiare e matrimoniale? Un tempo lo si sarebbe forse chiamato un lacchè. Noi, invece, preferiamo chiamarlo un vero signore.
Per la serie Il colorito e la pressione oculare dei veri uomini: Sergio Berlato.
(su) Sergio Berlato: Non ci posso credere! Il parlamentare del Pidièlle Sergio Berlato, portavoce e sostenitore degli amanti delle doppiette selvagge, ha definito femminucce, a causa delle loro dichiarazioni sfavorevoli alla caccia, i componenti di FareFuturo, la fondazione di Gianfranco Fini. (Lettera a La Repubblica di mercoledì 17 marzo 2010). Per quanto riguarda il Fini e i suoi, che come lui verranno quasi tutti dal “virile” neofascismo almirantiano, diciamo solo che chi di femminuccia ferisce di femminuccia perisce. Al Berlato, invece, i nostri più sentiti ringraziamenti: che i berluscìsti mettano in mostra il proprio disprezzo per le Donne, infatti, rivela (ammesso e non concesso che ce ne sia ancora bisogno) quanto sia fasullo il proclamato “amore” del loro duce per le medesime.
(su) Pierferdinando Casini (leader dell’Uddiccì): Ieri alla Camera il decreto salva-liste (o salva Pidièlle) ha rischiato una clamorosa bocciatura: ha superato le pregiudiziali di costituzionalità con soli 13 voti. Presente in forze il Pidì ― 203 su 206 ― e l’Italia dei Valori a ranghi completi, l’Uddiccì era dimezzata: erano assenti in 15 su 39. (La Repubblica, mercoledì 17 marzo 2010). L’autista Pierferdy ogni tanto si ricorda di essere stato al servizio del Berlusconi né più né meno di un Giovannardi qualsiasi: ha o non ha diritto, anche lui, a qualche bella rimpatriata?
(su) Luca Zaia (leghìno-nordìno, portatore di moccichino verde, ministro dell’Agricoltura e candidato alla presidenza del Veneto): Il ministro Luca Zaia promette che, se sarà eletto governatore, inserirà nello statuto le “origini cristiane” del Veneto. (La Repubblica, mercoledì 17 marzo 2010). Insieme al “dio” Po, al “matrimonio” celtico e al capodanno trasferito dal 31 dicembre al 25 marzo?
Silvio Berlusconi: Sono lontano dal clima avvelenato in cui siamo costretti a vivere in questi ultimi giorni. Qui è una bellissima giornata, tanto che, come si dice a Napoli, tengo ’o core into o’ zucchero. Don Verzé riuscirà ad allungare la vita a 120 anni, ma io e lui ne vivremo comunque altri trent’anni di più. Quando mi confessa, mi assolve senza ascoltare i miei peccati. Perché li conosce e sa che li fa solo chi fa male agli altri. (La Repubblica, lunedì 15 marzo 2010). I suoi fan sono avvertiti: il Berlusconi vuol vedere tutti morti non soltanto noi, ma anche loro. Spera, un giorno, di arrivare a essere il solo italiano vivente tra tutti quelli che sono adulti oggi. Chissà se per don Verzé è soltanto un peccato veniale voler assistere ai funerali di decine di milioni di persone. Probabilmente sì, visto che è l’unico, tra i contemporanei, al quale il Berlusconi concede di sopravvivere accanto a lui.
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Per la serie Le facce dell’Innocenzi: le mille facce di Giancarlo Zelig Innocenzi al telefono con Silvio Berlusconi.
Silvio Berlusconi e Giancarlo Innocenzi (membro dell’Authority sulle telecomunicazioni): Il presidente del Consiglio parla al responsabile dell’Autorità garante come se fosse un suo dipendente. Gli dice che non ha “dignità”, gli consiglia di “dimettersi” se non è in grado di svolgere il lavoro per il quale viene pagato. Lo accusa di non riuscire a “difenderlo” abbastanza, come invece dovrebbe fare. Anche perché, gli ricorda, è stato lui ad averlo “messo in quel posto!” Berlusconi è furibondo: “Ma insomma! Prima Ezio Mauro. Poi Eugenio Scalfari. Ma dove siamo? Mi attaccano, parlano male di me dai canali della televisione pubblica. Ma ti pare una cosa possibile? Come si può fare per far intervenire l’Agcom su una vicenda come questa?” E giù altri giudizi sull’inadeguatezza di Innocenzi al ruolo che ricopre. Lo accusa di essere “una barzelletta”, urla: “Ma la stai guardando la trasmissione? È una cosa oscena! Adesso bisogna concertare una vostra azione che sia di stimolo alla Rai per dire: adesso basta, chiudiamo tutto!” Innocenzi, poi, si sfoga con Alessio Gorla, un componente del Cda della Rai: “Il capo sta incazzato come una biscia! È idrofobo! Da Santoro stanno per esplodere le bombe atomiche: c’è Berlusconi che mi manda a fare in c... ogni tre ore”. (La Repubblica, lunedì 15 marzo 2010). Immaginiamo la scena: è giovedì sera, l’Innocenzi è a casa con la moglie, coi figli, o con chi gli pare a lui; potrebbe rilassarsi un po’, come qualsiasi altro povero Cristo dalla Patagonia all’Islanda, e invece no: un presidente del Consiglio che si comporta come un energumeno lo chiama in continuazione, gli urla nelle orecchie, lo umilia dinanzi ai suoi cari... Poveraccio ’sto Innocenzi: un uomo che un altro uomo può trattare così ― quali che siano i danni che uomini del genere, quando sono milioni, possono fare a un Paese ― ha diritto comunque alla compassione che non si nega neanche a un gatto spiaccicato in mezzo alla strada.
Per la serie Chi a destra amò il Berlusconi, nella finta “sinistra” non può amare che il Veltroni: Pierferdinando Casini.
Pierferdinando Casini (ex democristiano, ex alleato del Berlusconi, attualmente leader dell’Uddiccì): Il mio giudizio sulla manifestazione di sabato a piazza del Popolo è negativo. Se il Pidì esce dalle regionali pensando a un nuovo Ulivo con la partecipazione dell’Uddiccì è fuori dal mondo. Peraltro tutti stanno facendo finta di dimenticare che la vera scelta coraggiosa è stata quella di Veltroni di scaricare la sinistra estrema. Si sono pentiti? Lascino piuttosto parlare le carriole dell’Aquila: dicono più di mille piazze. (La Repubblica, lunedì 15 marzo 2010). È inutile che il Casini tenti di montare sulle carriole dell’Aquila per farsi un giretto (a scrocco) a spese del movimento forse più consapevole, oggi, dello sfascio a cui è stata portata l’Italia dalla Destra e dalla finta “sinistra”: a quello sfascio non si sarebbe arrivati se il Casini non avesse aiutato il Berlusconi a diventare il nuovo duce di metà degli Italiani, e da quello sfascio non ci rialzeremo se il Casini riuscirà a riportare il Veltroni alla guida dell’altra metà.
Daniele Capezzone (ieri adoratore del Pannella, oggi adoratore del Berlusconi, domani del Bossi o del Maroni): Il primo ministro Berlusconi si è sdraiato per due ore sulla prima rete televisiva, riversando sugli spettatori la sua soddisfazione per trionfi, miracoli, successi che nessuno, ormai, scorge da nessuna parte... Ciascuno può vedere a che punto siamo... Nulla di quanto promesso allora si vede oggi e, per sovrammercato, sono state varate leggi letteralmente talebane (2003). Berlusconi? È come Vanna Marchi (2006). La manifestazione del centrosinistra? Grottesca. Minzolini? Ineccepibile. La Bonino? È diventata la madrina dei manettari. (La Repubblica, lunedì 15 marzo 2010). Craxi e Pannella condividono il più che dubbio onore di aver allevato e lasciato in eredità al Paese, oltre ad alcuni individui mediamente bravi, i (politicamente) più squallidi figuri che l’Italia abbia visto dai tempi del cavallo di Caligola. Tanto che perfino gli eredi di Togliatti e di Berlinguer ― paragonati a un Capezzone o a un Brunetta, a un Rutelli o a un Sacconi ― sembrano quasi sopportabili. Che è tutto dire.
Per la serie Esperti di “Pigs”: Giulio Tremonti mentre ne studia il comportamento.
Giulio Tremonti (ministro dell’Economia, del Tesoro, delle Finanze e liquidatore della Pubblica Istruzione): Quando si usa il termine un po’ razzista “Pigs” dev’essere chiaro che la “I” non è relativa all’Italia. (La Repubblica, lunedì 15 marzo 2010). Ha ragione. Infatti è relativo solo a una certa Italia e a certi Italiani.
Per la serie I beneficati dalla ex Cirielli: “padre” Giorgio Carli.
(su) gli interessi di Silvio Berlusconi e quelli di una parte sempre più cospicua dei dipendenti di Tarcisio Bertone e del suo vice, Joseph Ratzinger: Ma, fra i tanti, il caso forse più atroce è quello di Alice, una bambina di 8 anni di Bolzano, per un lungo periodo violentata, filmata, abusata con il messale in mano dall’educatore al quale i genitori l’avevano affidata per insegnarle il catechismo. L’accusato, don Giorgio Carli, affrontati tutti i gradi di giudizio per accuse che risalgono agli anni ’80 ― e sempre condannato ― il 19 marzo 2009 viene “assolto” dalla terza sessione penale della Cassazione, che dichiara quei reati prescritti per effetto della legge ex Cirielli. (La Repubblica, domenica 14 marzo 2010). Se le cose stanno davvero così, molti dovrebbero chiedere scusa al Berlusconi: non era vero che la legge ex Cirielli fosse una legge ad personam ritagliata sui privati interessi dell’uomo che Noemi Letizia, quando era minorenne, chiamava “papi”. Tant’è vero che c’è (almeno) un’altra persona che ha potuto usufruire dei benefici di quella legge: “padre” Giorgio Carli. E chissà quante altre come lui ce ne saranno in futuro.
Per la serie Sinite parvulos venire ad me: Signore, perdona i loro genitori, perché non sanno quello che fanno...
(su) una parte sempre più cospicua dei dipendenti di Tarcisio Bertone e del suo vice, Joseph Ratzinger: L’entità della diffusione dell’abuso sessuale su bambini da parte di sacerdoti mina la stessa legittimazione della Chiesa cattolica come garante della educazione dei più piccoli. (Chiara Saraceno su La Repubblica di domenica 14 marzo 2010). Per carità, signora, non lo dica alla povera Mariastella Gelmini. Che sicuramente, dopo aver distrutto la Scuola Pubblica, pensa di mandare la nascitura figlioletta nelle “scuole” cattoliche.
Silvio Berlusconi e Carlo Azeglio Ciampi nei ricordi di Eugenio Scalfari: Esaurito il primo argomento, Ciampi estrasse da una cartella i tre provvedimenti di nomina dei giudici della Corte Costituzionale che la Costituzione riserva al presidente e comunicò a Berlusconi i nomi da lui prescelti. Berlusconi obiettò che voleva pensarci e chiese tempo per riflettere e formulare una rosa di nomi alternativa. Ciampi gli rispose che la scelta, a termini di Costituzione, era di sua esclusiva spettanza e che la firma del presidente del Consiglio era un atto dovuto che serviva semplicemente a certificare in forma notarile che la firma del Capo dello Stato era autentica e avvenuta in sua presenza. Ciò detto e senza ulteriori indugi Ciampi prese la penna e firmò passando i tre documenti a Berlusconi per la controfirma. A quel punto il premier si alzò e con tono infuriato disse che non avrebbe mai firmato non perché avesse antipatia per i nomi dei giudici ma perché nessuno poteva obbligarlo a sottoporsi a una scelta che non derivava da lui, fonte unica di sovranità perché derivante dal popolo sovrano. La risposta di Ciampi fu gelida: “I documenti ti verranno trasmessi tra un’ora a Palazzo Chigi. Li ho firmati in tua presenza e in presenza di due testimoni qualificati. Se non li riavrò immediatamente indietro da te controfirmati sarò costretto a sollevare un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale”. “Ti saluto” rispose altrettanto gelidamente Berlusconi e uscì dalla Vetrata seguito da Letta. In serata i tre atti di nomina tornarono a Ciampi debitamente controfirmati. (...) La colazione era da poco iniziata quando Ciampi informò il suo ospite del suo proposito di rinviare la legge Gasparri alle Camere. (...) Berlusconi non si aspettava quel rinvio. Si alzò con impeto e alzò la voce dicendo che quella era una vera e propria pugnalata alla schiena. Ciampi (così il suo racconto) restò seduto continuando a mangiare ma ripeté che avrebbe rinviato la legge in Parlamento. L’altro gli gridò che la legge sarebbe stata comunque approvata tal quale e rinviata al Quirinale e aggiunse: “Ti rendi conto che tu stai danneggiando Mediaset e che Mediaset è una cosa mia? Tu stai danneggiando una cosa mia”. A quel punto si alzò anche Ciampi e gli disse: “Questo che hai appena detto è molto grave. Stai confessando che Mediaset è cosa tua, cioè stai sottolineando a me un conflitto d’interessi plateale. Se avessi avuto un dubbio a rinviare la legge, adesso ne ho addirittura l’obbligo”. “Allora tra noi sarà guerra e sei tu che l’hai voluta. Non metterò più piede in questo palazzo”. Uscì con il fido Letta. Ciampi rinviò la legge. Il premier per sei mesi non mise più piede al Quirinale. (La Repubblica, domenica 14 marzo 2010). Chissà come avrà pranzato, digerito e dormito bene Ciampi in quei sei mesi. E al Quirinale sarà stato un sollievo per tutti, non solo per lui: si pensi, per fare un solo esempio, a quanto sarà diminuito ― forse ― il carico di lavoro degli addetti alle pulizie...
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Per la serie Le Facce dell’Innocenzi: Giancarlo Innocenzi e Silvio Berlusconi (con un quiz destinato ai solutori più che abili:
perché mai l’Innocenzi ― lui che di nome fa Giancarlo ― avrà deciso di battezzare i figli Gianclaudio e Gianluca,
e il Berlusconi ― lui che di nome fa Silvio ― avrà deciso di battezzare il figlio Piersilvio?)
(su) Silvio Berlusconi e Giancarlo Innocenzi: Il presidente del Consiglio, a capo di un Paese in perdita costante di velocità, passa le sue giornate tenendo a rapporto un commissario dell’Agcom per confessargli le sue paure non per la crisi economica internazionale, ma per due trasmissioni di Michele Santoro, dove la libera informazione avrebbe parlato del processo Mills e del caso Spatuzza, corruzione e mafia. I due parlano come soci, o come complici, o come servo e padrone, cercando qualche mezzo ― naturalmente illecito, perché la Rai non dipende né dall’uno né dall’altro ― per cancellare Santoro: e l’uomo di garanzia propone al premier di trovare qualcuno che inventi un esposto (lui che come commissario dovrebbe ricevere le denunce e imparzialmente giudicarle) incaricandosi poi direttamente e volentieri di provvedere all’assistenza legale per il volenteroso. (Ezio Mauro). Giancarlo Innocenzi? È un ex dipendente Fininvest, poi iscritto a Forza Italia, poi sottosegretario di Gasparri (Michele Santoro). Il problema non sarebbe soltanto la posizione di Innocenzi. Nell’ufficio del sostituto procuratore nei giorni scorsi sarebbe rimbalzata la possibilità di chiedere una misura interdittiva anche per il presidente del Consiglio, sulla base di intercettazioni telefoniche definite “pesantissime” dagli investigatori. (La Repubblica, sabato 13 marzo 2010).
Silvio Berlusconi: Il gioco della sinistra e dei magistrati che usano la giustizia a fini di lotta contro il nemico politico è sempre più scoperto, sempre più pericoloso... Appena il nostro governo, che è eletto dal popolo, vara una legge a loro sgradita, la impugnano e la portano davanti alla Corte costituzionale, che immediatamente la cancella. Loro chiamano tutto questo rispetto delle regole. Invece è l’esatto contrario: è la negazione della democrazia, è la negazione del voto e quindi della volontà del popolo... Per noi sarà un successo salire da due a tre, quattro o cinque regioni, ma già prendere una regione in più sarebbe un successo... Il pericolo è l’astensione, risultato della porcheria ben pensata a nostro danno, e quello dell’astensione è un pericolo che dobbiamo contrastare con la verità dei fatti... C’è stato un sopruso violento e inaccettabile, che in parte siamo riusciti a fermare... A Roma la sinistra pensa di poter vincere solo impedendo a noi di partecipare al voto... Oggi scendono in piazza, ma per la sinistra la manifestazione si rivelerà un boomerang, perché gli italiani sono persone che capiscono le cose. (La Repubblica, sabato 13 marzo 2010).
Per la serie I Grandi Statisti: Humpty Dumpty (dal sito www.thelegends.it).
(su) Silvio Berlusconi: Lui, tecnicamente, è un ladro di parole. Prende parole importanti, le svuota, le usa come armi da scagliare contro gli avversari o contro chi, semplicemente, non accetta di pensarla come lui. Come la parola libertà. O la parola amore, che lui, alludendo al suo partito privato, adopera con grande facilità ma con una mimica facciale, un linguaggio del corpo che evocano odio per l’avversario, voglia rabbiosa di annientarlo. La parola amore diventa una mazza ferrata... Sembriamo il Paese che visita Alice attraversando lo specchio. Tutto alla rovescia. Se lo ricorda il dialogo tra Alice e Humpty Dumpty. Fa così. Humpty: “Quando io uso una parola, essa significa ciò che appunto voglio che significhi: né più né meno”. Alice: “Si tratta di sapere se voi potete dare alle parole tanti diversi significati”. Humpty: “Si tratta di sapere chi ha da essere il padrone”. Questo è tutto. Ricorda qualcuno l’uovo Humpty Dumpty? (Gianrico Carofiglio, ex pubblico ministero, scrittore e senatore del Pidì, intervistato da Liana Milella per La Repubblica di sabato 13 marzo 2010).
Per la serie Un caro saluto a tutti i miei vice: Joseph Ratzinger.
Gerhard Gruber (ex vicario generale dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga al tempo in cui ― secondo il quotidiano Süddeutsche Zeitung ― mentre era arcivescovo Joseph Ratzinger l’arcidiocesi riammise al servizio pastorale un prete pregiudicato per violenze pedofile che così ebbe modo di commetterne altre): All’insaputa dell’allora arcivescovo commisi un grave errore del quale mi assumo la piena responsabilità. Mi rincresce profondamente che a causa della mia decisione di allora dei giovani subirono violenza. Chiedo scusa a tutte le vittime. (La Repubblica, sabato 13 marzo 2010). Certo che il povero Ratzinger non sa proprio farsi rispettare: quand’era arcivescovo il suo vice Gerhard Gruber mandava in giro pedofili per tutta la diocesi senza nemmeno interpellarlo come se non contasse un tubo, adesso che è papa il suo vice Tarcisio Bertone fa e disfa a piacimento come se il vero papa fosse lui... Speriamo che in Cielo, almeno ― il giorno, il più lontano possibile, in cui in Cielo andrà ― san Pietro invece della parte del Laurenti gli dia almeno quella del Bonolis.
Raffaele in pejus Bonanni (segretario della degenerazione della Cisl da sindacato di Lavoratori a sbrigaservizi riccamente remunerato dal governo): Epifani ha fatto uno sciopero politico a bassissima adesione, cosa mai vista in campagna elettorale. Una vergogna. (La Repubblica, sabato 13 marzo 2010). Una vergogna aver scioperato contro un governo senza idee né sentimenti, pieno solo d’odio contro i Lavoratori? E aver fatto del secondo sindacato italiano il peggior compare di Berlusconi, Marcegaglia, Sacconi, Brunetta e Gelmini che cos’è, allora? Che cosa c’è di peggio di una vergogna, Raffaele in pejus? La prossima volta che ti ritroverai a gorgheggiare con la Polverini e il Sacconi in casa del Lusetti, pensaci un pochino, per favore: chissà che non ti vada di traverso il respiro.
Per la serie Quelli che sanno meglio di Noi di chi fidarsi: Silvio Berlusconi e Guido Bertolaso mentre si fidano l’uno dell’altro.
(su) Guido Bertolaso: A proposito di Giampaolo Giuliani, l’ex tecnico dell’Istituto nazionale di astrofisica che sulla base di rilevazioni del gas radon aveva previsto il terremoto de L’Aquila ― e del quale il Bertolaso disse al telefono: “Ma chi è questo?... Chi è, non so... Chi è questo?... Ma come?... Ma che stai dicendo?... Uno, lo denuncio per procurato allarme e viene... viene massacrato... Che è?... Che è?” ― uno studio italiano (che sarà pubblicato dalla rivista Geophysical Research Letters) è riuscito per la prima volta a spiegare il meccanismo alla base del fenomeno, che potrà essere usato in futuro (secondo gli studiosi dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia) per cercare di predire i terremoti: secondo la ricerca, infatti, prima di un terremoto le emissioni di radon dalle rocce aumentano o diminuiscono a causa dei vuoti presenti al loro interno. (La Repubblica, sabato 13 marzo 2010). Sì, ma il povero Bertolaso come faceva a fidarsi di un Giuliani qualsiasi? Lui, con il suo straordinario intuito, si fidava degli amici di quelli che quella notte ridevano. Mentre il Giuliani non rideva mai.
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Per la serie Chi si loda si sbroda: Silvio Berlusconi secondo left e secondo Internazionale di venerdì 12 marzo 2010. E secondo noi.
Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Sandro Bondi: È come se fossi attaccato a una spina: stringendo le vostre mani ho ricevuto tanta energia da battere Carnera a braccio di ferro... Dietro l’esclusione nel Lazio c’è un disegno ben pensato... Come hanno sempre fatto, perché la loro tradizione è quella dell’Urss... Stanno tentando di fare contro di noi una grande porcheria a cui daremo una risposta forte e dura... Ver - go - gna - te - vi !!!... A tutti coloro che corrono il rischio di non essere in lizza, garantiamo che se si impegneranno in campagna elettorale come se fossero candidati, premieremo il merito e saranno protagonisti della giunta... Sabato vedremo in piazza sfilare a braccetto Bersani, campione della faziosità, Di Pietro, campione del giustizialismo, e la Bonino, campione della cultura radicale. Vedremo, insomma, un amalgama terrificante... Una magistrata che avrebbe dovuto rincorrere i delegati del Pidièlle, per permettere a milioni di cittadini di esprimere il loro voto per il primo partito italiano, e invece è rimasta nel suo ufficio, dove, guarda caso, ha in mostra un ritratto del Che... In Iraq e Afghanistan garantiamo il voto e qui ci viene interdetto il diritto fondamentale della democrazia... Ver - go - gna - te - vi !!!... Faremo la grande riforma della giustizia con assoluta intenzione a definirla come riforma dello Stato, come riforma costituzionale (Silvio). Come segretario avrei mandato a portare le liste qualche persona per bene, ma anche qualche persona decisa. Berlusconi dice che sono stati i Radicali a impedirci di presentare le liste. Io non mi sarei fatto fermare da gente che non mangia, che digiuna e che non ha energie addosso (Umberto). Stanno ricreando le stesse condizioni che hanno reso possibile l’attentato avvenuto a Milano lo scorso dicembre (Sandro). (La Repubblica, venerdì 12 marzo 2010). È inutile che ci speri, Sandro: nessuno di Noi sarà così stupido di farvi il favore di levarvelo dalle scatole. Dovrete pensarci da soli.
(su) Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Massimo D’Alema e Giuliano Amato (presidenti del Consiglio dei ministri tra il 1994 e il 2010): Berlusconi è chiamato davanti alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo dalla fondazione che fa capo al finanziere George Soros. L’accusa è “l’inaccettabile monopolio delle tv italiane”. L’Open Society Justice Initiative ha fatto ricorso perché “il controllo sulle tv italiane del premier Silvio Berlusconi va contro gli standard democratici dell’Unione Europea”, ricorda il caso dell’emittente Europa 7, “che si è vista negare l’accesso alle frequenze tv per oltre un decennio” e denuncia “il fallimento dei diversi governi italiani nel risolvere conflitto d’interessi e concentrazione”. (La Repubblica, venerdì 12 marzo 2010). Il Berlusconi non è ancora abbastanza forte per comportarsi come il Putin, coi miliardari che lo disturbano. Tutt’al più, come ha fatto col povero Montezemolo, può ordinare al Ricci di strisciare (la notizia) contro George Soros un giorno sì e l’altro pure. Tuttavia, dati i rapporti più che amorosi tra “l’amico Silvio” e “l’amico Vladirmir”, noi al posto di Soros ci guarderemmo attentamente le spalle.
Per la serie Nuove monache, croci al collo e milioni di Bambini, Ragazzi e Insegnanti fatti sparire: Mariastella Gelmini.
(su) Mariastella Gelmini (ministro della “scuola” privata): Rispetta la tabella di marcia imposta da Tremonti: tagliare otto miliardi di euro all’Istruzione in tre anni e mandar sùbito via 17.000 docenti delle superiori. La vera priorità è ridurre il tempo scuola e sfrondare le cattedre. (Mimmo Pantaleo, segretario generale della Cgil scuola, citato dal Venerdì di Repubblica del 12 marzo 2010). Più i 110.000 insegnanti licenziati l’anno scorso dalle elementari e dalle medie. Più quelli che licenzierà l’anno prossimo. La Scuola Pubblica italiana è una desaparecida, come desaparecidos ― nel vuoto della Destra e dei suoi elettori ― sono i Bambini e i Ragazzi italiani, e i loro Pinochet e Videla sono (dal basso verso l’alto, o meglio: dal basso verso il meno basso) il Brunetta, il Sacconi, il Tremonti, il Berlusconi e, per quel che conta, la Gelmini. Il che non fa ridere, naturalmente. A meno di non voler ridere della personale catastrofe che i continui mutamenti d’espressione e di look della Gelmini probabilmente rivelano... Ma come si può ridere di questo? L’umana compassione prevale, e vien voglia di dirle: Forse sei ancora in tempo, Mariastella: ribellati, o un giorno avrai anche tu la definitiva faccia di pietra di chi adesso distrugge la tua mettendosela e togliendosela ― come se fosse una maschera ― per nascondere la propria.
(su) Franco Marini e Giuseppe “Beppe” Fioroni (piddìni papisti): Gli ex Pippiì disertano piazza del Popolo: “La manifestazione rischia di diventare un danno”. (Titolo de La Repubblica di venerdì 12 marzo 2010). È una buona notizia: significa che la manifestazione quasi certamente riuscirà. Una notizia ancora migliore? Sarebbe quella che questi signori hanno seguito la Binetti. Ma sembra, purtroppo, che per qualche misterioso motivo stiano troppo bene dove sono: guarda caso, quelli che se ne sono andati (tranne Rutelli) sono quelli che avevano niente da perdere.
Per la serie Quelli che a immaginare come trascorsero il ’68 ci si sente male: Christoph Schönborn.
Christoph Schönborn (dipendente di Tarcisio Bertone e del suo vice, Joseph Ratzinger, col grado di arcivescovo di Vienna): Le cause degli abusi operati dai sacerdoti vanno ricercate sia nell’educazione dei preti, sia negli strascichi della rivoluzione sessuale fatta dalla generazione del 1968. (La Repubblica, giovedì 11 marzo 2010). L’avevamo previsto pochi gironi fa, quando un collega di herr Schönborn, herr Kasper (dipendente di Bertone e Ratzinger come presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani) ha dichiarato che in fatto di pedofilia la Chiesa cattolica è una vittima innocente della Società. Ora herr Schönborn conferma quella previsione: i Bambini vittime di abusi non sono stati violentati dai preti, no ― quando mai? ― ma dalla generazione del ’68. La ringraziamo di cuore, herr Schönborn. Tuttavia dobbiamo farle notare che poteva fare di più: i veri violentatori di Bambini, in realtà, sono i Liberi Pensatori del XVIII secolo. E i preti stupratori? Martiri dell’Illuminismo.
Per la serie Meno grave violentare un bambino che abortire un feto: Gianfranco Girotti.
Gianfranco Girotti (dipendente di Tarcisio Bertone e Joseph Ratzinger col grado di reggente del tribunale della Penitenzieria apostolica): Nel segreto del confessionale è più facile assolvere un pedofilo (pentito) che non una donna che ha abortito. Un tema scottante, ma nel campo sacramentale la disciplina e la prassi della Chiesa sono ferree. (…) Come si deve comportare un confessore che raccoglie la confessione di un pedofilo? Che consigli fornite? “Un penitente che si è macchiato di un delitto simile, se è è pentito sinceramente, lo si assolve. È chiaro che dinanzi a casi di persone consacrate soggette a disordini morali costanti e gravi (sottolineo: costanti e gravi) il confessore, dopo aver, senza successo, messo in atto tutti i tentativi per ottenere l’assoluzione, consiglierà di abbandonare la vita ecclesiastica”. Ma il confessore può andare dall’autorità giudiziaria e denunciarlo? “Assolutamente no. Il confessore non solo non può imporgli l’autodenuncia, ma non può nemmeno recarsi da un magistrato per denunciarlo. Romperebbe il sigillo sacramentale. Una cosa gravissima. Se lo facesse il confessore incorrerebbe nella scomunica ipso facto, immediata (…)”. Perchè i confessori possono assolvere direttamente un omicidio, o anche un abuso sessuale, ma non possono assolvere una donna che ha abortito se non prima di avere ottenuto dal vescovo una dispensa speciale? “L’aborto viene considerato un peccato riservato, diciamo speciale. Oltre all’aborto vi è la violazione del sigillo sacramentale, l’assoluzione di un complice e la profanazione dell’eucarestia. Nel caso specifico è chiaro che la Chiesa vuole tutelare al massimo la vita della persona più debole, più fragile, e cosa c’è di più inerme di una vita che è in divenire e non è ancora nata?” (Franca Giustolisi, Il Messaggero, giovedì 11 marzo 2010).
Umberto Bossi: Quando me lo chiede Berlusconi di andare in piazza, gli rispondo. Ma la Lega in piazza è una carta pesante. Forse perfino troppo pesante. (La Repubblica, giovedì 11 marzo 2010). Non si sottovaluti così, ihr Führer: anche se sfiatato, lei è sempre perfettamente in grado di fermarli un attimo prima che incendino il Reichstag...
Per la serie Pensate a quale Paese possa consegnarsi a individui del genere: Walter Veltroni.
(su) Walter Veltroni (principe degli intombatori della Sinistra italiana): Va bene denunciare la tragedia del caos perseguito da Berlusconi. Va meno bene non riconoscere nemmeno un granello di responsabilità della classe politica di opposizione di questi anni. (Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia, a proposito dell’intervista al Veltroni uscita su La Repubblica di mercoledì 10 marzo 2010) (La Repubblica, giovedì 11 marzo 2010). Lei è molto incauta, signora Bonsanti: le responsabilità del Veltroni sono tali che, se mai dovesse riconoscerle, lei per queste parole potrebbe essere incriminata per istigazione al suicidio.
Per la serie Fra le Rose e le Viole una Madre superiora non ci sta bene:
un manifesto per la Scuola Statale deturpato dalla firma di Giuseppe “Beppe” Fioroni.
(su) Giuseppe “Beppe” Fioroni: Non ci si crede ma è così: tra i firmatari del manifesto della Giornata nazionale di mobilitazione per la Scuola Pubblica, indetta dal Pidì per oggi, giovedì 11 marzo 2010, c’è anche lui, l’immarcescibile Giuseppe “Beppe” Fioroni, l’uomo che si vantò di non aver mai letto un tema dei figli, il teorizzatore della non umanità dei Bambini e dei Ragazzi, il benefattore delle “scuole” private amatissimo dai Ciellini, il finto “sinistro” che non riuscì a distruggere la Scuola Pubblica per la prematura fine del governo Prodi, ma che fino all’altro ieri ha elargito a Mariastella Gelmini preziosi e disinteressati consigli su come portare a termine l’opera da lui iniziata. Non c’è che dire: con questa inarrivabile sfacciataggine, il Fioroni straccia il suo maggior competitor e carissimo amico, Raffaelle in pejus Bonanni, e si aggiudica una volta per sempre il titolo di Faccia come il popò del millennio. Complimenti vivissimi, “Beppe”: il Berlusconi non oserebbe firmare un appello per il rispetto della Costituzione, ma tu hai osato firmare (e deturpare) un appello per la Qualità della Scuola Pubblica.
Franco Marini (piddìno papista): Fare una manifestazione con il popolo viola? È il colore delle cerimonie funebri, sarebbe meglio starne alla larga... (La Repubblica, giovedì 11 marzo 2010). Credevamo che il Marini fosse solo uno dei tanti pretini e pretonzoli di complemento di cui pullula la finta “sinistra”. Ci sbagliavamo: il Marini è una vecchia beghina superstiziosa. E questa vecchia beghina superstiziosa è stato presidente della Camera dei deputati della Repubblica italiana. E poi ti meravigli di Berlusconi e dei berluscisti?
Per la serie Il lato oscuro della Forza: Joseph Ratzinger.
(su) Joseph Ratzinger: Il Vaticano da anni ha fatto regnare un muro di silenzio e così di fatto ha ostacolato le inchieste sugli episodi di pedofilia avvenuti all’interno di istituzioni ecclesiastiche. La decisione fu presa con una disposizione ad altissimo livello: una direttiva, emanata nel 2001 dalla Congregazione per la dottrina della fede allora guidata da Joseph Ratzinger, che stabiliva che le notizie sugli abusi non dovessero essere divulgate all’esterno della Chiesa. Abusi così gravi, in base a quella direttiva, furono sottomessi alla confidenzialità del papa. Vi vedo un segno che la Chiesa, in caso di abusi sessuali, esamina i casi presunti o reali come un affare interno. (Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, ministro della Giustizia tedesco, su La Repubblica di martedì 9 marzo 2010). Sarebbe ora, a questo punto, che il ministro della Giustizia italiano chiedesse alla magistratura di indagare se anche in Italia la pedofilia ecclesiastica sia molto più diffusa di quanto si crede. Solo che il ministro della Giustizia italiano è il pidiellìno Angelino Alfano, del quale ci è stato impedito di vedere le foto delle sue sedute di manicure alle Maldive. Come facciamo, dunque, a valutare la sua sensibilità a questo proposito?
(su) Silvio Berlusconi: Comunque si concluda questa vicenda, il confine dell’accettabilità democratica è stato varcato. Una crisi di regime era già in atto e oggi la viviamo in pieno. Nella storia della Repubblica non era mai avvenuto che una costante della vita politica e istituzionale fosse rappresentata dall’ansiosa domanda che accompagna fin dalle sue origini gli atti di questo governo e della sua maggioranza parlamentare: firmerà il presidente della Repubblica? Questo vuol dire che è stata deliberatamente scelta la strada della forzatura continua e che si è deciso di agire ai margini della legalità costituzionale (un tempo, quando si diceva che una persona viveva ai margini della legalità, il giudizio era già definitivo). Questa scelta è divenuta la vera componente di una politica della prevaricazione che Berlusconi ha fatto diventare guerriglia continua, voglia di terra bruciata, pretesa di sottomettere ogni altra istituzione. Da questa storia ben nota è nata l’ultima vicenda, dalla quale nessuno può essere sorpreso e che, lo ripeto, rivela piuttosto quanto profondo sia l’abisso nel quale stiamo precipitando. (Stefano Rodotà su La Repubblica di martedì 9 marzo 2010). Il Berlusconi una persona che vive ai margini della legalità? Impossibile. Potrebbe farlo solo se l’avesse lasciata in piedi. (E clicca qui per leggere, sullo stesso tema, Scalfari e Zagrebelsky).
Per la serie Gli Sfalsati: Luca Zaia.
(dal sito di) Luca Zaia (leghìno-nordìno, portatore di moccichino verde, ministro dell’Agricoltura e candidato alla presidenza del Veneto): Buon anno a tutto il popolo veneto. Sapete tutti che per noi, dal 421 d. C., il Capodanno scocca il 25 marzo (...). Dunque non preoccupatevi. Non ho smarrito il senso del tempo. (Terra, martedì 9 marzo 2010).
(su) Guido Bertolaso: Saluto il dottor Guido Bertolaso, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri e capo del dipartimento della Protezione civile, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto e per tutto quello che fa per la società civile e per noi tutti (Joseph Ratzinger). (La Repubblica, domenica 7 marzo 2010). Fa bene il Ratzinger a farsi amico il Bertolaso: se lo scandalo dei preti pedofili esplode finalmente anche in Italia, la Chiesa cattolica avrà bisogno della Protezione civile più di una città terremotata.
Giorgio Napolitano: Il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti politici... Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall’ufficio competente costituito presso la Corte d’appello di Milano... I tempi si erano a tal punto ristretti, dopo i già intervenuti pronunciamenti delle Corti d’appello di Roma e Milano, che quel provvedimento non poteva essere che un decreto legge... Esso non ha presentato, a mio avviso, evidenti vizi di incostituzionalità. (La Repubblica, domenica 7 marzo 2010). Eugenio Scalfari: Poiché nel diritto pubblico un precedente produce una variante valida anche per il futuro, questo precedente potrà essere invocato d’ora in poi per condonare qualunque irregolarità procedurale a discrezione del governo. Non bastava il sistema delle ordinanze, immediatamente esecutive e sottratte ad ogni vaglio preventivo di costituzionalità; a esso si aggiungerà d’ora in poi il decreto interpretativo facendo diventare norma l’aberrante principio che la sostanza prevale sempre sulla forma, come dichiarò pochi giorni fa il presidente del Senato, Schifani, dando espressione impudentemente esplicita a un principio eversivo della legalità... Un decreto interpretativo con potere retroattivo realizza questo gravissimo precedente. Non a caso Berlusconi lo ha preteso facendo balenare ripetutamente la minaccia di sollevare dinanzi alla Corte costituzionale un conflitto di attribuzioni tra il governo e il capo dello Stato. Gianni Letta è stato il missus dominicus di questo vero e proprio ultimatum e, a quanto si sa, l’ha fatto valere con inusitata decisione. Gustavo Zagrebelsky (ex presidente della Corte costituzionale): Un abuso, una corruzione della forza della legge per violare insieme uguaglianza e imparzialità... Importanti sempre, importantissime in materia elettorale. L’uguaglianza. In passato, quante sono state le esclusioni dalle elezioni di candidati e liste, per gli stessi motivi di oggi? Chi ha protestato? Chi ha mai pensato che si dovessero rivedere le regole per ammetterle? La legge garantiva l’uguaglianza nella partecipazione. Si dice: ma qui è questione del “principale contendente”. Il tarlo sta proprio in quel “principale”. Nelle elezioni non ci sono “principali” a priori. Come devono sentirsi i “secondari”? L’argomento del principale contendente è preoccupante. Il fatto che sia stato preso per buono mostra il virus che è entrato nelle nostre coscienze: il numero, la forza del numero, determina un plusvalore in tema di diritti. L’imparzialità. Il “principale contendente” è il beneficiario del decreto che esso stesso si è fatto: è imparzialità?... Abbiamo perso il significato della legge... Le leggi sono state piegate a interessi partigiani perché chi dispone della forza dei numeri ritiene di poter piegare a fini propri, anche privati, il più pubblico di tutti gli atti: la legge, appunto... La legge 400 dell’88 regola la decretazione d’urgenza: l’articolo 15, al comma 2, fa divieto di usare il decreto “in materia elettorale”... Primo: un decreto in questa materia non si poteva fare. Secondo: soggetti politici interessati modificano unilateralmente la legislazione elettorale a proprio favore. Terzo: si finge che sia un’interpretazione, laddove è evidente l’innovazione. Quarto: l’innovazione avviene con formule del tutto generiche che espongono l’autorità giudiziaria, quale che sia la sua decisione, all’accusa di partigianeria... Non sempre le condizioni consentono ciò che ci aspetteremmo. Quali sono le condizioni cui alludo? Sono una sorta di violenza latente che talora viene anche minacciata... Sono molto preoccupato: vedo il tentativo di far prevalere le ragioni della forza su quelle del diritto. (E clicca qui per leggere Rodotà).
Umberto Bossi: Napolitano è stato molto equilibrato. Ogni giorno che passa, vicenda dopo vicenda, si dimostra un ottimo presidente. (La Repubblica, domenica 7 marzo 2010). Dev’essere molto spiacevole, a più di ottant’anni, svegliarsi una mattina e scoprire di dover portare con sé nei libri di Storia gli apprezzamenti di certi individui.
Roberto Maroni (leghìno-nordìno, portatore di moccichino verde e unico ministro degli Interni della storia del mondo ad aver morso al polpaccio un agente): Il rapporto coi nostri alleati, con il Pidièlle e con Berlusconi, è molto buono. Quando c’è qualche incertezza sul federalismo, Bossi va da Berlusconi e lo convince. Ma non solo questo è positivo: è positiva la forza delle idee che sono frutto di vent’anni di battaglia politica seguendo il motto Padroni a casa nostra. La vera sfida per la Lega Nord a queste regionali è quella di diventare il primo partito del nord, perché questo è il nostro compito storico. (La Repubblica, domenica 7 marzo 2010). Compito storico? A chi si rifarà il Maroni adottando questa espressione? Al Vico? Al Mazzini? Al Gioberti? Difficile. Ci sembra assai più probabile che l’abbia ciucciata dalle mammelle (si fa per dire) di Benito Mussolini e di Adolf Hitler.
Per la serie Lo Spirito delle Leggi: Il Luciano Violante volante.
Luciano Violante (finto “sinistro” celebratore di Almirante, consigliere della Destra plurielogiato dal Berlusconi, dal Ghedini e dal Cicchitto e presidente della Commissione antimafia quando furono assassinati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino): A volte Di Pietro parla a vanvera. (La Repubblica, domenica 7 marzo 2010). Questa, per quel che ne sappiamo, è stata l’unica dichiarazione del Violante sul decreto ad listam del Berlusconi. Non c’è che dire, il Violante non parla mai a vanvera: parla sempre, a ragion veduta, da finto “sinistro”.
Sandro Bondi (ex comunista, ex forzaitaliòta, oggi pidiellìno e ministro dei Beni culturali): Non ci sono più parole per qualificare la politica di Di Pietro. A mio avviso, però, le sue urla scomposte, le sue accuse sguaiate e violente, i suoi programmi farneticanti, presentano un movimento politico che non deve essere sottovalutato per la sua carica eversiva dell’ordinamento democratico. (La Repubblica, domenica 7 marzo 2010). Incredibile il narcisismo dei berluscìsti: anche quando cercano di parlare di altri, descrivono sempre sé stessi e i propri camerati leghìni-nordìni.
(su) Silvio Berlusconi: Ecco il decreto di Berlusconi che “mira a consentire lo svolgimento regolare delle consultazioni elettorali regionali” e d’imperio risolve il caos delle liste irregolari e non presentate in tempo. Dopo le leggi ad personam e ad familiam, ecco la legge ad listam che entra in vigore oggi dopo la firma apposta ieri sera, alle 23:45, dal capo dello Stato. La formula per ottenere il sì di Napolitano è stata “decreto interpretativo” invece che “innovativo”. (La Repubblica, sabato 6 marzo 2010). Il piduista si rifà le leggi a tre settimane dalle elezioni minacciando ― forse ― di prendersela con un Paese già in macerie morali e materiali, e così estorcendo ― forse ― l’assenso del presidente della Repubblica. Impossibile riderne, ma si possono almeno schernire i finti “oppositori” che accusano chi sciopera e scende in piazza di essere “il miglior alleato di Berlusconi”. L’avrebbero detto anche durante la cosiddetta “marcia su Roma”, anche dopo l’assassinio di Matteotti, anche dopo le leggi razziali: sono i più vili tra i vili, quelli che accoltellano alle spalle le vittime accusandole di far arrabbiare gli aguzzini.
Per la serie Povere vittime della Società: Walter Kasper.
(su) una parte ogni giorno più cospicua dei dipendenti di Tarcisio Bertone e del suo vice, Joseph Ratzinger: È accaduto anche a Ratisbona e probabilmente anche nel collegio del Coro dei Domspatzen, i “Passeri del Duomo”, che per trent’anni fu diretto da Georg Ratzinger, fratello di Benedetto XVI. E nell’antico chiostro benedettino di Ettal, dove ieri un sacerdote è stato arrestato: metteva su Internet foto di minorenni nudi. L’innocenza violata dietro le mura di collegi e cori religiosi, bimbi e ragazzi brutalmente percossi, intimiditi, spesso vittime di abusi sessuali: lo scandalo delle criminali perversioni pedofile in scuole e istituzioni religiose si allarga a macchia d’olio, ed emergono realtà atroci che superano ogni immaginazione. (Andrea Tarquini su La Repubblica di sabato 6 marzo 2010). Poiché di questo non si può ridere, ridiamo del signor Walter Kasper (dipendente di Bertone e Ratzinger come cardinale e presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani) che, intervistato lo stesso giorno da La Repubblica, dichiara: “È un male che si è incuneato nella società, ma anche nella Chiesa che, come ben sappiamo, non è immune da peccati”. Ottima linea difensiva, complimenti: colpevole di pedofilia è la Società, mentre la Chiesa ― poverina ― è solo una vittima della Società. Già che c’era, herr Kasper, poteva dar la colpa direttamente al ’68, non le pare?
Per la serie Ridiamo insieme dei Lavoratori: Luigi Angeletti e Silvio Berlusconi.
(su) Maurizio Sacconi (ex craxìsta, oggi pidiellìno ministro del Welfare, della Sanità, del Lavoro e delle Politiche sociali), Luigi Angeletti (segretario della Uil) e Silvio Berlusconi: Le nuove norme sul processo del lavoro “mortificano” il ruolo dei giudici e “riducono” i diritti dei lavoratori. Contro di esse prende posizione anche l’Associazione nazionale dei magistrati (Anm), secondo la quale viene limitato “il potere interpretativo” dei giudici mentre i lavoratori “rischiano di dover soggiacere alle pressioni del datore pur di pervenire all’assunzione”. Intanto, il premier si diverte al Palacongressi di Roma nell’ultimo giorno del XV congresso della Uil: una mattinata di relax con tanto di battimano, ancorché a tratti fuori tempo, ascoltando le arie più celebri: “Ho passato proprio una bella mattinata, complimenti!” esclama, accomiatandosi da Luigi Angeletti. (La Repubblica, sabato 6 marzo 2010).
Per la serie Si chiude!: Joseph Ratzinger si diverte mentre il vero papa, Tarcisio Bertone, si preoccupa.
(su) una parte ogni giorno più cospicua dei dipendenti di Tarcisio Bertone e del suo vice, Joseph Ratzinger: Abusi sessuali in massa ai danni di bambini e giovani ad opera di preti cattolici, dagli Stati Uniti alla Germania, passando per l’Irlanda: un enorme danno di immagine per la Chiesa cattolica, ma anche un segno palese della sua crisi. (Hans Küng, teologo, su La Repubblica di venerdì 5 marzo 2010). Di quanti orrori dovremo ancora venire a sapere, prima che sia finalmente evidente a tutti il fallimento umano di chi teorizza l’inferiorità dell’umano dinanzi al divino?
Per la serie Sui Salesiani metterei la mano, anzi: un figlio, sul fuoco: Luciana Littizzetto.
(su) Luciana Littizzetto:
Cara Luciana, chi l’avrebbe detto?!
Giorni fa, sfogliando i quotidiani,
a un certo punto trasalendo ho letto
che: “...iscritto alla scuola dei salesiani
c’è anche il figlio della Littizzetto”.
Che tempo fa? Chissà, forse domani,
se non manda la pioggia Sua Eminenza,
splenderà il sole della coerenza.
(Francesco Burroni su left n°9, venerdì 5 marzo 2010).
Maurizio Sacconi (ex craxìsta, oggi pidiellìno ministro del Welfare, della Sanità, del Lavoro e delle Politiche sociali) sullo sciopero generale proclamato dalla Cgil a difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori: Facciano ricorso alla Corte costituzionale, non lo temo per nulla. Solo la malafede o l’ignoranza del Pidì o della Cgil, i soliti noti, possono ipotizzare che queste norme riguardino l’articolo 18. Governo, Cisl, Uil e tutte le organizzazioni dei datori di lavoro ancora una volta la pensano diversamente. (La Repubblica, venerdì 5 marzo 2010). Gentilmente, il Sacconi ci fa sapere che Raffaele in pejus Bonanni e quell’ectoplasma ridens dell’Angeletti sono a favore della libertà di licenziamento insieme a lui, alla Polverini e alla Marcegaglia. Tra un karaoke e l’altro. “È evidente,” dichiara il sociologo Luciano Gallino al quotidiano Terra di venerdì 5 marzo 2010, “che nei sindacati ci sono due posizioni ben distinte: una che cerca il dialogo con il governo scendendo a qualunque compromesso e l’altra che cerca, seppur in modo debolissimo, di contrastare questa tendenza. Ma la questione è un’altra: quale sarà il suo ruolo nel futuro. Io vedo che si sta andando verso un sindacato dei servizi, una sorta di mutua assistenza come si faceva 150 anni fa”.
Vincenzo De Luca (piddìno sindaco di Salerno e candidato alla presidenza della regione Campania che Isaia Sales ― ex segretario regionale del Pci, ex consigliere regionale, ex deputato, ex sottosegretario al Tesoro nel governo Ciampi ― descrive così: “Il sindaco di Salerno secondo me è la quintessenza dei capibastone. Ed è schierato con Veltroni, ma è stato allevato da Fassino (e prima da D’Alema) come antagonista di Bassolino. Solo che De Luca, per il quale era stato richiesto l’arresto, si salvò utilizzando l’immunità parlamentare con il consenso di tutti i vertici dei Dièsse, che oggi guidano il Pidì): Ho sentito quel grandissimo sfessato di Travaglio. Spero di incontrarlo di notte al buio. (La Repubblica, venerdì 5 marzo 2010). Vogliamo dirlo molto chiaramente: a nostro giudizio, solo un fascista può seriamente pensare di votare per il De Luca il 28 marzo.
Per la serie Super patate rsi: Alessandra Mussolini.
Alessandra Mussolini su Daniela Santanché: Esprimo un voto favorevole sul rinnovo delle missioni internazionali dell’Italia. Ma devo fare anche un altro tipo di intervento. Leggo su tutti i giornali che si dà il via libera a una “super patata ogm” geneticamente modificata. A chi ci riferiamo? A un sottosegretario che ha fatto un programma di governo contro il presidente Berlusconi. (La Repubblica, venerdì 5 marzo 2010).
Per la serie I massimi esperti mondiali di logistica: Licia Ronzulli.
Licia Ronzulli (pidiellìna europarlamentare indicata dalla “modella” Barbara Montereale come la donna che “organizzava la logistica dei viaggi delle ragazze a villa Certosa”): Una parte politica supportata da una minoranza della magistratura ha deciso di schierarsi contro Berlusconi: mi attiverò per far richiedere dal gruppo Pippié-Pidièlle al Parlamento europeo la presenza di osservatori Osce per le elezioni regionali, così come ha giustamente segnalato il candidato al Consiglio regionale del Lazio Enrico Folgori. (La Repubblica, venerdì 5 marzo 2010). Invece di perdere e far perder tempo al Parlamento europeo con sciocchezze come questa, perché non è tornata in Italia a “organizzare la logistica” dell’introduzione delle igieniste dentali e delle massaggiatrici del Berlusconi nelle liste elettorali?
Se ci avesse pensato lei, tutto sarebbe andato meglio.
Per la serie I religiosissimi finti “sinistri”: Tony Blair.
(su) Tony Blair e la finta “sinistra” inglese: Alla fine degli anni ’80 il peso del tesseramento è sceso al 50% e oggi è meno del 10%. Nel 2004 più di un quarto delle entrate dei laburisti britannici ― all’epoca il più grande partito della sinistra europea ― proveniva dalle donazioni di 37 grandi sponsor, tra cui il magnate dell’acciaio Lakshimi Mittal. Solo l’8% dei finanziamenti era garantito dal contributo degli iscritti. (...) Nel 1997 Bernie Ecclestone, il capo della Formula 1, donò a Tony Blair un milione di sterline. In cambio il leader laburista gli permise di pubblicizzare le sigarette durante le gare automobilistiche in Gran Bretagna, anche se era vietato dalla legge e il New Labour era sempre stato contrario. (Loretta Napoleoni su Internazionale n°836 di venerdì 5 marzo 2010).
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Per la serie Le squadracce: La Russa, Cicchitto, Gasparri, Calderoli e Polverini.
Ignazio La Russa, Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri, Roberto Calderoli e Renata Polverini sull’esclusione della lista del Pidièlle del Lazio dalle elezioni regionali perché Roberto Milioni, il galoppino che doveva presentarla, è arrivato in ritardo “per essere andato a mangiare un panino”: Chi vuol correre senza avversari è da Unione Sovietica: sono pronto a tutto, se non ci fanno correre (Ignazio). Si falsano le elezioni: la democrazia è a rischio (Fabrizio). Sono in ballo i valori della Costituzione (Maurizio). Ci sono furbi che cercano le vittorie a tavolino: inizio a sentire puzza di bruciato (Roberto). Vogliono la prova di forza? Gliela daremo (Renata). (La Repubblica, giovedì 4 marzo 2010). Se il Berlusconi decidesse prima quali delle sue igieniste dentali deve mettere in lista, queste cose non succederebbero. La Russa, Cicchitto, Gasparri, Calderoli e Polverini, siamo con voi e pronti a tutto anche noi: è ora di finirla con l’igienistodentalocrazia berluscìsta!
Per la serie I plus habentes (di adipe e di pelo sullo stomaco): Giuliano Cazzola.
(su) Maurizio Sacconi (ex craxìsta, oggi pidiellìno ministro del Welfare, della Sanità, del Lavoro e delle Politiche sociali, a seconda dei turni di lavoro) e Giuliano Cazzola (pidiellìno deputato): Aggirare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, quello che tutela dal licenziamento senza giusta causa, e anche altre norme della nostra legislazione sul lavoro. Ma senza dirlo. Il disegno di legge 1167-B, ormai a un passo dall’approvazione, modificando l’articolo 412 del codice di procedura civile, prevede due possibilità tra loro alternative per la risoluzione delle controversie tra Lavoratori e datori di lavoro: o la via giudiziale oppure quella arbitrale. Già nel contratto di assunzione, anche in deroga ai contratti collettivi, potrebbe essere scritto (con la cosiddetta clausola compromissoria) che in caso di contrasto le parti si affideranno a un arbitro. Strada assai meno garantista che il Lavoratore, in un momento di debolezza negoziale (quello dell’assunzione, appunto) finirebbe per essere costretto ad accettare. Ma per Giuliano Cazzola, relatore del disegno di legge alla Camera, “bisogna smetterla di considerare i lavoratori come dei minus habens, incapaci di scegliere responsabilmente e consapevolmente un percorso giudiziale o uno stragiudiziale per dirimere le loro controversie di lavoro”. Che furbacchione il Cazzola, eh? Chi difende i Lavoratori sarebbe uno che li considera dei minus habens (forse voleva dire dei minus habentes) mentre chi li riduce in braghe di tela davanti a padroni, padroncini e padronacci sarebbe uno che finalmente riconosce la loro intelligenza. Un po’ come dire che chi si riferisse alla bella e ampia testa di Cazzòla chiamandola la testa di Càzzola, con l’accento sulla prima a, sarebbe uno che gli vuol bene... Ma a chi crede di darla a bere, onorevole Cazzola, si può sapere?
(su) Mariastella Gelmini (ministro della “Istruzione” Privata): La legge denominata “salva precari” concepita dal ministro Gelmini salva persone che hanno solo la fortuna di aver lavorato l’anno precedente al decreto e di aver insegnato per 180 giorni in un’unica sede scolastica. Ma non salva chi, pur avendo ottenuto i requisiti previsti in anni ancora precedenti, nel 2008/2009 non è stato altrettanto fortunato e i sospirati 180 giorni li ha fatti in più scuole. Mi sembra un paradosso e un’ingiustizia. (Lettera di un’insegnante a La Repubblica di mercoledì 3 marzo 2010). È molto generosa, la collega, a definire solo un paradosso e un’ingiustizia quello che in realtà è stato una deliberata violenza nei confronti di decine di migliaia di Lavoratrici e Lavoratori della Scuola Pubblica e un deliberato inganno nei confronti dei Cittadini ai quali si è fatto credere, così, che il peggior licenziamento di massa in Occidente dell’ultimo mezzo secolo non sia mai avvenuto. Ridere? Solo della povera Gelmini, che probabilmente non è nemmeno capace di rendersi conto di quel che le hanno fatto fare.
Per la serie I puzzometri: Luigi Albore Mascia e Adele Caroli.
Luigi Albore Mascia e Adele Caroli (sindaco e consigliere comunale pidiellìni di Pescara): Piazza Sacro Cuore a Pescara era il luogo di ritrovo delle badanti ucraine e rumene in libera uscita. L’amministrazione comunale ha deciso di togliere le panchine. “Puzzava tutta la situazione, la piazza e non solo,” ha dichiarato la consigliera Adele Caroli, che ha un ufficio in zona ed è stata la prima sponsor dell’iniziativa. (La Repubblica, mercoledì 3 marzo 2010). Dev’essersi trattato di un equivoco: il Mascia e la Caroli avranno forse perlustrato la piazza alitandosi in faccia.
In una rara immagine, il Diavolo intento a tentare le povere animucce di due Gentiluomini di Sua Santità.
(su) Angelo Balducci (gentiluomo di Sua Santità ed ex presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici): La catastrofe senza fine di Angelo Balducci, perno e anima della “cricca” che lucrava affari disonesti all’ombra della Protezione civile, conosce un ennesimo passaggio istruttorio che adombra una nuova e diversa ipotesi di reato: favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione maschile. E che porta in Vaticano, dove documenta traffici di giovani ragazzi presentati, talvolta, come seminaristi e identifica un “religioso” nigeriano del “coro di San Pietro” il cui solo mestiere sembra essere quello di recuperare, pronta consegna, la “merce” per l’ingegnere “Gentiluomo di Sua Santità” classificandola per altezza, peso, colore della pelle e misure anatomiche. (...) E un capitolo del rapporto dei Ros è dedicato al direttore del Tg1 Augusto Minzolini. Il titolo è: “Rapporti di Balducci Angelo e Anemone Diego con il giornalista Minzolini Augusto”. Il primo contatto viene registrato il 21 giugno del 2008, quando il gentiluomo di Sua Santità Angelo Balducci lo invita a casa per vedere insieme ad amici una partita di calcio in tv. (La Repubblica, mercoledì 3 marzo 2010). Ma questa è una formidabile prova dell’esistenza dell’anima, e implicitamente anche di Dio: poiché evidentemente soltanto con il corpo, in qualità di ingegnere e di presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici, il Balducci stava con la “cricca”, mentre con l’anima, in qualità di Gentiluomo di Sua Santità, era in tutt’altre faccende affaccendato. Bello. Edificante. Fa proprio voglia. Di che cosa? Ma di convertirsi, che diamine.
Per la serie I grandi Amorazzi del XXI secolo, l’abbraccio della Cisl di Raffaele in pejus Bonanni a Maurizio Sacconi.
Raffaele in pejus Bonanni (segretario della degenerazione della Cisl da sindacato a sbrigaservizi riccamente remunerato dal governo): I lavoratori e i pensionati sono stufi di pagare più di quello che dovrebbero, mentre migliaia di società e di liberi professionisti continuano a evadere le tasse come se nulla fosse. È antisociale mantenere questo status quo che serve solo a fregare i più deboli. (La Repubblica, domenica 28 febbraio 2010). Noto alle cronache per aver ordinato, il 22 giugno 2008, di “identificare e isolare” un iscritto alla Cisl che lo contestava durante un suo comizio a braccetto col pidiellìno Sacconi; per aver tentato ― in combutta col medesimo Sacconi ― di isolare e colpire la Cgil a costo di far fallire l’Alitalia; per aver accettato il piano confindustriale di snaturare il ruolo del sindacato affidandogli, attraverso gli enti bilaterali, funzioni di servizio alle imprese: dalla gestione del collocamento, agli ammortizzatori sociali, fino alla certificazione dei rapporti di lavoro (dichiarazione di Guglielmo Epifani del 2 ottobre 2008); per aver finto di partecipare, il 31 ottobre 2008, alla grande manifestazione indetta dalla Cgil contro i tagli alla Scuola, aver firmato poche ore dopo l’accordo separato col governo Berlusconi sui contratti pubblici e averlo festeggiato la sera stessa a cena, in gran segreto, col ministro Tremonti; per aver partecipato, il 13 novembre 2008, a una cena a palazzo Grazioli ― col Berlusconi, alcuni ministri e la Marcegaglia ― alla quale non era stata invitata la Cgil (e speriamo che almeno quella volta non ci fossero escort per tutti); per aver firmato una riforma della contrattazione, respinta solo dalla Cgil, che prevede una piattaforma al ribasso dei contratti nazionali, da recuperare nei contratti di secondo livello che saranno stipulati azienda per azienda, con esplicita esclusione di contratti di “filiera” riguardanti aziende di analoga struttura e produzione. Poiché il 95% delle imprese italiane sono di piccolissime dimensioni, ciò significa che per una moltitudine di lavoratori il contratto di secondo livello non ci sarà, mentre il contratto nazionale di base partirà con una decurtazione notevole (Eugenio Scalfari su La Repubblica del 25 gennaio 2009); per aver definito, il 14 febbraio 2009, roba da sinistra del ’900 lo sciopero e la manifestazione dei Metalmeccanici e degli Statali della Cgil contro il governo; per essersi accordato col Sacconi, il 26 febbraio 2009, per arrivare a un diritto di sciopero solo “a maggioranza”, o dei lavoratori o dei sindacati, contrario al dettato costituzionale secondo cui la titolarità del diritto di sciopero è individuale; per aver firmato, il 27 febbraio 2009, un accordo per gestire la ristrutturazione degli uffici dell’Agenzia delle Entrate in Piemonte escludendo dal tavolo di contrattazione un sindacato, la Cgil, che nell’ente ha raccolto il 27% dei voti; per aver dichiarato, il 5 aprile 2009, che la linea conflittuale e antagonista della Cgil è ormai fuori dalla storia; per aver firmato con la Uil del suo degno compare Angeletti e l’Ugl di Renata Polverini, il 14 aprile 2009, l’accordo separato sulla cosiddetta “riforma” della contrattazione; per aver accettato, firmando quell’accordo, una deroga in pejus, peggiorativa, alla legge che prevede, dopo 36 mesi di contratti a termine, che i precari abbiano diritto a un posto a tempo indeterminato; per aver fatto osannare Maurizio Sacconi da una platea di sindacalisti e imprenditori di estrazione cattolica, il 15 aprile 2009, in occasione del Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica, un neonato cartello creato per lavorare sui temi del welfare da Cisl, Compagnia delle opere (il braccio imprenditoriale di Comunione e liberazione), Confcooperative, Confartigianato e Movimento cristiano lavoratori; per essersi fatto denunciare per disturbo della quiete pubblica, alla fine di aprile del 2009, durante una chiassosa nottata a base di karaoke in compagnia del Sacconi, della Polverini e del Lusetti; per aver detto a Emma Marcegaglia, il 22 maggio 2009, che un’Emma Marcegaglia è una persona seria, libera e concreta; per essere stato rieletto segretario della Cisl col 99% dei voti, il 24 maggio 2009, arringando la folla al grido Le encicliche non scadono mai!; e per aver poi taciuto fino a oggi, evidentemente pago e satollo dei risultati ottenuti, facendosi sentire solo per incoraggiare il Tremonti a fare delle Poste Italiane, dove sono impiegati 54.000 cislini, la rete della futura Banca del Sud ― per tutto questo, e per molto altro che per fortuna ci sarà sfuggito, il Bonanni meriterebbe di essere insignito del titolo di Faccia come il popò del millennio, se pensa che ci siano ancora persone per bene, in Italia, che possano scambiarlo per un difensore dei Diritti dei Lavoratori.
Silvio Berlusconi: Faremo una riforma della giustizia importante e cercheremo di eliminare questa terribile patologia: qualche volta si dice la corruzione, le organizzazioni criminali... Ma secondo me è la magistratura politicizzata, l’uso politico della giustizia, la patologia più grave della nostra democrazia. Infatti l’unico difetto del nostro candidato, Roberto Cota, è di avere una moglie magistrato. Oggi la nostra democrazia è questa: il popolo elegge il Parlamento, che ha la sovranità attraverso i voti, ma se una legge approvata dal Parlamento non piace ai pm si va alla Corte, che abroga questa legge. Oggi, dunque, la sovranità non è più nel popolo, ma è nei pm. Il male non riguarda tutta la magistratura, tanto è vero che ieri abbiamo avuto una sentenza che ha detto il contrario delle precedenti sentenze Mills, quindi per fortuna la grande maggioranza dei giudici non appartengono a questa, stavo per dire banda e lo dico: banda di magistrati talebani. Ma che questi magistrati esistano, che siano molto forti e che intervengano con propositi eveersivi nella vita democratica è una realtà assolutamente incontrovertibile. Uso una parola forte: eversione. Perché c’è già stata nel ’94 una eversione, quando fui accusato di un delitto che non avevo commesso. (La Repubblica, sabato 27 febbraio 2010). E quale? L’abigeato, forse? O il procurato intralcio alla navigazione?
Per la serie Inquinamento ambientale:
Mariastella Gelmini irradiata sulla Scuola Pubblica da un atomo radioattivo. Forse di Stronzio.
(su) Mariastella Gelmini (ministro dell’Istruzione Privata): L’ultima trovata della figlia dell’ex sindaco democristiano di Milzano? Far cadere nelle scuole il tabù del nucleare: “Bisogna fare una corretta informazione sui rischi, che sono davvero limitati,” ha dichiarato durante la presentazione di un progetto europeo sulla conservazione e sicurezza del patrimonio culturale. “Riteniamo che il nucleare debba entrare a pieno titolo anche nelle conoscenze dei ragazzi”. (Terra, sabato 27 febbraio 2010). La scuola privata cattolica a cui iscriverà sua figlia, per esempio, potrebbe essere addetta a smaltire anche le scorie delle centrali.
Silvio Berlusconi: Partono solo secchiate di fango e si risolveranno solo in secchiate di fango, perché non ci sono reati che emergono con certezza. La sinistra punta a uno stato di polizia, anche se è quello che c’è già adesso perché tutti noi siamo controllati con le intercettazioni. È un sistema barbaro: lo vediamo in questi giorni, tutte le cose che diciamo al telefono riservatamente con un’altra persona appaiono sui giornali e portano delle secchiate di fango. Ogni giorno ci sono attacchi alla libertà: quando uno alza il telefono e teme di essere registrato, questo è un attacco alla libertà, perché quello della privacy è un diritto fondamentale. Noi vogliamo restare liberi. Noi amiamo la libertà. (La Repubblica, giovedì 25 febbraio 2010). L’immagine del Berlusconi e di tutti i berluscisti e i leghìni-nordìni sommersi da secchiate di fango è così simpatica che quasi ci rende simpatico pure lui, per avercela suggerita. Se vuol davvero conquistarci, però, perché non sostituisce al fango qualche materiale meno inorganico e più odoroso?
Per la serie La Destra presentabile (figuriamoci la non presentabile): Gianni Alemanno, i suoi più affezionati sostenitori e, ancora più a destra, il bel faccino pulito del fiduciario di Alemanno alla monnezza romana.
(su) Gianni Alemanno (ex neofascista, ex aennìno, oggi pidiellìno e sindaco di Roma): “Salvato da una frangia di Aènne”. La procura di Roma indaga sulle “coperture istituzionali” di cui avrebbe goduto Nicola Di Girolamo, il senatore del Pidièlle raggiunto da una seconda richiesta di arresto in 21 mesi. L’inchiesta sulla frode da due miliardi che ha investito Fastweb e Tis, la controllata di Telecom che gestisce il traffico estero, svela l’intreccio tra mafia e politica. La magistratura ritiene che l’uomo “eletto dalla ’ndrangheta” sia riuscito a evitare il nulla osta del Senato per gli arresti domiciliari chiesti dal pm nel 2008 “grazie alle protezioni di una componente di Aènne”. Nelle carte spunta il nome di Stefano Andrini, coinvolto in passato in un episodio di squadrismo, uomo del sindaco Alemanno. Nel 2006, un’informativa della Digos sugli “Irriducibili” della Lazio se ne occupa perché è lui a registrare il sito del gruppo di ultrà formato da tanti militanti di Forza Nuova (ma come mai?, a registrarselo da soli non ci arrivavano?, n.d.r). “Andrini è conosciuto per la sua pregressa appartenenza,” scrive la Digos, “ai gruppi di estrema destra Movimento Politico Occidentale e Alternativa Nazionale Popolare”. Nel ’94 era stato arrestato per l’aggressione ad alcuni studenti di sinistra alla Sapienza. E quattro anni prima aveva ridotto in fin di vita due ragazzi al cinema Capranica. Fuggito in Svezia, era stato poi condannato a quattro anni per tentato omicidio. (La Repubblica, giovedì 25 febbraio 2010). Veramente, all’epoca, il Di Girolamo fu graziato all’unanimità non solo dalla Destra, ma anche dalla finta “sinistra”, allora guidata dal finto tra i finti Walter Veltroni. L’Andrini, invece, è tutto merito dell’Alemanno, entrato in Campidoglio (grazie alla candidatura del Rutelli) tra i saluti fascisti dei suoi fan.
Per la serie Solo il Sud può svelare la vera faccia del Nord: sarà questo il simbolo dei leghìni-sudìni dal moccichino verdìno-sudìno?
Giacomo Chiappori (leghìno-nordìno, portatore di moccichino verde e deputato): Alleanza Federalista, il movimento avvicinato e coordinato nel Lazio, nel 2007, da Gennaro Mokbel, l’ambasciatore dei boss calabresi nella capitale? Sì, quel movimento lo avevo fondato io nel 2003, autorizzato dalla Lega Nord per sondare la fertilità delle regioni meridionali al progetto del Carroccio. Siamo sbarcati nel Lazio, in Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna. Ma dopo le ultime elezioni politiche abbiamo rinunciato ed è finita lì. Mokbel mi venne presentato a Roma, non ricordo da chi, nella prima metà del 2007, in una riunione politica. Mi confessò di essere stato militante di destra, di aver avuto per questo anche problemi con la giustizia e di aver aiutato negli ultimi anni esponenti di Aènne e di Forza Italia. Si disse entusiasta del nostro progetto e si mise sùbito al lavoro. (La Repubblica, giovedì 25 febbraio 2010). Saranno i nazisti a piacere ai leghìni-nordini o i leghìni-nordìni a piacere ai nazisti? Né l’uno né l’altro, forse. Forse sono la stessa cosa.
Sergio De Gregorio (pidiellìno senatore): Diciamocela tutta: o intavoliamo sùbito un discorso con la magistratura, togliamo di mezzo la querelle sulle intercettazioni, garantiamo insomma un rapporto. Oppure si arriva allo scontro totale. (La Repubblica, giovedì 25 febbraio 2010). Incredibile: perfino il De Gregorio è più intelligente del Violante.
(su) Nicola Di Girolamo (senatore pidiellìno) apostrofato da Gennaro Mokbel (affarista neonazista): Se t’è venuta la senatorite è un problema tuo, però stai attento: ultimamente io so’ stato zitto, ma oggi mi hai riempito proprio le palle, Nico’, capito? Devo aprì bocca, Nico’? Devo aprì ’a bocca mia? Io quando apro la bocca faccio male, a seconda del male che si fa, Nico’, hai capito? Vuoi che parlo io? Puoi diventà pure presidente della Repubblica, Nico’, ma per me conti sempre come il portiere mio. Sei una grandissima testa di c... Ricordati che devi pagà tutte le cambiali che so’ state aperte, Nicò’, e in più devi paga’ lo scotto sulla vita tua, perché tu una vita non ce l’avrai più. (La Repubblica, mercoledì 24 febbraio 2010). Così si parla ai senatori della Repubblica? Ai rappresentanti del Popolo italiano? Ai pidiellìni sì. E se loro lo sopportano, vuol dire che qualcuno li ha addestrati a lasciarsi trattare così.
Enrico Letta, Franco Marini e Giuseppe “Beppe” Fioroni (piddìni papisti): Questa partita possiamo vincerla. Perciò Emma lasci perdere lo sciopero della fame e si concentri sulla campagna elettorale (Enrico, quello che ha uno zio berluscìsta). La penso allo stesso modo: la Bonino ha tutte le caratteristiche per far bene la presidente della regione. Ma è la candidata di una coalizione e ha il dovere di un impegno straordinario per vincere la sfida: la battaglia richiede dedizione assoluta (Franco, quello che ha zii in ogni angolo del Vaticano). Sono antico e non mi piace la politica moderna: mi devono spiegare, Pannella e Bonino, come si può fare la campagna di tutti nel Lazio e andare contro il candidato del Pidì in Lombardia (“Beppe”, quello che ha zii e ziette in ogni scuola privata d’Italia). (La Repubblica, mercoledì 24 febbraio 2010). Tre volpi. Ma si illudono, se credono che Emma farà il gatto per loro.
Per la serie I grandi prodotti dell’educazione religiosa: Anita Marchetti.
Anita Marchetti (leghìna-nordìna, portatrice di moccichino verde e sindaco di Goito, in provincia di Mantova): Alla scuola materna comunale di Goito, in cui da anni insegnano le suore, il regolamento comunale prescrive di non accettare iscritti le cui famiglie non perseguono finalità educative con una visione cristiana della vita. (La Repubblica, mercoledì 24 febbraio 2010). Le famiglie che non condividono la visione cristiana della vita non abbandonano i figli alle suore, se non vi sono costrette. Se lo fanno, vuol dire che fingono (fors’anche dinanzi a sé stesse) di non condividerla. La decisione dei leghìni-nordìni di Goito, dunque, non avrà effetti nella realtà: è solo una leccata di popò alle gerarchie ecclesiastiche. Ma i dirigenti della Lega Nord farebbero bene a redarguirli severamente: chi lecca i popò dei vescovi e dei cardinali è un po’ scarsino, come nazista.
Mariastella Gelmini e “Beppe” Fioroni
(la straordinaria coppia di ministri della Pubblica Istruzione che ha fatto e fa rimpiangere la Volpe e il Gatto)
(su) Giulio Tremonti, Tarcisio Bertone e i loro portavoce Joseph Ratzinger e Mariastella Gelmini (più, naturalmente, i finti “sinistri” come Giuseppe “Beppe” Fioroni e chi lo fece ministro e lo imbeccò): Le scuole pubbliche in Italia sono sottoposte a una energica cura dimagrante su tutti i fronti: orari, offerta formativa, pulizia e manutenzione, materiali didattici, sostituzioni in casi di assenza. La cosa riguarda soprattutto la scuola, dall’obbligo all’università, ma tocca anche le scuole materne. (...) A fronte di questo accanimento nei confronti della scuola pubblica, il governo ha fornito viceversa rassicurazioni alla Chiesa cattolica sul finanziamento alle sue scuole. Sorge il sospetto che non siamo solo di fronte a uno scambio indecente tra legittimazione politica e riconoscimento di un monopolio etico-educativo (che coinvolge anche altri temi). Siamo di fronte anche alla progressiva squalificazione della scuola pubblica a favore di quella privata, che in Italia è soprattutto scuola cattolica. Il terreno è stato ampiamente preparato dall’ingegneria linguistico-legislativa messa in opera dal governo Prodi. A esso si deve la trasformazione delle scuole private (incluse quelle materne) cattoliche in “scuole paritarie” per aggirare il dettato costituzionale che ne vincola l’esistenza all’essere “senza oneri per lo Stato”. (Chiara Saraceno su La Repubblica di mercoledì 24 febbraio 2010).
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Per la serie Lasciate che i Bambini vestiti da cretini vengano a me guidati da cretini vestiti da Bambini: Angelo Scola.
Angelo Scola (dipendente di Joseph Ratzinger ― o, per meglio dire, del vero papa Tarcisio Bertone ― col grado di cardinale di Venezia e di “ambasciatore” di Cl in Vaticano): Don Giussani (il fondatore di Comunione e liberazione, n.d.r.) era un grande realista, e aveva percepito con chiarezza che il potere è inevitabile, perché la sua radice è antropologica. Tutti hanno potere, anche il neonato sulla mamma e viceversa. (La Repubblica, martedì 23 febbraio 2010). Solo che il potere del neonato sulla mamma, e della mamma sul neonato, si fondano su realtà interiori che niente hanno a che vedere con la volontà di sopraffazione dei Bertone, dei Ratzinger, degli Scola e dei loro camerati berluscìsti e leghìni-nordìni, né tanto meno coi deliri d’inferiorità dell’umano rispetto al divino che tale volontà ispirano. Sarà perché la bocca non è collegata al cervello che si sparano frescacce come queste?
O perché il cervello deliberatamente si serve della bocca per mistificare?
Disonestà e Onestà intellettuale a confronto: I più indebitati tra i paesi europei devono avviare il risanamento sùbito. Nel breve termine, questo risanamento delle finanze pubbliche comporta una minore crescita. L’aggiustamento è più facile per i paesi che possono svalutare la propria moneta. Nei paesi che non hanno questa opzione, è giusto dire che il risanamento sarà estremamente doloroso. Il risanamento dei conti pubblici non è imposto dai mercati, non è per piacere al mondo della finanza che lo si deve fare, ma nell’interesse dei paesi stessi. Alcuni hanno perso competitività e devono recuperarla. Dove non c’è la valvola della svalutazione, per recuperare competitività saranno inevitabili dei sacrifici sui salari. (Olivier Blanchard, n°2 di quel Fondo Monetario Internazionale che da un quarto di secolo impone ai paesi in difficoltà il fondamentalismo liberista, intervistato da La Repubblica di martedì 23 febbraio 2010). L’interpretazione corrente, la quale vede la politica sopraffatta dall’invasione dell’economia e costretta suo malgrado ad adeguarsi alle esigenze di questa, arriva sì a descrivere con una certa proprietà gli effetti dell’invasione, ma al prezzo di ignorarne le cause. Sono la cronaca e la storia degli ultimi decenni a mostrare che i confini tra economia e politica non sono stati attraversati dalla prima grazie esclusivamente alle proprie incontenibili forze. A partire dai primi anni ’80 del secolo scorso, in numerosi paesi, tali confini sono stati deliberatamente spalancati all’economia non da altri che dalla politica. Cosa che non sarebbe potuta avvenire senza l’intervento di un’ideologia che dopo esser giunta a pervadere l’intero sistema culturale, ha promosso e legittimato tale attraversamento. Questa ideologia è il neo-liberalesimo. Esso non è una continuazione nella nostra epoca della dottrina politica liberale: per molti aspetti ne rappresenta una perversione. In primo luogo, il neo-liberalesimo è una teoria politica, la quale asserisce in modo categorico che la società tende spontaneamente verso un ordine naturale. Di conseguenza occorre impedire che lo Stato, o il governo per esso, interferiscano con l’attuazione e il buon funzionamento di tale ordine. Si tratta di un argomento che viene da lontano, poiché fu usato almeno dal Seicento in poi per contrastare il potere monocratico del sovrano: applicato a una società democraticamente costituita, esso si trasforma nella realtà in un argomento contro la democrazia. (Luciano Gallino su La Repubblica di lunedì 22 febbraio 2010).
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